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Legittimate le birre acide in Italia: esulta Unionbirrai

Finalmente legittimante le birre acide

Con la riformulazione del Dpr 1498 del 1970 e l’eliminazione dei limiti previsti per acidità totale, acidità volatile e torbidità l’Italia legittima la produzione delle “birre acide“. La riforma – che sarà resa ufficiale solo la revisione definitiva del DPR 1498 del 1970 – arriva dopo più di due anni di lavoro da parte di Unionbirrai, l’associazione dei piccoli birrifici indipendenti.

Da tempo ci eravamo resi promotori, con i diversi Ministeri coinvolti, di un dialogo per spiegare l’obsolescenza del limiti tecnici previsti», spiega il direttore generale Unionbirrai, Vittorio Ferraris.

«Siamo quindi pienamente soddisfatti che questa nostra battaglia abbia incontrato oggi un primo successo, nella direzione di modificare radicalmente una norma che vincolava la produzione della birra a condizioni non più conformi ai moderni processi brassicoli».

IL DECRETO SOSTEGNI

L’approvazione in Senato della conversione del Decreto Sostegni ha visto inoltre stralciati gli emendamenti che prevedevano l’innalzamento della soglia per l’ottenimento dello sconto sull’accisa a 50 mila hl. Secondo Unionbirrai, tale provvedimento avrebbe favorito solo poche grandi aziende.

«Registriamo con soddisfazione questa decisione – dichiara Ferraris – che evita quella che sarebbe stata una vera e propria beffa per tutto il comparto. Come già da tempo sosteniamo, infatti, sarebbe giusto affrontare il problema dell’armonizzazione delle accise per i piccoli birrifici indipendenti rispettando il criterio della proporzionalità, come già avviene in altre realtà europee».

Il nostro ringraziamento – prosegue il direttore generale – va a chi, all’interno della commissione Agricoltura, si è battuto per evitare l’approvazione di un emendamento iniquo, mentre siamo dispiaciuti dall’azione di alcune forze di Governo e associazioni del settore che hanno fortemente spinto per questo, distogliendo l’attenzione da provvedimenti più equi».

«Purtroppo – conclude Ferraris – il carattere divisivo di questo tipo di proposta ha comportato che a livello parlamentare tutta la discussione relativamente alla birra artigianale si concentrasse attorno a questo argomento. Per cui non registriamo alcun provvedimento di tipo finanziario specifico per le nostre attività».

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Unionbirrai: «Resistenza fiscale contro il Decreto Sostegni»

Riteniamo che la misura sia colma. Il consiglio direttivo Unionbirrai intende sottoporre ai propri soci riuniti in assemblea l’inizio di un periodo di resistenza fiscale, con la sospensione del pagamenti delle imposte (ovviamente regolarmente contabilizzate). Non ci sentiamo rappresentati, tutelati e rispettati. I pochi soldi che rimangono li useremo per le nostre aziende, i nostri dipendenti e le nostre famiglie».

È quanto si legge oggi sulle pagine social di Unionbirrai. In lungo comunicato affidato alla rete l’associazione dei piccoli birrifici artigianali si dice indignata da come il Governo sta gestendo la crisi economica dovuta alla pandemia e, senza mezze misure, propone un periodo di resistenza fiscale come unico strumento per far sentire la propria voce.

«In qualità di consiglieri eletti a rappresentare la nostra categoria produttiva – dice Unionbirrai – durante questi mesi abbiamo ricevuto numerose sollecitazioni dai nostri soci, giustamente arrabbiati e preoccupati. Abbiamo deciso di non scendere in piazza per ovvie ragioni legate all’emergenza sanitaria, ma non possiamo continuare ad ignorare il fallimento nella gestione della pandemia dal punto vista economico, sia a livello nazionale che continentale».

A far traboccare il vaso sono notizie e indiscrezioni sul Decreto Sostegni circolanti in questi giorni, “Dalle anticipazioni della stampa specialistica – si legge nel comunicato – sembra che il Decreto Sostegni in corso di emanazione non contenga alcuna misura che tenga conto delle enormi difficoltà con cui il nostro settore ha dovuto confrontarsi in seguito alle restrizioni imposte ai locali di somministrazione: nulla che non ci aspettassimo».

«I birrifici artigianali – sottolinea Unionbirrai – godranno dei medesimi “sostegni” destinati a tutte le altre imprese. Registriamo il minimo dei risultati: l’abolizione della lotteria dei codici Ateco con la quale il nostro settore è stato completamente tagliato fuori dai precedenti ristori».

Sotto accusa, secondo l’associazione di categoria, è l’intero sistema di gestione dell’emergenza sanitaria, “Oggi riceviamo di nuovo briciole – prosegue il comunicato – mentre la prospettiva di una ripartenza economica rimane un miraggio. Il nostro piano vaccinale, purtroppo, consiste nell’attendere che paesi più scaltri dell’intera Europa abbiano finito le loro vaccinazioni di massa».

