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Green pass per visite in cantina, degustazioni ed eventi: cosa prevede il decreto 30 dicembre 2021?

Green pass per visite in cantina, degustazioni ed eventi cosa prevede il decreto 30 dicembre 2021

Visite in cantina, degustazioni ed eventi: cosa prevedono le misure del governo per arginare il Covid-19 e la variante Omicron? Se già il decreto legge n.172 del 26 novembre 2021 sanciva l’obbligo del green pass rafforzato per visite e degustazioni in cantina a partire dal 6 dicembre 2021, il dl n. 229 del 30 dicembre (qui il documento ufficiale) ne proroga l’applicazione. Con ulteriori provvedimenti relativi ai servizi all’aperto.

Fino alla fine dello stato d’emergenza, fissato al 31 marzo 2022, il green pass rafforzato sarà necessario per il consumo al banco, al chiuso, nei servizi di ristorazione in tutte le zone (bianca, gialla, arancione).

Dal 10 gennaio, inoltre, anche in zona bianca e gialla, sarà richiesto il green pass rafforzato per il consumo al banco all’aperto. Consentito, invece, fino al 9 gennaio, senza green pass o con la sola certificazione base.

SAGRE, EVENTI, FIERE CONGRESSI E CORSI DI FORMAZIONE

L’ingresso a sagre, fiere e congressi, anche su aree pubbliche, sarà riservato a coloro che dispongono del super green pass. Sia all’aperto che al chiuso e con mascherina FFP2.

Impatti anche sui corsi di formazione privati. Se in zona bianca o gialla per partecipare ad un corso di formazione privata in presenza sarà sufficiente il green pass base in zona arancione servirà il super green pass.

SERVE IL GREEN PASS PER LE DEGUSTAZIONI IN CANTINA?

Visitando i siti web delle cantine italiane, anche di grandi dimensioni, oppure i siti web di associazioni di formazione, si trovano spesso informazioni non aggiornate sui protocolli di sicurezza Covid. Comprensibile, considerato il susseguirsi di nuove norme con soppressione di appendici delle precedenti.

Il consiglio ai winelovers è di verificare sempre con la cantina la normativa e il protocollo vigente, oltre al colore della zona in cui si trova la cantina che si intende visitare.

LE SCELTE DEI BIG: BERLUCCHI, BANFI E DONNAFUGATA

Resta comunque sempre consentito – al momento – l’accesso al negozio della cantina. Quanto alle cantine, aziende come Berlucchi, in Franciacorta, spiegano chiaramente le misure anti Covid-19 sul proprio sito web.

In Toscana, Banfi rassicura clienti del resort e winelovers sul rispetto delle misure e sulla formazione costante del proprio personale. Nel Sud-Italia, cantine ben strutturate come Donnafugata ricorrono invece a un popup a comparsa al momento dell’accesso sul portale aziendale.

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Approfondimenti

Francesco Tiralongo è il nuovo Amministratore Delegato di Baglio di Pianetto

È Francesco Tiralongo, 53 anni, di cui oltre una ventina trascorsi nel settore vinicolo, il nuovo Amministratore Delegato di Baglio di Pianetto, la cantina siciliana della famiglia Marzotto proprietaria di 160 ettari, di cui 110 già in produzione, tra Santa Cristina Gela e Noto, per una produzione annuale di circa 750 mila bottiglie ed un fatturato di oltre 3 milioni di euro.

Dopo aver ricoperto ruoli apicali in importanti realtà vinicole, tra cui Marchesi de’Frescobaldi, Mionetto, Donnafugata e recentemente Cantine Settesoli, Tiralongo approda al timone di Baglio di Pianetto succedendo a Renato De Bartoli.

“Ciò che mi ha spinto ad accettare questa nuova sfida – spiega Francesco Tiralongo – è la filosofia aziendale che da sempre è alla base di Baglio di Pianetto: un’idea di qualità e valorizzazione del territorio ispiratrice di questo progetto sin dall’inizio. Mi affascinano le sue potenzialità, ancor più in una fase in cui è possibile fare cose nuove e dove esiste la concreta prospettiva di accompagnare la proprietà a proseguire sul percorso avviato dal Conte Marzotto oltre venti anni fa”.

“Chi sta portando avanti questo progetto – prosegue Tiralongo – lo sta facendo con la medesima determinazione e con la stessa attenzione che si presta a quelle imprese cariche di passione e di amore familiare: mi riferisco in particolare alla figlia Dominique, che ha saputo raccogliere il testimone del padre in modo energico e deciso, operando in piena continuità con l’indimenticata caparbia del fondatore. Gli stimoli che trovo in questo incarico sono forti e autentici. Non a caso, in Baglio di Pianetto riconosco gli ideali e i valori di attaccamento a un territorio, nonché l’obiettivo di continuare a fare qualità nel segno della sostenibilità”.

Riferendosi poi alle sue prime iniziative da neo Amministratore Delegato, Tiralongo precisa come 0rganizzazione e marketing sono i due ambiti su cui ha sempre focalizzato il proprio il mio percorso professionale. “Inizierò a conoscere una ad una le persone che fanno, tutti i giorni, l’azienda, con lo scopo di metterle nelle condizioni migliori per dare il meglio di sé grazie a un’ottimizzazione dei processi”, sottolinea il neo Ad.

“Gli ultimi cinque anni con Renato De Bartoli – aggiunge Dominique Marzotto, presidente di Baglio di Pianetto – ci hanno permesso di raggiungere risultati importanti. A nome dell’intero consiglio d’amministrazione esprimiamo quindi soddisfazione e gratitudine per il grande lavoro svolto. Allo stesso tempo, siamo pienamente fiduciosi nel passaggio di testimone: l’auspicio è di proseguire nel percorso di crescita di una solida realtà come è Baglio di Pianetto, certi di poter confermare le ottime performance produttive e di cogliere a breve ulteriori soddisfazioni”.

“Con Francesco Tiralongo – conclude la presidente – di cui apprezziamo da tempo personalità e competenza, abbiamo subito trovato una perfetta sintonia. In lui abbiamo individuato le qualità umane e professionali giuste per poter proseguire nella continuità dell’eccellente percorso svolto in passato e per affrontare le sfide di un settore complesso come quello del vino, che sta vivendo una fase di profonda trasformazione, così come tutto il resto del mondo in cui viviamo”.

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degustati da noi vini#02

Igt Terre Siciliane 2011 “Tancredi”, Donnafugata


L‘Igt Terre Siciliane “Tancredi” viene prodotto da Donnafugata dal 1990 ed è certamente uno dei vini che hanno contribuito all’affermazione della Sicilia come “continente” di qualità per la produzione vitivinicola. Sotto la lente di ingrandimento di WineMag.it la vendemmia 2011 di questo blend composto prevalentemente da Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola.

