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Distillo rinviata al 17 e 18 maggio 2022

Distillo rinviata al 17 e 18 maggio 2022

L’aumento dei casi Covid ha portato gli organizzatori di “Distillo“, la prima fiera italiana dedicata alla micro distillazione, a posticipare le date della manifestazione. Distillo si terrà quindi martedì 17 e mercoledì 18 maggio 2022 sempre presso le Officine del Volo di Milano.

«In oltre un anno di attività, a partire dalla Conferenza sulla distillazione artigianale di ottobre 2020 – spiegano gli organizzatori, Claudio Riva e Davide Terziotti di Craft Distilling – siamo riusciti a confezionare una manifestazione mai fatta prima in Italia, con la partecipazione di tanti espositori e un numero record di produttori di alambicchi».

«L’organizzazione di Distillo – proseguono Riva e Terziotti – sino al 20 dicembre era in linea con i piani. Ma l’arrivo della nuova variante ci ha spinto a una profonda riflessione. Riteniamo che la sicurezza e la tranquillità degli espositori, dei visitatori e del personale sia la cosa più importante, al di là delle normative che permetterebbero lo svolgimento di Distillo».

A maggio, la fiera potrà contare sulla presenza di oltre 40 espositori fra cui ben 8 produttori di alambicchi. Un numero mai registrato prima a livello europeo. La varietà e la qualità dei produttori di alambicchi presenti porterà a Milano appassionati e curiosi da diversi Paesi dell’Europa meridionale.

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Green pass per visite in cantina, degustazioni ed eventi: cosa prevede il decreto 30 dicembre 2021?

Visite in cantina, degustazioni ed eventi: cosa prevedono le misure del governo per arginare il Covid-19 e la variante Omicron? Se già il decreto legge n.172 del 26 novembre 2021 sanciva l’obbligo del green pass rafforzato per visite e degustazioni in cantina a partire dal 6 dicembre 2021, il dl n. 229 del 30 dicembre (qui il documento ufficiale) ne proroga l’applicazione. Con ulteriori provvedimenti relativi ai servizi all’aperto.

Fino alla fine dello stato d’emergenza, fissato al 31 marzo 2022, il green pass rafforzato sarà necessario per il consumo al banco, al chiuso, nei servizi di ristorazione in tutte le zone (bianca, gialla, arancione).

Dal 10 gennaio, inoltre, anche in zona bianca e gialla, sarà richiesto il green pass rafforzato per il consumo al banco all’aperto. Consentito, invece, fino al 9 gennaio, senza green pass o con la sola certificazione base.

SAGRE, EVENTI, FIERE CONGRESSI E CORSI DI FORMAZIONE

L’ingresso a sagre, fiere e congressi, anche su aree pubbliche, sarà riservato a coloro che dispongono del super green pass. Sia all’aperto che al chiuso e con mascherina FFP2.

Impatti anche sui corsi di formazione privati. Se in zona bianca o gialla per partecipare ad un corso di formazione privata in presenza sarà sufficiente il green pass base in zona arancione servirà il super green pass.

SERVE IL GREEN PASS PER LE DEGUSTAZIONI IN CANTINA?

Visitando i siti web delle cantine italiane, anche di grandi dimensioni, oppure i siti web di associazioni di formazione, si trovano spesso informazioni non aggiornate sui protocolli di sicurezza Covid. Comprensibile, considerato il susseguirsi di nuove norme con soppressione di appendici delle precedenti.

Il consiglio ai winelovers è di verificare sempre con la cantina la normativa e il protocollo vigente, oltre al colore della zona in cui si trova la cantina che si intende visitare.

LE SCELTE DEI BIG: BERLUCCHI, BANFI E DONNAFUGATA

Resta comunque sempre consentito – al momento – l’accesso al negozio della cantina. Quanto alle cantine, aziende come Berlucchi, in Franciacorta, spiegano chiaramente le misure anti Covid-19 sul proprio sito web.

In Toscana, Banfi rassicura clienti del resort e winelovers sul rispetto delle misure e sulla formazione costante del proprio personale. Nel Sud-Italia, cantine ben strutturate come Donnafugata ricorrono invece a un popup a comparsa al momento dell’accesso sul portale aziendale.

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Grappa: l’identikit del consumatore medio traccia il futuro del settore

Maschio, over 40, con capacità di spesa medio-alta, amante della compagnia e attento alle qualità. È questo l’identikit del consumatore italiano medio di grappa, secondo la ricerca svolta da Nomisma per conto di AssoDistil. Lo studio, presentato durante la conferenza “Il settore distillatorio italiano tra modello di sostenibilità e nuove sfide”, ha acceso i riflettori sullo status e le prospettive di sviluppo del mercato della grappa in Italia.

IL PROFILO DEL CONSUMATORE DI GRAPPA

L’indagine di Nomisma ha coinvolto un campione di mille consumatori. Ne risulta che il 29% degli italiani ha consumato grappa negli ultimi 12 mesi in almeno un’occasione in casa o al ristorante/bar. Emergono differenze sia in funzione del genere che con riferimento all’età.

La quota di consumatori aumenta difatti fra gli uomini dove raggiunge il 43%, a fronte di un 21% fra le donne, così come cresce all’aumentare dell’età. Il tasso di diffusione della grappa è minore tra generation Z (under 25) e millennials (fascia 26-40) dove è pari rispettivamente al 19% e 25%. Aumenta invece al 30% nella fascia di età 41-55 (la cosiddetta generation X) e al 32% tra gli over 55 (i baby boomers).

IL GUSTO PER LA COMPAGNIA

9 consumatori su 10 dichiarano di bere grappa in compagnia, soprattutto con gli amici. Non a caso tra i principali motivi che spingono al consumo di questo prodotto vi sono proprio la piacevolezza del gusto (51%) e la convivialità (43%).

Resta ancora una nicchia la voglia di sperimentare la grappa nel mondo della mixology, dove solo il 3% si è avventurato in questa esperienza. La curiosità è però alta, con il 35% dei consumatori che vorrebbe provare un cocktail a base di grappa nei prossimi mesi.

LA GRAPPA ON-LINE

«Al pari di quanto avvenuto per altre bevande alcoliche, anche nel caso della grappa l’e-commerce inizia a ritagliarsi un proprio spazio di mercato. Il 9% dei consumatori ha acquistato grappa online. Si riscontrano valori superiori tra le generazioni più giovani e i consumatori che hanno una capacità di spesa alta», dichiara Emanuele Di Faustino, Project Manager di Nomisma.

“Tale profilo – conclude Di Faustino – è in linea con la tipologia di grappa venduta online che si caratterizza per un prezzo medio che è più del doppio rispetto a quello della grappa acquistata negli scaffali dei negozi fisici”.

L’e-commerce è una scelta giudicata vantaggiosa per confrontare più prodotti (26%), per consultare recensioni (20%) o per leggere caratteristiche, storia e info sul prodotto e i produttori (17%). A tal proposito si noti come 3 consumatori su 10 utilizzano il web per cercare informazioni sulla grappa.

LE TENDENZE DEL MERCATO

Il Covid ha colpito i consumi di alimenti e bevande degli italiani, impattando anche sul mercato delle bevande alcoliche e degli spirits. Per questi ultimi, tra il 2019 e il 2020 si è registrato un -20% con un rimbalzo, nel 2021, del +9%.

