VERONA –Verticale orizzontale. Questa la corretta definizione della degustazione organizzata dal Consorzio di Tutela Vini Montefalco per WineMag.it, a Vinitaly 2019. L’assaggio ha previsto diverse annate di Sagrantino di Montefalco dei produttori che meglio hanno rappresentato la Denominazione umbra, negli ultimi 20 anni.
Un tasting che giunge a pochi mesi dall’Anteprima Sagrantino 2015, andata in scena a Montefalco a metà febbraio e raccontata qui da WineMag. Ecco come è andata invece a Vinitaly: in assaggio 14 campioni di 6 annate.
Sagrantino di Montefalco 2001, Rocca di Fabbri: 94/100
Colore granato. Vino sui terziari, frutto rosso ancora presente, note di miele ma anche di cuoio. Macchia mediterranea, spezia. Buccia d’arancia. In bocca in perfetto stato di grazia. Freschezza e salinità che, unite al frutto rosso e ai tannini dolci, rendono il sorso pieno, agevole e piacevole.
Sagrantino di Montefalco 2005, Perticaia: 89/100
Rosso tendente al granato. Naso con risvolti “selvatici”, poi frutto tendente al sotto spirito, balsamicità. Tannino che si fa sentire in chiusura, asciugando il sorso, prima di una chiara salinità. La percezione alcolica fa da bilancia tra sensazioni morbide e dure, riequilibrando il sorso in maniera decisiva.
Sagrantino di Montefalco 2005, Di Filippo: 86/100
Rosso tendente al granato. Naso “animale”, tocco brettato al limite della piacevolezza, che aggiunge complessità al naso. Non mancano risvolti ossidativi, richiamati anche da sentori di miele. Più semplice al palato, con tannino che ancora una volta si fa sentire in chiusura, sotto forma di una nota amaricante.
Sagrantino di Montefalco 2007 “Exubera”, Terre de La Custodia: 83/100
Rosso rubino impenetrabile. Frutto rosso e forte percezione di legno e alcol. Anche in bocca il sorso è condizionato da un tannino piuttosto duro.
Sagrantino di Montefalco 2008, Antonelli: 90/100
Rosso rubino luminoso. Primo naso di matrice salina, che si unisce al frutto rosso tipico del vitigno e alla spezia. Non mancano ricordi d’agrumi, d’arancia candita. In bocca grande equilibrio, con tannini piuttosto dolci che mostrano al contempo margini di positiva evoluzione. La buona componente alcolica, ben integrata, arrotonda il sorso e lo rende piacevole, su note di frutti di bosco e agrumi.
Sagrantino di Montefalco 2008 “Colle del Saraceno”, Az. Agraria Francesco Botti: 85/100
Naso non esplosivo, tra risvolti “animali” e fruttati maturi. In bocca ingresso caldo, su frutto maturo già avvertito al naso. Poi il tannino, che chiude assieme a un accenno salino. Vino semplice, tutto sommato di facile beva.
Sagrantino di Montefalco 2008, Scacciadiavoli: 92/100
Rosso rubino carico. Naso di frutta rossa, ma anche di mela rossa. Con l’ossigenazione il vino guadagna in balsamicità, oltre a sfoderare una vena erbacea e un leggero fumè.
Molto bene al palato, di gran consistenza: torna il frutto, di una maturità precisa, assieme a un’ottima freschezza e a una preziosa vena salina, che chiama il sorso successivo. Tannini di cacao.
Sagrantino di Montefalco 2008 “Carapace”, Tenute Lunelli (Magnum): 90/100
Rosso rubino tendente al granato. Naso su terziari (cuoio) e frutto (rosso) che vira verso la piena maturità. Accenni balsamici in centro bocca e in chiusura che, assieme al tannino, conferiscono austerità al sorso. Alcolicità e frutto, che anche al palato si conferma più che maturo, rendono la beva snella ma non banale.
Sagrantino di Montefalco 2008 “Colle Grimaldesco”, Tabarrini: 94/100
Rosso rubino tendente al granato. Naso tipicissimo che si divide tra frutto preciso, terziari di brace e cuoio, speziatura, oltre a vaghi accenni d’agrume, mentuccia e talco.
