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Gaspari: «Signorvino? Zýmē non in vendita. E su Quintarelli e Dal Forno dico che…»


«Non ho venduto niente a nessuno, Zýmē non è in vendita». È quanto dichiara Celestino Gaspari, patron della prestigiosa cantina di San Pietro in Cariano, in Valpolicella. Smentite così, dal diretto interessato, le voci (molto insistenti) che circolano da qualche settimana in merito a un possibile acquisto da parte del Gruppo Signorvino, già agli onori delle cronache per l’operazione La Giuva della famiglia Malesani (andata ufficialmente in porto nel febbraio 2023).

Nell’affidare la smentita ufficiale in esclusiva a winemag.it, Celestino Gaspari va oltre. «Ho diversi pretendenti, anche nomi prestigiosi – dichiara – ma ad oggi non ho venduto Zýmē e non ho intenzione di vendere. Le voci che circolano in Valpolicella dimostrano che è il mio giro. Un po’ di anni fa è stato il turno di Quintarelli, poi quello di Dal Forno e adesso è il mio… Cosa devo farci? Non ho venduto e non sono in trattativa per farlo». Quel che è certo, è invece che la cantina di via Cà del Pipa 1 stia affrontando un periodo di profonda «ristrutturazione».

«Quello che sto facendo – chiarisce Gaspari – è avere le idee più chiare, aspettando che mio figlio diventi grande. Compirà 4 anni a gennaio 2024, quindi ho altri vent’anni davanti. Il mio compito adesso è ristrutturare bene l’azienda, a fronte di una serie di cambi avvenuti nell’ultimo periodo. Il mio obiettivo è avere per ogni comparto una persona referente di cui veramente mi fido, con capacità certe. Il tutto per ritagliarmi più spazio per muovermi e più spazio per me stesso. Questa è l’idea: fare in modo che mio figlio trovi un’azienda strutturata, per andare avanti e fare ancora meglio. Se invece vorrà fare altro, persino il calciatore, sarà libero di vendere al giusto valore».

DALLA SMENTITA AL FUTURO, «MA NON COME QUINTARELLI E DAL FORNO»

Gaspari commenta poi le sorti di altri due marchi storici della Valpolicella, allargando il campo ad alcune rivelazioni scottanti. «Onestamente – dichiara – non mi piacciono tanto le soluzioni adottate dai miei più stretti colleghi Quintarelli e Dal Forno. Anche loro hanno tirato, tirato, tirato… Poi si sono stancati e hanno fatto scelte un po’ tristi. Nel caso di mio suocero (Quintarelli, ndr) all’epoca ho proposto di fare una società in cui le quattro figlie sarebbero rimaste proprietarie. Ci sarebbe stata una certa liquidità da reinvestire e, contemporaneamente, liquidare un’altra parte. In questo modo si sarebbe data all’azienda una struttura tale da poterla fare crescere, anche in volumi, oltre che in prestigio. Alla fine, invece, la scelta è ricaduta su una figlia sola».

E sulla Dal Forno Romano: «Idem – chiosa Celestino Gaspari – con tre figli. Due hanno deciso di spostarsi altrove e fare dell’altro. A loro avevo proposto di acquistare un’azienda sui Colli Berici. I Berici, come i Colli Euganei, sono due zone che sono la “Bolgheri del Nord”. Hanno suoli e terreni importanti, hanno un microclima e vitigni importanti, storici. Gli ho detto di andar là, carichi dell’esperienza ricevuta dal papà e del nome che si portano sulle spalle, per fare un’azienda nuova: una cantina, da quelle parti, al giorno d’oggi costa ancora relativamente poco».

«Avrebbero fatto parlare della zona e di loro – continua il patron di Zýmē – come “primi” giunti sul posto. L’alternativa sarebbe stata quella di fare Amarone e Valpolicella sperando che il mercato dicesse loro di essere più bravi del fratello. Non il massimo, insomma». Insomma, altra carne sul fuoco sempre accesso della Valpolicella, che si conferma tra gli areali vitivinicoli più dinamici degli ultimi anni, in Italia. Dentro e fuori dal calice.

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Miglior spumante dolce italiano 2024: Fior d’Arancio Colli Euganei Docg 2022 di Vigne al Colle


Il Miglior Spumante dolce italiano 2024 è il Fior d’Arancio Colli Euganei Docg 2022 di Vigne al Colle. Il riconoscimento della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it arriva grazie ai 94/100 assegnati in occasione delle degustazioni alla cieca di categoria. A produrlo è la cantina guidata dal vignaiolo Fivi Martino Benato a Rovolon, la “sottozona” al momento più interessante e di prospettiva nel variegato panorama dei vini vulcanici dei Colli Eugani, soprattutto per la produzione di vini rossi da varietà del taglio bordolese.

IL FIOR D’ARANCIO DI VIGNE AL COLLE MIGLIOR VINO SPUMANTE DOLCE ITALIANO 2024

Il Fior d’Arancio Docg 2022 di Vigne al Colle è assoluto emblema dei Colli Euganei e della loro Denominazione di origine controllata e garantita, ancora poco conosciuta dal grande pubblico ma meritevole di essere scoperta e di ritagliarsi un ruolo di prim’ordine in un segmento come quello dei vini spumanti dolci italiani. Alla vista, il miglior spumante dolce italiano per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it presenta una spuma persistente, che si eleva su un calice giallo paglierino tenue.

Perlage fine, molto persistente. Convince, in un quadro di perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, per il bel gioco tra le note fresche ed agrumate e quelle morbide ed aromatiche del Moscato Giallo, cui fanno eco ricordi di mentuccia selvatica e salvia. Sorso di assoluto equilibrio, piacevolmente sapido e ammandorlato nel finale, di gran persistenza. La sfida che può risultare vincente? Abbinarlo a tutto pasto, a partire dagli antipasti. E scoprire, così, il risvolto più aromatico del Moscato Giallo cresciuto sui terreni argilloso-calcarei di origine vulcanica del territorio di Rovolon.


