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degustati da noi vini#1

Casavecchia di Pontelatone Dop Riserva 2021 Trebulanum, Cantine Alois

Casavecchia di Pontelatone Dop Riserva 2021 Trebulanum, Cantine Alois
Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Casavecchia di Pontelatone Dop Riserva 2021 Trebulanum, Cantine Alois (13%).

Fiore: 8.5
Frutto: 8.5
Spezie, erbe: 7
Freschezza: 7.5
Tannino: 7.5
Sapidità: 6.5
Percezione alcolica: 5.5
Armonia complessiva: 8
Facilità di beva: 7
A tavola: 8.5
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni

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degustati da noi vini#02

Colline di Levanto Dop Bianco 2023 Bonazolae, Cà du Ferrà

Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Colline di Levanto Dop Bianco 2023 Bonazolae, Cà du Ferrà (13%).

Fiore: 7.5
Frutto: 8.5
Spezie, erbe: 7.5
Freschezza: 8.5
Tannino: 1
Sapidità: 8
Percezione alcolica: 6
Armonia complessiva: 9
Facilità di beva: 7
A tavola: 9
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni

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Food Lifestyle & Travel news news ed eventi

Vino Dop, Igp e Made in Italy: istituito il Registro Associazioni Nazionali Città di Identità


Sono considerate «Città di Identità» i Comuni che si distinguono per la produzione di eccellenze agricole legate al territorio, quali: prodotti DOPIGP, biologici, certificati SQNPI, SQNZ, SQNBA (con almeno il 30% della produzione certificata) e prodotti agricoli con una tradizione consolidata di almeno 50 anni, legata a valori ambientali, storici e culturali. Il Registro delle Associazioni Nazionali delle Città di Identità è «un passo importante per garantire la partecipazione degli operatori del settore agricolo nella pianificazione strategica degli interventi di valorizzazione e promozione delle eccellenze territoriali».

NASCONO LE CITTÀ DI IDENTITÀ

«Il Registro, introdotto dalla legge Made in Italy – chiarisce il Masaf – rappresenta un chiaro segnale di attenzione verso il mondo delle produzioni agricole di pregio, il paesaggio e tutte le associazioni che custodiscono le tradizioni agricole italiane». Il decreto, firmato dal Ministro Francesco Lollobrigida e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, definisce i requisiti per ottenere la denominazione di «Città di Identità» e stabilisce le modalità per l’iscrizione nel Registro (24A06930 – GU Serie Generale n.303 del 28-12-2024).

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degustati da noi vini#02

Cinque Terre Dop Sciacchetrà 2019, Azienda agricola Possa


Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Cinque Terre Dop Sciacchetrà 2019, Azienda agricola Possa (12,5%)

Fiore: 9
Frutto: 8.5
Spezie, erbe: 9
Freschezza: 8
Sapidità: 7.5
Tannino: 0
Percezione alcolica: 5.5
Armonia complessiva: 8.5
Facilità di beva: 8
A tavola: 9
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni

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news news ed eventi

Campi Flegrei, 30 anni Dop e formazione: arrivano i corsi Wset


La celebrazione dei 30 anni della Dop Campi Flegrei e l’annuncio del primo polo didattico dedicato al vino in Campania: due momenti chiave per la valorizzazione del patrimonio enologico e culturale dei Campi Flegrei. Eventi e iniziative che consolidano l’importanza di questo territorio come centro nevralgico per il vino e l’enoturismo in Campania. Con uno sguardo al futuro, tra formazione e innovazione.

I 30 ANNI DELLA DOP CAMPI FLEGREI A BACOLI

Il 23 novembre 2024, la Sala Ostrichina del Parco Vanvitelliano del Fusaro a Bacoli (Napoli) ospiterà il convegno “Dalla viticoltura eroica alla città del vino”. Un evento organizzato dal Consorzio di Tutela dei Vini dei Campi Flegrei e Ischia. L’appuntamento celebra i trent’anni del riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (Dop) per i vini dei Campi Flegrei, evidenziando il ruolo fondamentale di Bacoli, recentemente entrata a far parte dell’Associazione Nazionale Città del Vino.

Un passo definito dal presidente del Consorzio, Michele Farro, come «un traguardo che valorizza il patrimonio vinicolo e culturale del territorio, rafforzandone la visibilità a livello nazionale e internazionale». Tra i relatori figurano personalità di spicco del mondo accademico, istituzionale e dell’agricoltura. Daniele Marrama, docente dell’Università Federico II di Napoli, sottolinea come l’adesione di Bacoli all’Associazione nazionale Città del Vino rappresenti un’opportunità per lo sviluppo di un turismo sostenibile, capace di integrare vino, tradizioni e ospitalità. La giornata si concluderà con una degustazione guidata dei vini del Consorzio, abbinata alle eccellenze gastronomiche locali curate dallo chef Michele Grande del ristorante La Bifora.

INNOVAZIONE E FORMAZIONE IN CAMPANIA CON CANTINE ASTRONI

Oltre alle celebrazioni per i 30 anni della Dop, i Campi Flegrei si preparano a ospitare il primo polo didattico del vino in Campania. Cantine Astroni ospiterà infatti i corsi del prestigioso Wset (Wine & Spirit Education Trust), con livelli 2 e 3 dedicati alla conoscenza approfondita dei vini e delle tecniche di degustazione. Un’iniziativa che dimostra il dinamismo dei Campi Flegrei, territorio che non si limita a custodire la tradizione vitivinicola locale, ma si proietta verso il futuro. Con il trentennale della Dop e l’avvio di un polo didattico unico in Campania, l’area si conferma punto di riferimento per il mondo del vino e per l’enoturismo in Campania.

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Esteri - News & Wine

Spagna, in Andalusia maxi piano di zonazione dei vigneti di cinque Dop


L’Andalusia punta su un maxi piano di zonazione dei vigneti. La rinomata zona vinicola della Spagna intende creare una classificazione territoriale empirica e digitalizzare la gestione del settore vinicolo tradizionale, valorizzando territorio e vini. Un compito affidato al Gruppo operativo Gopagos, che ha di recente completato le sue attività di ricerca e valutazione per la classificazione dei vigneti nelle Dop Montilla-Moriles, Málaga, Sierras de Málaga, Condado de Huelva e Vino Naranja del Condado de Huelva. La ricerca ha evidenziato l’influenza di fattori climatici ed edafici – ovvero quell’insieme delle condizioni fisiche e chimiche del terreno, in rapporto specifico allo sviluppo delle piante e alla resa delle colture – sulla qualità dei vigneti.

La nuova classificazione sarà supportata da un sistema digitale, per migliorare la gestione del settore vinicolo. Il progetto ha anche confermato la presenza di zone di qualità nei vigneti storici. L’intenzione, ora, è quella di includere questi territori nei regolamenti delle Dop, specialmente in Montilla-Moriles e Condado de Huelva. Inoltre, il riconoscimento della regione di Manilva darà un impulso alla viticoltura di qualità, in un’area soggetta a forte pressione urbanistica.

LA SODDISFAZIONE DEI CONSORZI ANDALUSI

I consorzi che vigilano sulle denominazioni coinvolte dal maxi piano di zonazione dei vigneti in Andalusia vedono con ottimismo i risultati del gruppo Gopagos, che miglioreranno le precedenti classificazioni territoriali e offriranno alle cantine uno strumento digitale per identificare i terreni più adatti alla produzione di uve di alta qualità. Secondo Enrique Garrido, segretario generale delle DO Montilla-Moriles, questo studio rappresenta «un ulteriore passo verso la definizione delle migliori terre per produrre i vini migliori e garantire la loro origine specifica, offrendo anche un valore aggiunto per i consumatori».

Antonio Izquierdo, segretario generale del Consiglio Regolatore delle DO Condado de Huelva, ha sottolineato come questa classificazione possa «migliorare la redditività dei viticoltori e preservare l’ambiente, specialmente nelle aree vicine a Doñana e Condado de Huelva». Anche Francisco Javier Aranda, segretario generale delle DO Málaga, Sierras de Málaga e Pasas de Málaga, ha evidenziato «l’importanza di questa classificazione per la viticoltura a Manilva, contribuendo a rilanciare un’area con una lunga tradizione vitivinicola».

LA COLLABORAZIONE CON L’UNIVERSITÀ DI CORDOBA

Per realizzare il maxi piano di zonazione dei vigneti dell’Andalusia, Gopagos ha studiato la documentazione storica e catastale esistente, insieme a un’analisi del territorio basata su criteri edafoclimatici. L’Università di Córdoba, attraverso il gruppo di ricerca AGR-165, ha condotto un’analisi dettagliata del suolo in ogni Dop, realizzando 21 valutazioni del suolo e raccogliendo campioni da 85 orizzonti e 56 perforazioni, poi analizzati per parametri come umidità, tessitura, contenuto di carbonato e pH.

I dati climatici e del suolo saranno incorporati in un’app digitale che fornirà informazioni aggiornabili per il settore vinicolo andaluso. «Questo strumento – assicurano referenti di Gopagos Andalucía – permetterà un’analisi continua delle condizioni climatiche e del territorio, aiutando a migliorare la qualità della produzione vinicola e ad affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.

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Origin Italia dà il via al piano strategico 2024-2027 con il primo Consiglio direttivo

Un piano strategico intenso e ambizioso per il futuro del Sistema DOP IGP italiano nel triennio 2024-2027. È quanto delineato in occasione dell’insediamento del primo Consiglio Direttivo e del Comitato Strategico di Origin Italia, l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche che rappresenta 81 Consorzi di tutela, una Associazione di settore e oltre il 95% delle Indicazioni Geografiche italiane. Un momento che ha sottolineato l’importanza di agire uniti e compatti a livello nazionale, europeo e internazionale per rafforzare il settore delle Indicazioni Geografiche.

L’organo interno dell’Associazione ha evidenziato la necessità di potenziare lo sviluppo del Sistema IG a livello mondiale e di operare congiuntamente con Origin Mondo e Origin Europa per contrastare la contraffazione e arginare il pericolo dei dazi. In ambito europeo, l’Associazione mira inoltre a consolidare il suo ruolo nell’applicazione del nuovo Regolamento 1143/2024 e delle altre riforme legislative in atto, tra cui quella dell’etichettatura e il Nutriscore, garantendo una maggiore presenza del tema Indicazioni Geografiche negli accordi bilaterali.