In bocca si conferma un gran vino, giocato sulla freschezza. Il tannino è ordinato e di prospettiva e fa capolino in seguito a un ingresso precisissimo, sul frutto rosso e sull’agrume. Lungo sulla freschezza e su una piacevole salinità.
Sagrantino di Montefalco Docg 2009 “Ugolino”, Terre de Trinci: 78/100
Scarsa pulizia e precisione, volatile, note ematiche sgarbate. In bocca tannino e alcol, slegati.
Sagrantino di Montefalco 2009, Colle Ciocco: 86/100
Rosso rubino. Naso sul frutto, più che altro, con richiami leggeri balsamici. In bocca corrispondente, semplice, fresco beverino.
Sagrantino di Montefalco 2009, Romanelli: 94/100
Rosso rubino. Altro naso tipicissimo, giocato sull’eleganza dell’essenzialità: frutto rosso di gran precisione, agrume, accenni balsamici e speziati. In bocca corrispondenza totale. Il tannino si rivela giustamente dolce e integrato nel suo gioco con il frutto polposo, anche se ha margini di ulteriore evoluzione. Preziosissima chiusura salina, che chiama il sorso successivo.
Sagrantino di Montefalco 2009 “Bartoloni”, Le Cimate: 82/100
Rubino carico, impenetrabile. Naso piuttosto verde, che copre la vena fruttata. In bocca un altro vino: morbido, tendenzialmente giocato sulla semplicità della beva. Non manca la freschezza, su cui chiude il sorso.
Sagrantino di Montefalco 2010, Goretti: 85/100
Colore rubino mediamente trasparente. Naso che si divide tra sentori terziari (caramella mou, brace), fruttati, floreali e minerali, salini. In bocca dimostra un’ottima bevibilità, cui manca però un po’ di spalla acida. Vino semplice, immediato. Da bere oggi.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
VERONA – Vinitaly in versione “Fast and Furious” quest’anno per la nostra redazione, al termine di una settimana di degustazioni in giro per mezza Italia (visita alle tre Tenute Lunelli, poi ViniVeri e VinNatur, prima della domenica d’apertura della Fiera veronese).
Tutti momenti che vi racconteremo quanto prima. Oggi è il turno dei migliori vini scovati a Vinitaly 2018. Eccoli di seguito, nel consueto ordine: dalle “bollicine” ai rossi.
SPUMANTI Spumante Millesimato Pas Dosè 2016, Tenuta Sarno 1860. Sua maestà il Fiano di Avellino, in una versione spumantizzata degna delle geometrie di Kandinsky. Punto, linea e superficie, tutte in un sorso.
Si parte di fatto da un’ottima base. Quella del vigneto “Giardino”, a Candida (AV), il più alto in Irpinia destinato a varietà a bacca bianca (650 metri sul livello del mare). Per la produzione dello spumante, Maura Sarno e il suo entourage scelgono il versante nord ovest, meno esposto al sole rispetto a quello destinato al Fiano fermo.
Punto, linea e superficie si incontrano così in un calice che si veste d’un giallo luminoso, rinvigorito da un perlage fine e vivace, glitterato. Il naso cattura con i suoi richiami agrumati e taglienti di lime e bergamotto.
La balsamicità espressa dalle note di salvia dà un tono ancora più fine, assieme a misurate tinte di miele d’acacia. In bocca la corrispondenza è pressoché totale, con una nota di pesca a iniziare un valzer di sensazioni verticali, con nota minerale salina netta.
Un Pas Dosè godurioso, gastronomico (nel senso nobile del termine), ben fatto. Settemila bottiglie prodotte per l’annata 2016 (12 mesi sui lieviti), non prodotto lo scorso anno per via del caldo eccessivo.
Metodo Classico Brut “N1”, Azienda Agraria Moretti Omero. Trenta mesi sui lieviti (vendemmia 2015) per uno spumante insolito, prodotto con uve Trebbiano Spoletino biologiche allevate a 400 metri sul livello del mare, a Giano dell’Umbria, in provincia di Perugia.
