Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Covid-19, Vite in Riviera: “Caro governo, ecco come salvare vino e olio della Liguria”

Liquidità, voucher, proroghe e promozione. Questi gli ingredienti principali della ricetta “anti Covid-19” di Vite in Riviera, la rete che raggruppa 27 aziende agricole della Liguria, dedite alla produzione di vino e olio di qualità. Il presidente Massimo Enrico ha inviato alle istituzioni nazionali e locali un documento con le proposte e richieste delle imprese, tutte ubicate tra le province di Savona e Imperia.

La posta in palio è alta. La produzione complessiva annua dei soci di Vite in Riviera è di circa 1.300.000 bottiglie, su 146 ettari complessivi. Tra le 27 aziende figurano due Cooperative Agricole, che annoverano 200 conferitori ciascuna. Due terzi delle realtà di Vite in Riviera è molto attiva nell’export, soprattutto in Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia, Usa, Germania, Regno Unito, Svizzera e Giappone.

La crisi causata da Covid-19, del resto, rischia di trasformarsi in un’occasione per i predatori del mercato. “Le 27 aziende della rete d’impresa – assicura Massimo Enrico – s’impegnano a non svendere i loro prodotti, mantenendo i listini e le condizioni in essere già stabiliti da ciascuno per l’annata commerciale 2020″.

“D’altro canto – continua Enrico – l’attuale situazione ha imposto a Vite in Riviera di esprimere diverse considerazioni relative al comparto vitivinicolo e olivicolo ligure, sia per quanto riguarda l’aspetto economico sia per l’esigenza di una forte spinta promozionale legata al territorio e ai prodotti liguri, a livello locale ed extra-territoriale”.

Tra le misure richieste figurano “i fondi di rotazione, che permettano un rapido ottenimento di liquidità; la reintroduzione, in maniera maggiormente fruibile, dello strumento dei voucher; la proroga dei termini dei diritti d’impianto“.

Vite in Riviera domanda inoltre “il prolungamento dei termini per l’esecuzione e realizzazione dei progetti inseriti nelle varie misure del Psr e la velocizzazione per la liquidazione dei Psr già rendicontati e/o di prossima rendicontazione; l’emissione immediata di nuovi bandi per tutte le misure attivabili dei PSR per sostenere gli investimenti aziendali”.

Alcune misure chieste da Vite in Riviera riguardano anche la burocrazia per le aziende. Tra queste, “la non sanzionabilità per la mancata e tempestiva annotazione sui registri telematici delle operazioni in cantina; la possibilità, limitatamente alla campagna vendemmiale 2020, di ampliare la percentuale del taglio di annata tra annate diverse della stessa tipologia di vino”.

La rete di imprese liguri chiede poi “il credito d’imposta per la locazione dei terreni e degli immobili a uso strumentale delle imprese vitivinicole e olivicole; la rimodulazione di quanto contenuto nel decreto Cura Italia in riferimento alla sospensione della riscossione coattiva delle cartelle e/o del pagamento rateale delle stesse, passando dall’attuale formulazione alla sospensione integrale fino a giugno 2020 e la ripresa dei pagamenti rateali, singolarmente, mese per mese, da luglio 2020″.

Vite in Riviera chiede inoltre “l’adozione della formula del credito d’imposta per le accise pagate nelle fatture delle utenze dal mese di marzo 2020 sino al termine del periodo di chiusura delle attività; l’emissione immediata della Rottamazione Quater e Saldo e Stralcio Bis per tutti i ruoli consegnati alla concessionaria per la riscossione, alla data del 31/12/2019″.

Riguardo alla promozione, si richiede il finanziamento diretto delle Istituzioni per la campagna di comunicazione del comparto vino/olio, abbinato al settore della pesca e della ricettività, da condividere con gli attori del territorio ligure.

La garanzia è quella che Vite in Riviera continuerà a lavorare per il territorio, accanto ad altri importanti attori come l’enoteca regionale della Liguria. A tal fine, ,a domanda Regione è quella di “riunire a un Tavolo gli Assessori e i dirigenti dei settori interessati (Sviluppo Economico, Agricoltura, Turismo) le Associazioni di Categoria, accompagnate da realtà come Vite in Riviera, i Consorzi dell’Olio, del Basilico e del Levante”.

In particolare, sono interessati dall’iniziativa di Vite in Riviera i vini Doc e Igt della Riviera Ligure Di Ponente Pigato, Vermentino, Moscato, Rossese, Granaccia, Rossese Di Dolceacqua, Pornassio o Ormeasco di Pornassio, Terrazze dell’Imperiese Igt e Colline Savonesi Igt. Gli oli sono invece Dop Riviera Ligure Di Ponente e Riviera Del Ponente Savonese.

Categorie
Enoturismo

Coronavirus, il protocollo di sicurezza Fipe per la ripartenza

ROMA – I ristoratori italiani sono pronti a predisporre misure immediate per favorire una riapertura il più rapida possibile delle loro attività. Le proposte contenute all’interno di un protocollo stilato da un gruppo di lavoro organizzato dalla Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sotto la supervisione scientifica di un qualificato infettivologo. Trentacinque pagine in cui si rappresentano le procedure di sicurezza da applicare in bar, ristoranti e servizi di catering.

Un metro di distanza tra i tavoli e mascherine al personale di sala e cucina, come da indicazioni delle autorità sanitarie. Accessi differenziati, dove possibile, per i clienti in entrata e quelli in uscita, pagamenti preferibilmente digitali direttamente al tavolo, monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute dei dipendenti, pulizia e sanificazione dei locali, gel igienizzante a disposizione di tutti.

“Il mondo della ristorazione è pronto a ripartire, impegnandosi a garantire la sicurezza con uno specifico protocollo organizzativo delle attività, messo a disposizione della categoria, al fine di tutelare i rischi di contaminazione sia per i clienti che per i dipendenti – sottolinea il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani –, ma è chiaro che non basterà per un ritorno immediato alla normalità. Fino a quando saranno in vigore le misure di distanziamento sociale, con le diverse modalità di fruizione dei servizi dei Pubblici Esercizi, è evidente che non si potrà lavorare a pieno regime. È dunque indispensabile che le istituzioni supportino economicamente il settore in questa fase transitoria”.

“Per realizzare questo protocollo – prosegue il presidente – abbiamo seguito le indicazioni delle autorità sanitarie e ci siamo avvalsi di una consulenza scientifica di primo livello. Abbiamo messo a disposizione delle Autorità competenti il nostro documento come riferimento operativo, ma è chiaro che abbiamo bisogno anche di molto altro supporto. Le misure di sostegno all’economia finora approntate non sono state pensate per i Pubblici Esercizi, con la conseguenza che 50mila imprese rischiano di non riaprire. Serve un segnale forte da parte dell’esecutivo, sui temi degli indennizzi per chi ha subito ingenti perdite di fatturato, della liquidità, della fiscalità, degli strumenti di protezione sociale come la cassa integrazione, oltre che interventi per le locazioni commerciali”.

“La fase due – conclude il Stoppani – dovrà essere accompagnata da provvedimenti mirati a tenere in vita la qualificata rete dei Pubblici Esercizi, con il loro grande valore, anche sociale, evitando l’esplosione dei tassi di mortalità, la dispersione di professionalità faticosamente costruite, l’infiltrazione della criminalità. Per essere chiari, un locale che vedrà ridimensionato il suo numero di coperti o comunque ridotta la sua attività, ha bisogno di sostegno, anche in tema di tributi locali. Confido e spero che il Governo predisponga calibrati interventi in aiuto del sistema turistico italiano, di cui i Pubblici Esercizi sono la componente essenziale, all’interno di un piano strategico di lungo periodo, con investimenti a supporto della domanda, con la semplificazione delle regole e l’innovazione delle politiche”.

Categorie
Enoturismo

Fase 2, ristoranti e bar pronti a riaprire subito: tavoli a distanza, mascherine e gel

Fase 2, tutto pronto per ristoranti e bar. O quasi. Un metro di distanza tra i tavoli e mascherine al personale di sala e cucina, come da indicazioni delle autorità sanitarie. Accessi differenziati, dove possibile, per i clienti in entrata e quelli in uscita, pagamenti preferibilmente digitali direttamente al tavolo. E ancora: monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute dei dipendenti, pulizia e sanificazione dei locali, gel igienizzante a disposizione di tutti.

Sono solo alcune delle misure che i ristoratori italiani sono pronti a predisporre immediatamente, per favorire una riapertura il più rapida possibile delle loro attività. Proposte contenute all’interno di un protocollo stilato da un gruppo di lavoro organizzato dalla Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sotto la supervisione scientifica di un qualificato infettivologo. Trentacinque pagine in cui si rappresentano le procedure di sicurezza da applicare in bar, ristoranti e servizi di catering.

“Il mondo della ristorazione è pronto a ripartire, impegnandosi a garantire la sicurezza con uno specifico protocollo organizzativo delle attività, messo a disposizione della categoria, al fine di tutelare i rischi di contaminazione sia per i clienti che per i dipendenti”, sottolinea il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani.

“Ma è chiaro – avverte – che non basterà per un ritorno immediato alla normalità. Fino a quando saranno in vigore le misure di distanziamento sociale, con le diverse modalità di fruizione dei servizi dei Pubblici Esercizi, è evidente che non si potrà lavorare a pieno regime. È dunque indispensabile che le istituzioni supportino economicamente il settore in questa fase transitoria”.

Per realizzare questo protocollo – prosegue il presidente – abbiamo seguito le indicazioni delle autorità sanitarie e ci siamo avvalsi di una consulenza scientifica di primo livello. Abbiamo messo a disposizione delle Autorità competenti il nostro documento come riferimento operativo, ma è chiaro che abbiamo bisogno anche di molto altro supporto”.

“Le misure di sostegno all’economia finora approntate non sono state pensate per i Pubblici Esercizi – accusa Stoppani – con la conseguenza che 50 mila imprese rischiano di non riaprire. Serve un segnale forte da parte dell’esecutivo, sui temi degli indennizzi per chi ha subito ingenti perdite di fatturato, della liquidità, della fiscalità, degli strumenti di protezione sociale come la cassa integrazione, oltre che interventi per le locazioni commerciali”.

La fase 2 dovrà essere accompagnata da provvedimenti mirati a tenere in vita la qualificata rete dei Pubblici Esercizi, con il loro grande valore, anche sociale, evitando l’esplosione dei tassi di mortalità, la dispersione di professionalità faticosamente costruite, l’infiltrazione della criminalità”.

“Per essere chiari, un locale che vedrà ridimensionato il suo numero di coperti o comunque ridotta la sua attività, ha bisogno di sostegno, anche in tema di tributi locali”, sottolinea Stoppani.

“Confido e spero che il Governo predisponga calibrati interventi in aiuto del sistema turistico italiano – conclude il numero uno di Fipe – di cui i Pubblici Esercizi sono la componente essenziale, all’interno di un piano strategico di lungo periodo, con investimenti a supporto della domanda, con la semplificazione delle regole e l’innovazione delle politiche”.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Il bipolarismo dei “bookmakers” del vino ai tempi del Covid-19

EDITORIALE – Neppure 24 ore. Non è passata neppure una giornata intera dalle parole apocalittiche del direttore generale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) che qualcuno, in Italia, lo ha smentito. In videoconferenza con la stampa internazionale, Pau Roca (nella foto) ha definito le conseguenze di Covid-19irreversibili per il comparto del vino mondiale“.

“Qualcosa di paragonabile – sempre a detta di Roca – alle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, per l’economia europea”. Dichiarazioni, tra parentesi, che mi hanno convinto ancor più che un “Patto sul vino di qualità” tra Gdo e Horeca, in altri tempi giudicabile come una boutade, sembri oggi un po’ meno utopistico.

Fatto sta che, meno di 24 ore ore dopo, è arrivato l’invito alla presentazione (in videoconferenza su Zoom, ieri alle ore 17) di una survey dal titolo emblematico: “Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia“.

A moderarla, il Ceo di Bertani Domains, Ettore Nicoletto. Relatori: il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani e il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini. Il bello è che “i consumatori italiani, ovvero l’85% della popolazione, si dichiara fedele alle proprie abitudini già a partire dalla fase 2, compatibilmente con la disponibilità finanziaria”.

L’indagine, commissionata da Vinitaly a Nomisma Wine Monitor, ha confermato quanto il lockdown abbia  “frenato i consumi degli italiani”, ma in maniera tutt’altro che “irreversibile”, almeno secondo la survey: “Nel post Covid tutto tornerà come prima, portafoglio permettendo”.

La ricerca, realizzata dal 17 al 22 aprile, ha coinvolto circa 1000 consumatori di vino italiani. Tre su 10 intervistati hanno ridotto il consumo di vino in quarantena. Il 14-15% dichiara di consumare più vino in questi giorni, come evidenziato dal questionario di WineMag.it e Vinialsuper.it, che ha coinvolto circa 300 lettori in 3 giorni.

Chi consuma meno? “Le persone abituate a consumare vino al ristorante – ha risposto Denis Pantini – ma la categoria che conferma di continuare a rinunciare al vino tra le mura domestiche è quella dei Millennials“.

