La vendemmia 2024 del Collio sarà «tra le migliori che si possano ricordare». Ad assicurarlo è il presidente del Consorzio Tutela Vini Collio, David Buzzinelli. La raccolta è iniziata in linea con la media delle annate e in anticipo rispetto alla 2023. Per il momento si prospetta un’annata leggermente meno produttiva della precedente, ma con uve molto sane e di ottima qualità. «Ci aspettiamo grandi risultati dal punto di vista qualitativo – precisa Buzzinelli – l’esperienza e la conoscenza del nostro terroir porterà anche quest’anno un grande risultato. I produttori del Collio conoscono i propri terreni e le proprie vigne. Hanno saputo gestire le condizioni meteorologiche complesse di questa annata come la mancanza di acqua nei mesi più caldi di questa estate) per arrivare ad oggi con uve in ottima salute». In linea di massima, tutte le aziende stanno iniziando la vendemmia in questi giorni.
IL 60° ANNIVERSARIO DEL CONSORZIO TUTELA VINI COLLIO
Non si parla solo si vendemmia dalle parti di Cormons. Il Consorzio mette in fila gli appuntamenti che vedranno protagonisti i vini del Collio da settembre alla fine del 2024. «La prima parte del 2024 – annuncia la direttrice Lavinia Zamaro – è stata un fermento di attività dedicate, come di consueto, a promuovere la nostra splendida denominazione, con un doveroso occhio di riguardo all’importante 60° anniversario del Consorzio Tutela Vini Collio, che il 23 novembre vedrà il momento conclusivo dei festeggiamenti con un evento dedicato ai veri protagonisti della Denominazione: i produttori. Siamo orgogliosi della strada percorsa e dei riscontri che stiamo ricevendo – conclude Zamaro – che ci spronano ad affrontare con entusiasmo la seconda parte dell’anno, dedicata in modo particolare all’estero, lavorando per il luminoso futuro che ci attende».
GLI APPUNTAMENTI AUTUNNALI DEL CONSORZIO VINI COLLIO
Tra gli eventi più importanti, The Queen of Taste 2024 – La Regina del Gustoa Cortina D’Ampezzo (7 settembre), cena itinerante ideata e organizzata dallo Chef Team Cortina. Dal 16 al 18 settembre incoming di un gruppo di top sommelier da Austria, Germania, Svizzera e Svezia. Il 26 settembre è in programma Collio meets New York, evento dedicato alla promozione e valorizzazione del Collio negli Usa. E ancora: il 6 e 7 ottobre Stage Vinarius: l’associazione di enotecari ed enotecnici italiani torna in Collio dopo diversi anni, per un viaggio formativo rivolto ad una decina di rappresentanti di enoteche di tutta Italia. Il 24 ottobre sarà il Collio Day, appuntamento organizzato in collaborazione con Ais – Associazione italiana Sommelier, che vedrà protagonisti i vini del Collio in 12 città.
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Il Collio, mezzaluna al confine della Slovenia, è ormai identificata come l’area di produzione di grandi vini bianchi italiani. Merito del lavoro intenso e assiduo dei viticoltori che, dal 1964, si sono riuniti in quel Consorzio che nel 2024 festeggia i suoi 60 anni di vita. Il nuovo logo celebrativo su sfondo oro viene utilizzato da quasi tutti i produttori sulle etichette ed è stato presentato dalla direttrice del Consorzio, Lavinia Zamaro, in precedenti occasioni istituzionali. Come ha spiegato in occasioni delle celebrazioni del 1 giugno a Villa Russiz (Capriva del Friuli, Gorizia) nel corso del talk moderato da Licia GranelloMichele Formentini, memoria storica del Consorzio che scrisse di suo pugno l’atto costitutivo: «Eravamo nel 1963, era stata appena emanata la legge sulle Doc e noi ci siamo subito attivati per ottenere il “consorzio”: la base democratica degli agricoltori, che nacque nel 1964 con venti adesioni».
«Da anni – continua Zamaro – faccio parte del cda e, in questo periodo, abbiamo ottenuto ottimi risultati. Abbiamo incentivato l’imbottigliamento dei vini, che fino a quel momento venivano venduti sfusi, e abbiamo incrementato la produzione, piantando nuovi vigneti. La Regione Friuli-Venezia Giulia ci ha supportato, emanando una legge regionale che prevedeva contributi a chi impiantava vigneti nella zona del Collio». Un’altra peculiarità è stata l’istituzione di un laboratorio analisi per aiutare i produttori a fare buon vino, al fine di alzare l’asticella della qualità e di creare un’immagine vincente.