Giallo paglierino, perlage fine e persistente. Naso a metà tra il fruttato e il floreale, con pregevole risvolto sulle erbe di campo e un tocco (che non guasta, in questo caso) di crosta di pane. Liqueur ben dosata, non snaturante, e pregevole sbuffo leggero di pepe bianco.
Bello il gioco, in bocca, tra le fresche note agrumate (lime), quelle più morbide di pesca e la chiusura sulla nocciola. Il tutto avvolto da una “bollicina” cremosa. Ottimo compromesso per chi cerca l’equilibrio tra croccantezza, rotondità e freschezza nello stesso calice di spumante. Prezzaccio (in cantina): solo 14 euro!
VINI BIANCHI Colline Laziali Igt Bianco 2017, L’Avventura Società Agricola. In attesa della versione “non filtrata”, che si preannuncia ancora più interessante, ecco un bianco da uve Frascati dall’eccezionale rapporto qualità prezzo (4,50 euro agli operatori).
Si tratta infatti del vino “d’ingresso” de L’Avventura, la recente scommessa di Stefano Matturro e consorte a Paliano, in provincia di Frosinone. Un prodotto senza solfiti aggiunti. A colpire è un naso giocato a metà tra le noti verdi, erbacee, e la frutta esotica. Bella beva, di semplicità solo apparente.
Umbria Igt Grechetto 2017 senza solfiti aggiunti, Vini Di Filippo. Protocollo biodinamico per il Grechetto senza solfiti aggiunti della cantina Di Filippo. Siamo a Cannara, in provincia di Perugia.
Qui i vigneti sono lavorati da Roberto Di Filippo con l’ausilio di cavalli, oche e mezzi artigianali di legno e ferro prodotti dallo stesso viticoltore, in pieno stile Agro forestry.
Ecco dunque l’Amish dei Grechetto. Un vino che si stacca nettamente dalla media di tanti altri bianchi del Centro Italia. Giallo dorato nel calice, dove il nettare presenta leggere velature naturali.
Naso bellissimo, ed è già un successo: fiori secchi, frutta a polpa bianca e gialla matura, un tocco minerale e un rintocco speziato. Un vino da aspettare e riannusare per apprezzarne tutti i profumi.
Come quello di radice di liquirizia, dapprima timido, poi quasi impetuoso. Al palato un filo di tannino rende il quadro ancora più interessante, su note corrispondenti all’olfatto. Davvero un bell’unicum.
Alto Adige Gewürztraminer Doc 2016 “Nussbaumer”, Cantina Tramin. Tra tutti i prodotti di cantina di Cantina Tramin, segnaliamo questo: un “must” per chi non l’avesse ancora testato.
Un Gewürztraminer capace di incollare letteralmente naso e bocca al calice, un passo sopra il (seppur ottimo) Gewürz “base” 2017 di Tramin, “Selida” (sempre se di “base”, con Tramin di mezzo, si possa parlare).
Straordinaria, a Vinitaly, la prova della longevità di questo vitigno con l’assaggio della vendemmia 2011 di Nussbaumer, concessa a vinialsuper dal direttore tecnico Willi Stürz e da Günther Facchinelli, Pr & Communication di quello scrigno altoatesino chiamato Cantina Tramin.
Un aspetto, questo, che approfondiremo presto attraverso un altro articolo, con l’intervista esclusiva ai due rappresentanti della cooperativa di Termeno.
Friulano (Jakot) 2016 “t.f.”, Valter Sirk. In Vino Valter. Potrebbe suonare così la sintesi dei nostri assaggi di tutta la linea di Valter Sirk a Vinitaly 2018. Siamo tra Dobrovo (italianizzato “Castel Dobro”) e il piccolo villaggio di Višnjevik, nel cuore pulsante del Collio Sloveno. Dieci minuti dal confine italiano.
