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Dino Taschetta, Colomba Bianca: «La Sicilia può diventare salotto buono del vino italiano»

Dino Taschetta, Colomba Bianca: «La Sicilia può diventare salotto buono del vino italiano». Intervista esclusiva al presidente della cooperativa che sta tentando il salvataggio della vendemmia 2024 di Cantine Europa: «Altro che ponte sullo stretto. Servono un piano idrico per irrigare i vigneti, più manager e capitalizzazione nelle cooperative»
Un’estate diversa, col fiato sospeso. È alle prese con il tentativo di salvataggio di Cantine Europa, il presidente di Colomba Bianca, Dino Taschetta. I risultati della vendemmia 2024, che si prevede molto scarsa in Sicilia per via della siccità, sarà determinante per le sorti della cooperativa di Petrosino (Trapani), a cui ha teso la mano una realtà – per l’appunto Colomba Bianca – che, invece, macina successi sui mercati ed è arrivata ad assestarsi ai primi posti in Italia per crescita della quota export. All’orizzonte, anche una possibile fusione tra le due cooperative siciliane. L’intervista al presidente di Colomba Bianca, Dino Taschetta.

Presidente Taschetta, da quanto si sta occupando del caso Cantine Europa?

La cantina sta attraversando un periodo complicato perché i soci devono ancora ricevere i pagamenti del 2022. Un gruppo di questi soci ha raccolto le firme e ha sfiduciato il consiglio d’amministrazione, eleggendone uno nuovo che si è ritrovato di fronte una situazione complicata. Quindi sono venuti a cercarmi. So che hanno parlato anche con altri. La proposta di Cantine Europa era quella di fare una fusione con noi, dunque con Colomba Bianca.

La fusione tra Cantine Europa e Colomba Bianca sarebbe stata un’operazione sostenibile?

Per una fusione ci vogliono i dati, ci vuole tempo. Bisogna studiare le carte. Non si inizia un percorso se non si sa dove andare a parare. Quindi, siccome considero il problema grosso, ho proposto di iniziare dividendolo a “pezzetti”. Il primo pezzetto è la salvaguardata della produzione, dando così una sicurezza ai soci che rischiavano di fuggire tutti.

Da qui l’idea di salvare in primis la vendemmia 2024 di Cantine Europa, corretto?

Esattamente. Abbiamo proposto ai loro soci di diventare, per ora temporaneamente, anche nostri soci. Facciamo la vendemmia e gli garantiamo sia l’anticipo, sia il pagamento delle uve, come Colomba Bianca. Nel frattempo, per cercare di dare continuità all’azienda, abbiamo deciso di condurre le operazioni di raccolta nel loro stabilimento.

Ma di che quantità parliamo, presumibilmente?

Tenga conto che Cantina Europa, fino a 7-8 anni fa, era la cantina siciliana più grande, lavorando oltre 600 mila quintali di uva. Numeri enormi. Avevano 5 mila ettari prima che alcuni soci li abbandonassero. Quelli che hanno già aderito alla nostra proposta lavorano circa 2 mila ettari e non so fino a che cifre arriveremo. Noi faremo la vendemmia, pagando il conto lavorazione. E, nel frattempo, c’è da indire un tavolo tecnico per capire come affrontare il futuro. Lì ognuno deve fare la propria parte, oltre a capire se si vuole arrivare al salvataggio di Cantine Europa nella sua autonomia, o in eventuale fusione con noi.

Colomba Bianca e i suoi soci gradirebbero la fusione con Cantine Europa?

Bisogna stare molto attenti. Colomba Bianca è in una situazione equilibratissima. Ma, da presidente, ho il dovere di stare coi piedi per terra, dunque vedremo. A mio parere bisognerà attivare sicuramente un po’ di ammortizzatori sociali. Cantine Europa ha 25 dipendenti che noi non possiamo assorbire e assumere. Ma la cosa principale è capire quanta uva porteranno i loro soci in questa vendemmia 2024.