«Anche in questo caso i responsabili di questo fallimento totale vivono lautamente stipendiati dalle tasse – aggiunge Unionbirrai – non solo dei cittadini Italiani ma di tutti i contribuenti Europei. A fronte di tutto ciò ci viene chiesto di continuare a tenere la barra dritta e di pagare tasse con cui stipendiamo coloro che decidono misure e restrizioni, che riteniamo ingiuste e a volte persino punitive».

Sul banco degli imputati finisce anche il recente aumento destinato ai dipendenti pubblici che, senza peli sulla lingua, viene definito «uno schiaffo totale».

«Lungi da noi alimentare facili stereotipi sul pubblico impiego – specifica Unionbirrai – ma viviamo un momento in cui aziende di ogni tipo, sparse su tutto il territorio nazionale, falliscono o chiudono, imprenditori vivono l’incubo di perdere tutto, dipendenti aspettano da mesi la cassa integrazione e temono per il loro posto di lavoro».

«Sofferenze sconosciute a chi ha potuto vivere l’intero periodo della pandemia senza avere alcun tipo di preoccupazione lavorativa e con la sicurezza del proprio stipendio – prosegue Unionbirrai sottolineando come – questi stipendi e tutta la macchina pubblica vengano mantenuti tramite le tasse che i cittadini pagano, e tra questi ovviamente imprenditori e dipendenti dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia: ristorazione, turismo, spettacolo e molti altri».

«Non sta a noi giudicare se l’aumento fosse dovuto o no: ciò che lascia sbigottiti è la tempistica. Mentre migliaia di aziende stremate dalle restrizioni – conclude il comunicato – devono anche subire lo smacco di vedere allocare in pochi giorni miliardi di euro a coloro che non hanno mai dovuto temere per il proprio lavoro durante la pandemia. La misura è colma».

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Italgrob: «Accreditare ai sostegni anche aziende con più di 5 milioni di fatturato»

Italgrob, la Federazione Italiana dei Distributori Horeca, chiede al Governo una maggiore considerazione dell’intero settore all’interno del prossimo “Decreto Sostegni“. Le poche bozze circolate finora, infatti, non conterrebbero aiuti sufficienti alla categoria.

«Il Governo – dichiara il Presidente di Italgrob Vincenzo Caso – deve ascoltare la voce dei distributori, accreditare ai sostegni anche le aziende con più di 5 milioni di fatturato e rivedere la soglia del 33% quale percentuale di perdita 2020 su 2019. È assurdo che non si possa rendere flessibile questa percentuale, la cui applicazione intransigente creerebbe enormi discriminazioni».

«Sentiamo il dovere di farci portavoce di tutte le aziende di distribuzione food & beverage che operano nella filiera Horeca – prosegue il presidente – È necessario oggi più che mai che la politica ascolti il comparto del “fuori casa” approfondendo dinamiche fino ad oggi poco conosciute. Da parte di Italgrob è incessante il lavoro del Centro Studi per documentare analisi e proposte, evidenziando le forti perdite subite nel 2020».

«Tutti hanno perso – conclude Caso – e tutti nella giusta percentuale hanno diritto ai sostegni. Auspico che i Parlamentari si facciano finalmente portabandiera di questa nostra battaglia che giorno dopo giorno logora sempre di più le piccole e medie imprese della filiera della distribuzione del settore Horeca».

Tramite i propri referenti, la Federazione ha pertanto offerto il proprio apporto alla legislazione nazionale suggerendo spunti di riflessione e confrontando le strategie operative con gli eletti di Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio.

«Stiamo illustrando con dati precisi – dichiara Dino Di Marino, Direttore generale – le difficoltà di tutto il mondo dell’attività ricettiva e dell’Horeca che pone domande e vuole soluzioni, come ad esempio poter aprire i ristoranti oltre le 18, soprattutto dopo aver messo su carta protocolli attenti e sicuri per le riaperture. Ma il timore dei crescenti contagi, le imminenti nuove strette che prevedono tutti i weekend in ogni regione in zona rossa, ci preoccupa molto».

«Tuttavia – conclude Di Martino – sapere che al centro del dibattito politico si dichiari apertamente che il Paese ha bisogno di rinascere, di ricominciare a fare impresa, a lavorare, a fare vita sociale e si ammetta finalmente che la ristorazione è strettamente collegata al turismo che è una delle grandi risorse del nostro Paese. Ebbene, tutto questo, nonostante le difficoltà dei prossimi giorni, fa ben sperare nel futuro».

Anche per questo motivo le attese da parte della categoria dei distributori Hpreca sono alte e considerando che le stesse aziende di distribuzione sono state sin qui ingiustamente escluse dai precedenti decreti Ristori, l’attività di rappresentanza nelle opportune sedi istituzionali di Italgrob continuerà incessante anche nei prossimi giorni proprio in vista dell2emanazione del Decreto Sostegni.

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