Valter Sirk e il suo socio Giuseppe Aldé paiono Stanlio e (C)Ollio. Vinitaly, in fondo, può essere una festa se le cose ti girano bene. E allora tutti invitati. Tanto il vino lo portano loro. E che vino. Non ce n’è uno che delude in tutta la linea. Ma a noi tocca scegliere.
Potremmo parlarvi del superlativo Pinot Bianco 2011 della linea “Contea”. Invece vi suggeriamo la tipicità di Jakot, corrispettivo sloveno di “Friulano” (“t.f.” sta proprio per “Tocai Friulano”: provate a leggere “Jakot” al contrario). Un nettare che matura per l’80% in acciaio e, per la restante parte, in acacia.
Il naso è di un’ampiezza rara: si incontrano una buona vena minerale, profumi di erbe, frutta a polpa bianca e fiori. In bocca la sapidità è evidente, ma è solo una dei convitati.
La vinificazione in acciaio valorizza i primari dell’uva e l’acacia non li snatura. E dunque ecco una bella vena fresca, rinvigorita da sbuffi di pepe bianco. La chiusura è più che mai tipica, sulla mandorla amara. Ottimo vino, oggi. Domani ancor di più, per chi ha il coraggio di aspettarlo.
VINI ROSSI Oseleta 2016, Corte Archi. A nostro avviso uno dei vitigni a bacca rossa meno noti, eppure più interessanti, dell’intero panorama del Veneto. Non a caso, da sempre, è tra le varietà che compongono (seppur in percentuali minime) l’Amarone della Valpolicella.
Proprio in Valpolicella opera Corte Archi, per mano di Fernando Campagnola e consorte. In questa Oseleta si trovano splendidamente mixati tutti i tratti tipici del vitigno: la vena animale, grezza, quella vegetale speziata, oltre a pennellate di frutto raffinato che conferiscono eleganza al quadro.
Un vino capace di coniugare potenza, persistenza, complessità e lunghezza. Tra l’altro, con evidenti potenzialità d’invecchiamento.
Cannonau di Sardegna Doc 2016, Antonella Corda. Fate largo in cantina per un Cannonau sui generis, che ci piace definire con un neologismo: Pinotnau.
Se avete in mente la potenza imperscrutabile e l’alcolicità spinta di tanti (troppi) Cannonau, ecco un’interpretazione elegantissima del re dei vitigni a bacca rossa Made in Sardegna.
Un vino che assomiglia tanto ad Antonella Corda, donna dai modi eleganti che nel 2010 ha preso in mano l’azienda di famiglia a Serdiana, poco lontano da Dolianova (CA), assieme al compagno Christian Puecher, venuto dal lontano Trentino.
Un Cannonau che, nel calice, pare un Pinot Nero. Sin dal colore. Un luminoso rosso rubino, dal quale si spigionano note raffinate di piccoli frutti a bacca rossa che ritroveremo anche al palato, assieme a tannini di velluto e un tocco speziato che non guasta.
Ad accompagnare verso un finale lungo sono le note minerali, che ben si coniugano con quelle fruttate. Un vino dall’alcolicità sostenuta (14%) ma tutt’altro che percettibile. Tanto da far pensare a un perfetto consumo anche d’estate, leggermente raffreddato.
Il segreto del Cannoau “Pinotnau” di Antonella Corda consiste nel mix tra una macerazione delicatissima delle uve, in grado di non snaturare il varietale, e l’utilizzo sapiente di botti di non tostate di rovere francese. Chapeau.
Trentino Marzemino Superiore d’Isera Doc 2015, De Tarczal. “Mr Marzemino” sta a Isera e di nome fa Ruggero dell’Adami De Tarczal. Il piccolo borgo alle porte di Trento, a un passo dalla cittadina di Rovereto, custodisce cantine ancora tutte da scoprire, come De Tarczal.
Una storia antica quella della famiglia di Ruggero, che oggi può contare sull’apporto delle due figlie (una in cantina, l’altra impiegata nell’annesso ristorante-vineria) e sulla mano di giovane ed ottimo enologo, Matteo Marzari, che dal 2003 sta valorizzando in maniera esemplare il patrimonio viticolo dei De Tarczal.
