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Nebbiolo dell’Alto Piemonte? Sbanca il rosato. Il caso Ioppa: dalla truffa al boom

ROMAGNANO SESIA – Galeotta fu la truffa subita da un finto importatore di vino americano. “Ci ordinò il Nebbiolo rosato, ma non lo ritirò. La mia famiglia iniziò così a proporlo in altri stati, trovando clienti nel Nord Europa”. Luca Ioppa, nel 2008, non aveva ancora mosso i primi passi in cantina. Ma racconta quell’episodio, determinante per il successo di “Rusin“, il bel rosato di questa storica cantina piemontese, con la soddisfazione di chi si è tolto un sassolino dalla scarpa. O, meglio, un macigno.

Già, perché da allora la produzione di Nebbiolo rosato della cantina Ioppa di Romagnano Sesia (NO) è passata da 2 a 210 mila bottiglie. Non serve la calcolatrice per capire che si tratti un vero e proprio boom, avvenuto in soli dieci anni. Oggi risulta il vino più prodotto, nell’ambito delle 350 bottiglie complessive dell’azienda.

Numeri che fanno ancora più impressione se si considera che le Colline Novaresi – parte integrante del pregiato ecosistema enologico noto come “Alto Piemonte” – non sono certo note per la produzione di rosato, bensì per i rossi da uve Nebbiolo (appunto) e Vespolina.

“Rusin – spiega Luca Ioppa a WineMag.it – era una vino d’annata per il quale si cercava di correre, per finire le scorte. Grazie a quella truffa siamo esplosi in Norvegia, il nostro attuale mercato di riferimento per l’export, dove vendiamo più di 150 mila bottiglie. Oggi lo produciamo solo su prenotazione. Per il 2019 avevamo ordini per 240 mila bottiglie, che siamo riusciti a soddisfare solo in parte, arrivando appunto alla cifra record di 210 mila”.

Una vera e propria fortuna per l’Azienda Agricola Vitivinicola Ioppa F.lli Gianpiero e Giorgio, fondata nel 1852 da Michelangelo Ioppa e oggi alla settima generazione con Andrea, Marco e Luca.

“Per noi è ottimale poter produrre un rosato con questi numeri – spiega ancora Luca Ioppa – perché riusciamo a racchiudere più vigne di Nebbiolo. La collina verso Novara ha terreno collinare sabbioso. Sull’altopiano sono presenti argille. Unendo il frutto di vigneti con diversi terreni e microclimi, riusciamo a portare in bottiglia molta più complessità rispetto a quella che potrebbe garantire un singolo cru”.

La vendemmia della cantina Ioppa inizia appunto dalle uve destinate a “Rusin”. I grappoli vengono pressati per circa 3 ore, l’unico periodo di contatto con le bucce. Segue una flottazione con azoto, utile all’illimpidimento, prima della fermentazione in acciaio, a temperatura controllata per 40-45 giorni.

Il vino viene quindi messo in bottiglia tra la fine del mese di gennaio e l’inizio di febbraio, per essere stappato non prima di marzo o aprile. Un procedimento che esalta un Nebbiolo non “convenzionale” per il suo colore, eppure così rispettoso delle caratteristiche del grande vitigno a bacca rossa del Piemonte. Un “caso” in rosa, che fa felice Ioppa e tanti acquirenti nel Nord Europa.

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Rosso Barbera 2019: i migliori 10 (+20) assaggi al Castello di Costigliole d’Asti

COSTIGLIOLE D’ASTI – Grande successo per Rosso Barbera 2019. Oltre mille gli accessi alla tre giorni andata in scena dal 2 al 4 novembre, al Castello di Costigliole d’Asti (AT). Una location degna della crescente attenzione dei produttori piemontesi nei confronti della Barbera.

È recente, infatti, il riconoscimento in Piemonte della terza Docg dedicata al noto vitigno a bacca rossa. Si tratta del Nizza Docg, che è andato ad affiancarsi alla Barbera d’Asti Docg e alla Barbera del Monferrato Superiore Docg.

