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Consorzio Oltrepò pavese: scelti i cinque nuovi consiglieri del Cda?

Consorzio Oltrepò pavese scelti i cinque nuovi consiglieri del Cda
Spuntano i nomi dei cinque consiglieri chiamati a sostituire gli imbottigliatori che si sono dimessi dal Cda del Consorzio Vini Oltrepò pavese. Secondo indiscrezioni di winemag.it, si tratterebbe di Alessio Brandolini (vignaiolo Fivi di San Damiano al Colle), Stefano Torre (nuovo enologo senior di Monsupello, dopo l’addio di Marco Bertelegni), Achille Bergami (allievo di Donato Lanati, enologo di Tenuta Travaglino), Stefano Dacarro (titolare de La Travaglina) e di un rappresentante della cantina Montelio di Codevilla. I nuovi consiglieri sarebbero stati pescati tra i primi non eletti alle ultime elezioni dell’ente di Torrazza Coste (Pavia), che hanno portato la produttrice Francesca Seralvo alla presidenza, al posto della presidente uscente Gilda Fugazza (espressione, lei sì, degli imbottigliatori, al pari del direttore Carlo Veronese, che sarà sostituito a settembre da Riccardo Binda).

CINQUE NUOVI CONSIGLIERI NEL CDA DEL CONSORZIO OLTREPÒ

Il Consorzio Vini Oltrepò segue dunque la strada del muro contro muro e sembrerebbe intenzionato a ufficializzare i nomi dei nuovi cinque consiglieri ancor prima di incontrare Regione Lombardia. Un’altra ipotesi è che i nomi stiano circolando tra gli addetti ai lavori della zona, in attesa dell’incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi. Il tavolo sarebbe stato convocato per mercoledì 17 luglio, a distanza di 11 giorni dal fatidico 5 luglio, data in cui i cinque consiglieri della categoria imbottigliatori Quirico Decordi, Federico Defilippi, Renato Guarini, Pierpaolo Vanzini e Federica Vercesi hanno rassegnato le loro dimissioni. Il gruppo, sempre secondo indiscrezioni, ha invece incontrato oggi l’esponente del Pirellone.

INUTILE L’INCONTRO REGIONE LOMBARDIA – CONSORZIO OLTREPÒ PAVESE?

Ancora non è chiaro se e a chi sarà affidata la terza vicepresidenza – accanto a Cristian Calatroni e Massimo Barbieri – lasciata vacante proprio da Renato Guarini. Quel che è certo è che, se i cinque nomi dei sostituti fossero confermati, l’incontro tra la presidente Francesca Seralvo e l’assessore regionale Alessandro Beduschi potrebbe essere ascritto a mera formalità istituzionale. Inutile, ai fini di una positiva soluzione del conflitto in atto in Oltrepò pavese. Del resto, la numero uno di Torrazza Coste era stata chiara, l’indomani delle dimissioni: «Supereremo ogni ostacolo – aveva dichiarato Seralvo», minimizzando il peso degli imbottigliatori nella compagine consortile. Quasi certa, così, l’uscita ufficiale dal Consorzio delle cinque aziende dei consiglieri dimissionari: Vinicola Decordi, Agricola Defilippi Fabbio, Losito e Guarini, Azienda VitivinIcola Vanzini e Società Agricola Vercesi Nando e Maurizio.

OLTREPÒ PAVESE: IL CONSORZIO PUÒ PERDERE L’ERGA OMNES?

Ed è caos sulle conseguenze che la scelta potrebbe avere sull’erga omnes del Consorzio Vini Oltrepò pavese, ovvero lo svolgimento di tutte le attività (comprese quelle promozionali) anche a vantaggio dei produttori non aderenti. Il livello di adesione minima per l’ottenimento dell’erga omnes è fissato ad almeno il 40% dei viticoltori ed almeno il 66% della produzione certificata media sui vigneti a denominazione o a indicazione geografica protetta iscritti negli ultimi due anni). Secondo gli imbottigliatori uscenti, il loro peso sarebbe del 30%. Cifra che la presidente Seralvo e il Cda del Consorzio Vini Oltrepò riducono al 12,4%. Bocche cucite, nel frattempo, su tutti i fronti: potrebbero parlare, ben presto e da sole, le nuove nomine. All’orizzonte, uno tsunami destinato a non essere cosa passeggera.

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Dimissioni imbottigliatori, Consorzio Oltrepò a muso duro: «Supereremo ogni ostacolo»


Una notte per pensare, digerire, rispondere. A muso duro. È arrivata a metà mattinata odierna la risposta del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese alle dimissioni rassegnate ieri da cinque consiglieri, tutti rappresentanti della categoria imbottigliatori. L’ente di Torrazza Coste (Pavia) intende «superare ogni ostacolo che si opponga al progresso e alla crescita del Consorzio» e liquida così la decisione assunta dai consiglieri dimissionari Quirico Decordi, Federico Defilippi, Renato Guarini, Pierpaolo Vanzini e Valeria Vercesi .

«Le aziende dimissionarie rappresentano la sola fase dell’imbottigliamento di tutta la filiera – recita il “comunicato stampa” pubblicato sulla pagina Facebook del Consorzio e non inviato a questa testata – che rappresenta ora il vero focus di tutela e promozione del Consorzio, talune nemmeno presenti sul territorio e rappresentano in termini di rappresentatività della produzione Doc/Docg solo il 12,4%, diversamente da quanto comunicato da talune testate (le aziende dimissionarie parlavano del 30%, ndr). Inoltre, stiamo già lavorando per dare una forma più moderna e performante al Consorzio, con una nuova direzione volta alla valorizzazione della filiera e della qualità».