“Dai dati – ha sottolineato Giovanni Mantovani – emerge una gran voglia di ritorno alla normalità. Abbiamo discusso lungamente se finiranno le fiere del vino così come concepite sin ora, in favore del digital. Le prime esperienze arrivate dal post lockdown cinese dicono che tutte le fiere si sono svolte tradizionalmente, a dimostrazione che le persone hanno voglia di vedersi e confrontarsi direttamente. La voglia di tornare alla normalità è forte”.

“Nelle risposte alla survey di Vinitaly e Nomisma Wine Monitor – ha evidenziato Ettore Nicoletto – è evidente il condizionamento del fattore emotivo. Del resto continua ad essere forte l’appeal della marca, del brand, che ha confermato il ruolo determinante nelle scelte d’acquisto, anche durante il lockdown”.

“Gli italiani – ha aggiunto Denis Pantini – si mostrano più prudenti rispetto ad altri intervistati. Una nostra survey negli Usa evidenzia come gli americani rientreranno nei ristoranti a prescindere dalle misure precauzionali che saranno prese, mentre in Italia la prudenza la farà da padrona”. La stessa che servirebbe per tornare a pensare positivamente al futuro, reversibile per definizione. A meno che non si creda nel fato.

Categorie
Enoturismo

Emergenza covid-19: le richieste delle aziende della ristorazione in viaggio

MILANO – Le aziende – rappresentate da Aigrim – della ristorazione in concessione nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviariesi si trovano ad affrontare una pesante crisi economica.

Le imprese del settore svolgono un fondamentale servizio pubblico e, soprattutto sulle autostrade, proseguono nel garantire i servizi di ristorazione, nonostante un calo dei volumi tra l’85% e il 90% a seconda delle tratte. Il contesto del comparto è caratterizzato quindi da un sostanziale azzeramento dei volumi di vendita con forti perdite di liquidità.

A ciò si aggiungono gli impegni economici legati ai contratti di sub concessione stipulati con le diverse concessionarie autostradali, aeroportuali e ferroviarie. Tali contratti impongono canoni fissi e variabili, costi di gestione e investimenti dimensionati su volumi ad oggi non più esistenti.

Al momento le risposte da parte di alcune società concedenti aeroportuali ed autostradali sono risultate insufficienti per garantire la continuità del settore. Aigrim ha pertanto formulato delle proposte da applicarsi a tutto il periodo della ripresa, e non solo ai pochi mesi dell’emergenza allo scopo di salvaguardare le attività di ristorazione in concessione e i connessi posti di lavoro.

LE PROPOSTE DI AIGRIM

1) FASE DI EMERGENZA:
a) Azzeramento di tutti i canoni fissi, variabili e dei costi accessori.
b) Riconoscimento, da parte del Governo, del sovvenzionamento della parte di servizio pubblico.

2) FASE DELLA RIPRESA, FINO AL RITORNO AI VOLUMI PRE COVID-19:
a) Ripristino di soli canoni variabili a valori calmierati o comunque proporzionati al calo dei volumi.
b) Contributo alle spese di gestione delle aree in concessione.
c) Dilazione dei termini di pagamento affinché siano minimizzati gli impatti sulla liquidità dell’intero settore.
d) Sospensione di tutti gli investimenti, fatta eccezione per le attività di manutenzione non differibili e sospensione di tutte le nuove procedure di gara per l’intero anno 2020.
e) Proroga di tutte le Convenzioni in essere per un periodo minimo di 12 mesi e comunque per il tempo necessario alla remunerazione degli investimenti effettuati.

Categorie
Enoturismo

Emergenza covid-19: le richieste delle aziende della ristorazione in viaggio

MILANO – Le aziende della ristorazione in concessione nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie – rappresentato da Aigrim – si trovano ad affrontare una crisi economica senza precedenti.

Le imprese del settore svolgono un fondamentale servizio pubblico e, soprattutto sulle autostrade, proseguono nel garantire i servizi di ristorazione, nonostante un calo dei volumi tra l’85% e il 90% a seconda delle tratte. Il contesto del comparto è caratterizzato quindi da un sostanziale azzeramento dei volumi di vendita con forti perdite di liquidità.

A ciò si aggiungono gli impegni economici legati ai contratti di sub concessione stipulati con le diverse concessionarie autostradali, aeroportuali e ferroviarie. Tali contratti impongono canoni fissi e variabili, costi di gestione e investimenti dimensionati su volumi ad oggi non più esistenti.

Al momento le risposte da parte di alcune società concedenti aeroportuali ed autostradali sono risultate insufficienti per garantire la continuità del settore. Aigrim ha pertanto formulato delle proposte da applicarsi a tutto il periodo della ripresa, e non solo ai pochi mesi dell’emergenza allo scopo di salvaguardare le attività di ristorazione in concessione e i connessi posti di lavoro.

LE PROPOSTE DI AIGRIM

1) FASE DI EMERGENZA:
a) Azzeramento di tutti i canoni fissi, variabili e dei costi accessori.
b) Riconoscimento, da parte del Governo, del sovvenzionamento della parte di servizio pubblico.

2) FASE DELLA RIPRESA, FINO AL RITORNO AI VOLUMI PRE COVID-19:
a) Ripristino di soli canoni variabili a valori calmierati o comunque proporzionati al calo dei volumi.
b) Contributo alle spese di gestione delle aree in concessione.
c) Dilazione dei termini di pagamento affinché siano minimizzati gli impatti sulla liquidità dell’intero settore.
d) Sospensione di tutti gli investimenti, fatta eccezione per le attività di manutenzione non differibili e sospensione di tutte le nuove procedure di gara per l’intero anno 2020.
e) Proroga di tutte le Convenzioni in essere per un periodo minimo di 12 mesi e comunque per il tempo necessario alla remunerazione degli investimenti effettuati.

Categorie
news news ed eventi

Covid-19, vignaioli italiani (orfani della Fivi): grido d’allarme e hashtag #ilvinononsiferma

È firmata da oltre duecento “vignaioli italiani” la lettera che mira a coinvolgere l’intera filiera del vino italiano. Il grido d’allarme è: “Il vino non si ferma #ilvinononsiferma“. Un documento destinato a raccogliere quante più voci possibili, a sostegno di un’iniziativa ben articolata e inclusiva, a cui è chiamato ad aderire l’intero settore (www.ilvinononsiferma.it, vignaioli@ilvinononsiferma.it, Facebook ilvinononsiferma, hashtag: #laretedeivignaioli, #ilvinononsiferma, #lavignanonsiferma).

Un’iniziativa che apre un interrogativo gigante (l’ennesimo) sulla Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi), costretta ad assistere all’ennesima iniziativa spontanea di alcuni associati, in mancanza di unità d’intenti all’interno del Consiglio di amministrazione. Qualcosa di già visto nei mesi scorsi, con la vicenza dazi Usa.

C’è di più. La presidente Matilde Poggi figura proprio tra i firmatari della lettera (qui l’elenco di tutti i sottoscrittori), in cui i “vignaioli italiani” lanciano un vero e proprio allarme.

In particolare, i primi dieci vignaioli che hanno aderito sono Edoardo Ventimiglia – Sassotondo – Sorano (GR); Caterina Gargari – Pieve de’ Pitti – Terricciola (PI); Gregorio Galli – Palazzo di Piero – Sarteano (SI); Walter Massa – Vigneti Massa – Monleale (AL); Luigi De Sanctis – Azienda Biologica De Sanctis Luigi – Frascati (RM).

E ancora: Marilena Barbera – Azienda Agricola Barbera s.s. – Menfi (AG). Ettore Ciancico – La Salceta – Loro Ciuffenna (AR); Gianluca Morino – Cascina Garitina – Castel Boglione (AT), Francesco Fenech – Az. Agr. Fenech Francesco – Malfa (ME), Francesco Cirelli – Azienda Agricola Cirelli – Atri (TE).

“Ci sentiamo parte attiva della straordinaria comunità che vive di vino – si legge sulla lettera dei vignaioli italiani – la nostra convinzione è che da questa crisi possiamo uscirne solo se restiamo uniti e se verrà salvaguardato il lavoro e il ruolo di ciascuno in ogni anello della filiera”.

“Per questo chiediamo a tutti rispetto per il nostro lavoro e offriamo in cambio lo stesso rispetto, consapevoli che solo con una collaborazione leale si possa, tutti insieme, uscire da questa crisi”.

Non accetteremo pressioni commerciali miranti a ridurre il margine che rappresenta la fonte di sostentamento per noi e le nostre aziende, perché riteniamo che soltanto con il riconoscimento di un equo corrispettivo sia garantita la dignità del nostro lavoro e del lavoro di coloro che collaborano con noi nella produzione, commercializzazione e promozione dei nostri vini”.

“Non accetteremo pratiche sleali quali il conto vendita – aggiungono i vignaioli – e le richieste sproporzionate di omaggi, consapevoli che soltanto con il rispetto delle normali condizioni commerciali possiamo contribuire in maniera positiva allo sviluppo della filiera”.

“Chiediamo a tutti i nostri clienti il rispetto delle scadenze per il pagamento delle forniture effettuate fino al 31/12/2019, in un momento in cui il mercato non presentava ancora alcuna criticità legata alla pandemia”.

Siamo disponibili – evidenziano i vignaioli – a discutere forme di credito agevolate che tengano conto delle difficoltà economiche che, con il lungo periodo di inattività, tutti i ristoranti e le enoteche si troveranno a fronteggiare alla riapertura, pur nel rispetto degli sforzi e degli investimenti che noi aziende agricole non abbiamo mai smesso di affrontare.

“Ci impegniamo, nelle scelte di vendita diretta dei nostri prodotti al consumatore finale, ad operare con lealtà nei confronti dei nostri clienti della distribuzione e dell’horeca, che sono fondamentali per la promozione e la valorizzazione dei vini prodotti dai vignaioli italiani”.

“Per questo motivo, garantiamo che i nostri listini dedicati ai privati rispettino la normale marginalità riservata agli operatori commerciali. Siamo convinti che vada rafforzata la collaborazione con tutti gli attori della filiera vinicola, consapevoli che soltanto da un dialogo aperto e organico possano scaturire le migliori opportunità di crescita e valorizzazione per questo nostro piccolo grande mondo”.

Parole per certi versi molto simili a quelle usate nei giorni scorsi, in esclusiva a WineMag.it, da Lorenzo Righi, direttore di Club Excellence, realtà che raggruppa 18 tra i maggiori distributori e importatori italiani di vino, nel commentare le “Linee guida per il mercato e gli agenti” delle aziende che aderiscono al consorzio.

UNITÀ PER USCIRE DALLA CRISI
“Le conseguenze economiche della pandemia – scrivono ancora i vignaioli – hanno travolto la nostra intera società. La natura, però, non si ferma: noi, custodi della terra, non ci siamo arrestati. Lavoriamo per l’eccellenza, per valorizzare la cultura e la civiltà del vino, per consolidare la reputazione del Made in Italy nel mondo. Difendere l’integrità dei territori e la bellezza dei paesaggi, che rendono straordinario il nostro Paese, è l’altra nostra missione, che ci rende fieri di essere italiani. Siamo così custodi di ecosistemi unici, in un momento storico in cui la lotta al cambiamento climatico è imperativo altrettanto urgente”.

“Siamo consapevoli delle difficoltà che questa pandemia ha causato degli effetti che continueranno a gravare su tutti i comparti per i quali il vino costituisce una risorsa insostituibile” proseguono “La produzione continua, i magazzini si riempiono, perché i nostri clienti sono fermi: se non interveniamo immediatamente, il virus ucciderà il nostro patrimonio vitivinicolo, e con esso alcuni territori e parte del prestigio italiano”.

Sono a rischio 10 miliardi di euro: “Tanto vale la produzione vinicola italiana – ricordano nella lettera i vignaioli italiani – di cui 6 miliardi derivanti dalle esportazioni. Serve intervenire subito“.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Indagine Vinitaly-Nomisma: lockdown frena i consumi, ma nel post covid tornerà come prima

“Nulla sarà come prima”, il refrain post-emergenza, non vale per il popolo del vino: i consumatori italiani (l’85% della popolazione) si dichiarano infatti in buona sostanza fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla fase 2, compatibilmente con la loro disponibilità finanziaria.

Lo afferma l’indagine – la prima a focus emergenza a cui ne seguiranno altre nei prossimi mesi – a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia“, realizzata su 1.000 consumatori di vino della popolazione italiana.

La presentazione della survey, moderata dal Ceo di Bertani Domains, Ettore Nicoletto, è in programma questa sera alle 17 nel corso della diretta streaming di “Italian wine in evolution” a cui parteciperanno il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani e il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini.

Per il dg di Veronafiere,Giovanni Mantovani: “Se poco sembra modificarsi nelle abitudini al consumo – e questa è una buona notizia – le imprese del vino sono invece chiamate a profondi cambiamenti, alle prese con la necessità di reagire alle tensioni finanziarie e allo stesso tempo di difendersi dalle speculazioni”.

“Il mercato e i suoi nuovi canali di riferimento saranno le principali cure per un settore che oggi necessita di un outlook straordinario sulla congiuntura e di un partner in grado di fornire nuovi orizzonti e soluzioni. Come Veronafiere – ha concluso Mantovani – da qui ai prossimi mesi vogliamo prenderci ancora di più questa responsabilità a supporto del settore”.