L’ASCESA DEL COLLIO IN 60 ANNI DI CONSORZIO
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il Collio attualmente è un giardino pettinato di filari che si rincorrono a perdita d’occhio sulle colline che lo circondano, anche su terrazzamenti, per una superficie di circa 1.500 ettari. Mentre le case coloniche sono diventate punto di riferimento importante per le cantine, l’ospitalità e per l’enoturismo. Piccoli e grandi produttori hanno contribuito all’ascesa del Collio nei 60 anni di storia del Consorzio. Alessandro Dal Zovo, direttore ed enologo della Cantina produttori di Cormons, ha snocciolato alcuni dati della cooperativa, da sempre punto fermo della viticoltura friulana. Nel cuore della cantina spiccano tanto le antichissime vasche di cemento quanto le botti decorate da diversi artisti.
«La Cantina – ha sottolineato Dal Zovo – fino a qualche anno vantava 250 soci. Ora sono 100, con la stessa superficie vitata. È subentrata la seconda generazione che ha preso in carico molte particelle di chi si è ritirato o non c’è più. Complessivamente abbiamo circa 350 ettari di superficie vitata, 100 ettari a Doc Collio e 250 ettari nella pianura isontina, quindi da Cormons a occidente». Dal Zovo ha sottolineato la ricerca della qualità dei viticultori attuali: «Se un tempo il socio conferiva l’uva alla Cooperativa, ora per la maggior parte vive di questa attività, quindi è molto più consapevole di immettere uve di qualità nei conferimenti. Si intende dare ad ogni vigneto una destinazione enologica ben precisa per alzare la qualità della cooperativa seguendo il modello altoatesino e trentino».
VINI DEL COLLIO: PIACEVOLEZZA E LONGEVITÀ
Nel corso della degustazione di tre batterie di vini “Assaggi di Storia del Collio”, condotta dal sommelier Michele Paiano, si è inoltre potuto constatare la freschezza e la piacevolezza dei vini più giovani e contestualmente la longevità dei bianchi di diversi produttori. Tanto che ci si è chiesto se la politica di molti produttori di uscire sul mercato un anno e mezzo dopo la vendemmia sia positiva o meno. Le caratteristiche dei vini degustati? L’equilibrio tra i profumi e il gusto, tra l’intensità dei colori e la persistenza in bocca. La longevità del Collio Bianco è evidente soprattutto nei colori brillanti che si scatenano nel calice e dalle note aromatiche. Merito del microclima, del terroir, del vento, della composizione del suolo in cui si alternano marna e arenaria, che conferiscono ai vini un gusto particolare di mineralità e sapidità.
Il Collio risente della vicinanza del mare e della corrispondente vicinanza alle Alpi, un ambito in cui si crea una particolarissima zona climatica. Oltre ai bianchi giovani e a quelli più evoluti, si è potuto degustare anche i Collio Rosso, blend di Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon che ha testimoniato come l’affinamento e l’evoluzione dei vini sia fondamentale. In batteria, due i vini della vendemmia 2018 ancora giovani: i ricordi di susina, al palato, sono più croccanti che maturi; un vino in evoluzione, già elegante e piacevole. Con il 2013 si raggiungono vette davvero notevoli. Al naso si percepiscono piacevoli sensazioni di frutti rossi, mentre al palato si percepiscono pepe e note balsamiche che si mescolano all’intensità del sottobosco e delle ciliegie sotto spirito.
NON SOLO VINI BIANCHI IN COLLIO
Il Merlot 2021 è austero, elegante, persistente, addirittura un filo di tannino verde, ma nel calice regala sensazioni uniche. Pur essendo stata un’annata difficile in vigna, il 2008 (Merlot e Cabernet Franc) è molto complesso: frutta rossa, marasca, cuoio, tabacco, un vino maturo che con gli anni ha saputo esprimere bene le sue qualità intrinseche. Quindi il Collio non è solo terra di bianchi, ma anche di vini rossi. Del resto, i vitigni allevati nel Collio sono molti. Tutto o quasi partì dal “Tocai”, ora “Friulano”, al quale si aggiunsero la Ribolla Gialla e la Malvasia. Poi i vitigni internazionali come il Pinot Nero e il Pinot Grigio i Sauvignon, lo Chardonnay, che hanno contribuito a modificare un po’ i gusti e i consumi. Ma com’era fare il vino sessant’anni fa? È la domanda posta all’enologo Gianni Bignucolo, ospite assieme a Bruno Pizzul della conferenza d’avvio delle celebrazioni.
