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Cantina Ripa della Volta: (green) message in a bottle, in Valpantena

Ripa della Volta sostenibilità in Valpantena valpolicella
Cantina Ripa della Volta ha presentato i propri vini e il proprio progetto legato alla sostenibilità con una degustazione presso la propria sede di Verona, lo scorso 15 ottobre. Un’occasione propizia anche per approfondire l’espressione della Valpantena, sottozona della Valpolicella sempre più in auge.
Nata nel 2015 dalla volontà del giovane imprenditore Andrea Pernigo, Ripa della Volta punta a unire territorio, vino e cultura. L’idea è quella di una “Creative Organic Farm“: un’azienda agricola guidata dal rispetto per la terra. Un rispetto che si concretizza in una coltivazione biologica mirata a preservare il suolo e ad arricchirlo nel tempo.

RIPA DELLA VOLTA E IL SUO APPROCCIO SCIENTIFICO E SOSTENIBILE

Nei 25 ettari di proprietà, di cui 15 vitati, non si coltivano solo i vigneti ma anche ulivi ed erbe aromatiche. Un ecosistema agricolo in cui, grazie al riutilizzo degli scarti delle singole produzioni, si contribuisce al circolo virtuoso della sostenibilità. Le circa 50 mila bottiglie prodotte diventano così espressione di una filosofia artigianale, rispettosa della terra e volta alla sostenibilità. Le fasi della produzione sono seguite direttamente dalla cantina, a partire proprio dalla cura dei vigneti, gestiti non solo in “bio” ma soprattutto attraverso un approccio scientifico. Ripa della Volta letteralmente “misura” i propri vigneti attraverso l’Indice Bigot. Un metodo brevettato, che consente di valutare il potenziale qualitativo di ogni singolo vigneto.

L’Indice Bigot misura 9 parametri di ogni appezzamento (produzione, superficie fogliare esposta, rapporto fra metri quadri di foglie e uva per ceppo, sanità delle uve, tipo di grappolo, stato idrico della pianta, vigore vegetativo, biodiversità, età del vigneto) che prendono in considerazione il vigneto nel suo insieme, come un organismo vivente. Oltre 10 mila dati all’anno, che permettono di ottimizzare la produzione e la gestione delle uve.

LA VALPANTENA DI RIPA DELLA VOLTA

Ripa della Volta si candida così a un ruolo primario tra le cantine che intendono valorizzare la Valpantena. Situata nel cuore della Valpolicella, la Valpantena è una valle che nasce a ridosso della città di Verona e che conduce ai Monti Lessini. I suoi suoli marnosi e calcarei sono ricchi di elementi che conferiscono ai vini una spiccata mineralità e complessità. La disposizione nord-sud della valle e la presenza dei Monti Lessini favorisce inoltre la ventilazione, a beneficio della sanità delle uve. Le quote mediamente più alte rispetto al resto della Valpolicella, inoltre, garantiscono un clima più fresco ed una buona escursione termica fra il giorno e la notte.

I VINI DI RIPA DELLA VOLTA

«Svincolarsi dallo stereotipo dell’Amarone come “vino di metodo”» e «realizzare vini che siano identitari e rappresentativi del territorio». È con questa idea che nascono i vini di Ripa della Volta. Una scelta che si traduce anche nei vitigni utilizzati: accanto ai classici Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta troviamo così anche Spigamonte e Turchetta (vitigno, quest’ultimo, che sta trovando spazio anche nella zona di Rovigo). Vitigni ormai pressoché dimenticati.

VALPOLICELLA SUPERIORE DOC 2022

Un vino fresco, asciutto, snello. Già dal colore rubino brillante tradisce la sua agilità. Al naso apre floreale su note di violetta, rosa e lavanda. Seguono sentori di frutto rosso, ciliegia matura e melograno arricchite da una piacevole nota pepata. Al palato è scorrevole, con una freschezza scalpitante. Verticale e sapido con tannini setosi.

VALPOLICELLA RIPASSO DOC 2021

Due anni di affinamento in botti grandi per il Valpolicella Ripasso Doc 2021 di Ripa della Volta. Quel tanto da arrotondare il vino, quel poco da non marcare troppo coi sentori terziari e perdere l’identità territoriale. Al naso affianca ad un frutto rosso giovane, delicato e goloso un frutto più scuro come mora e prugne essiccate. Leggera nota tostata e speziata. Il tannino è più vivo e presente che nel Superiore ma non per questo invasivo o troppo “asciugante”. La viva freschezza resta come marchio distintivo della Cantina.

AMARONE DELLA VALPOLICAELLA 2019

Tre anni in botte grande, come da disciplinare. Tempo sufficiente alla polimerizzazione dei tannini senza spingere sui sentori. Ne risulta un Amarone fresco e dalla grande bevibilità nonostante i 15% vol. Al naso non sono in sentori legnosi, vanigliati e di tostatura, a dominare. Ciò che guida il quadro olfattivo sono le note di frutta matura, di rosa, di ciliegie sotto spirito, note agrumate ed un tocco balsamico-mentolato. In bocca è ricco, con l’alcool molto ben integrato ed un’acidità vibrante. Beva asciutta, contemporanea, verticale e con tannini vellutati.

AMARONE DELLA VALPOLICELLA RISERVA 2016 (ANTEPRIMA)

Attualmente non in commercio e prodotto in sole mille bottiglie, l’Amarone della Valpolicella Riserva 2016 di Ripa della Volta affina per circa 3 anni e mazzo in botti piccole. Naso ricco che spazia dalla rosa canina alla frutta sotto spirito ed al ribes nero, dal cioccolato fondente al pepe al chiodo di garofano fino a note tostate. Bevuta importante, quasi in controtendenza rispetto agli alti vini di Ripa della Volta. Corpo pieno e tannini risolti che avvolgono il palato. Resta il marchi di fabbrica della cantina: la viva acidità che sembra quasi voler tagliare a metà il corpo. Finale lungo.

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Istituite ufficialmente le tre sottozone della Doc Bardolino

È stato pubblicato lunedì 12 aprile 2021 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che riconosce le tre sottozone della Doc Bardolino, Montebaldo, La Rocca e Sommacampagna, e che permette al nuovo disciplinare di produzione di entrare ufficialmente in vigore.

Per i produttori che abbiano rispettato fin dalla scorsa vendemmia le prescrizioni molto stringenti del nuovo disciplinare sarà possibile uscire sul mercato già il prossimo settembre con i primi Bardolino di sottozona dell’annata 2020. Il decreto autorizza infatti la retroattività dell’utilizzo in etichetta del nome della sottozona che avrà una dimensione doppia rispetto a quella della menzione Bardolino.

“Siamo orgogliosi – commenta Franco Cristoforetti, Presidente del Consorzio di Tutela del Bardolino – che sia finalmente giunto a conclusione un lungo percorso iniziato oramai sei anni fa, nel 2015. Il nuovo disciplinare che da oggi entra in vigore ha lo scopo di puntare sulla territorialità e di valorizzare le diverse caratteristiche dei vini delle tre sottozone storiche, già note due secoli fa”.