Qual è la soglia che garantirebbe una certa sostenibilità all’azienda?

Con 150 mila quintali potremmo cominciare a progettare qualcosa. Se ne portano meno, tutto diventa più complicato e sarà un problema. Ma per la Sicilia, la vendemmia 2024, è forse la peggiore della storia.

La quantità che sarà conferita dipende quindi più dalle condizioni climatiche o dai soci?

Dipenderà più dalle condizioni della vendemmia 2024, siamo alle prese con la siccità. Secondo me, poi, loro hanno perso troppo tempo. I soci non si sentivano sicuri e hanno iniziato tempo fa a cercare altri lidi. Alcuni erano già venuti da noi, altri si sono mossi in altre cantine. Ognuno, quando inizia a perdere produzione, cerca di aiutarsi in tutti i modi.

Per le cooperative, il vero patrimonio non sono i beni, ma i soci e le uve che vengono conferite. Tutte le attrezzature, i macchinari e gli immobili hanno valore sulla base delle uve che lavorano. Se non arriva uva, tutto perde di valore. Il vero problema di Cantine Europa è che è venuta a mancare, negli anni, la base sociale. La struttura era progettata per fare determinati volumi, molto, molto ingenti, che sono venuti a mancare.

Mi sembra di poter dire che Cantine Europa è solo una delle punte dell’iceberg di una cooperazione vinicola italiana in crisi. Cosa ne pensa?

Di fatto, è un po’ una situazione generalizzata. Se la politica non si rende conto di cosa può fare per il futuro, sarà un disastro. Vede, qui da noi si riempiono tutti la bocca di parole come turismo, questo e quell’altro. Ma se l’agricoltura non funziona, tutto il sistema rischia di andare in crisi. Al posto di fare ricerche di mercato e di sviluppo del settore, sembra si voglia trasformare la Sicilia in una centrale elettrica a cielo aperto. Pare che la gente non veda l’ora di togliere la vigna e mettere pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Questo è un problema serio, altro che ponte sullo stretto. Qua ci vorrebbe un Piano Marshall per rendere irrigabile una buona parte dei terreni.

La siccità rischia di dare una stangata mortale alla viticoltura in Sicilia?

Non è possibile che abbiamo le rese più basse, in alcuni casi, di tutta Italia, e che ci ritroviamo però a competere sui mercati con chi fa 400 quintali ad ettaro. Tenga conto, così per darle a un numero, che quest’anno la Sicilia rischia di avere rese di 40 quintali all’ettaro. Una cifra assolutamente insostenibile. Si sta perdendo gran parte della produzione perché non abbiamo l’acqua per irrigare.

In altre parti del mondo, i deserti si fanno diventare giardini: noi, i giardini, li stiamo facendo diventare deserti. È un meccanismo che chiede vendetta. Il 2024 è un anno con piovosità esageratamente basse. Ma solitamente, la Sicilia, è un territorio dove piove, d’inverno. Se costruissimo le infrastrutture, ovvero le dighe e le linee di distribuzione dell’acqua, rendendo irrigabili gran parte dei terreni, la Sicilia potrebbe davvero fare delle cose strepitose. Un tempo la Sicilia vendeva quantità. Oggi vende qualità.

Eppure le dighe, in Sicilia, ci sono

Su 52 dighe ce ne sono forse 45 che non possono riempirsi al massimo o perché non sono collaudate, o perché necessitano di manutenzione. È come se uno ha una Ferrari in mano, senza sterzo. Non si può gestire un’azienda mettendo il santino e sperando che Dio ci aiuti, facendo arrivare l’acqua al momento giusto. Bisogna che qualcuno capisca che ci vogliono progetti a lungo termine, seri, che salvaguardino la possibilità di arrivare alla soluzione.

La scarsa produzione, del resto, è una minaccia per l’esistenza delle cantine, soprattutto quelle di grandi dimensioni e le cooperative. Come vi state organizzando?