«Ci sono stati cambiamenti notevoli in questi anni – ha risposto – sia dal punto di vista viticolo che enologico. Si sono modificate le forme di allevamento, si sono abbandonate quelle tradizionali e adottati sistemi innovativi che razionalizzassero la produzione. Le colline sono diventati giardini e hanno plasmato il lavoro nell’agricoltura. Le bollicine? È impossibile fare spumanti nel Collio in quanto le uve hanno scarsa acidità e alte gradazioni. Il Collio rappresenta un unicum in Italia di cui dobbiamo essere fieri». I vini bianchi rappresentano l’80-90% della produzione. Ne è ben consapevole Tiziana Frescobaldi, di una delle case produttrici storiche della Toscana che ha investito nell’area nel 2000 «perché questo è il luogo dove si fanno bianchi straordinari».
VITIGNI E DISCIPLINARI DEL COLLIO PROTAGONISTI SULLA STAMPA
Ma proprio il numero di vitigni previsti dal disciplinare e il loro rapporto con i vitigni autoctoni può essere motivo di dibattito. Il presidente del Consorzio del Collio David Buzzinelli ha cercato così di stemperare la questione: «Il nostro territorio nasce con i vini bianchi (le uve sono per l’80-90% a bacca bianca) per influenza tedesca che mira alla valorizzazione delle monovarietali, che sono 17». Perché non si riducono i vitigni presenti nel disciplinare?
«Ci sono alcune varietà – ha risposto Buzzinelli – che ormai si stanno autoescludendo. Il Consorzio è focalizzato sulla promozione del Pinot Grigio, del Friulano, della Ribolla gialla, del Sauvignon e della Malvasia, che sono le varietà più importanti del nostro territorio insieme al blend Collio Bianco. Ci dimentichiamo spesso del Traminer, del Riesling e del Muller Thurgau, che non si possono eliminare perché sono ormai molto diffusi». E per quanto riguarda i rossi? «Il Collio non è solo terra di ottimi vini bianchi, anche con i Merlot si riescono ad ottenere grandissimi risultati».
La due giorni del Collio si è conclusa con l’attribuzione del 17° Premio Collio, dedicato al conte Sigismondo Douglas Attems di Petzenstein, primo presidente del Consorzio, presentato da Stefano Cosma. La sezione dedicata ai giornalisti ha visto primeggiare il direttore di winemag.it Davide Bortone e il giornalista canadese Michael Godel per i loro articoli sul Collio Bianco e sui vini friulani. Sono state pure premiate le giovani dottoresse Antonella Fontanel, per una tesi discussa all’Università di Udine, sui lieviti naturali e Evelyn Riturante per una tesi di marketing esperienziale sulla vendemmia turistica.
Giornalista, ex direttore di giornali e riviste, autore di due libri, blogger, sommelier e da qualche anno viticoltore sulle colline di San Colombano al Lambro. I miei interessi sono focalizzati sul mondo del vino e del buon cibo. Proprio per questo motivo presto molta attenzione ai giusti abbinamenti.
FOTONOTIZIA – Dopo le prime preoccupazioni date dalla siccità estiva, il Consorzio Collio tira le somme annunciando un finale di vendemmia 2022 più che positivo. «Quantità in linea con il 2021 e resa qualitativa di alto livello», assicura David Buzzinelli, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Collio. Nel complesso, il Collio presenta «un’annata qualitativamente ottima con delle punte di eccellenza».
Lo stato fitosanitario delle uve alla raccolta è risultato ottimo, con una scarsissima incidenza di problematiche come peronospora, oidio e botrite tradizionalmente legate alle piante crittogame.
I primi dati analitici fanno registrare livelli di gradazione alcolica «tendenzialmente sostenuti ma non esagerati». In generale il quadro acidico risulta buono per i vini bianchi. Tenori polifenolici delle uve a bacca rossa presentano «aspettative interessanti per i vini da invecchiamento».
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Il Presidente del Consorzio Tutela Vini Collio, David Buzzinelli, esprime la sua soddisfazione per una vendemmia che si preannuncia positiva: “Ci attendiamo un’annata 2020 molto buona sotto il profilo della qualità”.
La stagione è stata ottima dal punto di vista climatico e della salute delle viti. Troviamo delle uve in grande equilibrio e, complice la poca quantità, possiamo dire di trovarci dinnanzi ad una vendemmia di qualità superiore”.