“Si tratterà di produzioni limitate e di considerevole pregio – prosegue Cristoforetti – destinate a offrire una nuova prospettiva, anche in termini di longevità, ai vini rossi del nostro territorio, esaltandone le caratteristiche di leggerezza e di finezza, secondo una visione storica che è tornata di grande modernità”.

Un’ulteriore modifica prevista dal disciplinare di produzione della Doc Bardolino dispone che dalla vendemmia 2021 la percentuale massima utilizzabile di uva Corvina salga al 95% dall’80% in vigore sinora. Solo 100 quintali per ettaro la produzione di uva ammessa per le sottozone contro i 120 quintali della “base” del Bardolino.

L’area di produzione della sottozona Montebaldo comprende i territori comunali di Affi, Caprino Veronese, Cavaion Veronese, Costermano sul Garda e Rivoli Veronese. La zona prende il nome dall’omonima catena montuosa, dove le altitudini sono maggiori e il clima è più fresco. I vini qui prodotti ricordano i profumi della fragola e dei chiodi di garofano.

La Rocca, così chiamata dal colle che domina il lago di Garda a nord di Bardolino, comprende invece i comuni di Bardolino, Castelnuovo del Garda, Garda, Lazise, Peschiera del Garda e Torri del Benaco: nei vini di questa sottozona si ritrovano le note di lampone e di cannella.

Sommacampagna è la sottozona delle colline a sud-est della denominazione e comprende i comuni di Bussolengo, Pastrengo, Sommacampagna, Sona e Valeggio sul Mincio. Si tratta dell’antica Summa Campànea, l’alta campagna assolata che emerge dalla pianura. Ciliegia e pepe nero sono i profumi tipici dei suoi vini.

Già alla fine dell’Ottocento si conosceva l’esistenza di tre sottozone, individuate dai commercianti di vino nel 1825 e poi identificate geomorfologicamente da Giovanni Battista Perez nel 1900 nel volume “La Provincia di Verona ed i suoi vini”. Ai vini di queste macro-zone erano riconosciute alcune peculiarità organolettiche e qualitative, che però sfuggirono ai compilatori del disciplinare di produzione del 1968.

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L’Anteprima del Chiaretto diventa internazionale

Torna L’Anteprima del Chiaretto. Domenica 8 e lunedì 9 marzo la Dogana Veneta di Lazise (Verona) ospiterà la dodicesima edizione. In degustazione ci sarà l’annata 2019 del Chiaretto di Bardolino, il vino rosato ottenuto da uve Corvina che nasce sulla sponda veronese del lago di Garda, insieme con il Valtènesi, il rosato della riva lombarda, a base prevalentemente di Groppello.

Quest’anno, inoltre, L’Anteprima del Chiaretto diventa internazionale. Per la prima volta in assoluto ospiterà i vini della nuova annata dell’AOC francese Tavel. Definito da Honoré De Balzac “il re dei rosé” il Tavel è una denominazione situata nella Valle del Rodano che prima fra tutte, a partire dagli anni ‘30 del Novecento, ha previsto esclusivamente vini rosé all’interno del proprio disciplinare.

“Ad accomunare i produttori gardesani e quelli francesi di Tavel – dice il presidente del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino, Franco Cristoforetti – è l’origine storica dei rispettivi vini rosa, che risale in entrambi i casi all’epoca romana”.

La manifestazione è organizzata dal Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino in collaborazione con il Consorzio Valtènesi e il Comune di Lazise.

Il banco d’assaggio sarà aperto al pubblico dalle 10 alle 18 la domenica e dalle 14 alle 18 il lunedì. Insieme con i vini della nuova annata 2019, ai tavoli dei produttori saranno disponibili anche il Chiaretto di annate precedenti e il Chiaretto Spumante. In tutto i vini in degustazione saranno più di cento.

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Blocco totale degli impianti per l’Amarone. Sartori: “Serviva una scelta coraggiosa”


SANT’AMBROGIO DI VALPOLICELLA –
Stop agli impianti di nuovi vigneti utili alla produzione di Amarone in Veneto. La misura, della durata di 3 anni, entrerà in vigore dal primo agosto e contempla “un periodo transitorio di 6/12 mesi per la messa a punto dei sistemi di controllo da parte delle strutture preposte”.

La richiesta di dare un freno alla produzione di Amarone arriva dal Consorzio di Tutela Vini Valpolicella guidato dal presidente Andrea Sartori, in carica dal maggio 2017 e alla guida di una delle cantine più in vista della Denominazione, anche dal punto di vista dei numeri.

Una decisione, quella del Cda dell’ente di Sant’Ambrogio di Valpolicella (VR), presa per “riequilibrare il mercato attraverso una gestione controllata della superficie vitata e della relativa capacità produttiva”. È di oggi la pubblicazione da parte di Regione Veneto sul Bollettino ufficiale regionale (Bur).

“Il successo dei vini della Valpolicella – evidenzia Sartori – è piuttosto recente e anche per questo ha bisogno di essere gestito al meglio. Negli ultimi 10 anni il territorio ha visto crescere la propria superficie vitata di circa il 30%, con un incremento produttivo che sfiora il 40%, con un +50% di uve messe a riposo per Amarone e Recioto”.

Per il numero uno del Consorzio veronese “servivano scelte coraggiose e coscienziose per garantire la corretta remuneratività della filiera e la tenuta del prezzo medio”.

“Per questo – continua Andrea Sartori – in sede di assemblea dei soci abbiamo di recente approvato misure straordinarie di riduzione sia delle rese che della cernita delle uve destinate all’appassimento e richiesto il blocco degli impianti. Una politica contenitiva, questa, in via di adozione anche da parte di altre grandi Doc italiane“.

I NUMERI

Il blocco riguarderà tutto il potenziale viticolo della denominazione (DO) Valpolicella. Accanto alle varietà principali (Corvina, Corvinone, Rondinella) saranno infatti comprese anche tutte le varietà complementari ammesse nei disciplinari di produzione.

Sono 2.300 i viticoltori della Valpolicella coinvolti nell’Erga omnes gestita dal Consorzio. Quasi 8.200 gli ettari di vigneto e una produzione complessiva della Denominazione di oltre 60 milioni di bottiglie. La produzione di Amarone è di circa 17 milioni bottiglie per un giro d’affari di 334 milioni di euro, dato che sale a 600 milioni di euro se si considera l’intera denominazione.

Prima Dop rossa del Veneto e tra le principali in Italia, la Valpolicella “è un esempio di economia agricola – ricorda il Consorzio di Tutela – con un valore fondiario che in certe zone supera i 500 mila euro a ettaro e un forte impatto anche sul piano datoriale, con una spesa media aziendale per le retribuzioni dei propri addetti di circa 100 mila euro per azienda.