Nel frattempo, non è come prima la dinamica dei consumi in regime di lockdown: il bicchiere è più mezzo vuoto che mezzo pieno, e la crescita degli acquisti in Gdo non compensa comunque l’azzeramento dei consumi fuori casa. E se il 55% dei consumatori non ha modificato le proprie abitudini, tre su dieci affermano invece di aver bevuto meno vino (ma anche meno birra) in quarantena, a fronte di un 14% che indica un consumo superiore.

Il “dopo” sarà come “prima” per l’80% dei consumatori. O più di prima, con i millennials che prevedono un significativo aumento del consumo in particolare di vini mixati (il 25% prevede di aumentarne la domanda), a riprova della voglia di tornare a una nuova normalità con i consueti elementi aggreganti, a partire dal prodotto e dai suoi luoghi di consumo fuori casa (ristoranti, locali, wine bar), che valgono una fetta di 1/3 del campione in termini di volume (il 42% tra i millennials).

Il vino – evidenzia l’indagine – non può dunque prescindere dal suo aspetto socializzante, se è vero che la diminuzione riscontrata è da addurre in larga parte (58%) al regime di isolamento imposto dall’emergenza Covid-19 che ha cancellato le uscite nei ristoranti, le bevute in compagnia e gli aperitivi. Per contro, chi dichiara un aumento ha scelto il prodotto enologico quale elemento di relax (23%, in particolare donne del Sud), da abbinare alla buona cucina di casa (42%), specie tra gli smart worker del Nord.

In generale la quarantena sembra aver appiattito anche gli stimoli alla conoscenza, con la sperimentazione delle novità di prodotto in calo sul pre-lockdown (dal 73% al 59%), la preferenza verso i piccoli produttori (dal 65% al 58%), i vini sostenibili (dal 65% al 61%) e gli autoctoni (dall’81% al 76%). Tendenze queste che a detta degli intervistati torneranno identiche a prima nel post quarantena. Ciò che è cambiato, ma è da verificare se lo sarà anche in futuro, è la preferenza del canale di acquisto online, balzata dal 20% al 25%.

Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “Per quanto il lockdown abbia cambiato modalità di acquisto e consumo di vino da parte degli italiani, il desiderio di ritornare ‘ai bei tempi che furono’ sembra prevalere sull’attuale momento di crisi e su comportamenti futuri che giocoforza saranno improntati ad una maggior precauzione e distanza sociale. Si tratta di un asset molto importante in termini di fiducia sulla ripresa e che va preservato soprattutto alla luce della imminente fase 2, anche perché il crollo stimato sul Pil italiano per i mesi a venire rischia di avere impatti sui consumi in considerazione di una domanda rispetto al reddito che nel caso del vino risulta elastica, e come tale, a rischio riduzione in virtù della recessione economica”.

[metaslider id=”47890″]

Categorie
news news ed eventi

Covid-19, Caprai fuori dal coro: “Sbagliata riduzione rese e distillazione per decreto”

Ridurre per ‘decreto’ le rese della vendemmia 2020, così come ricorrere alla distillazione obbligatoria e all’utilizzo dei fondi Ocm è il modo sbagliato per rispondere alla crisi Covid-19. È quanto sostiene, fuori dal coro, il produttore Marco Caprai, titolare a Montefalco della Arnaldo Caprai. Le giacenze non spaventano l’imprenditore umbro.

“Ognuno si deve regolare in base alle sue esigenze. Dobbiamo avere più di un’arma a disposizione. Credo che sui vini bianchi ci sarà sicuramente una certa pressione, mentre per i rossi il problema è minore. Parlare di riduzione delle rese oggi è assolutamente prematuro. Bisogna fare i conti in primis con il meteo”.

“Mi spaventa invece – continua Marco Caprai – pensare di usare i fondi Ocm per la distillazione obbligatoria: magari il mercato americano riparte prima di quanto pensiamo e io vorrei avere possibilità di utilizzare i fondi Ocm per supportare le mie vendite negli Stati Uniti piuttosto che per distillare il prodotto, perché la distillazione è l’ultima delle armi a cui si dovrebbe ricorrere, anche se non per questo va demonizzata”.

Dalla parte dei produttori italiani, del resto, ci sono i numeri: “Ricordiamoci che se siamo arrivati a 6,2 miliardi di euro di export è stato soprattutto grazie al fatto che non abbiamo più speso i fondi europei per la distillazione”.

“Come sempre, insomma – precisa Caprai – penso che ci voglia maggior laicità e meno guerre di religione che nascondono interessi personali. E soprattutto, darei la priorità a un Decreto che si occupi della liquidità delle imprese agricole che fosse di facile e pronto utilizzo”.

Il tutto tenendo presente che “in questo tempo sospeso, dove la campagna non si ferma, bisogna continuare a innovare, a investire e portare avanti le produzioni nel miglior modo possibile”.

Categorie
news news ed eventi

Club Excellence gigante buono: “Dalla crisi si esce uniti: vignaioli, agenti e importatori”

Duecentotrenta milioni di euro all’anno di fatturato aggregato, su cui inciderà pesantemente Covid-19: le proiezioni di fine anno raccontano un calo tra il 40 e il 50% che metterà a rischio, in primis, i livelli di occupazione. È coi numeri sul piatto sbagliato della bilancia che Club Excellence dimostra di essere un gigante buono. Per accorgersene basta leggere le “Linee guida per il mercato e la rete di agenti” della cooperativa che raggruppa alcuni tra i maggiori distributori e importatori di vino del Bel paese.

Nonostante il primo trimestre 2020 abbia fatto registrare un calo medio del 30% degli utili delle 18 compagini del Club – cifra destinata ad aggravarsi coi conteggi di aprile, quando la flessione si spingerà sino al 70% – il suggerimento del management di Excellence è di agire secondo principi di “solidarietà“, “coesione” e “sostegno” tra i vari protagonisti del mondo del vino italiano.

Le “Linee guida per il mercato e la rete di agenti” toccano quattro macro aree: gestione dei crediti per le fatture emesse nel 2019 e nel 2020, criticità commerciali, conto vendita e concorrenza sleale.

“Quando ci siamo ritrovati a discutere sul da farsi – spiega a WineMag.it Lorenzo Righi (nella foto) direttore di Club Excellence – ci siamo resi conto che tutte le opinioni convergevano su uno slogan: ‘Chi può paghi davvero‘. Se non si paga quando si può, si rompe il filo della fiducia e crolla il mercato”.

L’idea è che la filiera debba rimanere unita per uscire dal guado: “Da questa crisi – continua Righi – si esce solo se dimostriamo di essere tutti uniti e solidali tra noi: clienti, vignaioli, agentiimportatori, distributori. Farsi la guerra, in questo momento, sarebbe improduttivo. Stiamo tutti lottando per salvare in primis i dipendenti”.

Il documento voluto dal presidente Massimo Sagna (nella foto sotto) fornisce una serie di raccomandazioni utili alla gestione di possibili controversie commerciali, dettate dalle conseguenze del lockdown sul settore Horeca.

LE LINEE GUIDA PER IL MERCATO E LA RETE AGENTI

In merito alla “gestione dei crediti” relativi alle fatture emesse nel 2020, il management di Club Excellence suggerisce di “dare il proprio sostegno alla clientela, rendendosi disponibili ad accettare per le fatture emesse nel 2020 una dilazione media di 60 giorni dalla riapertura del mercato”.

“Ciò significa – precisa Righi – che le fatture di gennaio saranno probabilmente pagate non prima della fine di agosto, sempre se saranno confermati i rumors che danno la riapertura dell’Horeca alla fine di maggio, o di giugno”. Diverso l’approccio per le fatture emesse fino al 31/12/2019, proprio in virtù dello slogan “Chi può paghi davvero”.

Nell’intento di salvaguardare tutta la filiera (produttore-distributore-agente-cliente), si ritiene che un approccio responsabile ed etico di questa crisi da parte di tutti debba portare al rispetto delle fatture emesse nel 2019, nel periodo cioè in cui il mercato era ancora totalmente operativo”.

“Riteniamo infatti – si legge tra le linee guida diramate da Club Excellence – che una interruzione completa dei flussi di liquidità, oltre quelli generati dalla crisi, sia insostenibile per il sistema vino. Gli importatori e distributori chiederanno pertanto il rispetto delle scadenze relative al 2019″.

La cooperativa guidata da Massimo Sagna si augura che “i soci decidano di agire in pieno spirito di solidarietà e coesione, qualora si presentino casi di conclamata criticità, insolvenza o morosità, nell’intento di tutelare, con azioni sinergiche, l’interesse di ogni singolo importatore e distributore aderente, dei loro produttori e dei loro agenti”.

L’altro nodo centrale delle linee guida riguarda il conto vendita – soluzione paventata da alcuni ristoratori stellati per il dopo crisi del vino ‘in carta’ – e la concorrenza sleale. Si ritiene la pratica della ‘consegna in conto vendita’ non corretta, volta a far prevalere logiche più propriamente finanziarie e di elusione fiscale“, scrive Club Excellence.

“I soci – prosegue il documento inviato ai clienti e agli agenti – si impegnano pertanto a non favorire e contrastare fermamente tale pratica. A tal proposito si impegnano a segnalare attività di conto vendita, o comunque pratiche di concorrenza sleale“.

A chi? Direttamente “al Ministero delle Politiche agricole, attraverso l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), quale ente titolato al ricevimento delle segnalazioni, che ha attivato un apposito sportello“. Aderiscono a Club Excellence Sagna Spa, Gruppo Meregalli, Cuzziol Grandivini Srl, Pellegrini Spa, Balan Srl.

E ancora: Sarzi Amadè Srl, Vino & Design Srl, Teatro del Vino Srl, Proposta Vini Sas, Bolis Srl, Les Caves de Pyrene Srl. Per finire con Premium Wine Selection Pws Srl, Ghilardi Selezioni Srl, Visconti 43 Srl, Première Srl, AGB Selezione Srl e Philarmonica Srl.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Resveratrolo is the new senza solfiti: così Coronavirus ispira enologia (e marketing)

EDITORIALE – Altro che “tipicità” e “terroir”. L’emergenza Coronavirus sembra illuminare la strada verso una nuova enologia, legata a doppio filo alla salute delle persone. Resveratrolo is the new “senza solfiti aggiunti“, si potrebbe sintetizzare.

La moda del “biologico”, riversatasi con tutta la sua potenza nel marketing – tanto da spingere colossi come Pasqua Vigneti e Cantine a produrre un “vino naturale” (sic!) – è sfociata negli ultimi anni nella proposta sempre più massiccia di vini più “sani” (o meno “dannosi”, secondo i punti di vista), prodotti senza l’addizione di solforosa, uno dei conservanti del vino.

Con l’imperversare di Covid-19, produttori ed enologi sembrano aver trovato nei “livelli di resveratrolo” dei loro vini una nuova forma di comunicazione. Forse, addirittura, una nuova frontiera per la promozione e la vendita delle loro etichette.

Qualcosa capace di cambiare radicalmente il concetto stesso di vino, accostato (definitivamente?) al concetto di “benessere“. Peccato si ometta un particolare fondamentale: il resveratrolo è presente nella maggior parte dei vini rossi in quantità talmente ridicole da rendere inutile l’assunzione del nettare di Bacco “a fini salutistici”.

Berne tanto vino per “bere” tanto resveratrolo causerebbe altri problemi. Non ultimo l’alcolismo. Da qui, la domanda su cui potrebbe giocarsi una buona fetta del futuro dell’enologia internazionale: è possibile “creare” vini che facciano bene se consumati senza eccessi, concentrando scientificamente i livelli di resveratrolo?

LA RICERCA
È la grande sfida che si sono posti Roberto Polidoro e Antonella Spacone, marito e moglie, lui sommelier, lei medico dell’Unità Operativa Complessa Pneumologia dell’ospedale Santo Spirito di Pescara.

La rivista scientifica britannica EC Nutrition (Ecnu), specializzata in ricerche che mirano al progresso nel campo della nutrizione e delle scienze alimentari, ha ospitato il 26 febbraio 2020 i risultati dello studioIs moderate daily consumption of red wine a good solution?“, condotto dai due italiani.

Proprio mentre Covid-19 iniziava silenziosamente a insinuarsi nelle case e nei luoghi di lavoro di tutto il mondo, senza risparmiare l’Italia, la dottoressa Spacone – assieme al compagno – toccava un tema caldissimo: “Il consumo quotidiano moderato di vino rosso è una buona soluzione?”.

“Sebbene lo sfruttamento delle proprietà antiossidanti del resveratrolo attraverso il consumo di vino non abbia valore scientifico – si legge sulla pubblicazione della rivista scientifica EC Nutrition – è lecito chiedersi se un consumo moderato di questa bevanda abbia effetti positivi sulla salute umana”.

“A questo proposito – continua la ricerca – non è possibile dare una risposta definitiva perché, partendo dal presupposto che l’alcol è una sostanza oncogenetica, alcuni studi hanno confermato i benefici del vino per la salute”. Sì, ma in che dosi?

“Per quanto riguarda il consumo di vino – risponde la dottoressa Spacone – sono stati fissati limiti ragionevoli di assunzione a basso rischio. In genere 24-30 g di alcol al giorno per gli uomini e 12-15 g al giorno per le donne, pari a 1-2 bicchieri di vino, ovvero 150-300 ml“.

“Proprio a questo proposito – spiega Roberto Polidoro a WineMag.it – le evidenze del nostro studio meritano ulteriore approfondimento, al fine di comprendere, in collaborazione con qualche cantina italiana o internazionale, se sia possibile concentrare le quantità di resveratrolo prodotte naturalmente dalla vite e ‘creare’ così dei vini che consentano di godere dei benefici del resveratrolo, senza i danni provocati dall’abuso di alcol”.