Completano l’uvaggio altre varietà la cui produzione è autorizzata in Sicilia, come l’internazionale Tannat, originaria della Francia dei Pirenei (Madiran Aoc) ma agli onori delle cronache soprattutto per alcune etichette dell’Uruguay, dove è il vitigno a bacca rossa più coltivato.

LA DEGUSTAZIONE
Colore rosso impenetrabile per Tancredi 2011, come da aspettative. Naso che inizialmente è dominato da note terziarie, oltre a sentori erbacei tipici del Cabernet. Si apre poi sul pepe e sull’arancia rossa del Nero d’Avola, contribuendo a rendere il quadro olfattivo fruttato ed elegante.

Il legno rimane sempre presente in sottofondo, evidenziando una tostatura capace di regalare ricordi fumé. Vino da aspettare nel calice, “Tancredi” 2011 di Donnafugata evolve grazie all’ossigenazione sulla macchia mediterranea, ma anche sul frutto (prugna, lampone) e sulla liquirizia.

Un rosso che, nella sua complessità, sfodera richiami balsamici di mentuccia, di tabacco dolce, di polvere di cacao. L’ingresso al palato è piuttosto verticale, con frutto e freschezza (descrittori corrispondenti al naso) che riequilibrano la vena sapida, piuttosto netta e molto ben integrata.

Molto elegante la beva, con ritorni di cacao e liquirizia in un finale minerale, lungo, complesso e scalare, rinvigorito da sbuffi speziati. Vino di grande gastronomicità, “Tancredi” 2011 di Donnafugata è compagno perfetto delle carni, dagli arrosti ai brasati. La vendemmia in questione evidenzia un tannino in fase distensiva, che fa presagire almeno altri quattro o cinque anni ad alti livelli.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti collinari atti alla produzione del blend di Tancredi si trovano nella Sicilia occidentale, per l’esattezza presso la Tenuta Contessa Entellina (PA) e nei territori limitrofi. L’altitudine varia da 200 a 600 metri sul livello del mare.

Si tratta di suoli franco-argillosi con buona presenza di calcare, ricchi in elementi nutritivi come potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco. La raccolta delle uve avviene manualmente in cassette, con attenta selezione delle uve in vigna (resa variabile tra i 50 e i 60 quintali per ettaro).

La vinificazione precede la fermentazione in acciaio, con macerazione sulle bucce per quattordici giorni a una temperatura compresa tra i 26 e i 30 gradi. Tancredi 2011 ha affinato 14 mesi in barrique di rovere francese  e 30 mesi in bottiglia, prima di essere messo in commercio.

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Avvinando Wine Fest 2019: i migliori assaggi a Palermo


PALERMO –
Quasi cento aziende vinicole, 800 vini in degustazione e prodotti tipici siciliani in bella vista: eccolo “Avvinando Wine Fest“. Abbiamo selezionato i migliori assaggi della kermesse svoltasi ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, l’11 e 12 maggio.

Un’edizione interessante che guarda non solo al vino siciliano ma a tutto il mondo enogastronomico, voluta per l’ottavo anno consecutivo dagli organizzatori Massimiliano Morghese, Giuseppe D’Aguanno e Marco Busalacchi ed inserita nel calendario degli eventi di interesse per l’anno 2019 della Regione Siciliana.

I MIGLIORI ASSAGGI AD AVVINANDO WINE FEST 2019


Etna Rosato Doc 2018, “Sul Vulcano”, Donnafugata
Proseguono le novità di Donnafugata nelle contrade dell’Etna. Un bel rosato da uve di Nerello Mascalese che ci avvicina all’estate e che piace per la sua freschezza e mineralità. Rosa tenue al colore, glicine e pompelmo al naso, abbastanza persistente, già pronto al consumo.

Sicilia Doc Nocera 2017, Planeta
Ogni anno sempre meglio per questo Nocera di Planeta coltivato nella splendida cornice di Capo Milazzo. Un rosso marino che profuma di mirto e garrigue. Tannini morbidi e grande equilibrio tra le parti morbide e quelle dure. Si gusta bene anche in estate a temperature più basse di quelle consigliate.

Terre Siciliane Igt 2018 “Alaziza”, Feudi del Pisciotto
Alaziza, ovvero “La splendente” é il nome di questa novità di Feudi del Pisciotto che rimanda al Castello della Zisa, a due passi da dove si svolge la manifestazione. Viognier (85%) e Zibibbo (15%). Uve coltivate a ridosso di una sughereta, a due passi da Caltagirone.

Giallo paglierino, è dotato di piacevoli profumi di mango e pesca e di una buona bevibilità. La firma di Stephan Janson, si aggiunge agli altri stilisti che hanno firmato le altre etichette di questa cantina.

Collio Doc Friulano 2017, “Ronco delle Cime”, Venica
Aromaticità e freschezza sono il biglietto da visita di questa cantina friuliana. Tra le poche cantine non siciliane presenti ma sicuramente tra le più interessanti: al colore giallo paglierino, possiede una bella sapidità e spiccano le note mandorlate e di pera.

Rosso Sicilia Doc 2016, “Terre del Sommacco”, Mandrarossa
Passione, dedizione e tanta cura per un progetto innovativo ma con un forte legame nel passato. Con “Storie ritrovate” (ne abbiamo parlato qui) Madrarossa lancia questo Cru di Nero d’Avola (insieme al Bianco 2017 “Bertolino Soprano”, da uve Grillo) della più famosa varietà siciliana coltivata a 310 metri sul livello del mare. Bel colore, profuma di more e ciliegie. Buona freschezza e tannini morbidi.

Brut Nature Metodo Classico 2012 “Enrica Spadafora”, Azienda agricola dei Principi di Spadafora
Dodici mesi in vasca d’acciaio e trenta mesi sui lieviti per questo metodo classico prodotto a Monreale da un insolito Grillo. Perlage fine e persistente. Sentori di pane, frutta secca e una piacevole mineralità. Una bella freschezza per questo spumante dedicato alla figlia Enrica dal patron della casa vinicola.

Sicilia Doc Frappato 2018 “Dumé”, Gorghi Tondi
Cosa avrà da raccontare un Frappato coltivato a Mazara del Vallo? La risposta la offre Gorghi Tondi. Rosso intenso e fresco da una vigna ancora giovane posta a 65 metri sul livello del mare. Buona struttura ma da bere anche a una temperatura di 8-10 gradi.

Catarratto Terre Siciliane Igt 2018 “Esperides”, Di Bella
Prodotto sulle colline dell’Alto Belice a 450 metri sul livello del mare si presenta di colore giallo paglierino. Al naso note di ginestra, pesca gialla e susina. Dotato di una bella sapidità e un’interessante freschezza, risulta ben bilanciato ed elegante.