Rimbalzo contestuale al graduale ritorno alla normalità e alla riapertura di bar e ristoranti, canale fondamentale per i consumi di spirits in Italia. Tali dinamiche hanno caratterizzato anche il mercato della grappa. Nei primi 9 mesi del 2021 gli acquisti di grappa nel Cash&Carry hanno messo a segno un +8% rispetto allo stesso periodo del 2020.

Prosegue invece la corsa dell’e-commerce (+30% a gen-set 2021 vs gen-set 2020). Corsa più lenta rispetto a quanto registrato in piena emergenza pandemica quando le vendite di grappa online hanno segnato un +198% raggiungendo i 2,3 milioni di euro nel 2020 (dati NielsenIQ).

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Il sommelier guarito dal Covid: «Vaccinatevi e pensate alla salute, non allo shopping»

L’ultimo vino bevuto prima del ricovero all’ospedale di Borgosesia, Corrado Pasqualin, sommelier e docente Fisar, se lo ricorda benissimo: «Un Tenuta Guado al Tasso del 2000, niente male direi». Sorride, il 53enne della provincia di Vercelli, oggi che «il peggio è passato» e «la strada verso la completa guarigione dal Covid è ormai in discesa».

«Spero nei prossimi giorni di riuscire finalmente a ritornare a casa e riabbracciare mia moglie Monica e la mia figlia 20enne Giulia, che non vedo da parecchio tempo», ammette. «La sensazione è ancora quella di un senso di svuotamento, unita alla consapevolezza che tutto può succedere a tutti: nessuno è intoccabile».

Guardando i notiziari è tanta la tristezza e la superficialità con cui la situazione della pandemia viene affrontata. Alla stragrande maggioranza della popolazione sembra più stare a cuore la movida e fare shopping che non preservare la propria salute. Sono favorevole al vaccino, mi sembra sia una delle poche armi che abbiamo a disposizione per difenderci».

In attesa del primo tampone negativo, Corrado Pasqualin non può fare a meno che ripensare al calvario iniziato poco prima di Natale 2020. «Ho scoperto di essere positivo il 19 dicembre – racconta – a seguito di un tampone molecolare. Il mio sospetto è nato alcuni giorni prima, per presenza di una leggera febbre”.

Lo stesso giorno, il sommelier Fisar vercellese è stato ricoverato all’ospedale Santi Pietro e Paolo di Borgosesia, il comune in cui vive con la famiglia, cittadina a metà strada tra Varese e Biella, a cavallo tra Lombardia e Piemonte.

«I medici mi hanno messo subito in terapia intensiva – spiega – intuendo che la situazione sarebbe peggiorata. Dopo febbre e spossatezza, non avrei mai immaginato di finire in poco tempo in una situazione davvero angosciante, che in alcuni momenti mi ha fatto anche pensare al peggio».

Ora sono in via di guarigione, ma i primi giorni di ricovero mi hanno obbligato ad indossare un casco con supporto di ossigeno. Ho passato 7 giorni senza mangiare, bevendo acqua tramite cannuccia ovviamente con il supporto del personale ospedaliero. Un’esperienza terribile e disarmante».

«La terapia mi ha messo in difficoltà dal punto di vista psicologico – racconta ancora il sommelier Fisar – poi il quadro clinico fortunatamente è migliorato, con diminuzione progressiva della quantità di ossigeno».

Con i medici, Pasqualin ha stretto «un rapporto umano» che definisce senza mezzi termini «incredibile». «Ci tengo a ringraziare di cuore tutto il personale dell’ospedale di Borgosesia che si è adoperato nella mia assistenza in condizioni, credetemi, davvero difficili, mettendomi sempre in una posizione psicologica favorevole».

Quella del 53enne vercellese è una vita ormai cambiata per sempre, a causa del Covid-19. «Il lungo periodo in ospedale – spiega – mi ha portato a riflettere su come è sottile il filo che ci lega a questa vita terrena e ai nostri cari, la famiglia, gli amici. Adesso credo di avere riscoperto e riassaporato  alcuni valori importanti della vita».

Tra i vizi (e le virtù) a cui ha dovuto rinunciare durante la degenza, come nella più scontata delle attese per un sommelier che sta affrontando il Covid, c’è anche quello di un buon calice di vino.

«Devo dire che in questi ultimi giorni la voglia di bere un buon bicchiere è tanta –  ammette Pasqualin – personalmente sono di larghe vedute e bevo un po’ di tutto, anche se sono particolarmente legato al vitigno della mia zona: il Nebbiolo. Il primo calice mi concederò? Un bel Metodo classico, ne ho la cantina piena! Cosa di meglio per festeggiare alla salute?».

In attesa del «momento fatidico» del primo tampone negativo, utile a mettere la parola fine al ricovero in ospedale, al 53enne sommelier resta una consolazione: «Fortunatamente il Covid non mi ha causato la perdita di gusto e olfatto – dichiara sollevato – addirittura alcuni giorni prima del ricovero ho condotto delle lezioni Fisar in via telematica, senza nessun problema in fase di degustazione». Un motivo in più per brindare. Al più presto.

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Grandine e vento sulla Valpolicella, il Consorzio: “5-6 milioni di euro di danni”

Nel disastro, un sorriso a mezza bocca per i viticoltori della Valpolicella. Il nubifragio di ieri pomeriggio poteva infatti causare conseguenze ancora più devastanti. “L’epicentro della tempesta di grandine e vento, o meglio la sua ‘supercella‘, come la chiamano tecnicamente i meteorologi – commenta a WineMag.it Christian Marchesini, fresco di nomina alla presidenza del Consorzio Tutela Vini Valpolicella – era collocato sul centro di Verona. Se fosse stato sui vigneti, oggi staremmo parlando del disastro più totale“.

I danni ammonterebbero a 5-6 milioni di euro, solo sul fronte delle aziende vitivinicole colpite. Secondo le prime stime degli agronomi del Consorzio, all’opera sin da ieri assieme a quelli di Regione Veneto, la superficie danneggiata sarebbe piuttosto limitata. “Si parla di 300, massimo 400 ettari – precisa Marchesini – dunque dal 3 al 5% dei vigneti a Denominazione“.

Va detto però che, dove grandine e vento hanno colpito, come nel Comune di San Pietro in Cariano, hanno fatto danni davvero ingenti, cancellando dal 70 al 100% della produzione“.

Già definita la tabella di marcia delle prossime ore. “I nostri tecnici – spiega il presidente Marchesini (nella foto)- stanno individuando e delimitando le aree colpite, alle quali sarà assegnata una resa ad hoc: 0, 10, o 50, valuteremo. Procederemo poi alla richiesta dello stato di calamità, nella speranza che i produttori danneggiati da questa terribile ondata di vento e grandine siano assicurati”.

Nel frattempo, sempre secondo il numero uno del Consorzio Tutela Vini della Valpolicella, “la Denominazione ha reagito bene nei primi mesi del 2020, segnato dalla stangata del Covid-19“.

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“Continuano gli imbottigliamenti – riferisce Marchesini a WineMag.it – con cali non superiori al 7-8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Quello che abbiamo perso davvero dall’inizio dell’anno è la ‘biodiversità’ della Denominazione, intendendo con questo termine i numerosi piccoli produttori della Valpolicella”.