Normalmente facciamo rese medie di 70 quintali all’ettaro. Quest’anno ne faremo 40, ma si potrebbero fare benissimo 100 o anche 120 q/h, irrigando i vigneti, senza intaccare la quantità. La Sicilia ha perso 40 mila ettari di vigneto negli ultimi 30 anni. Se ne perde altri 30 nei prossimi 5 anni, è chiaro che tutto il sistema va in crisi. Mi vanto di dirigere una delle cooperative più solide che ci sono in Sicilia. Ma se manca la base sociale, perché i soci non ce la fanno più a campare con 40 quintali all’ettaro, pur pagati a cifre astronomiche, l’azienda perde la sua sostenibilità. È chiaro che, prima o dopo, si estirperà la vigna. Per mantenere il sistema, occorrono una serie di azioni che non possono essere demandate alle singole aziende: spettano alla politica.

Eppure la priorità della politica per la Sicilia sembra il ponte sullo stretto di Messina

Tutti quanti dicono che vogliono fare il ponte. Ma al 90% dei siciliani non frega niente del ponte! Chiaramente io non sono contro a quest’opera, attenzione. Per me lo possono anche fare. Ma ci sono delle priorità, perché i siciliani che devono andare a prendere quel ponte dal loro paese, possono impiegare anche 4 ore di macchina, con 25-30 interruzioni sul tragitto! E se invece, prima, si potenziassero viabilità e porti? Noi abbiamo bisogno di porti, di aeroporti, di infrastrutture e collegamenti che funzionano per portare i nostri prodotti nel mondo.

Nonostante ciò, ci sono esempi “virtuosi” come quello della sua cooperativa, Colomba Bianca. Qual è il segreto?

Sono presidente di Colomba Bianca da 27 anni. Come tutti, in Sicilia, abbiamo assistito a una diminuzione degli ettari a disposizione. Ma abbiamo sopperito inglobando altre aziende. Noi abbiamo cinque cantine e questo comporta una serie di costi importanti. Quindi bisogna ottimizzare. Tenga conto che, in un’annata normale, dovremmo pigiare almeno 500 mila quintali di uva. Senza considerare il lavoro che stiamo facendo con Cantine Europa e con altre realtà più piccoline, in occasione della vendemmia 2024 ne lavoreremo forse 300 mila. Ce la faremo, perché noi siamo strutturati, siamo riusciti a dare valore aggiunto, ci siamo posizionati su una fascia di prodotti più di fascia alta, quindi riusciamo a intercettare un mercato che, grazie ai ricavi, ci permette recuperare gli aumenti dei costi di produzione.

Dunque il segreto, utilizzando un termine un po’ abusato, è la famosa premiumizzazione? Quali sono le quote Gdo-Horeca di cantina Colomba Bianca?

Il 35-40% del nostro imbottigliato è destinato all’Horeca. La gran parte della prodizione Gdo è destinata all’estero. Siamo stati una delle aziende più performanti in Italia per incremento della quota estero, al settimo posto come performance. Vendiamo in tutto il mondo, in 40 Paesi, dagli Stati Uniti alla Cina, sia bottiglie che sfuso e Bag in Box. Voglio essere prudente: se ognuno facesse davvero la sua parte, la Sicilia, nel giro di 10 anni, potrebbe diventare il salotto buono del vino italiano.

Invece, l’iniziativa è lasciata alla singola azienda, che da sola non può smuovere le montagne. Tutti noi dobbiamo fare di più, dobbiamo fare meglio, dobbiamo innescare circoli virtuosi per creare più ricchezza. Le storie di successo di diversi territori nel mondo sono sempre animate da visionari. Il Prosecco, 25 anni fa, era un vino che nessuno voleva, non lo conosceva nessuno. In Veneto hanno fatto dei bei progetti. Il governatore Luca Zaia è lontano mille miglia dal mio modo di concepire la politica: ma se l’avessimo avuto in Sicilia, forse avremmo avuto una situazione diversa.