Vigne al Colle di Martino Benato
Via Palazzina, 100 35030 Rovolon (PD)
info@vignealcolle.com
 Mob. 348 0139109
 Tel. 049 5227009

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Nuovo Cda Consorzio Vini Colli Euganei: c’è anche l’abate dell’Abbazia di Praglia

Nel nuovo Cda del Consorzio Vini Colli Euganei c’è anche l’abate dell’Abbazia di Praglia, don Stefano Visintin. Rumors degli scorsi mesi davano il religioso addirittura in carica per il ruolo di nuovo presidente. Dopo un ribaltone interno, la sedia più importante è invece andata a Gianluca Carraro, che sarà affiancato dal vicepresidente vicario Giorgio Salvan e dal vicepresidente Giorgia Veronese. L’abate Stefano Visintin, professore di Teologia Fondamentale al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, è tra i consiglieri chiamati a rappresentare i 400 soci del Consorzio volontario della provincia di Padova, in Veneto. L’elezione del nuovo presidente Gianluca Carraro è avvenuta il 28 luglio. Dimissioni volontarie, invece, per l’ex presidente uscente Marco Calaon, il cui secondo mandato era stato rinnovato a dicembre 2020.

Più che una porta in faccia, si è trattato di un graduale accompagnamento all’uscio da parte di un gruppo di produttori, che ha poi trovato alleanze importanti all’interno del vecchio Cda. Il presidente uscente ha tentato inutilmente di superare la crisi delle dimissioni dal Consorzio di otto cantine – poi salite a 9 – come documentato da winemag.it il 5 novembre 2022. Motivo dei malumori interni il blocco degli impianti di Serprino, nome con cui sui Colli Euganei si indica l’uva Glera (di cui è sinonimo e biotipo). Prima della metà dello scorso novembre, il Consorzio Tutela Prosecco Doc aveva ammesso di aver ricevuto da Calaon la richiesta di vagliare la possibilità di «valorizzazione del Serprino dei Colli Euganei» come “sottozona” della Doc veneto-friulana. L’Assemblea dello scorso 30 giugno ha messo un punto definitivo, rinnovando il Cda dell’ente che rappresenta i produttori dei vini Doc e Docg dei Colli Euganei e causando. Successivamente, le dimissioni di Calaon.

NUOVO CDA CONSORZIO COLLI EUGANEI: GLI ELETTI

Oltre al nuovo presidente Gianluca Carraro (59 anni, agronomo), ai vicepresidenti Giorgio Salvan e Giorgia Veronese e all’abate dell’abbazia di Praglia, Stefano Visintin, il Consiglio di amministrazione è ora composto da Giovanni Barbiero, Martino Benato, Lorenzo Bertin, Valentino Bressanin e Simone Dalla Montà. «Mi avvicino a questo nuovo ruolo – sono le prime parole di Carraro – con umiltà, tanta volontà e la passione che contraddistingue tutti noi produttori vitivinicoli. Le sfide che ci attendono sono impegnative e riguardano anzitutto la necessità di continuare nel percorso di eccellenza e nel lavoro delle aziende produttrici che tanto hanno investito in questi anni proprio sul fronte della distintività e dell’eccellenza dei vini dei Colli Euganei, la cui forza sta nell’intimo e autentico legame con un ambiente unico nel suo genere».

«Un ringraziamento – aggiunge il nuovo presidente del Consorzio vini Colli Euganei – va ai consiglieri e ai dirigenti uscenti per il lavoro di questi anni e alle organizzazioni di categoria del mondo agricolo per la collaborazione e il sostegno. Rivolgo un saluto infine ai sindaci dei Comuni dei Colli Euganei, con i quali continuerà il dialogo e il proficuo rapporto avviato in questi anni. Il lavoro di squadra porta a buoni frutti e continueremo su questa strada». Proprio per tenere fede a questo impegno è volontà del Consiglio, a breve, «incontrare i referenti istituzionali locali e regionali presentare la nuova squadra e il programma per il futuro».

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Veneto Igt Bianco 2020 “Origini”, Vigne al Colle

Il Veneto Igt Bianco 2020 “Origini” della cantina Vigne al Colle è uno dei vini presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it, nella particolare sezione dedicata ai “Vini macerati”. Giallo oro carico, per l’appunto, per questo macerato da uve Garganega e Moscato bianco non filtrato, che fermenta a contatto con le bucce, vinificato come un tempo.

Nasce a nord di Rovolon, su suoli vulcanici. Naso ampio, generoso, agrume e frutta esotica. Gran freschezza e sapidità, in allungo. Il Veneto Igt Bianco 2020 “Origini” della cantina Vigne al Colle è un vino che abbina una gran beva a una struttura poliedrica per l’abbinamento, mostrando tutte le potenzialità del micro terroir vulcanico di Rovolon, sui Colli Euganei.

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Inaugurato il Museo Luxardo: 200 anni di storia per la distilleria dei Colli Euganei

FOTONOTIZIA – È stato inaugurato nelle scorse ore il Museo Luxardo, adiacente alla sede dell’azienda di Torreglia, in provincia di Padova. Un percorso coinvolgente lungo i 200 anni della storia di una delle famiglie italiane simbolo nella produzione di liquori ed ingredienti per la pasticceria artigianale, nonché tra le più antiche  distillerie del mondo.

Un’azienda che, nel 2021, ha celebrato i suoi 200 anni di attività. Grazie al Museo Luxardo, il visitatore viene accompagnato in un viaggio dalle origini a Zara, in Dalmazia, fino ai Colli Euganei, dove dal 1947 ha sede la produzione.

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«Ecco perché siamo usciti dal Consorzio Vini Colli Euganei»: lettera di 9 cantine padovane

Con la presente le aziende Alla Costiera, Ca’ Lustra, Quota 101, Reassi, San Nazario, Villa Sceriman, Vignale di Cecilia, Vignalta e Vigna Roda, sono a comunicare le motivazioni che le hanno indotte ad interrompere la carica di socio del Consorzio Volontario per la Tutela e la Promozione dei vini DOC e DOCG Colli Euganei.

La prima ragione risiede nella convinzione che l’eventuale cessione della Doc Serprino alla Doc Prosecco potrebbe causare una grave perdita di identità territoriale. E non si intende solo dell’identità del Serprino ma anche, e soprattutto, delle altre Doc Colli Euganei, primi fra tutti i rossi. Gli interventi usciti nella stampa nel recente periodo, non fanno altro che avvalorare questa tesi, e preoccupante è la dichiarazione rilasciata dal Presidente Marco Calaon, il quale afferma che nella sua visione futura vedrebbe i Colli Euganei come immagine bandiera della Prosecco Doc. (il mattino di Padova del 8.11.22).

