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Derthona Due.Zero, il Timorasso si presenta

Derthona Due.Zero, il Timorasso si presenta

Dopo il grande successo della prima edizione, torna Derthona Due.Zero. Manifestazione ideata dal Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi per valorizzare e diffondere la conoscenza del vino bianco autoctono ottenuto con il vitigno Timorasso.

L’appuntamento si terrà a Tortona nella storica sede del Museo Orsi nei giorni di venerdì 1 e sabato 2 aprile. Saranno coinvolti i produttori appartenenti alla denominazione, che proporranno in anteprima all’interno di un grande banco di assaggio tutti i vini dell’annata 2020.

A programma un importante convegno dedicato alla sostenibilità. Previste inoltre due Masterclass per approfondire la conoscenza del territorio tortonese e la capacità evolutiva dei vini ottenuti con il Timorasso.

«Siamo entusiasti di poter tornare ad incontrare appassionati, operatori del settore ed esponenti della stampa, finalmente dal vivo – commenta Gian Paolo Repetto, presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi -. A gennaio del 2020 la primissima edizione del nostro evento dedicato al Timorasso aveva riscosso un grandissimo successo».

«Tutti i produttori – aggiunge Repetto – sono desiderosi di poter continuare a far conoscere le peculiarità uniche di un vitigno che ha trovato il suo habitat perfetto solo in queste meravigliose valli, crocevia di quattro regioni come Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna».

IL TIMORASSO

Quasi scomparso dalla mappa della viticoltura italiana, il Timorasso, vitigno autoctono a bacca bianca coltivato nel comprensorio del tortonese sin dal Medioevo, a fine anni ’80 viene riscoperto grazie all’impegno e alla tenacia di un gruppo di giovani vignaioli locali.

Primi pionieri come Walter Massa, Andrea Mutti e Paolo Poggio, che ne riscoprono l’antica tradizione e intraprendono la strada del rilancio. Se nel 2009 la superficie vitata a Timorasso all’interno della denominazione era di soli 25 ettari, oggi questo prezioso vitigno ne occupa più di 200. Dimostrazione del grande interesse che ha suscitato nel corso degli anni.

DERTHONA

«Nel 2020 è stata presentata la nuova futura sottozona Derthona, antico appellativo della città di Tortona – dice Repetto –. Un solo nome, per identificare tutti i vini prodotti con il Timorasso, con l’obiettivo di unire il territorio, il vino e il vitigno che è diventato il simbolo del Rinascimento dei Colli Tortonesi».

«Contemplerà tre tipologie e consentirà di valorizzare la grande capacità che si porta in dote il Timorasso. Vale a dire quella di donare il meglio di sé con il trascorrere del tempo. Si tratta di un progetto molto importante per tutta la denominazione, in attesa di completare il suo iter per poter essere inserita all’interno del disciplinare di produzione».

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Derthona Due.Zero: l’Anteprima Timorasso 2018 apre a stampa e pubblico

TORTONA – Più semplice di così non può essere: un territorio, un vino, un vitigno. Ed è forse questo uno dei grandi motivi del successo del Timorasso, vino ambasciatore dell’Italia nel mondo. Il grande bianco piemontese sale in cattedra da domani con la prima edizione di Derthona Due.Zero, l’evento che il Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi ha organizzato per venerdì 31 gennaio e sabato 1 febbraio, con il patrocinio del Comune di Tortona e in collaborazione con la Strada del Vino e Dei Sapori Dei Colli Tortonesi.

La due giorni del Timorasso – noto appunto anche come Derthona, dall’antico nome della cittadina di 27 mila abitanti  alle porte di Alessandria – si terrà nella storica sede del Museo Orsi di Via Emilia, 446. Venerdì si apre con gli appuntamenti riservati alla stampa.

Alle 10.15 verrà presentata la proposta di disciplinare della nuova sottozona Derthona, appena approvata dal Consorzio. Saranno forniti gli elementi geografici e geologici per identificare le diverse aree della Denominazione.

Altro scopo del Consorzio di Tutela dei Colli Tortonesi è esaltare la capacità di invecchiamento del Derthona ed individuare, attraverso una masterclass dedicata, le caratteristiche trasferite al vino dai differenti terroir.