«Il nostro obiettivo – continua il comunicato sottoscritto dalla presidente Francesca Seralvo – è riportare l’Oltrepò Pavese al prestigio che avrebbe sempre dovuto avere, attraverso un rinnovato impegno per l’eccellenza e l’innovazione. Il Consiglio di Amministrazione, con il sostegno della maggioranza dei suoi membri, continuerà a lavorare con determinazione per il bene comune di tutti i consorziati, superando ogni ostacolo che si opponga al progresso e alla crescita del Consorzio. Il nostro obiettivo rimane quello di promuovere e valorizzare le eccellenze del nostro territorio, assicurando che ogni azione intrapresa sia volta a realizzare gli scopi istituzionali per cui il Consorzio è nato».

«GESTIONE OPACA»: LA REPLICA DEL CONSORZIO

Nella nota anche un commento alle accuse, mosse dagli imbottigliatori dimissionari, di un «gestione opaca da parte della presidenza e di alcuni membri del Cda». «La presidenza – replica il Consorzio – desidera ribadire con forza i propri obiettivi di trasparenza, etica e lealtà tra tutti gli associati. Il nostro impegno è rivolto a garantire una gestione trasparente, rispettosa delle norme di legge e focalizzata sull’interesse collettivo di tutte le categorie rappresentate dal Consorzio. Il nostro Consiglio di Amministrazione ha intrapreso un percorso volto a rendere l’azione del Consorzio sempre più efficiente ed efficace, adottando decisioni strategiche per il raggiungimento dei fini istituzionali».

«Queste decisioni – continua il Consorzio – mirano a valorizzare le varie denominazioni del territorio e a sostenere le imprese della filiera vitivinicola che operano con serietà e impegno nell’Oltrepò Pavese. Riteniamo imprescindibile l’adesione a principi di lealtà commerciale, rispetto delle norme e correttezza professionale. Il Consorzio promuove un ambiente di collaborazione e unità, in cui ogni comportamento deve contribuire alla valorizzazione dell’immagine e del prestigio delle nostre denominazioni. Ogni consorziato – termina così il comunicato stampa del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese – è tenuto a rispettare questi principi, sanciti dallo Statuto del Consorzio, per garantire l’armonia e il successo collettivo».

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Il Sangue di Giuda dell’Oltrepò a Salerno? Tranquilli. Lo porta Enoitalia

E alla fine dei conti, quello che ti fa più incazzare, è che gliel’hanno proposto in abbinamento a una frittura di paranza. Eppure, la controetichetta parla chiaro. “Questo vino dolce e leggendario dell’Oltrepò Pavese ha un ruolo chiave nei pranzi festivi della tradizione in Lombardia, ove la sua vivacità conferisce importanza al fine pasto. Un vino che trova il suo adatto abbinamento (…) con dolci quali crostate, pasta di mandorle e sfogliatine”. Sfogliatine? Sfogliatine, sì. Quelle campane? Forse. Sembra un’etichetta studiata ad hoc. Ma lo avete capito? Parliamo del Sangue di Giuda. Il vino dolce dell’Oltrepò Pavese.

Sono le 23.30 di sabato quando un lettore di vinialsuper ci contatta attraverso la nostra pagina Facebook. E’ al ristorante. A Salerno, dove vive. Gli hanno appena proposto un vino che non conosce, in abbinamento alla frittura di pesce che ha ordinato al cameriere. E’ un vino rosso. Qualcosa non torna. La domanda che ci rivolge è perentoria. “Non è che gli devo fare un assegno? Rispondente, prima che arriva il conto”.

Allega al messaggio la foto della bottiglia. Panico. Si tratta del Sangue di Giuda Doc “Il Pozzo”, vino frizzante dolce. Vendemmia 2015. Ammettiamo l’ignoranza. Non lo conosciamo. Il nome di fantasia non ci dice nulla. Chiediamo una foto dell’etichetta posteriore. Che arriva, di lì a qualche minuto. E’ tutto chiaro. L’azienda indicata è Enoitalia, gigante imbottigliatore di Bardolino, Verona, che serve i supermercati Lidl. Quelli, per intenderci, del Montepulciano Biologico Passo dell’Orso decantato da Luca Maroni. Boom. Questa bottiglia costerà 6 euro al lettore. Un ricarico notevole, quello del ristoratore salernitano, rispetto alle potenzialità della bottiglia.

E’ la legge dei grandi numeri. Quelli che in Italia vincono sempre, a prescindere dal valore che rappresentano realmente. Basti calcolare che una delle aziende leader del Sangue di Giuda, in Oltrepò, fissa il prezzo del proprio “base” – comprensivo di trasporto, ma con pagamento anticipato – a 4,30 euro a bottiglia. E a 6.90 euro per il “cru”. Troppo? Fin troppo poco, assicuriamo noi che quei due Sangue di Giuda (il base e il cru) li conosciamo bene. E allora vada per il Sangue di Giuda di Enoitalia. Pure al ristorante. Con la paranza. Ma si sappia: l’Oltrepò pavese è un’altra cosa. Quando imparerà a promuoversi a dovere in Italia? Ai posteri l’ardua sentenza.

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