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Terraviva e De Fermo: l’Abruzzo del vino, al naturale

E’ una delle regioni dal maggior background storico in fatto di viticoltura, l’Abruzzo. Terra contadina e di uomini caparbi per eccellenza. Con la cultura dell’agricoltura e del “vino naturale”, quando ancora non era “di moda”. Basti pensare ad Edoardo Valentini ed Emidio Pepe, ma anche a Terraviva e De Fermo.

Oggi l’Abruzzo è una terra troppo spesso dimenticata quando si parla di grandi vini. Ma è il luogo dove tanti viticoltori hanno ripreso in mano l’umile lavoro dei propri avi, nobilitandolo. Allontanandosi dal mero commercio per riportare la terra e la pianta al centro del progetto.

Anche per questo l’Abruzzo può essere considerato la patria dei vini naturali. Abbiamo scelto due cantine per raccontarvelo. Due realtà animate dagli stessi principi, in due zone regionali opposte: una affacciata sul mare, l’altra sul Gran Sasso.

AZIENDA AGRICOLA TERRAVIVA
Tenuta Terraviva nasce nelle splendide colline di Tortoreto, in provincia di Teramo, in un fazzoletto di terra affacciato sull’Adriatico ad immagine e somiglianza dell’Abruzzo, dal carattere duro e dalle meravigliose sinuosità.

Siamo a due passi dal mare, in una accenno di collina confinante con un oasi naturale. I terreni qui sono sabbiosi e misti ad argilla. Azienda a carattere familiare, composta da una  squadra giovane, ricca di entusiasmo e passione, consapevole dell’importanza di portare avanti il lavoro e la filosofia dei padri e dei nonni.

Qui si coltiva a tendone e a spalliera Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Passerina e Pecorino,  tutti vitigni autoctoni. Filosofia biologica, naturale, poche contaminazioni in cantina, solforosa al minimo.

Nessuna filtrazione, rese basse e massimo rispetto per il terreno. Circa 24 ettari vitati, con vigne di quasi 50 anni d’età. Ad accoglierci è Federica, la figlia di Pietro che assieme alla moglie Annalisa ha intrapreso questa attività dal 2006. 

I MIGLIORI ASSAGGI
Petit 2014, Spumante Brut

11% vol. primo e unico esperimento aziendale di creare un Metodo classico da uve Trebbiano. La 2014 non è stata certo un’annata da ricordare. Molto fredda, con maturazioni tardive che hanno portato Pietro a pensare di fare una bolla. L’acidità del Trebbiano quell’anno poteva regalare una bottiglia inaspettata.

Un metodo classico 18 mesi sui lieviti, bassa C02 in bottiglia, dalle parti franciacortine si direbbe un saten. Vendemmia ad inizio Agosto , decantazione statica del mosto dopo pressatura soffice dei grappoli interi.

Fermentazione ed affinamento in acciaio con lieviti indigeni. Presa di spuma in bottiglia secondo il metodo classico. Una bella bollicina, fine e persistente, al naso note fragranti di fieno e pasticceria, in bocca richiami di fiori di campo, finale rotondo ma mai pesante.

Giusi 2017, Cerasuolo d’Abruzzo Doc
12.5% vol. Montepulciano 100%, 2500 bottiglie prodotte. La pigiatura non è molto energica per rispettare l’integrità degli acini. La separazione dei raspi avviene in questa fase. Le uve pigiate vengono sottoposte ad una pressatura soffice. Il mosto ottenuto viene messo a decantare.

La fermentazione alcolica, effettuata con lieviti indigeni, ha una durata di 8-10 giorni ed avviene ad una temperatura di 22°C. Il vino riposa per 6 mesi in acciaio e almeno 3 mesi in bottiglia. E’ un vino  come diciamo nel nostro gruppo di amici da bere a “secchiate” , specie in questa stagione. Colore ipnotico come il naso.

Rosa cerasuolo carico, naso di lampone, fragoline e melograno. In bocca freschezza e acidità ben bilanciate con la struttura . un sorso energico , vigoroso , per nulla scontato. La pulizia finale e il retro olfattivo  continuano a richiamare il sorso.

Mario’s 44 Trebbiano d’Abruzzo superiore Doc  2016
13% vol. Non ancora in vendita. Da un piccolo vigneto vocato. il numero nel nome indica il numero della vendemmia quindi la 44° per questo vigneto. Lo vediamo affacciandoci alla finestra della sala di degustazione, splendente nel suo tendone.