Resta dunque una certa preoccupazione

Sono parecchio preoccupato per il breve termine. Ovviamente non per Colomba Bianca, che è un’azienda che sta crescendo. A me non piace essere il primo fra gli ultimi. Preferirei invece che tutto il sistema vino siciliano facesse di più e fosse guidato virtuosamente dalla politica, per trovare una strada di successo importante. Non è bello che ci siano poche aziende che vanno bene. È bello quando tutto il sistema vino va bene. Per far sì che questa situazione si avveri, occorrono una serie di condizioni.

Qual è la sua ricetta per il sistema vino siciliano?

Sono anni che dico che il mondo cooperativo è sottocapitalizzato. Quando ho iniziato il processo di capitalizzazione di Colomba Bianca mi sono messo contro centinaia di soci. Una volta nominato presidente, 27 anni fa, in occasione della seconda assemblea ho chiesto ai soci un miliardo di lire di aumento di capitale sociale. Avevo dei progetti e, per realizzarli, avevo bisogno dell’aumento. Mi sono dovuto imporre, dicendo che avrei rassegnato le dimissioni la mattina dopo, qualora il provvedimento non fosse stato votato.

Per fortuna ho avuto la meglio e devo dire che quella è stata la nostra fortuna, perché l’aumento di capitale sociale ci ha permesso di partecipare a bandi e di sistemare l’azienda, mettendola a norma anche sul fronte della sicurezza. Abbiamo potuto acquistare il primo frigorifero, e non mi riferisco a quello della cucina. Provate oggi a vendere nel mondo un vino prodotto senza la gestione del freddo. Certi percorsi, insomma, vanno incentivati e inseriti all’interno di una visione più lunga.

Quale futuro, dunque, per la cooperazione vinicola siciliana e nazionale?

Il futuro è managerializzare sempre più le aziende. Non riesco a capire perché se dobbiamo andare da un medico cerchiamo il luminare; se dobbiamo andare da un avvocato cerchiamo quello che ha fatto più cause di successo; ma se dobbiamo gestire una cooperativa prendiamo un piccolo pallino qualunque e lo mettiamo là a gestire la cooperativa. Capisce che non può funzionare? Bisogna incentivare la managerializzazione delle aziende e trovare il sistema per favorire anche dei progetti di fusione, per andare nel mondo come colossi.

“Piccolo” non sempre è “bello”: va bene l’azienda di famiglia, ma la cooperativa deve avere le spalle grosse. Inoltre, come detto, andrebbe incentivata la capitalizzazione. E bisognerebbe cercare di studiare dei meccanismi per andare nel mondo assieme, creando sinergie anche con altre regioni. Dobbiamo capire che i nostri competitor sono nel mondo, non tra i vicini di casa o in altre regioni italiane.

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Caso Moncaro e Cantine Europa: l’estate calda delle cooperative del vino italiano


È un’estate calda per il vino italiano, e non solo a causa delle alte temperature che stanno caratterizzando la vendemmia 2024. La crisi di due grandi cooperative, Moncaro nelle Marche e Cantine Europa in Sicilia, sta scuotendo il settore con ripercussioni che vanno ben oltre le due regioni. È la punta dell’iceberg di un settore malato, a partire dai suoi giganti cooperativi. E non si tratta di un male di stagione, una banale influenza. Piuttosto di una crisi strutturale. La cura potrebbe richiedere scelte impopolari. A rischio c’è il futuro commerciale e la reputazione internazionale di due vini bianchi italiani noti e apprezzati: Verdicchio dei Castelli di Jesi e Grillo.