Non a caso, risale ai giorni scorsi la notizia di uno studio in corso all’ospedale di Napoli, dove due medici stanno somministrando un estratto dai semi della varietà di uva Aglianico ad alcuni pazienti affetti da Coronavirus: resveratrolo in aerosol. Uno studio che ha aperto le danze, in Italia, sulla caccia al vitigno coi livelli più alti di questo polifenolo.

In Puglia, diversi esponenti del mondo del vino (tra cui l’ex presidente di Assoenologi Puglia, Calabria, Basilicata, Massimiliano Apollonio) hanno rilanciato una notizia dell’edizione di Bari de La Repubblica risalente al 2011, in cui si lodava il vitigno Negroamaro per la “concentrazione della sostanza dalle proprietà antiossidanti e anticancerogene”.

“Dalle analisi – si legge nell’articolo – è emerso che nel Negroamaro esistono quantità di resveratrolo comprese tra 0.3 e 6,8 ng/ml e, considerato che la concentrazione di 1 ng/ml viene considerata già utile, è chiaro che i numeri del vino salentino sono molto positivi”.

Sulle proprietà “benefiche” del resveratrolo è intervenuto anche Stefano Cinelli Colombini, titolare della cantina Fattoria dei Barbi, in Toscana. “Ieri una amica, la professoressa Zinnai dell’Università di Pisa – ha scritto il produttore di Montalcino su Facebook – mi ha parlato di una loro ricerca: pare che il vino, forse grazie al resveratrolo o chissà per cos’altro, abbia un potente effetto contro i Coronavirus. Vorrebbe studiarlo come disinfettante per ambienti, e anche del cavo orale. E così mi è venuta in mente una cosa molto, molto strana”.

Benvenuto Brunello si è tenuto dal 21 al 24 febbraio, quando il virus già ben presente in Italia. Abbiamo avuto migliaia di ospiti da ogni parte del mondo, compreso un gruppo da Codogno (guarda un po’!) che dopo è venuto alla Fattoria dei Barbi”.

C’era una folla incredibile – prosegue sui social Cinelli Colombini – tutti appiccicati per giorni con vino sputato nei secchi e goccioline nell’aria a non finire. Considerando quanto è contagioso il Covid-19, ci sarebbe dovuto essere un massacro come quello della festa di Wuhan. Eppure nulla. Assolutamente nulla. È assurdo credere che in mezzo a quella folla non ci fosse almeno un contagiato, il virus già girava assai. Ma niente”.

“A pensarci bene, in tutta la catena delle Anteprime in giro per la Toscana ci sono stati tantissimi presenti e potenzialmente untori, ma nulla: non hanno portato la malattia. Tra i ‘vinicoli’ che erano a quegli eventi non si conta un malato. Strano, non è vero?”. Una curiosa provocazione, cui Stefano Cinelli Colombini ha dato un titolo: “Il paradosso di Benvenuto Brunello e del Covid-19. Un piccolo mistero”.

RESVERATROLO RECORD IN OLTREPÒ E MONFERRATO

Eppure, in Italia, esistono due etichette di vino con livelli di resveratrolo molto alte. Certificate. Si tratta del Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc 2015 “Giubilo” di Giorgio Perego e del raro “Uceline2012, Monferrato Rosso di Cascina Castlet, prodotto col vitigno autoctono Uvalino.

Due vini che collocherebbero alla destra orografica del fiume Po l’epicentro del resveratrolo italiano, come dimostrano le approfondite analisi compiute dalle rispettive cantine. In particolare, il primato assoluto spetterebbe – almeno a livello storico – alla winery piemontese della famiglia Borio.

Gli studi sul nostro vitigno Uvalino – spiega l’enologo di Cascina Castlet, Giorgio Gozzelino – sono stati compiuti dal professor Rocco di Stefano, dal 1996 al 2000. Il suo pensionamento ha interrotto le analisi, riprese poi sulle annate più recenti del Monferrato Rosso ‘Uceline'”.

“Quella sulla vendemmia 2012, annata in commercio al momento, assieme alla 2013 – precisa Gozzelino – conferma i riscontri precedenti, con una presenza di resvetrarolo molto alta, pari a 16,2 mg/l, anche se il record assoluto fu registrato nel 2000, quando superammo i 30 mg/l“.

A provarlo è il rapporto del laboratorio d’analisi del Consorzio per la Tutela dell’Asti, datato 30 giugno 2017. Centoventi chilometri più a est, a Rovescala, in provincia di Pavia, si trova la cantina di Giorgio Perego, Mr. Croatina.

“Il discorso resvetrarolo nel vino – spiega il vignaiolo oltrepadano – mi ha sempre incuriosito. Così ho fatto fare delle analisi sul mio Bonarda ‘Giubilo’ 2015: i risultati hanno confermato i livelli altissimi di questo polifenolo, ben 18,90 mg/l. Trattandosi di un vino a base Croatina, credo sia corretto considerare questo vitigno, spesso sottovalutato, ancora più straordinario”.

Ma cos’hanno in comune questd due etichette? “Uceline” (25 euro) e “Giubilo” (18 euro) non subiscono filtrazionechiarifica. “Le analisi fatte sui polifenoli di un’altra etichetta che produco – spiega Perego – dimostrano quanto questo tipo di pratiche di cantina incidano negativamente sui livelli del vino finito”.

Si tratta inoltre di due vini rossi ottenuti tramite una lunga macerazione sulle bucce, dove si “annida” appunto il resveratrolo: “Ritengo tuttavia che l’estrazione di questo composto non necessiti di tempi lunghissimi – commenta l’enologo Gozzelino – ma non abbiamo a disposizione analisi relative a vinificazioni diverse da quelle con cui viene storicamente prodotto Uceline”.

È comprovata, invece, l’estrema variabilità dei livelli di resveratrolo, di annata in annata. “Più la pianta è sotto stress – spiega il vignaiolo Giorgio Perego – più ne produce, per difendersi soprattutto contro la Botrytis cinerea o la mancanza di acqua. Riuscire a concentrarlo sarebbe rivoluzionario per il mondo del vino italiano”.

IL PUNTO DI ASSOENOLOGI

Il discorso resveratrolo, di per sé, non convince appieno il numero uno degli enologi italiani, il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella (nella foto). “Non trovo corretto, o quantomeno un po’ fuori posto – dichiara a WineMag.it – sostenere che un vino piuttosto che un altro abbia qualità superiori“.

“In questo modo si cerca forse di accattivarsi il mercato – prosegue – portando alla nascita di contrapposizioni. Sostenere che un vitigno particolare, di un posto particolare, presenti più resveratrolo di un altro, è un’ipotesi che merita ancora il dovuto approfondimento scientifico”.

Il focus, secondo Riccardo Cotarella, dovrebbe restare sul vino. Tout court. “Secondo luminari delle medicina come Jennifer Hah, Thomas J. Sweet, Anna Teresa Palamara, Lucia Nencioni e Giovanna De Chiara – spiega Cotarella – il resveratrolo ha importanti proprietà antivirali e il vino rosso, in generale, lo contiene”.

È in grado, e cito sempre questi luminari, di interferire con la replicazione di virus erpetici come il cytomegalovirus, i virus influenzali, gli adenovirus e il virus respiratorio sincinziale. Svolge inoltre, sempre secondo questi medici, azione anti virale, anti infiammatoria ed è un potente antiossidante, superiore a vitamina C, E e betacarotene”.

Una premessa utile al presidente di Assonologi per esprimere un concetto più ampio: “Il vino, se fa bene, fa bene da sempre. Non a caso ha accompagnato la storia dell’uomo. Tanta letteratura medica sostiene il contrario, ed è per questo che nel numero di maggio della nostra rivista ‘L’enologo’ chiederemo ufficialmente all’Istituto superiore della Sanità di esprimersi in maniera univoca sull’argomento vino e salute”.

Sempre secondo Cotarella, Covid-19 non cambierà solo l’enologia o il marketing, ma tutta la filiera del vino italiano, dal campo al consumatore. “L’enologia cambierà radicalmente – dichiara il presidente di Assoenologi a WineMag.it – certi valori formali andranno a cadere: la bottiglia pesante, il tappo a volte più ‘lungo’ della bottiglia, le cantine architettoniche dalle luci psichedeliche… È finita e dico per fortuna”.

Cambieranno gli enologi, l’approccio dei produttori, delle guide, dei giornalisti, perché cambierà il consumatore. Fondamentale, in questo quadro, sarà anche la crisi economica che andremo ad affrontare al termine dell’emergenza”.

Cambieranno così anche i vini. “I vini che secondo me avranno più spazio – riferisce Cotarella a WineMag.it – saranno quelli dall’ottimo rapporto qualità prezzo, il che non significa che costeranno meno, o poco”.

Sarà il momento dei vini non ‘conditi’ o ‘incorniciati’ da materiali costosi, che incidono sul prezzo, come il vetro fantasia, la bottiglia pesante, la capsule laminata ‘d’oro’. Tutto ciò che è edonismo e superfluo andrà a cadere“.

La new wave del vino dopo Coronavirus, sempre secondo Riccardo Cotarella, “aumenterà l’interesse per il vino in sé, in senso assoluto”. “Noi enologi – spiega – saremo chiamati, come dopo lo scandalo metanolo, a dare una nuova svolta al settore, imparando a seguire le tendenze per dare vita a vini gradevoli, che si bevono bene, vini importanti, ben fatti, espressione del territorio e dell’uva, nonché dei proprietari delle cantine, ben assistiti da bravi enologi”.

Categorie
news ed eventi Wine Calendar

Covid-19, Piemonte: rinviata al 2021 la Festa del Ruchè di Castagnole Monferrato

“Un segno di responsabilità nei confronti della collettività e di chi, in questo periodo, si sta sacrificando per noi, a partire dal personale ospedaliero fino agli operatori della ristorazione e del turismo, che sono i nostri primi ambasciatori”. Con questa dichiarazione il presidente dell’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato, Luca Ferraris, spiega la scelta di rinviare la Festa del Ruchè 2020 al 7 al 9 maggio 2021.

“Come dice il nome stesso – prosegue Ferraris – la ‘Festa del Ruchè’ è un momento di gioia e di incontro tra i produttori e il pubblico per scoprire questo vino unico nel proprio genere. Nel momento attuale, non ci sono i presupposti per questo spirito”.

Categorie
news ed eventi Wine Calendar

Covid-19: annullata l’edizione 2020 di Vinifera Forum a Trento

TRENTO – A causa del protrarsi dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione di Covid-19, l’associazione Centrifuga, che organizza Vinifera Forum – Salone dei vini artigianali dell’arco alpino, ha deciso di annullare l’edizione 2020 dell’evento. Le date previste erano il 2 e 3 maggio, presso la Fiera.  La prossima mostra mercato si terrà il 27 e 28 marzo 2021.

Categorie
Vini al supermercato

Vino in offerta a volantino: cosa comprare al super nella seconda metà di aprile

Mentre qualche insegna inizia a misurare la febbre ai clienti, all’ingresso del supermercato, scopriamo le migliori etichette di vino presenti sui volantini della Gdo. Una rubrica che Vinialsuper ha deciso di allargare anche a diversi discount, date le restrizioni dettate dall’emergenza Covid-19.