Con l’avvento del Covid-19 le vendite si sono concentrate soprattutto sulla Grande distribuzione organizzata, essendo l’Horeca chiusa. Ma tra le oltre 300 aziende della Valpolicella, sono solo una trentina quelle capaci di tenere il ritmo della Gdo”.

“Per questo – annuncia Marchesini a WineMag.it – stiamo cercando di preservare la ‘biodiversità’ assicurata dai piccoli produttori, invitando i maggiori player della Valpolicella ad acquistare da loro lo sfuso“. Una soluzione volta anche ad evitare le svendite di vini della Valpolicella nei supermercati, sulla scia dell’ultimo appello dell’ex presidente del Consorzio, Andrea Sartori.

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Feste della Birra: nuovi annullamenti per Covid

Covid, distanziamento sociale e buone pratiche di sicurezza non smettono di mietere vittime fra gli eventi brassicoli dell’estate 2020. Se a fine luglio la conferma di Brianza Beer Festival ed Acido Acida avevano fatto ben sperare operatori ed appassionati, la prima metà di agosto segna una battuta d’arresto.

Annulati si Carrara Beer Fest 2020 che la Festa della birra di Campocavallo di Osimo e sono previste significative modifiche per Street Bier Fest di Spirano in provincia di Bergamo.

Internazionale Marmi e Macchine Carrarafiere, in assenza di prescrizioni chiare per il comparto fieristico e a fronte di un incerto quadro normativo, dopo le verifiche tecniche sulla fattibilità dell’evento ha deciso di annullare Carrara Bier Fest 2020 a calendario dal 28 agosto al 12 settembre.

Stessa sorte per la Festa della birra di Campocavallo di Osimo. “Abbiamo provato a ripensare la festa in altre modalità – dichiarano gli organizzatori – come l’asporto o esclusivamente servizio a tavola allargato, ma valutando tutti gli aspetti abbiamo capito che per quest’anno forse era meglio fermarsi”.

Cambio radicale di format per la Street Bier Fest di Spirano che quest’anno diventa Home Bier Fest. Un cambio di location dalla “strada” alla “casa” degli appassionati attraverso il delivery. L’organizzazione fornirà a domicilio tutto ciò che occorre, dagli impianti di spillatura professionali con fusti a partire da 8 litri alla carne selezionata dai migliori fornitori con tanto di carbone professionale ad alta resa per una cottura ottimale.

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Covid-19, Sudafrica: industria del vino sul piede di guerra per divieto vendita alcolici

Continua il braccio di ferro tra l’industria del vino e il governo del Sudafrica. Per limitare l’abuso e il consumo di alcol, considerato d’ostacolo alle cure contro Covid-19, il presidente Cyril Ramaphosa ha introdotto alla fine di marzo 2020 il divieto di vendita di bevande alcoliche in tutto il Paese. Nel mirino anche la vendemmia 2020 e le esportazioni, poi riattivate da Pretoria su pressione delle associazioni di categoria.

“L’industria del vino sudafricana, incluso il turismo del vino, è in uno stato di disastro – denuncia Rico Basson (nella foto, sotto) amministratore delegato dell’ente dell’industria vinicola Vinpro – è necessario un intervento urgente, altrimenti una delle industrie agricole più antiche del paese non sopravviverà”.

Molte aziende vinicole hanno già chiuso a causa delle restrizioni commerciali precedenti e attuali, e il resto del settore semplicemente non sopravviverà al prolungarsi del divieto di alcol, lasciando decine di migliaia di dipendenti senza alcun reddito, possibilità o speranza”.

L’industria del vino sudafricano è favore “a riaprire il commercio interno e la distribuzione con tutte le norme di salute e sicurezza necessarie, concentrandosi sul cambiamento dei comportamenti in merito alla produzione, promozione, commercio e consumo responsabili”.

Una posizione che trova d’accordo, a livello istituzionale, il governo del Western Cape, il Capo Occidentale del Sudafrica, che ha chiesto “la riapertura sicura di tutte le attività commerciali e la vendita interna di alcolici, insieme a interventi mirati”.

Il premier locale, Alan Winde, è convinto che questa sia una soluzione ottimale: “Fintanto che il Western Cape può garantire l’accesso alle strutture sanitarie per tutti i pazienti con Covid-19, il divieto temporaneo di vendita di alcol dovrebbe essere revocato immediatamente, in concomitanza con l’implementazione di interventi intelligenti per frenare gli impatti negativi dell’alcol nel medio-lungo termine”.

Vinpro prosegue dunque le trattative con il governo centrale avviate sin da marzo 2020: in discussione, all’inizio del lockdown, erano state messe anche le operazioni legate alla vendemmia, ormai alle porte.

“Da quando è stato annunciato lo stato di crisi e l’intero Paese è stato completamente bloccato – sottolinea ancora Rico Basson di Vinpro – abbiamo negoziato con il governo per consentire all’industria del vino di completare la vendemmia 2020 e quindi di consentire le esportazioni e il commercio interno”.

Comprendiamo la gravità della situazione allora e adesso e abbiamo sostenuto e ancora sosteniamo gli sforzi del governo per salvare vite umane. Ci impegniamo al contempo a garantire che l’industria del vino aderisca a tutte le normative, con le informazioni e i protocolli di sicurezza necessari”.

“Salvare vite umane, tuttavia – continua Basson – deve essere in attento equilibrio con il salvataggio dei mezzi di sussistenza delle persone. Il vino è un prodotto agricolo, è stagionale, il che significa che le viti non aspettano che vengano tolte le restrizioni commerciali prima di produrre uva”.

In Sudafrica risultano quasi 300 milioni di litri di vino in eccedenza, in giacenza della cantina. “Molti potrebbero non avere spazio per il nuovo raccolto. La situazione è disastrosa”, denuncia Basson.

“Anche per questo motivo Vinpro, insieme al resto della filiera – annuncia l’ad dell’associazione di categoria sudafricana – ha lavorato per stabilire un nuovo patto sociale che perfezioni soluzioni a breve, medio e lungo termine e interventi mirati alle sfide sociali legate all’abuso di alcol e al suo impatto nel settore sanitario”.

“In qualità di custodi dell’industria vinicola sudafricana, ci sforziamo di garantire il futuro della nostra industria per le generazioni a venire. Scegliamo quindi di lavorare con il governo su soluzioni che stabilizzeranno il settore in questo momento, lo ricostruiranno a medio termine e faranno crescere il settore a lungo termine”.

L’industria del vino del Paese africano ha richiesto e analizzato i dati empirici su cui è stata formulata la decisione di divieto di vendita del vino e delle altre bevande alcoliche.

Vinpro ha proposto e accettato una serie di condizioni che sarebbero servite come prerequisiti per revocare il divieto, inclusi impegni su progetti di sostegno del sistema sanitario, azioni di marketing e promozione sulle conseguenze dell’abuso di alcol, nonché la creazione di un “pool” che sorvegli sull’attuazione delle norme a breve, medio e lungo termine.

“Un patto sociale è un accordo tra varie parti, non una decisione unilaterale. È un dare e avere. Al momento siamo frustrati dalla mancanza di impegno da parte del governo sui prossimi passi d’azione”, denuncia Rico Basson.