Monreale Doc Syrah 2018 “La Monaca”, Tasca d’Almerita
Tra le migliori espressi del Syrah siciliano, emblema di una Doc che cresce sempre di più in termini di qualità. Rosso rubino e note di erbe e spezie. Elegante e dotato di una bella struttura e persistenza. Da bere adesso ma può regalare sorprese se lasciato riposare in cantina per qualche anno.

NON SOLO VINO

Chiudiamo questa piccola selezione con i digestivi di Amari Siciliani. Un’azienda giovane che si presenta con prodotti dai nomi antichi, belle etichette e la migliore espressione dell'”amaro fatto in casa“. Sabbenerica, Allorino, Turiddu e Passionao dove quest’ultimo colpisce per il riferimento al suo ingrediente principale ingrediente il Maracuja (Frutto della Passione).

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Approfondimenti

Consegnato a Laura Schepis il Premio Giuseppe Nenci 2018 di Donnafugata

Marsala– E’ una giovane studiosa leccese, Laura Schepis, ad aver vinto il Premio Giuseppe Nenci che, dal 2001, viene attribuito dalla Scuola Normale Superiore di Pisa alla migliore tesi di Laurea o di dottorato in grado di apportare una maggiore conoscenza del mondo antico della Sicilia e, in particolare, della parte più occidentale dove è insediata Donnafugata.

Il premio, una borsa di studio del valore di 2.500 euro messo in palio annualmente dall’azienda con il laboratorio SAET della normale, è stato consegnato lo scorso 19 Marzo al termine del seminario incontro “Le Ossa degli Scipioni. Oblio e “glorie” di un monumento. A consegnarlo Marta Gaspari di Donnafugata.

LA TESI “VINCENTE”
La Commissione giudicatrice, costituita dai professori Carmine Ampolo, Granfranco Adornato e Maria Cecilia Parra, ha deliberato all’unanimità di attribuire il Premio alla Tesi di Laurea dal titolo “La domus romano-imperiale di Marsala: rilievo, analisi e valorizzazione virtuale dell’insula I di Capo Boeo”.

Secondo la commissione, il lavoro di tesi magistrale della dr.ssa Schepis, si è distinto per “la correttezza dell’impostazione metodologica oltre che per il rigore della raccolta dei dati e per l’originale elaborazione degli stessi ai fini della ricostruzione del contesto”.

Una valutazione importante sotto il profilo scientifico che si completa, nel corpo della motivazione, richiamando il valore “dell’analisi archeologica e delle possibili applicazioni tecnologiche secondo i dettami di una corretta divulgazione e fruizione dei dati”.

La Tesi di Laura Schepis ha preso in esame una delle aree archeologiche più rilevanti della costa occidentale della Sicilia, sul litorale che dallo Stagnone arriva a lambire i bastioni spagnoli della città di Marsala, in uno dei contesti naturalistici e del paesaggio più belli e identitari dell’isola.

“La sfida che ha richiesto il maggiore sforzo – ha commentato la vincitrice Laura Schepis – è stata quella di rilevare, identificare ed analizzare le strutture dell’antico edificio per poter redigere una planimetria generale aggiornata e puntuale.  Solo dopo questo attento lavoro di ricerca si è passati a proporre ipotesi utili alla stesura di un preliminare progetto di valorizzazione virtuale dell’Insula I, utilizzando le tecnologie digitali più innovative”.

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Presentate a Venezia l’Alta Scuola di Gastronomia Luigi Veronelli e NutriMenti

VENEZIA – “Terra” è il primo tema di NutriMenti | Settimana della Cultura Gastronomica con cui si sono inaugurate oggi le attività dell’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli. Da cosa avviare, altrimenti, le riflessioni sulla cultura gastronomica italiana se non dalle sue origini materiche e vitali? Un progetto nato dalla collaborazione tra Seminario Permanente Luigi Veronelli e Fondazione Giorgio Cini con il sostegno di Banca Generali Private.

La giornata ha riunito esperti, appassionati, professionisti e scopritori dei cibi e dei vini italiani sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, sede della Fondazione Giorgio Cini e della stessa Alta Scuola, per un viaggio volto a indagare lo stato dell’arte della cultura gastronomica italiana.

“La terra, la terra, la terra” è stato l’appuntamento in omaggio al padre della critica gastronomica italiana contemporanea a cui è intitolata l’Alta Scuola, Luigi Veronelli, attraverso quattro autorevoli voci: Gian Arturo Rota, rappresentante della famiglia Veronelli, Ilaria Bussoni, filosofa, editrice e componente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli, Alberto Capatti, storico della gastronomia e presidente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli e Joško Gravner, vignaiolo in Oslavia – Collio/Brda.

Gravner, amico di Veronelli e da questi definito il “vignaiolo hacker”, poiché lo giudicava capace di sabotare con le sue radicali e rigorose pratiche quotidiane il sistema dell’agricoltura industriale, si è distinto nel corso degli ultimi vent’anni per aver rivoluzionato vigneto e cantina con il fine di creare un vino il più possibile vicino alle origini, a partire dall’adozione di un’anfora come contenitore di fermentazione e decantazione così come si faceva (e si fa) tradizionalmente in Georgia, terra madre del vino.

Per Gravner la terra è intesa in senso ancestrale, una “pacha mama”, a cui si deve rispetto e da cui provengono insegnamenti ineludibili colti grazie all’attenta osservazione quotidiana. “Tanti mi dicono che io torno indietro. Se questo significa fare maggiore qualità, sono orgoglioso di tornare indietro perché in realtà sto andando avanti”, ha affermato Gravner.

Nessuna agiografia, dunque, ma una profonda umanità ha caratterizzato l’omaggio veronelliano a cui è seguita la tavola rotonda “Il sapere della Terra. Per una connessione tra gli sguardi e le identità disciplinari” con Alberto Capatti, storico della gastronomia e Presidente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli, Renata Codello, Direttrice Affari Istituzionali Fondazione Giorgio Cini, Stefano Castriota, economista della Libera Università di Bolzano, Massimo Bertamini, responsabile del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia Centro Agricoltura Alimenti Ambiente di Trento e Andrea Alpi, responsabile didattico dell’Alta Scuola.

Dopo una prima analisi dell’evoluzione economica e di mercato del vino, condotta dal prof. Castriota, che ha evidenziato come l’export sia oggi un settore trainante nell’economia italiana, soppesando la relazione mutata tra consumo interno ed esportazione, il prof. Massimo Bertamini ha sottolineato il valore della “terra” come paradigma attivo e formativo, importante nella relazione con ile giovani generazioni.