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degustati da noi vini#02

Calinverno in verticale: come cambia il gioiello di Monte Zovo, dal ’98 al 2015


MILANO –
Un vino alla seconda. Per il doppio appassimento delle uve, prima in pianta e poi in fruttaio. Ma anche per le due “marce” che ne connotano il sorso, nel gioco tra la moderna ed internazionale piacevolezza glicerica e la gran freschezza. Monte Zovo ha scelto Milano, città dinamica e all’avanguardia, per presentare la nuova bottiglia e la nuova etichetta del suo vino simbolo, Calinverno (precedentemente Galinverno e Ca’linverno).

Un’occasione per mostrare alla stampa di settore le ottime capacità di affinamento del blend di Corvina, Corvinone, Rondinella, Cabernet Sauvignon e Croatina, attraverso una verticale dal 1998 al 2015 condotta da Doctor Wine, Daniele Cernilli, al Park Hyatt Milan. Ottima la risposta del calice, che in verità ha dato il meglio di sé nelle prime tre annate in degustazione: 1998, 2003 e 2009.

La sfida del doppio appassimento è iniziata solo dalla vendemmia 2013, che ha completato la batteria assieme alle annate 2014 e 2015. La cantina di Caprino Veronese, per iniziativa del patron Diego Cottini e dei figli Mattia e Michele, ha voluto dare così “un ulteriore tocco personale” alle uve appassite nei 12 ettari della tenuta.

Una scelta che ha reso le ultime vendemmie di Calinverno più immediate e adatte a un pubblico internazionale. Non a caso è la 2014 a sorprendere più della 2013 e della 2015. L’annata difficile, certamente più fresca delle altre, ha reso il gioiello di Monte Zovo equilibrato e verticale.

Un vino che risponde bene agli effetti standardizzanti del doppio appassimento, capace di raccontare in maniera perfetta il particolare microclima in cui crescono le uve. Ci troviamo sulle colline dell’anfiteatro morenico di Rivoli, a circa 300 metri sul livello del mare.

Un luogo accarezzato dai venti, come testimonia la presenza di numerose pale eoliche, dove il bacino del Garda incrocia la Valle dell’Adige. La composizione del terreno è prevalentemente ciottolosa, calcarea, tendenzialmente povera. E la conduzione del vigneto avviene in regimo biologico.

Calinverno – ha commentato Diego Cottini – viene prodotto solo nelle annate migliori sin dal 1998. Un vino di cui andiamo fieri, che ben rappresenta la nostra volontà di raccontare il territorio che amiamo con un linguaggio nuovo.

Un prodotto che ci ha regalato grandi soddisfazioni in tutto il mondo, ma che oggi crediamo sia giunto il momento di far conoscere di più anche in casa nostra, convinti che possa trovare una propria collocazione nel novero dei grandi vini rossi italiani”.

Curiosa la genesi del nome Calinverno, che deriva da “calinverna” o “galaverna“, la brina ghiacciata che ricopre i campi nei mesi invernali. La nuova etichetta illustra il vigneto nella stagione autunnale, in cui avviene la raccolta. Calinverno viene prodotto solo nelle annate migliori, con un numero di bottiglie che varia tra le 30 e le 40 mila.

E la sfida della famiglia Cottini non finisce qui. Sono stati infatti impiantati 20 nuovi ettari di vitigni resistenti (i cosiddetti Piwi) in particolare con le varietà Solaris, Johanniter e Aromera. Nel 2018 sono state effettuate le prime prove di vinificazione, propedeutiche alla commercializzazione delle prime etichette.

LA DEGUSTAZIONE


Verona Igt 2009 “Galaverno”, Monte Zovo: 90/100
Rosso mediamente trasparente, con unghia granata. Al naso un bel frutto rosso maturo (ciliegia, lampone) ma anche una spezia leggera, in un contorno di macchia mediterranea. Un vino che, nonostante l’età, evidenzia una gran freschezza al palato, connotato da un’ottima corrispondenza gusto olfattiva. Lo rendono ancora più complesso note di tamarindo e ginger, oltre ai richiami fumé e a una buona vena salina.

Verona Igt 2003 “Ca’linverno”, Monte Zovo: 89/100
Colore rosso più profondo del precedente. Al naso, oltre all’atteso frutto rosso, ecco terziari evidenti di zafferano. Un vino che vira in maniera netta sulla spezia, pur conservando succosi ricordi di tamarindo e arancia. Al palato la freschezza è meno affilata delle vendemmia 2009, lasciando la scena a un lampone che tende alla confettura, senza scomporsi. Ritorni salini nel retro olfattivo di lunghezza più che sufficiente.

Verona Igt 2009 “Ca’linverno”, Monte Zovo: 87/100
Rosso rubino carico, pressoché impenetrabile. Al naso frutti di bosco maturi, oltre a una nota netta di amarena. Il Cabernet risulta più in evidenza rispetto agli altri assaggi, con i suoi descrittori “verdi”, pur garbati. Al palato il tannino si rivela meno dolce e ancora in fase di integrazione, in un gioco che lo vede prevalere sulla frutta matura.

Verona Igt 2013 “Ca’linverno”, Monte Zovo: 86/100
Primo naso sui terziari, tra la vaniglia, la caramella mou e il caffè in polvere. Poi frutto, spezia e cioccolato. L’ossigenazione dà modo al frutto di esprimersi ancora meglio, attraverso ricordi di ciliegia appena matura. In bocca il nettare si rivela molto beverino, sin dall’ingresso. La chiusura è di nuovo appannaggio dei terziari, con ritorni di vaniglia e una chiusura di sipario salina.

Verona Igt 2014 “Calinverno”, Monte Zovo: 88/100
Rosso rubino piuttosto concentrato. Naso verde e speziato, cui non manca il frutto, con la ciliegia in gran vista. Completano il quadro olfattivo preziosi richiami fumè e di liquirizia dolce. Morbido, di fatto, l’ingresso di bocca, pronto però a verticalizzarsi su una freschezza piacevolissima. La bella salinità e il tannino di prospettiva, oltre alla precisione delle note fruttate, ne fanno un grande vino ottenuto in una vendemmia certamente difficile.

Verona Igt 2015 “Calinverno”, Monte Zovo: 87/100
Colore rosso rubino intenso. Un vino che, a quattro anni dalla vendemmia, mostra il perfetto equilibrio tra tutte le sue componenti, in particolare tra frutto e freschezza, morbidezze e durezze. Il naso di ciliegia, su spezia e terziari, è impreziosito da richiami alla radice di liquirizia. L’alcol un po’ invadente, assieme al tannino giovane ma elegante, mostrano le ottime prospettive di affinamento di Calinverno 2015.

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degustati da noi vini#02

Arriva Le Morette Cépage Rosé: Bardolino Chiaretto Spumante Brut in edizione limitata

Si chiama Le Morette Cépage Rosé, Bardolino Chiaretto Spumante Brut ed è stato prodotto in edizione limitata di 7 mila bottiglie, in vendita a un prezzo di 10 euro circa in enoteca. Così, il Chiaretto Le Morette raddoppia.

Arriva sul mercato Cépage Rosé, prodotto dalle uve selezionate nei vigneti di Lazise: una seconda versione rosé che affianca il Bardolino Chiaretto Classico DOC, vino che fa parte della collezione da diversi anni e sta incontrando sempre più interesse in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti.