Questo è esattamente il pericolo che vorremmo si evitasse, in quanto una menzione così forte inevitabilmente offuscherebbe tutte le altre radicate tipicità del nostro luogo, anziché trainarle, come alcuni sostengono. Le aziende sopra citate ritengono opportuno che decisioni così importanti per i Colli Euganei, che segnano in modo marcato il futuro di un territorio, debbano necessariamente essere discusse il più ampiamente possibile dagli imbottigliatori e dalla base sociale, cosa che invece in questa occasione non è mai avvenuta, essendo l’Assemblea stata posta dinnanzi a scelte quasi obbligate senza un dibattito costruttivo nell’interesse di tutti.

Tutto questo è reso possibile dal fatto che esiste all’interno del Consorzio un problema di rappresentatività che porta di fatto in assemblea ad un forte sbilanciamento della capacità decisionale verso la cooperativa locale. La consapevolezza da parte degli organi amministrativi di avere i numeri per far approvare qualunque decisione sia appoggiata dalla Cantina Sociale, sembra che nell’ultimo periodo abbia fatto perdere l’interesse anche al solo ascolto dell’opinione della minoranza, rappresentata da un certo numero di medio/piccole aziende imbottigliatrici che cercano di far conoscere la qualità enologica dei Colli Euganei».

GLI ANTEFATTI

Polveriera Colli Euganei: otto cantine escono dal Consorzio Vini

Colli Euganei come “Asolo” del Prosecco Doc, Zanette conferma: «Trattative aperte tra Consorzi»

Quando metteremo Rovolon sulla mappa dei grandi vini rossi italiani?

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Colli Euganei come “Asolo” del Prosecco Doc, Zanette conferma: «Trattative aperte tra Consorzi»


I Colli Euganei come “Asolo” del Prosecco Doc. Una zona di nicchia, da trasformare in “sottozona” e ulteriore fiore all’occhiello del sistema Prosecco, in particolare di quello senza la “G” di “Docg”. Il tutto allo scopo di valorizzare il Serprino, biotipo (e sinonimo) della Glera allevato proprio sulle colline vulcaniche del Padovano. La proposta è reale e le trattative sono aperte tra i due Consorzi veneti. Ad avviarle è stato proprio il Consorzio di Tutela Vini Colli Euganei, presieduto da Marco Calaon. A confermarlo è l’omologo Stefano Zanette, a nome dell’ente trevigiano.

«La richiesta affinché il nome Serprino, che dal punto di vista normativo è il sinonimo della varietà Glera, potesse venire valorizzato, per i soli produttori dei Colli Euganei, all’interno della Doc Prosecco – rivela Zanette – ci è pervenuta da parte del Consorzio Colli Euganei (così come attestano le comunicazioni ufficiali intercorse), con il reiterato patrocinio di un Organizzazione Professionale di Categoria».

«Il Consorzio del Prosecco Doc, dal canto suo, si è reso disponibile ad accompagnare tale soluzione ritenendo di far cosa gradita al sistema produttivo locale che, in questi anni, ha preferito, in larga parte, rivendicare Prosecco Doc in luogo di Colli Euganei Doc Serprino».

Polveriera Colli Euganei: otto cantine escono dal Consorzio Vini

GLERA VS SERPRINO: TIMORI E OPPORTUNITÀ PER I COLLI EUGANEI

Si tratta ovviamente di un vantaggio in termini di prezzi delle uve. Il Serprino, come rivelano a winemag.it alcuni produttori locali, vale attorno ai 38 euro al quintale all’interno della Doc Colli Euganei. Se venduto come Glera da Prosecco Doc si possono anche superare i 100 euro al quintale.

«Nel dirci dispiaciuti per una polemica che, per quanto ci riguarda, definiremo inesistente – aggiunge Stefano Zanette – restiamo in attesa delle decisioni che, in prima istanza, riguardano i produttori di Colli Euganei Doc Serprino. Nel rispetto delle prerogative definite dalla normativa in materia, dovranno scegliere la strada che intendono percorrere. Consapevoli che poi sarà  l’Assemblea dei soci del Consorzio Prosecco Doc ad esprimersi nel merito».

Nel frattempo la questione è caldissima sui Colli Euganei. Otto cantine sono uscite dal Consorzio di Tutela, proprio in seguito all’avvio delle trattative tra i due enti di tutela. Tra queste, alcune non producono Serprino. L’impressione è ci sia molto di più rispetto al timore di «glerizzazione dei Colli Euganei». L’eventuale apertura alla sottozona della Doc Prosecco graverebbe ulteriormente sulla visibilità del fiore all’occhiello dei colli vulcanici padovani, ovvero i vini rossi da varietà bordolesi. Qualcosa di unico, specie nella zona di Rovolon.

Quando metteremo Rovolon sulla mappa dei grandi vini rossi italiani?

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Polveriera Colli Euganei: otto cantine escono dal Consorzio Vini


Otto aziende fuori dal Consorzio Vini Colli Euganei
. L’ente padovano presieduto da Marco Calaon, il cui secondo mandato è stato rinnovato a dicembre 2020, è una polveriera. Tra l’inizio di luglio 2022 e la scorsa settimana hanno fatto le valige da Vo le cantine Ca’ Lustra, Quota 101, Vignale di Cecilia, Vini San Nazario, Vigna Roda, Alla Costiera di Gamba Filippo, Reassi e Vignalta. Sbattendo la porta.

L’erga omnes non è a rischio. Il gruppo di dissidenti strappa appena un centinaio di ettari al Consorzio. Secondo fonti di winemag.it, le cantine dimissionarie chiederebbero tuttavia proprio la testa del presidente Calaon e dell’intero Cda.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, in via ufficiosa, sarebbe il blocco degli impianti del Serprino (biotipo dell’uva Glera) votato lo scorso giugno dalla maggioranza dei soci del Consorzio Vini Colli Euganei. Tre anni “Serprino free” (2022-2024) motivati dalla volontà di bloccare quella che localmente viene definita «Glerizzazione dei Colli Euganei».

PROSECCO DOC VERSO LA SOTTOZONA DEL SERPRINO?