LA CRISI DI MONCARO SPIEGATA

La situazione più clamorosa è quella di Terre Cortesi-Moncaro, un colosso fondato nel 1964 a Montecarotto, nel cuore dell’area del Verdicchio dei Castelli di Jesi, di cui produce una bottiglia su quattro. È la più grande cantina delle Marche, con 612 soci conferenti, 1.300 ettari vitati e un totale di 10 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, il 40% delle quali esportate all’estero. Un idolo dai piedi di argilla, che ha accumulato circa 25 milioni di euro di debiti con banche e fornitori, inclusi quelli di uve bianche e rosse. Non va meglio per i 58 dipendenti della cantina, rimasti a lungo senza stipendio prima dell’intervento dei sindacati.

Le cause della crisi sarebbero da ricercare nell’aumento dei costi di produzione, dettati dall’elevato costo dell’energia e del vetro, ma anche dalla peronospora, che ha drasticamente ridotto la produzione di uva per la vendemmia 2023, soprattutto nelle regioni del centro Italia come Marche e Abruzzo, dove opera Terre Cortesi-Moncaro (a dire il vero, il governo italiano è intervenuto a sostegno dei produttori con consistenti fondi pubblici). Sotto accusa sono anche alcuni recenti investimenti della cooperativa, come la contestata acquisizione della cantina Villa Medoro, in Abruzzo: un investimento di 8,75 milioni di euro per espandere la produzione al Montepulciano d’Abruzzo.

LE CAUSE DELLA CRISI MONCARO TERRE CORTESI

La situazione è precipitata lo scorso febbraio, con la sfiducia dell’intero consiglio di amministrazione della cooperativa, che ha portato alla rimozione dello storico presidente Doriano Marchetti (dopo 25 anni alla guida) e all’ingresso di Donatella Manetti, ora al comando. Dall’inizio di agosto, Moncaro opera sotto la supervisione del commissario giudiziale Marcello Pollio, nominato dal tribunale proprio per risolvere le controversie tra l’azienda e i suoi creditori che, assicura, “saranno pagati”.

Ed è così che l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt), per salvaguardare il mercato, ha avviato lo stoccaggio del Verdicchio Castelli di Jesi Doc (resa massima di 140 quintali per ettaro), partendo da 110 quintali, con un “blocco” fino a 30 quintali per ettaro. La misura, valida per ora fino al 30 giugno 2025, è legata a una vendemmia che si prevede con volumi superiori a quella precedente. È un modo per intervenire, in anticipo, sulla situazione di incertezza creata dal crollo di Moncaro, che potrebbe avere ripercussioni drammatiche sul Verdicchio dei Castelli di Jesi e sulle quantità immesse sul mercato.

VERDICCHIO, I TIMORI DELL’ISTITUTO MARCHIGIANO TUTELA VINI

«La crisi di Moncaro e, in secondo luogo, le difficoltà economiche – spiega il presidente dell’Imt, Michele Bernetti – ci hanno costretto a trovare misure di equilibrio per proteggere le nostre aziende da potenziali speculazioni. A rischio non è solo la sostenibilità delle imprese e dei produttori, ma anche il riconoscimento internazionale di un territorio vinicolo di qualità. La priorità del Consorzio resta la difesa del valore, oltre che della qualità, della denominazione. Per riequilibrare il mercato, oggi è più che mai necessario agire con strumenti di governo dell’offerta, strumenti adottati, tra gli altri, da diverse denominazioni a livello internazionale».

LA CRISI DI CANTINE EUROPA

Non va meglio in Sicilia, dove una cooperativa vinicola, Colomba Bianca, ha annunciato il suo intervento per salvare un potenziale concorrente, Cantine Europa di Petrosino (Trapani), un’altra importante cooperativa agricola nella produzione di uve Grillo, per la vendemmia 2024. Una cantina “in grande difficoltà economica” e bisognosa di un nuovo piano industriale, su cui il nuovo consiglio di amministrazione sta già lavorando. La vicenda è molto simile a quella di Moncaro, con la sfiducia del vecchio consiglio di amministrazione avvenuta a giugno e che ha portato all’elezione di un nuovo presidente, Vito Pipitone, dopo l’allontanamento di Nicolò Vinci.