“Cresciuto in una famiglia contadina della campagna trentina – ha spiegato Bertamini – ho avuto tante opportunità di testare il sapore della terra. Per sentirsi utili e diventare uomini, infatti, era fondamentale mettere le mani nella terra per ritrovare saperi anziani e scoprirne di nuovi. Saperi che mi hanno sempre appassionato tanto da spingermi a diventare di queste materie ricercatore e docente”.

I CAPOLAVORI DELLA VITICOLTURA
Da domani giovedì 5 e fino a sabato 7 luglio, la magnifica sala realizzata alla fine del Cinquecento dall’architetto Andrea Palladio, in collaborazione con il pittore Paolo Caliari detto il Veronese, diverrà il “Sensorium” dell’Alta Scuola Veronelli.

Uno spazio dedicato ai “capolavori della vitivinicoltura italiana”, i vini che i visitatori potranno degustare contribuendo al progetto con l’acquisto online di un ticket (con 20 € si ha diritto all’assaggio di 5 grandi vini).

Guido Berlucchi, Ca’ del Bosco, Cantine Ferrari, Les Crêtes, Kellerei Terlan, Vie di Romans, Villa Bucci, Braida, Masi Agricola, Marchesi Antinori, Fèlsina, Gianfranco Fino e Donnafugata sono state le prime aziende a sostenere l’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli mettendo a disposizione il proprio vino più rappresentativo (l’elenco completo dei vini proposti è disponibile qui).

Il programma di NutriMenti | Settimana della Cultura Gastronomica prosegue fino a sabato 7 luglio. Per informazioni e prenotazioni altascuolaveronelli.it.

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Tenimenti Civa: “Vini di qualità al supermercato per rilanciare il Friuli”

Più di 200 persone a Bellazoia (UD), sui colli orientali del Friuli, per l’inaugurazione dell’azienda agricola Tenimenti Civa. Una cantina proiettata principalmente sul mercato della grande distribuzione organizzata, i supermercati. Quarantatré ettari per 350 mila bottiglie annue, la capacità del sito produttivo.

In particolare è sulla valorizzazione in Gdo della Ribolla Gialla, “volano per far tornare in auge il Friuli vitivinicolo”, che punta il titolare Valerio Civa. Andrea Romito, sindaco di Povoletto, ha dichiarato come questa nuova realtà rappresenti una “spinta per il territorio a realizzare qualcosa di innovativo”.

“La grande sfida – ha dichiarato Civa – nasce dalla passione nei confronti del vino. Vino che viene venduto attraverso la distribuzione moderna, ovvero i supermercati, che richiedono sempre più prodotti di alta qualità. Non dimentichiamo che l’80% delle bottiglie prodotte in Italia sono vendute attraverso la Gdo. Il mio progetto agricolo è dedicato ai consumatori che sono e saranno molto attenti a ciò che vorranno bere e mangiare”.

I COMMENTI
“Un grazie a Valerio Civa per aver riportato l’interesse sulla ribolla gialla – ha affermato Ernesto Abbona, neo presidente dell’Unione Italiana Vini e titolare della Cantina Marchesi di Barolo – un vitigno con un nome curioso e bello. Spesso dimentichiamo che la nostra storia deve essere raccontata al mercato e se questo avviene attraverso un nome così musicale e suadente tutto è più facile”.

“Ho sempre ammirato in Valerio – ha raccontato Antonio Rallo già presidente Uiv e titolare della cantina siciliana Donnafugata –  la capacità di organizzare la propria azienda e di creare il suo team di lavoro. E’ accaduto con la Effe.ci Parma, ora sono curioso di vedere come riuscirà ad affrontare questa nuova sfida, con tutte le variabili non controllabili che comporta l’essere un produttore vitivinicolo”.

“Se un produttore emiliano ha deciso di investire nel nostro territorio – ha evidenziato Debora Serracchiani (nella foto con Valerio Civa), presidente del Friuli Venezia Giulia – significa che siamo una regione che attrae investimenti. È importante accompagnare questi sforzi per recuperare il territorio, proteggerlo, farlo conoscere, dare visibilità al Friuli Venezia Giulia. Credo che la competenza di Valerio Civa rispetto alla grande distribuzione possa essere un tassello importante che mancava nel mondo della produzione vitivinicola di questa regione”.

“Molti vini sono conosciuti a livello nazionale e internazionale – ha aggiunto Serracchiani – ma si ignorano i luoghi di produzione e raramente si sa collocare geograficamente il Friuli Venezia Giulia, che ha bisogno di darsi visibilità attraverso i propri prodotti. L’attenzione della Gdo è non solo alla qualità dei prodotti, ma anche al territorio. Questo ha permesso di far rinascere luoghi che prima erano chiusi: penso ad esempio alla latteria di Castions di Strada o al lavoro fatto sulle vongole a Marano e tante altre piccole filiere che da sole non riuscirebbero a stare sul mercato, ma spinte dalla distribuzione moderna o da chi fa questo mestiere riescono non solo a sopravvivere, ma a vivere bene”.

LA RIBOLLA GIALLA
Fede & Tinto, autori e conduttori di Decanter su Rai Radio2, moderatori e animatori della serata di inaugurazione della nuova cantina Tenimenti Civa, hanno presentato al pubblico presente Enos Costantini, esperto di viticoltura, che ha intrattenuto il pubblico con un interessante excursus storico sulla ribolla gialla.

“Il vino ha bisogno di spessore culturale – ha evidenziato Costantini – spessore che appartiene al vino friulano. Quanto è stato scritto della storia della vite e del vino in Friuli non trova pari neppure a Bordeaux o in Borgogna. Un valore aggiunto che dovremmo imparare a comunicare: 786 anni, tanti sono quelli della Ribolla. Un vitigno e un vino friulano riconsegnato alla storia, che prevedo avrà almeno altrettanti anni davanti a sé”.

Presenti all’evento anche gli assessori regionali alle Infrastrutture e territorio Mariagrazia Santoro e alle Risorse agricole e forestali Cristiani Shaurli. Quest’ultimo ha espresso soddisfazione per “un imprenditore che da subito ha dimostrato di conoscere il nostro territorio e di apprezzare i vitigni autoctoni friulani a partire dalla Ribolla gialla, sulla quale crede e che considera tra le bollicine nobili d’Italia”.

Per Shaurli l’investimento di Tenimenti Civa “rappresenta un orgoglio per tutto il territorio, anche perché questo imprenditore ha la volontà di far crescere ancora i nostri vitigni più tradizionali, quelli che rappresentano la nostra identità e quelli che non possono essere replicati altrove”.