Volantino Aldi, dal 13 al 19 aprile
Vino rosso / bianco d’Italia “Aimone” (6 pezzi): 11,96 euro (3,5 / 5)
Veneto Igt Garganega frizzante: 1,39 euro (3 / 5)


Volantino Auchan, dal 14 al 22 aprile
Trentino Doc Gewürztraminer, Mezzacorona: 4,89 euro (3,5 / 5)



Volantino Bennet, fino al 29 aprile
Corvo bianco Igt Terre Siciliane, Duca di Salaparuta: 3,98 euro (3,5 / 5)
Chianti Superiore Docg “Collezione Oro”, Piccini: 3,99 euro (5 / 5)
Pignoletto biologico, Righi: 2,99 euro (3,5 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc, Toso: 2,38 euro (3,5 / 5)


Volantino Carrefour Market, dal 14 al 23 aprile
Chainti Docg Neocampana, Melini: 3,69 euro (3 / 5)
Barbera Doc Oltrepò pavese, Cantine Montagna: 2,99 euro (3,5 / 5)
Primitivo Igp Salento “Donna Marzia”, Conti Zecca: 3,19 euro (3,5 / 5)
Colli piacentini Doc Gutturnio Calera, Cantina Vicobarone: 3,49 euro (3,5 / 5)


Volantino Carrefour, dal 14 al 23 aprile
Spumante Prosecco Superiore Docg Coste Alte: 5,49 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Sorelli: 2,99 euro (3 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc, Il Montù: 3,99 euro (3,5 / 5)
Primitivo / Negroamaro / Rosato Igp Salento “Donna Marzia”, Conti Zecca: 3,19 euro (3,5 / 5)


Volantino Coop, fino al 29 aprile
Nulla da segnalare


Volantino Conad, dal 14 al 29 aprile
Lambrusco Sorbara / Castelvetro / Grasparossa: 2,50 euro (3 / 5)
Pignoletto frizzante Doc, Righi: 2,70 euro (3,5 / 5)


Volantino Despar
Nulla da segnalare


Volantino Esselunga, fino al 29 aprile
Kerner, Pravis: 5,30 euro (4 / 5)
Vipra Rossa / Vipra Bianca, Bigi: 3,48 euro (4 / 5)

Bonarda San Zeno, Zonin: 4,13 euro (3,5 / 5)
Schiava, Cantina di San Paolo: 4,89 euro (4,5 / 5)
Rèmole Rosso, Frescobaldi: 3,48 euro (4 / 5)


Volantino Eurospin (vini linea “Integralmente prodotto“, fino al 26 aprile
Falanghina del Sannio Dop  La Guardiense: 2,19 euro (3 / 5)
Chianti Classico “Integralmente prodotto”, Montostoli: 2,99 euro (3,5 / 5)

Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot nero Docg Spumante Brut: 5,49 euro (3 / 5)
Chianti Docg Superiore / Riserva Docg Loggia delle Poste: 3,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Famila, fino al 29 aprile
Barbera Fontanafredda: 3,59 euro (4,5 / 5)


Volantino Gulliver, fino al 23 aprile
Gewürztraminer Trentino Doc, Santa Margherita: 6,89 euro (3,5 / 5)
Sauvignon Alto Adige Doc, Kossler: 8,49 euro (4 / 5)
Chardonnay Alto Adige Doc, Kossler: 7,99 euro (4 / 5)
Inzolia / Syrah Sicilia Doc, Settesoli: 2,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Il Gigante, fino al 22 aprile
Prosecco Superiore Docg, Porta Leone: 4,89 euro (3,5 / 5)
Lambrusco di Sorbara Doc, Chiarli: 2,69 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg, Piandaccoli: 4,99 euro (5 / 5)

Linea vini Casalbordino: 3,89 euro (4 / 5)
Vini Sicilia Doc, Cantine Paolini: 3,79 euro (3,5 / 5)
Grillo / Nero d’Avola Doc Sicilia, Fazio: 2,99 euro (3,5 / 5)



Volantino Iper La grande i, dall’11 al 23 aprile
Morellino di Scansano Docg “La Mora”, Cecchi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Brut / Gallura Docg Sangusta, Cantina Pedres: 4,79 euro (3,5 / 5)
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Mionetto: 6,90 euro (3,5 / 5)

Piemonte Doc Barbera appassimento, Cantina San Silvestro: 4,49 euro (3,5 / 5)
Cirò rosso / rosato, Caparra & Siciliani: 2,49 euro (5 / 5)
Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, Bigi: 2,90 euro (4 / 5)


Volantino Iperal, fino al 28 aprile
Vini Viti e Vini, Cantina Valtidone: 2,30 euro (3,5 / 5)
Bonarda / Barbera San Zeno, Zonin: 3,99 euro (3,5 / 5)

Vini Notte Rossa: 3,99 euro (5 / 5)
Toscana Merlot Igt Petraia, Uggiano: 14,50 euro (3,5 / 5)



Volantino Ipercoop, fino al 22 aprile
Nulla da segnalare


Volantino Lidl, dal 13 al 19 aprile
Morellino di Scansano Docg: 2,99 euro (3 / 5)


Volantino Pam, fino al 26 aprile
Nulla da segnalare


Volantino Penny Market, dal 16 al 22 aprile
Nulla da segnalare


Volantino Tigros, fino al 28 aprile
Lambrusco Emilia Igt, Caviccioli: 4 euro (2 pezzi) (3,5 / 5)
Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, Bigi: 2,99 euro (4 / 5)

Vini “Collezione Oro”, Piccini: 3,89 euro (5 / 5)
Prosecco Brut Doc Bio, Valdo: 4,89 euro (3,5 / 5)



Volantino Unes/U2, fino al 18 aprile
Pinot Grigio, Santa Margherita: 5,95 euro (4 / 5)
Grechetto Terre de La Custodia: 3,69 euro (3,5 / 5)

Categorie
Analisi e Tendenze Vino Esteri - News & Wine

Vini a denominazione, lettera di Efow all’Ue: “Situazione drammatica”

L’European Federation of Origin Wines (Efow, Federazione europea dei vini d’origine) ha scritto al commissario per l’Agricoltura dell’Ue Janusz Wojciechowski per denunciare la “drammatica situazione delle denominazioni vinicole in seguito allo scoppio della crisi Covid-19“.

L’esortazione alla Commissione europea è quella di “agire rapidamente attraverso misure normative e di mercato concrete per aiutare gli operatori a navigare in queste acque agitate”. Un invito simile è stato mosso nei giorni scorsi dalla Confédération européenne des vignerons indépendants (Cevi), che riunisce i vignaioli europei.

“L’emergenza Coronavirus – spiega presidente di Efow, Bernard Farges – si aggiunge alle altre crisi in atto che il settore vitivinicolo deve affrontare nei mercati di esportazione, in particolare il 25% dei dazi statunitensi ad valorem e le difficoltà incontrate nei paesi asiatici”.

Si è già verificata una significativa perdita di vendite e ed entrate causata dalla chiusura di Horeca e di altri canali di distribuzione. Gli unici canali ancora attivi nella maggior parte degli Stati membri sono i rivenditori all’ingrosso e il commercio elettronico”.

“Tuttavia – prosegue Farges – molti operatori di denominazione del vino non sono presenti nei supermercati e il canale di e-commerce è ancora molto sottosviluppato nel nostro settore. Molti operatori di vini a indicazione geografica stanno a malapena movimentando la merce, tranne per operazioni di esportazione occasionali”.

“La crisi – precisa il presidente European Federation of Origin Wines – ha anche un impatto devastante sui mercati di esportazione del vino, sulle attività dei produttori di vino e sul settore enoturistico”.

I membri di Efow desiderano che vengano implementate rapidamente una serie di misure normative, per aiutare gli operatori ad adattarsi a questa nuova realtà. Inoltre, invitano la Commissione europea a “fornire agli Stati membri piena flessibilità riguardo all’uso degli strumenti e del bilancio disponibili nei programmi di sostegno nazionali per il vino”.

Considerando l’enorme impatto della crisi, Efow sottolinea anche la necessità di un sostegno finanziario specifico per attuare misure di mercato. “Devono essere immediatamente adottate misure rapide e coraggiose per evitare il peggior scenario possibile per molti operatori del settore vitivinicolo”, afferma Bernard Farges.

“I responsabili politici dell’Ue devono tenere presente che ci sono molte zone rurali dell’Ue in cui non esiste alternativa alla produzione di vino. Gli operatori hanno bisogno di un sostegno immediato per sopravvivere a questa crisi”.

“Gli strumenti – evidenzia il presidente di Efow – sono disponibili nel regolamento dell’organizzazione comune dei mercati, quindi speriamo che la Commissione europea ne faccia pieno uso senza indugio. Il futuro del nostro settore dipende da questo”.

Categorie
news news ed eventi

Nomisma: Osservatorio Lockdown per la ripresa economica

Lo scenario determinato dall’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha imposto agli italiani drastici cambiamenti: nel breve volgere di un mese, infatti, la popolazione è stata costretta a mutare profondamente i propri stili di vita in funzione del distanziamento sociale reso necessario dalla lotta al Covid-19.

Nelle ultime settimane sono nate nuove routine, dal modo di fare la spesa, ai canali d’acquisto, passando per nuove modalità di comunicazione e sistemi valoriali.

Per questo Nomisma ha avviato l’Osservatorio “Lockdown. Come e perché sta cambiando le nostre vite“, un’indagine settimanale che prende in esame parametri come lo stato d’animo, i consumi, le caratteristiche della quarantena e i desideri degli italiani con l’intento di monitorare in maniera continuativa (per almeno 12 settimane) opinioni e trend e comprendere le trasformazioni in atto, quanto saranno profonde e quanto resteranno in modo strutturale anche nel “post-Coronavirus“.

OSSERVATORIO LOCKDOWN: UNO STRUMENTO PER AZIENDE E ISTITUZIONI
In questo momento per aziende ed istituzioni è cruciale il monitoraggio del mercato a partire dalla lettura delle trasformazioni della domanda. In questo senso, l’Osservatorio Lockdown di Nomisma può supportare le scelte strategiche e di marketing, oltre che individuare le più efficaci modalità di comunicazione delle imprese italiane.

L’Osservatorio si rivolge, in particolare, a quelle aziende che stanno cominciando a programmare il post-lockdown e, avvertendo i mutamenti intercorsi in queste settimane, sentono la necessità di una “bussola” che li aiuti a guidare il proprio operato nella delicata fase di ripresa.

Proprio a loro l’Osservatorio Lockdown intende fornire risposte puntuali e precise, utili per correggere in corso d’opera le azioni previste all’interno dei piani marketing e individuare le corrette strategie di comunicazione.

L’OBIETTIVO: INTERCETTARE LE TRASFORMAZIONI PER ORIENTARE LA RIPRESA
Attraverso questo Osservatorio, Nomisma mette in campo strumenti di monitoraggio per garantire un tracking continuativo sulla domanda. L’obiettivo è intercettare le trasformazioni in atto e dimensionare gli effetti della “shut in economy” (l’economia legata all’isolamento a causa del Coronavirus), definendo azioni prioritarie per retail, industria e istituzioni.

Il monitoraggio di Nomisma prende in esame questi quattro ambiti:

  • opinioni, preoccupazioni, tematiche prioritarie
  • comportamenti d’acquisto
  • abitudini quotidiane e tempo libero
  • previsioni per il post-lockdown.

Analisi e approfondimenti possono inoltre essere “personalizzati” in base al settore in cui opera l’impresa, alle esigenze specifiche del committente e calibrate su determinate fasce d’età e aree geografiche, usership di un prodotto, altri target d’interesse.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Soave: “Da studio fertilità delle gemme una migliore gestione della Denominazione”

SOAVE – Scoprire in anticipo la fertilità delle gemme nel vigneto, per intervenire con potature “in grado di regolare la produzione secondo le esigenze di mercato e a tutela del reddito aziendale“. Questa l’ultima sfida del Consorzio del Soave, che ha presentato al Ministero delle Politiche Agricole i risultati di uno studio che consente “una più attenta gestione della Denominazione, anche in prospettiva delle sfide dell’attuale emergenza sanitaria”, Covid-19. Unica controindicazione: l’imprevedibilità del meteo.

Nelle gemme sono già custoditi i grappoli della vendemmia successiva e il loro numero varia di anno in anno, a seconda del clima, dell’età del vigneto e della fertilità del terreno stesso”. Le prime stime riguardano proprio la vendemmia 2020.

Secondo quanto riferito dal Consorzio, si prevede “una fertilità inferiore alla media, tra 1,2 e 1,3 (1,7 era stata la fertilità per la vendemmia 2018) e la produzione potrebbe essere ancora condizionata dal meteo nella fase di fioritura della Garganega“.

“Il nostro obiettivo – spiega Aldo Lorenzoni, Direttore del Consorzio del Soave – è quello di fornire al viticoltore strumenti, semplici, a basso impatto economico e efficaci per potere gestire al meglio il vigneto. Dal viticoltore parte la filiera e il suo ruolo e il suo lavoro è quindi fondamentale per potere prendere decisioni strategiche per l’intera denominazione”.

La tecnica su cui si basa la teoria prevede la raccolta, nel primi giorni di ottobre, di 20 tralci rappresentativi nel vigneto oggetto di studio, ovvero quelli che il potatore terrebbe come capo a frutto futuro.

Questi tralci vengono tagliati a talea e fatti germogliare in serra a una temperatura di 25 gradi. Dopo pochi giorni si possono contare i grappolini che si formano, potendo quindi prevedere agli inizi di novembre, prima della potatura, la produzione dell’annata successiva e anche il peso medio dei grappoli.

“Se si vede un potenziale produttivo sopra media – spiega il Consorzio del Soave – il viticoltore saprà che dovrà intervenire con tralci più corti o diradamenti più frequenti”. La sperimentazione, utile a fornire i primi dati ai produttori, è avvenuta in vigneti rappresentativi della denominazione posti in 9 Unità geografiche aggiuntive (Paradiso, Monte di Colognola, Tenda, Zoppega, Fittà, Foscarino, Castelcerino, Campagnola e Roncà – Monte Calvarina) delle cantine Collis Veneto Wine Group, Cantina di Soave e Cantina di Monteforte.

Categorie
news news ed eventi

Emergenza Coronavirus: dal resveratrolo dell’Aglianico un possibile rimedio

Aglianico, sì. E non a caso, dato che il nobile vitigno del Sud Italia è ricco di resveratrolo. È una ricerca pubblicata dalla rivista Nature e approfondita da due ricercatori a Napoli – Ettore Novellino e Alessandro Sanduzzi – a regalare una speranza in più contro Coronavirus (Covid-19). Nelle ultime ore è in corso una sperimentazione all’ospedale partenopeo Montaldi, che starebbe dando ottimi risultati su alcuni pazienti affetti da Tbc.

Si tratta di un estratto ottenuto dai vinaccioli dell’Aglianico, somministrato in forma di aerosol. L’idea si è concretizzata grazie allo studio condotto da Guangdi Li (Changsha University, Cina) ed Erik De Clercq (Katholieke Universiteit Leuven, Belgio).

La coppia di ricercatori, già attivi nella lotta all’Hiv, avrebbe riscontrato che il resveratrolo contribuisce a bloccare la replicazione virale dei Coronavirus, interferendo con la penetrazione cellulare e con alcune proteine della corona.

