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Due italiani nel nuovo Cda di Ceev – Comité Européen des Entreprises Vins


Ci sono anche due italiani nel nuovo Cda di Ceev, Comité Européen des Entreprises Vins. In occasione della riunione del 17 marzo a Bruxelles, Domenico Zonin (Uiv – Unione italiana vini) è stato eletto vicepresidente. Ettore Nicoletto (Federvini) è invece tra i membri del Board.

Il nuovo Consiglio di Amministrazione, con mandato di 3 anni, vede nel ruolo di presidente Mauricio Gonzalez-Gordon (Fev – Federación Española del Vino, Spagna). Accanto a Zonin alla vicepresidenza c’è George T.D. Sandeman (Acibev – Associação de Vinhos e Espirituosas de Portugal).

Tesoriere Jérôme Perchet (Ffva – Fédération Française des Vins d’Apéritif, Francia). Nel Cda, oltre a Nicoletto, Cécile Duprez-Naudy (Gleve – Groupe de Liaison des Entreprises Vinicoles Européennes) e Michel Chapoutier (Umvin – Union des Maisons et Marques de Vins, Francia).

NUOVO CDA PER CEEV: I PRIMI COMMENTI

Soddisfatto il neoeletto presidente Ceev Mauricio González Gordon, presidente di González Byass che succede Jean-Marie Barillère: «Stiamo affrontando uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni – ha dichiarato – e non posso sfuggire alla mia responsabilità. Sono impegnato nel settore del vino e, insieme al team e ai membri della Ceev, farò tutto il possibile durante la mia presidenza per superare con successo queste sfide».

«Accolgo questo incarico con grande entusiasmo – dichiara Ettore Nicoletto -. Siamo in un momento storico estremamente complesso e ci attendono molte sfide.  Sono lieto di poter contribuire attivamente alla difesa delle istanze del settore vinicolo in un’ottica di proficua collaborazione con le diverse rappresentanze nazionali».

Sottolinea Nicoletto: «I dossier sul tavolo sono tutti di estrema rilevanza, dalla tutela e difesa delle nostre denominazioni, alla più ampia materia della presentazione dei prodotti ovvero l’indicazione della lista degli ingredienti e dei valori nutrizionali attraverso l’etichetta digitale u-label, fino alla necessità di sostenere costantemente il settore nell’accesso a nuovi mercati».

L’AUSTRIA ENTRA IN CEEV CON BUNDESGREMIUM DES AGRARHANDELS

Durante l’ultima riunione dell’Assemblea Generale, Ceev ha accolto un nuovo membro e un nuovo Paese tra le sue fila. Si tratta dell’Associazione federale austriaca del commercio agricolo (Bundesgremium des Agrarhandels).

Parte della divisione “Commercio” della Camera Economica Austriaca (WKO), l’ente rappresenta tutti i commercianti austriaci di prodotti agricoli come grano, sementi e mangimi, frutta e verdura, bestiame e carne, vino e liquori. L’associazione conta più di 2 mila aziende associate nel sottosettore “vino e liquori”, di cui 1.696 produttori e commercianti di vino e 400 rivenditori di vino.

«L’Austria – ha commentato l’ad Christoph Tamandl – ha una lunga e diversificata tradizione e industria del vino. Come voce del commercio vinicolo austriaco, siamo lieti di diventare membri della Ceev e di unirci ai nostri colleghi di tutta Europa nel contribuire a politiche comunitarie lungimiranti che vanno a beneficio dei consumatori, del settore vinicolo e della società in generale».

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Nasce il Club dei Ceos del vino: protagonisti 27 Ceo di Italia, Francia, Spagna e Germania

È nato ufficialmente il Club dei Ceos. Sviluppato a partire da un’idea di Domenico Zonin (vicepresidente del Comité Vins, consigliere UIV e presidente del gruppo Zonin 1821), si è riunito per la prima volta a Barcellona l’8 ottobre scorso, ospitato dall’imprenditore Miguel A. Torres (Familia Torres), e ha visto la partecipazione di ventisette Ceo di alcune fra le maggiori aziende vitivinicole di Italia, Francia, Spagna e Germania.

Il Club, istituito dal CEEV (Comité Européen des Entreprises Vins), rappresenta una nuova opportunità d’incontro per i protagonisti della viticoltura europea e di dialogo tra politica e business per discutere e trattare alcuni temi caldi del settore, quali: sostenibilità, rapporto tra vino e salute, consumo responsabile, campagne anti-alcol, dazi USA e accordi di libero scambio. Il vertice avrà cadenza annuale e il prossimo sarà in Portogallo nel 2020.

Il CEEV rappresenta le aziende vinicole del settore e del commercio nell’Unione europea: vini fermi, vini aromatizzati, spumanti, vini liquorosi e altri prodotti vitivinicoli. Riunisce 23 grandi gruppi, che producono e commercializzano la stragrande maggioranza dei vini europei, con e senza indicazione geografica, e rappresentano oltre il 90% delle esportazioni europee di vino.

“Il primo esperimento è ben riuscito – commenta Domenico Zonin – e sono stati analizzati argomenti al centro dell’agenda del CEEV a Bruxelles. Un fatto molto positivo perché, in tal modo, l’attività di lobby del Comité Vins si arricchisce del punto di vista diretto degli amministratori delle stesse imprese, i quali, a loro volta, avvicinano le proprie sensibilità alle problematiche in discussione sui tavoli politici dell’Unione Europea”.

“La necessità di risolvere problemi che vanno al di là e che stanno al di sopra degli aspetti legati alla rispettiva competitività sui mercati ci ha fatto sentire sempre più come passeggeri di una stessa nave”, conclude Zonin.

“Siamo agli inizi di un percorso – aggiunge Lamberto Frescobaldi, presidente della Frescobaldi e vicepresidente vicario di UIV – e dobbiamo affinare le posizioni, dialogando a fondo su diversi aspetti come, ad esempio, l’esigenza di distinguere vino e alcol per fornire ai consumatori informazioni chiare e precise”.