In zona sono pochi i produttori che imbottigliano spumanti o frizzanti Serprino Doc Colli Euganei, preferendo piuttosto vendere le uve o il vino sfuso. Un fenomeno reso ancora più evidente dalla decisione della Doc Prosecco di attivare la misura dell’attingimento temporaneo per la campagna vendemmiale 2022, votata dal Cda trevigiano il 24 giugno e avallata da Regione Veneto il 26 luglio.

I conti, tuttavia, non tornano. Tra le aziende uscite dal Consorzio Vini Colli Euganei, più d’una non produce Serprino. Ecco perché le cause dei dissidi andrebbero ricercate altrove. Ma pur sempre nell’ambito della gestione dell’ente da parte del presidente Marco Calaon, figura considerata da molti vicina alla cooperativa locale.

Sul tavolo resta comunque aperta un’opzione intrigante per il futuro dei produttori dei Colli Euganei. Il Consorzio Doc Prosecco avrebbe già dato il via libera all’istituzione della sottozona del Serprino. Per l’intero sistema Prosecco si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione. Il carattere “vulcanico” del biotipo di Glera allevato sugli Euganei offrirebbe un’opportunità di diversificazione dell’offerta a una Denominazione che ha messo nel mirino il miliardo di bottiglie, da raggiungere nei prossimi 5, 8 anni.

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Gli Editoriali news news ed eventi

Quando metteremo Rovolon sulla mappa dei grandi vini rossi italiani?

EDITORIALE – C’è un territorio del Veneto ancora fuori dalla mappa dei grandi vini rossi italiani. Sono i Colli Euganei e, in particolare, la sottozona di Rovolon. Siamo nella parte settentrionale della denominazione, nell’area più fresca del Parco Regionale. La macchia mediterranea, tipica della zona sud, lascia spazio a varietà che amano climi più temperati, come il castagno. E se anche da queste parti la vera “star” è il Fior d’arancio Docg, dal classico spumante alle versioni passito e secco, sono i vitigni bordolesi a sorprende con le loro note del tutto uniche.

Se ne parla poco. Troppo poco. Ma siamo al cospetto di un vero e proprio unicum. Gli Euganei sono l’unica zona delle Venezie in cui riemergono abbondanti lave acide ricche di silice, molto viscose. Terreni con alte percentuali di riolite, trachite e latite non sono rari da queste parti, così come il basalto.

Gli antichi strati del fondo marino sono riemersi a macchia d’olio, circa 35 milioni di anni fa. Movimenti di Madre Natura che hanno modificato per sempre il mare che copriva l’intera Pianura padana. Una “gioia” per il carattere dei bordolesi, di casa sui Colli Euganei dall’Ottocento.

ROVOLON E I COLLI EUGANEI: SVOLTA CON LE NUOVE GENERAZIONI

Lo ha compreso bene Martino Benato, appassionato vignaiolo che da anni sperimenta in vigna e in cantina, per trarre il meglio dai propri Cabernet Franc, Merlot e Carmenere. Quelli della cantina Vigne al Colle sono vini rossi di territorio, di annata, di cru. Di cuore e di savoir faire. Capaci come pochi di riflettere nel calice non solo le caratteristiche varietali e del microclima di Rovolon, ma anche la vena minerale-vulcanica che caratterizza i Colli Euganei.

Benato è l’anello di raccordo tra le vecchie e le nuove generazioni di produttori. La consacrazione di Rovolon come terra di grandi vini rossi italiani passa da lui, tanto quanto dall’importante ricambio generazionale in corso in quest’areale di 2.300 ettari (solo mille rivendicati a Doc), incastonato tra le province di Padova e Vicenza.

Con il ritorno a casa del figliol prodigo, di fatto, un’altra azienda di Rovolon è ormai pronta a spiccare il volo, prendendo a sua volta per mano i Colli Euganei. È Reassi, guidata da Diego Bonato. Il classe 1982 ha raccolto l’eredità dei genitori, che vendevano al 95% vino sfuso, trasformando la cantina e i suoi 6 ettari in una gemma.

DIEGO BONATO: «VARIABILITÀ DEI SUOLI PARI SOLO A MONTALCINO»

Dopo aver girato il mondo (Australia, Francia, Nuova Zelanda e Toscana, da Tolaini), il giovane winemaker è tornato alle radici. «Sono partito con l’idea di tornare, per dare una mano all’azienda di famiglia. Ma più giravo, più mi rendevo conto dell’unicità di Rovolon, dei Colli Euganei e delle loro potenzialità ancora inespresse», dice a WineMag.it.

Mentre lavoravo in Toscana, in sella alla mia biciletta, ho visitato ogni cantina di Bolgheri, porta a porta. Secondo la mia esperienza, la variabilità dei suoli e dei microclimi dei Colli Euganei è paragonabile solo a quella di Montalcino. Neppure sull’Etna, altra zona vulcanica che ho visitato di recente, c’è una tale eterogeneità».

Una consapevolezza dolce e allo stesso tempo amara. «Quello che mi chiedo – continua Diego Bonato – è quando cominceremo, noi produttori euganei, a renderci conto delle nostre potenzialità e a promuovere tutti assieme una zona in cui un Merlot piantato a Rovolon è completamente diverso e riconoscibile rispetto a uno piantato a Sud, così come a Est e a Ovest dei Colli?».

LA CHANCE DI ROVOLON

Gli fa eco Martino Benato. «Per molti anni, i degustatori nazionali si sono concentrati sulla zona sud dei Colli euganei, a mio avviso perdendo la vera essenza della nostra denominazione, ovvero la sua “biodiversità”. Dove possiamo arrivare oggi a Rovolon? Rispondendo a questa domanda potrei esagerare, o al contrario minimizzare».

So solo che le sorprese saranno grandi, perché un clima come il nostro, al centro della Pianura padana, su suolo vulcanico focalizzato sui bordolesi, è qualcosa di unico: non ce n’è un altro. Le nuove generazioni hanno capito che non si può vivere di rendita, con i vini d’annata. La controtendenza è già iniziata. E fare sacrifici premia. Non subito, ma premia».

Ai grandi vini poderosi, grassi e ricchi di terziari sin troppo caratterizzanti, tipici della zona sud dei Colli Euganei, si contrappone l’eleganza, la vena erbacea delicata e balsamica, la spezia fine e la mineralità dei bordolesi di Rovolon. «Chiacchierando con alcuni amici al Consorzio – rivela Benato – concordavamo sul fatto che questa sottozona è un po’ la Borgogna dei Colli Euganei, capace cioè di mostrare l’anima fine della denominazione, oltre alla potenza».