BALDRIGHI: «SISTEMA DOP E IGP HA RAGGIUNTO CENTRALITÀ»

A livello nazionale, oltre a una collaborazione costruttiva con le Istituzioni per l’attuazione del Regolamento 1143/2024, sono state ribadite le sfide per il comparto: tra queste, l’attenzione alla proliferazione dei marchi locali, quindi controllo a 360° sulla promozione delle DOP IGP da parte di soggetti esterni ai Consorzi di tutela e sull’utilizzo di richiami geografici sui prodotti del Sistema di Qualità Nazionale. Nei prossimi tre anni, si punterà molto sull’implementazione della formazione specifica del settore e del progetto di sostenibilità FAO che mira all’adozione di un modello condiviso per le IG italiane entro il 2030.

In occasione del Consiglio, Cesare Baldrighi è stato riconfermato alla presidenza di Origin Italia, affiancato dai vicepresidenti Stefano Fanti, direttore del Consorzio del Prosciutto di Parma, e Riccardo Deserti, direttore del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano DOP e presidente internazionale di Origin. «In questo momento in cui il settore DOP IGP ha raggiunto una centralità politica ed economica significativa – ha sottolineato il Presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi – è fondamentale assumersi una grande responsabilità e lavorare in sinergia con le Istituzioni e con tutti i Presidenti dei Consorzi di Tutela nei territori per rafforzare il sistema».

ORIGIN ITALIA: IL COMITATO STRATEGICO

Il Consiglio Direttivo ha inoltre nominato i nuovi membri aggiuntivi del Comitato Strategico per il periodo 2024-2026, ribadendo l’importanza del ruolo dei Presidenti dei Consorzi all’interno dell’Associazione. I nuovi membri sono:

  • Antonio Auricchio per Afidop
  • Nicola Bertinelli, Gianni Maoddi, Paolo Zanetti per la filiera formaggi;
  • Nicola Martelli, Alessandro Utini, Attilio Fontana per la filiera prodotti a base di carne;
  • Mariangela Grosoli per la filiera aceti;
  • Carlo Siffredi, Mario Terrasi, Gionni Pruneti per la filiera oli e grassi;
  • Georg Kössler, Angelo Amato, Salvatore Fortunato, Gerardo Diana per la filiera ortofrutticoli e cereali;
  • Battista Cualbu, Stefano Mengoli per la filiera carne fresca;
  • Cesare Mazzetti per Fondazione Qualivita.

I MEMBRI DEI COMITATI INTERNI DI ORIGIN ITALIA

Tra gli altri adempimenti, il Consiglio ha nominato inoltre i membri che prenderanno parte ai comitati interni dell’Associazione, ovvero il Comitato Legale coordinato da Federico Desimoni, il Comitato Oli coordinato da Giorgio Lazzaretti e il Comitato Prodotti a base di Carne coordinato da Mario Cichetti. Infine, due nuovi Consorzi entrano a far parte dell’Associazione: il Consorzio per la Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto e il Consorzio di Tutela Olio DOP Brisighella.

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Gorgonzola Dop, produzione in crescita nei primi 6 mesi del 2023

Il Gorgonzola Dop si conferma uno dei prodotti caseari più amati in Italia e all’estero. La produzione di Gorgonzola Dop nei primi 6 mesi del 2023 (gennaio-giugno) si attesta su 2.520.741 forme, con un aumento di 109.484 forme (+4,54%) rispetto all’anno precedente e di 37.205 forme (+1,50 %) rispetto al 2021. Positivo anche il dato sulle esportazioni, il cui rilevamento si ferma al primo trimestre dell’anno, con 6.323 tonnellate esportate al 31 marzo 2023.

Numeri, quelli diffusi oggi dal Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop con sede a Novara, che sanciscono un aumento dell’1,15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Delle 6.323 tonnellate relative alla quota export, 5.454 tonnellate hanno raggiunto i Paesi Ue, facendo registrare un aumento dello 0,8% rispetto al 2022. La restante parte è finita nel resto del mondo (+3,1%).

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Terre di Cosenza Dop: la “nuova” Calabria del vino a caccia di identità


È scattata la “Fase 2” per
Terre di Cosenza Dop. Dopo aver riunito sotto un unico cappello provinciale le 7 minuscole Doc Condoleo, Donnici, Esaro, Pollino, San Vito di Luzzi, Colline del Crati e Verbicaro – era il 2011 – il Consorzio di Tutela nato nel 2014 punta a farsi conoscere dal grande pubblico italiano. Due gli incontri con la stampa di settore nelle ultime settimane, a Roma e Milano. Ventotto i vini in degustazione (solo 16 Dop, spiegheremo più avanti perché). Principalmente bianchi e rossi, ma anche rosati e uno spumante. Qualità media buona, soprattutto sul fronte dei vini bianchi ottenuti dalle varietà locali Greco bianco, Mantonico, Guarnaccia e Pecorello, spesso in uvaggio con Chardonnay e Malvasia. Un segnale positivo per il Consorzio presieduto da Demetrio Stancati, che punta molto sulla crescita dei bianchi locali.

Al netto della differente base ampelografica, quel che emerge dall’assaggio a Milano è però il gap stilistico tra i vini bianchi e i vini rossi cosentini. Se i bianchi si presentano piuttosto tesi e verticali, sostenuti da una vena fresco-sapida-minerale che li rende molto piacevoli e beverini, alcuni rossi risultano incompiutamente tannici; altri condizionati da un utilizzo ingombrante dei legni. Più in generale, al di là del fatto che si tratti di vini da medio-lungo affinamento, a pesare su diverse etichette è una “mano” definibile old-style. Il ricambio generazionale – se non una vera e propria Revolution enologica, come quella avvenuta nella confinante Cirò – aiuterà questa fetta di Calabria a proporre sul mercato nuove interpretazioni del Magliocco, varietà alla base dei vini rossi locali con Greco Nero, Gaglioppo, Calabrese e Aglianico , oltre a internazionali come il Cabernet Sauvignon. Ne gioveranno anche i rosati, prodotti con alcune di queste varietà.

TERRE DI COSENZA VS CALABRIA IGT

Alla trasferta milanese balza all’occhio un altro grande tema: quello della mancata rivendicazione della Doc Terre di Cosenza. Molti produttori, soprattutto per i vini bianchi e rosati (ma anche per i rossi, soprattutto nella sottozona dell’Esaro), preferiscono ricorrere alla denominazione di ricaduta, ovvero l’Igt Calabria. Perché? Maglie più “larghe” sul fronte delle rese e, forse ancor più fondamentale, un nome molto più accattivante (“Calabria”) da spendere sull’etichetta di un prodotto agroalimentare come il vino, tanto in Italia quanto all’estero. Una problematica nota al Consorzio Terre di Cosenza, che proprio grazie alle attività di promozione avviate punta a ingolosire i produttori, spingendoli a rivendicare la Dop al posto dell’Igt.

Non solo. Tra le modifiche in vista al disciplinare – la revisione avverrà entro fine anno – ci sarà l’introduzione della possibilità di menzionare la parola “Calabria” sulle etichette dei vini Dop Terre di Cosenza (scelta facoltativa di ogni singolo produttore). Un elemento di attrattività che potrebbe portare a un aumento delle certificazioni della Dop. Del resto, la storia non mente. Il Consorzio cosentino, che oggi raggruppa 32 aziende sulle circa 60 del territorio, nasce proprio dalle ceneri di 7 minuscole (e poco rivendicate) Denominazioni di origine controllata, che oggi costituiscono le sottozone della Dop Terre di Cosenza.

IL MAGLIOCCO AL CENTRO DEL PROGETTO

Secondo i dati forniti dal Consorzio, sono circa 350 gli ettari rivendicati ad oggi a Dop, con un trend di crescita che ha portato il numero totale di bottiglie a circa 2 milioni, per il 60% appannaggio dei vini rossi. Tengono i prezzi delle uve, anche se il mercato non sarebbe poi così florido a livello locale, proprio per il crescente fenomeno dell’imbottigliamento da parte delle singole aziende agricole e cantine.

Tra le novità a cui sta lavorando il Consorzio ce n’è una che riguarda il Magliocco, la varietà a bacca rossa principe della zona: la Riserva prevederà il suo utilizzo in purezza. L’ultimo aggiornamento riguarderà però la vicina Doc Savuto, la cui area “Classica” dovrebbe rientrare sotto l’egida del Consorzio Tutela Vini Terre di Cosenza, ricadendo proprio nel cosentino a differenza della “zona allargata”, che comprende comuni della provincia di Catanzaro.

TRE VINI TERRE DI COSENZA DOP DA ASSAGGIARE

BIANCO
Terre di Cosenza Dop bianco Pecorello 2021, Colacino Wines

ROSATO
Terre di Cosenza Dop rosato Magliocco 2022, Serracavallo 

ROSSO
Terre di Cosenza Dop Pollino rosso 2021, Tenuta Celimarro

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Food Lifestyle & Travel

Mozzarella di Bufala Campana, un 2022 da ricordare: cresce in Italia e conquista l’estero

Duplice riconoscimento per il comparto della Mozzarella di Bufala Campana Dop. Il formaggio campano cresce in Italia e conquista l’estero, con cifre da record. Ieri l’assemblea annuale di Assolatte ha certificato il ruolo di traino della Mozzarella di Bufala Campana tra i grandi formaggi Dop italiani: nel 2022, infatti, la produzione di Bufala Dop è l’unica che è cresciuta (+3,8 per cento sul 2021), insieme al taleggio. Nonostante le difficoltà legate alle fiammate dell’inflazione, alla guerra in Ucraina, il prodotto riesce a imporsi sui mercati, grazie ai sacrifici dei soci del Consorzio, che hanno perso margini di redditività significativi.

Nello stesso giorno è arrivato un altro riconoscimento, stavolta dal Monitor Distretti di Intesa Sanpaolo: la Mozzarella Dop fa registrare, sempre nel 2022, un boom dell’export, pari a +30,2% sull’anno precedente, in uno scenario generale positivo, visto che i dati dell’analisi mostrano una crescita del 12,8% delle esportazioni dei distretti agroalimentari italiani su base annua, con un valore di oltre 25 miliardi di euro.