Tra i primi provvedimenti c’è stata la partnership con Colomba Bianca. Gli obiettivi? Completare la vendemmia 2024, mantenendo aperti gli impianti produttivi e valorizzando le uve dei 1.500 soci conferenti, che coprono un’area vitata di 6.000 ettari tra Mazara del Vallo, Marsala e Salemi. Tutto questo in attesa di un accordo con i sindacati per garantire gli stipendi ai 25 dipendenti della storica cantina, fondata nel 1962.

COLOMBA BIANCA TENTA IL SALVATAGGIO DI CANTINE EUROPA

«Siamo stati contattati più volte dal consiglio di amministrazione di Cantine Europa – sottolinea Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca – per esaminare la possibilità di una collaborazione. Hanno visto in noi un potenziale interlocutore per affrontare in modo deciso le tensioni e le criticità che rischiano di far affondare una storica cantina, fortemente legata alle sue tradizioni. Abbiamo deciso di non tirarci indietro, rendendoci disponibili e non sottraendoci all’aiuto necessario». La priorità ora è garantire un anno di lavoro completo a Cantine Europa. Le uve saranno conferite anche allo stabilimento di Colomba Bianca. Il flusso di lavoro tra le due cooperative è lineare. E, assicura il presidente Taschetta, «condotto con la massima trasparenza, anche se per la vendemmia 2024 in Sicilia non si prevedono grandi quantità».

Questo perché, a differenza delle Marche, dove si prevede una vendemmia più abbondante rispetto alla scarsa del 2023, la Sicilia deve fare i conti con una siccità record che sta mettendo a dura prova i viticoltori. Lo confermano le prime stime rilasciate dalla presidente di Assovini Sicilia, Mariangela Cambria. «Apriremo le porte ai soci della cantina di Petrosino – continua Taschetta – siamo solidi e possiamo certamente garantire un buon anticipo liquidando i soci temporanei. Effettueremo anche la vinificazione in quelli di Cantine Europa, così da garantire la continuità lavorativa ai loro dipendenti». Di certo, il fattore determinante sarà la quantità di uva che si potrà ottenere e che permetterà ai due stabilimenti di rimanere operativi. Ancora una volta una pezza, piuttosto che la medicina definitiva per curare un settore vinicolo malato.

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Sicilia, Colomba Bianca “salva” Cantine Europa: verso un nuovo piano industriale


Colomba Bianca
annuncia un accordo salvagente a sostegno di Cantine Europa, cooperativa agricola di Petrosino (Trapani), tra i leader nella produzione di uve Grillo «in grandi difficoltà economiche», sempre più indirizzata verso la necessità di un nuovo piano industriale. «Una partnership – spiega in una nota la coop di Mazara del Vallo (Trapani) –
nata per portare a termine la raccolta 2024, mantenere aperti gli impianti di produzione, preservare i 1.500 soci conferitori che coprono una superficie vitata di 6 mila ettari compresi tra Mazara del Vallo, Marsala e Salemi e far lavorare, con l’accordo dei sindacati, i 25 dipendenti della realtà che da mesi versa in una situazione d’incertezza».

Come sottolinea Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca: «Siamo stati contattati più volte dal Cda di Cantine Europa, per esaminare la possibilità di una collaborazione. Hanno visto in noi un potenziale player per approcciare in modo risolutivo le tensioni e le criticità che rischiano di affossare una cantina storica, nata nel 1962, fortemente legata alle sue tradizioni. Dopo avere chiesto l’intervento e l’approvazione delle centrali cooperative,che puntualmente è arrivato, abbiamo deciso di non tirarci indietro, mettendoci a disposizione e non sottraendoci al doveroso aiuto».