A Derthona Due.Zero sarà inoltre possibile assaggiare al banco di degustazione l’annata 2018 appena arrivata sul mercato, nonché le annate più vecchie incontrando i produttori al loro banco di assaggio. Nel pomeriggio di venerdì, dalle 15.30 alle 19.00, la manifestazione apre le porte al pubblico con ingresso libero e degustazioni a pagamento.

Il sabato dalle ore 10.00 alle 18.00 la manifestazione sarà aperta al pubblico con ingresso libero e degustazioni a pagamento. Alle ore 15.00 masterclass su prenotazione. Per informazioni: 392.0316625. Per prenotazioni: organizzazione@collitortonesi.com.

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Colli Tortonesi Timorasso: è l’ora della Val Borbera e di Terre di Libarna

DERNICE (AL) – Fossimo su un campo di calcio, saremmo già a metà dell’opera. In panchina Walter Massa. Allenatore d’esperienza. A Ezio Poggio la fascia da capitano. Sinonimo di fedeltà pioneristica ai colori. Col numero 10 Maurizio Carucci. L’artista e uomo immagine. Dopo aver conquistato il mondo col Timorasso, il Basso Piemonte si prepara a sfornare un nuovo fenomeno, chiamato Val Borbera. La cantera è sempre la stessa. Sulle carte ufficiali figura come Terre di Libarna, dal 2011 sottozona della Doc Colli Tortonesi, assieme alla più nota Monleale, caput mundi del movimento tornato alle origini col nome Derthona (antico nome di Tortona).

Il “feudo” del vignaiolo Walter Massa è pronto a raccontarsi in una veste più ampia e con nuovi attori, molti dei quali giovani. Ne è un esempio Carucci, front man degli Ex-Otago “ma ancor prima agricoltore, tornato alle origini per fare vino” con Cascina Barbàn. O ancora Nebraie, la cantina di Andrea Tacchella.

All’appuntamento con lo spin-off dei Colli Tortonesi non vuole mancare la cooperativa Vallenostra, resa nota da Roberto Grattone più per il formaggio Montebore che per il vino. Altra realtà consolidata della valle è l’Azienda agricola di Gianluigi Mignacco, oltre alla cantina simbolo del territorio, la Vinicola Ezio Poggio.

Del resto, la sottozona ha tipicità del tutto esclusive, consegnate al calice da una valle selvaggia, che deve il nome al torrente Borbera, affluente dello Scrivia. Siamo nella parte meridionale della Denominazione. Sempre in provincia di Alessandria. Ma al confine estremo con la Liguria. In piena area appenninica.

Venerdì 15 novembre 2019 il primo ritrovo ufficiale del gruppo di vignaioli, a Dernice (AL). Tutti in un luogo simbolo: la Foresteria La Merlina, ristorante tipico e albergo cult gestito dai coniugi Luciana e Marco Pietranera, da cui si gode di una vista mozzafiato, immersi nella natura, tra daini, cerbiatti e lupi.

“I vini qui sentono il mare, ma ancor più la montagna – commenta Ezio Poggio, primo a credere nella Val Borbera con la sua cantina -. Il valore aggiunto della sottozona sono le condizioni microclimatiche, perfette per produrre spumanti, ma anche vini longevi, in linea col resto dei Colli Tortonesi”.

La differenza – continua Poggio, che a dicembre presenterà il suo primo Metodo Classico da uve Timorasso – risiede nei ph più bassi, condizione ottima per la spumantizzazione. I vigneti si trovano dai 400 ai 600 metri. La vendemmia in Val Borbera inizia circa un mese dopo rispetto al resto della Doc”.

Ci sono venti chilometri, in linea d’aria, tra la cantina di Walter Massa, a Monleale, e quella di Ezio Poggio, a Vignole Borbera. A dividerle, appunto, l’Appennino su cui insistono le Terre di Libarna. Qui i vini risultano meno alcolici. Nella maggior parte dei casi, meno strutturati. Ma eleganti e dalla beva più agile e profonda, balsamica.