«Un risultato incredibile – commenta il presidente del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop, Domenico Raimondo – capace di spronarci a fare sempre meglio anche nel 2023, che ci vede ancora alle prese con tante difficoltà, a partire dall’aumento dei costi di produzione non assorbiti dal mercato. Noi continueremo a puntare sugli elementi distintivi del nostro prodotto: qualità e legame con il territorio».

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Approfondimenti

Riforma Indicazioni geografiche Ue: nuove competenze per i Consorzi di Tutela


La definizione delle competenze turistiche dei Consorzi di Tutela è una delle novità più importanti giunte ieri con l’approvazione della bozza di Regolamento delle Indicazioni Geografiche dell’Unione europea da parte della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Ue. L’attribuzione di un ruolo istituzionale nella promozione del “Turismo Dop”, ossia del turismo enogastronomico legato a progettualità autentiche sui prodotti a Indicazione Geografica, segna un cambio di passo nelle politiche comunitarie. Un aspetto passato in secondo piano, di fronte ai proclami legati affossamento del vino croato Prošek, che continua – in maniera paradossale – ad essere considerato dalla politica e dall’industria il nemico internazionale numero uno del cosiddetto “sistema Prosecco”.

Un dettaglio, quello dei nuovi “poteri” assegnati ai Consorzi di Tutela, che non è sfuggito però a Mauro Rosati, direttore generale di Fondazione Qualivita, che plaude a una «novità in grado di produrre sviluppo per tutti i prodotti agroalimentari e vitivinicoli europei ed italiani Dop, Igp e per le bevande spiritose a indicazione geografica». Nella mission della Fondazione che ha sede a Siena c’è proprio la valorizzazione del settore dei prodotti Dop Igp Stg agroalimentari e vitivinicoli.

«Qualivita ha sostenuto con forza l’introduzione nel nuovo regolamento negli aspetti legati alla promozione dell’enoturismo e delle funzioni di coordinamento dei Consorzi di tutela – afferma Rosati – dopo aver sostenuto negli anni le numerose esperienze delle filiere Dop Igp italiane, sempre più al centro dell’offerta turistica nazionale. Lo testimoniano numerosi esempi, dai Caseifici Aperti del Parmigiano Reggiano Dop all’emergente esperienza del Cioccolato di Modica, cresciuta fortemente con il riconoscimento Igp».

PIÙ COLLABORAZIONE TRA CONSORZI E MINISTERO DELL’AGRICOLTURA

Siamo convinti che il ‘Turismo Dop’ in questa forma possa rivelarsi, anche per le piccole filiere a Indicazione Geografica, un vero volano per lo sviluppo delle produzioni e soprattutto dei territori, incentivando quelle attività turistiche a agrituristiche intimamente legate con la produzione agricola e agroalimentare italiana».

Il nuovo ruolo dei Consorzi di tutela permetterà loro di «collaborare concretamente» con il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, di concerto con le istituzioni di settore come Ministero del turismo ed Enit, «per prendere parte a iniziative di promozione internazionale che possono essere ulteriore leva di crescita molto importante». Un’iniziativa che, sempre secondo Fondazione Qualivita, può dare «già nel breve periodo dei riscontri tangibili alle DOP IGP italiane, in particolare alle filiere di piccole dimensioni».

Da anni – evidenzia ancora Mauro Rosati – il “Rapporto sul Turismo Enogastronomico” realizzato dalla professoressa Roberta Garibaldi evidenzia una crescita di questo fenomeno, con numeri impressionanti frutto del costante lavoro delle imprese e delle numerose organizzazioni di promozione come Le strade dei Sapori e del Vino, Città dell’Olio, Le Città del Vino, Movimento Turismo del Vino eccetera».

Per quanto riguarda il settore specifico DOP IGP, l’Osservatorio Qualivita, solo nel 2022, ha contato oltre 230 eventi organizzati dai Consorzi di tutela fra degustazioni, visite outdoor, festival e iniziative che hanno risposto alla richiesta dei cittadini di esperienze vere nei territori del cibo e del vino. E in molti casi proprio le piccole filiere, che più di altre hanno subito gli effetti legati alla pandemia e alla contrazione di alcuni canali distributivi, sono riuscite a dare «una riposta concreta attraverso iniziative di vendita diretta e incoming turistico offrendo esperienze enogastronomiche qualificate».

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Campania Dop, ricerca shock: «Un consumatore di vino su due non conosce i vini campani»


Committente della ricerca: Regione Campania. Esecutore: Nomisma Wine Monitor. Risultato: «Un consumatore di vino su due non conosce i vini campani». Ha del clamoroso l’esito dell’indagine utile alla «comprensione delle dinamiche di mercato dei vini della Campania». Il tutto mentre l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo sta portando avanti la proposta di istituzione di una Dop Campania per il vino regionale, al momento “frammentato” in diverse Denominazioni di origine. Queste ultime, secondo l’assessore, avrebbero una «scarsa notorietà fuori dai confini regionali».

Un problema risolvibile con il passaggio «delle piccole denominazioni territoriali attuali» alla «creazione di una Doc regionale che possa attivare sinergie collettive in materia di comunicazione e promozione all’estero». Secondo l’assessore Nicola Caputo, lo studio Nomisma Wine Monitor è «destinato ad essere decisivo per il futuro delle produzioni vitivinicole regionali». L’obiettivo? «Migliorare il posizionamento della nostra produzione enologica attraverso l’introduzione di un brand Campania Dop».

L’indagine viene definita una «prima tappa di un percorso che proseguirà nei prossimi mesi», non senza numerose resistenze a cui sta andando incontro la proposta. Ad opporsi sono numerosi produttori, tra cui i massimi rappresentanti regionali della Federazione italiana vignaioli indipendenti. Ma ad esprimere dubbi sulla proposta di una Dop Campania che fagociti le cosiddette «piccole denominazioni territoriali attuali», sono anche organizzazioni di categoria, come Confagricoltura. Posizioni riportate nel dettaglio da winemag.it, nell’articolo qui di seguito, datato 10 febbraio 2023.

 

LA STRATEGIA PER IL FUTURO DEL VINO DELLA CAMPANIA

Ma l’assessore di Regione Campania Nicola Caputo tira dritto. «I risultati emersi dall’indagine sui consumatori oggi ci consentono già di fornire a produttori e Consorzi una valutazione complessiva del livello di awareness legato alle proprie Dop e Igp – sottolinea l’esponente ex Pd, oggi con Renzi in Italia Viva – ma soprattutto di definire una strategia per costruire una mappa valoriale collegata al brand e alle singole denominazioni territoriali.

Tanto è stato già fatto, grazie alla vitalità degli imprenditori e al dialogo con i Consorzi – come dimostra la costante crescita dell’export in valore – ma restano ancora dati sui quali riflettere: un consumatore di vino italiano su due, non conosce i vini campani; il 54% degli italiani dichiara di non aver consumato vini campani negli ultimi 12 mesi perché non li riconosce, pur avendoli già acquistati e degustati».

Un intervento avvenuto nel corso della presentazione a Vinitaly 2023, in anteprima nazionale, del progetto di ricerca realizzato da Nomisma sul posizionamento dei vini campani a denominazione sul mercato nazionale e internazionale. «Abbiamo il dovere di rendere più riconoscibili i vini campani – ha concluso Nicola Caputo – soprattutto fuori dai confini regionali. Dobbiamo avere più ambizione e individuare nuovi mercati per essere maggiormente competitivi». Per realizzare la survey sui comportamenti di acquisto dei consumatori, Nomisma Wine Monitor ha coinvolto «1500 consumatori di vino rappresentativi della popolazione italiana, di cui 300 consumatori di vino residenti in Campania».

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Export vino italiano 2022, primi 9 mesi a volumi piatti: «Incremento non copre aumento costi»


È di 16 milioni di ettolitri l’export del vino italiano nei primi 9 mesi del 2022. Il parziale è in sostanziale continuità (+0,3%) rispetto allo scorso anno, per un controvalore record di quasi 5,8 miliardi di euro. Il dato emerge dalle elaborazioni dell’Osservatorio del vino Uiv-Ismea su base Istat e sancisce un incremento in doppia cifra (+12,3%) rispetto al pari periodo 2021. Poco spazio per l’esultanza, in quanto la cifra, come spiegano Uiv e Ismea, è determinata «più dalla spinta inflattiva che dalla domanda reale e potrebbe non bastare a coprire l’aumento dei costi».

Sempre più influenzato dalla performance delle bollicine, che in attesa della consueta prova di fine anno tra gennaio e settembre mettono a segno +9,2% in quantità e +22,7% in valore, il vino tricolore vede i fermi appiattiti sui volumi dello scorso anno (-0,3%), con i rossi in particolare difficoltà (-2,6% la performance dei 9 mesi contro +2,6% dei bianchi). Le Dop ferme, in particolare, si posizionano sotto la media sia per quantità (-2%) che per valore (+9,6%).

Nuovo aumento costi vetro: produttori vino chiedono aiuto in legge di bilancio

La domanda di vini fermi si dimostra stabile o in leggero calo in Germania e UK, mentre sono in contrazione le quantità vendute negli Usa (-6%) e in Svizzera (-7%). Tra le piazze in positivo, Giappone (+29%), Canada (+8%), Svezia e Paesi Bassi. Meglio invece i trend dei top buyer per quanto riguarda gli sparkling, che vedono gli Stati Uniti a saldo zero per volume, il Regno Unito a +5% e la Germania a +6%, con exploit di acquisti da Francia (+25%) e Canada (+15%).

Analizzando l’export secondo la piramide della qualità, nei primi 9 mesi dell’anno, il segmento Dop ha realizzato nel complesso poco più della metà delle vendite Made in Italy (8,4 milioni di ettolitri), registrando un +2,2% dei volumi per un totale di circa 3,9 miliardi di euro (+14,6% sullo stesso periodo 2021), pari a due terzi del valore dell’export enologico italiano. Stabili a 4 milioni di ettolitri i vini Igp per un controvalore di 1,3 miliardi di euro (+7,2%).

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«Costo altissimo del latte alla stalla»: filiera Mozzarella Bufala Campana Dop in crisi

La filiera della Mozzarella di Bufala Campana Dop subisce i primi effetti dei rincari di materie prime, inflazione e prezzi nel carrello della spesa. Nel bimestre settembre-ottobre 2022 i consumi di Bufala Campana Dop sono diminuiti, facendo registrare un calo del 4,54% a settembre e del 3,50% a ottobre. Inoltre il trend di novembre è ulteriormente in diminuzione.