L’azienda di Fabio e Paolo Zenato, nota soprattutto per i suoi Lugana e l’attività vivaistica, punta così ancora una volta sulle bollicine. Il nuovo spumante rosé affianca due bollicine a base di uve Turbiana, lo charmat Cépage Bianco e il Metodo Classico Brut presentato all’ultimo Vinitaly.

“C’è grande richiesta di bollicine rosa nel mondo – afferma Fabio Zenato – e questo vino è il risultato di una lunga ricerca che mira ad esprimere le potenzialità del nostro territorio, un’interazione di vite, terroir e microclima del lago”.

“Abbiamo evitato le scorciatoie a cui molti sono tentati – continua il produttore – Cépage Rosé è un vino in linea con la nostra filosofia, profondamente legato alla nostra identità e che valorizza le qualità dei vitigni autoctoni Corvina, Rondinella e Molinara”.

La vendemmia si esegue nella prima decade di settembre, a seguito di una raccolta effettuata rigorosamente a mano, dopodiché le uve vengono vinificate insieme, con brevissima macerazione sulle bucce. Dopo la fermentazione segue un periodo di affinamento sui lieviti e la presa di spuma secondo il Metodo Charmat.

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Vino Novello 2017, conto alla rovescia: cos’è, come viene prodotto e con quali uve?

Come ogni autunno arriva il vino Novello, disponibile dal 30 ottobre in tutti i supermercati e le enoteche italiane. Un vino che, con i suoi profumi intensi e fruttati, regala da una parte una sensazione di nostalgia per l’estate e dall’altra anticipa le caratteristiche dei futuri vini fatti e finiti. Dando un segnale chiaro di come sarà il vino del prossimo anno.

A partire dalle 00.01 del 30 ottobre sarà possibile stappare il Novello, da consumare entro i prossimi sei mesi. Termine ultimo consigliato per apprezzare questo vino con le proprie caratteristiche inalterate.

Con il Novello si iniziano a stappare le prime bottiglie della nuova annata, ma lungo lo stivale la vendemmia non è ancora finita nei vigneti più alti delle uve Nebbiolo in Valtellina, per le uve Aglianico per Taurasi in Campania e del Nerello Mascalese nella zona dell’Etna, in Sicilia.

Il primo vino dell’ultima vendemmia, un tempo, si consumava nelle case di campagna, da parte degli stessi contadini che lo producevano. Veniva spillato dalle botti tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, per controllare lo stato di maturazione del vino prodotto.

LE REGOLE DEL NOVELLO
La legge del 6 ottobre 1989 ne regolamenta l’entrata sul mercato, con l’utilizzo di almeno il 40% di vino ottenuto con la tecnica di macerazione carbonica dell’uva intera. Il restante 60% può essere trattato con tecniche di vinificazione classiche, per cui da evento tradizionale e contadino per antonomasia, è diventato oggi un fenomeno di marketing intorno al quale ruotano business, sagre e tradizioni.

In Italia la produzione di Novello spazia su quasi tutto il territorio nazionale  isole comprese, usando qualsiasi tipo di uva (preferibilmente rossa) dall’autoctono all’internazionale: le uve più comunemente usate sono Aglianico, Cannonau, Barbera, Merlot, Nero d’Avola, Corvina, Refosco, Cabernet Sauvignon, Sangiovese.

LA TECNICA DI PRODUZIONE
I Novelli sono vini realizzati tramite una particolare tecnica di vinificazione chiamata Macerazione Carbonica (MC). La MC consiste in un processo di macerazione delle uve che, ancora intere, vengono collocate in una vasca a tenuta stagna e saturate con anidride carbonica, insufflata tramite apposite bombole.

Quest’operazione, creando all’interno della vasca un ambiente totalmente asfittico, induce i lieviti indigeni presenti sulle bucce delle uve (organismi aerobici) a penetrare all’interno degli acini per ricavarne acqua ed ossigeno, innescando così un processo di fermentazione intracellulare.

A questo punto, dopo un intervallo di tempo che varia dai 5 ai 20 giorni, ad una temperatura di circa 30° le uve vengono convogliate in una pressa e pigiate, facendo così fuoriuscire un succo parzialmente dolce che concluderà la sua fermentazione in un nuovo contenitore. Al termine del ciclo si procede alla vinificazione, con una lieve pigiatura  e un’ulteriore fermentazione (3/4 giorni).

COME SI PRESENTA IL VINO NOVELLO

Alla vista Al naso In Bocca
Il vino novello si presenta di un bel colore rosso brillante con tonalità che vanno dal rosso vivo al porpora intenso, con chiari ed evidenti riflessi violacei, percepibili soprattutto sull’unghia. Caratteristica inconfondibile di un buon vino novello è il grandissimo aroma fruttato, intenso e persistente: sono chiaramente identificabili note di lampone e fragola, con sempre in sottofondo note vinose di vino fresco. Si ritrovano le sensazioni di freschezza e gli aromi fruttati già percepiti al naso: il vino novello è solitamente un vino leggero, fresco e vivace, poco persitente e di facile beva, talvolta leggermente effervescente.

LE CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
1) Assenza quasi totale di tannini, che li rende bevibili alla temperatura di servizio dei bianchi
2) Omogeneità aromatica fra novelli di diverse varietà di uva o appiattimento varietale
3) Presenza di alcuni descrittori aromatici tipici: note di banana, gomma americana e lampone
4) Il grado alcolico non supera quasi mai gli 11% vol

Queste caratteristiche sono dovute al mancato o ridotto contatto del succo con le bucce, situazione che determina una scarsa estrazione dei composti polifenolici e dei precursori aromatici in esse contenuti, tanto più che parte di queste sostanze (scarsamente idrosolubili) passa generalmente al succo solo in seguito allo sviluppo di alcool, che agisce come vero e proprio solvente durante la macerazione.

Per il loro scarso contenuto alcolico e polifenolico, oltre che per l’estrema semplicità del loro profilo aromatico, i Vini Novelli hanno una durata molto scarsa, una forte sensibilità all’ossidazione e una fragranza effimera, che tende ad esaurirsi nell’arco di un anno.

GLI ABBINAMENTI DEL VINO NOVELLO
Ogni regione ha il suo abbinamento tradizionale per il vino Novello, ma in linea di massima si possono seguire le linee guida per un qualunque vino rosso leggero e profumato.

Abbinamento ideale sono le castagne, in qualunque modo le cuciniate (bollite, arrosto, a castagnaccio), ma il Novello si può tranquillamente abbinare anche ad un buon piatto di salumi misti od ad un secondo a base di carni bianche.

La corretta temperatura di servizio è di compresa tra i 14 ed i 16 gradi ed è indispensabile berlo giovane. Una commissione di esperti ha ideato un bicchiere appositamente per il Novello e fatto realizzare appositamente da Veronafiere, in edizione numerata.

La forma del calice richiama quella di un chicco d’uva, predisponendo il degustatore al gusto primigenio del frutto e lo stile è giovanile ed elegante allo stesso tempo, come il pubblico più appassionato del Novello.