“Con i cambiamenti climatici in corso – sottolinea Poggio – la Val Borbera si è dimostrata meno soggetta ai condizionamento delle estati torride. Inoltre beneficiamo delle piogge, che qui cadono con la giusta copiosità”.

Oltre a Vignole Borbera, i Comuni interessati sono Borghetto di Borbera, Rocchetta Ligure, Cantalupo Ligure, Roccaforte Ligure, Cabella Ligure, Albera Ligure, Mongiardino Ligure, Grondona, Stazzano, Carrega Ligure, Dernice e la sponda destra dello Scrivia, ad Arquata Scrivia.

“Per fortuna – commenta Walter Massa – in Val Borbera c’è un bel movimento e non posso che complimentarmi con chi sta contribuendo a far sentire la Val Borbera nel vino. Questa, secondo me, è la valle più bella che c’è in provincia di Alessandria. Ci appartiene ed è giusto che dica in maniera forte che c’è”.

“Oggi – aggiunge Massa – il sistema migliore per fare promozione del turismo è prendere una bottiglia, metterci sopra un’etichetta e farle fare il giro del mondo. Se nella bottiglia c’è un grande prodotto, ottenuto secondo natura e, come nel caso della Val Borbera, grazie a un’uva locale come il Timorasso, le persone arrivano”.

Oggi l’Italia non è più Chianti, Valpolicella, Collio e Langhe, ma va dalla Valtellina fino a Pantelleria e dalla Sardegna fino al Carso. In questo territorio non ci manca niente, né sotto il profilo gastronomico, né paesaggistico, né ambientale. Abbiamo queste uve che parlano in dialetto: ascoltiamole”.

Secondo Massa, la Val Bolbera ha tutte le chance per farsi conoscere – e riconoscere – per i suoi spumanti: “Finché campo, non farò mai una bollicina a Tortona: non ho il mesoclima per fare spumante. I grandi vignaioli di Borgogna, che coltivano Chardonnay e Pinot Nero, non si sognano di imitare i colleghi che fanno Champagne”.

Da Beaune a Eppernay ci sono circa 120 chilometri. Da Monleale a Vergagni c’è solo una cosa: una galleria nell’Appennino: ma vale i 120 chilometri che dividono la Borgogna classica dalla Champagne”.

“La sottozona Terre di Libarna – conclude Massa – se la può giocare su due fronti: quello degli spumanti e quello del Timorasso. Noi, al di là della galleria, andremo avanti con un grande bianco, sempre da uve Timorasso, e un grande rosso, da uve Barbera”.

Eppure non rinuncia ai rossi, la Val Borbera. Lo dimostra il Mostarino di Cascina Barbàn, vero e proprio asso nella manica di Maurizio Carucci. Stefano Raimondi, ricercatore del Cnr intervenuto alla Foresteria La Merlina, ne tratteggia il (raro) profilo ampelografico: “Si tratta della varietà principe della valle, assieme al Timorasso”.

“È presente anche nel Bobbiese, in Val Trebbia – continua Raimondi – ed è citata storicamente nelle zone alte dell’Oltrepò pavese. Si trovava inoltre a Novi, prima che sparisse la viticoltura. È una varietà strana, che invaia molto tardi e, una volta invaiata, matura presto. In questa zona la maturazione è più regolare, proprio per via del microclima più fresco. E forse, proprio qui, potrà dare risultati più interessanti”.

A credere nelle potenzialità della Val Borbera è anche il Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi. “La sottozona Terre di Libarna – sottolinea il presidente Gian Paolo Repetto (nella foto) – è stata per tanti anni piuttosto ferma, ma ora c’è gran fermento, con nuove realtà che si affacciano alla produzione”.

“Siamo qui per fare squadra e continuare a promuovere tutta la zona, in tutte le particolarità che la arricchiscono ulteriormente”, aggiunge Repetto. Nel frattempo, nel futuro del Consorzio c’è un progetto ambizioso, volto a blindare la Denominazione dal punto di vista qualitativo.