«Si tratta di un campanello di allarme importante – commenta il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo – è la conferma di un anno difficilissimo. Le preoccupazioni del presidente sono rivolte al futuro: “Rischiamo di vedere azzerata la crescita che, nonostante le difficoltà, il comparto era riuscito a conquistare dall’inizio dell’anno».

La resilienza post Covid che abbiamo dimostrato si è scontrata con le conseguenze economiche della guerra, con l’inflazione che galoppa, con un aumento dei costi impensabile, a cui stiamo cercando di fare fronte. Il risultato è un’incidenza significativa sulla redditività del comparto».

Dopo una prima parte di anno in crescita con una media del +5%, da settembre in poi le aziende della filiera della Mozzarella di Bufala Campana Dop «sono in affanno e bisogna intervenire subito». «Facciamo nostro l’allarme già lanciato da Assolatte e dalle associazioni di categoria sull’eccessivo aumento del prezzo del latte vaccino. La filiera bufalina – conclude il presidente Domenico Raimondo – vive la stessa situazione, partendo già da un costo altissimo del latte alla stalla, che in questo momento di difficoltà il mercato non riesce ad assorbire».

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Approfondimenti

Francesco Mazzei riconfermato presidente di A.Vi.To – Associazione Vini Toscani Dop e Igp

Francesco Mazzei resta alla guida del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana. Lo ha deciso all’unanimità l’Assemblea elettiva di A.VI.TO, Associazione Vini Toscani Dop e Igp, riunitasi in mattinata.

«È assolutamente necessario portare avanti la linea intrapresa dall’Associazione e continuare a lavorare in maniera sinergica, non solo per dar voce a quella pluralità di esperienze che è il patrimonio della viticoltura toscana ma anche, in questo particolare momento, per affrontare tematiche delicate che si stanno e si potrebbero riflettere con conseguenze gravi sulla filiera», ha dichiarato Mazzei mettendo l’accento sulle questioni più imminenti da affrontare e da sottoporre ai tavoli istituzionali.

Stangata dell’Organizzazione mondiale della Sanità al vino italiano

«L’Associazione – ha aggiunto Mazzei – deve schierarsi compatta in difesa della viticoltura di fronte alla guerra all’alcol portata avanti dall’OMS, che non tiene conto della cultura che sta dietro al prodotto vino e dei risvolti che tali provvedimenti avrebbero sull’economia di molti Paesi come l’Italia.

Bisogna inoltre agire per difendere le imprese dalla deriva speculativa sui prezzi di produzione, aggravati da quelli del settore energetico; vanno concordate azioni per affrontare il cambiamento climatico che sta mettendo a dura prova le vigne, aggiungendosi alle criticità causate dalla fauna».

Questi i temi principali da affrontare per l’Associazione A.Vi.To, nata nel 2016 per rappresentare tutta la Toscana vitivinicola. «Dobbiamo lavorare per proporre soluzioni condivise – ha concluso il rieletto presidente Mazzei -. È necessario accelerare anche la sburocratizzazione del comparto se si vuole puntare sull’innovazione per poter competere con successo sui mercati internazionali».

I CONSORZI ADERENTI AD A.VI.TO.

Bianco di Pitigliano e Sovana; Bolgheri e Bolgheri Sassicaia; Brunello di Montalcino; Vino Chianti Classico; Chianti Colli Fiorentini; Chianti Colli Senesi; Vino Chianti; Chianti Rùfina; Vini delle Colline Lucchesi; Morellino di Scansano; Vino Nobile di Montepulciano; Vini di Carmignano.

E ancora: Vini Cortona; Vini Montecucco; Vino Orcia; Valdarno di Sopra DOC; Vino Vernaccia di San Gimignano; Vini della Maremma Toscana; Vino Toscana; Vini Valdichiana; Vini Terre di Pisa; Suvereto Wine; Vini Terre di Casole e Vino Pomino.

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Il migliore olio italiano? Tutti i premiati al XXX Ercole Olivario

Sono stati proclamati oggi a Perugia i vincitori della XXX edizione di Ercole Olivario, concorso nazionale che premia il migliore olio italiano. Un evento annuale organizzato dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, in collaborazione con la Camera di Commercio dell’Umbria, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il Ministero dello Sviluppo Economico, ed il sostegno di Unaprol Consorzio Olivicolo Italiano ed Italia Olivicola.

Dodici le etichette premiate, in rappresentanza delle migliori produzioni di olio tutta Italia, che hanno brillato nelle due distinte categorie previste: Extravergine e oli extravergini certificati Dop e Igp.

ERCOLE OLIVARIO PREMIA IL MIGLIORI OLIO ITALIANO
Per la Categoria Olio Dop /IGP Fruttato Medio:

1° Classificato – De Carlo Dop Terra di Bari – Bitonto dell’Azienda Agricola De Carlo di Bitritto (BA), Puglia.

2° Classificato – Don Gioacchino Monocultivar Coratina Dop Terra di Bari – Castel del Monte dell’azienda Sabino Leone di Canosa di Puglia (BT), Puglia.

3° Classificato – Fruttato Verde Dop Sardegna dell’azienda Fois Antonello di Alghero (SS), Sardegna.

Per la categoria Olio Dop /IGP Fruttato Intenso

1° Classificato – Cagnara Dop, Dop Terra di Bari – Bitonto dell’azienda Ciccolella Soc. Agr. Arl di Molfetta (BA), Puglia.

2° Classificato – Don Pasquale Colline Pontine DOP dell’Azienda Agricola Cosmo di Russo di Gaeta (LT), Lazio.

3° Classificato – Cetrone Colline Pontine DOP dell’Azienda Agricola Alfredo Cetrone di Sonnino (LT), Lazio.

Per la categoria Extravergine Fruttato Leggero

1° Classificato – Lelais dell’Azienda Moretti LAURA di Ittiri (SS), Sardegna.

Per la categoria Extravergine Fruttato Medio

1° Classificato – Iliò della Olivicoltori Oliena S.C.A. di Oliena (NU), Sardegna.

2° Classificato – CM Centoleum dell’Azienda CM srl di Agello, Magione (Pg), Umbria.

Per la categoria Extravergine Fruttato Intenso

1° Classificato – BIO dell’azienda Intini srl di Alberobello (BA), Puglia.

2° Classificato – Ispiritu Sardu della Masoni Becciu di Deidda Valentina di Villacidro, Sardegna.

3° Classificato – Verdemare dell’Azienda Agricola Cosmo di Russo di Gaeta (LT), Lazio.

LA PREMIAZIONE DI ERCOLE OLIVARIO XXX EDIZIONE

A svelare i vincitori di questa edizione Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria e del Comitato di coordinamento dell’Ercole Olivario. «L’olio di oliva – ha commentato Roberta Garibaldi, Amministratore Delegato Enit – Agenzia Nazionale del Turismo – è, insieme al vino, fra i prodotti più rappresentativi del patrimonio agroalimentare italiano»

Qualità, biodiversità e legame con il territorio sono elementi che possono rappresentare un valore aggiunto non solo dal punto di vista produttivo, ma anche turistico. L’Italia ha un grande potenziale e potrà giocare un ruolo di primo piano negli anni a venire.

Le proposte legate al turismo dell’olio stanno riscontrando un sempre maggiore apprezzamento fra il grande pubblico e molto si sta facendo per incentivarne lo sviluppo tra le aziende della filiera. L’esperienza oleoturistica non si limita all’oleificio o al frantoio, ma si allarga all’intero territorio. Il turista ricerca stimoli continui, che lo possono invogliare ad approfondire questo suo desiderio di scoperta.

«È fondamentale – ha concluso Garibaldi – costruire esperienze che possano permettere di vivere appieno il prodotto, la cultura, le persone e il territorio. Le parole chiave, che emergono con forza dalle ricerche che ho condotto in questi anni, sono tre: storia, benessere, coinvolgimento».

I 7 AWARD SPECIALI DI ERCOLE OLIVARIO

La cerimonia di oggi è stata anche l’occasione per consegnare i 7 award speciali previsti quest’anno.

  • Amphora Olearia per la miglior confezione, all’etichetta “Oliomania” dell’Azienda Agricola Marina Palusci, Abruzzo.
  • Menzione Speciale Olio Extravergine Biologico all’olio e.v.o. biologico “Olivastro” dell’Azienda Agricola Biologica Americo Quattrociocchi di Alatri (FR), Lazio.
  • Menzione “Olio Monocultivar” all’olio e.v.o. Mimì Denocciolato Monocultivar Coratina dell’Azienda Agricola Donato Conserva di Modugno (BA), Puglia.
  • Menzione di merito “Giovane imprenditore” assegnato ai migliori titolari under 40 degli oli ammessi in finale: Azienda Agricola Etruscan Kantharos di Gelsomini Flavia dal Lazio, L’Olivaio Srl dalle Marche, Azienda Agricola Andrea Caterina dal Molise, Agrestis Società Cooperativa Agricola dalla Sicilia, Frantoio di Croci dalla Toscana, CM srl e la Società agricola Stoica dall’Umbria.
  • Menzione di Merito Impresa Digital Communication all’azienda Intini srl di Alberobello (BA), Puglia.
  • Menzione di Merito Impresa Donna alle migliori imprese femminili: Azienda Agricola Marina Palusci dall’Abruzzo; Tenute Librandi Pasquale Società Agricola dalla Calabria; Azienda Torretta srl dalla Campania; Azienda Agricola Biologica Paola Orsini, Azienda Agricola Adria Misiti e Azienda Agricola Etruscan Kantharos di Gelsomini Flavia dal Lazio; Azienda Agricola Bisceglie Maria ed Aziende Agricole Di Martino sas dalla Puglia; Masoni Becciu di Deidda Valentina e l’Azienda Moretti Laura dalla Sardegna; Azienda Agricola Biologica Titone, Frantoi Cutrera srl, Soc. Agricola Giovanni Cutrera, l’azienda Terraliva di Frontino Giuseppina, Fisicaro Sebastiana – Frantoio Galioto dalla Sicilia; Azienda Agricola Buoni o Del Buono Maria Pia dalla Toscana e CM srl dall’Umbria.

Assegnata poi per la prima volta in questa edizione dei trenta anni la Menzione di Merito “Giorgio Phellas – Turismo dell’olio” all’Azienda Agricola Costantino Mariangela di Maida (CZ), Calabria.