La notizia, pubblicata ieri dal quotidiano “Il Mattino” di Napoli – con enfasi più sul vino Taurasi che sul vitigno Aglianico, elemento riscontrabile anche su altre testate locali campane – è destinata a far discutere non solo per i risvolti della cura al resveratrolo sui pazienti affetti da Covid-19, ma anche per il polverone sollevato nelle scorse settimane da un comunicato stampa di Assoenologi, a firma del presidente Riccardo Cotarella.

Raggiunto telefonicamente da WineMag.it, il numero uno degli enologi ed enotecnici italiani commenta così la ricerca: “Lo studio è molto interessante e speriamo possa contribuire a risolvere l’emergenza in corso. D’altro canto attendiamo con fiducia che tutto questo finisca, per ottenere un chiarimento ufficiale dall’Ordine dei medici sull’argomento ‘salute e vino’, che non può essere oggetto di tira e molla”.

“Ad oggi – aggiunge Cotarella – siamo in possesso di decine e decine di ‘sentenze’ contrastanti: numerosi luminari asseriscono che il vino non è nocivo, ma altrettanti sostengono il contrario. Al momento opportuno chiederemo chiarimenti a chi di dovere, per rendere giustizia a chi lavora nel settore. Il vino, ma ancor più la salute, non possono essere strumentalizzati per mettersi in mostra, sostenendo tesi contrastanti”.

Molto discussa, in campo medico, anche la stessa funzione sull’organismo umano del resveratrolo, che rientra nell’elenco del Ministero della Salute alla voce “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”.

Secondo i ricercatori dell’istituto Humanitas di Rozzano (MI), “diverse sono le attività biologiche del resveratrolo, sebbene molte siano ancora da validare dal punto di vista scientifico: ha capacità antiossidanti e antinfiammatorie, risulta protettivo per i vasi sanguigni ed è in grado di stimolare una serie di processi coinvolti nella regolazione del ciclo cellulare e nella riparazione del Dna”.

Secondo alcuni studi, le persone che seguono una dieta ricca in resveratrolo sarebbero “meno esposte al rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e cancro”. “In particolare – riferiscono gli esperti di Humanitas – la sua capacità antiossidante contribuirebbe alla protezione delle cellule dai danni causati dai radicali liberi e grazie a questa sua proprietà aiuterebbe a combattere l’invecchiamento della pelle”.

Non risultano claim approvati dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specifici per i prodotti a base di resveratrolo. Ma l’indicazione del resveratrolo come rimedio contro l’invecchiamento della pelle “è stata rifiutata a causa dell’assenza di prove scientifiche sufficienti a giustificarla”. Le ultime ricerche sull’estratto di vinaccioli dell’Aglianico contro Coronavirua Covid-19 aprono nuovi capitoli su questo controverso fenolo.

Categorie
Cantine degustati da noi news news ed eventi vini#02

Cesare Corazza, il filosofo del Pignoletto: faccia da Vasco e il Bologna nel cuore

Dicono che al mondo ognuno abbia sette sosia. Dicono pure, i ben informati, che ci sia una possibilità su un trilione di condividere appena otto misure del volto con un altro individuo, sulla faccia della Terra. Dicono, dicono quelli che non conoscono Cesare (Lodi) Corazza, il vignaiolo di Zola Predosa che assomiglia a Vasco Rossi e tifa Bologna FC, in curva al Dall’Ara. Un filosofo del Pignoletto con la vigna al posto del palco, pronta a regalare, di vendemmia in vendemmia, spassosi concerti. Da calice.

Undici le etichette, incise come album. Tutte da disco di platino, tra bianchi, macerati (c’è chi li chiama “orange“) e rossi d’autore. Come Vasco, anche Cesare Corazza – 52 anni suonati su un pentagramma decisamente “rock” – parla di “bollicine“: lo spumante Metodo classico da uve Pignoletto “1877” rende omaggio all’anno di fondazione della cantina Lodi Corazza. Altro che Coca-Cola.

Una storia che continua anche oggi, tra le mille difficoltà quotidiane che contraddistinguono la vita del vignaiolo in Italia. Perché Cesare “Vasco” è uno che non molla. E pensa sempre al domani: “Credo nel futuro della Terra e continuo a costruire vigneti per creare paesaggi“, dice mentre tutt’attorno alla cantina “stanno urbanizzando”.

In siccità dal 10 dicembre, mentre affronta una “stagione complicata” non solo da Covid-19, Corazza cerca di salvare la vigna del “Castel Zola” da un virus ben più radicato del Corona. Quello del cemento: “Se non sarà il lockdown a farci capire che la cementificazione ha rotto il cazzo, quando lo capiremo mai?”.

Sul trattore per la prima volta a 7 anni e, da allora, mai più sceso, Cesare impugna l’arma dell’ironia: “Se sono preoccupato? Cosa vuoi che sia? Vado verso la vendemmia numero 30 e per i francesi fino a 33, gli anni di Cristo, non sei nemmeno vigneron. Lo sarò nel 2023 d.C., se conti con Cristo, o 3 d.C. se conteremo il dopo Corona”.

Tra i filari in cui passa “l’80% delle giornate”, il patron di Lodi Corazza lavora e pensa. Pensa e lavora. “Tu scherzi – dice – ma il Bologna calcio è la sintesi di tutto. O, meglio, il gioco del calcio è la sintesi di tutto. Per i brasiliani è arte. Per il grande comandante Walter Massa, una delle rare persone illuminate che ho conosciuto nella vita, il calcio serve per spiegare il vino. Perché? Perché, come il calcio, il vino è un gioco di squadra”.

Il cielo, l’aria, la terra, l’esperienza dell’uomo, della gente, ti consentono di ottenere il prodotto della fermentazione dell’uva. Uva e vigna sono la cosa più importante. E andare in curva allo stadio a tifare Bologna, per me, è un po’ come tornare bambino, almeno per due ore. Perché in questo mestiere si diventa adulti presto“.

La squadra – quella della vita – l’ha scelta presto, Cesare “Vasco”: “Potevo scegliere di stare in officina con mio padre ma mi rompevo il cazzo e scappavo coi vignaioli nelle vigne ereditate da mia madre. È lì che ho imparato tutto quello che so”. Lontano dal papà, che forse sognava una vita da ingegnere per Cesare, come la sua: “La vigna m’ha salvato la vita anche quando a 25 anni facevo l’imbecille in giro”.

È così che Corazza diventa il filosofo del Pignoletto. “Una grande uva, nota anche come Grechetto Gentile perché è proprio dalla Grecia che il Pignoletto è stato catapultato sui Colli Bolognesi dagli etruschi, grandi commercianti che operavano in questa zona, popolata all’epoca dai celti Galli Boi: gente che beveva come una spugna, venuta fin qui proprio per cercare il vino, che non aveva a casa propria”.

Un amore condiviso con la sorella Silvia, che si occupa della cantina: “Io e lei – dice nemmeno troppo sottovoce Corazza – siamo come lo Yin e lo Yang. Lei è il bianco della dolcezza, io il nero della rabbia! Ma assieme siamo un equilibrio rotondo”. Un po’ come la gamma di vini di Lodi Corazza: tutti centrati e sinceri. Specchio di chi li produce.

LA DEGUSTAZIONE

Pignoletto Doc frizzante 2018 (“Una canzone per te” – 1983)
Vino della tradizione. Grande mineralità. “Non parliamo di ‘linea base’, sono gli altri ad essere cru”, chiosa Cesare Corazza. Ingresso minerale e allungo su polpa, freschezza e un accenno di spezia, prima del ritorno sulla mineralità. La leggerezza e la spontaneità di un vino da bere col secchio.

Sorridi e abbassi gli occhi un istante
E dici: ‘Non credo d’essere così importante’.
Ma dici una bugia
Infatti scappi via”

Colli bolognesi Docg Pignoletto frizzante 2017 “Vènti” (“Stupendo” – 1993)
Le uve si raccolgono generalmente a metà settembre, belle mature. Poco da fare in cantina: presa di spuma (Charmat lungo), due travasi, stop. Un vino che si esprime intensamente su frutto e fiori, tra naso e bocca. Grande ricchezza e materia al palato, nel gioco divertente con la mineralità. Preziosa la bollicina: fine, elegante, cremosa. Irresistibile.

Ed ora che del mio domani
Non ho più la nostalgia
Ci vuole sempre qualche cosa da bere
Ci vuole sempre vicino un bicchiere!”

Colli bolognesi Pignoletto Superiore Docg 2018 “Zigant” (“Quanti anni hai” – 1998)
In bottiglia da novembre 2019, sta certamente trovando in questi mesi la via per del perfetto equilibrio. Beva resa “pericolosissima” da un 5% di uve botritizzate. La vinificazione in riduzione esalta ancora una volta la pienezza del frutto, i primari e, ancor prima, l’ampiezza dei profumi. Vino da bere oggi e godere nell’evoluzione.

Quello che ti do
Stasera
È questa canzone
Onesta e sincera (onesta e sincera)
Certo che potevo sai
Approfittar di te
Ma dopo come facevo
A fare senza se”

Vino bianco 2017 “Il Dissidente” (“Vita spericolata” – 1983)
“L’idea – spiega il patron di Lodi Corazza – era quella di dare vita a un macerato, o a un ‘orange’ come lo chiama qualcuno, che sapesse di uva e non di aceto. ‘Il Dissidente’ è uno ‘smacerato’, che dematerializza l’idea dei macerati che si trovano spesso in giro”. Game, set, match. Ha detto tutto Cesare. Sei mesi sulle bucce per questo unconventional Pignoletto, prodotto in sole 800 bottiglie. Una chicca, da provare almeno una volta nella vita.

Voglio una vita che se ne frega
Che se ne frega di tutto, sì”

Colli bolognesi Barbera Doc frizzante 2018 (“Eh…già” – 2011)
Bell’equilibrio tra frutto e acidità (freschezza), con prevalenza di un frutto rosso e nero ancora una volta gustoso, ricco, pieno. Vino da mortadella, facile, beverino. Una “diavoleria” di Cesare Corazza, che non stanca mai. Come quella di Vasco.

Eh già
Sembrava la fine del mondo
Ma sono ancora qua
Ci vuole abilità
Eh, già
Il freddo quando arriva poi va via
Il tempo di inventarsi un’altra diavoleria”

Colli Bolognesi Barbera Doc 2015 “Castel Zola” (“Senza parole” – 1999)
Una Barbera in purezza, pensata e lavorata per risultare un grande vino. Tre anni di affinamento in rovere, utili a smussare le asperità del vitigno. In bocca, di fatto, questo rosso si esprime su una gran eleganza, una bella freschezza, frutto e una componente salina non indifferente. Chiude su accenno leggero speziato e su un frutto di grande precisione, connotato da ritorni di preziosi frutti di bosco. Chapeau.

E ho guardato dentro un’emozione
E ci ho visto dentro tanto amore
Che ho capito perché non si comanda il cuore
E va bene così, senza parole”

Vsq Pignoletto spumante Doc non dosato “1877” (“Splendida giornata” – 1982)
Vendemmia 2016, 24 mesi sui lieviti, Grechetto gentile in purezza. Nel calice c’è una passeggiata al mare, su una spiaggia che s’affaccia su una terrazza rigogliosa di macchia mediterranea. Su questo sottofondo, le note di lisi si alternano a quelle d’agrumi, prima di tornare protagoniste in un retro olfattivo di ottima persistenza. L’estate, i colori, un aperitivo al calare del sole: in una parola, l’amore spumeggiante di Lodi Corazza per il Pignoletto.

Quello che conta è che sia stata
Una splendida giornata
Stravissuta, straviziata, stralunata
Una splendida giornata
Sempre con il sole in faccia fino a sera
Finché la sera di nuovo sarà”.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Tamponi per Covid-19 alla Fondazione Edmund Mach

Fondazione Edmund Mach e Azienda provinciale per i Servizi Sanitari di Trento hanno sottoscritto e reso operativo un accordo di collaborazione tecnologica con il quale l’ente di San Michele all’Adige (TN) contribuisce a potenziare la capacità produttiva giornaliera diagnostica sui tamponi per Covid-19.

Il protocollo, firmato dai direttori Mario Del Grosso Destreri e Paolo Bordon, si affianca alla collaborazione già iniziata nelle scorse settimane, concretizzatasi con la fornitura da parte di FEM di dispositivi tecnologici che consentono di velocizzare l’estrazione dell’Rna del virus dai tamponi.

L’attività analitica che verrà svolta a San Michele, vede coinvolti ricercatori, tecnologi e tecnici dei laboratori di genetica della conservazione, biologia computazionale con la piattaforma di sequenziamento, nutrizione e nutrigenomica ed ecologia applicata, per effettuare le analisi in stretto raccordo con il Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Ospedale S. Chiara.

Un vero e proprio sforzo collettivo del Centro Ricerca e Innovazione FEM che analizzerà l’RNA estratto presso APSS per confermare la positività o la negatività dei tamponi che verranno restituiti alla stessa Azienda Sanitaria per la validazione finale dei risultati del test.

“Nell’arco di pochi giorni – spiega il direttore generale, Mario Del Grosso Destreri- sono stati compiuti in FEM notevoli sforzi per convertire tecnologie e tecniche finalizzate ad attività di ricerca in ambiti differenti e metterle a servizio dell’emergenza che il territorio sta affrontando. Ringrazio, pertanto, tutti i colleghi che hanno messo impegno e passione fuori dal comune per rendere possibile tutto questo”.

