Alla Camera di Commercio di Pavia, a fianco al presidente Franco Bosi, il presidente del Consorzio, Michele Rossetti, e il presidente del Distretto, Fabiano Giorgi, scommettono sul generare nuovi scenari di mercato per portare l’Oltrepò Pavese nel mondo alta gamma. “Internazionalizzare l’Oltrepò Pavese – spiega Michele Rossetti – è un obiettivo strategico, per un territorio che pur offrendo un’intera carta dei vini è oggi appiattito su un mercato perlopiù multi regionale, tutto questo nell’ambito di uno scenario nazionale in cui le denominazioni di maggior successo esportano dal 50% in su delle loro produzioni di maggior pregio. Ci siamo dati un metodo per guardare a domani”.
I PAESI TARGET
I principali Paesi target del 2017 saranno Stati Uniti e Svizzera, seguiti dal Giappone. Ovviamente, precisa il Consorzio, “ci sarà spazio anche per l’ascolto delle singole volontà aziendali su cui plasmare le progettualità”. L’Oltrepò Pavese lavorerà anche ad esplorare con attività BtoB gli interessanti scenari di Germania, Nord Europa e dell’Inghilterra post Brexit. “C’impegneremo – annuncia Fabiano Giorgi – già dalla prossima edizione di ProWein per dare coerenza e continuità alle nostre azioni per portare la nostra qualità a chi la sa apprezzare”.
Il messaggio di Consorzio e Distretto è che “ripartire significa unirsi e progettare insieme a lungo termine”. Si cambia, “non in modo improvvisato ma ragionato, con la consapevolezza che si debbano mettere a fattore comune le eccellenze, che l’Oltrepò può vantare e che devono essere di esempio”. E’ già stato creato il Tavolo Internazionalizzazione che vede la partecipazione del Direttore del Consorzio, Emanuele Bottiroli, di Cristina Cerri (Travaglino), Luca Bellani (Ca’ di Frara) e Stefano Dacarro (La Travaglina). L’obiettivo è ampliarlo, di volta in volta e a seconda delle esigenze di progetto, per arrivare sempre a scelte strategiche condivise con i produttori.
I DATI
Secondo l’osservatorio di Nomisma Wine Monitor all’avvicinarsi del giro di boa per il commercio mondiale di vino 2016, l’Italia resta in scia ai diretti competitor, surclassando quelli dell’Emisfero Sud ma arrancando nei confronti degli europei. Nel periodo gennaio-maggio di quest’anno, le importazioni nei primi dieci mercati – che congiuntamente pesano per il 70% dell’import mondiale di vino in valore – sono cresciute del 3,8% sullo stesso periodo dell’anno precedente, superando così i 7,3 miliardi di euro. Stati Uniti e Giappone crescono di oltre il 4%.
Le importazioni di vini italiani nei principali mercati mondiali continuano ad essere trainate dagli spumanti. La crescita per questa tipologia nei primi cinque mesi del 2016 è infatti superiore al 20%, mentre nel caso dei vini fermi imbottigliati la variazione è appena dell’1%.
Regno Unito e Stati Uniti si confermano, invece, i principali mercati di sbocco degli sparkling italiani. La Germania si conferma il primo importatore di vino italiano e da monitorare c’è il trend dei mercati del Nord Europa in cui sta crescendo rapidamente, complici le nuove abitudini di consumo, l’attenzione verso i vini di qualità italiani che, insieme a quelli francesi, godono di un fascino del tutto particolare per storia e identità che riescono a trasmettere.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.