“Con l’approvazione del nome Derthona, ormai in dirittura d’arrivo – annuncia Repetto a WineMag.it – distingueremo l’alta valle dalla basse valle e a dirci che questa è la strada giusta è la stessa Val Borbera, dove sussistono differenze sostanziali tra le due aree”.

“Ogni comune – precisa ancora il presidente del Consorzio Vini Colli Tortonesi – avrà un’altitudine minima in cui si potrà impiantare il Timorasso. L’obiettivo è escludere tutte le zone non vocate, che impattano sull’uva sia per la quantità di acqua che drena verso il fondo, sia per l’umidità mattutina e le gelate. Un lavoro certosino, che ci porterà a definire come altitudine minima dai dai 150 ai 450 metri sul livello del mare per la Doc”.

Pronto anche un piano per governare gli ettari vitati. “I 150 attuali – spiega Repetto – potranno arrivare a un massimo di 350 ettari nel 2030, attraverso bandi d’impianto sostenibili. Avremmo corso un po’ troppo se ci fossimo lasciati condizionare dal grande interesse che c’è in zona. Ci fa piacere, ma dobbiamo essere capaci di non rompere il giocattolo”.

I VINI DELLA SOTTOZONA TERRE DI LIBARNA (VAL BORBERA)

– Mostarino 2018, Cascina Barbàn: 89/100
Il nome della varietà è dovuto alla generosità dell’uva in pressa, tale da regalare tanto “mosto”. La macerazione con le bucce per 40 giorni è l’intervento più “invasivo” (si fa per dire) che i quattro giovani di Barbàn (Maurizio Carucci, la compagna Martina Panarese e gli amici Pietro Ravazzolo e Maria Luz Principe) operano nelle cantine di Figino, recuperate per dar vita al progetto enologico.

“Nessun additivo e zero solforosa aggiunta – spiega il cantautore venuto alla ribalta a Sanremo 2019, con gli Ex-Otago – per noi il vino deve rispecchiare il territorio e non vogliamo aggiungerci nulla”. Mostarino si comporta piuttosto bene nel calice, specie dopo qualche minuto di ossigeno. Belle notte di frutto rosso maturo, al palato e grandissima bevibilità. Una bottiglia che rischia di finire in fretta, senza neppure accorgersene.

– Vino bianco “Bolle in Valle”, Nebraie: 87/100
Si tratta del Timorasso rifermentato dell’Azienda agricola condotta da Andrea Tacchella. Anche in questo caso la lavorazione avviene secondo canoni naturali, senza aggiunta di additivi e solforosa. Il vino, non filtrato, si presenta torbido.

Profuma di fiori freschi, agrumi, pesca e albicocca matura. Al palato gran beva, su note corrispondenti. Altra bottiglia che finisce in fretta, ma per il futuro c’è da aspettarsi una maggiore caratterizzazione del vitigno, al momento “coperto” dalla rifermentazione e dai marcatori dei lieviti.

– Colli Tortonesi Doc Spumante Brut Terre di Libarna 2018 “Lüsarein”, Ezio Poggio: 91/100
È il Martinotti (Charmat) di Ezio Poggio. Non un’etichetta a caso, bensì quella che ha dato avvio alla spumantizzazione in Val Borbera, che si evolverà nel Metodo Classico a partire da dicembre 2019. La vigna si trova a 600 metri sul livello del mare, in una posizione spettacolare dal punto di vista paesaggistico.

Nel calice, fa capire subito di che pasta è fatto, con un perlage fine e persistente. Al naso richiami netti di agrumi, tra la polpa e la buccia d’arancia, impreziositi da sbuffi minerali che ricordano la pietra bagnata.

In bocca gran eleganza: la bollicina si fa piuttosto cremosa e avvolgente: serve ad ammansire una freschezza e una sapidità dirette, tanto da riequilibrare alla perfezione il sorso. Finale di buona persistenza, molto asciutto.

– Vino bianco 2018 “Costa di Cesco”, Vallenostra: 84/100
Uve Timorasso completate da un Cortese che tende a fagocitare la scena. Un vino che tende più a Gavi che a Tortona.