Vendemmia a metà settembre, un mese di macerazione sulle bucce poi 9 mesi in acciaio e 9 mesi in botte grande usata ad affinare. Giallo paglierino, naso con classici sentori di fieno, paglia, erbe officinali, fiori di campo, camomilla.

In bocca ha mineralità e sapidità portate dal mare e dal terreno, gran corpo, ottimo l’ingresso e il centro bocca. Finale pulito e lungo. Un vino completo in ogni sua parte, dalle potenzialità di invecchiamento. Da stoccare in cantina e riprovare magari una volta l’anno per scoprire ogni volta qualcosa di nuovo.

Tra la batteria dei rossi il nostro miglior assaggio è indiscutibilmente il CO2 Montepulciano d’Abruzzo Doc 2017. 13,5% vol. Vigne giovani di circa 15 anni. Una settimana di macerazione carbonica del grappolo intero. Successiva pigiatura con tutti i raspi, passaggio in acciaio dove rimane per qualche mese a decantare e poi in bottiglia senza filtrazioni.

E’ la versione “Beaujolais” del Montepulciano, che ne esalta il varietale, le note fruttate e dolci golose del vitigno. E’ un vino fresco e dal consumo immediato, caratterizzato da una beva piacevole. Colore rosso rubino. Al naso esprime aromi fragranti d’amarena e frutta rossa.

Al palato è piacevolmente fruttato, succoso, con freschezza e tannini delicati che non ne appesantiscono il sorso. Servitelo fresco a 12°, non ve ne pentirete e non potrete più farne a meno.


AZIENDA AGRICOLA DE FERMO

L’Azienda Agricola De Fermo si trova a Loreto Aprutino, località che ogni appassionato di vino che si rispetti conosce perfettamente. Siamo nell’entroterra pescarese, a due passi dal mare Adriatico e dai monti della Maiella e del Gran Sasso.

Troviamo Stefano Papetti Ceroni intento a dirigere i lavori di ristrutturazione al primo piano della zona sovrastante la cantina. Ci accoglie invitandoci subito a oltrepassare il vecchio portone che ci conduce proprio al suo interno, luogo fresco in questo periodo dell’anno.

La sua storia di viticoltore è molto strana. Bolognese di nascita incontra la sua futura moglie Nicoletta De Fermo durante gli studi Bolognesi.Una volta approdato a Loreto scopre che proprio dietro questo portone del vecchio casale di famiglia si trovano ancora tutte le attrezzature, botti e vasche di cemento comprese che il vecchio nonno di Nicoletta andato in pensione aveva deciso di non utilizzare più.

La famiglia De Fermo produceva vino da decenni, conferendolo alla cantina sociale e ad altri vinificatori. Ma Stefano non ha il minimo dubbio su quale sarà il suo futuro quando apre quel portone.

L’azienda è nata ufficialmente nel 2009 e attualmente dispone di 17 ettari di vigneto. Circa un ettaro Pecorino, quattro a Chardonnay, il resto Montepulciano d’Abruzzo. La coltivazione segue i principi della biodinamica ma l’azienda non si limita alla produzione di solo vino ma anche di olio, grano con cui si produce pasta, cereali e legumi.

La filosofia di Stefano è molto semplice: cercare di seguire la storia di questo territorio riportando tecniche di allevamento e vinificazione che da sempre si sono usate qui. Rispetto del luogo, del suolo e della tradizione contadina. Per fare questo ha studiato, si è documentato, ha sfogliato archivi, rintracciato testimonianze scritte e orali. L’amore e il rispetto sono la sua filosofia.

Non andiamo in vigna solo perché sono le 2 del pomeriggio e in questa giornata di fine luglio il caldo è veramente terribile. Ci accomodiamo subito in luoghi più freschi. In cantina troviamo sulla sinistra i caratelli dove affina il vino passito a base pecorino e, subito dopo sulla stessa fila, due tonneaux  (usati per il bianco) e due grandi botti di Garbellotto dove sta “riposando” il Prologo.

Più avanti le bellissime ed antiche vasche di cemento rimesse a nuovo. Niente acciaio. L’unico contenitore che vediamo viene usato al massimo per far transitare il vino durante i travasi. In un’altra zona più nuova ci sono altre vasche di cemento, 5 per l’esattezza di cui 2 di cemento grezzo con cui Stefano sta provando a sperimentare.