Durante questa prima riunione si è notata una grande capacità di guardare oltre il semplice recinto aziendale e di considerare il mercato nella sua complessità, come è accaduto discutendo dei dazi negli Stati Uniti, nei confronti dei quali, nonostante il diverso trattamento subito dall’Italia rispetto agli altri Paesi europei, la necessità di condividere una strategia comune ha prevalso su egoismi o rivalse nazionali. Uno spirito europeo non scontato e che ha fatto molto bene al clima generale del confronto”, conclude Frescobaldi.

“È stata una delle prime volte in cui questi argomenti – chiosa Sandro Sartor, presidente della Ruffino e vicepresidente UIV – come quelli del rapporto tra vino e salute, del consumo responsabile e della battaglia nei confronti delle campagne anti-alcol, sono stati messi al centro della discussione, nella consapevolezza, da parte dei grandi manager del vino europeo, che quella che si sta preparando sia una battaglia importante per il futuro dello stesso mercato vinicolo”.

“Continuano ad arrivare attacchi al mondo del vino perché il comparto non ha ancora sbrogliato la matassa relativa all’etichettatura – continua Sartor – e questa è una situazione che dovremo affrontare con determinazione lungo un percorso dove ancora i diversi Paesi non viaggiano alla stessa velocità. Per questo motivo, quelli più coraggiosi, come l’Italia, devono tracciare e anticipare la strada, facendosi avanti e mostrandosi proattivi rispetto a questo problema”.

Alla riunione è intervenuto anche Ignacio Sanchez Recarte (segretario generale del CEEV), che ha ascoltato i Ceo rispetto alla necessità di risolvere i problemi di funzionamento del sistema OCM promozione e ha raccolto i loro contributi rispetto al bisogno di coniugare azioni contro il cambiamento climatico per lo sviluppo di un sistema produttivo sostenibile, coniugato ad un’adeguata strategia di comunicazione.

È un grande onore per me ospitare il primo incontro del Club dei CEO CEEV – ha evidenziato Miguel A. Torres, presidente dell’azienda vinicola Familia Torres -. Credo profondamente nella collaborazione tra pari come il modo migliore per garantire la sostenibilità e la continuità del nostro settore, soprattutto considerando le sfide che ci attendono nei prossimi anni”.

Hanno preso parte al vertice anche Daniele Simoni (AD di Schenk Italian Wineries), Alessandro Botter (presidente di Botter Spa), Federico Terenzi (presidente di Cantina Terenzi e presidente AGIVI) e Luigi Bersano (direttore commerciale del gruppo Mondo del Vino).

“Con questa riunione – ha sottolineato Daniele Simoni – siamo riusciti a dimostrare che il mondo del vino europeo è unito, condivide senza individualismi le problematiche ed è in grado di cercare in modo unanime soluzioni avendo idee ben chiare rispetto alle sfide del futuro”.

LA LISTA COMPLETA DEI PARTECIPANTI

FRANCIA

  • Mr Jean-Marie Barillère, Moët & Chandon, Director of Champagne activities (and CEEV President)
  • Mr Gérard Bertrand, Vins Gérard Bertrand, President Director General
  • Mr Michel Chapoutier, M. Chapoutier SA, President Director General
  • Mrs Miren de Lorgeril, Lorgeril, President
  • Mr Paul François Vranken, Vranken-Pommery, CEO

GERMANIA

  • Mrs Kathy Féron, Jacques’ Wein-Dept, CEO
  • Mr Nikolaus Graf von Plettenberg, Sektmanufaktur Schloss VAUX AG, CEO
  • Mr Christof Queisser, Rotkäppchen-Mumm, CEO

ITALIA

  • Mr Luigi Bersano, MGM Mondo del Vino srl, Export Sales Manager
  • Mr Sandro Boscaini, Masi Agricola spa, Chairman
  • Mr Alessandro Botter, Botter spa, President
  • Mr Lamberto Frescobaldi, Marchesi Frescobaldi, Chairman
  • Mr Piero Mastroberardino, Mastroberardino, President/CEO
  • Mr Sandro Sartor, Ruffino srl, President
  • Mr Daniele Simoni, Schenk Italia Wineries, CEO
  • Mr Federico Terenzi, Terenzi, Owner
  • Mr Domenico Zonin, Casa Vinicola Zonin, President (and CEEV Vice-President)

PORTOGALLO

  • Mr Renato Berardo, Bacalhôa, President
  • Mr Eduardo Medeiro, Bacalhôa, Vice-President
  • Mr Martim Guedes, Aveleda, Co-CEO
  • Mr Antonio Soares-Franco, José Maria da Fonseca Vinhos SA, President/CEO
  • Mr Francisco Valadares Souto, Sogrape Vinhos SA, Vice-President
  • Mr John Symington, Symington Family Estates Vinhos SA, Chairman

SPAGNA

  • Mr Ramon Raventós, Codorníu SA, CEO
  • Mr Emilio Restoy, Zamora Company, CEO
  • Mr Javier Suqué, Perelada & Chivite, CEO
  • Mr Miguel A. Torres, Miguel Torres, President and CEEV Board Member
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Simei Drinktec 2017, Rallo: “Occasione unica per le imprese italiane”

“Drinktec sarà l’occasione per portare l’eccellenza storica di SIMEI, organizzata da Unione Italiana Vini dal 1963, all’interno di un contesto internazionale che consentirà alle nostre aziende di crescere ancora”.

Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini, fa il punto su SIMEI, la più importante fiera delle tecnologie per enologia e imbottigliamento che si svolgerà dall’11 al 15 settembre 2017 a Monaco di Baviera, in partnership strategica con Drinktec, fiera leader mondiale del liquid food e beverage. La macchina organizzativa della 27esima edizione è già a pieni giri per dare vita ad un’edizione che si preannuncia sempre più all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità, con un respiro ancora più globale.