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Vino, consumi fuori casa: è ripresa nell’Horeca

Un “sostanziale incremento delle vendite da parte delle imprese vinicole italiane”. E’ quanto emerge dai dati annuali del canale on-trade analizzati dall’Osservatorio del Vino italiano. Da luglio 2015 a giugno 2016, crescono in valore del 5,9% e in volume del 2,3% rispetto all’anno precedente (lug14-giu15). “Un segnale positivo – commenta Paolo Castelletti, Segretario Generale Unione Italiana Vini – che ci deve stimolare a proseguire nel cammino di sviluppo fino ad ora intrapreso. Auspichiamo che questa ripresa venga accompagnata dalla stabilità di Governo del Paese, indispensabile anche per il riordino del quadro legislativo del comparto a partire dai decreti attuativi del Testo Unico appena approvato in Parlamento, al quale abbiamo lavorato con solerzia e impegno negli ultimi tre anni”.

Occasione di confronto è stato il Convegno organizzato dall’Osservatorio del Vino nell’ambito di Wine2Wine a Veronafiere, dal titolo: “I trend del vino nell’Horeca: fu vera crescita?”. Oltre ai dati relativi alle vendite di vino da parte delle aziende italiane nel periodo luglio 2015 – giugno 2016 nel canale Horeca, sono stati diffusi quelli su comportamenti e abitudini di consumo di vino nel nostro Paese.

“Al quesito ‘Il vino nell’Horeca, fu vera crescita?’ ritengo di rispondere che fu e sarà ‘vera evoluzione'”. Così Josè Rallo, titolare Donnafugata. “Siamo un popolo che consuma abitualmente cibo fuori casa, per cui l’Horeca è un canale così importante che a noi produttori tocca avere consapevolezza della continua evoluzione della domanda – continua Josè Rallo –. Negli ultimi 10 anni l’Horeca per Donnafugata ha sempre avuto una rilevanza vitale. Negli anni di difficile congiuntura ci siamo sforzati di innovare per rispondere alle sfide di un mercato in forte evoluzione. Abbiamo lavorato soprattutto per creare valore attraverso l’incremento della qualità, con continui investimenti in vigna ed in cantina – conclude Josè Rallo. I risultati sono stati positivi: nel mercato domestico, negli ultimi 36 mesi, abbiamo registrato una buona crescita e contiamo di chiudere il 2016 con un +8-10% sull’anno precedente, sia nel canale Horeca che su tutti i canali serviti”.

I DATI
“I consumi fuori casa in Italia aumentano rispetto allo scorso anno come registrato anche da altri istituti di ricerca (IRI e TRADE LAB) – ha aggiunto Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit -. Si parla di circa 80 miliardi di Food&Beverage previsti per il 2017, distribuiti tra 290.000 punti di consumo in costante crescita grazie anche ad un’offerta di ristorazione che è molto cambiata diventando più smart, accessibile, dinamica. Con il vino che ha assunto un ruolo centrale nel momento del consumo premiando un aumento delle vendite. Certo l’onda positiva può stabilizzarsi e diventare strutturale se continueremo ad investire in qualità del prodotto e professionalità della proposta. E’ vera crescita, ma per mantenerla bisogna crederci e investire”.

“Desidero rivolgere un plauso all’Osservatorio del Vino che lavora per conoscere e diffondere i numeri dei consumi nel settore Horeca – ha sottolineato Emilio Pedron, Amministratore Delegato Bertani Domains, più cauto sui dati di ripresa. L’Horeca, è un settore fondamentale per il vino di qualità. Il calo del consumo del vino fuori casa ha origini lontane: dai controlli alla guida, allo stile alimentare e alla crisi economica. I dati che oggi dimostrano una ripresa dei consumi, possono essere visti come una sorta di rimbalzo tecnico legato alla ripresa degli ordini per esaurimento delle scorte più che per incremento dei consumi”. “Oggi – ha concluso Pedron – la sfida del produttore che vuole mantenere fidelizzato il cliente ristoratore, consiste nel cercare di offrire il prodotto adatto al relativo target di clientela, rispondere alle richieste in termini di consegna, favorire occasioni e modalità moderne di consumo”.

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Vino italiano, Fem: “L’export migliora la qualità”

“La percentuale del vino italiano che viene venduta all’estero è in crescita e per molte aziende ha oltrepassato la soglia del 50% della produzione. Questo implica che all’interno delle azienda vitivinicola ci siano delle persone con delle competenze specifiche per seguire il lavoro di vendita e promozione sui mercati esteri”. Steve Kim, managing director di Vinitaly International, ha moderato oggi il settimo seminario internazionale di marketing del vino organizzato dalla Fondazione Edmund Mach (Fem) a San Michele all’Adige (Trento) e centrato sui nuovi modelli per l’export.

L’evento, rivolto ad esperti di marketing del vino, produttori e studenti, si inserisce all’interno del percorso formativo di eccellenza “executive master wine export management”, che forma gli specialisti dell’export vini. Professionisti in grado di supportare le aziende del vino nel complesso processo di internazionalizzazione. Oggi, al termine del seminario, si è svolta anche la consegna degli attestati a 24 nuovi manager del vino.

“Abbiamo analizzato quali sono queste competenze, i mercati storici del vino italiano, ma soprattutto quelli nuovi e la Cina in particolare, dove l’Italia del vino non è ancora riuscita ad affermarsi come hanno fatto i cugini d’Oltralpe, ma si stanno facendo enormi sforzi per recuperare terreno” ha detto Kim, l’esperta coreana a capo del braccio strategico internazionale di Vinitaly e impegnata ad utilizzare i canali innovativi per comunicare e celebrare “il vino italiano” all’estero – con un’enfasi creativa sui social media – sempre con un occhio di attenzione per aiutare i produttori italiani a vendere di più di una semplice bottiglia di vino.

LA CRESCITA
L’export vitivinicolo italiano è fortemente cresciuto in quest’ultimo ventennio a dimostrazione del grande appeal internazionale della nostra vitienologia. E’ cresciuta però anche la concorrenza sui mercati internazionali, sono aumentate le problematiche organizzative, si sono fortemente modificati i sistemi distributivi e la stessa rete di importazione si è decisamente evoluta in quest’ultimo quinquennio. Grandi evoluzioni che stanno obbligando le imprese enologiche italiane a grandi sforzi organizzativi e ad aumentare fortemente la loro capacità di gestire la loro presenza sui mercati internazionali.

