“Il settore distillatorio italiano tra modello di sostenibilità e nuove sfide“. È questo il titolo scelto da AssoDistil per la due giorni in programma il 28 e 29 ottobre a Nogaredo (Trento) nell’auditorium di Distilleria Marzadro.
L’iniziativa – organizzata in collaborazione con Bernadet, Labrenta e Gruppo Saida – sarà l’occasione per approfondire il lavoro portato avanti dalle distillerie italiane sui temi della sostenibilità e dell’economia circolare. Verranno inoltre presentati i primi prototipo di bottiglia, tappo ed etichetta 100% green.
«Finalmente dopo 2 anni – commenta Antonio Emaldi, presidente AssoDistil – torniamo a incontrare in presenza le distillerie associate. Ripercorreremo insieme gli eventi che hanno caratterizzato l’operatività delle nostre imprese in questi ultimi due anni, dal periodo emergenziale alle prospettive per il futuro».
«Questo grazie ai dati presentati da Nomisma e alle tendenze illustrate da Format Research – prosegue Emaldi -. Una delle parole cha abbiamo sentito pronunciare negli ultimi tempi è “resilienza” e ritengo che il nostro settore ne rappresenti un esempio perfetto».
«Sostenibilità ed economica circolare – aggiunge Sandro Cobror, direttore generale AssoDistil – sono da sempre valori fondamentali per le distillerie italiane. Il Report sulla sostenibilità pubblicato lo scorso anno ha evidenziato che il settore distillatorio produce non solo Grappe, distillati e acquaviti di grande qualità ma lo fa mettendo in pratica modelli sostenibili, rispettando e migliorando l’ambiente».
IL PROGRAMMA
I lavori si apriranno giovedì 28 ottobre alle ore 15.30 con l’intervento di Antonio Emaldi che illustrerà il bilancio del settore distillatorio per l’anno 2020 – 2021. Il pomeriggio seguirà con un focus sui dati economici, il clima di fiducia, l’internazionalizzazione e gli effetti dell’epidemia covid-19 sul comparto.
La presentazione sarà supportata dai dati dell’Osservatorio sui distillati a cura di Format Research. Alle ore 16.30 sarà la volta dello studio sullo status e le prospettive di sviluppo della Grappa in Italia a cura di Nomisma.
Venerdì 29 ottobre sarà la giornata dedicata alle best practice sul packaging sostenibile, nuova frontiera per un settore che punta ad essere sempre più green. Si inizierà alle 10.30 con i saluti di Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura Camera dei Deputati e con l’introduzione di Sandro Cobror, direttore AssoDistil.
A seguire sarà l’intervento di Giuseppe Morelli, direttore commerciale Gruppo Saida che presenterà “Il packaging sostenibile: il vetro”. Alle ore 11 sarà Amerigo Tagliapietra, sales director di Labrenta, a parlare del tappo sostenibile.
Alle ore 11.15 sarà la volta di Chiara Bettini, business developer Bernadet Italia, che parlerà delle soluzioni sostenibili per le decorazioni dei distillati. l soci sostenitori AssoDistil – Bernadet, Labrenta e Gruppo Saida – presenteranno inoltre la prima bottiglia con tappo ed etichetta 100 per cento green.
«Questa due giorni rappresenta una nuova tappa di questo percorso che intende sottolineare come la sostenibilità del settore distillatorio si arricchisca del contributo di imballaggi sempre più moderni e sostenibili che riutilizzano materie prime, senza rinunciare al design e all’eleganza necessaria per confezionare prodotti di eccellenza».– conclude Sandro Cobror.
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Trento Doc, Vermut Altolago, Amaro Marzadro. Si apre così la nostra visita alla Distilleria Marzadro, a Nogaredo (TN). Un twist sullo “Sbagliato” a base di prodotti del territorio. A proporlo è il bartender Leonardo Veronesi (del Rivabar di Riva del Garda) che collabora con Marzadro proprio per sdoganare la Grappa, prodotto regina della distilleria, in mixology.
L’approccio è chiaro: proporre la grappa in miscelazione per introdurla al consumo in purezza. Strizzare l’occhio al bere mescolato sia per volumi sia come veicolo per rendere il brand riconoscibile ed evolvere il consumatore verso il consumo in purezza.