Nuove decisioni del governo sono attese dal 15 agosto, una data che potrebbe rivelarsi decisiva per le sorti future dell’industria del vino del Sudafrica. Secondo stime di Vinpro, il divieto iniziale di nove settimane sulle vendite locali e il divieto di cinque settimane sulle esportazioni comporteranno il fallimento di oltre 80 aziende vinicole e 350 produttori di uva da vino.

Una tragedia che si ripercuote sull’occupazione, con la potenziale perdita di oltre 21 mila posti di lavoro in tutta la filiera. Cifre che potrebbero salire drasticamente nei prossimi 18 mesi, qualora il divieto di consumo di vino e bevande alcoliche non fosse eliminato in Sudafrica.

Come sottolinea il presidente di Vinpro, Anton Smuts, l’industria del vino sudafricano è dominata da piccole imprese – il 40% degli agricoltori produce meno di 100 tonnellate di uva e un ulteriore 36% meno di 500 tonnellate – di cui la maggioranza “non dispone di finanziamenti temporanei sufficienti per ovviare alle mancate vendite e all’attuale siccità finanziaria”.

“La viticoltura – continua Smuts – è una delle industrie agricole più antiche del Sudafrica, le nostre uve sono coltivate da 2873 agricoltori e dai loro 40 mila dipendenti e i nostri vini sono prodotti da enologi esperti e dai loro assistenti nelle nostre 533 cantine, con molti più fornitori di input e fornitori di servizi nel la catena del valore dipende dalla riapertura del mercato”.

Per ogni posto di lavoro in un’azienda agricola, vengono creati altri 10 posti di lavoro nel resto della catena del valore. Siamo stufi della situazione. Il divieto è servito allo scopo e dovrebbe essere revocato immediatamente”. 

L’ad Basson ricorda inoltre che “l’industria del vino comprende che la situazione attuale rimane estremamente complessa, ma a causa del calo del tasso di contagi nel Western Cape e in altre province, l’aumento della capacità negli ospedali e le proposte concordate, non c’è assolutamente alcun motivo per mantenere l’attuale divieto di vendita di vino in atto”.

Quando è troppo è troppo – conclude – anche perché, pensandoci razionalmente, il divieto non ha più senso. Abbiamo fatto del nostro meglio per salvare vite umane. Ora è giunto il momento di salvare i mezzi di sussistenza delle persone che lavorano e dipendono dall’industria del vino sudafricana”.

 

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Vacanze sull’Etna tra vino e relax: sette cantine che offrono ospitalità

Nuovo appuntamento con le cantine che offrono ospitalità in Italia. Questa volta è il turno dell’Etna, dove sono presenti diverse aziende vocate da anni all’enoturismo in Sicilia. Fonte Coldiretti, il 93% degli italiani resterà in Italia per le vacanze 2020, riscoprendo i piccoli borghi e i centri minori. Le città d’arte sono svuotate, così come le classiche mete della movida estiva, probabilmente in favore di destinazioni “mordi e fuggi”, nel segno del turismo di prossimità.

Dopo Oltrepò Pavese, Lazio, Campania ed Emilia Romagna ecco sette “vulcaniche” proposte in Sicilia, in provincia di Catania. Ai piedi de “a muntagna” si trovano wine resort e agriturismi, luoghi ideali per partire alla scoperta delle altre meraviglie dell’isola.

Un territorio, quello etneo, che oggi è sotto i riflettori di tutto il mondo. Recentemente la zona è finita nel mirino di lungimiranti imprenditori del vino italiano, che hanno deciso di investire nelle varietà autoctone che crescono alle pendici dell’Etna. In particolare, Nerello Mascalese, Nerello cappuccio e Carricante.


CANTINA PIETRADOLCE
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A pochi chilometri dalla cantina Pietradolce sorge il resort Donna Carmela, storica dimora immersa in un giardino  di 10.000 mq con un vivaio di oltre 5.000 specie di piante, anche subtropicali. È possibile soggiornare in camere, bungalow e appartamento in villa.

Per gli irriducibili del fitness una sala con attrezzi dove farsi seguire da un personal trainer e per gli amanti dei massaggi una wellness room dove concedersi trattamenti e per rinfrescarsi una graziosa piscina. Alle coccole a cena ci penseranno Piergiorgio Alecci e Rosario Parisi, chef del ristorante.

La cantina Pietradolce ha ventidue ettari di vigneti situati tra i 700 e i 950 m sul livello del mare e coltiva i vitigni tipici dell’Etna come Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante. L’Etna Rosso Vigna Barbagalli è uno dei suo cru più rinomati.

DonnaCarmela Resort & Lodges
Contrada Grotte, 7
95018 Carruba (Ct)
+39 095 809383
info@donnacarmela.com


MONACI DELLE TERRE NERE
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Un vero e proprio albergo diffuso di lusso è quello che attende gli ospiti della Tenuta Monaci delle Terre Nere con soluzioni abitative dislocate tra l’edificio principale ed una villa nobiliare dell’800.

Gli ambienti eleganti delle camere classic raggiungono il top della raffinatezza nelle suites con pareti in pietra lavica, soffitto spiovente, camino e vasca freestanding, ovvero al centro della stanza.

Manca la televisione, volutamente. E non se ne sentirà la mancanza. Le attività da svolgere sono tantissime: dalla lezione di cucina alla passeggiata a cavallo. Dal trattamento olistico all’aperitivo in piscina. Il concierge sarà al vostro servizio per esaudire tutti (o quasi) i vostri desideri.

Gli spazi esterni  si prestano a camminate ristoratrici ed ospitano un orto, un giardino di erbe aromatiche dove allenare l’olfatto, alberi da frutto. Prodotti utilizzati per la colazione o nelle preparazioni del ristorante. Tra i vini prodotti da Guido Coffa, outsider tra gli autoctoni, anche un interessante Grenace “U’ranaci”.

Monaci delle Terre Nere
Via Monaci
95019 Zafferana Etnea (Ct)
+ 39 095 708 3638
+ 39 331 136 5016
info@monacidelleterrenere.it


TENUTA DI FESSINA
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Dodici anni di vini vulcanici declinati al femminile ed uno stile unico di ospitalità grazie a Silvia Maestrelli. Questa in sintesi Tenuta di Fessina. Giunta a Castiglione di Sicilia nel 2006, Silvia porta avanti il suo progetto con passione e con l’obiettivo di “aprire” il territorio etneo alla divulgazione ed all’ospitalità enologica.

L’agriturismo, realizzato nel 2008, è un vecchio palmento del 17esimo secolo ristrutturato in modo suggestivo. Dispone di 7 camere e di una sontuosa terrazza che si affaccia sulle vigne,  abbracciata dal silenzio e dai profumi della campagna siciliana. La colazione continentale è servita su un’unica grande tavola, come si faceva un tempo.

Tenuta di Fessina
Contrada Rovittello
Castiglione di Sicilia (Ct)
+39 0942 395300
hospitality@tenutadifessina.com


BARONE DI VILLAGRANDE
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Il Wine Resort dell’azienda vitivinicola Barone di Villagrande è un’antica residenza nobiliare del ‘700 che si erge tra boschi e vigneti. Le camere per il pernottamento sono solo quattro e sono state ristrutturate reinterpretando il sofisticato stile barocco.