Inoltre sono stati proclamati e premiati i 3 vincitori della “Goccia d’Ercole“, sezione a latere del concorso nazionale, rivolta alle aziende che pur avendo piccole produzioni, sono riuscite a produrre un lotto omogeneo da 5 a 9 quintali. Questi i premiati:

  • 1° Classificato – Frantoio di Croci, Toscana.
  • 2° Classificato – L’Olivaio, Marche.
  • 3° Classificato – Decimi, Umbria

In collaborazione con gli uffici ICE e Assocamerestero, è stato assegnato il Premio Leikithos a due “ambasciatori” dell’olio e della cultura dell’olio italiano di qualità all’estero: Miciyo Yamada, giapponese, e Massimo Mori, che gestisce tre ristoranti in Francia.

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25 milioni di euro alla filiera vitivinicola: raggiunto l’accordo Stato-Regioni

Raggiunta in Conferenza Stato Regioni l’intesa sul decreto che assegna 25 milioni di euro alla filiera vitivinicola. Lo stanziamento è previsto all’interno del Fondo per lo Sviluppo e il Sostegno delle Filiere Agricole, della Pesca e dell’Acquacoltura.

I fondi dovranno essere impiegati per la realizzazione di campagne divulgative, formative e informative con il canale Horeca e della distribuzione. Potranno essere destinati anche al finanziamento di campagne di informazione, azioni in materia di promozione e pubblicità.

IL RUOLO DEI CONSORZI DELLE DOP E IG

Il decreto – spiega il Mipaaf – è volto a sostenere e incrementare le esportazioni dei prodotti vitivinicoli all’estero e, nel contempo, attrarre verso i prodotti vitivinicoli un sempre maggiore numero di consumatori extra-Ue. E accrescere la consapevolezza di un consumo di qualità dei prodotti Dop e Ig, ancora in contrazione a causa della pandemia da Covid-19».

Nell’ambito della filiera vitivinicola, i Consorzi di tutela delle Dop e Ig sono stati individuati come «i soggetti che attueranno le campagne di divulgazione e informazione, per le loro specifiche funzioni di tutela, di promozione, di valorizzazione, di informazione del consumatore e di cura generale degli interessi relativi alle denominazioni».

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Vini al supermercato

I migliori abbinamenti del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa

Tra i vini del sud Italia più adatti ad occasioni importanti c’è il Primitivo di Manduria Dop Riserva di Notte Rossa. I migliori abbinamenti spaziano dalle carni arrosto o grigliate, dal vitello all’agnello. Ma si presta perfettamente ad accompagnare formaggi stagionati a pasta dura (da provare con il pecorino) e i piatti della cucina di terra.

Morbidezza e carattere del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa fanno da contraltare a pietanze saporite come la parmigiana di melanzane, il timballo e la pasta al forno, ben condita.

Tra i primi, è da prediligere in accompagnamento con zuppe di legumi in cui annegano generosi morsi di pancetta. Più banalmente, sposa alla perfezione la pasta con sughi e ragù di carne.

MIGLIORI ABBINAMENTI PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA

I migliori abbinamenti cibo-vino del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa fa dunque i conti con le caratteristiche che rendono questo vino del Salento unico nel suo genere e riconoscibile tra molti.

In primis è da tenere in considerazione la struttura importante di questo vino, che necessita appunto di piatti saporiti, molto conditi e importanti. Un’etichetta, dunque, innamorata delle grandi occasioni, delle ricorrenze, dei pranzi e delle cene all’italiana, che caratterizzano per esempio festività come il Natale o la Pasqua.

Il carattere suadente del sorso si abbina alle spalle larghe del Primitivo di Manduria. Tanto da renderlo un vino dalla grande bevibilità: uno di quelli che non stanca mai, con un calice che tira l’altro.

NOTTE ROSSA: GRANDE VERSATILITÀ NELL’ABBINAMENTO

Un altro elemento da considerare per i migliori abbinamenti è il profilo aromatico, caratterizzato da note di confettura di prugne e ciliegie, la cui esuberanza è ingentilita da eleganti e fresche nuances di spezie scure, pepate. Naso e bocca risultano perfettamente allineate, in un quadro di perfetta corrispondenza gusto olfattiva.

Il tannino che caratterizza molti vini rossi è morbidissimo nel calice del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa. Ad arrotondarlo è il sapiente affinamento in legno, che si riconosce anche dai ricordi di vaniglia, torrefazione e cacao, in chiusura.

A contribuire al profilo di questo vino rosso del Salento è anche la raccolta parziale di uve leggermente appassite in pianta e allevate con il tradizionale sistema ad alberello. Un altro dettaglio che rende il sorso tipico e perfetto per un gran numero di abbinamenti.

Prezzo: 14,90 euro
Acquistabile presso: Carrefour, Conad, A&O, Coop, Famila

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Moio e Scienza: «Futuro Piwi nelle Dop Ue passa da ricerca, terroir ed enologia leggera»

A partire da gennaio 2022 i vitigni resistenti Piwi potranno essere inseriti nelle Dop del vino dell’Ue. Lo ha ricordato questa mattina il prof Attilio Scienza, in occasione del convegno scientifico organizzato da Fondazione Edmund Mach (Fem) a San Michele all’Adige (TN). Tra gli interventi anche quello del presidente dell’Oiv, il prof Luigi Moio, che ha ricordato come il futuro dei Piwi passi prima tutto dalla loro qualità organolettica, «ovvero dall’esaltazione del terroir, attraverso un’enologia leggera, non invasiva».

L’occasione di abbinare profilo sensoriale e peculiarità “green” dei Pilzwiderstandfähig (letteralmente “viti resistenti ai funghi”) è stata offerta dalle premiazioni della prima rassegna nazionale dei vini ottenuti da varietà resistenti alle malattie fungine (qui i vincitori). Un concorso organizzato proprio da Fem, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall’associazione Piwi international.

VINI PIWI E DI TERROIR: MOIO INDICA LA STRADA

«Questa data è importante nella storia della viticoltura italiana – ha dichiarato il prof Scienza – perché da questo momento abbiamo tutti molta più fiducia sul fronte del breeding. Anche perché dal primo gennaio 2022 la comunità europea consentirà l’uso dei vitigni resistenti nelle Dop. Responsabili di Consorzio e denominazioni si mettano tutti quanti in linea, per chiedere al Comitato l’inserimento dei vitigni resistenti nei loro vini».

Le sperimentazioni sui Piwi, in corso in Italia, sono dunque a un punto di svolta. «Ma non bisogna perdere di vista l’aspetto olfattivo estetico – ha avvertito il prof Luigi Moio -. Le varie correnti di  cosiddetti “vini veri” e “vini naturali” portano qualcuno a pensare che i difetti non siano più difetti».

Bisogna sempre mantenere e, anzi, amplificare l’identità sensoriale dei vini. Perché il vino è un modello di diversità che la nostra società, spesso votata all’omologazione, si sta imponendo. Il vino è differente da qualsiasi altra bevanda alcolica e dall’identità sensoriale legata al territorio di provenienza passa anche il futuro dei Piwi».

I VITIGNI RESISTENTI ALLA PROVA DEL CALICE

Un percorso non senza ostacoli. «Diversi studi hanno dimostrato che non ci siano grandissime differenze analitiche ed organolettiche tra i vini ottenuti da vitigni resistenti e quelli da varietà classiche», ha sottolineato il prof. Fulvio Mattivi, ordinario di Chimica degli Alimenti all’Università di Trento, in Fondazione Mach dal 1987.

«Di certo – ha aggiunto – non possiamo pretendere adesso dai Piwi lo stesso livello di qualità dato dai vitigni classici, che hanno trovato da centinaia di anni la loro perfetta combinazione con il territorio».

Serve una continua sperimentazione e una stretta collaborazione tra centri di studio europei internazionali, perché è stato dimostrato che i resistenti cambiano drammaticamente profilo anche se spostati di poco, a livello per esempio di altimetria. La crescita dei Piwi ci sarà. Ma non potrà prescindere dalla loro qualità, in quanto vini».

Di rilievo anche un altro punto toccato dal prof Fulvio Mattivi nel suo intervento. «Molti ritengono che i vitigni resistenti alle malattie fungine siano una novità – ha evidenziato – ma già nel 1929 lo studioso Ernest Pée-Laby descrive i patogeni di ben 202 nuovi vitigni.

PIWI, L’AVVERTIMENTO DEL PROF. MATTIVI

Tra questi, quattro sono i principali: peronospora, oidio, antracnosi e marciume nero. Gran parte dei Piwi attuali considerata solo 2 o 3 di questi, non tutti e 4. Va data una risposta completa, perché quando si riesce a portare a zero i trattamenti per peronospora e oidio, grazie alle caratteristiche del genotipo, si rischia l’attacco da parte degli altri due patogeni».

Un aspetto tutt’altro che secondario, se si vuole continuare a considerare i Piwi la risposta “più green” a disposizione della viticoltura del futuro. Un movimento che, tra mille tentennamenti, si allarga in Italia. Con Emilia Romagna, Marche e Abruzzo ultime regioni italiane ad aver autorizzato l’allevamento di alcune varietà resistenti, al momento solo per la produzione di vini da tavola o Igt.

L’avallo dell’Ue, che dal primo gennaio 2022 dà appunto il via libera all’inserimento dei Piwi nei vini Dop, ovvero nelle Denominazione di origine protetta, potrà dare ulteriore slancio alla nicchia. Prima, però, si dovrà passare dal recepimento della direttiva nei disciplinari di produzione. Un percorso che si preannuncia lungo e non privo di (ulteriori) ostacoli.

“Vino naturale? Terroir e ossidazione non possono convivere”. Parola di Luigi Moio

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Amazon rafforza tutela agroalimentare Made in Italy: accordo con il Mipaaf

Amazon e l’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) rafforzano la collaborazione esistente per la tutela del Made in Italy. Un accordo, spiega il Mipaaf, utile «all’individuazione e segnalazione delle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale dei prodotti a Denominazione di Origine Protetta (Dop) e di Indicazione Geografica Protetta (Igp), nonché delle pratiche sleali relative alla corretta informazione sugli alimenti».