Questo perché il competitor non è più il vicino di casa, grappaiolo pure lui. La concorrenza oggi sono gli altri grandi distillati, come Whisky, Cognac e Rum, tanto quanto i sempre più presenti Gin e Botanical Spirit.
Lavorare quindi sulle potenzialità della grappa come ingrediente, senza quindi sviluppare un prodotto apposito come invece hanno fatto altre aziende. Drink a base grappa che divengono accompagnamento a piatti gourmet. Abbinamento cibo-cocktail che trova qui un’ulteriore sdoganamento.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Alle spalle c’è la storia e la tradizione di un’azienda nata sul finire degli anni ’40 per volere dei fratelli Sabina ed AttilioMarzadro e cresciuta nel tempo fino all’avvio dell’attuale stabilimento nel 2004. Sempre sotto il segno della qualità.
Otto alambicchi a bagnomaria . Gestione separata delle vinacce e degli sgrondi. Circa 50.000 quintali di vinacce lavorate ogni anno, tutte da viticoltura trentina. Periodo di distillazione di circa 100 giorni all’anno per poter lavorare la materia prima a breve distanza di tempo da vendemmie e vinificazioni. 27 milioni di bottiglie/anno suddivise in oltre 70 etichette differenti.
Numeri di quella che è, ad oggi, “un’azienda grande fra le piccole” come sottolineano gli eredi di casa Marzadro Alessandro e Stefano.
LA DISTILLERIA
Entrare nella distilleria significa entrare in un edificio appositamente pensato e realizzato per fare la grappa e comunicarla al consumatore. Un edifico che punta all’ecosostenibilità ed all’integrazione col territorio finanche al tetto, ricoperto da un manto vegetale.
Già dall’esterno si ha un immediato senso di accoglienza dato dall’assenza di una recinzione che divida dalla strada antistante. Colori tenui e le grandi vetrate del punto vendita che invitano a fermarsi anche solo per curiosare.
All’interno risulta chiaro come la parte operativa-produttiva e la parte da “enoturismo” condividano gli spazi senza intralciarsi vicendevolmente.
La sala di distillazione, il sancta sanctorum dell’impianto, è attorniata da un corridoio che permette ad eventuali visitatori di osservare le varie fasi senza disturbare.
Ma dietro a questo studio estetico-funzionale c’è tutta l’esperienza e la ricerca della qualità delle generazioni della famiglia Marzadro. Alambicchi in rame “a bagnomaria” per ottenere distillazioni più pulite rispetto ai tradizionali “cestelli”. Due batterie di sistema alambicco-colonna che convergono su due contatori piombati per ragioni fiscali (l’equivalente dei “spirit safe” scozzesi). Oltre 2400 sigilli daziali a garantire l’incolumità della produzione.
Ma nonostante la tecnologia e gli automatismi la distillazione è ancora, in parte, un gioco di sensibilità. Il sapere si tramanda ancora oggi con la nuova generazione che lavora a fianco della precedente.
LA BOTTAIA
1000 Kg di vinaccia, lavorati per circa 4 ore, danno origine a circa 60 litri di grappa. Grappa bianca che in alcuni casi verrà invecchiata. La bottaia trasmette lo stesso “concept” architettonico della produzione: convivenza fra lavoro e visita, fra esigenze tecniche e turismo.
Se le botti sono custodite in depositi sotto sigillo della Guardia di Finanza per ragioni fiscali per il visitatore è comunque possibile osservarle grazie ad un camminamento sopraelevato.
Oltre 3000 botti fra Ciliegio, Acacia, Frassino. Legni di diversa grana e diversa tostatura. Botti ex Porto. Anfore di terracotta. Tutti ingredienti della formula alchemica dell’invecchiamento. Elementi dello stile della Casa.
Materiale e tempo che creano la gamma dei prodotti invecchiati Marzadro, dall’iconica “18 Lune” alla linea “Giare“, finanche alla grappa affinata in anfora.
MADONNA DELLE VITTORIE
Marzadro però non è solo grappa. Da tre anni è stata infatti acquisita Madonna delle Vittorie, una realtà fatta di una cantina ed un frantoio. Siamo ad Arco (TN), punta nord del Lago di Garda.
