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Quei (grandi) bianchi tra i (nobili) rossi: Gavi e Chablis a confronto in Piemonte


GAVI –
Distano 695 chilometri, curva più, curva meno. Ma è un attimo ritrovarli vicini, uno accanto all’altro, in quella macchina del tempo e dello spazio che l’uomo chiama “calice”. Si è svolta sabato mattina, nella scenica cornice di Tenuta Villa Raggio a Gavi, la masterclass di confronto tra Gavi e Chablis.

A condurla Elise Lemoine, wine educator e Brand Ambassador della Borgogna, assieme a Gianni Fabrizio, tra i curatori del Gambero Rosso. Un ideale viaggio tra le “tappe” che contraddistinguono la denominazione piemontese e quella d’Oltralpe.

Obiettivo della masterclass, inserita nel programma di Di Gavi in Gavi 2019, dimostrare che il parallelismo regge, al di là del colore. Se non altro perché si tratta di due bianchi tra i rossi. Lo Chablis, nobile tra i nobili rossi di Borgogna. E il Gavi, nobile e “Cortese”, seduto alla destra degli aristocratici rossi del Piemonte.

BIANCHI TRA I ROSSI

Lo Chablis costituisce il 16% in volume della produzione totale della Borgogna e il 4,1% di quella nazionale, con 37,9 milioni di bottiglie all’anno. Ha radici che affondano nel XI secolo, quando i monaci cistercensi iniziarono a selezionare le migliori particelle per allevare Chardonnay, nel nord ovest della Borgogna.

Molto più di un’illuminazione. Il suolo qui è calcareo, formato durante l’era Kimmeridgiana (Giurassico superiore) e presenta fossili di piccole ostriche. Elise Lemoine utilizza una piacevole metafora per descriverlo: “Un tiramisù geologico con strati di calcare e strati di fossili, fino ai 100 metri di profondità”.

Al di sopra del terreno, un clima che vede estati brevi e fresche e inverni piuttosto rigidi, tant’è che si ricordano annate in cui le gelate hanno distrutto gran parte delle vigne, soprattutto nel 1956 e nel 1959. A quegli anni risalgono i primi sistemi di riscaldamento.

Oggi un sistema diffuso è quello di mettere dell’acqua sui germogli in modo che, una volta gelata, protegga gli stessi dal congelamento. Un’altra caratteristica che distingue e dona caratteri eterogenei allo Chablis sono i Climats, cioè parcelle delimitate, con peculiari condizioni pedoclimatiche. Nello Chablis ce ne sono 47 diverse.

Il Gavi, dal canto suo, è la sintesi perfetta di un territorio che si trova tra il Mar Ligure e l’Appennino. L’uva Cortese cresce su suoli variegati, che a nord sono argillosi e rossi. Nella parte centrale sono presenti arenarie e marne, mentre a sud i terreni sono ricchi di fossili.

La destinazione delle bottiglie è soprattutto estera (con quasi l’85%), con in testa gli Usa. Seguono Russia, Giappone e Germania. La Doc è stata riconosciuta nel 1964, la Docg nel 1998. Ma si tratta di un’appellazione tutto sommato giovane, dinamica. E soprattutto in evoluzione, a caccia di una dimensione ideale in cui sentirsi davvero a proprio agio.

Per Elise Lemoine lo Chablis “è come un bacio in bocca seguito da uno schiaffo”. Non aveva mai assaggiato il Gavi e lo descrive come “unico”, perché “ogni bottiglia che ho assaggiato era diversa dalle altre, con il tratto distintivo dell’eleganza e della freschezza”.

Per la relatrice della masterclass è “difficile paragonare lo Chablis al Gavi perché sono molto diversi, anche se entrambi vini bianchi secchi dal colore tenue”, e “forse i bianchi più importanti delle rispettive regioni”.

“Gavi ha un aroma esotico, è un vino divertente oserei dire, la sua freschezza è notevole”, chiosa l’esperta francese. Ma come sono posizionati i vini italiani in Francia, anche alla luce dell’eterno testa a testa dei due Paesi?

Soprattutto i ristoranti acquistano vini di bassa qualità italiani – ammette Eloise Lemoine – così anche i consumatori francesi si fanno un’idea sbagliata e considerano il vino italiano peggiore”.