A garantire gli obiettivi sarà il «monitoraggio quotidiano dei marketplace online» effettuato dall’Icqrf, che consentirà ad Amazon di rimuovere tempestivamente i prodotti contraffatti. «La tutela della qualità delle produzioni agroalimentari – commenta il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli (nella foto) – rappresenta per l’Italia uno degli obiettivi principali della politica agroalimentare, poiché il nostro Paese ha il più alto numero di prodotti Dop e Igp in Europa».

Garantire la tutela dei nostri prodotti – ha aggiunto – è un contributo alla trasparenza del mercato, alla difesa dei diritti del consumatore e al lavoro dei nostri agricoltori e delle nostre aziende. La difesa dei prodotti di eccellenza passa solo attraverso la totale trasparenza nei confronti del consumatore e proprio per questo continuiamo a portare avanti con costante impegno le nostre battaglie in materia di etichettatura di origine e nutrizionale anche nei marketplace online che stanno diventando sempre più un canale complementare al commercio tradizionale».

Soddisfazione condivisa con Dharmesh Mehta, vice president of Customer Trust and Partner Support di Amazon. «Siamo lieti di firmare questo accordo con il Mipaaf- sottolinea – il primo al mondo di questo tipo che Amazon ha firmato con un governo per tutelare le eccellenze enogastronomiche italiane, supportando le piccole imprese che producono questi prodotti. L’accordo è una buona notizia per i nostri clienti in tutto il mondo. Possono gustare le prelibatezze italiane sapendo che i prodotti che vedono nel nostro negozio sono prodotti genuini e di altissima qualità».

Molti dei partner di vendita di Amazon sono piccole e medie imprese e rappresentano la maggior parte dei prodotti fisici venduti nei negozi Amazon. Nel 2020, Amazon ha investito oltre 700 milioni di dollari e ha impiegato più di 10.000 persone per proteggere il negozio da frodi e abusi».

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Cibus di Parma: ecco la Caprese in versione gelato

Nasce la Caprese in versione gelato. La novità sarà presentata a Cibus Parma, in programma dal 31 agosto al 3 settembre 2021. Non a caso, l’edizione annuale del Salone Internazionale dell’Alimentazione è dedicata all’innovazione e al futuro dell’ecosistema agro-alimentare.

Il Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop sarà presente con la “Mozza-Mobile” nel Padiglione 2, Stand G008. In programma dimostrazioni di filatura dal vivo e cooking show tutti da gustare, incentrati sul racconto della versatilità in cucina della mozzarella Dop.

In linea con il tema dell’innovazione scelto da Cibus, la Bufala Campana sarà rivisitata e diventerà un gelato con le creazioni dello chef fiorentino Simone Bonini, volto tv e pioniere dell’arte del gelato gastronomico in Italia.

Bonini proporrà la mozzarella Dop in stick, abbinandola a un sorbetto di pomodoro. Nasce così la Caprese in versione gelato. Infine la Bufala sarà degustata accanto ad altri grandi prodotti Dop della cucina italiana.

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Promozione Dop e Igp all’estero, fondi anche per i Consorzi. Origin Italia: «Vittoria per il comparto»

Anche i Consorzi di Tutela potranno beneficiare dei fondi per la promozione di Dop e Igp all’estero. Sono state accolte le richieste di Origin Italia, principale organismo di rappresentanza del sistema agroalimentare certificato.

«Si tratta di una vittoria importante per l’intero comparto – esulta il presidente Cesare Baldrighi – perché consente ai Consorzi di Tutela di avere la possibilità di usufruire di un ulteriore, e quanto mai opportuno, strumento finanziario per la promozione e la tutela all’estero delle Indicazioni Geografiche, sempre più spesso al centro dei fenomeni legati alla frode agroalimentare».

IL DECRETO 31 MAGGIO 2021 IN GAZZETTA UFFICIALE

Ad allargare ai Consorzi di Tutela la platea dei beneficiari è il decreto del 31 maggio 2021 sulle modalità di concessione del contributo diretto a sostenere la promozione all’estero dei marchi collettivi e di certificazione.

Il decreto del Ministero dello Sviluppo economico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, prevede anche l’incremento della dotazione finanziaria da uno a 2,5 milioni di euro per anno. Aumenta infine l’importo massimo dell’agevolazione, da 70 mila a 150 mila euro per anno.

CONTRASTO ALL’ITALIAN SOUNDING

Un provvedimento che dimostra quanto fossero giuste nel merito le segnalazioni di Origin Italia riguardo all’inclusione legittima dei Consorzi di Tutela, così come previsto dalla Legge di Bilancio 2021», conclude Baldrighi.

Sul fronte del contrasto all’italian sounding interviene oggi anche Andrea Sartori: «È opportuno contrastare il dilagare sul mercato di prodotti falsi e di bassa qualità. È quindi di vitale importanza tutelare il Made in Italy e la qualità dei prodotti italiani grazie anche al sostegno delle istituzioni».

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Vini Dop e Igp senza alcol: Coldiretti promette battaglia all’Europa

Coldiretti promette battaglia all’Europa sul vini senza alcol. Come annunciato da WineMag.it il 29 marzo scorso, Bruxelles starebbe infatti valutando la possibilità di autorizzare i vini dealcolizzati all’interno dei disciplinari delle denominazioni di origine protetta (Dop) e Indicazioni geografiche protette (Igp) europee.

Europa verso l’autorizzazione dei vini senza alcol a Denominazione di Origine e Igp

«Togliere l’alcol dal vino ed aggiungere acqua – commenta Coldiretti – è l’ultima trovata di Bruxelles per il settore enologico già sotto attacco con la proposta di introdurre etichette allarmistiche per scoraggiarne il consumo previste nella Comunicazione sul “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei”».

La proposta è contenuta nel documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri Ue, in cui viene affrontata la pratica della dealcolazione parziale e totale dei vini.

I DETTAGLI

Nello specifico, l’Europa vorrebbe «autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione di origine».

«In questo modo – attacca la Coldiretti – viene permesso ancora di chiamare vino, un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino».

«Un inganno legalizzato per i consumatori – conclude la Confederazione – che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino che non potranno neanche fare appello alla tradizionale canzone popolare romanesca “La società dei magnaccioni” di Gabriella Ferri, che recita “Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua E noi je dimo e noi je famo C’hai messo l’acqua Nun te pagamo ma però”».

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Dalla Ribolla al Pinot Nero: 18 vini fermi e spumanti del Friuli diventano Dop

Friuli Dop e Friuli Venezia Giulia Dop, con le rispettive traduzioni in sloveno “Furlanija” e “Furlanija Julijska krajina“, sono state iscritte nel registro europeo dei vini a Denominazione di origine protetta (Dop). L’atteso via libera è arrivato il 13 novembre, attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del Regolamento di esecuzione Ue 2020/1680 del 6 novembre 2020, in riferimento all’articolo 99 del regolamento Ue 1308/2013 del Parlamento e del Consiglio europeo.

La tutela delle nuove Dop potrà essere riservata ad alcuni vini fermi e frizzanti originari delle provincie di Pordenone, Gorizia, Trieste e Udine nel Friuli Venezia Giulia. Un’area importante per la viticoltura italiana, con le prime tracce comprovate già a partire dall’VIII secolo a.C.

In particolare, nella Dop della Regione Friuli Venezia Giulia sono state inserite 18 tipologie di vini e spumanti: Bianco friulano, Ribolla gialla Spumante Metodo italiano (Charmat) e Spumante Metodo classico, Verduzzo, Riesling, Chardonnay, Traminer, Malvasia, Pinot bianco, Pinot grigio, Pinot nero, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Refosco dal Peduncolo Rosso. I vini friulani si uniscono così ad altri 1174 vini Dop già tutelati dall’Ue.

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Provola dei Nebrodi, da oggi Dop

La Provola dei Nebrodi è Dop. Ad annunciare l’iscrizione della nuova Denominazione di Origine protetta è la Ministra Teresa Bellanova: “Un’altra eccellenza agroalimentare italiana entra a far parte del registro Ig Food dell’Unione Europea: è la Provola dei Nebrodi Dop, prodotta in alcuni comuni della provincia di Catania, Enna e Messina, in Sicilia“.

È il prodotto numero 306 che ottiene questo importante riconoscimento, ha sottolineato Bellanova, non solo dell’altissima qualità del nostro Made in Italy ma anche del valore fondamentale delle nostre tradizioni agroalimentari”.

“Ancor di più in un territorio che per troppo tempo è stato soggetto alle speculazioni di mafia e criminalità organizzata e che oggi può guardare avanti, puntando sulle sue eccellenze per assicurare a lavoratori e imprese un’importante leva di sviluppo per il futuro. Complimenti a chi ci ha creduto e oggi vede riconosciuto l’impegno e il lavoro”, ha concluso la Ministra. [foto dipasqualeformaggi]

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Angelo Gaja: i colori della crisi

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Angelo Gaja.

IL COLORE DELLA CRISI
E se fosse il 2021 la continuazione dell’anno orribile del vino italiano? Le premesse non mancano. In Italia si suonano le trombe per la vendemmia 2020 che promette di essere la più ricca di uva al mondo. Non è un primato invidiabile in presenza di una crisi dei consumi senza precedenti che si abbatte su tutti i mercati e coinvolge TUTTE le cantine del mondo gonfiandone le giacenze. Per fronteggiare la quale il ministro Bellanova aveva stanziato misure di distruzione dell’uva e del vino (distillazione) finanziabili con 150 milioni di euro di denaro pubblico, giunti però in ritardo ed utilizzati appena per un terzo.

L’errore, però, non è affatto della Bellanova, bensì dei suggeritori esterni che fanno capo ad associazioni varie e presenziano alle tavole di concertazione. Quelli che dapprima non volevano sentire parlare di distillazione, per poi concederla ai soli vini da tavola mentre ad averne necessità sono i vini Igp e Dop. Quelli che preferivano misure in favore dello stoccaggio, incoraggiando ad accumulare scorte in cantina confidando nella rapida fine della crisi e pronta ripresa dei consumi, che invece non ci saranno e si prolungherà l’agonia. Quelli che avanzavano mille riserve, rallentando e rendendo intempestiva l’entrata in vigore delle misure di intervento pubblico facendole perdere di efficacia.