BEAUJOLAIS, IL NOVELLO FRANCESE
Il Beaujolais, invece, è come il nostro Chianti: un vino, ma anche un territorio che si trova a nord  di Lione (Francia). Qui si pianta un solo tipo di uva a bacca rossa, il Gamay, con cui si produce l’omonimo vino, nonché il Novello francese. Il Beaujolais nouveau, per legge, può essere commercializzato solo dal terzo mercoledì di novembre.

I novelli italiani hanno rispetto agli altri una maggiore ricchezza di acido carbonico, si presentano di un bel colore rosso brillante con tonalità che vanno dal rosso vivo al porpora intenso con chiari ed evidenti riflessi violacei percepibili soprattutto sull’unghia, vivace e invitante e una rotondità vellutata ben rilevabile al palato, grazie a qualche traccia zuccherina.

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Vini al supermercato

Valpolicella Doc Classico 2016, Speri

(5 / 5) Giovane, immediato, senza eccessive pretese. Eppure contraddistinto da una precisa personalità. Così si presenta già al primo naso il Valpolicella Classico Doc 2016 di Speri Viticoltori.

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso con riflessi violacei, limpido e trasparente. I profumi sono freschi e giovani, con una ricchezza floreale contornata da note fruttate di prugna e ciliegia.

Di medio corpo, in bocca ripropone i sentori fruttati accompagnati da un bella freschezza, che rende piuttosto facile la beva. Di persistenza sufficiente, il Valpolicella Doc Classico 2016 di Speri Viticoltori si dimostra elegante, nella sua disimpegnata giovinezza.

Perfetto l’abbinamento di questo vino rosso veneto con primi al ragù di carne e secondi come bolliti, carne alla griglia o alla brace. Grande versatilità dunque, purché la temperatura di servizio si aggiri tra i 16 e i 18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
I grappoli di Corvina veronese (60%), Rondinella (30%) e Molinara (10%) vengono raccolti a mano, tra la fine di settembre e la metà di ottobre. La pigiadiraspatura avviene subito dopa la raccolta. Fermentazione e macerazione in serbatoi d’acciaio a temperatura controllata di 20-24 gradi per 8 giorni, quindi trasferimento in vasche di cemento vetrificato per il completamento della fermentazione alcolica e malolattica. Filtrazione e imbottigliamento nel mese di febbraio.

LA CANTINA
Speri Viticoltori è la storia di sette generazioni che si sono susseguite dalla metà del 1800 ad oggi. L’azienda di San Pietro in Cariano, in provincia di Verona, è passata dai pochi ettari adiacenti la casa di famiglia agli attuali 50 ettari, tutti nella zona della Valpolicella classica. Speri vinifica solo uve di proprietà coltivate con la tradizionale “pergoletta inclinata aperta”.

Rispetto dei ritmi della natura, assenza di concimi, trattamenti fitosanitari ridotti al minimo, con la convinzione che “il vino sia frutto della terra”.

Prezzo: 9,90 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014, Sartori

(4 / 5) E’ uno dei prodotti di punta della casa vinicola Sartori, nel mondo della Grande distribuzione organizzata. Il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo, spesso soggetto a promozioni nelle varie catene di supermercati, è un ottimo prodotto di avvicinamento ai grandi vini della Valpolicella, area nota soprattutto per la produzione dell’Amarone.

Di fatto, il Ripasso è un “cugino” del grande vino del Veneto, portabandiera del Made in Italy nel mondo. Il nome “Ripasso” è dovuto alla particolare tecnica di produzione, che prevede un periodo di macerazione del vino a contatto con le vinacce fermentate di uve atte alla produzione di Amarone (o di Recioto).

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014 Sartori si presenta di un rosso rubino tendente al granato, impenetrabile. Al naso richiami inconfondibili e tipici di frutti di bosco, tra cui dominano quelli a bacca rossa (ribes e lamponi), senza tuttavia coprire i sentori di mora. Anche i terziari sono evidenti all’olfatto: a tre anni dalla vendemmia, ricordano soprattutto il tabacco, ma anche lo stecco di liquirizia. Con l’ossigenazione, il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo Sartori guadagna un pregevole spunto di rosmarino.

L’ingresso al palato è caldo, corrispondente all’olfatto nei richiami ai frutti rossi di bosco. Bocca che poi vira sulla sapidità, che assieme a una equilibrata acidità contribuisce a regalare una beva seriosa ma tutto sommato facile, su piatti di media elaborazione a base di carne e selvaggina. Più che sufficiente la persistenza nel retro olfattivo, dove si assiste al ritorno piuttosto prepotente dei frutti di bosco, questa volta in veste più simile alla confettura.

LA VINIFICAZIONE
Il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014 Sartori è prodotto con uve Corvina (55%), Corvinone (25%), Rondinella (15%) e Croatina (5%), allevate nella zona collinare attorno alla città di Verona. Le radici affondano in terreni di tipo argilloso-calcareo.

In seguito alla selezione delle uve nel vigneto, viene eseguita una delicata pigia-diraspatura e fermentazione a temperatura controllata, per 8-10 giorni. La fase che caratterizza il prodotto, come anticipato, è quella del successivo “ripasso” del vino sulle vinacce dell’Amarone. Un’operazione condotta nel mese di febbraio.

Una seconda fermentazione che favorisce sia l’estrazione dei tannini, sia la longevità, sia l’estrazione degli aromi tipici dell’Amarone. Dopo la fermentazione malolattica inizia l’affinamento di circa 12-18 mesi, che prevede anche un passaggio in botti di medie e grandi dimensioni. Dopo l’imbottigliamento il vino riposa per almeno 6 mesi in bottiglia.

Prezzo: 7,49
Acquistato presso: Esselunga

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vini#1

La Grola Veronese Igt 2001, Allegrini: quando il tempo si ferma in una bottiglia

Il vino è un mondo estremamente vario. Si passa da etichette giovani, che esprimono freschezza e vivacità, a prodotti più “datati”, che regalano morbidezza e calore. Quando troviamo però bottiglie che dovevano essere bevute giovani, riscoperte dopo anni e date ormai per “spacciate”, che una volta aperte e decantate si mostrano eccellenti e complesse… Beh, il nostro amore per il mondo del vino si rinnova e rinvigorisce. E’ il caso de La Grola Veronese Igt 2001 della nota casa vinicola veneta Allegrini.

LA DEGUSTAZIONE
Il vino, di color rosso granata con qualche riflesso mattone, presenta una leggera torbidezza, ma data l’età ormai avanzata gli concediamo questo piccolo difetto. Conserva comunque una buona scorrevolezza e una buona concentrazione di glicerolo.

Il naso si presenta ancora pulito e senza odori strani. Qualche componente volatile fastidiosa è sparita dopo 2 ore di passaggio in decanter. Sentori delicati di vaniglia si mescolano a note balsamiche e frutti rossi, nel complesso empireumatico, un vino non semplice, con mille sfaccettature che si mescolano, dal cuoio al pepe nero.