LE VERTICALI DI VIGNE AL COLLE

Le verticali dei rossi di Vigne al Colle parlano chiaro. Dal “vino d’entrata”, il Colli Euganei Doc Rosso, base Merlot (60%) con Cabernet Franc e Carmenere a dividersi equamente il resto dell’uvaggio (40%), si evidenziano in maniera netta i profili delle annate 2016, 2017, 2018 e 2020. La crescita del livello nella sperimentazione è evidente, con Martino Benato che sta dando sempre più “del tu” a Rovolon. E con i vigneti che, “invecchiando”, sono in grado di regalare fotografie sempre più nitide del terroir euganeo.

Nel calice, l’annata 2016 vira su profili d’arancia sanguinella, senza rivelare l’attesa complessità. La 2017 è timida, chiusa, di primo acchito. Si apre piano, tendendosi come un arco verso un futuro luminoso, spinta da un naso molto espressivo e da un palato che sa di Rovolon.

Duemiladiciotto dal frutto denso, su cui danza un tannino fine, in un quadro balsamico, mentolato, reso ancor più tipico da elegantissime venature minerali ed erbacee. Un vino “bambino”, all’inizio del suo percorso. Esattamente come il Colli Euganei Doc Rosso 2020, con terziari di cioccolato bianco e una gran matericità, in termini di fruttato e peso palatale.

VARIETÀ BORDOLESI SUGLI SCUDI NEI COLLI EUGANEI

Le grandi emozioni di casa Vigne al Colle arrivano con il Merlot Poggio alle Setole, che si dimostra in grande spolvero in occasione della verticale. Grafite, balsamicità ed eleganza per la 2016. Spezia scura, liquirizia nera, ciliegia e gran freschezza per la giovanissima vendemmia 2017.

Da applausi una 2019 in cui Benato ha portato sì in cantina il 50% delle uve (quelle risparmiate dalla grandine) ma in stato di salute eccezionale. Il naso è un concerto d’origano e macchia mediterranea, frutto fresco e note dettate dall’affinamento in legno, che al palato lasciano il palco a croccantezza, finezza e mineralità.

Un fuoriclasse, poi, il Colli Euganei Doc Rosso Riserva 2018 (35% Cabernet Franc, 35% Carmenere, 30% Merlot) già premiato dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it. A riprova che la denominazione del Veneto si stia muovendo nella direzione giusta, anche le due new-entry di casa Vigne al Colle. Un bianco e un rosso, “Crea Bianca” (Pinot Bianco e Incrocio Manzoni, fifty-fifty) e “Crea Rossa” (Refosco, Merlot e Cabernet Franc), che dietro alla “facciata” dell’agilità di beva celano il carattere vero e unico della zona.

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Vini al supermercato

Venezie Rosso Igt Ca’ Emo 2017, Conte Emo Capodilista La Montecchia

(5 / 5) Ottimo vino ed eccellente rapporto qualità prezzo da Panorama. Oggi, sotto la lente di ingrandimento di vini al super il Venezie Rosso Igt Ca’ Emo, annata 2017 del Conte Emo Capodilista.

Un interessante taglio bordolese dei Colli Euganei con piccolo saldo di Raboso che conferma la qualità di questa azienda che dà lustro al reparto vini di qualche insegna della grande distribuzione.

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso, poco trasparente, Il Venezie Igt Rosso Ca’ Emo al naso sprigiona sentori di frutta matura, ciliegia ma anche frutti neri e note speziate. Finissima la nota erbacea tipica del Cabernet Franc.

Un’orchestra affiatata di vitigni dove nessuno prevale sull’altro pur mantenendo la propria identità. Team building. Una vera e propria delizia al palato, per la succosità per niente scontata. Gusto corposo, morbido, tannini setosi, alcolicità ben integrata e buona persistenza. Da acquistare senza indugi.

In cucina? Perfetto a tutto pasto. Da abbinare ad un piatto di bigoli con ragù d’anatra o cinghiale o con una gallina ripiena di Polverara, per stare in zona. Piatti saporiti.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Merlot 40% Cabernet Franc 30% Cabernet Sauvignon 25% Raboso 5% allevate a cordone su terreni a medio impasto con affioramenti trachitici esposte a sud.

Dopo una macerazione delle uve per circa 6-8 giorni il vino matura 12 mesi in botti di rovere di Slavonia
da 20 hl, 40 hl e barrique. Prima della commercializzazione affina almeno 3 mesi in bottiglia.
commercializzazione.

L’ azienda Agr. Conte Emo Capodilista si trova a Selvazzano Dentro in provincia di Padova ed è una cantina storica dei Colli Euganei. Alleva i principali vitigni locali come Raboso, Moscato Fior d’Arancio e Carmenere oltre agli internazionali Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon.

Prezzo pieno: 9,90 euro
Acquistato presso: Panorama

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Cantine degustati da noi news news ed eventi vini#02

Vigne al colle, Montegrande e Reassi: che tris sui Colli Euganei

Il palco ideale sul quale l’Italia del vino potrebbe annunciare al mondo intero di essere ripartita più forte di prima, una volta superata la pandemia? Senza dubbio il Veneto dei Colli Euganei.

Un pezzo minuscolo del puzzle della viticoltura del Bel paese, balzato alla velocità della luce agli onori delle cronache internazionali quale epicentro del Coronavirus, avrebbe così l’opportunità fenicea di raccontarsi, nel solco dei terroir vulcanici italiani e mondiali.

A guardar bene, non ci si spiega come mai dei Colli Euganei si parli così poco negli ambienti del vino e della ristorazione. I mille ettari rivendicati a Doc su un totale di 2.300, aiutano a comprendere quanto ricercata sia la produzione enologica locale, resa particolare dalla presenza nel terreno di trachite, riolite e lalite.

Il ventaglio ampelografico è ampio, ma ben circostanziato sulle eccellenze. Si passa dai vini bianchi e rossi prodotti da vitigni autoctoni e da internazionali presenti sin dal 1870 nella zona (Serprino, Merlot e Cabernet), ai vini dolci, spumanti e passiti da uve Moscato Giallo (il Colli Euganei Fior d’Arancio è Docg dal 2011).

