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Sana Slow Wine Fair, Petrini e Don Ciotti: «Vino e diritti devono andare di pari passo»

Sana Slow Wine Fair, Petrini e Don Ciotti «Vino e diritti devono andare di pari passo»

«Produrre vino è una forma d’arte: tenete insieme etica ed estetica, il bene e il bello. Divertitevi, fate vini come piacciono a voi, liberatevi dall’omologazione, siate virtuosi nei rapporti con la terra e con i vostri collaboratori. Vivete con gioia, ma tenete gli occhi aperti: non consideratevi mai immuni dalle responsabilità». Con queste parole Carlo Petrini, presidente e fondatore di Slow Food, e Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, hanno aperto stamattina la prima edizione di Sana Slow Wine Fair.

La manifestazione, organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food, fino a martedì 29 marzo offre a professionisti del settore del vino e visitatori la possibilità di trovare in un solo luogo il meglio della produzione artigiana e sostenibile italiana e internazionale.

Un appello accorato, l’invito a coltivare la terra, a produrre vino – e più in generale cibo – tenendo a mente che l’agricoltura è un dialogo tra la natura e l’uomo. Che esiste una responsabilità sia ambientale che sociale.

«Il nuovo paradigma del vino non ha a che fare soltanto con la qualità, un concetto ormai acquisito, ma con il modo in cui si produce. Ricordate – ha aggiunto Petrini rivolgendosi all’assemblea di produttori accorsi all’inaugurazione della tre giorni bolognese – che i consumatori del futuro saranno le ragazze e i ragazzi che oggi scendono in piazza chiedendo alla politica risposte contro la crisi climatica.

Non si tratta di inseguire il consenso, ma di sapere che equità ambientale e sociale sono valori sempre più centrali nelle scelte di acquisto. Insomma, ragazzi, dedicatevi di più alla terra e meno al marketing».

Don Ciotti, ricordando la pericolosità e l’influenza della criminalità nella filiera alimentare, ha sottolineato il valore della «vitamina dell’equità e della giustizia» nel cibo che produciamo e portiamo in tavola.

«A mafiosi, corrotti e criminali piace aprire aziende agricole: vogliono esibire la terra, ma non la amano. I dati sul caporalato sono impressionanti e per questa ragione vi chiedo di non chiudere mai gli occhi su ciò che accade. Il lavoro schiavo, purtroppo, esiste: molte persone straniere sono costrette a genuflettersi, ad accettare condizioni di lavoro inumane pur di avere un permesso per restare qui. Dobbiamo lottare per dare libertà e dignità a loro e al cibo».

SANA SLOW WINE FAIR PER L’UCRAINA

La plenaria di apertura di Sana Slow Wine Fair ha ospitato inoltre l’intervento del presidente dei piccoli vignaioli ucraini, Valerij Petrov, che in un video-testimonianza ha raccontato le difficoltà vissute in queste settimane di guerra: «La situazione oggi è molto difficile e sono molto preoccupato che i soldati dei nemici colpiscano le fattorie e le aziende agricole. È già successo a Kachovka, vicino a Cherson, dove intere aziende sono state derubate e distrutte».

In questa situazione di guerra inoltre per noi è impossibile vendere i nostri vini, per questo chiediamo ai produttori di tutta Europa di aiutarci ad esportarli. Slow Food Ucraina è già al nostro fianco e tutti ci stanno aiutando come possono».

Per dare supporto alle Comunità Slow Food in Ucraina, è stata lanciata una raccolta fondi. Ecco qui il video messaggio presidente dei piccoli vignaioli ucraini, Valerij Petrov

L’IMPORTANZA DI FARE RETE

Al centro della conferenza inaugurale le principali sfide del settore vinicolo, sintetizzate nel Manifesto per il vino buono, pulito e giusto: si tratta di attenzione e cura verso il paesaggio, tutela della biodiversità e rispetto dei diritti di chi si occupa ogni giorno delle vigne e dei territori.

Tradurre in realtà questi valori è un compito più semplice se sostenuto da una rete composta da viticoltori, vignerons, produttori, buyer, ristoratori, osti e appassionati, ed è per questa ragione che nel 2021 è nata la Slow Wine Coalition, di cui Sana Slow Wine Fair 2022 rappresenta il primo incontro a livello internazionale.