Paolo Bordon, direttore APSS: “Dobbiamo ringraziare FEM per aver accolto l’appello a collaborare al contenimento della diffusione del virus Sars-Covid-2. Dopo aver messo a disposizione della nostra microbiologia un macchinario per la lettura dei tamponi ora si è resa disponibile ad analizzare i campioni nel proprio laboratorio aumentando così la capacità diagnostica nella nostra provincia”.

“Con questo rinforzo potremo ampliare ulteriormente il numero di campioni letti con una migliore capacità di risposta nel monitoraggio degli operatori impegnati nei servizi essenziali”, conclude Bordon.

Categorie
news news ed eventi

Vignaioli indipendenti europei: “Ammasso privato, vendemmia verde e distillazione”

Ammasso privato, vendemmia verde e distillazione. Secondo la Confédération européenne des vignerons indépendants (Cevi) sono queste le soluzioni per limitare i danni, di fronte allo stallo del mercato del vino dovuto all’emergenza Covid-19. Le proposte sono emerse ieri, in occasione dell’Assemblea generale dell’unica organizzazione che rappresenta e difende gli interessi dei viticoltori indipendenti a livello europeo, tenutasi in videoconferenza dal quartier generale di Charenton-le-Pont, nell’Île-de-France. Per l’Italia è Fivi a far parte della Confederazione europea.

“Dato che l’Unione europea sta per riversare considerevoli investimenti e aiuti in altri settori, in particolare l’aeronautica – attacca Thomas Montagne, presidente della Cevi – è imperativo che aiuti anche un settore già colpito dalle principali crisi geopolitiche e che ha un impatto diretto sull’occupazione, sul turismo e sullo sviluppo generale delle aree rurali. Circostanze eccezionali richiedono risposte eccezionali!”.

I 12 mila vignaioli che si riconoscono nella Cevi, provenienti da 12 diversi Stati d’Europa, sottolineano infatti che “l’improvvisa caduta delle vendite a causa del parto oltre allo stop delle esportazioni causerà sia un problema di flusso di cassa acuto immediato per il viticoltori indipendenti, e molto rapidamente uno squilibrio di volume sul mercato, con a conseguente crollo dei prezzi“.

Per evitare che la situazione diventi catastrofica, la Commissione europea deve mobilitare molto rapidamente i fondi europei consentendo agli Stati membri di attivarsi, secondo le loro esigenze e in piena sussidiarietà, varie misure di sostegno come la concessione dell’ammasso privato, la vendemmia verde o la distillazione“.

La prima delle tre ipotesi, non ancora prospettata per l’Italia da alcuna associazione di filiera, consentirebbe alle aziende il “magazzinaggio privato“, utile a regolare l’eccesso di offerta (dovuta allo stallo delle vendite) ritirando parte del prodotto dal mercato, facendo lievitare i prezzi su livelli più consoni.

Allo stesso tempo – continuano i vignaioli indipendenti Cevi – la Commissione deve modificare la propria legislazione al fine di rendere possibile il sostegno di queste misure di emergenza da parte dell’Europa budget”.

Sempre secondo la Confédération européenne des vignerons indépendants, “dovrebbe essere garantita la massima flessibilità per quanto riguarda le misure nazionali e sostenere programmi per liberare i viticoltori indipendenti dai numerosi vincoli che gravano sul settore”.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Patto sul vino di qualità, sì di Unione italiana vini a storico accordo Gdo-Horeca

EDITORIALE –Unione italiana vini è disponibile al confronto e pronta a condividere idee e proposte su come il vino italiano potrebbe essere valorizzato ancora di più attraverso la Grande distribuzione organizzata“. Il segretario Uiv Paolo Castelletti commenta così la proposta di WineMag.it di un tavolo coordinato dalla ministra Teresa Bellanova al Mipaaf, che coinvolga i principali attori della filiera del vino italiano – comprese le realtà al momento estranee dal segmento Gdo come la Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) o VinNatur – allo scopo di redigere un “Patto sul vino di qualità” nella Grande distribuzione.

Un avallo, quello di Uiv, che arriva a pochi giorni da quello di Coldiretti, che si è detta pronta ad aderire alla discussione attraverso il responsabile nazionale settore Vino, Domenico Bosco. Una soluzione, quella del tavolo ministeriale Gdo-Horeca, che potrebbe avere risvolti positivi anche al termine dell’emergenza Covid-19, preservando almeno in parte le piccole e medie imprese dal pericolo dei dazi internazionali.

“Non dimentichiamo – sottolinea Paolo Castelletti – che già oggi, e sempre di più, la Gdo è orientata a offrire al consumatore la più vasta gamma di prodotti, anche ad alto valore aggiunto. Al contempo, la crisi che stiamo vivendo da più di un mese, oggi mette in ginocchio, più di ogni altra cosa, il canale on-trade, dove si vende il 33% del vino italiano, vale a dire circa 7 milioni di ettolitri solo in Italia. “Un segmento martoriato dal ‘lockdown’ e dall’azzeramento del turismo”.

“Chiediamo perciò al governo misure a favore di queste imprese – aggiunge a WineMag.it il segretario di Unione italiana vini – soprattutto Pmi con una forte propensione al mercato nazionale, che più di ogni altro stanno pagando la crisi, con ingenti interventi di liquidità”.

“Fondamentale, infine, dare ristoro al mondo horeca: temiamo, infatti, che tanti piccoli esercizi (enoteche, ristoranti, wine bar) possano scomparire a seguito della crisi. Quindi diciamo: bene i tavoli con la Grande distribuzione, ma allarghiamo la discussione a tutti gli attori di tutti i segmenti dove le aziende hanno creato valore, altrimenti la ripresa sarà molto dura”.

Mentre è attesa per le prossime ore una presa di posizione ufficiale della ministra Teresa Bellanova, i rumors che arrivano dall’Horeca e dalla Gdo risultano sempre più preoccupanti.

Da un lato centralini intasati dei buyer delle maggiori insegne nazionali della Grande distribuzione organizzata, chiamati a rispondere al pressing di numerose cantine – anche di grandi dimensioni – ora disponibili alla vendita delle linee di vini Horeca sugli scaffali della Gdo (impensabile, prima della crisi Covid-19).

Dall’altro, numerose cantine abituate a operare prevalentemente nei supermercati stanno contattando i pochi operatori Horeca rimasti aperti (prevalentemente enoteche, in importanti città italiane, come Milano) per “piazzare” a prezzi stracciati interi bancali di vino a Denominazione (Doc e Docg).

Una situazione paradossale, che dimostra la necessità di interventi immediati da parte del Governo, utili a evitare intrecci d’interessi incompatibili, se non regolamentati all’interno di un “Patto sul vino” che preservi gli operatori e i vignaioli abituati a dialogare con l’Horeca e offra alla Gdo la possibilità (forse irripetibile) di alzare l’asticella della qualità del vino a scaffale. Nell’interesse assoluto del Made in Italy enologico.

Categorie
Enoturismo

Istituto Espresso Italiano: “Bar e posti di lavoro a rischio con la ‘Fase 2’ di Covid-19”

Preoccupazione tra gli operatori dell’ospitalità per la “Fase 2” dell’emergenza Covid-19. A lanciare l’allarme, unendosi al coro delle associazioni del settore, l’Istituto Espresso Italiano (Iei), che con il suo marchio riconoscibile in Italia e all’estero è tra i principali promotori del settore (34 aziende aderenti e un fatturato che si aggira sui 700 milioni di euro).

La preoccupazione più grande nasce dai rumors sugli indirizzi che il Governo lancerà con i prossimi decreti, la cosiddetta “Fase 2”, che potrebbero mettere in coda alla ripresa la riapertura di esercizi pubblici come bar e ristoranti.

“Questa situazione drammatica – afferma Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano – riguarda tutti i lavoratori del comparto, ma noi siamo preoccupati soprattutto per i più giovani che negli ultimi anni hanno investito sempre di più energie e risorse in questo settore di tendenza”.

“Naturale che saremo tutti chiamati a rispettare le disposizioni del governo, ma i danni di una riapertura tardiva saranno pagati dalla generazione che rappresenta il futuro dell’ospitalità italiana, tra l’altro quella che ha dimostrato segni di grande vivacità e amore per il proprio lavoro”, conclude Morello.

Con oltre 149 mila bar sparsi in Italia, ogni giorno vengono serviti in media 175 caffè, cioè il 32,5% di fatturato del bar. Il mercato del caffè (bar, ristoranti e hotel) sfiora i 2 miliardi di euro all’anno.

In sei regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Campania) si concentrano i due terzi delle imprese del settore. Il 54,2% di queste imprese è una ditta individuale e la variabilità regionale intorno a questo valore è assai sostenuta.

La forbice va dal valore minimo dell’Umbria (43,1%) a quello massimo della Calabria (77,3%). Il 31,3% delle imprese sono società di persone, mentre la quota delle società di capitale è di poco al di sopra del 13%.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Covid-19 in Ungheria: i viticoltori donano 12 mila bottiglie di vino a medici e infermieri

I 34 viticoltori della Pannon Bormíves Céh, una delle più autorevoli associazioni del settore in Ungheria, hanno donato 12 mila bottiglie di vino a medici e infermieri del Paese. L’iniziativa coinvolge gli operatori di 30 ospedali, alle prese con la gestione dell’emergenza Covid-19 anche durante le festività della Pasqua.

“Mentre la Festa si avvicina – spiegano i viticoltori della Pannon Bormíves Céh – dal nostro canto possiamo fare una sola cosa per esprimere il nostro amore e apprezzamento per medici e infermieri, al fine di donare loro un momento che li riporti anche solo per un istante a una vita più normale, fuori dall’emergenza: è donare a tutti loro una bottiglia di vino per le festività di Pasqua”.

“Tratteniamo il fiato con voi – scrivono ancora le 34 cantine – e siamo al vostro fianco mentre lottate per far tornare l’Ungheria alla normalità. Grazie per quello che stanno facendo per la gente, per il Paese e per tutti noi. Vogliamo così augurare buona Pasqua ai medici, agli infermieri e alle loro famiglie”.

Categorie
news news ed eventi

Via libera agli anticipi Pac per le aziende agricole

Via libera del Mipaaf agli anticipi della Pac, un provvedimento molto atteso dalle aziende agricole italiane alle prese con le conseguenze di Covid-19. “Con l’emendamento approvato nella notte in Commissione bilancio del Senato su nostra proposta, diamo un aiuto concreto e immediato al settore agricolo concedendo liquidità alle imprese e siamo fiduciosi che il Parlamento lo trasformi presto in legge”, commenta la Ministra Teresa Bellanova.

L’emendamento consente alle aziende agricole di ottenere in forma semplificata, già a partire dal mese prossimo, e quindi prima della presentazione delle domande uniche, una anticipazione degli aiuti diretti del primo pilastro della Pac, con fondi nazionali, in misura pari al 70 per cento del valore dei titoli in portafoglio, calcolata sulla base dei dati in possesso della pubblica amministrazione, presenti nel fascicolo aziendale delle aziende agricole.

Anche sugli aiuti nazionali l’emendamento consente di accelerare l’erogazione delle risorse attese dalle aziende agricole, concedendo la possibilità di pagare gli aiuti in due fasi, di acconto e di saldo, consentendo alle pubbliche amministrazioni che gestiscono gli aiuti di versare immediatamente gli acconti e di eseguire i controlli previsti al momento del pagamento dei saldi.

“Ora – commenta la ministra Bellanova – lavoriamo con la Commissione Europea per agevolare i controlli e semplificare le varie procedure di erogazione degli aiuti Pac attraverso l’utilizzo delle più moderne tecnologie, potenziando i sistemi di controllo a distanza, anche grazie al supporto delle immagini satellitari ad alta risoluzione fornite dal programma europeo Copernicus e le foto Geo Tag fornite direttamente dagli agricoltori”.

Categorie
news news ed eventi

Marche alle prese con Covid-19, Imt: “No alla vendemmia verde, sì alla distillazione”

Venti denominazioni, 15 Doc e 5 Docg, per un comparto che conta oggi quasi 150 milioni di euro di fatturato, quasi 12.500 aziende e 17 mila ettari di vigneto a livello regionale, di cui circa 4.500 sono interessati da ristrutturazioni e rinnovamenti degli impianti negli ultimi 11 anni. Numeri che chiariscono le dimensioni delle Marche del vino, oggi alle prese con una crisi economica senza precedenti, dettata dall’emergenza Covid-19.

A chiarire il quadro complessivo è Alberto Mazzoni, direttore dell‘Istituto marchigiano di Tutela Vini (Imt): “Assistiamo a uno shock simmetrico dell’economia nazionale, con il settore del vino marchigiano che più di altri sta pagando un prezzo alto. Nella griglia delle ripartenze è chiaro che il nostro comparto si posizionerà giocoforza in coda, al pari dei suoi principali canali partner come quello della ristorazione e del turismo, ma c’è voglia di reagire con altrettante misure shock da intraprendere assieme alla Regione”.

Come? “Per rispondere a questo terremoto economico – risponde Mazzoni – stiamo studiando una campagna promozionale di tutto il sistema agroalimentare marchigiano, che vale circa 2 miliardi di euro l’anno e conta su 43 mila imprese”.