“Occorre puntare sulla qualità del vino, ma anche creare marchi in grado di esprimere uno stile di vita. Se riusciamo a fare questo le opportunità sono enormi”, ha detto Matteo Lunelli, presidente di Cantine Ferrari nonché direttore dell’International Wine and Spirits Competition IWSC, intervenuto assieme ad Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini e titolare della cantina Donnafugata, Emilio Pedron, amministratore delegato di Bertani Domains, Raffaele Boscaini, responsabile Marketing Masi, Francesco Ferreri, presidente di Assovini Sicilia, Matilde Poggi, presidente Fivi e titolare di Le Fraghe, Roberta Crivellaro dello studio legale Whiter.

A conclusione della tavola rotonda si è svolta la consegna degli attestati ai 24 nuovi export manager del vino, provenienti da varie regioni italiane e selezionati da una commissione che ha valutato oltre 70 candidature. Intanto, è tutto pronto per il prossimo corso: il 31 dicembre scadono i termini per iscriversi alla quinta edizione del corso di wine export management.

 

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Vini al supermercato

Gewurztraminer Vin D’Alsace Aoc, Pierre Chanau

Partiamo da un punto fermo: Pierre Chanau non esiste. O, meglio: non è il nome del vigneron francese che produce il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée che vi sarà capitato di scorgere sugli scaffali di una catena francese di ipermercati. Rewind. Fate mente locale. Dov’eravate? Ve lo diciamo noi: da Auchan. “Chanau”, di fatto, non è altro che l’anagramma di “Auchan”. Si diverte (anche) così la famiglia Mulliez, che detiene il marchio della grande “A”, a sua volta parte della costellazione Adeo. Il vino bianco che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it rientra infatti tra quelli de “La Sélection”, “La Selezione” di vini realizzata da Auchan per i suoi clienti. In particolare, la vendemmia è la 2012. “Espressione del terroir e del sovoir-faire del produttore – si legge sul collarino apposto alla bottiglia – abbiamo degustato e selezionato per voi questo vino dall’eccellente rapporto qualità-prezzo”. Sveliamo l’ultimo ‘segreto’, prima di passare all’analisi gusto olfattiva: se Pierre Chanau non esiste, allora chi produce questo Gewurztraminer alsaziano? Vi spieghiamo anche questo. E’ la Wolfberger di Eguisheim, caratteristico borgo di 1.600 anime del dipartimento dell’Alto Reno, nel centro-sud della pregiata area vitivinicola francese. Cinquantotto milioni di euro il fatturato annuo del colosso Wolfberger, scelto non a caso da Auchan, anche per la sua consolidata esperienza nel mondo del vino, nel quale opera dal 1902.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée Pierre Chanau si presenta di un bel giallo dorato, ancora più intenso di quanto potessimo aspettarci. Al naso, gli evoluti sentori di albicocca sciroppata ricordano quelli di certi pregiati Viognier francesi e dei migliori passiti italiani (non prendeteci per “pazzi” se ci sbilanciamo in una citazione altisonante del Ben Ryé Donnafugata).

Sono questi a emergere maggiormente, in un corredo olfattivo ricco, intenso e complesso, che spazia dalla frutta esotica (ananas, mango maturo e gli immancabili litchi), alla scorza d’arancia. Completano il quadro fini sentori di spezie come pepe rosa e chiodi di garofano. Un olfatto più che soddisfacente, che preannuncia un palato sorprendente.

Di fatto, a sostegno della pregevole pulizia delle note fruttate fresche già avvertite al naso (in perfetta corrispondenza gusto-olfattiva) interviene una sostenuta mineralità, già in ingresso. Il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée Pierre Chanau si apre poi deciso ma soave sulla frutta matura. Chiude infine minerale, rivelando una decisa sapidità. Come direbbero in Francia: chapeau. Perfetto accompagnamento per pietanze piccanti, questo Gewurztraminer della Selezione Auchan può essere accostato con facilità alla cucina etnica indiana o thai. Provatelo, per esempio, con un pollo al curry. O con un formaggio saporito e speziato.

Prezzo: 5,59 euro
Acquistato presso: Auchan

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Il Comité Européen des Entreprises Vins in Sicilia con Uiv. Nasce il “club dei CEOs”

“L’Italia, per due giorni, è diventata la capitale europea del vino”. Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), ha accolto con queste parole il ritorno in Italia del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), l’organismo che raccoglie le associazioni dei produttori vitivinicoli comunitari. L’obiettivo del Ceev, che raccoglie 23 organizzazioni in rappresentanza di migliaia di imprese, capaci di esprimere oltre il 90% dell’export europeo di vino, è quello di organizzare la propria Assemblea Generale proprio nel Belpaese. “Una testimonianza concreta del ruolo e del peso che l’Italia attraverso l’Unione Italiana Vini – commenta ancora Rallo – conquistato nel comparto tra i Paesi membri”. E proprio in occasione dell’Assemblea Generale del Comité Européen des Entreprises Vins, organizzata in Sicilia il 20 e 21 giugno presso le aziende Donnafugata (Marsala) e Planeta (Sambuca), Rallo è intervenuto in merito della riforma organizzativo-statutaria, sollecitando a nome dell’Unione Italiana Vini “una presenza più forte delle imprese nella gestione politica del Comité Vins”. Come? “Con l’istituzione di un ‘club dei CEOs’ di alcune grandi imprese produttrici europee – ha evidenziato il presidente Uiv – che affianchino, con potere consultivo, l’azione del Presidente, del Segretario Generale e del Board”. Una proposta già avanzata da Domenico Zonin durante la sua presidenza, che ha incontrato subito il consenso di tutte le altre associazioni nazionali. “Perché rappresenta una modalità innovativa di dialogo diretto fra Ceev e soci – ha commentato Rallo – valorizzando la testimonianza diretta degli imprenditori che operano quotidianamente sui mercati internazionali. La nostra posizione punta a configurare un’associazione più inclusiva capace di rappresentare verso le Istituzioni in modo efficace, dinamico e moderno, tutte le imprese della filiera, private e cooperative, riproponendo la formula vincente sperimentata in questi anni all’interno di Unione Italiana Vini”.

L’ASSEMBLEA IN SICILIA
Due le tematiche prioritarie trattate durante i lavori, che decideranno le sorti del comparto per i prossimi anni: il nuovo assetto normativo che regolerà la vitivinicoltura europea dopo la conclusione della Pac nel 2020 e la riforma organizzativo-statutaria  che dovrà tenere conto della nuova geografia di rappresentanza espressa dalle associazioni nazionali dei produttori e della moderna realtà produttiva e di mercato della vitivinicoltura europea. “È urgente elaborare una proposta politica che privilegi la competitività del nostro settore per arrivare in tempo alla scadenza del 2020 – dichiara ancora Antonio Rallo, nella foto – favorendo un orientamento che assicuri la specificità normativa sul vino non solo legata al budget finanziario, ma anche alla gestione e protezione delle DO e delle IG, oltre che all’etichettatura. L’impegno di Unione Italiana Vini, al fianco di Comité Vins, si muoverà per impedire che la specificità normativa del vino si ‘smarrisca’ nella più ampia regolamentazione agroalimentare, come vorrebbero le istituzioni europee, e per sollecitare una revisione al rialzo del budget previsto per il settore. Non possiamo e non vogliamo che il vino europeo rischi di perdere la propria leadership – spiega sempre Rallo – danneggiando pesantemente un comparto che, all’interno della relativa dinamica economico-produttiva, interpreta valori sociali occupazionali e di sostenibilità dei territori estremamente importanti, contribuisce alla conservazione delle tradizioni e alla valorizzazione delle identità culturali”.