SALVATAGGIO DI CANTINE EUROPA: OBIETTIVO NON ANCORA RAGGIUNTO

Il raggiungimento dell’obiettivo e soprattutto il futuro di Cantine Europa dipenderà da tutti gli attori coinvolti. «Ci siamo chiesti quale potesse essere la strada migliore da intraprendere – precisa ancora il presidente di Colomba Bianca, Dino Taschetta – per mettere in sicurezza il lavoro di un intero anno di Cantine Europa e rassicurare contestualmente i nostri soci. Senza fare alcun salto nel buio. Siamo arrivati alla conclusione che conferire le uve a nostro nome è certamente la migliore garanzia per tutti». Il flusso di lavoro tra le due cooperative è lineare e condotto nella massima trasparenza, pur non essendo attese grandi quantità per la vendemmia 2024 in Sicilia.

«Apriremo le nostre porte ai soci della cantina di Petrosino – spiega il presidente Taschetta – che potranno conferire da noi. Siamo solidi e possiamo di certo assicurare una buona anticipazione, liquidando i soci temporanei. Per bilanciare, pur avendo la possibilità di lavorare tutte le uve nei nostri stabilimenti, effettueremo la vinificazione anche in quelli di Cantine Europa, così da garantire la continuità lavorativa dei loro dipendenti». Certamente il fattore determinante sarà la quantità d’uva che si riuscirà a ottenere e che consentirà di mantenere attivi i due impianti.

VENDEMMIA 2024 DIFFICILE IN SICILIA PER LA SICCITÀ

«Il vero patrimonio di una cooperativa vinicola è dato dai soci e dalla quantità d’uva conferita. Il resto vale nella misura in cui lavorano gli impianti. Se non c’è produzione, le strutture valgono ben poco e anche le aziende più forti rischiano di andare in crisi. I tempi sono molto complicati, ma siamo certi che rimanendo uniti, con una massa critica importante, si potranno affrontare con più forza i prossimi anni, mettendo a terra un nuovo piano industriale. In questa prima annata di collaborazione auspichiamo il maggiore risultato possibile di raccolta per Cantine Europa, così da garantire il punto di equilibrio con un beneficio per tutti in termini economici».

«Ma per comprendere l’andamento dell’operazione  – ammonisce il presidente di Colomba Bianca – dovremo aspettare la fine della vendemmia. Noi stiamo facendo la nostra parte, adesso gli altri dovranno fare la loro. Le aziende crescono o ristagnano e muoiono. Noi abbiamo scelto di crescere insieme a uno dei territori più belli del mondo del vino, confidando nell’aiuto di tutti, convinti come siamo che quando si lavora per il bene degli altri, anche le forze della natura si coalizzano per fare in modo che i progetti si possano realizzare».

CANTINE EUROPA E COLOMBA BIANCA

Cantine Europa Sca nasce nel 1962 nel territorio di Petrosino, nella parte più occidentale della Sicilia. Da oltre sessant’anni trasforma le uve di oltre 2 mila soci conferitori, in una zona di 6 mila ettari di vigneti. Negli anni, Cantine Europa è stata in grado di diventare leader mondiale nella produzione di uve Grillo.

Diverso l’approccio in Sicilia di Colomba Bianca, cantina cooperativa che conta su 6 cantine dislocate nella provincia di Trapani, di cui cinque dedicate alla produzione vitivinicola e una adibita esclusivamente ai processi di imbottigliamento. Poste in prossimità dei vigneti, le cantine di Colomba Bianca sono dedicate alle singole specializzazioni produttive, con tecnologie all’avanguardia nei processi di vinificazione e affinamento, differenziati in base alle varietà allevate. Due cantine, sino ad oggi, mai così vicine.

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Colomba Bianca punta sullo Spumante Metodo classico Sicilia Doc

Inizia una nuova sfida per la cantina Colomba Bianca in Sicilia: quella della «spumantizzazione con Metodo Classico Made in Sicily». Durante l’International Sales Meeting, in programma dal 28 al 30 giugno tra Marsala e le isole Egadi, la cantina di Mazara del Vallo (Trapani) animerà un dibattito sulla strategia di posizionamento dello “Spumante Sicilia Doc“. L’obiettivo è quello di rendere sempre più distintiva e riconoscibile la produzione spumantistica dell’isola sui mercati internazionali, anche attraverso un confronto con le etichette di altre affermate regioni italiane ed estere.