Per l’esordio di Rosso Barbera, evento che nasce dalle ceneri di “Barbera – Il gusto del territorio”, sono stati coinvolti i sommelier Ais della delegazione di Asti. “Grazie alla concessione del castello da parte del Comune e alla nostra collaborazione tecnica – commenta Paolo Poncino (nella foto, sotto) delegato locale dell’Associazione italiana sommelier – l’evento è finalmente decollato”.

“Siamo molto soddisfatti – aggiunge Poncino – soprattutto per i numeri. Lo scorso anno la manifestazione ha coinvolto 80 produttori, quest’anno 150. La copertura geografica è stata dunque molto più capillare e utile, ai nostri ospiti, per comprendere le differenze tra le varie espressioni di questo vitigno, importantissimo per il Piemonte”.

“La Barbera – sottolinea il delegato Ais di Asti – è buonissima vinificata in acciaio, nella sua versione più fresca. Ma si presta ottimamente anche ad essere affinata in legno, con diversi tempistiche e tipologie di botte. Un vino, dunque, molto versatile e gastronomico“.

Diverse le zone rappresentate ai banchi d’assaggio. Corposo il numero di Barbera proveniente dall’Astigiano. Buona la rappresentanza di altri territori piemontesi, come Alba (Cuneo), le Colline Novaresi (Novara) e i Colli Tortonesi (Alessandria).

Non sono mancati rappresentanti dal vicino Oltrepò pavese, con quattro etichette provenienti da San Damiano al Colle, Rovescala, Canneto Pavese e Montecalvo Versiggia, tutti Comuni in provincia di Pavia. Ecco dunque i migliori assaggi di WineMag.it a Rosso Barbera 2019.

TOP 10

1) La Montagnetta – Roatto (AT): Barbera d’Asti Docg Superiore 2016 “Piovà”
2) Mossio – Rodello (CN): Barbera d’Alba Doc 2017
3) Accornero e Figli – Vignale Monferrato (AL): Barbera Del Monferrato Doc 2016 “Giulin”
4) Pomodolce – Montemarzino (AL): Colli Tortonesi Doc Monleale 2011 “Marsen”
5) Gatto Pierfrancesco – Castagnole Monferrato (AT): Barbera d’Asti Docg Superiore 2017 “Vigna Serra”

6) Michele Chiarlo – Calamandrana (AT): Nizza Docg Riserva 2016 “La Court”
7) Dacasto Duilio – Agliano Terme (AT): Nizza Docg 2017 “Moncucco”
8) Tenuta Il Falchetto – Santo Stefano Belbo (CN): Barbera d’Asti Docg Superiore 2017 “Lurei”
9) Cascina Delle Rocche Di Moncucco – Santo Stefano Belbo (CN): Barbera d’Asti Docg 2017 “Vigne Erte”
10) Gianni Doglia – Castagnole Delle Lanze (AT): Barbera d’Asti Docg 2018 “Bosco Donne”

MENZIONI

11) Cascina Fiore – Costigliole d’Asti (AT): Barbera d’Asti Docg 2016
12) Baldi Pierfranco – Costigliole d’Asti (AT): Barbera d’Asti Docg Superiore 2015 “Castelburio”
13) Sant’Anna Dei Brichetti – Costigliole d’Asti (AT): Barbera d’Asti Docg Superiore 2015 “Vigna Dei Brichetti”
14) Bianco Marco – Costigliole d’Asti (AT): Barbera d’Asti Docg Superiore 2015 “Vigna Del Mor”
15) Montalbera – Castagnole Monferrato (AT): Barbera d’Asti Docg 2018

16) Bava – Cocconato (AT): Barbera d’Asti Docg 2018 “Libera Pianoalto”
17) Cantina Sant’Evasio – Nizza Monferrato (AT): Barbera d’Asti Docg 2018
18) Dacasto Duilio – Agliano Terme (AT): Barbera d’Asti Docg 2018 “La Maestra”
19) Gaudio Bricco Mondalino – Vignale Monferrato (AL): Barbera d’Asti Docg 2018 “Zerolegno”
20) Coppo – Canelli (AT): Barbera d’Asti Docg 2018 “L’avvocata”