Al gusto si presenta ancora vivo. E dopo ben 15 anni, un vino da bere nei primi 3-4 anni dalla vendemmia che si presenta in questa “forma”, fa capire che l’azienda ha ben lavorato. Troviamo un corpo non troppo spinto, che conserva una bevuta delicata e scorrevole. Compaiono ribes e mela, con note balsamiche addomesticate da una certa sapidità. Il che conferma la freschezza di questo vino. Turando le somme: un’esperienza gustativa complessa da giudicare e raccontare, proprio per la rarità dell’occasione. Ma è questa la benzina che alimenta la nostra ricerca.

LA VINIFICAZIONE
Il Podere “La Grola” rappresenta, secondo l’antica leggenda che vuole l’uva Corvina nata proprio su questa stupenda collina, il luogo eletto “a fare vino” e, da sempre, il vigneto simbolo della Valpolicella Classica. Siamo esattamente a Sant’Ambrogio di Valpolicella, Verona. E questo prodotto di Allegrini è ottenuto appunto da Corvina e Corvinone (80%), Oseleta 10% e Syrah 10%. Il terreno è prevalentemente argilloso e calcareo, ricco di scheletro e povero di sostanza organica. La raccolta manuale delle uve viene effettuata nella seconda metà di settembre.

Segue una pigiatura soffice con diraspatura delle uve. La fermentazione avviene in acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri periodici. La Grola viene dunque sottoposto a fermentazione malolattica, naturalmente svolta nel mese di ottobre in barrique. La maturazione si compie in barrique di rovere francese di secondo passaggio per 16 mesi, con ulteriore affinamento in bottiglia per 10 mesi, prima della commercializzazione.

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Auchan, Amarone contraffatto. Siquria: “La Gdo faccia ammenda”

Nuovi clamorosi sviluppi sul caso Amarone Argento 2008 ritirato dai supermercati Auchan. Il vino, sequestrato dalla Forestale veneta venerdì 25 novembre in occasione del Black Friday, risulta “completamente contraffatto”. A rivelarlo a vinialsupermercato.it è Guido Giacometti, direttore di Siquria, Società italiana per la qualità e la rintracciabilità degli alimenti. “Le indagini sono tuttora in corso e vincolate dal segreto istruttorio – evidenzia Giacometti – ma le ipotesi di reato afferiscono agli articoli 468, contraffazione del sigillo di Stato, oltre al 515, 517 bis e 517 quater, relative alle frodi in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci, aggravati dall’utilizzo di una Denominazione di Origine protetta”. “Una contraffazione totale del prodotto – continua Giacometti – nel senso che non si tratta affatto di Amarone della Valpolicella, come accertato dal Corpo Forestale, né per natura né per provenienza. Che cos’è? Non posso rispondere. Piuttosto posso dire con certezza ciò che non è, ovvero Amarone”.

I reati sarebbero stati ipotizzati contro ignoti. Ma le forze dell’ordine avrebbero già nel mirino i possibili autori della frode. “Si tratta di indagini complesse – sottolinea Guido Giacometti – perché chi ha architettato il tutto è stato bravo, sicuramente. Ma io credo che il Corpo Forestale arriverà in tempi rapidi all’individuazione dei responsabili”. A guidare le operazioni è il Comando Provinciale di Verona, che ha avviato sin da subito “una vasta operazione di intelligence” che mira a sgominare “una vasta rete criminale estesa sul territorio nazionale, in collaborazione con i Comandi provinciali di Venezia, Padova, Brescia, Modena, Vicenza, Roma e Taranto”. Che sia pugliese, dunque, il vino contenuto nelle bottiglie di finto Amarone?

Intanto, da un controllo effettuato su una banca dati ufficiale, la fascetta contraffatta richiamava l’azienda Vini Scic, controllata da una nota realtà veronese, la Bixio Poderi di Veronella. “Vorrei esprimere la totale estraneità della Bixio Poderi nella vicenda narrata – scrive in una nota indirizzata a vinialsupermercato.it Elisa Bixio, direttore dell’omonima cantina veneta -. Bixio Poderi è un’azienda agricola che tratta prevalentemente uve e pochi vini di alta qualità. L’azienda Vini Scic è un’azienda non più operativa dal 2011, da quando è stata posta in liquidazione e non più sotto il controllo di alcun membro della mia famiglia”. Falso, in etichetta, pure il riferimento all’imbottigliatore. “Vini Val di Verona” non esiste, ma è un chiaro riferimento (fraudolento) alla “Vini Valli Verona Srl”, società controllata da un’altra prestigiosa cantina veneta, quella di Negrar, che con questo nome commercializza vini nei supermercati Lidl.

http://www.vinialsupermercato.it/black-friday-flop-amarone-maxi-sequestro-auchan/

“VINO FALSO, MA NON PERICOLOSO”
Vino contraffatto, sì. Ma “assolutamente non pericoloso per la salute”. Lo assicurano il Corpo Forestale e la stessa Siquria. “Come sia finita in Auchan questo vino è un altro aspetto che chiariranno le indagini – dichiara il direttore Giacometti – ma quello che mi sento di dire è che la grande distribuzione dovrebbe stare veramente più attenta ai criteri di selezione e di qualifica dei suoi fornitori. E anche al prezzo. Basta un minimo di buonsenso per capire che certi prezzi da un lato sminuiscono il lavoro di chi lavora la terra producendo vino e, dall’altro, risultano addirittura sotto i costi di produzione: chiaro che, così facendo ci si infili in un vicolo cieco”. Un monito anche ai consumatori: “Devono crescere dal punto di vista culturale – striglia Giacometti – per capire che un prodotto di un certo tipo non può essere commercializzato a dei prezzi troppo bassi. Questo è uno sforzo che va fatto da chi acquista, ma anche da chi ha gli strumenti per indirizzare i consumatori a scelte più consapevoli, come sta facendo certamente vinialsupermercato.it, a cui vanno i miei complimenti, non solo per essere stati i primi ad aver dato la notizia”.

LA GAFFE DELLA CORVINA
Eppure, non si pensi che siano sempre i vini del Nord Italia a finire sotto accusa. Clamorosa la gaffe denunciata nei mesi scorsi dal nostro portale (leggi qui), relativo all’utilizzo di Corvina, uva veneta, per la produzione di un vino pugliese, il Primitivo di Manduria. In quel caso si trattò di una “svista”, corretta in pochi giorni dall’imbottigliatore – una nota azienda di spumanti con sede a Cazzano di Tramiglia, in provincia di Verona – e non di una frode.

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Cosmofood 2016, dal Prosecco agli spumanti calabresi: bollicine protagoniste

Quattrocentocinquanta espositori tra cantine e aziende produttrici di attrezzature professionali e commerciali di prodotti alimentari. Questo e molto altro è stata Cosmofood, manifestazione svoltasi dal 12 al 15 novembre a Vicenza, di cui vinialsupermercato.it è stata partner. Un pubblico di 42 mila persone ha è stato coinvolto in un ricco programma di oltre cento eventi e corsi semi professionali. Senza dimenticare degustazioni e seminari con ospiti illustri del mondo del food, come Ernst Knam.