Tra i rossi preferiamo il Marzemino Superiore 2015 (vino, tra l’altro, dall’ottimo rapporto qualità prezzo). Naso elegante, tutto giocato sulle note tipiche di un vitigno da altri (troppi) bistrattato e scialacquato.
E dunque ribes, lamponi, marasca, un tocco di mora e viola mammola. Con l’inconfondibile risvolto speziato. Un nettare che evidenzia la giusta corrispondenza al palato, con l’apporto di pregevoli venature minerali.
E in effetti è la mineralità il fil rouge che lega i vini di De Tarzal (provare per credere anche il blend Manzoni Bianco-Pinot Bianco “Belvedere” 2013 e lo Chardonnay in purezza “Felix” 2016). Chiusura altrettanto raffinata, con rintocchi di liquirizia dolce. Il Marzemino in cravatta.
Chianti Classico Docg 2015 Borgo Scopeto. E’ il Chianti Classico che ha ottenuto il punteggio maggiore (94 punti) in occasione della degustazione alla cieca effettuata a Vinitaly 2018 in collaborazione con il Consorzio Chianti Classico (qui tutti i punteggi). Un vino prodotto dall’omonima azienda agricola di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena.
Una cantina che collabora con la catena di supermercati a insegna “Iper La Grande i” per il progetto di private label “Grandi Vigne” e che, per questo, è stata inserita nella blind tasting.
Un risultato – il primo posto assoluto – che dimostra il grande lavoro fatto in Italia dall’agenzia Think Quality di Cuneo, assieme al buyer di segmento di Iper (ve ne abbiamo già parlato qui) per la selezione di incredibili referenze “qualità prezzo” da proporre a scaffale.
I vigneti da cui si ottiene l’omonimo Chianti Classico si trovano a un’altezza compresa tra i 350 e i 420 metri (70 ettari complessivi).
Si tratta del prodotto d’entrata della cantina toscana, che produce anche una Riserva (“Vigna Misciano”), un Supertuscan (“Borgonero”) e lo storico “Vin Santo”, oltre a grappa ed olio (non presenti in Gdo).
Il Chianti Classico Docg 2015 “Borgo Scoperto” (campione cieco numero 10), colpisce sin da subito per il suo colore luminoso, limpidissimo. Al naso la gran finezza espressa dalle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir.
Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Il frutto è di pulizia cristallina e il tannino è molto ben integrato. Un vino pronto, dall’equilibrio straordinario. Ma anche di chiara prospettiva.
VINI DA DESSERT Alto Adige Gewürztraminer Doc 2009 “Epokale”, Cantina Tramin. Torniamo a Termeno per raccontare quell’angolo di paradiso in terra che Cantina Tramin ha deciso di racchiudere in bottiglia, chiamandolo non a caso “Epokale”.
In realtà il nome è dovuto all’annata straordinaria in Alto Adige, la 2009 appunto, che ha consentito la produzione di questa vendemmia tardiva di Gewürztraminer. Nel calice il colore giallo oro è di per sé invitante.
La sorpresa (una conferma assoluta per chi conosce il modus operandi di Tramin) è il perfetto, divino, equilibrio tra note dolci, acidità e mineralità.
Frutto non solo di un’annata da ricordare, ma anche del coraggio di aspettare il momento giusto per l’immissione in commercio di questo raro Gewürz.
Si comincia della cernita dei migliori acini di due vigneti, vicino a Maso Nussbaumer, tra i 420 e i 440 metri sul livello del mare. Dopo un’attenta vinificazione, la fase delicata di affinamento in piccoli contenitori d’acciaio, a contatto continuo con i lieviti per otto mesi.
Dopo l’imbottigliamento, avvenuto nell’agosto del 2010, “Epokale” è stato portato nella miniera di Monteneve, in Val Ridanna (2 mila metri di quota).