21) Sei Castelli – Agliano Terme (AT): Barbera d’Asti Docg 2018 “Ventiforti”
22) Cascina La Barbatella – Nizza Monferrato (AT): Barbera d’Asti Docg 2017 “La Barbatella”
23) Cascina Valle Asinari – San Marzano Oliveto (AT): Barbera d’Asti Docg 2017
24) Scarpa – Nizza Monferrato (AT): Barbera d’Asti Docg 2016 “Casa Scarpa”
25) Bava – Cocconato (AT): Piemonte Doc Barbera 2018 “Viva In Bottiglia Gura” (metodo ancestrale)

26) Malabaila Di Canale – Canale (CN): Barbera d’Alba Doc Superiore 2016 “Mezzavilla”
27) Olim Bauda – Incisa Scapaccino (AT): Nizza Docg 2016 “Cru Bauda”
28) La Gironda – Nizza Monferrato (AT): Nizza Docg 2016 “Le Nicchie”
29) Franco Roero – Montegrosso D’Asti (AT): Barbera d’Asti Docg Superiore 2017 “Mappale 213”
30) Prasso Piero – Mongardino (AT): Barbera d’Asti Docg Superiore 2016 “Colli Astiani”

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Il Nebbiolo dell’Alto Piemonte conquista i mercati. Grande banco d’assaggio a Novara


NOVARA –
E’ (quasi) tutto pronto al Castello di Novara per Taste Alto Piemonte 2019. Tre giorni di degustazione – da sabato 30 marzo a lunedì 1 aprile – che avranno come protagonista assoluto il Nebbiolo prodotto nelle province di Novara (Ghemme, Colline Novaresi, Boca, Fara, Sizzano), Verbano Cusio Ossola (Valli Ossolane), Vercelli e Biella (Gattinara, Coste della Sesia, Bramaterra, Lessona).

Tutto tranne che la serie B del grande vitigno piemontese. Le 10 Denominazioni, assieme, raggiungono 500 ettari vitati complessivi rivendicati. Anche in quest’area, così come nelle Langhe, è massima l’attenzione al contenimento delle rese. I dati più aggiornati parlano di circa 50 quintali per ettaro nel 2016, scesi a 45 nel 2017.

Un territorio che sta vivendo un momento magico per l’export. “Abbiamo molte realtà che esportano per più del 50% – commenta Lorella Zoppis, presidente del Consorzio di Tutela Nebbioli Alto Piemonte (nella foto) – per arrivare anche al 70-80%.  Oltre a operare in mercati storici quali Usa, Nord Europa, Canada, Germania, Svizzera e Inghilterra, molte aziende sono presenti in Belgio, Olanda, Francia, Russia e Asia”.

Buone anche le performance in Italia, dove i Nebbioli dell’Alto Piemonte stanno cercando di imporsi assieme a quelli delle Langhe e della Valtellina. “Credo di poter affermare che il futuro sia roseo su tutti i fronti – continua Zoppis – anche perché la qualità delle produzioni cresce in modo costante. Quasi tutte le aziende hanno un incremento annuale delle richieste, provenienti da mercati diversi, compreso quello locale”.

“Molti giovani si stano riavvicinando alla viticoltura ed avviano nuove produzioni – aggiunge la presidente del Consorzio di Tutela Nebbioli Alto Piemonte – e sta crescendo in modo esponenziale anche la richiesta enoturistica. Certo non siamo ancora minimamente paragonabili al movimento enoturistico presente in altre aree, ma raffrontando la situazione attuale con quella di pochi anni fa, direi che abbiamo fatto passi da gigante”.

FOCUS SULLA PRODUZIONE

La Denominazione di maggior peso dell’Alto Piemonte sono le Colline Novaresi (201,61 ettari) che nel 2017 hanno registrato una produzione di 819026,40 Kg di uva (670021 litri imbottigliati). Segue Gattinara con 89,86 ettari, (390176,90 Kg di uva per 378954 litri imbottigliati).

Terzo posto per le Coste della Sesia: 50,29 ettari, 109444,30 Kg di uva prodotti e 155016 litri imbottigliati. Ghemme ha una superficie rivendicata a Doc di 49,79 ettari: sempre nel 2017 sono stati prodotti 175058,00 Kg di uva e imbottigliati 128620 litri.