“Ma sarebbe così semplice stabilire o rafforzare delle partnership tra Piemonte e la zona francese al di là del Monte Bianco, come se fosse una macrozona che comprende anche la Svizzera e Ginevra”, provoca la relatrice. Succederà?

LA DEGUSTAZIONE


Alla masterclass di Gavi in Gavi 2019 sono stati serviti per primi i Petit Chablis, che rientrano nella denominazione Village e si trovano su altipiani dai 230 ai 280 metri sul livello del mare. Sono vini freschi, croccanti, che vanno bevuti giovani.

Petit Chablis 2017, Domaine Christophe et Fils
Solo acciaio, i fiori bianchi predominano al naso. Mineralità spiccata.

Petit Chablis, 2016, DOmanine Guy Robin
Solo acciaio, affinamento di 10 mesi sui lieviti. Ha un bel giallo paglierino brillante, nota di pietra focaia al naso, minerale, non molto persistente.

Spazio poi a un bianco del Piemonte, quello di una delle cantine più rappresentative della Denominazione: Marchese Luca Spinola. Per poi tornare in Francia, dietro la curva. Altri Village: vini freschi, minerali con vigne collinari che spesso godono di un’ottima esposizione.

Gavi 2018 “Carlo”, Marchese Luca Spinola
Giallo paglierino tenue con riflessi verdolini, naso molto fruttato, frutta gialle e pesca con note di frutta esotica, mango. Sapido.

Chablis 2017 “Tete d’Or”, Domaine Billaud Simon
Vinificazione in acciaio e 12 mesi di affinamento, di cui 20% in barrique. Domina la sapidità, ma si presenta molto elegante in bocca.

Chablis 2016 “Le Classique”, Pascal Bouchard
Giallo con lievi riflessi dorati, naso di frutti a polpa bianca, ottima persistenza e spiccata spalla acida.

Gavi 2017 “Minaia”, Nicola Bergaglio
Tra i cru più importanti del territorio del Cortese, è più minerale e meno fruttato del precedente, con una punta di grafite finale.

Chablis Premier Cru Vaucoupin 2017, Corinne et Jean-Pierre Grossot
Vigne su appezzamenti ripidi con esposizione a sud, è di un bel giallo paglierino e ha un naso piuttosto ampio, in bocca è minerale e ha delle note metalliche.

Chablis Premier Cru Montamains 2016, Domaine des Malandes
Vigne con piante in media di 64 anni, fermentazione 80% acciaio e 20% in botti di rovere, bel giallo con venature dorate, al naso è delicato e ben bilanciato nel bouquet di fiori bianchi e note leggermente speziate, liquirizia, in bocca è elegante e persistente. È diretto ma l’eleganza ne smorza la direzione.

Chablis Premier Cru 2015 Fourchame, Garnier et Fils
Fermentazione in botti da 25 ettolitri e in botti di quercia da 600 litri, ha un bouquet ampio al naso che evolve piacevolmente nel tempo, acquisendo spessore e arricchendosi.

Chablis Premier Cru Beauroy 2014, Les Mosnier
Giallo scarico, si fanno sentire le morbidezze, rotondo e bilanciato con la mineralità, compaiono note erbacee nel finale.

Gavi Docg Riserva 2016 “Vigne della rovere verde”, La Mesma
Un anno di legno e 6 mesi in bottiglia, minerale e con una spalla acida robusta.

Gavi Docg 2015 “Bruno Broglia”, Broglia
Il migliore in batteria. Giallo paglierino dorato, naso complesso con delle punte di frutta esotica e note di spezie dolci sul finale.

Chablis Grand Cru Valmur 2015, Domaine Louis Moreau
Affinamento in acciaio e botti di rovere. Non a caso regala particolari e caratteristiche note burrose.

Chablis Grand Cru Grenouilles 2014, La Chablisienne
Fermentazione 50% acciaio e 50% in botti di quercia, affinamento di 20 mesi sui lieviti in acciaio. Al naso fanno capolino anche note più vegetali e terrose, gode ancora di buona acidità, alto potenziale di ulteriore invecchiamento per esprimersi

Gavi Docg 2014 “Monterotondo”, Villa Sparina
Bouquet di fiori bianchi, agrumi e note balsamiche finali.

