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Wine Bond: Tibor Gál Jr è tra i primi a lanciarli in Europa da Eger, in Ungheria

Bond. Wine Bond. Poco o nulla in comune col più famoso James – il personaggio nato dall’immaginazione di Ian Fleming e divenuto un cult internazionale – se non la capacità di rendere possibile un’impresa. Nello specifico, i Wine Bond consentono a chiunque di investire denaro in una cantina, vedendo crescere un tasso di interesse riscattabile in bottiglie di vino, tour guidati o degustazioni. Tra i primi a crederci in Europa, per l’esattezza in Ungheria, è Tibor Gál Jr, figlio del noto enologo magiaro che ha affiancato gli Antinori nella creazione del mito dell’Ornellaia.

Così come ha fatto il padre, nella Toscana anni Novanta, Gál Junior sta provando a illuminare la strada a tanti colleghi costretti a fare i conti con il lockdown da Coronavirus. Riadattando in chiave “enologica” il sistema dei Dining Bond, vero e proprio fenomeno negli Usa, scelto da molti ristoranti anche in Italia, negli ultimi mesi.

La cantina di Eger mette a disposizione tre diversi pacchetti con la formula dei Wine Bond. Fino al 31 maggio, per esempio, con 100 mila fiorini ungheresi (282,09 euro) è possibile acquistare un “bond” a un tasso di interesse di 20 mila fiorini per un anno (56,42 euro) e di 50 mila fiorini per 2 anni (141,04 euro).

Una volta scaduto, il “buono” può essere utilizzato per una cena per due persone al Gál Tibor Fúzió, il ristorante e winebar aperto nel centro della cittadina famosa per la produzione dell’Egri Bikavér, il “Sangue di toro” di Eger. Il denaro maturato dall’acquisto del wine bond può essere riscattato anche in vino, comprese le vecchie annate.

“Riteniamo che questo non sia solo un buon investimento per i clienti – commenta Tibor Gál a WineMag.it – ma anche un serio contributo alla conservazione di una cantina che può vantare 27 annate alle proprie spalle”.

“Come è ormai chiaro a molti –  precisa il vignaiolo ungherese – stiamo attraversando una strada sconnessa e la vendemmia 2020 promette di essere una grande sfida. A causa del Coronavirus, tutti i nostri canali di vendita, ovvero ristoranti, enoteche e wine bar, sono stati chiusi”.

Ma la vita in vigna non si è fermata. È arrivata la primavera, le viti si sono risvegliate e abbiamo i germogli. Per portare a termine l’annata 2020, i lavoratori devono essere pagati. Abbiamo bisogno di risorse per finanziare il lavoro e raccogliere il futuro, superando questo periodo di transizione”.

“Con questo spirito – conclude Gál – abbiamo dato vita ai Tibor Gál Wine Bond: una sorta di prefinanziamento per un servizio futuro. Un ‘buono’, da redimere in vino o nell’esperienza diretta nella nostra cantina di Eger”. Qualcosa di unico in Europa, che anche l’Italia prova a imitare.

A fine aprile, infatti, la Strada del Sagrantino ha dato vita alla “Sagrantino Experience – Holidaybond“. Lo scopo è quello di promuovere cantine, aziende agricole, frantoi, alberghi e ristoranti associati, in cui sarà possibile recarsi al termine dell’emergenza Covid-19. La gift-card è acquistabile fino al 31 agosto 2020 sul sito web delle aziende aderenti (elenco completo sul portale della Strada) e sarà spendibile entro un anno.

“Ci siamo domandati a lungo come sarà il futuro per il nostro comparto agricolo e turistico e quali sono le modalità con cui potremo tornare a parlare di enoturismo – spiega Serena Marinelli, presidente della Strada del Sagrantino – e non avendo una risposta immediata e plausibile crediamo sia importante continuare a dare segnali positivi e attivi, per prospettare una ripresa”.

“L’Umbria è una regione ricca di emozioni, fatta di piccoli borghi caratteristici e di eccellenze agroalimentari – aggiunge Marinelli – ideali per un turismo lento, di qualità e non di massa, attento alla natura. Nelle prossime fasi quando, con le dovute cautele, si cercherà di dare spazio a un turismo di prossimità, vogliamo far conoscere sì al turista lontano, ma oggi ancor di più al turista vicino, all’umbro il nostro distretto del buon vivere”.

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Covid-19 e gli aiuti alla ristorazione: parte da Salerno un vero progetto senza fini di lucro

La solidarietà è un gesto che stringe l’anima. Senza avvisare prima, o far clamore. Lo sanno bene i promotori di Cucina Continua, progetto pensato per i clienti che intendono sostenere il proprio ristorante, bar, o locale del cuore, scommettendo sulla sua riapertura al termine del lockdown dettato dall’epidemia Covid-19. Si tratta della trovata senza fini di lucro di Lettera7, studio campano di brand design e digital con sede a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno. Il team di esperti del web, coordinati da Dario Volpe, ha rinunciato a qualsiasi guadagno o commissione pur di dare il proprio contributo alla ristorazione.

La piattaforma cucinacontinua.it, online da pochi giorni, si basa sulla logica dei Dining Bond, molto in voga negli Stati Uniti. Il cliente acquista un voucher che consente al ristorante prescelto di “sopravvivere” durante il periodo di chiusura dettata dai decreti, grazie a liquidità altrimenti non disponibili.

Ad emergenza superata, il locale sarà in grado di accogliere l’aficionado, consentendogli di “spendere” il buono per un pranzo, una cena o un aperitivo, un calice o una bottiglia di vino. Le caratteristiche del riscatto del “bond” variano dunque in base al tipo di attività della ristorazione prescelto. Se il ristorante non è ancora presente nella lista? Basta inviare una mail a info@cucinacontinua.it, segnalando il nome dell’attività che si vuole aiutare.

L’idea di scommettere sulla riapertura di ristoranti, locali e bar attraverso la logica dei Dining Bond – spiega Dario Volpe a WineMag.it – è nata negli Stati Uniti. Noi abbiamo pensato semplicemente di renderla italiana e riproporla, aprendo un dialogo con i ristoratori su tutto il territorio nazionale, partendo dalla Campania”.

“Stiamo progettando in divenire, giorno per giorno, aggiungendo pezzi per rendere sempre più utile Cucina Continua ai ristorati, ma ancor di più per smuoverli dalla stasi e dalla depressione”, commenta ancor Volpe.

Quello che oggi è online su cucinacontinua.it è il frutto di tre giorni e tre notti di lavoro di tutto il nostro team. L’obiettivo è di sensibilizzare e far mobilitare il settore, generando il prima possibile microeconomie, facendo leva su solidarietà e cooperazione”.

Ma i Dining Bond sono davvero una soluzione? “Non crediamo possano risollevare da soli le sorti della ristorazione, settore fortemente colpito dalle conseguenze dell’emergenza Covid-19 – risponde Dario Volpe – ma sicuramente far interrogare e mettere in moto il cervello su una ripartenza ‘alternativa’. Molti ancora non hanno iniziato a pensare al futuro, pertanto speriamo che progetti come Cucina Continua possano accendere la scintilla”.

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