“Drinktec – aggiunge Rallo – sarà un evento che permetterà ai nostri espositori di esplorare mercati diversi e altri settori del beverage, grazie alla possibilità di raggiungere visitatori nuovi e buyer trasversali. Il pubblico abituale di Drinktec, invece, potrà conoscere i nostri operatori che da sempre si distinguono come nessun altro nell’ambito delle tecnologie dedicate alla filiera vitivinicola”.

“Sarà anche un’importante occasione formativa – evidenzia Rallo – grazie ai convegni e ai workshop in programma, che faranno dialogare rappresentanti dell’industria, del mondo accademico e delle istituzioni internazionali come il CEEV (Comité Européen des enterprises vins), l’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), il CERVIM (Centro di Ricerca, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna), la Stazione Sperimentale del Vetro, l’associazione francese di produttori di superalcolici Spirits Valley, sulle tematiche più significative del comparto e su uno dei temi prioritari di questa edizione: la sostenibilità”.

L’ESPOSIZIONE, I PROTAGONISTI
A SIMEI Drinktec l’eccellenza produttiva e l’innovazione in fatto di macchine e attrezzature del comparto si potranno toccare con mano esplorando gli oltre 20 mila metri quadrati dedicati all’esposizione.

Sarà possibile scoprire, come confermano cinque grandi produttori italiani che non mancheranno a questa edizione 2017, soluzioni tecnologiche estremamente innovative dedicate alla viticoltura, delle quali l’Italia è leader mondiale.

“A SIMEI trovi sempre ciò che cerchi in tema di innovazione e processi – racconta Ernesto Abbona, presidente di Marchesi di Barolo -. Soluzioni inaspettate, frutto della genialità dei nostri imprenditori e ricercatori, che nemmeno immaginavi esistessero. Essere a Monaco sarà un’ottima occasione sia per noi, che potremo ampliare il nostro territorio a livello di vendita, sia per le aziende espositrici, che si faranno conoscere in nuovi mercati. Un’occasione unica di cui potremo beneficiare tutti, perché il benessere di un’azienda del territorio favorisce il benessere del territorio stesso, con ricadute positive ad ogni livello”.

“Ho partecipato a tutte le edizioni sin da bambino e oggi ritorno con i miei dipendenti e i tecnici – aggiunge Quirico Decordi, presidente della Vinicola Decordi. SIMEI mostra un panorama completo del meglio della tecnologia esistente in campo vitivinicolo. La concomitanza con Drinktec rinnoverà il successo dell’evento e lo porterà all’attenzione di nuovi potenziali clienti e mercati, in attesa che torni in Italia nel 2019. SIMEI è, infatti, una fiera che sentiamo molto nostra e, non a caso, i produttori top sono italiani”.

“SIMEI è l’unica fiera dove le macchine sono fisicamente esposte, cosa che permette di verificarne e testarne il funzionamento e l’operatività – commenta Domenico Zonin, presidente di Zonin 1821. Certamente si tratta di un’operazione molto onerosa a carico degli espositori ripagata però, senza dubbio, dall’impatto e dalla ricaduta che un grande evento come questo può generare. Essere a Monaco permetterà agli espositori di confrontarsi con un pubblico ancora più internazionale e di implementare l’export”.

“SIMEI è un motivo di orgoglio italiano: se l’Italia, negli ultimi anni, ha perso terreno in diversi settori strategici, questo non è successo nel campo della tecnologia enologica, dove il nostro Paese primeggia – spiega Sergio Dagnino, direttore generale di Caviro. Noi saremo lì per aggiornarci, vedere quali sono i trend e capire se c’è qualche innovazione da implementare in tempi brevi. Essendo in concomitanza con Drinktec, i visitatori riusciranno ad ottimizzare il loro tempo e gli espositori potranno sfruttare una vetrina che consentirà loro di metter piede anche in territori diversi, andando a solleticare, magari, i concorrenti di beverage e birre”.

“E’ essenziale esserci per sviluppare contatti, ma soprattutto per conoscere il nuovo, perché non c’è niente di peggio del pensare di essere arrivati – sottolinea Lamberto Frescobaldi, presidente di Marchesi de’ Frescobaldi. Bisogna essere umili e andare con tutto l’interesse possibile per portare a casa nuove idee che spingano a un continuo miglioramento. SIMEI è da sempre una fiera di altissimo livello, quindi siamo certi che Monaco, col suo baricentro internazionale, possa stimolare ancora di più la fantasia e dare stimoli nuovi, essenziali per continuare e ripartire alla grande”.

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Export di vino italiano: da gennaio a marzo 1,3 miliardi

Inizia sotto una buona stella l’avventura di Antonio Rallo alla presidenza dell’Osservatorio del Vino italiano. Il firmamento è quello dell’export di vino made in Italy. Che da gennaio a marzo vale 1,3 miliardi. Per gli amanti delle statistiche, una cifra che significa un +3% del comparto comparto, rispetto al 2015. “Il 2016 – commenta Rallo, succeduto da pochi giorni a Domenico Zonin – si prospetta un anno molto interessante per il vino italiano. E’ presto per parlare di bilanci, ma la tendenza è decisamente positiva. L’export cresce in valore del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, raggiungendo 1,23 miliardi di euro. In particolare, è in salita la domanda estera di vini italiani a denominazione che fa registrare +11% a valore e +7% a volume”. Qualche numero in più? Le bollicine confermano l’appeal di sempre per un valore di 230 milioni di euro (+21%) e 678 mila ettolitri (+26%). Il Prosecco guida questa domanda con un incremento del 31% a valore (174 milioni di euro) e del 33% a volume (461 mila ettolitri). Buoni risultati si registrano anche sui vini fermi Dop testimoniando come il successo degli spumanti italiani stia contagiando anche altri prodotti vinicoli, che continuano la crescita seppur a ritmi più sostenuti. Cifre diffuse da Istat ed elaborati da Ismea, partner dell’Osservatorio del Vino, relativamente all’export del vino nel primo trimestre 2016. “Anche se siamo solo al principio dell’anno, questi dati parlano chiaro – continua Antonio Rallo – è evidente che la qualità italiana sui mercati stranieri venga recepita in modo netto e che i nostri prodotti siano riconosciuti come ambasciatori del miglior made in Italy. Il calo ormai strutturale dell’export dei vini comuni e sfusi in favore dei prodotti di qualità, sollecita uno sforzo ulteriore che dobbiamo fare come sistema paese per conquistare nuove quote di mercato per i nostri vini a Denominazione di Origine (DO), non accontentandoci di crescere solo a valore proprio in virtù del fatto che la richiesta di vino è orientata verso prodotti i qualità. Il 2016 dovrà essere l’anno in cui si ricomincerà a vedere incrementi sui volumi dei vini a DO, migliorando ulteriormente le performance del valore delle esportazioni”. 