Qui è stato stoccato per quasi sette anni al buio, a 4 chilometri dall’imbocco della galleria, a una profondità di 450 metri sotto la montagna. Temperatura e umidità costanti hanno consentito al nettare di trasformarsi, oggi, in pura poesia nel calice.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Un vitigno con quattrocento anni di storia, che riesce ad innovarsi e a ottimizzare la produzione mediante tecniche di coltivazione e imbottigliamento sostenibili, limitando al minimo i trattamenti fitosanitari grazie a un progetto di monitoraggio computerizzato dei vigneti. Questo è il modello Montefalco – che a breve sarà testato su scala regionale con l’obiettivo di realizzare una gestione fitosanitaria sostenibile di tutti i vigneti umbri – e questi sono i tratti distintivi con i quali il Montefalco Sagrantino DOCG si propone alla stampa e agli operatori del settore in occasione di Anteprima Sagrantino 2013, appuntamento enologico organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, che quest’anno consacra Montefalco come esempio di sostenibilità.
“Il nostro concetto di sostenibilità nasce in vigna e mette l’Internet of Things al servizio della viticoltura stessa. Stazioni meteorologiche connesse alla Rete che si scambiano dati utili all’individuazione di soluzioni – spiega il Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco, Amilcare Pambuffetti -. Nel nostro territorio, grazie all’applicazione di Grape Assistance, l’uso dei fitofarmaci è stato ridotto di circa il 40%. Se tutte le aziende del Consorzio sposassero il protocollo sarebbe possibile risparmiare ben 88 mila euro relativi ai soli prodotti chimici”.
L’EVENTO Lunedì 20 febbraio, alle ore 10:00, presso il Complesso Museale San Francesco, insieme al successo di Grape Assistance, si parlerà di Sagrantino Stage, la decima tappa del Giro 2017, che vedrà i “papabili” alla Maglia Rosa sfrecciare attraverso i vigneti del Sagrantino. Un grande riconoscimento per il territorio che celebra i 25 anni della DOCG Montefalco Sagrantino. Saranno, inoltre, presentate la vendemmia 2016, l’annata del 2013 e la nuova mappa del Montefalco Sagrantino DOCG: territorio, zone, vigneti visti e raccontati con gli occhi e con le immagini create da Alessandro Masnaghetti.
Il Chiostro Sant’Agostino ospiterà il Banco d’assaggio, con servizio sommelier, suddiviso in aree tematiche all’interno delle quali saranno a disposizione Montefalco Sagrantino DOCG 2013 secco e passito, Montefalco Rosso DOC 2015 e Montefalco Rosso DOC Riserva 2014, Montefalco Bianco DOC e altri bianchi delle cantine aderenti e i vini Montefalco DOC e Montefalco Sagrantino DOCG delle annate in commercio.
Nella Sala Consiliare del Comune di Montefalco, la stampa potrà misurarsi sia con l’annata 2013 del Montefalco Sagrantino DOCG, secco e passito, nelle due formule alla cieca e bottiglie scoperte, sia con l’annata 2007 per la speciale degustazione Sagrantino Vintage a bottiglie scoperte.
Nel corso della prima giornata di Anteprima Sagrantino, saranno, inoltre, decretati i vincitori dei concorsi indetti dal Consorzio Tutela Vini Montefalco: “Etichetta d’Autore 2013”, “Sagrantino nel piatto” e “Gran Premio del Sagrantino”.
I PRODUTTORI Grande attesa, nella giornata di martedì, per l’appuntamento “Sagrantino & Food – A pranzo con il produttore”: i produttori della DOCG Montefalco Sagrantino avranno il piacere di incontrare vis-à-vis giornalisti e operatori per degustare i vini della denominazione in abbinamento ai piatti della tradizione umbra.
Di seguito, la lista delle 31 cantine aderenti ad “Anteprima Sagrantino 2013”: Adanti, Agricola Castelgrosso, Antonelli San Marco, Arnaldo Caprai, Bocale, Colle del Saraceno, Còlpetrone – Tenute Del Cerro, Di Filippo, Fongoli, F.Lli Pardi, Fattoria Colleallodole – Milziade Antano, Fattoria Colsanto, Fattoria Le Mura Saracene – Goretti, Le Cimate, Montioni, Moretti Omero, Perticaia, Poggio Turri, Romanelli, Scacciadiavoli, Tabarrini, Tenuta Alzatura – Cecchi, Tenuta Bellafonte, Tenuta Castelbuono – Tenute Lunelli, Tenuta di Saragano, Tenuta Rocca Di Fabbri, Terre De La Custodia, Tudernum, Valdangius, Villa Mongalli e Viticoltori Broccatelli Galli.