All’interno di questo resort, creato intorno al vino, i momenti dedicati al gusto danno vita ad emozioni indimenticabili grazie anche al ristorante che premia l’utilizzo delle verdure e delle erbe aromatiche dell’orto biologico e le carni ed i formaggi dagli allevamenti dell’Etna.

Il percorso degustazione dei vini parte dalla terrazza che affaccia sul Golfo di Catania e sui vigneti ad anfiteatro. Dopo la visita alla bottaia si potranno ammirare anche gli interni del vecchio palmento del diciottesimo secolo in perfetto stato di conservazione.

Wine Resort Barone di Villagrande
Via del BoscoM 25
95010 Milo (Ct)
info@villagrande.it


FIRRIATO WINERY
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Il Resort Cavanera Etnea si trova tra Castiglione di Sicilia e Randazzo, all’interno della riserva naturale del Parco dell’Etna, nell’area nord est del vulcano. E’ solo una delle tre proposte di ospitalità di Firriato Winery insieme a Baglio Soria di Trapani e Calamoni a Favignana.

Le  camere divise in quattro categorie, si trovano tra i vigneti che salgono lungo i terrazzamenti di contrada Verzella. La struttura dispone inoltre di piscina e zona fitness. Al ristorante “La Riserva Bistrot”  il menù propone piatti della tradizione catanese.

Cavanera Etnea Resort & Wine Experience
Contrada Verzella
Castiglione di Sicilia (CT)
+0942 986182
cavanera@firriatohospitality.it


CANTINA MURGO
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La Tenuta San Michele  si trova a Santa Venerina, sotto Zafferana Etnea ad un altezza di 500 metri s.l.m. Dalla ristrutturazione di tre antichi edifici produttivi dismessi sono stati realizzati i locali che oggi sono destinati all’accoglienza.

Camere e appartamenti con angolo cottura e un ristorante che offre cucina tipica in abbinamento ai vini Murgo. Silenzio, pace, panorama e colazione a bordo piscina gli ingredienti giusti per la vacanza. Murgo, sull’Etna dal 1981, oltre a diverse etichette di vino produce un olio extravergine da olive Nocellara dell’Etna.

Murgo Winery – Tenuta San Michele
Via Zafferana 13
Santa Venerina (CT)
+39 095.95.05.20
agriturismo@murgo.it


SCILIO
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L’azienda Scilio ha origine nel 1815 e produce vini da cinque generazioni. Si trova sul versante nord-orientale dell’Etna e coltiva i vigneti in regime biologico. L’agriturismo Valle Galfina, dal nome della contrada in cui si trova, dispone di 8 camere, piscina e un ristorante con un gustoso menù a base di prodotti tipici della cucina siciliana ed etnea.

Ogni piatto ha il suo vino in abbinamento e i dolci sono il fiore all’occhiello della cucina. La struttura ricettiva è’ stata ricavata dal restauro dell’antica casa padronale in cui i proprietari usavano passare  l’estate in attesa della vendemmia. Il tutto preservando l’originaria architettura rurale etnea.

Agriturismo Valle Galfina
Contrada Valle Galfina
95015 Linguaglossa (Ct)
+39 095 932822
+39 3488629754
info@scilio.it

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Vinitaly ai tempi del Covid: ecco Wine2Wine Exhibition 2020, dal 22 al 24 novembre

È stato presentato nel pomeriggio wine2wine Exhibition, il nuovo format dell’ecosistema Vinitaly, in programma alla Fiera di Verona dal 22 al 24 novembre 2020, in contemporanea a wine2wine Business Forum. Tre giornate al servizio delle aziende, rivolte ad un pubblico b2b e b2c e con l’obiettivo sostenere il rilancio del mercato e del sistema-Italia, dopo la fase di lockdown e in vista della ripartenza della Fase 3.

L’iniziativa è stata presentata in streaming da Maurizio Danese, presidente di Veronafiere, e Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere. All’incontro online, moderato da Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, sono intervenuti Carlo Maria Ferro, presidente di ICE-Agenzia, e Federico Sboarina, sindaco di Verona, preceduti dai contributi di Luigi Di Maio, ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali, e Luca Zaia, presidente della Regione del Veneto.

Wine2wine Exhibition rappresenta un progetto inedito per far fronte a un tempo straordinario e con cui Veronafiere vuole dare una risposta positiva alle esigenze dei produttori, prima fra tutte, la necessità di riprendere il dialogo con la community del vino nazionale e internazionale: distributori, buyer, ristoratori, stampa specializzata, opinion leader e anche consumatori.

Si caratterizza come il primo grande evento unitario in autunno rivolto al comparto vitivinicolo che chiama a raccolta istituzioni pubbliche, regioni e consorzi, in collaborazione con ministero delle Politiche agricole, ministero degli Affari esteri e ICE-Agenzia, impegnata insieme a Veronafiere nell’attività di incoming dei buyer stranieri.

Wine2wine Exhibition è stata sviluppata secondo i protocolli di sicurezza #safebusiness, concordati dai maggiori operatori fieristici italiani e dalle autorità sanitarie. In campo anche gli ultimi strumenti digitali per permettere all’intera comunità internazionale di buyer di partecipare online a incontri b2b virtuali, masterclass e degustazioni guidate.

L’evento prevede domenica 22 novembre l’ingresso ai wine lover e la possibilità di vendita diretta al consumatore, mentre le altre due giornate sono riservate agli operatori del settore.

TRE PADIGLIONI

Sono tre i padiglioni di Veronafiere coinvolti: il 9, il 10 e il 12, con l’accesso dalla nuova porta Re Teodorico, su viale dell’Industria. La logica espositiva è quella del “walk around tasting”, con un percorso per aree tematiche e geografiche con cui raccontare le denominazioni e le tipologie del vino italiano. A queste si aggiungono aree espositive caratteristiche che raccolgono spirits, vini rosati, special wine e vini internazionali.

Punto di forza di wine2wine Exhibition è anche essere un appuntamento cucito a misura delle necessità contingenti delle imprese vitivinicole, con tariffe di partecipazione personalizzate, massimo ritorno economico dell’investimento e minimo impegno organizzativo e logistico per le aziende espositrici “reduci” dalle fatiche dalla vendemmia, grazie a stand e servizi chiavi-in-mano.

In fiera, la rassegna si integra alla perfezione con i momenti di formazione e networking di wine2wine Business Forum (23-24 novembre) e con la presentazione dei 100 migliori vini italiani di OperaWine, selezionati da Wine Spectator (21 novembre). Inoltre, si esplorano nuove opportunità e sinergie nell’agroalimentare con la contemporaneità di B/Open, la manifestazione b2b di Veronafiere sul food biologico certificato e sul natural self-care che debutta il 23 e 24 novembre nel padiglione 11.

I COMMENTI
Maurizio Danese, presidente di Veronafiere: “Il sistema fieristico costituisce uno degli asset strategici per far ripartire il Paese. Le fiere in generale, e Veronafiere in particolare, sono infatti uno strumento di politica industriale fondamentale nella promozione dell’export per il 75% delle piccole medie imprese europee, con un ritorno di 1 a 10 sugli investimenti per chi vi partecipa”

In questo scenario, wine2wine Exhibition coniuga gli indirizzi definiti dal Patto per l’export con le esigenze di nuove iniziative che sappiano valorizzare al massimo le potenzialità della presenza fisica con quelle degli strumenti digitali. Un nuovo modello per un rilancio dell’attività fieristica e tramite di essa dell’economia italiana, delle imprese e dei nostri prodotti del made in Italy”.

Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere: “Wine2wine Exhibition sarà la prima manifestazione b2b ma anche b2c per la filiera in Italia. Un evento di bandiera, quindi, per rimettere il vino italiano al centro dell’immagine e dei mercati mondiali. Un format agile, innovativo e ‘nativo digitale’, in un ambiente che integra fisicità e virtualità, con l’obiettivo di riaccendere i motori dei mercati, sia nazionale che esteri, e della domanda internazionale”.

Sarà il naturale compimento di un percorso di avvicinamento che prevede una forte promozione in outgoing. Veronafiere, infatti, ha già attivato una importante campagna caratterizzata da contenuti e relazioni, oltre che un calendario di webinar professionali che consentiranno alle aziende italiane di dialogare con i più importanti operatori e buyer dei diversi mercati, molti dei quali saranno poi presenti a Verona”.

Carlo Maria Ferro, presidente di Ice-Agenzia: “Oggi celebriamo la ripartenza del sistema fieristico con questo evento bandiera. Come ICE vogliamo combinare reazione e visione per aiutare le imprese a cogliere questo momento di crisi come un’opportunità di riposizionamento. Wine2wine Exhibition è il primo evento che ‘mette a terra’ due nostre intuizioni per favorire la ripresa: elevare la “mini-fiera” ad evento internazionale, con il nostro contributo di 300 operatori esteri e combinarla con tecnologie digitali in eventi ibridi”.

È parte del nostro progetto “Fiera Smart 365”. Senza togliere centralità all’evento fisico, la manifestazione, grazie al digitale e a un continuo network di relazioni e scambi qualificati, può vivere 365 giorni all’anno.  Il vino è tra i nostri prodotti quello che più di altri caratterizza l’eccellenza cultura-territorio-prodotto del made in Italy, per questo con Veronafiere abbiamo messo tutte le risorse a sistema per promuovere il vino italiano in tutto il mondo».

Luigi Di Maio, ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale: “Wine2wine Exhibition è un evento unico in una situazione straordinaria, perché propone un modello di fiera integrata fisica e digitale che come ministero degli Esteri sosteniamo e che rappresenta la naturale risposta alle sfide che l’emergenza sanitaria ci ha posto”.

Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali: “Rilancio è la parola chiave che ci accompagnerà da qui ai prossimi mesi. Sono convinta che wine2wine Exhibition potrà essere uno dei primi appuntamenti dove ritrovare l’importanza del confronto personale, dello scambio di esperienze e di idee tra i professionisti del vino e della crescita che una fiera rappresenta”.

Abbiamo attraversato un periodo difficile e il vino è stata una delle filiere che più hanno sofferto in questa fase. È giusto quindi dedicare attenzione e azioni concrete a questo comparto strategico. Il vino è l’Italia. Ne siamo ben consapevoli. E faremo di tutto perché il vino, come l’Italia, possa tornare a correre. Il contributo dell’appuntamento di Verona, a novembre, sarà quindi decisivo per proseguire in questo percorso di rilancio».

Luca Zaia, presidente della Regione del Veneto: “Questa iniziativa fieristica che si svolgerà novembre si inserisce bene nelle azioni di promozione del nostro settore vitivinicolo, un settore strategico per la nostra economia che si collega anche a tutta la partita del turismo. Conoscere un vino significa scoprire anche il luogo in cui è stato prodotto, con la sua storia, cultura e tradizioni”.

“Ben vengano, dunque, sinergie come quella creata da Veronafiere e ICE-Agenzia – conclude Zaia – per rilanciare attraverso questo evento il comparto, aprendo alle nuove tecnologie digitali per continuare a fare rete e parlare del vino made in Italy nel mondo. L’uso di strumenti innovativi di marketing può, infatti, favorire l’incontro della domanda e dell’offerta”.

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Covid, Borgogna: momento d’oro etichette qualità prezzo. Prezzi Bordeaux giù del 30%

Sono le etichette dall’ottimo rapporto qualità prezzo a trainare le vendite dei vini della Borgogna, ai tempi del Covid-19. A sottolinearlo è Louis-Fabrice Latour, presidente del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb). A Bordeaux, altra zona di produzione dei grandi vini rossi francesi, si assiste invece a un calo del 30% del prezzo dei vini delle primeurs 2019, rispetto all’anno precedente.

“Fino ad ora – commenta Louis-Fabrice Latour – la Borgogna ha resistito all’urto di Covid-19 grazie all’eterogeneità dei suoi player, dei suoi vini e dei suoi mercati. In particolare, abbiamo riscontrato una maggiore domanda di vini con un buon rapporto qualità prezzo per Aoc Bourgogne, Mâcon, Bourgogne Aligoté, Crémant de Bourgogne e Villages. Ci aspettano tempi più difficili sino alla completa riapertura di hotel, enoteche e ristoranti”.

I risultati delle esportazioni del vino della Borgogna nel primo trimestre 2019 sono “buoni, dato il contesto globale, anche se il calo è più marcato di quanto suggeriscano i numeri”, avverte il Bureau. Dopo i primi due mesi del 2020 molto positivi, marzo è finito sull’altalena. I volumi sono diminuiti del 2,6% – aumentando, però, rispetto al 2018 – mentre il fatturato è calato dell’8,2%.

A subire il crollo più marcato sono le vendite negli Stati Uniti. Le esportazioni sono state fortemente influenzate dai dazi al 25% ad valorem sul vino francese, in particolare per le denominazioni più note e apprezzate: -11,6% in volume e ben -30,1% in valore.

Il Regno Unito, dopo un buon 2019, risulta di nuovo in calo: -14,1% in volume e -13,4% in valore.  Il Giappone, terzo mercato d’interesse dell’export per i vini della Borgogna, è la nota positiva: +16,3% in volume e +20,4% in valore. I prossimi mesi dovrebbero tendenzialmente confermare il trend, secondo le proiezioni del Bivb.

Non abbiamo ancora i dati per aprile, ma è certo che prevediamo un forte calo delle esportazioni – anticipa il presidente Louis-Fabrice Latour – alcuni mercati funzionano bene, soprattutto grazie al retail. Questo è particolarmente confermato in Gran Bretagna e negli shop dei monopoli canadesi e scandinavi. L’Asia è in controtendenza, anche se non abbiamo ancora recuperato la nostra velocità di crociera”.

Complicata anche la situazione sotto la Tour Eiffel. “La Borgogna – spiega il numero uno dell’Interprofessionnel des Vins de Bourgogne – è una delle zone vitivinicole francesi più strettamente legate al settore alberghiero e della ristorazione”.

In Francia, l’Horeca costituisce un pilastro e nel mondo rappresenta circa il 50% delle sue vendite. Per dimostrare la vicinanza al mondo della ristorazione, abbiamo deciso infatti che fino a quando non riapriranno, alcuni dei nostri vini rimarranno nelle nostre cantine”.