Anche il territorio offre ogni genere di attrattività al turista e all’enoturista moderno. Tra possibilità di escursioni nel verde dei colli vulcanici, visite a luoghi di culto e di cultura centenaria e ristoranti di ottimo livello, il nesso tra terra e cielo che fa dei Colli Euganei un vero e proprio paradiso sono gli impianti termali, presenti nel Parco Regionale. Luoghi in cui cullarsi, magari proprio tra una visita e l’altra in cantina. Eccone tre da non perdere.

COLLI EUGANEI, TRE CANTINE (E VINI) DA NON PERDERE

«In una fredda notte d’inverno il Carro Minore, il Colle e la Luna si incontrano, un sogno, uno stile, un’emozione che si trasferisce nell’aroma dei propri vini». Il romanticismo all’ennesima potenza del logo di Vigne al Colle si mescola col pragmatismo e la grande competenza di Martino Benato, che conduce con la moglie la cantina di Rovolon.

Il vino da non perdere: Merlot 2018Poggio alle Setole


Agricoltori da una vita, i Cristofanon vendevano un tempo solo vino sfuso, facendo la spola tra le province di Padova e Vicenza, con sconfinamenti in Lombardia, tra Milano e Varese. Dal 1995 il cambio di rotta, grazie all’avvento di Raffaele e Paola Cristofanon, fratello e sorella alla seconda generazione, e all’esperienza dell’enologo Lorenzo Caramazza.

Il vino da non perdere: Colli Euganei Docg Fior d’arancio passito 2012


Per comprendere la grande chance che hanno i Colli Euganei nel panorama presente e futuro basta farsi un giro da Reassi. Diego Bonato, classe 1982, ha raccolto l’eredità dei genitori che vendevano al 95% vino sfuso, trasformando la cantina e i suoi 6 ettari di vigneti in una chicca imperdibile. Vincitore del premio Giulio Gambelli nel 2017, quale enologo under 35 alla Tolaini di Castelnuovo Berardenga, ha lasciato il “posto fisso” per tornare a casa. I Colli Euganei ringraziano.

Il vino da non perdere: Vin bastardo 2016 (Marzemina bastarda grossa, Turchetta e Corbina)

***DISCLAIMER*** Si ringrazia il Consorzio per la copertura delle spese in loco, per la realizzazione del reportage

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Gli Editoriali news news ed eventi

Dalle 18 il vino si compra in macelleria ma non in enoteca. E i Consorzi? Muti

EDITORIALE – Silenzio assordante dei Consorzi del vino italiano in seguito all’ultimo Dpcm (16 gennaio 2021) e alle proteste degli enotecari di Vinarius, che hanno scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo una rettifica della norma. Per effetto del decreto, le enoteche non potranno vendere vino da asporto a partire dalle ore 18.

Divieto che non vale per negozi non specializzati come supermercati (grande distribuzione), ma anche macellerie e gastronomie. Insomma, per tutte quelle attività con Codice Ateco diverso dal 47.25 (“Commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati”) ma che comunque vendono vino e alcolici.

Mentre il Consorzio Tutela Vini Montefalco tira dritto per la sua strada e continua a investire nella pubblicità dell’e-commerce istituzionale (“vini a prezzi di cantina” recita l’ultimo spot, alla faccia dell’Horeca), a condividere la posizione di Vinarius sono il Consorzio del Brunello di Montalcino e l’ente Vini dei Colli Euganei.

Nulla di eclatante, anche in questo caso: condivisione sui social della lettera firmata dal presidente Vinarius, Andrea Terraneo indirizzata a Conte, senza ulteriore commento o “virgolettato” di protesta.

Il Dpcm 16 gennaio mette Enoteche contro Supermercati. Vinarius: «Noi discriminati»

Tutti gli altri in silenzio, insomma, come se andasse bene così. Bocche cucite non solo nei Consorzi, ma anche nei sindacati, nelle associazioni e nelle Federazioni come Coldiretti, Confagricoltura e Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. E se fosse accaduto il contrario?

La risposta arriva dalla Lombardia ed è già nella storia. Lo scorso ottobre, la giunta guidata da Attilio Fontana è stata costretta a eliminare il divieto di vendita di alcolici dalle ore 18 nei supermercati, dopo la valanga di proteste arrivate in poche ore al “Pirellone” da produttori (e Consorzi, Chianti in testa) di mezzo Paese.

In questo senso, la Grande distribuzione organizzata dimostra così di essere, per l’ennesima volta, il settore su cui vige un’ipocrisia dilagante tra produttori e Consorzi del vino italiano: polvere dorata, da mettere sotto il tappetto. Non se parli e non la si irriti, purché continui a vendere. Anche a discapito dell’Horeca. Cin, cin.

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Nuovo Cda del Consorzio Vini Colli Euganei: tanti giovani attorno a Marco Calaon

Nuovo Consiglio di amministrazione per il Il Consorzio Vini Colli Euganei. Confermato per il secondo mandato consecutivo il presidente Marco Calaon, che sarà affiancato da una squadra di giovani viticoltori, a partire dalla giovanissima Giorgia Veronese (Azienda Agricola Veronese) e Nicola Selmin (Il Pianzio Azienda Vitivinicola) nominati vicepresidenti.

Tra gli altri volti nuovi del Consiglio troviamo Diego Bonato dell’azienda Reassi di Rovolon, che assieme ai riconfermati Emanuele Calaon (Bacco e Arianna), Emanuele Gambalonga (Tenuta Gambalonga).

E ancora: Simone Dalla Montà (Le Abane), Martino Benato (Vigne al Colle) e Lorenzo Bertin (Cantina Colli Euganei), hanno raccolto la sfida del prossimo quadriennio di gestione dell’organo consortile. Tra i progetti del 2021, la delineazione dei cru dei Colli Euganei.

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degustati da noi vini#02

Cinque vini rossi per Natale dalla Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it

Cinque vini rossi per Natale dalla Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it, la Guida Vini edita dalla nostra testata indipendente, grazie a una rigorosa degustazione alla cieca.