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Approfondimenti

Anche l’Ovada Docg a “Di Gavi in Gavi” 2019


GAVI –
Ci sarà il grande rosso dell’ovadese, l’Ovada Docg da uve dolcetto, accanto al grande bianco piemontese, il Gavi Docg al Di Gavi in Gavi Festival, domenica 9 giugno. L’Ovada Docg sarà protagonista in una delle 6 corti allestite nelle vie e piazze della bella cittadina piemontese.

Il Consorzio di Tutela dell’Ovada Docg si presenta compatto e agguerrito con tutte le 36 etichette in degustazione, accompagnate da panini farciti con il tipico salame della zona aromatizzato all’Ovada Docg.

L’iniziativa si inserisce nelle attività che il Consorzio di Tutela dell’Ovada Docg ha previsto per celebrare il “2019 Anno del Dolcetto” decretato dalla Regione Piemonte su impulso, in primis del giovane e agguerrito Consorzio di Tutela dell’Ovada Docg per riportare alla ribalta la potenzialità dello storico vitigno dolcetto, tra i più tipici del Piemonte e coltivato diffusamente in tutta la regione.

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Approfondimenti

Di Gavi in Gavi 2019: la madrina è Antonella Clerici

GAVI – Di Gavi in Gavi cambia data e chiama all’appello i winelovers italiani, con una madrina “pop” come Antonella Clerici.

Il Consorzio Tutela del Gavi ha deciso di associare al Premio Gavi La Buona Italia 2019, riconoscimento giunto alla sua quinta edizione, l’evento di punta del suo calendario.

Dopo gli chef stellati degli anni precedenti, testimonial Di Gavi in Gavi 2019 è Antonella Clerici, amatissima conduttrice della tv italiana e grande appassionata di cucina.

Sarà proprio lei a fare da ambassador alla denominazione del Gavi, una delle perle della sua terra di adozione, per la prima edizione del Di Gavi in Gavi Festival 2019.

Domenica 9 giugno accompagnerà i visitatori di corte in corte, alla scoperta dei produttori di Gavi Docg e delle specialità degli 11 comuni che costituiscono la zona di produzione del Grande Bianco Piemontese.

Nelle sei precedenti edizioni il piccolo borgo è stato visitato complessivamente da circa 50 mila persone tra winelover, appassionati, food&wine trotter e turisti che hanno scoperto la “Destinazione Gavi”.

Oggi il Di Gavi in Gavi Festival rappresenta una nuova occasione di intrattenimento per il territorio e per i suoi visitatori, con un programma diversificato per tutto il week end, da venerdì 7 a domenica 9 giugno.

I partecipanti sono invitati a conoscere un distretto vitivinicolo che integra arte, storia, enogastronomia, sport, shopping e produzioni artigianali di eccellenza, offrendo molteplici opportunità di turismo esperienziale.

TRe Golf Club, resort e cantine pronte ad accogliere gli appassionati, l’oulet più grande d’Europa, l’area Archeologica di Libarna e le incontaminate Aree Protette dell’Appennino Piemontese che arriva fino a Genova.

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Food Lifestyle & Travel

Stellati, Cannavacciuolo vs Gabanelli: “Chi esce affamato da Villa Crespi lo rimetto in cucina a mangiare”

“Piatto piccolo uguale si mangia poco nei ristoranti stellati? Non è così”. Antonino Cannavacciuolo interviene sulla polemica Gabanelli Dataroom a Gavi, in Piemonte.

A stuzzicarlo siamo noi di vinialsuper, in occasione dell’incontro con la stampa che ha preceduto il bagno di folla per lo chef napoletano in occasione dei festeggiamenti per i 20 anni della Docg del grande vino bianco piemontese, nel contesto della manifestazione enogastronomica “Di Gavi in Gavi” 2018.

“Sui social escono delle fotografie di piatti con due code di scampo, fotografate in quel momento del pasto. Chi vede la foto, a casa, pensa che di quelli può mangiarne diciotto piatti”.

“In realtà, nei ristoranti stellati sono previsti dei viaggi, dei percorsi con cibo e vino, che partono dall’aperitivo e finiscono con il dolce. Vi assicuro che quello che esce da Villa Crespi e dice che ha fame, lo rimetto in cucina a mangiare“.

Uno chef Cannavacciuolo che si mostra dunque indispettito dalla nostra domanda. Ma che non si rifiuta di rispondere (a tono) a quella larga fetta di popolazione italiana che ancora non comprende la formula dei ristoranti stellati.