Al quinto posto, sempre in ordine di dimensioni, si piazza Bramaterra con 24,81 ettari, 46370,00 Kg di uva, 32160 litri imbottigliati. Sesto e settimo posto per Lessona e Boca: 16,74 ettari, 41760,00 Kg di uva, 19443 litri imbottigliati nella prima; 16,07 ettari, 50331,00 Kg di uva e 20213 litri imbottigliati nella seconda.

A seguire i tre areali più di nicchia per l’Alto Piemonte. Le Valli Ossolane (8,31 ettari, 33897,90 Kg di uva, 20000 litri imbottigliati), Fara (7,37 ettari, 36701,70 Kg di uva, 16822 litri imbottigliati) e Sizzano (6,47 ettari, 9427,50 Kg di uva, 4317 litri imbottigliati).

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Taste Alto Piemonte 2018: i migliori assaggi al Castello di Novara

NOVARA – Si è svolta lo scorso weekend, al Castello di Novara, la seconda edizione di “Taste Alto Piemonte”, evento dedicato alle dieci denominazioni delle provincia di Novara, Biella, Vercelli e Verbanio-Cusio-Ossola organizzato dal Consorzio di Tutela Nebbioli Alto Piemonte.

Nessuna nuvola su questa manifestazione in cui, anche nei momenti di maggiore affluenza – duemila presenze registrate complessivamente nei tre giorni di degustazione – si è respirata curiosità e letizia.

Cinquanta produttori presenti, con 150 vini in assaggio. Tutti dritti verso l’obiettivo di valorizzare i prodotti di un territorio che nulla ha da invidiare a zone più “blasonate” del Piemonte.

Vitigni protagonisti principalmente Vespolina, Uva Rara, Croatina e Nebbiolo in tutte le sue sfumature. Espressioni di un terroir unico, diviso tra zone alluvionali e zone vulcaniche, interpretazioni tanto diversamente affascinanti.

I MIGLIORI ASSAGGI
Il nostro tour inizia al banchetto dell’azienda agricola Tiziano Mazzoni di Cavaglio d’Agogna in provincia di Novara con la degustazione del Colline Novaresi Doc Vespolina il Ricetto 2017.

Una Vespolina in purezza che fa solo acciaio. Di un bel colore rosso porpora, ha un naso intenso di fragolina di bosco. Un vino giovane che però resta teso e gustoso fino alla fine. Ha la giovialità di un Grignolino.

Della stessa azienda livello molto interessante anche per il Ghemme 2013 “Ai livelli”, un vino nato nel 2007 con una produzione di  1500 bottiglie. Solo sette mesi dall’imbottigliamento, ma già molto piacevole.

Diciotto mesi di tonneau e altrettanti di botte grande. Un naso fruttato che spazia dalla mora alla fragola, note balsamiche fin da subito e spezie. Freschezza, tannino intenso, ma maturo ed equilibrato. Lungo al retrolfattivo. Interessante il prezzo in cantina di 25 euro.

Poco più in là il banchetto di un’altra azienda di pregio, La Prevostura di Lessona in provincia di Biella. Colline di antiche sabbie marine, limi e argille sulle quali il Nebbiolo è perfettamente a suo agio. Un fuoriclasse il Lessona Doc 2014.

Nebbiolo 100%, fermentato in acciaio ed affinato in legno di secondo passaggio per circa 20 mesi per non snaturarlo. Una produzione di 2900 bottiglie. Non particolarmente intenso al naso, ma in bocca touché. Una mineralità ed una finezza da godere tutta.

#EPCI. E poi c’è Ioppa. Ne abbiamo parlato ampiamente già due anni fa,  durante la manifestazione i Rossi del Rosa. Una tappa pressoché obbligata.

Al banchetto una selezione suddivisa tra vini più semplici, acciaio, fermentazioni veloci e poi vini più importanti: una Vespolina in purezza e tre Ghemme (85% Nebbiolo e 15% Vespolina) fermentazioni naturali, lunghe macerazioniche, quattro anni di legno e un anno / due in bottiglia.