Lavorazione artigianale delle olive (anche conto terzi, vista la scarsità di frantoi nell’areale), 50% varietà nere 50% varietà verdi, per produrre un olio Garda Dop fragrante, dal colore brillante che alterna dolcezze a note amaricanti e ad una leggere piccantezza.
Teroldego, Rebo, Nosiola, Gewurtraminer, Pinot Bianco, Chardonnay. Filari stretti per creare competizione fra le viti. Circa 40 ettari in conduzione di cui 8 di proprietà. Produzione annua di 150.000 bottiglie. Un Trento Doc fragrante e fruttato ed una linea di vini fermi che, così come l’olio, sembrano cercare una proprio specifica identità.
L’areale del nord Garda è una sottozona molto particolare. Una zona che attutisce le annate molto umide anche grazie ai due venti che soffiano regolari, il Pelér al mattino e l’Ora al pomeriggio. Zona di sbalzi termici. Quasi una goccia di mediterraneo nel nord Italia.
Ma se questa parte di mondo da vita ad un olio la cui qualità è conosciuta e rinomata per i vini l’identità è ancora tutta da scoprire. La Nosiola, unico vitigno autoctono trentino a bacca bianca, da vini ancora sconosciuti ai più così come il Gewurztraminer che qui ha una declinazione differente, meno aromatica e più elegante, rispetto all’areale altoatesino.
Un angolo di Trentino ad oggi forse più noto come località da turismo sportivo (vela, arrampicata e bici le attività principali) che però nasconde in se un piccolo cuore enogastronomico da scoprire.
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NOGAREDO (Trento) – Nell’ambito delle iniziative per festeggiare i 70 anni dell’azienda, Distilleria Marzadro ha organizzato il convegno “Grappa, il futuro che ci aspetta“. Un confronto tra produttori e categorie per riflettere sul futuro del settore e sui nuovi business.
Il convegno, nella sua prima edizione, ha messo l’accento, tra gli altri, su due aspetti fondamentali per il comparto delle distillerie italiane. Il primo è quello dell’economia circolare, di cui già oggi le distillerie sono un esempio perfetto, ma che può in futuro aprire nuove vie sulla diversificazione di prodotto.
Il secondo è quello della necessità, per il comparto, di “fare squadra“, di fare rete per meglio affrontare le sfide future. Uno dei punti di riferimento e dei mezzi per ottenere questo risultato può essere la creazione di un Consorzio di Tutela della Grappa che possa aiutare ad affrontare meglio i mercati esteri e tutelare le IG della Grappa.
Abbiamo voluto organizzare questo forum di discussione perché come impresa percepiamo la necessità di riflettere sulle strategie per il futuro. Il comparto distillatorio è ad un bivio: l’export diventa sempre più importante, ma le dimensioni aziendali delle nostre distillerie ci limitano; i prodotti sono apprezzati, ma il mercato cambia in fretta ed è necessario diversificare ed esplorare nuovi ambiti produttivi. Su questi temi è necessario riflettere tutti insieme” – dice il presidente di Distilleria Marzadro, Stefano Marzadro.
L’ECONOMIA CIRCOLARE
Una possibilità di aumentare il business per le distillerie è quella di diversificare il prodotto e di ampliare l’utilizzo della materia prima. Già oggi, oltre alla Grappa e ai distillati, le aziende sono un esempio perfetto di economia circolare: contribuiscono alla produzione di biogas, attraverso il conferimento delle vinacce esauste in impianti a biomassa.
Quello che deriva, poi, da questo secondo processo, cioè il “digestato“, può a sua volta essere utilizzato in agricoltura come nutrimento per il terreno, chiudendo quindi il cerchio della circolarità dei processi in distilleria. Man mano che il quadro regolatorio e la disciplina si consolida, le aziende sfruttano tutti i possibili utilizzi del prodotto.
Ma il futuro è molto più ricco di possibilità. Dai residui della distillazione si possono ricavare additivi alimentari, bioprodotti per la cosmetica e la nutraceutica. Alcune aziende già producono ad esempio additivi naturali per la panificazione come l’acido tartarico, mentre altre strade sono esplorate in via sperimentale, su scala di laboratorio o su scala-pilota.