Il comparto del vino conoscerà una crisi più lunga legato com’è all’Horeca ed al turismo. Fino ad ora è stata una pioggia di numeri reali-stimati-probabili-farlocchi, anche da fonti autorevoli, a commentare il procedere della crisi. Solo a fine anno si conosceranno le giacenze totali di vino nelle cantine italiane e si attendono pessime notizie in merito. Sempre a fine anno, a fronte del preoccupante calo in volume, si registrerà il più drammatico e vistoso calo in valore dell’export del vino italiano. A piangere saranno i fatturati.

Quando nella primavera 2021 verranno resi pubblici i bilanci delle mega cantine italiane e verranno svelati i numeri veri, si evidenzierà che per molte di esse le perdite di fatturato rispetto al 2019 supereranno il 20%. A perdere di più, però, saranno i viticoltori venditori di uva e le cantine artigianali dalle dimensioni piccole e medio piccole, il settore più numeroso e fragile. È a questi che il ministro Bellanova deve pretendere di destinare maggiori risorse durante il confronto che condurrà con i suggeritori esterni.

In questo momento di grave emergenza occorrono misure straordinarie. La prima preoccupazione deve essere quella di cercare di riequilibrare il mercato dando la priorità ad un ampio-e-mai-visto-prima progetto di distillazione che includa anche i vini Igp e Dop, da avviare SUBITO per consentire il recupero già entro il 2020 dei quasi 100 milioni non spesi nella misura precedente, per poi concluderlo nel 2021. Prendendo ispirazione da quanto saggiamente aveva già fatto prima di noi la Francia.

Sarebbe utile inoltre introdurre in Italia per i prossimi due-tre anni il divieto di impiego del Mosto Concentrato Rettificato, che costituisce per chi ne fa uso l’incentivo per eccellenza a produrre maggiori volumi di uva in vigneto.

Bene la richiesta di maggiori finanziamenti per la promozione consentendone l’accesso anche ai progetti di investimento contenuto. Non scordando che, nei prossimi due-tre anni, sarà baraonda sui mercati internazionali perché le cantine di tutto il mondo avranno il vino che uscirà loro dalle orecchie e saranno sui mercati per cercare di collocarlo.

Occorrono idee nuove, pensare di utilizzare solamente gli strumenti del passato non sarà di grande giovamento prima del ritorno alla normalità.

Angelo Gaja
7 settembre 2020 

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Grana Padano, nuovo Consiglio. Nel 2019 oltre 5 milioni di forme e boom export

VERONA – È stato un 2019 in crescita per il Grana Padano, che si conferma il prodotto Dop più consumato al mondo con un totale di 5.164.759 forme prodotte (+4,70% rispetto al 2018), di cui 2.051.125 destinate all’export (+4,38%). “Numeri incoraggianti che però dobbiamo leggere alla luce della situazione attuale”, avverte però Nicola Cesare Baldrighi, presidente uscente del Consorzio Tutela Grana Padano, nel giorno la 21a Assemblea Generale del Consorzio.

L’appuntamento questa mattina alla Fiera di Verona, con la partecipazione di Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, Gianmichele Passarini, membro di giunta e presidente Regionale Cia Veneto, Antonio Boselli, presidente Confagricoltura Lombardia e Paolo Carra, vicepresidente vicario Coldiretti Lombardia.

Durante l’Assemblea è stato eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio, che resterà in carica fino alla primavera 2024. La categoria caseifici produttori vede 5 nuovi membri sui 21 eletti, in particolare: Gianmaria Bettoni, Filippo Colla, Giovanni Guarneri, Andrea Merz e Luigi Giovanni Sala.

Restano invariati i 6 consiglieri della categoria stagionatori: Antonio Auricchio, Alberto Dall’Asta, Laura Maria Ferrari, Nisio Paganin, Michele Miotto e Renato Zaghini. Nelle prossime settimane, il Consiglio si riunirà per nominare il nuovo presidente del Consorzio.

“A causa dell’emergenza Covid-19 – ha evidenziato Baldrighi – siamo chiamati a riflettere sul cambiamento delle tendenze rispetto agli stili di vita e sul fatto che per il 2020 prevediamo risultati ben lontani da quelli del 2019”.

Il nostro obiettivo, oggi, deve essere il contenimento produttivo, adeguandoci agli inevitabili minori consumi che derivano dalla contrazione del canale Ho.Re.Ca. Da qui vengono i provvedimenti assunti dal Consiglio di Amministrazione per far fronte al post Covid-19: diminuzione della produzione; sostegno agli enti caritatevoli attraverso i bandi AGEA; acquisto di 120.000 forme da parte del Consorzio per i mesi di novembre-dicembre 2019 e gennaio-febbraio-marzo 2020 da portare a Riserva 20 mesi e a Riserva Gold 24 mesi”.

“Dopo 21 anni di presidenza – continua Baldrighi – lascio la guida del Consorzio pieno di soddisfazione per quanto, insieme agli associati e alla grande squadra del Consorzio, abbiamo fatto insieme. La parola d’ordine che ci ha accompagnato in questi anni è stata ‘coesione‘, grazie alla quale siamo riusciti a portare avanti politiche coraggiose e vincenti, come la definizione dei Piani produttivi“.

L’EMERGENZA COVID-19
I provvedimenti assunti dal Consiglio di Amministrazione per far fronte al post Covid-19 sono la minore produzione determinata dal -3% sui riferimenti produttivi; il sostegno agli enti caritatevoli attraverso i bandi pubblici Agea incrementati del 15-20% di stanziamento diretto del Consorzio per un totale auspicato di 70/80 mila forme destinate agli indigenti;

Infine, l’acquisto di 120 mila forme da parte del Consorzio per i mesi di novembre-dicembre 2019 e gennaio-febbraio-marzo 2020 da portare a “Riserva 20 mesi” e a “Riserva Gold 24 mesi“, che quindi saranno rimesse sul mercato alla fine del periodo di 12-18 mesi prima individuato.

Ad ulteriore sostegno dei provvedimenti, l’impegno a lavorare con il Ministero per destinare la quota parte riservata al lattiero caseario dello stanziamento di 500 milioni di euro dedicato alle “filiere in crisi“, verso un “aiuto-sostegno” agli allevatori che decidano di ridurre la produzione di latte.

I NUMERI E I MERCATI

Il 2019 ha chiuso con una produzione complessiva di 5.164.759 forme (+4,70% rispetto al 2018), il 42% di formaggio marchiato esportato ed un conseguente 58% consumato in Italia. Con 2.051.125 forme, l’export 2019 fa segnare una crescita del +4,38%.

L’Europa, con 1.697.618 forme, assorbe quasi l’83% delle esportazioni di Grana Padano Dop, con un incremento del 4,54% rispetto al 2018. La Germania, con un incremento del 5,61% si conferma il primo mercato per le esportazioni di Grana Padano DOP, con un totale di 549.562 forme.

Al secondo posto assoluto si conferma la Francia con 231.188 forme e un incremento del 4,44%. Il terzo posto spetta agli Stati Uniti che hanno fatto segnare un +9,04% pari a 167.852 forme, superando il Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) che con 160.561 forme complessive (+2,41%) scivolano al quarto posto nella graduatoria assoluta.

La produzione si è divisa per il 37,25% a favore delle industrie e per il 62,75% delle Cooperative. Guardando, poi, nello specifico alle aree geografiche si evidenzia che la provincia di Mantova con 28 caseifici ha prodotto il 29,38% del totale annuo.

Seguono Brescia, con 29 caseifici e una produzione del 23,03%, Cremona con 9 caseifici il 17,30%; Piacenza con 20 caseifici l’11,38%. Il Veneto, poi, con 22 Caseifici (tenendo conto anche del latte veneto lavorato fuori Regione) ha raggiunto il 15,34%.

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Baldrighi (OriGin Italia): “Positive misure del Decreto Rilancio per Indicazioni Geografiche”

“Riteniamo importanti le decisioni assunte dal Governo con il DL Rilancio, grazie alla sensibilità e all’attenzione della Ministra Bellanova. In particolare per quanto riguarda le Indicazioni Geografiche con gli stanziamenti relativi all’ammasso privato, dove deve essere però definita una applicazione nazionale che sia coerente con le esigenze dei prodotti Dop, quelli a lunga stagionatura in particolare”. E’ questo il primo commento di Cesare Baldrighi, presidente OriGin Italia (l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche) al Decreto Rilancio, presentato ieri sera dal premier Giuseppe Conte e dalla ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova.

“Ma anche per l’aiuto agli indigenti – aggiunge Baldrighi – rispetto al quale sarà fatto da parte nostra tutto il possibile per rendere questa misura ancora più efficace, utile e qualitativamente elevata per le persone che ne hanno la necessità. Proprio sugli indigenti i Consorzi sono impegnati a rendere questa misura ancora più incisiva e concreta”.

Inoltre sono previsti 500 milioni di euro per le filiere in maggiore difficoltà e 100 milioni per il vino, in crisi a causa della chiusura a livello internazionale del canale Horeca. L’auspicio di OriGin Italia è che vadano a buon fine alcuni emendamenti che interessano le produzioni Dop e Igp e che attraverso i lavori parlamentari delle Commissioni agricoltura, possano sostenere in maniera migliore il settore.

Un ringraziamento da parte di OriGin Italia va alla ministra Teresa Bellanova al Presidente della Commissione Agricoltura On. Filippo Gallinella al Sotto Segretario Manlio Di Stefano, ai parlamentari Maurizio Martina, Susanna Cenni e al parlamentare europeo Paolo De Castro per la disponibilità dimostrata in questi mesi di emergenza sanitaria ed economica, riservando una particolare attenzione alla filiera agroalimentare, e alle indicazioni geografiche, che rientrano nelle misure previste dal Decreto come il Fondo indigenti, che prevede una copertura di 250 milioni euro.

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Guerra Primitivo, Bellanova: “Mai in Sicilia”. Ottima notizia per la Glera palermitana

EDITORIALE – Civitella d’Agliano Igt, Colli Cimini Igt, Frusinate Igt e Lazio Igt. Sono le quattro le Igt (Indicazione geografica tipica) in cui figura il Primitivo, nel Lazio. Si aggiunga alla lista anche la Dop Matera, in Basilicata e il Falerno del Massico Doc, in Campania. Eppure, nelle scorse ore, dopo le pressioni ricevute dalla filiera pugliese (Consorzi, Confcommercio, Gal) la ministra Teresa Bellanova ha escluso la possibilità che il vitigno più noto della Puglia venga autorizzato in Sicilia. Un’ottima notizia per la Glera palermitana, i cui ettari vitati sono in crescita sull’isola, dal 2009.