Nella mattinata inaugurale dell’evento, con un messaggio è intervenuto anche il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ricordando come il difficile momento per l’agroalimentare italiano e sovranazionale abbia posto nuove priorità sul fronte della sicurezza alimentare e reso necessario un fattivo intervento per contenere i forti rincari delle materie prime e dei costi dell’energia.

«Ora più che mai – ha sottolineato – abbiamo bisogno di sentirci uniti come Paese, come Europa e come Comunità e di affrontare in maniera coordinata e coesa le sfide che il settore primario è chiamato ad affrontare. La rete Slow Wine Coalition e la filiera vitivinicola che oggi voi ben rappresentate, costituisce, in questo contesto, una testimonianza evidente di integrazione e della direzione che dobbiamo continuare a perseguire».

«Oggi inauguriamo una fiera che prima non c’era e questo è motivo di grande soddisfazione. Dopo due anni sofferti, abbiamo bisogno di ritrovarci e rivederci. Le fiere sono occasioni di business e anche di incontro, relazione, confronto – ha aggiunto Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere –. Sana Slow Wine Fair è una nuova avventura che diventerà un appuntamento importante, perché affronta i temi dell’agricoltura, della sostenibilità, del territorio e della biodiversità.

La situazione drammatica che stiamo vivendo non ci deve allontanare dalla riflessione su come gestire il territorio e l’ambiente per non compromettere il futuro dei nostri giovani e per dare al nostro pianeta una chance in più».

«Credo che il vino buono, pulito e giusto, protagonista di questi giorni, abbia nel biologico una componente fondamentale — ha aggiunto Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio —. La collaborazione con BolognaFiere per Sana e con Slow Food sono emblematiche del messaggio di apertura, valori che possono dare forza alle tante cantine che lavorano sul territorio».

Su integrazione, sviluppo e innovazione ha posto l’accento anche Paolo Calvano, assessore al bilancio della Regione Emilia-Romagna, sottolineando l’urgenza del cambiamento ed esortando ad agire con rapidità sia sul lato delle pratiche produttive sia per quanto riguarda le abitudini di consumo.

«Le istituzioni – ha dichiarato – devono intervenire per rendere sostenibile economicamente la transizione ecologica e noi lo stiamo facendo attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione. In questa direzione va anche il patto per il lavoro e per il clima, che abbiamo siglato con le forze sociali».

Una transizione, ha ricordato l’assessore all’Agricoltura e agroalimentare del Comune di Bologna, Daniele Ara, che non deve rallentare nonostante le crisi e le emergenze che stiamo vivendo in queste ultime settimane.

A Bologna stiamo costruendo con Slow Food e FederBio le Food Policy del nostro territorio. Una tappa importante di un percorso nato anni fa anche grazie alla rete spreco zero. Inoltre, come assessore alla scuola, ci tengo a ricordare che occorre educare i giovani a bere bene, non superalcolici a basso prezzo, ma assaporare vino buono, pulito e giusto».

Sana Slow Wine Fair è organizzata in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, con il supporto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’ICE, con il patrocinio della Regione EmiliaRomagna. La manifestazione è possibile grazie al supporto di moltissime realtà, pubbliche e private, che credono in questo progetto. A nome di tutte, ringraziamo i main partner: FPT Industrial, Reale Mutua, UniCredit.

GLI APPUNTAMENTI DI DOMANI, 28 MARZO

Le Masterclass di Sana Slow Wine Fair proseguono lunedì 28 marzo con un’immersione nei vini francesi grazie a tre masterclass durante le quali si potranno conoscere e degustare i Premier Cru bianchi della zona di Meursault, le celebri Deuxieme Cru della rive gauche di Bordeaux e i pinot neri di Nuits-Saint Georges.

Nella Slow Wine Arena andranno, invece, in scena quattro appuntamenti per confrontarsi su diversi temi: la redazione di Slow Wine illustrerà il ruolo dell’editoria nella promozione dei piccoli produttori artigianali, mentre con Slow Food Travel si farà il punto su come nuove forme di turismo abbiano contribuito a riscoprire zone ingiustamente dimenticate e marginali.

Si parlerà poi del progetto AGRIcoltura100 insieme a Reale Mutua, main partner dell’evento e Sostenitore Ufficiale di Slow Food Italia, e delle carte dei vini con Milano Wine Week. E ancora: un talk con AirBnb, una degustazione di Pecorino d’Abruzzo e l’incontro nazionale dei cuochi dell’Alleanza Slow Food per discutere di come unire le forse per affrontare le sfide attuali.