Non a caso l’uscita “social” della giornalista Milena Gabanelli è stata letta, almeno da una parte della stampa enogastronomica italiana, come un attacco “populista” all’intera categoria dell’alta ristorazione. Accusata dall’ex conduttrice di Report – oggi al Corriere della Sera – di proporre piatti e prezzi degni di “masochisti”.

“Chi ha questi preconcetti – ha concluso lo chef Antonino Cannavacciuolo – non è mai stato in un ristorante stellato. Uscendo da Villa Crespi, molti dicono che pensavano di poter avere ancora fame, ma invece si sentono pieni. Diamo tante attenzioni sulla tavola. E le attenzioni, alla fine, sono quelle cose che ti riempiono”.

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Food Lifestyle & Travel

20 anni di Gavi, plauso di Cannavacciuolo: “Ottimo lavoro di squadra”

GAVI – Il Consorzio Tutela del Gavi ha festeggiato il 20° compleanno dal riconoscimento della Docg in occasione dell’edizione 2018 di “Di Gavi in Gavi“.

Una grande festa tra le vie del borgo del Piemonte, in provincia di Alessandria. Fiumi di persone – tra le quali molti giovani interessati a testare le varie sfaccettature del vino bianco ottenuto da uve Cortese – si sono riversate nel pomeriggio nelle Corti-

Ospite d’onore lo chef Antonino Cannavacciuolo, letteralmente preso d’assalto dalla folla per un selfie o per scambiare qualche parola.

“Il successo di una Denominazione si ottiene attraverso il lavoro di squadra di istituzioni, organizzazioni, produttori che hanno una visione comune, come qui a Gavi”, ha commentato Cannavacciuolo nell’aula consiliare del Comune di Gavi, che alle 15.30 ha ospitato l’incontro dello chef con la stampa.

“Oggi, in televisione, ci vanno gli chef – ha aggiunto Cannavacciuolo – ma entro 10 anni, vedrete, ci andranno i contadini. Le mani dei contadini, secondo me, sono degne di essere nominate patrimonio dell’Unesco“.

Belle parole dello chef anche sulla sostenibilità: “Che cosa vuol dire sostenibilità? Significa pensare prima allo scarto e al suo riutilizzo, che alla stessa materia prima”.

L’ABBINAMENTO
All’inflessibile giudice è stato chiesto di scegliere il miglior abbinamento tra le 11 ricette presentate dagli altrettanti comuni della Denominazione e il Gavi Docg. Sono stati premiati i Corzetti di Pasturana al Pesto.

Questa ricetta prettamente ligure è l’esempio più lampante del profondo legame delle terre del Gavi con Genova, da cui deriva la tradizione del grande bianco piemontese.

Un fascino semplice, quello dell’enogastronomia del Gavi, che ogni anno di più seduce migliaia di wine lovers italiani provenienti dal Piemonte e da zona limitrofe come Milano. Un’edizione, la 2018 di Di Gavi in Gavi, che ha registrato anche la presenza di tanti stranieri.

LE VISITE IN CANTINA
In mattinata, invece, le visite alle due cantine La Mesma (ottima la Riserva 2016) e La Lomellina – Marchese Raggio (bel Gavi 2017, elegante e di prospettiva, e interessante blend tra Cortese e Gewurztraminer, vendemmia 2015).

Due tappe organizzate dal Consorzio di Tutela del Gavi nell’ambito dell’apposito press tour. Fil rouge dell’evento la sostenibilità della Denominazione piemontese.

Un puzze da 11 milioni di bottiglie medie annue quasi interamente prodotte in regime biologico certificato, su un totale di 1.500 ettari vitati situati in 11 Comuni (Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo).

IL MIGLIOR GAVI
Ma tra tutti gli assaggi del pomeriggio, effettuati nelle Corti, spicca quello del Gavi Docg 2017 “Regaldina” dell’Azienda Agricola Terra di Maté.

Un vino bianco senza solfiti aggiunti che convince, al naso e all’assaggio, per la sua impronta “naturale”, fatta di eleganza e di struttura.

Un vino che colpisce per la sua mutevolezza, non appena il nettare si scalda a dovere nel calice, raggiungendo una temperatura più alta rispetto a quella consueta, per il servizio del Gavi.

Un’attesa che vale la pena di essere vissuta, per apprezzare al meglio un Cortese vinificato – tra l’altro – con lieviti indigeni, solo in acciaio.