Si parla anche, ad esempio, di farina di vinaccioli disoleata, derivante dalla lavorazione dei semi degli acini – da poco ufficialmente nella lista di combustibili rinnovabili e sostenibili, grazie al decreto ministeriale n.74 entrato in vigore lo scorso 21 agosto, voluto dal ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero della Salute e dello Sviluppo Economico – o di tessuti a base di vinaccia.
E, naturalmente, dei biocarburanti avanzati come il bioetanolo avanzato, in grado di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di oltre il 70%. In questo contesto, l’Italia ha sviluppato una tecnologia innovativa e all’avanguardia nel mondo.
“Il settore distillatorio è fortemente impegnato nello sviluppo dell’economia circolare come strumento di sviluppo del comparto – ha commentato Sandro Cobror, direttore di AssoDistil – Le nostre distillerie, affermatesi negli anni grazie ai prodotti di indiscussa qualità come i nobili distillati, Grappa anzitutto, da sempre cercano di valorizzare al massimo la materia prima utilizzata, essa stessa sottoprodotto della filiera vitivinicola, ma oggi, grazie allo sviluppo di nuovi processi e tecnologie, il portafogli di prodotti di origine naturale si amplia enormemente creando delle opportunità di business inesplorate finora, come le applicazioni cosmetiche, nutraceutiche o nel mondo dei biopolimeri, che permettono sinergie con altri comparti industriali e produzioni a zero rifiuti, nella logica di una economia realmente rispettosa dell’ambiente e che valorizzi integralmente le materie prime: una vera economia circolare che vede il comparto tra i protagonisti dello sviluppo sostenibile”.
LA NECESSITA’ DI FARE SQUADRA
C’è, da parte delle imprese, una volontà esplicita di andare all’estero. Lo si evince anche dall’aumento della partecipazione alle fiere internazionali di settore. Negli ultimi tre anni, l’84% delle imprese ha avuto almeno un contatto con l’estero.
Le esportazioni sono in crescita soprattutto nei Paesi dove il made in Italy è maggiormente apprezzato: negli Stati Uniti, in Asia e in Europa. Nel vecchio continente, in particolare, si consolidano i mercati tradizionali come la Germania e la Svizzera.
“Recentemente, a Bruxelles, presso l’Istituto Italiano di Cultura, Federvini ha presentato con Nomisma e Mediobanca un’analisi approfondita del settore spiriti in Italia – ha spiegato Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore generale di Federvini – Alla presenza di diversi parlamentari italiani è stato messo in luce che, i cali di consumo sul mercato nazionale, hanno spinto molte aziende a cercare nuovi mercati con l’internazionalizzazione. Ed ora il settore delle bevande spiritose sta vivendo un momento di grande espansione nell’export”.
“La Grappa – prosegue Cagiano – indicazione geografica italiana di prestigio, è in linea, ma fatica di più, dovendo incontrare consumatori non abituati ai suoi profumi e sapori. L’aver intrapreso la strada della miscelazione ha permesso di registrare nel primo semestre del 2019 un valore export pari a 20 milioni di Euro. Tra i mercati principali ricordiamo la Germania e gli Stati Uniti”.
“Di qui le preoccupazioni per le tensioni di queste ore sui possibili nuovi dazi, all’entrata negli USA e le attese legate alla Brexit, dato che il Regno Unito rappresenta anch’esso un grande mercato di consumo. Sono dati che complessivamente non possono che dare soddisfazione anche se permangono criticità in altre aree, come ad esempio nel Sud Est asiatico, dove parametri analitici, non in linea con quelli ammessi a livello europeo, costituiscono un ostacolo rilevante” conclude il direttore.
Sono convinto che la più grande sfida peri il futuro della Grappa si giocherà sui mercati internazionali, dove c’è una grande necessità di far conoscere la nostra acquavite di bandiera e gli elementi di unicità che stanno alla base del suo carattere inimitabile. Il far squadra in questo senso, come alcune aziende già hanno iniziato a fare negli ultimi anni, è fondamentale per poter creare i presupposti di un virtuoso sviluppo dell’export del nostro settore” – ha detto Elvio Bonollo, quarta generazione della famiglia alla guida dell’omonimo gruppo.