“La progressione dell’export – conclude il presidente Rallo (nella foto) – incide positivamente anche sulle quotazioni dei vini nel mercato interno, segno che la catena del valore del vino sta portando risultati positivi su tutti gli anelli della filiera. La cultura del consumatore sta cambiando in modo radicale, sia nel mercato interno sia in quello estero. L’imperativo, pertanto, è continuare a percorrere la strada della qualità per affermare, insieme al nostro vino, i nostri valori e le nostre tradizioni, unici al mondo e apprezzati da un pubblico sempre più ampio”. Vini e mosti nel complesso fanno rilevare ottime performance nelle esportazioni di questi primi 3 mesi 2016. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato in termini di esportazioni, che continua a crescere (sullo stesso periodo 2015) con un incremento in valore del 5% per un corrispettivo di 330 milioni di euro. Per il Regno Unito l’export vale 152 milioni di euro (+7%) mentre l’Austria fa registrare un lusinghiero +13% in valore (22,5 milioni di euro). Buone notizie dalla Cina dove il vino italiano cresce in valore del 15% (21 milioni di euro) e in volume del 17% (65 mila ettolitri). Nota positiva dalla Russia, che ha ripreso a crescere con un +6% in valore (11 milioni di euro) e un + 11,6% in volume (47 mila ettolitri). L’Import dei primi 3 mesi del 2016 vede una frenata significativa, segnando un -10% in valore (57 milioni di euro) e un -48% in volume (380 mila ettolitri).

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Unione italiana vini, cambio ai vertici: Antonio Rallo succede a Domenico Zonin

Antonio Rallo è il nuovo presidente di Unione Italiana Vini. Lo ha eletto all’unanimità il nuovo Consiglio Nazionale nel suo primo insediamento avvenuto oggi nella sede UIV di Milano. Antonio Rallo, già vicepresidente vicario, impegnato da anni in UIV sui temi della promozione e dell’OCM vino, succede a Domenico Zonin e resterà in carica per il prossimo triennio. “Ringrazio i consiglieri per la fiducia che hanno manifestato nei miei confronti – commenta Rallo -. Accetto questo ruolo con piacere e grande responsabilità, raccogliendo l’eredità del presidente e del Consiglio Nazionale uscente, che hanno saputo creare all’interno di Unione Italiana Vini un clima di collaborazione fattiva stimolando un’intensa attività in tutti i settori di interesse del comparto con risultati concreti sotto gli occhi di tutti. Proprio per questo, chiedo fin d’ora a Domenico Zonin di continuare il cammino al nostro fianco, portando il prezioso contributo che ha consentito a Unione Italiana Vini di essere riconosciuta quale principale riferimento istituzionale per il mondo vitivinicolo a livello nazionale e di raccogliere sinceri apprezzamenti anche a livello comunitario”.

Da oggi stesso – continua Antonio Rallo – ci metteremo al lavoro per valorizzare i punti di forza emersi in questi anni, interpretando in senso autentico lo ‘spirito di continuità’ che vuole lo sviluppo ulteriore dell’azione politica e l’implementazione dell’organizzazione interna. Per un’associazione che sia sempre più inclusiva verso tutte le imprese del ciclo economico della filiera vitivinicola (piccole e grandi imprese, viticoltori, cooperative, industria e commercio, consorzi e/o altre forme associative) e, pertanto, diventi maggiormente rappresentativa dell’intera filiera stessa. Un’associazione ‘di tutti gli imprenditori e per tutti gli imprenditori’ che sappia farsi interprete dei principi dell’etica d’impresa, dei valori territoriali e dello spirito di filiera”.

ZONIN: “UNA GUIDA SICURA”

“Lascio la presidenza con grande serenità – aggiunge Domenico Zonin – perché so che Antonio Rallo sarà una guida sicura per Unione Italiana Vini. In questi anni abbiamo lavorato molto per ampliare la base sociale e sviluppare una capacità nuova di dialogare con la politica e le istituzioni italiane ed europee. I risultati sono stati ottimi grazie alla partecipazione delle aziende alla vita associativa ed alla costruzione di un efficace gioco di squadra nel Consiglio Nazionale che ha permesso di essere più veloci nell’affrontare le varie tematiche proposte dall’attualità, rapidi nell’assumere decisioni sugli orientamenti politici, quindi tempestivi nel dare risposte alla politica, alle istituzioni e al mercato.