Primo assaggio il Colline Novaresi Doc Rusin 2017. Un rosato da migliaia e migliaia di bottiglie che va all’estero prodotto con uve Nebbiolo.

Ha ancora una certa pungenza, ma resta un vino molto equilibrato e piacevole, comprensibile il suo successo. Siamo certi che in Italia, con una fetta di salame, sarebbe un temibile antagonista del Prosecco.

Il secondo assaggio è il Colline Novaresi Doc Vespolina 2012 Mauletta. Un vino prodotto da un vitigno sul quale Ioppa ha deciso di scommettere. Ampelografia e clima gli sono venuti incontro. Romagnano è il primo paese della Valsesia, gode tutto l’anno di un microclima particolare, di un venticello che giova particolarmente a quest’autoctono.

Tante ore in vigneto per questa uva, il doppio di quelle che servono per il Nebbiolo: foglioline piccole, grappoli che si intrecciano e vanno liberati e defogliati per far prendere luce e aria. Lavoro che regala però tanta soddisfazione in bottiglia. L’annata 2012 ha sei anni sulle spalle non sentiti. Molto giovane, molto fresco.

Sembra un Barbera. L’olfatto regala mirtilli, frutti rossi giovani, ma anche note floreali e spezie. Al palato ha una grande struttura: corpo deciso, tannino presente, ma pulito. Grande equilibrio e finezza. Dimostrazione  che la Vespolina ha un grandissimo potenziale: non è solo un vino aspro, semplice, d’annata o da taglio, ma può regalare emozioni. Tanto di cappello.

Bella sorpresa (ritrovata) il  Ghemme Docg Bricco Balsina e Santa Fe. Entrambi annata 2012. Balsina nasce da un vigneto giovane sito su un terreno sciolto di sabbia e sassi “marci” che si sgretolano, radici che affondano in profondità. Mineralità  e ferrosità dal terroir all’assaggio. Il Balsina è dritto ed austero, con un tannino percepibile: vino “wow” dal finale lunghissimo.  Il Santa Fe è ancora più corposo, rispetto al Balsina  è spostato verso la morbidezza, finale di sottobosco.

Ci spostiamo da Ca’ Nova, azienda di circa dieci ettari ai piedi del Monte Rosa, a Bogogno.  Un battaglione di vini meritevoli, con una menzione speciale per il Colline Novaresi Doc Nebbiolo San Quirico 2010.

Direttamente dalla vigna che l’azienda ritiene più territoriale, un cru. Naso molto sul frutto e sulla spezia, palato  più ferroso e minerale. Un vino ematico. Nonostante gli 8 anni sulle spalle il tannino si fa sentire, non graffiante, ma polveroso.

Estremamente gradevoli anche il Ghemme Docg e Riserva dell’azienda. Azienda da approfondire, con una visita in cantina.

Proseguiamo gli assaggi memorabili di questa edizione di Taste Alto Piemonte. Si fa apprezzare anche la “neonata ” cantina Pietraforata che si trova nell’antico ricetto di Ghemme:, attività cominciata solo nel 2012, un futuro promettente.

Il calice d’entrée è rosè. Si tratta del Colline Novaresi Doc Orezza. Un nebbiolo rosato che con la vendemmia 2016  è stato premiato con la medaglia d’argento all’International Rosè Championship. 5000 bottiglie prodotte per quello che si rivela un ottimo vino estivo, fresco.

Pulito ed agrumato  e con una bella sapidità. Di poca persistenza forse, ma che importa:beva talmente piacevole da immaginarla in cambusa in barca a vela. Sognante.

L’ ultimo assaggio è eccezionale e lo facciamo in provincia di Vercelli da Mauro Franchino, “vestale” al maschile del Gattinara. In degustazione la 2012. Vino fermentato in cemento che fa 4 anni di botte.

Naso sontuoso e sinuoso: un tripudio di frutti e spezie: ribes, fragola, mora, mirtillo cui si aggiungono note speziate di pepe e chiodi di garofano e anche un accenno balsamico. E’ con che ritmo incede al palato! In punta di piedi, elegante come una ballerina. Un crescendo rossiniano. Emozionante.

(articolo di Viviana Borriello e Denis Mazzucato)

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