Oltre ai vertici del Ceev, rappresentati dal presidente Jean-Marie Barillère (presidente Union des Maisons de Champagne e direttore delle attività champagne di Moët & Chandon), dal vicepresidente Domenico Zonin e dal segretario generale Ignazio Sanchez Recarte, erano presenti all’Assemblea numerosi esponenti del comparto vitivinicolo nazionale (Frescobaldi, Ruffino, Zonin, Tasca d’Almerita oltre ovviamente a Donnafugata e Planeta) ed europeo (Miguel Torres s.a. – Spagna, Dao Sul e Sogrape Vinhos s.a. – Portogallo, Pernod Ricard – Francia). Significativa anche la presenza delle Istituzioni italiane con Andrea Olivero, vice ministro delle Politiche agricola alimentari e forestali; Felice Assenza, direttore generale delle politiche internazionali del Mipaaf; Antonello Cracolici, assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia; Alberto Di Girolamo, sindaco di Marsala.

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Sedàra Sicilia Doc Rosso 2013, Donnafugata

Non certo la migliore espressione dei vini rossi della casa vinicola siciliana Donnafugata, Sedàra Sicilia Doc Rosso 2013 si presenta da sé sull’etichetta”d’autore” posta sul retro bottiglia: peraltro di difficile lettura, non solo per i caratteri troppo “piccoli” ma anche per la scelta di stampare le note descrittive su una raffigurazione delle cantine di Contessa Entellina (tutto bellissimo – per carità – ma difficile da apprezzare appieno tra le corsie di un supermercato). Vino “piacevole e informale”, si può leggere, “dalla pizza al barbecue”. Insomma, il vino “base” Donnafugata. Da apprezzare non per particolari doti, ma proprio per la sua intrinseca trasversalità nell’accompagnare le pietanze di tutti i giorni. Un vino, Sedàra Sicilia Doc Rosso, che si presenta nel calice di un rosso profondo, poco trasparente. Il suo punto forte? Quell’essere timido in entrata e forte in chiusura, sia al naso sia al palato. Con la frutta rossa (ciliegia) che si esprime intensa prima di lasciare spazio a una speziatura decisa, di pepe nero e chiodi di garofano. Sentori che, all’olfatto, si fanno tuttavia sempre meno eleganti nel calice, col passare dei minuti. Vino fresco e di facile beva nonostante i 13 gradi, risulta morbido e rotondo in bocca. Caratteristiche, queste, che lo rendono l’accompagnamento perfetto per piatti non troppo elaborati: la cucina di tutti i giorni, senza troppi fronzoli, sembra insomma il territorio prediletto di questo vino rosso siciliano. A una temperatura di servizio tra i 16 e i 18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
A comporre il ‘quadro’ di Sedàra Sicilia Doc Rosso Donnafugata sono Nero d’Avola (prevalente), Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. La zona di produzione è quella della Sicilia sud occidentale, più precisamente quella della Tenuta di Contessa Entellina e dei territori limitrofi. Le vigne sono tutte collocate a un’altitudine che varia dai 200 ai 600 metri sul livello del mare, con orografia collinare e suoli franco-argillosi a reazione sub-alcalina (pH da 7,5 a 7,9). Ricca la presenza di elementi nutritivi (potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco) mentre il calcare totale varia dal 20 al 35%. Il vigneto è allevato con il sistema della controspalliera, con potatura a cordone speronato, lasciando da 6 a 10 gemme per pianta. La densità d’impianto varia da 4.500 a 6 mila piante per ettaro e rese di circa 85 quintali per ettaro (1,6 kg per pianta). La vendemmia delle uve destinate al Sedàra inizia a fine agosto con il Merlot e prosegue nelle prime due settimane di settembre con la raccolta di Syrah, Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon. La fermentazione è svolta in acciaio con macerazione sulle bucce per circa 10 giorni alla temperatura di 25-28° gradi e per circa 6- 8 giorni alla temperatura di 24-25°C. A fermentazione malolattica svolta, segue l’affinamento per 8 mesi in vasca e poi in bottiglia per almeno altri 5 mesi. La longevità di Sedàrà, una volta messo in commercio, è di 4-5 anni. Immortale, invece, la raffigurazione in etichetta che riporta alla memoria Angelica Sedàra e l’affascinante sua interprete Claudia Cardinale, protagonista del film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.

Prezzo: 7,49
Acquistato presso: Carrefour

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Ben Ryé Passito di Pantelleria Dop 2012, Donnafugata

(5 / 5) E’ dal 1992 che Ben Ryé passito di Pantelleria Doc Donnafugata si aggiudica premi e riconoscimenti a livello mondiale. Si tratta di un bianco naturale dolce da uve Zibibbo, ovvero Moscato, che assume tinte uniche nel suo genere, prodotto sin dal 1989. Non a caso lo troviamo sulla carta dei vini dei più rinomati ristoranti, in Italia come all’estero. Ed è anche reperibile in diverse catene della grande distribuzione organizzata.

In particolare da Iper Coop, dove registra un prezzo sino a 6-7 euro inferiore rispetto ad altre catene della grande distribuzione organizzata italiana: un aspetto che sottolineiamo solo per “dovere di cronaca”, dal momento che ogni singolo centesimo è speso bene per pezzi pregiati come Ben Ryé.

Eccolo dunque finire sotto la nostra lente di ingrandimento la vendemmia 2012. A colpire per primo è lo straordinario colore di questo Passito di Pantelleria Doc: di un ambrato cristallino, trasparente e intenso, che scorre denso, oleoso e invitante nel calice.

LA DEGUSTAZIONE
Al naso regala emozioni – più che sentori – di uvetta, albicocca e pesca sotto sciroppo, scorza d’arancia candida. E ancora: melassa, caramello, brioche. Il tutto sostenuto da una mineralità evidente, regalata a questo prezioso nettare dai terreni vulcanici di Pantelleria. Ben Ryé Donnafugata 2012, intenso e di grande finezza, sontuoso al naso, si conferma tale anche all’esame gustativo.