Alla propensione delle imprese all’export non corrisponde, però, una forza strutturale che permetta di gestire le esportazioni: le aziende sono troppo piccole per poter affrontare i mercati esteri. Il comparto necessita di fare rete, di stipulare intese, di unire le forze per poter aumentare la competitività.
Il Consorzio di Tutela della Grappa può rappresentare uno degli strumenti per raggiungere l’obiettivo di fare sistema e fare sinergie operative.
“Nell’ottica delle sinergie necessarie, ciò che abbiamo realizzato in Trentino con l’Istituto di Tutela della Grappa – ha aggiunto Mirko Scarabello, presidente dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino – può essere d’esempio. L’esperienza di collaborazione e di intesa tra le diverse distillerie sul territorio, infatti, ha portato in passato e continua a portare nel presente a iniziative condivise ve a politiche comuni”.
Ad oggi non c’è in Italia un ente che tuteli la denominazione d’origine della grappa (IG), non esiste un unico soggetto che possa operare sul fronte della promozione, come invece accade per il settore del vino. Nell’ottica dell’unione e della condivisione tra produttori, il consorzio può diventare un mezzo importante per riconoscersi in un unico soggetto, che intervenga con finanziamenti propri per la promozione e la tutela del prodotto.
L’iter normativo per il riconoscimento del Consorzio di Tutela per gli spiriti è già partito e si è da tempo in attesa di un decreto definitivo.
PIANI DI CONTROLLO E FORMAZIONE
Anche i piani di controllo e la formazione giocano un ruolo decisivo nello sviluppo del futuro delle distillerie. “Con il riconoscimento delle 36 denominazioni italiane a Indicazione Geografica, avvenuto con il recente Regolamento CE 787 – ha spiegato Cesare Mazzetti, presidente del Comitato Acquaviti di AssoDisti – assume massima importanza l’aspetto dei controlli”
“Infatti ogni denominazione, con le 10 Grappe in testa, ha uno specifico disciplinare produttivo che ogni produttore è tenuto ad osservare strettamente. I controlli, esercitati da un Organismo appositamente designato dal Ministero su indicazione dei produttori, servono a garantire ai consumatori la qualità del prodotto, e agli operatori una leale concorrenza sul mercato. AssoDistil, in rappresentanza dei distillatori, ha concordato con gli Uffici del Ministero delle Politiche Agricole/ICQRF uno schema di linee guida che orientino la stesura di uno specifico Piano dei Controlli per ciascuna denominazione”.
“Diventa oggi basilare che i produttori effettuino una scelta oculata dell’Organismo cui affidare i controlli, che riguardano tutti gli aspetti produttivi, fino all’etichettatura con la quale il distillato verrà posto in commercio” conclude Mazzetti.
“Negli ultimi anni – dichiara Sergio Moser, tecnologo e docente di Fondazione Mach – la Fondazione Mach ha messo in campo corsi post diploma di alta formazione per tecnici delle bevande, in tali corsi a numero chiuso sono previsti specifici insegnamenti sulla tecnica di distillazione e sulle possibilità di riutilizzo dei sottoprodotti dell’industria enologica”.
“Nel corso di laurea di primo livello in Viticoltura ed enologia, esiste inoltre uno specifico insegnamento rivolto allo studio della tecnologia dei distillati. La Fondazione Mach volge particolare attenzione nello studio delle attitudini alla distillazione di vinacce ottenute dalla vinificazione di uve resistenti alle principali crittogame della vite, che come tali nella loro coltivazione richiedono un limitato impatto input chimico (non necessitano di trattamenti chimici)”.
“Credo che questo tema interpreti a pieno in chiave futura il rispetto dell’ambiente e il possibile riutilizzo degli scarti di lavorazione dell’industria enologica per l’ottenimento di prodotti (Grappe) di alto livello qualitativo” chiosa Moser.
I DATI DEL SETTORE
Oggi, il settore delle distillerie in Italia costituisce un comparto dalla forte tradizione ma necessariamente di nicchia, basandosi su una materia prima dalla disponibilità limitata come, ad esempio, le vinacce. Sul territorio nazionale si contano circa 140 aziende distillatorie. Diventano circa 300 se si comprendono le aziende di imbottigliamento e dell’indotto in generale.