Ma partiamo nel nostro raccontò tra le varie aziende di vino e non, addentrandoci nel mondo della birra. Due le realtà degne di nota tra quelle “industriali” e “garage”: il birrificio Engel e Tum. Il birrificio Engel, naturalmente di nazionalità tedesca, ha una produzione industriale che definiremmo “limitata”: la grande richiesta di questa birra di qualità ne limita la disponibilità. Un birrificio molto ricercato e in crescita, che sfodera interessanti Pils, Bock, Hell, oltre alla pluripremiata Gold.

L’azienda agricola Tum, di provenienza piemontese, più precisamente di Cavour, in provincia di Torino, si presenta con una base birra molto chiara e acida, sulla tendenza di birre antiche. Ma con un concetto giovanile e versatile: miscelare questa birra con vari sciroppi e aromatizzazioni.

Finito questo piccolo passaggio nel mondo delle birre ci avviciniamo naturalmente a ciò che più cattura il nostro interesse: il vino e i suoi produttori. Un viaggio che non poteva che iniziare da una bollicina, tra le più rappresentative della regione ospitante, il Veneto. Ci troviamo nello stand dell’azienda San Gregorio in Valdobbiadene, che produce Prosecco e non solo da generazioni. Un’azienda che ben si distingue con una sorpresa di ottima fattura. Una Docg ferma, ai più sconosciuta: la denominazione Prosecco Tranquillo, vino 100% Glera che si presenta al naso con tutte le caratteristiche olfattive di un Prosecco, ma che esalta la parte gustativa spesso celata, nel Prosecco “tradizionale”, dalla carica invasiva di anidride carbonica.

Superata la parte delle bollicine Charmat, ci avviciniamo a una delle bollicine italiane più in voga del momento: quella Franciacorta. Anche qui, ecco la sorpresa: quella di un’azienda che propone un ‘Metodo Solera’ per la produzione dei propri vini. Parliamo di Riva di Franciacorta. Naturalmente produttori delle varie declinazioni di Franciacorta, ben si fa apprezzare il Satén.

Ci spostiamo poi nel cuore dell’enologia italiana. Siamo in Umbria per conoscere la storia del Montefalco Sagrantino e delle cantine Rialto. Una realtà attiva dagli anni Cinquanta, che con passione coltiva non un vitigno ma una pianta definita ‘Sacra’, il Sagrantino appunto, capace di dare vita a una versione passita tradizionale, per poi essere “trasformata” anche nella classica versione secca.

Il viaggio enologico prosegue poi in Calabria, regione sempre poco citata, ma che produce ottime varietà, incontrando iGreco: azienda di qualità, si è fatta conoscere e premiare per i propri vini sul palcoscenico nazionale. Originaria di Cariati, in provincia di Cosenza, si presenta con diverse etichette tra cui spiccano alcuni spumanti di Greco bianco e Gaglioppo, oltre alle declinazioni classiche di bianco fermo di Greco e Nero di Calabria. Questa interessante azienda calabrese produce anche una versione di Gaglioppo che entra nel marchio WRT- Wine Researcher Team, un protocollo di vini con un regime rivolto alla naturalezza e alla chimica ridotta all’osso, sia in vigna che cantina.

Concludiamo il nostro tour al cospetto di sua maestà, l’Amarone. Vino della tradizione veneta, ma vinialsupermercato.it ama stupire. Segnalando questa volta un’azienda con uno sguardo rivolto al futuro di questo vino. Parliamo de Le Calendre, produttori in Valpolicella che si rendono protagonisti di un concetto di vino fresco e moderno, ma allo stesso tempo con la voglia di riscoprire vitigni antichi, che possono differenziare la produzione. Una riscoperta che punta a integrare uvaggi come la Corbina, la Croatina e la Turchetta, vinificati in cemento vetrificato e sottoposti a leggeri filtraggi, solo nel pre imbottigliamento.

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news ed eventi

Primitivo di Manduria da uve Corvina: gaffe dell’imbottigliatore Lidl

Che non si tratti di una rivoluzione nel disciplinare di produzione del Primitivo di Manduria Doc, è evidente.

Fa bene alla salute, piuttosto, credere che quella di Contri Spumanti Spa sia una gaffe epocale. L’imbottigliatore del Primitivo di Manduria in vendita nei supermercati Lidl indica, sul proprio sito web, d’aver utilizzato uve Corvina per la produzione del vino pugliese.

D’accordo: la Lu. Co. Spa ascritta sull’etichetta posteriore del Primitivo – sigla che rimanda appunto alla Luciano Contri Spumanti Spa – ha sede a Cazzano di Tramigna, piccolo Comune di 1500 anime in provincia di Verona. La terra eletta della varietà autoctona denominata Corvina veronese, dalla quale si ottengono i grandi vini della Valpolicella, tra cui il noto Amarone.

Ma il Primitivo di Manduria Doc, secondo il rigido disciplinare, “deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica: Primitivo: minimo 85%; possono concorrere, da sole o congiuntamente, alla produzione del suddetto vino, le uve dei vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione nelle province di Taranto e Brindisi, fino a un massimo del 15%”. Dunque il Corvina, qui non c’azzecca.

In particolare, la gaffe di Contri Spumanti Spa riguarda il Primitivo di Manduria Doc Contessa Carola, fresco della medaglia d’argento al concorso Enolions 2015. E capace di aggiudicarsi un’altra sfilza di premi, con le annate 2013, 2011 e 2010: medaglia d’oro all’Asia Wine Trophy 2014 e al Berliner Wein Trophy 2014, nonché medaglie d’argento all’International Wine & Spirit Competition 2014.

Un altro vino, dunque, rispetto a quello della linea Ca’ dè Monaci in vendita nei supermercati Lidl, che non figura sul sito web aziendale della Lu.Co. Spa di Cazzano di Tramigna. Spesso, infatti, la catena tedesca, così come altre insegne del panorama della Gdo italiana, commissionano la produzione di linee ad-hoc a produttori e imbottigliatori, in modo da ottenere un’etichetta propria, riconoscibile e distinta rispetto al resto della produzione.

“E’ largamente riconosciuta ed apprezzata la capacità dell’azienda di rispondere alle esigenze del mercato attraverso packagings personalizzati”, si può leggere sul sito Internet della Contri Spumanti Spa. Una “personalizzazione” che, a volte, rischia di apparire fuori dalle righe. Dei disciplinari.

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Vini al supermercato

Amante Rosso Igt Veronese: Ca’ del Sette caccia il distributore e ritira il prodotto dai supermercati Famila

(4 / 5)Avere l’amante è un rischio, si sa. Si potrebbe essere scoperti. Ed è miseramente finita la relazione tra il vino Amante Rosso Igt Veronese prodotto dalle cantine Ca’ del Sette e la grande distribuzione organizzata. Vittima di uno scellerato distributore che ha venduto alla Gdo una partita di questo vino a un prezzo “stracciato”, mettendo a rischio l’immagine di quello che non è certamente un vino da svendere. Ottimo il fiuto del buyer. E ottimo anche il nostro, che siamo riusciti ad accaparrarcelo prima che sparisca dalla vendita nel canale supermercati. La decisione della Cantina Ca’ del Sette di non commercializzare più Amante Rosso Veronese Igt è stata presa proprio a seguito di questa scoperta.