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Il 20 e 21 febbraio, a Montefalco, avrà luogo il terzo appuntamento con Anteprima Sagrantino, evento del Consorzio Tutela Vini Montefalco rivolto a stampa e operatori del settore chiamati a misurarsi con l’annata 2013 del Montefalco Sagrantino DOCG. Un’edizione celebrativa che segna i 25 anni dal riconoscimento della DOCG Montefalco Sagrantino e introduce la mappatura della denominazione: territorio, zone, vigneti visti e raccontati da Alessandro Masnaghetti per la collana “I Cru di Enogea”.
Ecco la lista delle 31 cantine aderenti ad “Anteprima Sagrantino 2013”: Adanti, Agricola Castelgrosso, Antonelli San Marco, Arnaldo Caprai, Bocale, Colle del Saraceno, Còlpetrone – Tenute Del Cerro, Di Filippo, Fongoli, F.Lli Pardi, Fattoria Colleallodole – Milziade Antano, Fattoria Colsanto, Fattoria Le Mura Saracene – Goretti, Le Cimate, Montioni, Moretti Omero, Perticaia, Poggio Turri, Romanelli, Scacciadiavoli, Tabarrini, Tenuta Alzatura – Cecchi, Tenuta Bellafonte, Tenuta Castelbuono – Tenute Lunelli, Tenuta di Saragano, Tenuta Rocca Di Fabbri, Terre De La Custodia, Tudernum, Valdangius, Villa Mongalli e Viticoltori Brocatelli Galli.
I CONCORSI Ad Anteprima Sagrantino 2013, spazio alle etichette delle 31 cantine aderenti e di tutti i vini del territorio, alla proclamazione delle stelle assegnate alla vendemmia 2016 e anche all’arte e alla cultura con i tre concorsi indetti dal Consorzio: “Etichetta d’Autore 2013”, “Sagrantino nel piatto” e “Gran Premio del Sagrantino”.
“Etichetta d’Autore 2013” si rivolge a fumettisti che abbiano compiuto il 18esimo anno di età e operino su tutto il territorio nazionale. I partecipanti saranno chiamati a interpretare il “Il Montefalco Sagrantino DOCG” e a candidare il proprio lavoro artistico entro il 10 Febbraio 2017. L’opera vincente, premiata il 20 febbraio 2017 a Montefalco, diventerà l’etichetta celebrativa dell’annata 2013 del Montefalco Sagrantino DOCG.
“Sagrantino nel piatto” si rivolge a tutti i cultori della cucina nazionale. Gli chef dovranno sfidarsi nell’ideazione di ricette – dalla cucina tradizionale o innovativa fino alle rielaborazioni e alla fusion – che abbiano come ingrediente il Sagrantino. Antipasti, dessert, primi o secondi piatti finalisti – candidati entro il 10 febbraio 2017 – saranno preparati e presentati dagli chef stessi alla giuria il 20 febbraio 2017.
FOCUS
Giunto alla nona edizione, il “Gran Premio del Sagrantino” è una vera e propria competizione professionale tra oltre 15 sommelier. I migliori tre, selezionati tra i partecipanti provenienti da tutta Italia, si sfideranno, in un evento pubblico, per aggiudicarsi le borse di studio istituite dal Consorzio per sviluppare la conoscenza tecnica dei vini prodotti nell’area di Montefalco. Un’occasione unica, per ammirare sommelier professionisti all’opera con degustazioni, abbinamenti, carte dei vini e tutto quanto concerne la corretta comunicazione del Sagrantino all’interno di un ristorante. Per maggiori informazioni sulle modalità di svolgimento e adesione ai concorsi: http://www.consorziomontefalco.it.
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