L’uva con la quale si produce il Prosecco (in Veneto e Friuli) continuerà ad essere il vitigno minore più allevato in Sicilia. Senza il rischio della “concorrenza” del pugliese. “Mai consentirò che una bottiglia di vino siciliano Dop o Igp possa chiamarsi Primitivo”, riferisce la titolare del Mipaaf in una nota.

“La legislazione Europea e i corrispondenti Decreti nazionali, come sa chi li conosce – continua Bellanova – proteggono i riferimenti territoriali, le cosiddette indicazioni geografiche, ma non creano la protezione giuridica delle varietà né impediscono che quelle uve possano essere coltivate anche altrove”.

“Purtroppo questa è un’epoca in cui nessuno più studia o semplicemente si documenta ed è ben triste una politica che cavalca qualsiasi cosa pur di guadagnare un po’ di visibilità, ingenerando confusione e peraltro legittimando aspettative di tutti i generi”, è l’attacco della ministra al governo siciliano, guidato da Nello Masumeci.

“Eppure anche sul sito del Ministero è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie proprio sulle Indicazioni geografiche che rappresentano un’eccellenza indiscussa della nostra filiera alimentare e il legame inscindibile tra territori e eccellenze produttive, soprattutto nel caso del vini e delle oltre 500 cultivar che fanno del nostro Paese un unicuum“.

La guerra del Primitivo sembra essere così terminata, a pochi giorni dalla chiamata alle armi del consigliere Pd pugliese Dario Stefàno, che senza mezzi termini ha parlato di “abuso” e “insopportabile mistificazione delle autoctonie” da parte della vicina Trinacria.

In Sicilia, come in altre regioni italiane – sottolinea Bellanova – non si può impedire, dopo necessaria sperimentazione, l’impianto di viti Primitivo ma i vini Dop e Igp ottenuti non potranno mai essere etichettati con l’indicazione in etichetta del nome del vitigno Primitivo”.

Nel Dm del 13 agosto 2012 (allegato 2) è infatti indicato senza equivoci come quella varietà “Primitivo” possa essere solo usata nell’etichetta di vini Dop o Igp della Puglia e delle regioni: Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna

“Pertanto – precisa Bellanova – nulla vieta che anche la Sicilia, dopo adeguata sperimentazione, lo classifichi prima in osservazione e poi lo dichiari eventualmente idoneo alla coltivazione. Resta il fatto che la coltivazione del vitigno Primitivo non consente in aree diverse dalle Dop e Igp indicate nel Dm 13 agosto 2012 (allegato 2), l’uso del termine varietale sulla bottiglia di Primitivo”.

Poi, l’ultima staffilata a Masumeci (nella foto sopra): “Una accortezza maggiore sarebbe consigliata anche in questo caso perché non si ingenerino allarmi ingiustificati e conflitti tra Regioni, soprattutto del Mezzogiorno che, anzi, dovrebbero e potrebbero fare della qualità e della valorizzazione delle loro eccellenze una battaglia comune e una strategia di posizionamento globale“.

La questione, in realtà, è ben più profonda e legata, certamente, alla potenzialità (commerciali) che la Sicilia potrebbe esprimere con il Primitivo in una (o più) delle proprie Igt o Dop, rispetto ad altre regioni italiane.

Qualcosa in grado di minare – ed ecco dunque il perché del feroce attacco alla Sicilia da parte della filiera pugliese, che non sembra affatto curarsi del Primitivo in altre regioni – un giro d’affari da 140 milioni di euro. Sono quasi 17 milioni i litri imbottigliati nel 2019: oltre 23 milioni di bottiglie, il +12% in più rispetto al 2018.

MA LA GLERA NO

A onor del vero, non può che essere di natura puramente commerciale la scelta della Sicilia di puntare sul Primitivo. E sarebbe ancora più lecito, se non fosse che l’isola l’isola dimentichi di valorizzare i vitigni già presenti.

Non ultimo il simbolo Nero d’Avola, rientrato in una Doc regionale che ha poco senso (almeno così come concepita oggi) per un vitigno così grandiosamente e diversamente espressivo, in base al singolo terroir in cui è presente: provare per credere la differenza tra un Nero d’Avola agrigentino e uno di Noto e Pachino.

Il management del vino siciliano esclude, peraltro, la necessità stessa di un lavoro di approfondimento sul vitigno, con una zonazione che potrebbe valorizzare le caratteristiche delle singole sottozone ed elevare – realmente – la qualità della produzione, consentendo di poterla esprimere anche in etichetta. Ben oltre, insomma, il divieto alla produzione del Nero d’Avola Igt.

Ma il vero mistero siciliano resta la Glera, autorizzata in diverse Igt sicule senza che il Veneto abbia mai mosso un dito (neppure il mignolo, per intenderci). Il noto vitigno a bacca bianca è stato introdotto in diversi disciplinari siciliani nello stesso anno in cui la varietà ha prendeva una strada diversa dal vino spumante Prosecco, il 2009.

Oggi la Glera è il “vitigno minore” più allevato in Sicilia, con 127 ettari sui 245 complessivi delle varietà prive di storicità, non autoctone o tradizionali. Evidente come la Glera palermitana sia meno “scomoda” del Primitivo pugliese, in Sicilia.

La politica (di destra e di sinistra) farebbe dunque bene a evitare di usare come colluttorio parole quali autoctonia, o formule retoriche come abuso del vitigno o mistificazione del chicchessia. Che ormai, le Dop, in Italia, hanno quasi tutte a che fare con una cosa sola: il commercio.

La solerzia con la quale Bellanova ha messo fine (forse) in poche ore alla “guerra del Primitivo” tra Puglia e Sicilia, non fa che confermarlo. Dall’altra parte della barricata, centinaia di famiglie del comparto vino ancora attendono misure concrete (o anche solo risposte alle proposte) per sollevarsi dalla crisi Covid-19. Cin, cin.

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Indicazioni geografiche, ministro Bellanova: “Dop e Igp perno politiche agroalimentare”

 

OriGin Italia (l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche) sottolinea come l’azzeramento del canale Horeca a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 stia provocando gravi ripercussioni alle produzioni Dop e Igp italiane. Ad oggi non è possibile valutare con certezza i tempi della Fase 2 ma la filiera Horeca (Ristorazione-Turismo) sarà enormemente condizionata almeno fino a fine 2020.

Si prevedono, già a breve termine, filiere di produzioni Dop Igp con cali delle vendite anche oltre il 50% a 3 mesi, improvvisa difficoltà per l’export e decine di imprese specializzate con cali ancora superiori. Nel lungo periodo invece ci sarà da fare i conti con la concorrenza di prezzo di prodotti sostitutivi.

Questa l’analisi della situazione delle Indicazioni Geografiche contenuta in un documento presentato alla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova durante una video chat alla presenza dei Consorzi di tutela e dell’europarlamentare Paolo De Castro.

Nel documento le proposte a supporto del sistema italiano delle Dop e Igp da sviluppare nei prossimi mesi. Fra queste: una campagna di promozione del Governo per il consumo di prodotti DopP e Igp nel mercato italiano; un’azione straordinaria attraverso il ritiro di prodotti ad Indicazione Geografica eccedenti; l’ammasso privato di prodotti Dop e Igp per conservare il valore delle produzioni Made in Italy di qualità ed evitarne la svalutazione.

Indicazioni Geografiche italiane che con 825 prodotti, grazie al lavoro di oltre 180mila operatori e l’impegno dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti, hanno portato la DopEconomy a valere oltre 16,2 miliardi di euro alla produzione, con un peso del 20% del valore agroalimentare nazionale, con un export che supera i 9 miliardi di euro pari al 21% nell’export agroalimentare italiano.

“I Consorzi di tutela – ha sottolineato il presidente di OriGin Italia Cesare Baldrighi – hanno un ruolo primario anche in questa fase di ripartenza del Paese, essendo il sistema di riferimento per la filiera produttiva, operano su base collettiva, hanno la conoscenza diretta di tutti gli operatori e delle azioni di mercato. È fondamentale in questa fase prevedere una semplificazione delle procedure amministrative, in coerenza con le attuali limitazioni e sfruttando al meglio le possibilità tecnologiche e di comunicazione agile”.

“Il sistema delle Indicazioni Geografiche – ha detto la ministra Teresa Bellanova – resta il perno fondamentale delle politiche di sviluppo agroalimentare del Paese. E su questo chiedo una collaborazione da parte di tutti, del mondo associativo, dei consorzi e delle singole imprese, perché dobbiamo lavorare insieme per rafforzare le filiere e i rapporti fra i produttori primari ed i trasformatori proprio per mettere a valore il sistema geografico. Ma dobbiamo pensare anche al mondo dopo il Covid e le vostre proposte sono importanti e da quelle dobbiamo trovare una sintesi”.

“Non c’è la giusta consapevolezza della crisi dei prodotti di alta qualità ed Indicazioni Geografiche – ha affermato Paolo De Castro, Coordinatore S&D commissione agricoltura del Parlamento Europeo – è opportuno anche in Europa rendere più chiara la situazione, sia per il canale Horeca sia per l’export. Necessario inoltre in questa fase fare alcuni aggiustamenti sull’ammasso privato dei prodotti Dop e Igp, con fondi adeguati, misure di mercato e la necessaria flessibilità”.

“E’ necessario attivare al più presto un tavolo tecnico-consultivo fra i Consorzi di tutela, attraverso OriGIn Italia, ed i responsabili degli uffici Mipaaf e altri enti preposti, per affrontare la situazione specifica delle varie filiere Dop e Igp – ha precisato Baldrighi – Ma anche incentivare la Gdo a promuovere e privilegiare non solo i prodotti nazionali  ma a creare delle specifiche piattaforme Dop e Igp che presentino in maniera ben riconoscibile i prodotti italiani di origine certificati. Prevedere infine uno studio sul cambiamento dei consumi per capire al meglio le diverse evoluzioni e dei comportamenti di acquisto e prepararsi per rispondere adeguatamente alle richieste di mercato”.

Fra gli aspetti organizzativi per far ripartire il settore, il supporto all’innovazione digitale delle piccole imprese in modo da favorire un loro adeguamento all’attuale scenario di mercato, recuperare una parte delle perdite sul fronte Horeca sul mercato on-line e consentire un rilancio più rapido nel post-emergenza.

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