Il nome peccaminoso ed allusivo folgora come un colpo di fulmine. Se parliamo di amante le allusioni fioccano, gli scheletri nell’armadio pure, in qualche caso. Avranno voluto essere allusivi anche quelli del marketing delle Cantine Ca’ del Sette? La prima allusione riguarda tuttavia l’etichetta, che tra l’altro ricorda quella di un Amarone.

Di colore rosso con riflessi violacei, il vino Amante Rosso Veronese Igt Ca’ del Sette si presenta al naso con una complessità interessante. Inizialmente un aroma intenso di ciliegia e frutti rossi maturi, poi sentori erbacei seguiti da note speziate, un mix davvero invitante e non banale. Nel calice è corposo, denso, 13,5% di alcol in volume che potrebbero dare alla testa, come un amante di tutto rispetto. Al gusto è caldo, il tannino è calibrato ed avvolgente, vellutato e con un finale persistente. Consigliamo di aprirlo almeno mezzora prima di consumarlo, perché in grado di evolversi in positivo. Il retrogusto di ciliegia e cioccolato indicato in etichetta è concreto, noi lo percepiamo come il sapore di ovetto al cioccolato con sorpresa, senza fare nomi. E sorpresa è stata con questo vino: sicuramente l’armonia, la dolcezza data dall’alcolicità, la morbidezza di questo vino che ricorda l’Amarone e anche un po’ il Ripasso. Si abbina a carni bianche e rosse, selvaggina e formaggi freschi e stagionati. Maliziosamente perfetto anche per il San Valentino in arrivo. Il tema della “tresca” curiosamente ritorna anche nel sistema di vinificazione. Abbiamo scoperto che è frutto di ben tre vinificazioni distinte.

LA VINIFICAZIONE
Il vino Amante Rosso Igt Veronese Ca’ del Sette è infatti prodotto con un blend di uve Merlot per il 60%, Cabernet Sauvignon 30% e Corvina 10 %, sottoposte prima ad appassimento in vigna. La prima vinificazione interessa il Merlot, la seconda il Cabernet Sauvignon e infine alla terza, che interessa il Corvina, viene aggiunto il vino ottenuto dalla prime due, in seguito sottoposto ad affinamento di quattro mesi in acciaio. La vinicola Ca’ del Sette si trova a Gambellara, in provincia di Vicenza. Oggi è gestita da Matteo Pontalto e da Elisa Dian, che ha ereditato dalla nonna l’amore per il vino. L’azienda, pur avendo radici nell’800, è nata negli anni 50 dalla passione di una donna, la nonna di Elisa Dian appunto. Una enologa donna in quegli anni, quando le donne avevano da poco ottenuto il diritto di voto, si può considerare una figura all’avanguardia. Questa avanguardia è portata avanti dalla nuova generazione, che oggi gestisce una cantina moderna attrezzata con le migliori tecnologie, un laboratorio chimico interno che segue tutte le fasi di produzione e anche un’azienda proiettata al futuro e a cogliere le nuove opportunità di mercati come quello asiatico, grazie all’apertura di un punto vendita a Hebei, in Cina. “Il piacere non si può spiegare a parole, noi ci siamo riusciti con il gusto”, cita il loro claim. E siamo concordi. Non ci resta che andare alla ricerca degli altri due prodotti attualmente in vendita in  gdo, “Bacca del Merlo”, vino bianco, e “Stranero”, vino rosso prodotto col medesimo uvaggio dell’Amante. Sperando nel cosiddetto ritorno di fiamma.

Prezzo pieno: 5,99 euro
Acquistato presso: Famila

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Vini al supermercato

Soraie Veneto Igt, Pasqua Vigneti e Cantine Spa

(2,5 / 5) Le “Soraie” sono i vigneti posti a un’altitudine più elevata rispetto al resto della superficie vitata. L’esposizione al sole e al vento è migliore. E offre le condizioni ottimali per il successivo appassimento delle uve. Eppure, Soraie Veneto Igt di Pasqua Vigneti e Cantine Spa non offre le emozioni che ci si potrebbe aspettare da un vino ottenuto mediante tale tecnica. Nulla a che vedere, insomma, con le fragranze che rendono grande l’Amarone, altro vino prodotto nella medesima regione e ottenuto lasciando appassire gli acini. Vino fin troppo costoso per quel che è capace di offrire una volta versato nel calice, Soraie è un blend costituito per il 40% da uve Merlot, cui viene addizionato un 30% di Corvina e un 30% di Cabernet Sauvignon. L’effetto è una predominanza delle note asciutte, a differenza di una presentazione in etichetta, da parte del produttore, che vorrebbe Soraie “vino di grande struttura con intensi profumi”. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it l’annata 2010. Che nel calice si presenta d’un rosso rubino cupo, profondo, con unghia violacea. Al naso richiama in maniera “grassa” i frutti rossi, su tutti il ribes, ma anche il lampone e la prugna. Riecheggia il legno, che si colora quasi impercettibilmente di spezie come la liquirizia. In bocca entra fruttato, ma diventa presto (e soprattutto finisce) troppo sapido. L’acidità, insomma, si dimentica di compensare la salinità. Ne risente così anche la persistenza, inferiore ai 6 secondi. Vino ai conti troppo poco fine ed equilibrato per essere posizionato nella fascia prezzo dei 10 euro. Da abbinare a piatti di carne non troppo elaborati. Soraie Veneto Igt 2010 di Pasqua Vigneti e Cantine è ottenuto dalle vigne di proprietà della casa vinicola di via Belvedere, Verona, a San Felice, zona est della Valpolicella che prende il nome di Valpantena. I terreni sono di tipo calcareo, argilloso e ciottoloso. La tecnica di vinificazione prevede che le uve vengano selezionate e raccolte a mano, lasciandole appassire per tre mesi disposte in cassette di legno all’interno del cosiddetto “fruttaio”. Qui, grazie al controllo dell’umidità e al ricircolo dell’aria, gli acini perdono circa il trenta per cento del contenuto d’acqua e raggiungono un’alta concentrazione di zuccheri. L’inizio della lavorazione degli acini di Merlot, Corvina e Cabernet Sauvignon avviene separatamente e con tempistiche differenti, maturando le tre uve in periodi diversi. Gli acini vengono posti in vasche di acciaio a temperatura controllata, che si aggira tra i 25 e i 28 gradi, per venti giorni. Segue in acciaio la fermentazione malolattica. L’affinamento viene condotto in tonneaux di rovere per 6 mesi ed in bottiglia per 1 anno. Segnaliamo che Soraie è solitamente reperibile al supermercato con uno sconto che raggiunge anche il 50%. Avvicinandosi così a una fascia prezzo più consona alle emozioni che è in grado di regalare nel calice.

Prezzo pieno: 9,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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