Insomma, l’agenda di Sana Slow Wine Fair di lunedì 28 marzo si presenta piuttosto ricca. I principali appuntamenti della seconda giornata di manifestazione sono sul sito di Sana Slow Wine Fair.


Partecipare a Sana Slow Wine Fair 2022

I biglietti sono disponibili online sul sito della manifestazione oppure direttamente alle casse di BolognaFiere.

Sei un professionista del mondo del vino? Puoi partecipare da domenica 27 a martedì 29 marzo.

Sei un appassionato? A te è dedicata la giornata di domenica 27 marzo.

Se hai acquistato una masterclass in programma nelle giornate di lunedì e martedì puoi acquistare l’ingresso alla fiera anche in queste due giornate dedicate ai professionisti.

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Altro che diritti Lgbt: l’Ungheria chiede ad Orbán di poter bere vino al ristorante

Dopo il terremoto sulla legge Lgbt, definita da molti osservatori d’ostacolo ai diritti di gay, lesbiche e transessuali, un altro terremoto scuote l’Ungheria di Viktor Orbán, che si prepara al voto di aprile 2022. I produttori di vino ungheresi chiedono al governo di Budapest di consentire agli avventori di poter bere vino al ristorante. L’Ungheria è infatti uno dei pochi Paesi rimasti nell’eurozona in cui è in vigore la tolleranza zero sull’alcol al volante.

Tradotto: bevi una birra, la polizia di ferma a un posto di blocco e sono guai. Patente ritirata e sanzione molto salata, anche in fiorini (in molti casi pari o superiore al salario medio mensile).

A guidare la rivolta è una colonna portante della viticoltura magiara: Joseph Bock, classe 1948, tra i più noti viticoltori di Villány, regione vinicola ungherese vocata al Cabernet Franc in purezza. Bock, esperto cacciatore di cinghiali e daini nel tempo libero, ha messo nel mirino da diversi da anni il proibizionismo del governo ungherese.

ALCOL AL VOLANTE, «TOLLERANZA ZERO IMPEDISCE LA CRESCITA»

Ieri l’ultima stoccata, sul palco di Franc&Franc 2021, manifestazione che ha convogliato nel Sud dell’Ungheria ben 175 wine expert da tutta Europa e non solo, ospitata come di consueto dalla cantina Bock.

«Dobbiamo cambiare questa assurda legge – ha dichiarato Joseph Bock – che mina l’evoluzione stessa della viticoltura ungherese. La tolleranza zero sull’alcol alla guida è d’ostacolo allo sviluppo dell’economia delle cantine magiare, che si stanno sempre più attrezzando anche sul fronte dell’enoturismo».

Siamo ormai uno dei pochi Paesi rimasti in Europa a non permettere a nessuno di bere neppure un bicchiere di vino al ristorante. Anche i turisti e gli enoturisti vivono col timore di consumare un calice di vino, perché corrono il rischio di vedersi ritirata la patente fuori dal ristoranti o dalle cantine».

«Chiunque abbia a cuore la crescita del settore – ha aggiunto Joseph Bock – deve supportarci in ogni modo per far sì che questo divieto venga abolito al più presto. Consentire una minima tolleranza è ormai vitale non solo per molte cantine e ristoranti, ma anche per tutto l’indotto di cantine, ristoranti e strutture ricettive ungheresi».

GIORNALISTI E CONSORZI DEL VINO UNGHERESE CON JOSEPH BOCK

Zoltán Győrffy (nella foto sopra), direttore del wine magazine ungherese Pécsi Borozó, si allinea alla posizione di Bock. «Chi viene pizzicato alla guida con appena 0.25 mg/l di alcol – spiega in esclusiva a WineMag.it – rischia in Ungheria una multa da un minimo di 200 a un massimo 200 mila euro. Quest’ultimo è chiaramente un valore estremo, che tiene conto di eventuali danni causati a persone o cose».

Vedersi rifilata una sanzione da 300 euro e da uno a tre mesi di sospensione della patente è comune, nel Paese. Il punto è che, così facendo, si pone un limite alla cultura del vino ungherese, che deve pur essere bevuto responsabilmente».