La vendemmia dei vini della Doc Collio, già iniziata con la raccolta di qualche partita di varietà precoci e particolarmente esposte, entrerà nel vivo la prima settimana di settembre partendo dalle zone più calde come Cormons e Capriva del Friuli per poi allargarsi alle altre aree disciplinate dalla Doc Collio.
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CORMONS – “Il progetto della Docg non è abbandonato: ci crediamo, ci lavoriamo ancora e stiamo cercando una maniera per convincere tutti, per il bene del nostro territorio”. Il presidente del Consorzio Tutela Vini Collio, David Buzzinelli, commenta così la fase di stallo del percorso avviato nel 2016, in Friuli. Ancora ai box di partenza l’ipotesi di premiare con la Docg tutte le tipologie attualmente Doc. Ancor più in alto mare l’opzione Gran Selezione Docg e Pinot Grigio Superiore Docg, nuovi vini da collocare all’apice della piramide qualitativa del Collio.
Buzzinelli, intervistato in esclusiva da WineMag.it, traccia un quadro dai contorni ancora fumosi. Ma si mostra ottimista. “All’inizio del percorso – commenta il presidente del Consorzio – i soci erano ancor più divisi di oggi. Si parlava di un 30% d’accordo su tutto, un altro 30% d’accordo solo su alcune parti e un 30% di contrari alle modifiche”.
Oggi la situazione sarebbe migliore. Un sostanziale fifty-fifty che non cambia le regole del gioco. Ma almeno muove il tavolo. “Fosse per si potrebbe approvare tutto domani – chiosa Buzzinelli – ma al momento siamo a un 50 e 50 tra consenso e dissenso. Puntiamo comunque ad arrivare a dare al Collio la Docg entro la vendemmia 2020“.
“Stiamo lavorando per trovare una quadra con tutti i soci del Consorzio, che sono circa 330 – precisa ancora il presidente del Consorzio di Cormons – ma anche con chi non fa parte dell’ente, dal momento che la Docg interessa tutti. Mi riferisco a quei produttori che incidono per un 15% sulla produzione di vini di qualità nel Collio”.
Quali sono i nodi principali da sciogliere? “Innanzitutto – risponde Buzzinelli – credo che non tutte le modifiche al disciplinare siano state comprese appieno. I punti più discussi riguardano quante e quali varietà Doc premiare con la Docg”.
“Ci siamo ritrovati a discutere più volte in riunioni in cui non tutti conoscevano nel dettaglio il progetto – ammette il numero del Consorzio – pagando pegno. L’ultimo meeting è avvenuto un annetto fa. Poi si è lavorato su tavoli tecnici più limitati in termini numeri, in cui i contrasti di vedute si sono attenuati solo in parte”.
Intanto il tempo passa. “Oggi – commenta Buzzinelli – si può dire che ripartiamo da zero, ma abbiamo tutte le intenzioni di portare a casa l’obiettivo che ci siamo prefissi. Del resto, tra le attenuanti c’è il cambio del Cda avvenuto in corso d’opera, con relativo cambio della presidenza e passaggio delle consegne”.
“Di certo – continua David Buzzinelli – sono tutti concordi sul Gran selezione, ovvero su un assemblaggio ottenuto dai tre autoctoni Ribolla gialla, Friulano e Malvasia. In attesa della Docg, colgo con piacere il fatto che molte aziende stiano puntando su un vino bianco Doc del Collio, come punta di diamante della produzione”.
Il presidente fa appunto riferimento a quella che, a percorso ultimato, potrebbe essere la Gran Selezione Docg. Un vino, cioè, ottenuto dall’unione di Friulano (minimo 40%, massimo 70%), Ribolla Gialla e Malvasia (massimo 30% per ciascuna varietà).
Il Consorzio pensa a rese basse, per garantire qualità assoluta, e tempi di affinamento degni di una riserva anche per il progetto di valorizzazione del Pinot Grigio, che nel disegno del nuovo disciplinare dovrebbe risultare un “Superiore Docg”.
Una tipologia su cui stanno puntando molto le vicine Venezie, con una Doc (discussa) che intende comunicare “qualità” e “italian style”, riunendo sotto la propria ala tre territori diversi, compresi nel cosiddetto Triveneto.
Pinot Grigio che, va ricordato, è la varietà a bacca bianca più coltivata in Friuli Venezia Giulia, con circa il 30% della superficie vitata complessiva e caratteristiche che variano molto, in base alle scelte di ogni singolo produttore.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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