  • Barbera d’Asti Superiore Docg 2016 “Litina”, Cascina Castlet
    Inconfondibilmente Barbera. Frutto succoso, grondante, ben sostenuto da accenni di spezia e freschezza. In bocca gioca a fare la preziosa, svelandosi poco a poco. Bell’allungo speziato. Eleganza pura.
  • Amarone della Valpolicella Docg Classico Bio 2011 “Morar”, Valentina Cubi
    Colore seducente. Naso di frutto, di cuoio, sanguigno, ferroso, spezia, bacca di ginepro. Tutti profumi portati su da un alcol che fa da sprint ed è tutt’altro che disturbante. In bocca perfetta armonia tra note di frutta matura ed i ritorni di cuoio e liquirizia. Chiude sulla bacca di ginepro ed un tocco di prugna.
  • Colli Euganei Doc Merlot 2018 “Poggio alle Setole”, Vigne al Colle
    Rosso rubino, riflessi violacei. Un Merlot particolarmente espressivo, vero, tipico. Accenni verdi che donano freschezza alla parte di frutto maturo ed alla spezie dolce, liquirizia soprattutto. Grande bevibilità.
  • Toscana Igt 2015 “Cà”, Podere Fedespina
    Bel colore carico, gran bel frutto per un vino figlio della sua terra, anzi del suo terreno. Radici profonde che si fan largo tra il calcare. Ne risulta un sorso asciutto, di gran prospettiva, tra la pienezza dei primari e una riequilibrante verticalità. Quando si dice “in vino veritas”.
  • Colli di Salerno Igt Aglianico 2016 “Borgomastro”, Lunarossa
    Rosso rubino splendido. Al naso un gran frutto di bosco, tocchi di spezia nera e macchia mediterranea. In bocca meravigliosamente coinvolgente con le sue note di frutta croccante. Gran lunghezza. Un vino che sorprende per precisione.

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Migliori vini Colli Euganei 2020, ecco i premiati. Calaon: “Ora serve fare sistema”

C’è anche un vino premiato nella Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it tra quelli usciti vincitori dalla “Selezione Consorzio” 2020Rossi a Denominazione di Origine Colli Euganei. Si tratta del Colli Euganei Merlot 2018Poggio alle Setole” di Vigne al Colle, cantina di Rovolon (Padova) guidata dal vignaiolo Fivi Marino Benato.

La degustazione, che ha interessato un totale di 46 etichette nelle varie tipologie degustate da enologi, giornalisti e sommelier ( si è svolta nel pieno rispetto delle normative anti Covid-19, lunedì 19 ottobre 2020 nella sede del Consorzio Vini Colli Euganei.

“La degustazione – commenta a WineMag.it il presidente dell’ente, Marco Calaon – offre uno spaccato preciso delle aziende che lavorano in un’ottica di qualità nel nostro piccolo territorio. I Colli Euganei contano solo mille ettari rivendicati a Doc su un totale di 2.300 ettari e questo ci fa capire quanto sia davvero ricercata la produzione locale”.

“Il successo della Denominazione – ammonisce Calaon – non passerà però soltanto dalle aziende che lavorano bene nella produzione di vino. Come ho ribadito oggi in una chiamata all’assessore regionale, occorre sviluppare forme di sinergia sempre più efficaci tra produttori vitivinicoli e realtà dell’ospitalità, dagli hotel alle cure termali, oltre che della ristorazione. Sperando che Covid-19 ci lasci tornare a lavorare a pieno regime, al più presto”.

LA LISTA DEI VINI PREMIATI PER TIPOLOGIA

Colli Euganei Rosso
ULTIME DUE ANNATE
Primo premio:
Colli Euganei Rosso 2018, Il Pianzio – Galzignano Terme
Menzione:
Colli Euganei Rosso 2018 “Tre Frazioni”, Reassi – Rovolon

ANNATE PRECEDENTI
Primo premio e medaglia d’oro:
Colli Euganei Rosso 2011 “Arquà”, Vignalta – Arquà Petrarca
Menzione ex equo:
Colli Euganei Rosso Riserva 2017 “Notte di Galileo”, Cantina Colli Euganei – Vo’
Colli Euganei Rosso 2015 “Triangolo”, Terre Gaie – Vo’


Colli Euganei Merlot
ULTIME DUE ANNATE
Primo premio:
Colli Euganei Merlot 2018 “Poggio alle Setole”, Vigne al Colle – Rovolon
Menzione:
Colli Euganei Merlot 2018 “Rialto”, Cantina Colli Euganei – Vo’

ANNATE PRECEDENTI
Primo premio:
Colli Euganei Merlot Riserva 2017 “Luigi Cristofanon”, Cristofanon Montegrande – Rovolon
Menzione:
Colli Euganei Merlot Riserva 2015, Vignalta – Arquà Petrarca


Colli Euganei Cabernet
ULTIME DUE ANNATE
Primo premio ex equo:
Colli Euganei Cabernet sauvignon 2018 “Coldivalle”, Borin Vini & Vigne – Monselice
Colli Euganei Cabernet 2018, Bacco e Arianna – Vo’
Menzione:
Colli Euganei Cabernet 2018 “Espero”, Vigna Roda – Vo’

ANNATE PRECDENTI
Primo premio:
Colli Euganei Cabernet Riserva 2017 “Magnificat”, Alla Campagnola – Vo’
Menzione:
Colli Euganei Cabernet 2017 “Palazzo del Principe”, Cantina Colli Euganei – Vo’

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Coronavirus e vino, ritorno alla normalità a Vo’: riapre il Consorzio Colli Euganei

Il Consorzio Tutela Vini Colli Euganei ha riaperto questa mattina, dopo una settimana di chiusura imposta dall’allarme Coronavirus. Un “ritorno alla normalità“, come lo definiscono i dipendenti, che assume un significato importante per tutta la filiera del vino italiano. L’ente ha infatti sede a Vo’, paesino alle porte di Padova finito agli onori delle cronache internazionali per il focolaio di Covid-19 più numeroso in Italia (88 casi accertati).

Per i 6 dipendenti del Consorzio, distribuiti su tre diversi uffici, sono stati giorni difficili. In contatto diretto con l’Asl resta solo l’enologo, residente in Trentino: nessun sintomo, come dimostrano le costanti rilevazioni della temperatura, richieste dalle autorità sanitarie competenti in materia.