Ringrazio l’attivismo, l’impegno e il coinvolgimento di tutti i consiglieri che hanno supportato la mia presidenza, dando prova di una maturità nelle scelte e nei comportamenti che, con Antonio, sono certo crescerà ancora in futuro. Il Consiglio Nazionale – conclude Zonin – è diventato in questi anni un luogo di confronto e dibattito tra le diverse anime della filiera: penso ai viticoltori, ai commercianti, agli industriali fino alle cooperative, come non era mai successo prima”. Oltre ad Antonio Rallo, il consiglio ha eletto anche un vice presidente vicario della Confederazione, Ernesto Abbona, presidente della Federazione Nazionale degli Industriali Vinicoli, e un vice presidente, Quirico Decordi, presidente della Federazione Nazionale del Commercio Vinicolo.

IL CURRICULUM

Antonio Rallo, siciliano, classe 1967, compie le prime esperienze nell’azienda di famiglia, sin da giovanissimo. Quinta generazione di una famiglia dal 1851 nel vino di qualità, si laurea in Scienze Agrarie con il massimo dei voti; prima di dedicarsi completamente all’azienda, si trasferisce in Germania dove approfondisce la conoscenza di questo mercato tradizionalmente strategico per il vino Italiano. Cresciuto tra vigneti e cantine, è animato da un grande amore per il territorio dove intende mettere in atto una lettura innovativa delle potenzialità vitivinicole della Sicilia. Ritornato nell’isola, si dedica alla sua passione di sempre, la vigna e il vino. Sposa Barbara Pezzano con cui condivide un vissuto intenso di lavoro, viaggi e relazioni.

Wine-maker di grande passione e competenza tecnica, Antonio Rallo sovrintende alla produzione di Donnafugata, l’azienda siciliana che ha vigneti e cantine a Contessa Entellina, Pantelleria e a Marsala. Solida anche la sua esperienza maturata all’estero: nei mercati europei, Germania, Svizzera e Inghilterra, sino in quelli più lontani come Stati Uniti, Canada e Giappone. Un lavoro di ambasciatore serio e credibile che lo ha portato a confrontarsi con il trade e i maggiori esponenti della critica enologica internazionale. Oggi Antonio Rallo, insieme alla sorella José, è amministratore delegato di Donnafugata, l’azienda fondata dai genitori Giacomo e Gabriella. Chevalier du Tastevin di Borgogna dal 1999 e Accademico dei Georgofili dal 2014. Dal 2011 al 2014 è stato presidente di Assovini, l’associazione che riunisce i maggiori produttori siciliani.

Nel 2011 è entrato a far parte del Consiglio di Unione Italiana Vini – Confederazione Italiana della Vite e del Vino – e dal giugno 2013 ne ha presieduto la relativa Federazione Nazionale Viticoltori e Produttori di Vino ed è stato eletto Vice-Presidente Vicario della Unione Italiana Vini Società Cooperativa. Nel giugno 2012 ha costituito, con le organizzazioni di categoria della regione, il Consorzio di Tutela della DOC Sicilia di cui viene eletto presidente. Nel giugno 2014 è stato riconfermato presidente del Consorzio al quale il Mipaaf ha attribuito le funzioni erga omnes.

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Rinnovati i consigli delle Federazioni Unione Italiana Vini

Le Assemblee delle tre Federazioni costituenti l’Unione Italiana Vini, la principale organizzazione di settore nel comparto, espressione della rappresentanza nazionale e unitaria di tutti i soggetti imprenditoriali e professionali della filiera vitivinicola, hanno rinnovato oggi i propri Consigli Nazionali, eleggendone i membri e i relativi presidenti.  Sono stati eletti 9 consiglieri per ognuna delle tre Federazioni:

– Federazione Nazionale degli Industriali Vinicoli
Abbona Ernesto (presidente), Botter Alessandro*, Ercolino Vincenzo*, Maccari Fabio, Pedron Emilio*, Sartor Sandro (vice presidente), Zanoni Enrico (vice presidente), Ziliani Paolo*, Zonin Domenico.

– Federazione Nazionale dei Viticoltori e Produttori Vinicoli
Biestro Gianluigi, Casoli Corrado (vice presidente), Dagnino Sergio, Haas Francesco*, Lamberto Frescobaldi (presidente), Planeta Francesca, Rallo Antonio, Vezzola Mattia*, Viglierchio Enrico (vice presidente).

– Federazione Nazionale del Commercio Vinicolo
Armani Albino, Bersano Luigi (vice presidente), De Cillis Assunta*, Decordi Quirico (presidente), Del Savio Alessio, Rocca Marco, Simoni Daniele, Varvaro Vito* (vice presidente), Verga Natale.

I nomi contrassegnati da (*) sono i nuovi ingressi nei relativi Consigli

Nei prossimi giorni verrà definita la data per la convocazione della prima riunione del Nuovo Consiglio Nazionale (dove siedono anche i rappresentanti delle associazioni Agivi, Anformape e Med&a) chiamato ad esprimere la propria preferenza sul nuovo presidente di Unione Italiana Vini – Confederazione Italiana della vite e del vino, che succederà a Domenico Zonin.

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Al Vinitaly 50 anni di rivoluzione del vino raccontati dall’Osservatorio del Vino

Vigneti e cantine, ma anche geografia dei paesaggi e organizzazione aziendale, profili di consumo e dinamiche distributive, modelli di business e strategie di impresa: la profonda rivoluzione che ha investito il mondo del vino negli ultimi cinquant’anni sarà fotografata attraverso numeri, statistiche, scenari e analisi di mercato in un incontro, promosso dall’Osservatorio del Vino, che si svolgerà lunedì 11 aprile alle ore 12.00 nello stand MIPAAF (Sala Conferenze), al 50º Vinitaly.

I partner dell’Osservatorio Ismea, Crea, WINE-Management lab di Sda-Bocconi e Wine Monitor-Nomisma metteranno a fuoco diversi aspetti di questa straordinaria evoluzione-rivoluzione del vino italiano: dalla trasformazione della geografia produttiva, che ha visto cambiare radicalmente la tipologia dei vitigni coltivati nel nostro Paese, all’analisi di come è cambiato il marketing del vino delle imprese italiane per arrivare a capire come sono evoluti stili di consumo e strategie distributive.