La grande distribuzione, come avviene del resto in Italia, non compensa le perdite causate dal lockdown. Un discorso che vale anche per l’online, ancora poco sviluppato in Francia. Curiosi anche i movimenti dei colossi di Bordeaux.

I prezzi dei vini en primeur della vendemmia 2019 risultano in calo a doppia cifra, come hanno confermato alcuni nomi prestigiosi: -31% per Pontet-Canet, -30% per Cheval Blanc, -16% per Lafite-Rothschild, -9% per Château Angélus.

Significative le dichiarazioni rilasciate al quotidiano online francese Vitisphere da Philippe Blanc, amministratore delegato di Château Beychevelle: “È indispensabile abbassare i prezzi per tenere a bada la situazione”.

Blanc va oltre, sottolineando come per i vini di Bordeaux non sia necessariamente la qualità della vendemmia a giocare il ruolo più importante nella determinazione del prezzo finale della bottiglia.

La vendemmia 2019 è un’annata molto bella per Bordeaux, ma non è questo il criterio più correlato al prezzo di un grande vino, bensì la sua sostenibilità: i clienti professionali devono poterlo vendere e guadagnandosi da vivere e i consumatori devono trovare qualità nel proprio bicchiere, commisurata a quanto hanno pagato”.

La “regola empirica” dell’ad Philippe Blanc e di Château Beychevelle la dice lunga: “Il prezzo premium è sempre il prezzo più economico dei nostri vini. Ma è importante per tutti, a Bordeaux, che nell’arco del prossimo anno i prezzi tornino a salire. Questo è fondamentale, altrimenti non ha più senso“. Ipse dixit.

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Enoturismo e degustazioni in cantina ai tempi di Covid: cosa attende i winelovers

Fase 2 anche per l’enoturismo e per le degustazioni in cantina, ai tempi di Covid-19. La Confederazione Nazionale Consorzi Volontari Tutela Denominazioni Vini Italiani (Federdoc) ha infatti diramato le regole a cui dovranno attenersi le aziende e i clienti, per condurre i wine tasting in totale sicurezza. Un prontuario che sarà esposto all’interno e all’esterno delle cantine, corredato da materiale informativo anti-pandemia.

Dispenser per detergere le mani e/o guanti monouso dovranno essere posizionati all’entrata. I percorsi da seguire per l’accesso e la permanenza dovranno essere indicati con apposita segnaletica. Naturalmente si entra solo con la mascherina.

Onere della cantina la formazione del personale addetto alla vendita o alla degustazione che dovrà essere informato delle misure obbligatorie ed eventualmente di quelle facoltative implementate dalle singole aziende. Sarà possibile anche nominare un responsabile per la prevenzione.

Bisognerà predisporre la misurazione della temperatura di dipendenti ed ospiti che non dovrà superare i  37,5°C.  In alternativa potrà essere prevista un’autocertificazione da far compilare e sottoscrivere che attesti lo stato di buona salute. Le certificazioni andranno conservate a cura dell’azienda per 30 giorni.

Per evitare assembramenti o attese negli spazi comuni, sempre secondo le regole sull’enoturismo e le degustazioni in cantina diffuse da Federdoc, sarà necessario regolare l’accesso anche tramite prenotazioni preventive.  Meglio organizzare le degustazioni in locali opportunamente ventilati o all’aperto.

Calici alla mano, che andranno consegnati personalmente ad ogni cliente e ritirati, al termine, per procedere alla sterilizzazione. Vige comunque l’obbligo del distanziamento di almeno un metro.

Meglio che sia predisposto un secchiello svuota vino (la cosiddetta “sputacchiera“) a testa. Se non fosse possibile andrà spiegato ai winelovers di evitare il contatto con il bicchiere.  E per gli stuzzichini? Dovranno essere serviti in confezioni monoporzione, consegnati al singolo cliente, purché servito direttamente.

Regole ferree da Federdoc anche per l’igiene dei locali. Andrà redatto un programma di pulizia e disinfezione che definisca aree di intervento, modalità e frequenza (almeno due volte al giorno secondo le indicazione regionali). Più frequentemente andranno sanificate le superfici più toccate nelle aree di vendita e somministrazione (banchi, maniglie, frigoriferi) così come i servizi igienici.

Questi ultimi dovranno essere dotati di prodotti igienizzanti, asciugamani usa e getta e cestini in numero adeguato che dovranno essere svuotati senza entrare in contatto con il contenuto. Un consiglio a margine, non scritto nel prontuario? Guardiamoci negli occhi e sorridiamo sempre e comunque.

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Martini & Rossi, Ramazzotti, Campari: l’alcol come disinfettante per Covid-19

Non si ferma l’onda “alcolico-solidale” che vuole le distillerie in prima linea nella produzione di alcol non più destinato al consumo alimentare ma utile alla produzione di disinfettanti. In un periodo di forte rallentamento dei consumi dovuto al lockdown di tutto il settore Horeca i produttori mettono a disposizione la propria capacità produttiva per far fronte ad una richiesta sempre crescente di disinfettanti.

E così dopo la proposta che l’Alleanza cooperative agroalimentari e Assodistil hanno indirizzato alla ministra Teresa Bellanova è ora il turno dei grandi gruppi fare la loro parte. Martini & Rossi, Ramazzotti, Campari. I tre più noti brand del bitter “Made in Italy” hanno in questi giorni dato il via alla loro campagna solidale.

“Lo stabilimento di Martini fornirà alcol per la produzione di igienizzanti per mani da fornire alla comunità locale, alla Croce rossa e alle organizzazioni che lavorano per fronteggiare l’emergenza”, informa la Casa Martini – Martini & Rossi.

Stesso sound dalla pagina di Ramazzotti: “Abbiamo imbottigliato dell’igienizzante mani nella nostra distilleria di Canelli e lo doneremo alla Croce Rossa Italiana, alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco e alla Municipale di Canelli. Con la speranza di tornare presto a dire #BellaLaVita”.

Più strutturato il progetto di Campari. Dopo essere stata una tra le prime imprese ad effettuare una donazione importante all’Ospedale Sacco di Milano, Campari Group ha deciso di legarsi a Intercos Group, leader nello sviluppo e produzione di prodotti per la cosmetica.

L’alcol prodotto da Campari è stato trasformato e imbottigliato dallo stabilimento Cosmint di Olgiate Comasco del Gruppo Intercos per una prima produzione di 15 mila bottiglie di gel igienizzante per le mani destinati agli operatori sanitari degli ospedali lombardi in prima linea nella lotta all’emergenza Coronavirus Covid-19.

“Consapevoli del continuo bisogno di gel igienizzante negli ospedali e in tutti i presidi medici, abbiamo deciso di donare una quantità di alcol puro, originariamente destinato alle nostre produzioni, in quanto materia prima essenziale per questa tipologia di prodotti” ha dichiarato Bob Kunze-Concewitz, CEO di Campari Group.

“Il Gruppo Intercos è ormai da mesi in prima linea, prima nei suoi stabilimenti cinesi e oggi in quelli europei e americani, e conosce quindi bene l’importanza di sostenere le strutture sanitarie locali – ha dichiarato Renato Semerari, CEO di Intercos Group – Per questo motivo, siamo orgogliosi di mettere in campo le nostre formule e la nostra capacità produttiva e di unirci a Campari Group in questa iniziativa.”