Le distillerie sono collocate per lo più nel centro-nord. L’80% di esse non supera i 10 addetti, si tratta cioè per lo più di micro imprese, che producono eccellenze spesso conosciute solo nel territorio nazionale o regionale. Tutto il comparto fattura complessivamente circa 300 milioni l’anno.
La produzione di grappa è sostanzialmente stabile: vengono prodotti ogni anno tra gli 80 e i 90mila ettanidri (un ettanidro corrisponde a cento litri di alcol), ovvero circa 200mila ettolitri di distillati. Aumenta invece nel tempo la qualità e la ricercatezza nel prodotto.
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NOGAREDO – Il Consiglio di amministrazione di Distilleria Marzadro ha approvato il bilancio d’esercizio 2018. L’azienda di Nogaredo (Trento), produttrice di distillati, ha chiuso il 2018 con un fatturato di 20,9 milioni di euro, in leggera crescita rispetto al 2017.
Aumenta il valore aggiunto dell’azienda, che mantiene saldamente il quarto posto nella top ten dei player italiani: crescono utile netto, Ebitda e Ebit. Mentre si consolida la stabilità finanziaria della società grazie ad una disponibilità liquida più che raddoppiata.
Nel 2018 sono proseguiti, come nei due anni precedenti, gli investimenti in pubblicità e in ammodernamento degli impianti. L’anno ha confermato la forza dei brand di Distilleria Marzadro, in primis la grappa “Le Diciotto Lune”, e ha premiato la capillarità distributiva della rete di vendita.
“Nel 2018 abbiamo raccolto i frutti di ciò che abbiamo seminato negli anni precedenti – commenta il presidente di Distilleria Marzadro, Stefano Marzadro (nella foto) -. Restiamo un’azienda sana e stabile, con una visione di business in continuo rinnovamento”.
GLI INDICATORI 2018
I ricavi netti salgono nel 2018 a 20,9 milioni di euro, a fronte dei 20,6 milioni di euro del 2017, registrando una crescita dell’1,5%. L’Ebitda (il margine operativo lordo) si attesta sul 14,9% dei ricavi contro il 12,2% dell’anno precedente. Mentre l’Ebit sale al 10,7% contro l’8,3% del 2017.
Il risultato economico netto (l’utile) cresce da 1,076 milioni di euro a 1,542 milioni di euro, il 7,4% dei ricavi (a fronte di una percentuale del 5,2 nel 2017). Per quanto riguarda la destinazione dell’utile d’esercizio, esso verrà interamente mantenuto in azienda per investimenti futuri.
Distilleria Marzadro conferma la sua solidità finanziaria: nel 2018 ha registrato disponibilità di cassa per 5,188 milioni di euro, a fronte dei 2,370 milioni del 2017 (dato più che raddoppiato). Il patrimonio netto, dato dalla somma del capitale sociale e delle riserve accantonate negli scorsi anni, è pari a 11,058 milioni di euro, in aumento del 16% rispetto ai 9,516 milioni di euro del 2017.
La PFN (Posizione finanziaria netta) è migliorata: l’indice è passato dagli 8,64 milioni del 2017 ai 5,86 milioni del 2018, segnando un rapporto sul patrimonio netto dello 0,5% anziché dello 0,9%.
Riguardo alle quote di mercato, c’è una predominanza di vendita sul fronte domestico – sui 20,9 milioni di euro di ricavi, l’81,3% di essi riguarda il mercato Italia (17 milioni di euro) – e una quota di estero pari al 18,7% – il 16,2% nel mercato dell’Unione Europea (3,4 milioni di euro) e il restante 2,5% nel resto del mondo (0,5 milioni di euro).
LE PREVISIONI PER IL 2019
Per il 2019 le previsioni sui ricavi restano ottimistiche. I risultati ottenuti nel primo quadrimestre dell’anno segnano un incremento del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2018 (+2,5). “Questo ci rende prudentemente ottimisti – dichiara ancora il presidente Stefano Marzadro – pur proseguendo sulla strada dell’impegno nel controllo dei costi di gestione”.