L’attivazione dei fondi Psr in favore della campagna è tra le misure auspicate dall’Imt. “Potrebbe permetterci di fare una promozione di bandiera sin qui solo auspicata, mentre oggi con l’emergenza c’è la consapevolezza che si possa mettere a segno un’accelerazione decisiva per il futuro”, sostiene Mazzoni.

Sul tavolo del Cda anche diversi scenari legati alle politiche straordinarie da adottare nei prossimi mesi. Il monitoraggio sull’andamento climatico della campagna in corso e sulle vendite, che inciderà sulle relative giacenze, “dirà se ricorrere alla diminuzione delle rese uva-vino (soluzione proposta anche in Trentino, ndr) e alla riserva vendemmiale”.

“Scelte – prosegue Mazzone – che saranno fatte dai comitati delle varie denominazioni, mentre la vendemmia verde (proposta come soluzione da Coldiretti, ndr) è da escludere anche per le difficoltà a far osservare le regole a tutti”.

Via libera invece dall’Imt per la distillazione di crisi volontaria, accordo in materia di promozione (proroga e rivalutazione progetti Ocm e Psr) e convergenza per il posticipo di 4 mesi per l’applicazione del contrassegno di Stato per il Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica, previsto al 1° settembre 2020.

“In questo momento – conclude Mazzoni – è imperativa la salvaguardia del valore del prodotto e delle imprese ma contestualmente ci adopereremo con iniziative speciali per cercare di differenziare ed evolvere il più possibile i canali di marketing e di vendita. Un mix comunicativo e commerciale che passi sempre più dal digitale, dalla vendita diretta, dall’affermazione del brand Marche sugli scenari nazionali e internazionali”.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Covid-19: da Assoenologi 20 mila euro all’ospedale San Raffaele

Primo obiettivo centrato da Assoenologi nel sostegno del Paese a fronte di Covid-19. L’associazione che riunisce gli enologi ed enotecnici italiani ha donato 20 mila euro all’ospedale San Raffaele di Milano, per l’acquisto di un ventilatore polmonare. “La campagna di solidarietà continua”, annuncia il presidente Riccardo Cotarella.

“Il popolo del vino italiano – commenta il numero uno di Assoenologi – ancora una volta ha dato grande dimostrazione di generosità e sensibilità in un momento molto complesso per il nostro Paese e per l’intero pianeta a causa dell’emergenza Covid-19″.

Ma la raccolta fondi continua, con l’obiettivo di donare a un altro presidio ospedaliero ancora un respiratore. Ed è per questo che contiamo ancora sull’aiuto dell’intero mondo del vino, a cominciare dai colleghi enologi”.

“L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo è destinata a entrare nei libri di storia – continua Cotarella – e la storia di un Paese passa anche attraverso piccoli e grandi gesti di solidarietà. A questo appuntamento Assoenologi non vuole mancare, restando così al fianco di medici e infermieri che in queste settimane si stanno prendendo letteralmente cura della nostra Italia”.

“Confidando ancora sul cuore grande del mondo del vino, siamo certi di poter raggiungere ancora la cifra necessaria per l’acquisto di un altro ventilatore così prezioso nella lotta al Coronavirus”, conclude Cotarella. Il conto corrente messo a disposizione da Assoenologi per la raccolta fondi è il seguente: IT41N0103071860000002598601.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Cantina Valpolicella Negrar scrive ai soci: settore deve cambiare in risposta a crisi

NEGRAR DI VALPOLICELLA – A fronte dello scenario planetario pieno di incognite dovuto all’emergenza Covid-19 lo scorso 31 marzo Renzo Bighignoli e Daniele Accordini, rispettivamente presidente e direttore di Cantina Valpolicella Negrar, hanno inviato una lettera alle 230 famiglie dei viticoltori soci, in segno di vicinanza emotiva e con la volontà di dar loro notizie sullo stato dell’arte aziendale.

Convito che a far la differenza, oggi più che mai, è la struttura commerciale dell’impresa che premia coloro che hanno diversificato canali di vendita e mercati, Accordini ha scritto nella missiva:

“Questa crisi congiunturale si risolve con il business e l’attenzione ai mercati. Al momento, la grande distribuzione ogni giorno invia ordini, consentendoci di mantenere gli impianti produttivi impegnati, naturalmente nel rispetto delle misure di sicurezze previste dalle autorità che abbiamo adottato fin da subito, assieme alla polizza assicurativa a copertura di rischi derivanti da Covid-19 per tutti i dipendenti, alcuni impiegati in smart-working, altri in regime ridotto.”.

“Il canale di e-commerce lanciato a fine 2016 nel giro di 3 anni è molto cresciuto – prosegue il direttore – registrando nel 2019 il doppio delle vendite rispetto l’anno precedente e quadruplicando il successo di vendita del 2019 da marzo 2020, dimostrandosi oggi fondamentale anche per la vendita della linea premium Domìni Veneti destinata alla ristorazione, canale di vendita oggi completamente fermo. Il mercato estero appare più difficile da interpretare, vista la differente gradualità di contagio che sta colpendo i diversi Paesi”.

“Anche qui è importante diversificare i mercati, per non trovarsi a dipendere dalle dinamiche di un singolo Stato. Tutte misure queste che risultano essere, col senno di poi, pressoché doverose ma che spesso vengono disattese. Se c’è un messaggio che il settore enoico deve cogliere da questa situazione drammatica è proprio la necessità di rispondere velocemente alle nuove dinamiche cambiando le proprie strategie”.

“Per quanto riguarda la prossima vendemmia – dice ancora Accordini – c’è la problematica che riguarda tutta Italia e tutte le denominazioni da Nord a Sud, vale a dire le eccessive giacenze di vino presenti in cantina. E’ come fossimo ritornati all’improvviso agli anni ’80 del secolo scorso, quando la superficie vitata contava 1.200.000 ettari, quasi il doppio degli attuali 634.000″.

“Si sta discutendo fra tutte le organizzazioni di categoria di una distillazione facoltativa con il contributo europeo per cercare di sostenere il prezzo delle uve in vendemmia ed avere lo spazio per poterle incantinare. Nell’immediato, vi è poi un‘altra problematica oggettiva, sfortunatamente ampiamente diffusa in Italia, che si chiama ‘ritardo dei pagamenti‘. E’ facile prevedere che le aziende particolarmente esposte sul fronte dei crediti possano avere una lenta ripresa, mettendone addirittura in discussione la riapertura”.

“Sarà quindi importante fare ricorso agli strumenti finanziari in un’ottica di gestione delle passività generate dal mancato reddito ed anche su questo aspetto, il settore si dovrà presentare il più compatto possibile di fronte agli interlocutori. Per quanto riguarda la cantina, le scelte fatte in passato in tema di patrimonializzazione sono oggi un punto di solidità e sostenibilità che ci permette di guardare al futuro con relativa serenità” – conclude il direttore.

Il settore vitivinicolo è per la Valpolicella simbolo di vita, tenacia e cooperazione. “Vogliamo che questo messaggio arrivi a tutta la nostra comunità anche tramite un gesto doveroso di solidarietà, compiuto nei confronti del nostro ospedale di riferimento, il Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in prima linea fin dall’esordio dell’epidemia, con uno sforzo umano, tecnologico e organizzativo senza precedenti” – aggiunge Baghignoli.

“A loro abbiamo donato alcuni caschetti respiratori per la terapia sub-intensiva, una piccola goccia in questa situazione di emergenza sanitaria che ha sconvolto le nostre vite. Ma il tempo della malattia ci fa capire ciò che è necessario da ciò che non lo è: per noi, cooperativa agricola e vinicola, è necessario dar valore al nostro esistente, ripensare al significato dell’unione, all’impegno competente nei campi che si conduce con pazienza per sperare, scacciando il panico, di superare la tempesta e poter scrivere fin d’ora la nostra agenda per una visione del futuro migliore” – conclude il presidente.

Categorie
Spirits

Martini & Rossi, Ramazzotti, Campari: l’alcol come disinfettante per Covid-19

Non si ferma l’onda “alcolico-solidale” che vuole le distillerie in prima linea nella produzione di alcol non più destinato al consumo alimentare ma utile alla produzione di disinfettanti. In un periodo di forte rallentamento dei consumi dovuto al lockdown di tutto il settore Horeca i produttori mettono a disposizione la propria capacità produttiva per far fronte ad una richiesta sempre crescente di disinfettanti.

E così dopo la proposta che l’Alleanza cooperative agroalimentari e Assodistil hanno indirizzato alla ministra Teresa Bellanova è ora il turno dei grandi gruppi fare la loro parte. Martini & Rossi, Ramazzotti, Campari. I tre più noti brand del bitter “Made in Italy” hanno in questi giorni dato il via alla loro campagna solidale.

“Lo stabilimento di Martini fornirà alcol per la produzione di igienizzanti per mani da fornire alla comunità locale, alla Croce rossa e alle organizzazioni che lavorano per fronteggiare l’emergenza”, informa la Casa Martini – Martini & Rossi.

Stesso sound dalla pagina di Ramazzotti: “Abbiamo imbottigliato dell’igienizzante mani nella nostra distilleria di Canelli e lo doneremo alla Croce Rossa Italiana, alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco e alla Municipale di Canelli. Con la speranza di tornare presto a dire #BellaLaVita”.

Più strutturato il progetto di Campari. Dopo essere stata una tra le prime imprese ad effettuare una donazione importante all’Ospedale Sacco di Milano, Campari Group ha deciso di legarsi a Intercos Group, leader nello sviluppo e produzione di prodotti per la cosmetica.

L’alcol prodotto da Campari è stato trasformato e imbottigliato dallo stabilimento Cosmint di Olgiate Comasco del Gruppo Intercos per una prima produzione di 15 mila bottiglie di gel igienizzante per le mani destinati agli operatori sanitari degli ospedali lombardi in prima linea nella lotta all’emergenza Coronavirus Covid-19.

“Consapevoli del continuo bisogno di gel igienizzante negli ospedali e in tutti i presidi medici, abbiamo deciso di donare una quantità di alcol puro, originariamente destinato alle nostre produzioni, in quanto materia prima essenziale per questa tipologia di prodotti” ha dichiarato Bob Kunze-Concewitz, CEO di Campari Group.

“Il Gruppo Intercos è ormai da mesi in prima linea, prima nei suoi stabilimenti cinesi e oggi in quelli europei e americani, e conosce quindi bene l’importanza di sostenere le strutture sanitarie locali – ha dichiarato Renato Semerari, CEO di Intercos Group – Per questo motivo, siamo orgogliosi di mettere in campo le nostre formule e la nostra capacità produttiva e di unirci a Campari Group in questa iniziativa.”

E chissà che le boccette di disinfettante dei nomi noti non diventino, un domani, oggetto da collezione come le bottiglie di Ramazzotti e Campari “For Medical Pourposes” distribuite negli Stati Unito sotto Proibizionismo.

[metaslider id=”47229″]

Categorie
news news ed eventi

Chef Borghese e promozione del Moscato: 4,5 milioni di euro che “pesano” su Covid-19

Duecentocinquanta euro a ettaro per le aziende agricole, ovvero i produttori d’uva. Il resto, ce lo mette l’industria. Un esborso troppo gravoso per raggiungere la cifra di 4,5 milioni di euro per la promozione del Moscato d’Asti e dell’Asti Docg, ritenuta necessaria dal Consorzio di Tutela. Le difficoltà del settore, legate all’emergenza Covid-19, rischiano di minare l’ambizioso progetto dell’ente guidato da Romano Dogliotti, che avrebbe pensato allo chef Alessandro Borghese come testimonial.

Un volto noto della tv – non solo per i programmi che conduce, ma anche per la pubblicità di Birra Leffe e dei discount Aldi – da affiancare a un’imponente campagna di affissioni e cartellonistica nell’area di produzione delle due denominazioni.

Oggi, una petizione su Change.org chiede al Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg “la sospensione immediata, per l’anno in corso e per il 2021, delle trattenute destinate alla promozione, attualmente fissate in circa 250 euro a ettaro, che dovranno poi essere ridiscusse a scadenza del termine”.

A firmare la richiesta, “a nome dei suoi soci e nell’interesse di tutte le aziende agricole del Moscato d’Asti e dell’Asti Docg, su tutta l’area di produzione”, è l’Associazione Aroma di un Territorio, presieduta dal giovane vignaiolo Simone Cerruti di Castiglione Tinella (CN).

“Tale importo, per le aziende agricole impegnate nella coltivazione di Moscato, in considerazione del periodo di crisi attuale e soprattutto di quello venturo, aggrava la situazione di incertezza economica che certamente si presenterà in termini di reddito”, si legge sulla petizione online, che ha raggiunto le 150 firme in quattro giorni.

E ancora: “L’Associazione Aroma di un Territorio ritiene pertanto doverosa la sospensione richiesta, al fine di garantire la sopravvivenza delle aziende che si preparano ad affrontare un periodo di grandi sacrifici, tali da rendere indispensabili tutte le risorse disponibili”.

La petizione, indirizzata anche all’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Marco Protopapa, giunge in uno dei momenti più delicati della storia del Moscato d’Asti e dell’Asti Docg. Non solo a causa di Covid-19, ma anche per la concomitanza delle elezioni che vedranno protagonista il Consorzio di Tutela, nel 2020.

Exit mobile version