Un cammino di successo che ha portato il vino italiano da commodity a specialty. Introdurranno i lavori Domenico Zonin, Presidente Osservatorio del Vino, Giovanni Mantovani, Direttore Generale Veronafiere e Raffaele Borriello, Direttore Generale Ismea. Seguiranno gli interventi di Fabio del Bravo, Ismea ”Vino italiano da commodity a specialty, la storia di un successo narrata con i numeri”, Andrea Rea, Wine Management Lab di Sda-Bocconi con un focus intitolato ”L’Italia del vino che cresce: modelli di business e criticità”, Denis Pantini, Wine Monitor Nomisma: ”Profili di consumo e strategie distributive” e Diego Tomasi, Crea-Vit con ”Vitigni e territori: l’evoluzione della base ampelografica italiana”. Modererà l’incontro Lucio Bussi, sarà presente, per un saluto, oltre ai più autorevoli rappresentanti del mondo vitivinicolo a livello nazionale, anche il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.  

(foto Italiaatavola).

 

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“Storia e civiltà del vino” si impareranno a scuola. Presentato oggi in Senato il Ddl

E’ stato presentato dal senatore Dario Stefano il disegno di legge che potrà trasformare il vino in materia di studio nelle scuole dell’obbligo italiane. “Istituzione dell’insegnamento di storia e civiltà del vino”, questa la proposta presentata oggi presso la Sala Nassiriya del Senato dal promotore del disegno di legge, alla presenza del Paolo Castelletti (segretario generale Unione Italiana Vini), Riccardo Cotarella (presidente Assoenologi), Isabella Marinucci (Federvini) e del professor Attilio Scienza. Se approvato, la storia del vino entrerà di diritto nelle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado.

“Valorizzare con l’insegnamento il patrimonio culturale che il vino rappresenta –  commenta Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv) – aiuterà anche la diffusione tra le giovani generazioni di modalità più mature e responsabili di bere alcolici e avvicinarsi al vino. La cultura è consapevolezza e, quindi, studiare cosa il vino ha rappresentato nella nostra civiltà e conoscerne il naturale processo produttivo favorirà la maturazione di un atteggiamento consapevole, e quindi moderato, di consumo. Come testimonia il fallimento delle politiche proibizionistiche incentrate su sistemi sanzionatori, solo la conoscenza e la cultura rappresentano l’unico antidoto contro le devianze alcoliste e il binge drinking. Il nostro grazie, quindi, al Sen. Dario Stefano perché, con il disegno di legge finalizzato all’introduzione dell’insegnamento obbligatorio della disciplina ‘Storia e Civiltà del vino’ nelle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado, dimostra un atto di coraggio e di responsabilità sociale da parte della  ‘politica’ che salutiamo con grande favore”.

“Storia e civiltà del vino” si impareranno a scuola. Presentato oggi in Senato il Ddl

“Il vino fa parte della cultura europea da millenni e in Italia rappresenta forse la più nobile e antica tradizione legata alla terra – spiega Paolo Castelletti, segretario generale Uiv – un patrimonio storico e sociale che non ha confronti e che contribuisce al buon nome dell’Italia a livello internazionale. Per questo motivo Unione Italiana Vini è capofila per l’Italia di Wine in Moderation (Wim), un progetto informativo/formativo promosso insieme a tutto il settore vitivinicolo europeo per diffondere i veri valori legati al mondo del vino che non possono prescindere da un consumo consapevole e responsabile”.

“L’introduzione della materia di insegnamento di storia e civiltà del vino nelle scuole – aggiunge Paolo Castelletti – costituisce anche un dovuto riconoscimento al secolare ruolo svolto dal vino in diversi aspetti della civiltà occidentale, dalle arti alla letteratura alla religione, dall’economia alla società al paesaggio. Proprio un anno fa, al convegno organizzato al Ministero delle Politiche Agricole sui temi del ‘vino e salute’, lanciammo come Unione Italiana Vini la proposta di introdurre una materia di insegnamento legato alla storia della civiltà del vino anche in chiave antiproibizionista. Oggi siamo lieti – conclude Castelletti – che il senatore Stefano abbia raccolto questo nostro suggerimento trasformandolo in una organica proposta di legge”.

Il Consiglio Nazionale di UIV ha istituito al proprio interno un gruppo ad hoc relativo al tema “Vino e Salute” con lo scopo di valorizzare al meglio l’esperienza dell’Associazione europea Wim aisbl e studiare, anche con la collaborazione degli altri partner europei, progetti e programmi che possano dimostrare il valore di una corretta educazione al bere, unica ed efficace risposta all’abuso di alcol. Unione Italiana Vini è stata inoltre l’unico partner italiano del progetto del programma europeo Leonardo Da Vinci (Lifelong Learning Programme) Art-de-Vivre VET, che perseguiva come obiettivo principale la formazione professionale sul vino, salute e consumo responsabile.

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Unione italiana vini a Poderi del Nespoli, Zonin: “La qualità non basta più per competere”

“Dobbiamo fare più sistema con tutti i soggetti del territorio: aziende, ristoranti, enoteche, sommelier, distribuzione organizzata, per condividere e promuovere un processo culturale univoco che premi sia il mondo del vino sia i consumatori. Il consumo di vino al ristorante nei prossimi due anni è stimato possa crescere di oltre 8% con una predilezione verso i vini locali o regionali (94,5% degli intervistati), a suffragare il concetto dell’importanza del territorio, e con una forte tendenza a consumare vini al bicchiere (94% degli intervistati), indice del fatto che la modalità di consumo è cambiata e che dobbiamo muoverci per trovare le formule opportune per essere al passo col tempo. La cultura della qualità e del territorio, anche per la distribuzione moderna, saranno il focus su cui concentrare gli sforzi nei prossimi anni”.