E chissà che le boccette di disinfettante dei nomi noti non diventino, un domani, oggetto da collezione come le bottiglie di Ramazzotti e Campari “For Medical Pourposes” distribuite negli Stati Unito sotto Proibizionismo.

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Piano salva vigneti Coldiretti: “Distillazione volontaria e vendemmia verde”

Con gli acquisti di alcol denaturato quasi triplicati (186%) nell’ultimo mese, anche Coldiretti si aggiunge al coro dei favorevoli alla distillazione volontaria delle eccedenze in giacenza nelle cantine italiane. Una proposta che il numero uno Ettore Prandini ha sottoscritto – assieme a quella della vendemmia verde sui vini di qualità – nell’incontro con la ministra Teresa Bellanova sul “Piano salva vigneti“. Di ieri, la lettera dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari, che chiede assieme ad AssoDistil di poter dare il proprio contributo all’emergenza Covid-19, producendo alcol per prodotti igienizzanti grazie alla distillazione volontaria.

“Attraverso la distillazione volontaria – riferisce l’associazione di categoria degli agricoltori italiani – si prevede di togliere dal mercato almeno 3 milioni di ettolitri di vini generici da trasformare in alcol disinfettante per usi sanitari nelle trincee della guerra al virus da nord a sud del Paese”.

La misura avrebbe inoltre “l’importante effetto di favorire l’acquisto di alcol italiano che sugli scaffali è stato il prodotto che ha registrato il maggior incremento di vendite secondo Iri, ma anche di ridurre le eventuali eccedenze produttive”.

Il piano della Coldiretti prevede anche la vendemmia verde su almeno 30 mila ettari per una riduzione di almeno altri 3 milioni di ettolitri della produzione sui vini di qualità, in modo da evitare l’eccesso di offerta, considerate le conseguenze della pandemia sui consumi internazionali per effetto delle difficoltà logistiche, della disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale con la campagna denigratoria sui prodotti italiani.

Una brusca battuta d’arresto per l’enologia Made in Italy, dopo l’incoraggiante dato dell’export 2019 che ha raggiunto i 6,4 miliardi di euro: un record assoluto, pari al 58% del fatturato totale.

A pesare sul mercato interno è stata anche la chiusura forzata di ristoranti e bar. Considerato lo stato di crisi, la Coldiretti ha chiesto “specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali per tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, che ha subito effetti particolarmente negativi per l’emergenza epidemiologica Covid-19, senza le limitazioni previste dal decreto ‘Cura Italia’“.

Una necessità, sottolinea Coldiretti, che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese del settore con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario senza appesantimenti burocratici.

Nel chiedere “un piano articolato di interventi“, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini precisa che “bisogna ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy che rappresenta una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”.

Serve pertanto tra l’altro una forte campagna di comunicazione per sostenere i consumi alimentari con il vino che rappresenta da sempre all’estero un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non”.

“L’Italia – conclude Prandini – che è il primo produttore mondiale di vino, deve farsi portatrice a livello comunitario di un piano di sostegno straordinario di un comparto strategico per il Paese per un fatturato che è salito nel 2019 alla quota record di oltre 11 miliardi”.

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Covid-19 in Sudafrica, il governo ripensa al “lockdown”: la vendemmia può proseguire

Cambio di rotta nelle ultime ore per il governo del Sudafrica, che aveva proibito la produzione e la vendita di vino e alcolici fino al 16 aprile, tra le misure per contenere Covid-19. Sono state infatti accolte le richieste di associazioni di categoria come Vinpro, che chiedevano di inserire l’industria del vino tra le attività di “prima necessità”, preservate dal “lockdown” del Disaster Management Act di Pretoria.

Le “Attività di raccolta e stoccaggio essenziali per prevenire lo spreco di beni agricoli primari” sono state inserite nel capitolo riguardante l’agricoltura. “La nostra interpretazione di questo emendamento è che l’industria del vino sarebbe autorizzata a completare la vendemmia e anche i processi di cantina necessari per garantire che il raccolto non sia sprecato”, commenta Christo Conradie, rappresentante dei 2.500 viticoltori sudafricani che aderiscono a Vinpro.

I lavoratori agricoli demandati a raccogliere l’uva e/o ad operare come operai di cantina – conclude il dirigente – saranno considerati lavoratori essenziali durante il lockdown”.

“Siamo davvero molto grati per questo risultato e ci dà la tranquillità necessaria il primo giorno di #lockdown, un venerdì proprio prima del fine settimana. Permetterà ai lavoratori agricoli di lavorare in modo ottimale e di portare all’ultimo raccolto”, aggiunge Conradie.

Infine, un appello ai lavoratori: “Vorremmo ancora una volta rivolgere a tutti una richiesta amichevole, ma seria, affinché continuino ad agire in modo responsabile. Sullo sfondo di una crisi globale, accogliamo questo permesso con la dovuta diligenza e facciamo in modo che si operi con la considerazione necessaria”.

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Cotarella (Assoenologi): “Vino cura Coronavirus? Mai detto. Ma medici si mettano d’accordo”

“Non ho mai detto che il vino cura o previene Coronavirus, bensì che igienizza il cavo orale, in quanto soluzione idroalcolica. Ma i medici si mettano d’accordo e ci diano, una volta per tutte, un parere univoco sulla salubrità, o meno, del prodotto: lo accetteremo senza polemiche”. Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, anticipa in esclusiva a WineMag.it i contenuti di un “comunicato dai contenuti eclatanti” – così lo definisce – col quale l’associazione italiana enologi ed enotecnici chiarirà la propria posizione in merito alla più accesa polemica del Made in Italy del vino, ai tempi di Covid-19 (seconda, forse, solo alla querelle Vinitaly 2020 sì, Vinitaly 2020 no).

“Non abbiamo risposto subito a tutte le critiche perché nutriamo il massimo rispetto per i medici che, in queste ore, si trovano in trincea per combattere Coronavirus – spiega Riccardo Cotarella a WineMag.it – ma, sempre senza polemica, chiederemo presto all’ordine di prendere una posizione ufficiale sull’argomento salubrità del vino“.

“Il contraddirsi tra luminari, schierati a favore o contro il vino, oltre al fatto stesso che si parli di vino e non di alcol – aggiunge il presidente di Assoenologi – genera un’assoluta confusione. La nostra richiesta ai medici, dunque, sarà quella di fare chiarezza, una volta per tutte: il vino fa male o no? Si dia una risposta sola, per rispetto dei consumatori, di chi lavora in vigna e degli stessi enologi. Questo tirare la coperta da una parte e dall’altra fa male a tutti”.

Riccardo Cotarella, nel dirsi “dispiaciuto per essere stato frainteso”, aggiunge di essere al contempo “contento di aver gettato questo sasso enorme nello stagno”. “La salute viene prima di qualsiasi cosa – chiosa il numero uno di Assonologi – e noi ne siamo consapevoli. Proprio per questo siamo pronti a supplicare i medici affinché ci diano una risposta univoca, definitiva, da prendere come oro colato”.

Nel frattempo, proprio in queste ore, Assoenologi ha indetto una raccolta fondi per l’acquisto di 10 respiratori destinati ad altrettanti ospedali italiani, per combattere l’emergenza Coronavirus.

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