La fermentazione dei vini, ovviamente, segue la pratica naturale per cui niente uso di lieviti selezionati, nessuna aggiunta di coadiuvanti enologici, nessuna filtrazione, chiarifica e uso della solforosa al minimo indispensabile.

I MIGLIORI ASSAGGI
Launegild 2016 , Chardonnay Colline Pescaresi igt
12% vol. La prima domanda nasce spontanea. Perchè uno Chardonnay a Loreto? Perché qui lo Chardonnay c’è sempre stato. Questo clone ha origini antichissime ed è unico esemplare dello stivale. Non è il classico Chardonnay. La degustazione ce lo conferma.

Terreni calcarei, da un quintale di uva si ottengono circa 52 litri di vino. Altitudine sui 350 m s.l.m. Due note di vinificazione: torchiato coi raspi, quella che per Stefano è una vinificazione a grani tondi. Fermentazione in botte grande, a seguire un travaso per togliere le fecce grandi e rimettere il vino su quelle fini. Batonnage settimanale e poi 8/10 mesi  sempre in legno.

Nessuna filtrazione. Dalle botti di 2000 litri Stefano lascia sul fondo gli ultimi 50. Li tiene per se, imbottigliandoli come consumo interno e per la gioia dei suoi ospiti. Colore giallo paglierino con riflessi dorati. Naso elegante, per nulla carico dei toni classici dello Chardonnnay.

Legno impercettibile. Frutta gialla, fiori di campo, melone. Note balsamiche di eucalipto, di ananas e una fresca vena floreale. Berlo è stupefacente, la bocca è scossa da un bel nervo acido, lungo, cangiante, dal succo di pompelmo alla pesca, dal frutto giallo alla vena sapida e minerale poi ancora note floreali di cappero.

Richiama continuamente il sorso, perché ogni volta sembra un vino diverso e sempre più bello, complesso e completo quanto scorrevole. Assaggio avvincente, appagante.

Le Cince 2017 , Cerasuolo d’Abruzzo Superiore
13,5 % vol. Uve Montepulciano in purezza. Vinificazione in bianco, niente salassi. Uve torchiate morbidamente e messe a fermentare in botte grande da 20 HL per sei mesi per poi essere imbottigliato così com’è, senza filtrazioni e chiarifiche.

Fresco e delicato, profumatissimo di fragoline, lampone e rose, di grande eleganza e sapidità in bocca. Vino come mi piace definirlo da “h 24”. Lo puoi bere sempre in ogni occasione, da solo o accompagnandolo con ogni tipo di cibo. E’ un vino che ha freschezza, acidità, accenno di un corpo che è pur sempre del Montepulciano, quindi con nervo e persistenza. E’ minerale, è sapido, è lunghissimo.

Concrete 2017, Montepulciano d’Abruzzo Doc
13,5% vol. Montepulciano 100%. Stesso vigneto del Montepulciano top aziendale il Prologo, che segue vinificazione e affinamento classici. Vendemmia leggermente anticipata. Diraspato ma non pigiato.

Si lascia a fermentare l’acino intero, in una sorta di macerazione carbonica alla Beaujolais. Dopo 5/6 giorni di fermentazione, mentre ancora il processo è attivo, si svina e la fermentazione prosegue senza bucce. Da li in cemento per almeno 10 mesi.

Questo assaggio è una sorta di test perché il Concrete 17 è in bottiglia solo da poco più di un mese. Dal colore porpora con riflessi violacei al naso parte ridotto ma si pulisce rapidamente per sprigionare poi in aromi di fiori come peonie e viole e poi frutta rossa come fragolina e marasca.

Tutto il naso è un gioco di aromi primari e secondari spinti all’infinito. In bocca una sottilissima carbonica, a dimostrazione della giovinezza del vino. L’acidità tiene il sorso caratterizzato da un tannino appena accennato. Bella persistenza.

E’ un Montepulciano semplice, da merenda con pane e salame, niente surmaturazioni, niente complessità e robustezze di corpo, tannini soffici, sorso dissetante e allo stesso tempo appagante, non banale. Leggero ma presente, c’è e si sente, come una carezza che rassicura il palato.

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