Di struttura tale da conferire una sensazione di pienezza mai appagata, di alcolicità calda, risulta rotondo al palato, di una dolcezza chiara ed evidente ma perfettamente bilanciata con la freschezza di un’acidità ben vestita, che va a braccetto con una piacevolissima sapidità. Ed è proprio questo che distingue Ben Ryé passito di Pantelleria Doc Donnafugata da molti altri prodotti della stessa tipologia: la capacità di non stancare mai, di non risultare mai stucchevole, anzi di invitare al sorso successivo per riassaporare il quadro di perfetto equilibrio sensoriale. L’armonia del dolce con l’acido, del salato col fruttato.

Ma, come sappiamo, un buon vino si giudica anche dopo averlo deglutito. Cosa resta al palato? Risponderemmo “tutto”. Quella che tecnicamente vengono definite “sensazioni retro olfattive”, in Ben Ryé non sono altro che la riproduzione fedele del primo sorso e dell’ultimo. La fotocopia di un’emozione, di cui resterà un ricordo indelebile. Appagante. Un passito infinito, profondo, di pregevole eleganza. Molto persistente, per tornare ai tecnicismi, e soprattutto con margini di evoluzione futura impressionanti, sino a 30 anni.

Provatelo a 14 gradi circa – banalmente – con il cioccolato fondente o la pasticceria a base di pasta di mandorla, le crostate alla frutta fresca o con granella di frutta secca. Ma anche, raffinatamente, con formaggi alle erbe freschi o stagionati. Senza dimenticare che siamo al cospetto di uno straordinario vino da meditazione, da degustare ascoltando musica o leggendo un buon libro.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione di Ben Ryé è ovviamente quella dell’isola di Pantelleria, situata nella Sicilia sud-occidentale. Le uve provengono dalle contrade Khamma, Mulini, Mueggen, Serraglia, Gibbiuna, Barone, Martingana, Bukkuram, Favarotta, Punta Karace, Bugeber, Monastero, tutte situate a un’altitudine variabile tra i 20 e i 400 metri sul livello del mare. Un’area dall’orografia complessa, tipicamente vulcanica, con terreni coltivati prevalentemente su terrazzamenti. E suoli sabbiosi, di origine lavica a reazione sub-acida o neutra, profondi e fertili, molto ricchi di minerali. Le viti sono coltivate all’interno di conche, ad alberello pantesco basso.

La vite ad alberello di Pantelleria è stata iscritta nella Lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco, in quanto pratica “creativa e sostenibile”. “Per la prima volta una pratica agricola viene considerata bene immateriale e culturale”, come sottolinea la stessa casa vitivinicola siciliana. La densità d’impianto è da 2.500 piante per ettaro, con una resa di circa 40 quintali per ettaro: circa 1,6 Kg a pianta. La raccolta delle uve destinate alla produzione del Ben Ryè 2012 è iniziata a partire dal 17 agosto, con le uve destinate all’appassimento. Le buone escursioni termiche tra il giorno e la notte hanno contribuito a dar vita a una carica aromatica fine ed elegante dello Zibibbo.

La fermentazione è avvenuta in acciaio, a temperatura controllata, con aggiunta al mosto in fermentazione – a più riprese – di uva passa sgrappolata a mano e selezionata. Durante la macerazione l’uva passa rilascia il suo straordinario patrimonio di dolcezza, freschezza e personalissima aromaticità. L’affinamento è stato condotto in vasca per 7 mesi e almeno 12 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. E, come di consueto, Donnafugata ama mescolare arte e vino. Ecco che Ben Ryé significa in arabo “Figlio del vento”.

“Perché il vento che soffia fra i grappoli – spiega la casa siciliana – è una costante a Pantelleria. Ed il vento dell’isola porta con sé un carico di profumi così intensi da poterli toccare. L’etichetta d’autore celebra l’amore, la cura e la fatica della viticoltura eroica su un’isola unica e affascinante. Un ritratto dolce ed avvolgente che ne svela l’essenza”.

Prezzo pieno: 23,90 (37,5 cl)
Acquistato presso: Iper Coop

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Damarino Sicilia Doc Bianco 2014, Donnafugata

(3,5 / 5) E’ solo uno dei tanti “volti del vino” che la casa vitivinicola siciliana Donnafugata cerca di conferire ai suoi prodotti. Damarino, ovvero la fusione tra un tralcio di vite, il suo grappolo, e il viso di una donna. La prosperità della natura e la grazia della femminilità. E di fatto Damarino Sicilia Doc Bianco 2014 Donnafugata è un vino ammiccante. Semplice, pur nella sua profonda essenza. Nel calice l’uvaggio Ansonica (Inzolia), in blend con una piccola percentuale di vitigni autoctoni, si presenta di un giallo paglierino intenso. Al naso è ricco e avvolgente: la frutta a polpa bianca (pera, pesca) si fonde con note agrumate più austere, mitigate da sentori floreali di zagara e vegetali di macchia mediterranea, che ricordano la fresca salvia. Al palato la freschezza la fa appunto da padrona, nel ripetuto rincorrersi tra le note fruttate, agrumate e vegetali già percepite all’olfatto. Di buon corpo, nonostante la leggera alcolicità, Damarino Sicilia Doc Bianco 2014 Donnafugata si rivela rotondo, secco ed equilibrato. Intenso, mediamente fine e sufficientemente persistente, ha uno stato evolutivo maturo e si presta a una consumazione entro i tre anni dalla vendemmia. Ottimo come leggero aperitivo, Damarino si abbina a piatti non troppo elaborati di pesce, per esempio bollito.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Ansonica, conosciute anche con il nome di Inzolia, costituiscono la base prevalente del blend, profondamente legato al territorio siciliano. Le viti crescono nei vigneti Donnafugata situati nella Sicilia sud-occidentale, più precisamente alla Tenuta di Contessa Entellina e nei territori limitrofi, a un’altitudine che varia tra i 200 e i 600 metri sul livello del mare. I suoli sono di tipo franco-argilloso, ricchi in elementi nutritivi come potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco. La vite viene allevata col sistema della controspalliera, con pali in legno e fili in acciaio e potatura a cordone speronato, lasciando da 6 a 10 gemme per ogni pianta. La densità varia dalle 4.500 alle 6 mila piante per ettaro, con rese di circa 85 quintali (1,7 kg per pianta). L’Inzolia, in occasione della vendemmia 2014, è stata raccolta nella seconda decade di settembre. La fermentazione è avvenuta in acciaio, alla temperatura di 14-16 gradi. Il vino è poi affinato in vasche d’acciaio e in bottiglia per almeno due mesi, prima di essere commercializzato.

Prezzo pieno: 7,40
Acquistato presso: Carrefour

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