«Penso che il governo debba rivedere le norme attuali – conclude Zoltán Győrffy, membro tra l’altro dell’ufficio di gabinetto del rettore dell’Università di Pécs – introducendo una tolleranza minima per chi si mette alla guida, simile a quella di altri Paesi produttori di vino, come per esempio l’Italia. La tolleranza zero è d’ostacolo all’enoturismo, alle nostre cantine e a tutte le aziende della ristorazione e dell’ospitalità».

Tra i favorevoli a una revisione della legge c’è anche Péter Molnár, direttore del Consorzio Vini di Tokaj, la più nota e rinomata regione vinicola ungherese. «L’auspicio – commenta a WineMag.it – è che questa legge cambi, per il bene dell’enogastronomia ungherese».

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Tutela Diritti proprietà: Italia peggio di Sudafrica e Uruguay

L’Italia peggiora la propria posizione nell’Indice Internazionale sulla tutela dei Diritti di Proprietà, passando dal 46° al 47° posto. Non una buona notizia per il Made in Italy “fisico” e “intellettuale”, che risulta così tra i meno tutelati dell’Ue e distante dagli altri Paesi del G7. L’Italia è preceduta persino da Sudafrica e Uruguay, con un punteggio finale di 6.2 su 10.

Il distacco con i vertici della classifica è significativo. Finlandia, Svizzera, Singapore, Nuova Zelanda e Giappone hanno tutte un punteggio superiore a 8. I Paesi del G7 mediamente hanno ottenuto un punteggio medio pari a 7.7.

L’International Property Rights Index 2020, realizzato dalla Property Rights Alliance di cui fa parte il think tank Competere.eu, misura la tutela della proprietà in oltre 129 Paesi, rappresentanti il 98 per cento del Pil mondiale ed il 94 per cento della popolazione.

L’indice si compone di tre voci principali che riguardano il “sistema politico e giuridico“, la “tutela dei diritti fisici” e la “tutela dei diritti intellettuali“. L’Italia è “insufficiente” nella prima voce, soprattutto per quanto riguarda la stabilità politica e l’efficienza e l’efficacia della giustizia civile e gli alti livelli di corruzione percepiti, mentre raggiunge una risicata sufficienza nelle altre due.

Altri punti deboli sono la tutela del copyright e la capacità di accesso al credito, i cui punteggi sono molto bassi (intorno a 3.1). Nell’edizione 2020 particolare peso nel giudizio finale è stato dato alla parità di genere.

In molte nazioni questo obiettivo è ancora lontano dall’essere raggiunto e questo condiziona anche la tutela della proprietà intellettuale e fisica. Inoltre, dove la parità tra i sessi e gli individui non è pienamente raggiunta vengono rallentati i processi di innovazione e sviluppo.

La premessa all’Indice della curatrice Sary Levy-Carciente mette l’accento anche sulla necessità di rafforzare la tutela dei diritti di proprietà durante eventi emergenziali come la pandemia: “I governi devono lavorare per garantire che la proprietà sia difesa, si pensi anche alla necessità di produrre vaccini e nuove terapie, per far sì che la ripresa economica e sociale sia ancora più forte”.

“I diritti di proprietà – dichiara Pietro Paganini, Presidente di Competere.eu – sono un indicatore chiave dello sviluppo economico e della stabilità politica. L’innovazione va di pari passo con la tutela di questi diritti fondamentali e così la libertà di fare impresa. Se vogliamo costruire un’Italia più forte dopo la pandemia è necessario rafforzarli”.

“Quest’anno – dichiara il Direttore di Competere.eu, Giacomo Bandini – l’attenzione dell’Indice è stata dedicata a due temi chiave: parità di genere e pandemia . La pandemia rischia invece di peggiorare la situazione perché porta imprevedibilità e incertezza nella regolamentazione e può rallentare il corso della giustizia civile. Si deve agire su entrambi i fronti per un futuro migliore”.

“Quest’edizione – dichiara il Segretario Generale di Competere.eu Roberto Race–  ancor più che in altri anni ci troviamo a constatare quanto l’Italia sia indietro sulla tutela della Proprietà Intellettuale. I Paesi che crescono di più sono, infatti, primi in innovazione e guidano la classifica dell’Ipri. Se vogliamo tornare a crescere dobbiamo intervenire in maniera più determinata per favorire e tutelare imprese e marchi dal fenomeno della contraffazione”.

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