Complessa eleganza per questo Gavi “Regaldina” di Terra di Maté. Un’azienda (4,5 ettari per 15 mila bottiglie complessive) che può godere di vigneti di età superiore ai 20 anni, “presi in mano” solo dal 2013 da Stefania Carrea.

“Maté”, ovvero Matteo, è il padre di Stefania, a cui è dedicato un altro vino, oltre a tutti gli sforzi di una donna del Gavi che merita un posto d’onore tra le produttrici e i produttori emergenti del grande bianco piemontese.

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Di Gavi in Gavi con Cannavacciuolo e Neri Marcorè: il grande bianco compie 20 anni

GAVI – Sarà Antonino Cannavacciuolo la star che aprirà le danze della sesta edizione di Di Gavi in Gavi. Lo chef napoletano spegnerà le candeline per i 20 anni della Docg, domenica 26 agosto.

La festa proseguirà poi sabato 1 settembre a Serravalle Scrivia (AL), nell’area archeologica dell’antica città romana di Libarna.

Ospite Neri Marcorè che condurrà “Tra Faber e Gaber”, nell’ambito di Attraverso Festival: una celebrazione delle canzoni dei maestri Fabrizio De André e Giorgio Gaber.

L’obiettivo del Consorzio di Tutela del grande vino bianco piemontese – uno dei pochi in Italia che si presta a un lungo affinamento, come evidenziato dalla recente degustazione tenutasi a Milano – è brindare al futuro della denominazione.

“Quest’anno a Di Gavi in Gavi – evidenzia in una nota l’ente di Via Corte Zerbo – si brinda al futuro. Un futuro che vuole conciliare tradizione e amore per il proprio territorio e delle proprie radici, con la ricerca delle tecnologie più avanzate, riscoprendo e applicando i segreti della cucina sostenibile e seguendo concretamente le regole della responsabilità condivisa“.

Ecco dunque la scelta della guest star Antonino Cannavacciuolo. L’inflessibile giudice invitato dal Consorzio Tutela del Gavi dovrà scegliere il miglior abbinamento tra le 11 ricette presentate dai Comuni della denominazione del Gavi Docg.

“Un invito a conoscere meglio i prodotti del nostro paese per saperli usare al meglio – spiega il Consorzio –  ma nello stesso tempo un’esortazione a tornare alle tradizioni, ai piccoli segreti e accorgimenti che si tramandano di generazione in generazione tra cuochi e famiglie: preparazione, raccolto, conservazione, utilizzo di tutte le risorse nella loro completezza, stagionalità”.

LA CUCINA ZERO SPRECHI
Per l’occasione, domenica 26 agosto, le corti private del Borgo saranno aperte dalle ore 16.00 per accogliere le migliaia di winelovers che da 6 anni ormai invadono Gavi.

Le varie location ospiteranno le immagini dei fiori, degli animali, dei paesaggi, dei corsi d’acqua e degli antichi mestieri del territorio del Gavi.

Fotografie messe a disposizione dal ricco archivio del Parco delle Aree Protette dell’Appenino Piemontese, il polmone verde e ancora selvaggio che delinea il confine meridionale delle terre del Gavi, verso il mare.

In particolare, in Corte della Buona Italia, Franco Aliberti, chef stellato de La Présef in Valtellina sarà il protagonista dello Show Cooking Zero Sprechi (solo su prenotazione al +39 0143 645068).

Dalle 16 alle 20, attraverso la sua cucina sensibile e giocosa, dimostrerà come esaltare l’ingrediente, riutilizzare le preparazioni e azzerare gli scarti. Con un occhio al portafoglio e al consumo responsabile del cibo.

Dalle 20.00 il programma si arricchisce delle iniziative organizzate nell’ambito di  “Calici e le Stelle”, a cura del Movimento Turismo del Vino e delle cantine della denominazione.


Di Gavi in Gavi, in sintesi
Domenica 26 agosto
9:30 – 14:00  Gavilonga Passeggiata tra i vigneti della Denominazione (su prenotazione)
16:00 -20:00 Di Gavi in Gavi:   Gavi, Corti Private
20:00 – 24:00 I Calici e le Stelle nelle Cantine della denominazione  (su prenotazione)

Sabato 1° settembre
ore  18:30  Neri Marcorè “Incontro in musica tra Faber e Gaber”
Omaggio a Fabrizio de André e Giorgio Gaber: Libarna, Serravalle Scrivia

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