Il 2019 è anche l’anno del 70esimo anniversario: Distilleria Marzadro incentra il piano di sviluppo, da un lato, sul lancio dei prodotti destinati a segmenti di mercato meno consolidati come miscelazione o cocktail bar; dall’altro lato, sul potenziamento dei brand classici e top level, come la linea “Affina”, la linea “Espressioni” e la linea “Giare”, equiparabili ai distillati internazionali.
“Quest’anno – continua il presidente – vogliamo puntare sulla diversificazione di prodotto, spingendo sulla linea “Infusioni”, sul “Luz Gin” e su “Altolago Vermut”, destinati ad un pubblico più giovane. Tutti prodotti che hanno alla base una materia prima a chilometro zero, sostenibile, proveniente dal territorio trentino”.
“E poi sul potenziamento dei brand della nostra alta gamma – prosegue il presidente – come le linee “Affina”, “Espressioni” e “Giare”, che non hanno nulla da invidiare per ricercatezza, qualità e prestigio agli invecchiati stranieri. Anche il nostro brand di punta “Le Diciotto Lune” sarà oggetto di innovazione: ci sarà un restyling del marchio e una maggiore spinta de “Le Diciotto Lune Botte Porto”, versione più invecchiata del brand più conosciuto”.
Sul fronte produzione, l’azienda sta preparando un piano di investimenti, da realizzarsi nel secondo semestre 2019, in ottica Industry 4.0, per circa 800mila euro, con l’obiettivo di ottimizzare al meglio i processi produttivi in ambito tecnologico e digitale.
“Sul solco dell’innovazione che da sempre ci caratterizza – ancora Marzadro – proseguiamo sulla strada dell’ottimizzazione dei processi produttivi, investendo circa 800mila euro principalmente su una linea di imbottigliamento che verrà riammodernata e integrata con nuove tecnologie legate al mondo 4.0 e con annesso software per la gestione e il continuo monitoraggio del processo produttivo stesso”.
Entro il 2019, Distilleria Marzadro conta di raggiungere l’obiettivo di arrivare a produrre un milione di litri di invecchiato. Cifra che corrisponde ad un fabbisogno di mercato di più di tre anni. Si tratta di una garanzia per il futuro e della conferma che il mercato nazionale e internazionale apprezza sempre di più la grappa invecchiata.
IL GRUPPO
Distilleria Marzadro nasce nel 1949 a Brancolino di Nogaredo, in provincia di Trento, grazie alla tenacia e alla bravura di Sabina Marzadro. Sabina fonda la distilleria e la fa crescere assieme al fratello Attilio. La seconda generazione è composta da Stefano, Anna e Andrea, i figli di Attilio.
La terza, invece, è rappresentata attualmente da Mattia, Alessandro (figli di Stefano) e Luca (figlio di Andrea). Presidente di Distilleria Marzadro è Stefano Marzadro, che ricopre anche la carica di amministratore delegato e Cfo. L’azienda ha 73 dipendenti e produce 1,5 milioni di bottiglie l’anno. Può contare su 3mila botti di proprietà.
Il Gruppo Marzadro comprende anche Madonna Delle Vittorie, azienda vitivinicola acquistata nel 2016. Nel 2018 Madonna Delle Vittorie ha prodotto 30mila bottiglie di Trento Doc e 20mila di Gewürztraminer. Vi lavorano 25 dipendenti.
LA PRODUZIONE
Distilleria Marzadro ha sempre puntato sulla qualità, scegliendo di distillare solo vinaccia fresca e solo 100 giorni l’anno (da settembre a novembre, giorno e notte), per un totale di 50mila quintali lavorati. A cui vanno sommate le lavorazioni di vinacce di amarone, qualche mese più tardi.
Tra i prodotti di punta di Distilleria Marzadro ci sono: “Le Diciotto lune”, che prende il nome dal numero dei mesi di invecchiamento; “Giare”, una linea di grappe invecchiate 36 mesi; “Espressioni”, dove l’invecchiamento varia dai 4 ai 6 anni.