– Colli Tortonesi Doc Timorasso Terre di Libarna 2015 “Archetipo”, Ezio Poggio: 95/100
Giallo paglierino di grande intensità, con riflessi dorati. Naso ampissimo, che tende all’infinito col passare dei minuti. Fa tutto tranne che scomporsi col passare dei minuti, quando qualche grado in più nel calice consente al nettare di esprimersi ancora meglio sul palco, proiettandolo (in senso assoluto) tra i migliori vini bianchi italiani.

Un concerto di agrumi, macchia mediterranea, menta, con rintocchi di idrocarburo netti che portano alla mente il Riesling. Non mancano le spezie, che conferiscono ulteriore balsamicità. Al palato sale e freschezza assoluta. Infinita persistenza. Il campione della serata. Al momento, il pezzo da novanta della Val Borbera e della sottozona Libarna.

– Timorasso 2018 “Pian del tè”, Cascina Barban: 89/100
Ricorda per stile, ovvero la lunga macerazione sulle bucce (ancora una volta 40 giorni), il Timorasso di un altro grande dei Colli Tortonesi, Daniele Ricci. Qui però c’è più frutto e materia e meno ricerca della finezza ossidativa. Ottima freschezza, che disegna i contorni del vitigno e dalla Val Borbera.

Scaldandosi, il vino esprime un sentore netto di liquirizia, che ben si coniuga ai ricordi esotici. Palato corrispondente, largo sul frutto e al contempo tagliente, con bella persistenza su una mineralità iodica e un accenno di idrocarburo.

– Colli Tortonesi Doc Timorasso Terre di Libarna 2018 “Battilana”, Gianluigi Mignacco: 91/100
Vigna a Cantalupo per questo Timorasso che racconta in maniera perfetta, didattica, la Val Borber dei vini fini ed eleganti, con grandissime prospettive di evoluzione. Migliacco, del resto, in un gruppo di giovani può essere considerato a pieno titolo tra i veterani della sottozona Terre di Libarna.

Il nonno era maestro bottaio, tradizione andata perduta in zona, assieme al decadimento della viticoltura. Giallo paglierino alla vista. Agrumi e menta a connotare un naso dritto, diretto, minerale, nonostante la buona presenza di frutto maturo. Un vino che potrebbe definirsi “alpino”, montano, destinato a migliorare ancora in profondità e balsamicità, più che in ampiezza.

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Timorasso Derthona, ma non solo: i Colli Tortonesi a Vinitaly 2019


Anche quest’anno il Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi parteciperà con uno stand istituzionale a Vinitaly. Si tratta dell’edizione più grande di sempre, con 4600 espositori da 35 Paesi, per un totale di oltre 16 mila etichette di vino e distillati a catalogo, su un’area di 100 mila metri quadri alla Fiera di Verona.

Da domenica 7 a mercoledì 10 aprile 2019, i visitatori del più grande evento italiano dedicato al mondo del vino potranno degustare 50 etichette di Timorasso Derthona di ben 28 soci produttori, per scoprire le caratteristiche e le evoluzioni che questo strepitoso bianco piemontese può regalare.

Il banco d’assaggio sarà gestito da due sommelier Fisar che illustreranno i vini ed il territorio della Doc Colli Tortonesi, che comprende anche vitigni a bacca rossa come il Barbera.

Di seguito l’elenco delle cantine presenti allo stand istituzionale. Alcuni Soci saranno presenti anche con proprio desk (catalogo 2019 al link https://catalogo.vinitaly.com/it/companies).

Battegazzore Vignaioli

Borgogno srl

Canevaro Luca Az. Agr

Cantine Volpi srl

Cascina Bandiera

Cascina Gentile

Cascina I Carpini

Cascina Montagnola

Daglio Giovanni

Fiordaliso

Il Borghetto

La Colombera

La Vecchia Posta

Mandirola Enrico

Mariotto Claudio

Monterosso

Oltretorrente

Poggio Az. Vinicola

Poggio Paolo

Pomodolce

Sassobraglia

Terralba

Terre di Sarizzola

Valli Unite

Vignaioli del Tortonese

Vigneti Boveri Giacomo

Vigneti Massa

Vigneti Repetto

 

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