Con queste parole Domenico Zonin, Presidente Unione Italiana Vini, ha chiuso oggi i lavori della Tavola Rotonda dal titolo “Mercato interno del vino: quali le prospettive del 2016?”, organizzata presso Poderi dal Nespoli (Nespoli, FC) da Unione Italiana Vini, in collaborazione con Foragri, con l’obiettivo di fornire una panoramica complessiva sullo status e sulle prospettive del comparto vitivinicolo per il 2016, dialogando con le istituzioni e con i più autorevoli esponenti del mondo vitivinicolo nazionale, i rappresentanti della Gdo, della ristorazione, delle enoteche, con il supporto dei dati forniti dall’Osservatorio del Vino.

“La reputazione dei nostri prodotti – precisa Simona Caselli, assessore Agricoltura Regione Emilia Romagna – si fa qui, sul territorio. Sono la qualità prodotto, il luogo di produzione, la relazione con la gente, che ti fanno riconoscere. La nostra gastronomia sta ottenendo risultati straordinari, costruendo attenzione sui nostri prodotti e trainando il turismo. Però dovrà sempre più essere unita al mondo del vino, dovranno viaggiare insieme per portare soddisfazione maggiore per tutti. Il lavoro sulla qualità va spiegato e serve attenzione complessiva affinché non diventi fuori portata per i consumatori. Serve equilibrio e la ristorazione in questo è molto importante. Di deve ragionare, in sintesi, in termini di sistema”.

“LA QUALITA’ NON BASTA PER COMPETERE”
“La cosa certa, almeno così i dati di Fipe ci dicono – spiega Zonin – è che dobbiamo insistere sul tema della cultura perché, se ben l’85% dei consumatori intervistati ritiene di non conoscere il vino, significa che da qui dobbiamo partire per promuoverlo attraverso un marketing della conoscenza, per il quale siamo disposti ad investire”. “La qualità non basta più per essere competitivi – conclude il presidente Zonin – ma deve essere supportata da un processo di crescita culturale da parte sia delle aziende sia del consumatore. Il territorio e la tradizione sono fattori prioritari per raccontare il nostro vino e sempre più dobbiamo imparare ad insistervi per far capire la complessità e l’unicità che siamo capaci di esprimere attraverso i nostri prodotti. Aiuteremo così anche il consumatore a recepire il vino non come semplice bevanda ma come il prodotto finale di un sistema responsabile, appassionato e ricco di professionalità. Questo farà la differenza per crescere in primis sul mercato interno e poi sul mercato estero, grazie a una migliorata percezione che deriverà proprio da questa nuova cultura”.

PODERI DEL NESPOLI

L’importante conferenza si è tenuta ieri proprio a Poderi del Nespoli, cantina romagnola che dal 1929 produce vino di qualità, tra l’alto già finito anche sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it: qui le nostre recensioni del Rosso Poderi del Nespoli e del Bianco Poderi del Nespoli, in vendita sugli scaffali della grande distribuzione organizzata. Una realtà di riferimento nel panorama enologico della Romagna, grazie all’impegno della famiglia Ravaioli, che piantò i filari del primo podere acquistato nel borgo di Nespoli, a cui negli anni si è affiancata la concezione imprenditoriale della famiglia Martini, che ha saputo guardare lontano e portare il nome di Poderi dal Nespoli e della Romagna nel mondo. Oggi, infatti, Poderi dal Nespoli unisce la storia e la tradizione con le tecnologie all’avanguardia, il rispetto per l’ambiente con la promozione dell’enoturismo come efficace modo di avvicinare il pubblico al vino. Sistemi di produzione moderna, sperimentazioni e ricerca, infatti, si accompagnano a un modello di imprenditorialità basato sull’esperienza diretta da parte del consumatore, che qui può scoprire e conoscere l’intera filiera produttiva, dal vigneto alla cantina, dall’imbottigliamento alla commercializzazione, fino al calice.

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Analisi e Tendenze Vino

Leggi sulla viticoltura: presentato il Codice della Vite e del Vino 2016

La nuova normativa dell’Unione europea sul sistema autorizzativo degli impianti vitati, oltre a quella italiana, che sarà pienamente operativa dal 1° gennaio 2016; il decreto legislativo numero 61 dell’8 aprile 2010, relativo alla tutela delle Denominazioni di origine e Indicazione geografica; nonché tutti i decreti applicativi collegati, che completano il quadro delle norme nazionali sulle denominazioni di origine dei vini italiani.

Sono solo alcune delle preziose informazioni che si potranno consultare sulla nuova edizione del “Codice della Vite e del Vino”, una sorta di “opera omnia” in cui è stato rielaborato e aggiornato l’intero panorama normativo comunitario collegato all’Ocm vino, ovvero la regolamentazione unica dell’Unione Europea per il settore vitivinicolo, sia in termini di produzione che per i contributi a fondo perduto assegnati alle aziende del settore. Si tratta dunque di uno strumento utile per i produttori, di facile consultazione, che consente di restare aggiornati sulla normativa vitivinicola e muoversi con sicurezza nelle scelte aziendali.

La guida è stata presentata oggi da Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini, la principale organizzazione di settore del comparto, espressione della rappresentanza nazionale e unitaria di tutti i soggetti imprenditoriali e professionali della filiera vitivinicola, che assieme rappresentano oltre il 50% del fatturato nazionale nel settore del commercio vinicolo e l’85% dell’export.

“Il Codice della Vite e del Vino 2016 – spiega Zonin – è il frutto del notevole sforzo editoriale del Servizio giuridico normativo dell’Unione Italiana Vini, per raccogliere tutta la normativa dell’unione europea e nazionale italiana, comprese anche le circolari inedite e poco conosciute che, spesso, forniscono utili elementi interpretativi. Un volume – aggiunge Domenico Zonin, nella foto – che si propone quale innovativo servizio di consultazione e aggiornamento legislativo che può contare su continui aggiornamenti on line sul sito Uiv sul supporto di una newsletter che informa tempestivamente l’operatore professionale della pubblicazione di nuovi provvedimenti Ue e nazionali. Uno strumento moderno che si aggiunge all’Osservatorio del vino per fornire un quadro completo sotto tutti i punti di vista a chi opera in questo settore, quindi sotto i profili: tecnico, legislativo, economico”.