“Affina”, il prodotto più prestigioso, per consumatori che apprezzano un invecchiamento di dieci anni; “Anfora”, dove viene affinata la tecnica di micro-ossigenazione della grappa attraverso l’invecchiamento in anfore di terracotta. La linea “Diciotto Lune Botte Porto”, è frutto di un invecchiamento della Diciotto Lune, per altri 18 mesi, in botti usate precedentemente per il Porto, il vino liquoroso portoghese.
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Utilizzare l’anfora, il contenitore più antico della storia dell’uomo, per affinare il vino è una pratica ormai nota ed accettata, ma utilizzarla per i distillati è possibile? E con che risultato?
Ha provato a dare una risposta la distilleria Marzadro di Nogaredo (TN) con la sua “Anfora. Grappa affinata in terracotta”, 43%.
LA DEGUSTAZIONE
Incolore, perfettamente trasparente e brillante. Intensa e pulita al naso, emergono da subito note di erba tagliata e un bel bouquet floreale, con sentori di calendula in primo piano. Più in profondità si colgono profumi fruttati sia di frutti a polpa bianca sia di piccoli frutti rossi.
In bocca, la grappa affinata in terracotta “Anfora” delle distillerie Marzadro, entra morbida. L’alcolicità è presente ma non fastidiosa, ben integrata nel corpo vellutato della grappa. Una leggera dolcezza iniziale che lascia subito spazio a tutti i profumi sentiti al naso, che si percepiscono chiaramente nel retronasale. Piena ed armonica, chiude con una leggera nota amaricante ed una lunga persistenza.
LA PRODUZIONE
Sul collo della bottiglia è apposta la fascetta con il marchio “Trentino Grappa”, rilasciato dall’Istituto Tutela Grappa del Trentino, che certifica l’utilizzo di solo vinacce della provincia per “offrire al consumatore la garanzia di una qualità certificata dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, attraverso analisi di laboratorio, e della Camera di Commercio di Trento presso la quale è operante una commissione per l’analisi organolettica”.
Una grappa al 100% figlia del territorio, quindi, per la quale viene utilizzato un blend di uve: 80% da vitigni a bacca rossa (Teroldego, Marzemino, Merlot) e 20% a bacca bianca (Chardonnay, Müller Thurgau, Moscato). Base molto simile a quella di un grande classico di casa Marzadro, la “Diciotto Lune”.
Come per tutte le grappe di Marzadro, la distillazione avviene solo nei cento giorni fra settembre e l’inizio del mese di dicembre, con vinacce fresche di spremitura. La distillazione segue i canoni della tradizione, con alambicco discontinuo a bagnomaria. Alambicchi in rame costruiti artigianalmente ma dotati di controlli computerizzati per impedire sbalzi di temperatura e salvaguardare gli aromi, la fragranza e la morbidezza tipici della grappa trentina. Artigianalità e tecnologia a braccetto.
La grappa riposa per minimo 10 mesi in anfore da 300 litri, realizzate con creta e argilla, che giungono da Montelupo e da Impruneta, località toscane note fin dal Medioevo per la lavorazione della terracotta.
Queste anfore garantiscono una micro ossigenazione doppia rispetto a quella che avviene con l’uso della botte. La grappa si arricchisce in eleganza e morbidezza, regalando così le caratteristiche tipiche dell’invecchiamento senza però ricevere profumi, sapori e colore dal legno.
LA DISTILLERIA
Nata sul finire degli anni ’40 a Brancolino (TN) per volere dei fratelli Sabina ed Attilio Marzadro, la distilleria si contraddistinse subito per la qualità della propria produzione e negli anni ’50 e ’60 divenne sinonimo stesso di “grappa trentina”.
Dall’introduzione nel 1975 della prima grappa da monovitigno autoctono trentino (il Marzemino) l’azienda è cresciuta costantemente, con nuovi alambicchi negli anni ’80 ed i primi distillati di frutta, fino alla realizzazione della nuova e moderna sede di Nogaredo (ad 1 Km da dove nacque) nel 2004.
Giunta alla terza generazione, Marzadro oggi offre 46 etichette di grappa differenti (fra bianche, affinate, monovitigno ed aromatizzate) e 28 etichette di liquori, coniugando una capacità produttiva industriale con l’attenzione artigianale, utilizzando quasi esclusivamente materie prime del territorio.
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