E’ quanto emerge dal Consiglio di Sicurezza del’Onu. Nessun intrigo internazionale, tranquilli. Dopo dieci anni, la presidenza del Consiglio è tornata all’Italia.
E l’ambasciatore Sebastiano Cardi ha pensato bene di celebrare l’investitura consegnando ai membri del Consiglio di Sicurezza una selezione dei migliori vini italiani.
Grandi bottiglie, delle migliori annate, sono finite così nelle mani dei rappresentanti delle maggiori potenze (politico-finanziarie) del mondo: dalla Francia alla Cina, dal Regno Unito al Giappone. Passando ovviamente per gli Stati Uniti. La consegna della speciale “bag enoica” è avvenuta all’inizio del mese, proprio a New York.
La selezione dei vini è stata curata da Lucio Caputo (nella foto sotto), presidente dell’Italian Wine & Food Institute. Mentre tentiamo di metterci contatto con lui per capire quali siano stati i criteri guida delle scelte, non possiamo che notare come, nella lista, figurino numerosissime aziende operanti nel mondo della Grande distribuzione organizzata italiana (e in alcuni casi internazionale).
I VINI, LE CANTINE
Poi ancora: Lungarotti (Vigna Monticchio Rubesco Riserva Docg 2009), Marchesi Antinori (Tignanello 2014), Mastroberardino (Naturalis Historia Taurasi Docg 2009), Planeta (Santa Cecilia Noto Doc 2010), Rocca delle Macie (Riserva di Fizzano Gran Selezione Chianti Classico Riserva Docg 2013), Sella & Mosca (Marchese di Villamarina Doc 2010), Tasca d’Almerita (Rosso del Conte Doc 2012), Travaglini (Gattinara Riserva Docg 2011), per finire con Vespa Vignaioli (Raccontami Primitivo di Manduria Doc 2014).
Una selezione, a prima vista, quasi scontata. Grandi nomi per grandi vini, già noti a livello internazionale e già in vendita nei principali mercati del mondo. Una (facile) scommessa che giova all’immagine della Gdo italiana, sempre più in grado di fungere da vetrina, anche per produttori blasonati.
Ma fa pensare la poca “fatica” compiuta dall’Italian Wine & Food Institute. Che così, forse, ha perso un’occasione unica per valorizzare il tessuto dei piccoli-medi produttori del Belpaese. Quelli che contribuiscono a fare grande l’Italia del vino, nel mondo, ognuno col suo modesto pezzo di puzzle. Vini che al Consiglio di Sicurezza dell’Onu non si bevono. Non si sono mai bevuti. E forse, così, non si berranno mai.
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