Accanto alla legislazione Ue e alle norme che da esse discendono direttamente, esistono anche disposizioni nazionali che disciplinano l’attività di produzione e commercializzazione delle bevande e che fanno parte anch’esse della realtà legislativa in cui si muovono gli operatori nella loro normale attività (legge 82/2006, accise, disciplina igienica degli alimenti, produzione con metodo biologico. codici doganali, preimballaggi, etc.).

DOVE ACQUISTARLO
“Con questa edizione del Codice – conclude Zonin – si inaugura una nuova stagione editoriale dell’Unione Italiana Vini che ha promosso una originale ‘collana’ di pubblicazioni dedicate alle tematiche di politica e normativa vitivinicola italiana ed europea. Un ambito culturale e tecnico in continua evoluzione che trova nell’Unione Italiana Vini un punto di riferimento ormai storico, forte di un’esperienza quarantennale, di editoria specializzata, che vedrà presto nuovi titoli arricchire la Collana dedicata a questi temi, al servizio del mondo vitivinicolo nazionale”.

Il volume può essere richiesto direttamente all’Unione Italiana Vini inviando una mail a: serviziogiuridico@uiv.it, oppure telefonando al numero: 06-44.23.58.18. Titolo: Codice della Vite e del Vino; Editore: Unione Italiana Vini – Confederazione Italiana della Vite e del Vino; Autore: Antonio Rossi; costo: 290,00 euro (Iva inclusa), comprensivo del volume cartaceo e della consultazione degli aggiornamenti on line.

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news ed eventi

Tutti i numeri del vino in Italia: nasce l’Osservatorio del Vino italiano

Il 64% del consumo di vino è domestico, in particolar modo durante i pasti (72%). Cresce anche il consumo del nettare di Bacco “fuori-casa”, ovvero nel canale Horeca (ristoranti, bar, ecc), che in Italia rappresenta il 38% delle vendite totali e risulta in crescita nel terzo trimestre 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: +3,1% nei volumi e + 2,3% nei valori, contro una tendenza negativa sul versante dei valori per il canale off-trade e quindi Gdo in primis
, che rappresenta il 64% delle vendite totali, sempre riferita allo stesso intervallo temporale che sacrifica il -3,9% in volume per mantenere un + 0,9% in valore. Questi, in sintesi, sono alcuni dei primi dati offerti dall’Osservatorio del Vino italiano, “il primo e unico punto di riferimento istituzionale – come spiega Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini – per la raccolta, l’analisi, il commento e la diffusione dei dati statistici del settore vitivinicolo, sia sul fronte produttivo che su quello dei mercati interno e internazionale”. “Si tratta di un’iniziativa inedita per il nostro Paese – continua Zonin – e di fondamentale importanza per un comparto produttivo che oggi rappresenta l’eccellenza dell’intero ‘sistema Italia’, ma che soffre la mancanza di un fonte di rilevazione, commento e diffusione di dati statistici del settore fondati e garantiti istituzionalmente”.

L’Osservatorio del Vino italiano è stato presentato all’inizio del mese di dicembre presso la sede del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, a Roma, dall’Unione Italiana Vini insieme a Ismea e Sda Bocconi, partner del progetto, con la partecipazione del vice ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, il senatore Andrea Olivero. Sono seguiti gli interventi di approfondimento delle prime indagini promosse dall’Osservatorio a cura di Fabio del Bravo, Ismea; Silvia Zucconi, Nomisma Wine Monitor; Denis Pantini, Nomisma Wine Monitor. Presenti alcuni tra i più autorevoli rappresentanti istituzionali e del mondo vitivinicolo a livello nazionale.

“La novità di questo Osservatorio – sottolinea il Presidente Domenico Zonin – è che l’elaborazione statistica viene effettuata sulla base dei dati trasmessi dalle aziende a cadenza periodica. Tutto ciò garantisce alle stesse imprese il vantaggio di avere analisi di mercato aggiornate e affidabili in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze informative necessarie per orientare le strategie commerciali e di marketing delle moderne aziende del settore. Con l’Osservatorio del Vino, inoltre, vogliamo offrire alle istituzioni un quadro aggiornato e corretto del mercato del vino indispensabile per operare scelte normative e di regolazione adeguate alla realtà. Attraverso questo lavoro intendiamo costruire un luogo privilegiato per animare il dibattito strategico sul settore vitivinicolo in Italia”.

Il vino si conferma la punta di diamante del nostro settore agroalimentare. “Un comparto – dichiara Raffaele Borriello, Direttore Generale Ismea – che grazie all’elevata propensione all’export e alla sua innata capacità di raccontare la storia del territorio di origine, fa da guida per l’intero Made Italy sui mercati esteri. Le esportazioni di vino nel 2015 potrebbero raggiungere un risultato record di 5,5 miliardi di euro, mettendo a segno un aumento di circa il 7% sul dato del 2014″. Certo è che andrebbe snellita la burocrazia, come ha di recente denunciato la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi).

“Il Wine Management Lab – aggiunge Andrea Rea, Responsabile Wine management lab Sda Bocconi – rappresenta l’impegno concreto di Sda Bocconi per il vino italiano. Per conquistare la leadership internazionale, l’attività di generazione di conoscenze è fondamentale per rafforzare la peculiare capacità imprenditoriale italiana nella complessa competizione internazionale. La partnership con UIV e Ismea per l’Osservatorio del Vino propone un modello efficace di ricerca, che integra competenze qualificate, network e accessibilità dell’informazione”.

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