LE NUOVE FRONTIERE DELLO SPUMANTE IN SICILIA

Protagonisti del talk all’International Sales Meeting saranno il presidente di Colomba Bianca, Dino Taschetta, il direttore vendite e sviluppo commerciale Giuseppe Gambino e la marketing manager Cristina Genna. La tre giorni dedicata al racconto dell’innovazione contemporanea di Colomba Bianca – che presenterà i rivelerà le recenti scelte della cantina cooperativa, che conta 2.500 viticultori nell’area di Mazara del Vallo e 6.900 ettari di vigneto, con 6 impianti di vinificazione e affinamento.

IL NUOVO SPUMANTE 595 100 MESI DI COLOMBA BIANCA

La nuova frontiera produttiva è appunto quella del Metodo classico, rappresentato in casa Colomba Bianca dalla linea 595 di spumanti, che oggi conta un Blanc de Blanc, un rosè da Nero d’Avola e la limited edition “595” 100 mesi sui lieviti, ancora una volta base Chardonnay. «La nuova etichetta – anticipa il presidente Dino Taschetta – incarna il desiderio di valorizzare il percepito qualitativo dei vini di cooperazione. Innoviamo creando valore per il nostro territorio, andando oltre i preconcetti e le difficoltà». Secondo i dati dell’Osservatorio del Vino Uiv-Ismea, nel  2023 sono state vendute circa 936 milioni le bottiglie di spumante italiano,  il 70% delle quali – 655 milioni – sono state posizionate nei mercati esteri.

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Manager comunicazione vino uccisa dall’ex compagno in Sicilia


Marisa Leo
, manager della Comunicazione delle Cantine Colomba Bianca di Mazara del Vallo, in Sicilia, è stata uccisa dall’ex marito Angelo Reina. La notizia dell’ennesimo femminicidio sconvolge l’Italia e il mondo del vino, che si stringe attorno alla famiglia della vittima. Marisa Leo, originaria di Salemi, aveva 39 anni. Tre anni fa aveva denunciato l’ex per stalking per poi tornare a vederlo, per riavvicinare la piccola figlia al padre. Il fatto è avvenuto mercoledì 6 settembre.

Angelo Reina, 42 anni, ha rivolto diversi colpi di pistola nei confronti di Marisa Leo nelle campagne tra Mazara del Vallo e Marsala. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, l’avrebbe invitata nell’azienda agricola di famiglia con la scusa di un tentativo di conciliazione. Dopo averla uccisa ha rivolto la pistola contro se stesso, suicidandosi all’interno della propria auto. Commosso il saluto a Marisa Leo da parte dei colleghi delle Cantine Colomba Bianca, realtà vitivinicola siciliana che raccoglie 6 cantine dislocate nella provincia di Trapani.

IL FEMMINICIDIO DI MARISA LEO IN SICILIA

«Ciao Marisa – si legge sul sito web e sui canali social della cooperativa guidata da Leonardo Taschetta – eri e sarai luce. È stata strappata alla vita Marisa Leo, responsabile marketing e comunicazione di Colomba Bianca. Donna del vino, madre premurosa e ispiratrice delle nostre cantine. Mente e braccio di scelte di successo, colonna portante di progetti internazionali per la filiera vitivinicola italiana, visionaria comunicatrice nel mondo dei vitigni made in Sicily».

Era attiva contro la violenza di genere. È inesplicabile – continua la nota della cantina in ricordo di Marisa Leo – immaginare una nuova vendemmia senza Lei. Siamo sgomenti. Esprimiamo il nostro profondo cordoglio per la perdita che subisce la famiglia di Marisa, di cui ci sentiamo parte integrante anche noi».

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