La situazione, secondo quanto racconta a WineMag.it Lisa Chilese, responsabile Promozione del Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, è quella di un “sostanziale ritorno alla normalità“. “Le prime avvisaglie – sottolinea Chilese – si sono verificate nel pomeriggio di venerdì 21 febbraio, durante un incontro con i produttori, proprio qui in Consorzio”.

Stavamo programmando le fiere, gli eventi e la promozione delle attività, quando qualcuno ha iniziato a ricevere sul cellulare le prime notizie relative al Coronavirus. All’inizio abbiamo tutti sorriso, ma nel giro di un’ora e mezza la situazione è precipitata: uscendo dal Consorzio abbiamo trovato i bar chiusi e le prime transenne”

“Sono rientrata in Consorzio – racconta Lisa Chilese – per recuperare il computer e poter continuare a comunicare da casa con le aziende. Sino ad oggi abbiamo cercato di farci sentire il meno possibile, per non alimentare questa bolla mediatica gonfiata alla grandissima, nostro malgrado”.

Oggi la riapertura della sede consortile. “Venerdì 28 febbraio è arrivata l’attesa autorizzazione del Prefetto, che si è mantenuto in stretto contatto con il Consorzio e sta continuando a monitorare la situazione. A Vo’ è tornata la serenità: la gente gira per strada, senza mascherina, con il sorriso a 32 denti stampato! La mia collega Lorella, questa mattina, ha portato un mazzo di bellissime mimose, perché è già primavera sugli Euganei!”.

“Si può dire che il paese sia tornato finalmente alla normalità – commenta ancora Lisa Chilese a WineMag.it – il dramma e il panico sembrano superati. Vo’ sembra ancora attrezzato per una gara ciclistica, con le transenne ancora presenti in alcuni punti. Ma molte persone sono state autorizzate a entrare e uscire, per lavoro”.

Quali conseguenze per le cantine? “A un produttore – risponde la responsabile del Consorzio Tutela Vini Colli Euganei – sono stati respinti i vini inviati all’estero, perché i clienti pensavano erroneamente che la merce potesse veicolare il virus. Ma le aziende più strutturate hanno continuato a lavorare, nella quasi totale normalità”.

Una chat privata, tra Consorzio e produttori, tiene costantemente informati gli associati all’ente sull’evolversi della questione. Vo’ resta chiuso ancora fino a venerdì, in un Veneto che non vede l’ora di tornare a pieno regime.

Lo dimostra, non a caso, la conferma delle date di Vinitaly 2020 da parte di Veronafiere. Lo slittamento delle date di ProWein 2020, posticipata a data da definirsi da Messe Düsseldorf, non dovrebbe avere riflessi sulla più importante fiera del vino italiano.

A Verona vengono smentite voci di accordi possibili tra i due enti fieristici, mentre si fa largo l’ipotesi di una ProWein Trade Fair nel mese di maggio 2020. Un’opzione più probabile, al momento, dei mesi di giugno o luglio.

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Cantine degustati da noi news news ed eventi vini#02

Parco del Venda: c’è un faro tra i vini dei Colli Euganei


VÒ –
Quando ha conosciuto Carlo Toniolo, Dina Mostacchi era un’australiana come tante. Genitori italiani – mamma piemontese e papà lombardo valtellinese – che si guadagnavano il pane “tagliando con le mani la canna da zucchero”. Dna tricolore, d’accordo. Ma non avrebbe mai potuto immaginare di vivere sui Colli Euganei ed esser parte di una delle cantine più rappresentative del territorio: Parco del Venda.

Un marchio acquisito negli anni Ottanta, anche se l’azienda agricola affonda le radici negli anni Cinquanta, forte dei vigneti della madre di Carlo Toniolo, originaria di Boccon. Oggi la cantina, a conduzione pressoché famigliare, è gestita dal marito Carlo e dai figli Michael, nato in Australia, e Daniela, nata ad Este (PD). Un melting pot ben assortito, che sembra riproporsi nel calice.

Nei vini dei Colli Euganei di Parco del Venda si ritrova il carattere spiritoso e istrionico di Dina. Quello duro e intransigente di Carlo. La vena artistica di Michael e della moglie Benedetta, che cura marketing ed etichette. E la graziosa leggiadria di Daniela. Due le punte di qualità assoluta: il Merlot “Lapilli” e il Cabernet Riserva “Boccon”.

Senza dimenticare l’autoctono Pinello. Un bianco dai profumi altoatesini, vinificato fermo e secco da Michael a differenza di quanto avviene comunemente sui Colli Euganei, dove è più facile trovarlo nella versione frizzante.

Cinquantadue ettari tra proprietà e affitto per Parco del Venda, che può contare anche su altri 40 ettari di una ventina di soci conferitori storici. Volumi piuttosto importanti, con la produzione che si assesta sulle 350 mila bottiglie annue, l’80% delle quali resta in Italia.

L’export si concentra in Svizzera, Austria, Germania e Balcani. Vietnam e Usa sono le nuove scommesse. Niente certificazione bio, “per scelta”. Ma da tre anni Parco del Venda ha “bandito il rame” nei trattamenti. E continua a investire in ricerca e qualità, sia in vigneto che in cantina, con la consulenza dell’enologo Claudio De Bortoli.

Del resto parlano chiaro i vini, in cui tutto sembra al posto giusto, naturalmente. L’alcolicità che contraddistingue la produzione dei Colli Euganei si legge solo sull’etichetta – i rossi superano i 15% vol e i bianchi i 13% vol – ma la percezione glicerica è sempre parte di un quadro equilibratissimo, mai stordente (bassi anche i livelli di solforosa libera, tra i 40 e i 60 punti, abbondantemente al di sotto delle soglie di legge).

E la sperimentazione continua, anche sul fronte dei cambiamenti climatici e delle nuove “varietà resistenti”. Parco del Venda ha presentato da pochi mesi la sua prima etichetta di Piwi a bacca rossa: si tratta del Merlot Khorus “Cigno Nero”, 10 mila bottiglie per la vendemmia 2018.

Al frutto e al carattere “verde” del Merlot, il nettare abbina note selvatiche e terrose, oltre a un tannino difficile da addomesticare che fa capolino in chiusura. Un sorso pieno e grintoso, in definitiva. Nessun fronzolo in cantina per Michael, che ha le idee chiare su quale sia la filosofia da perseguire a Parco del Venda.

“Il vino va ascoltato, annusato quando fermenta, perché parla e capisco da lì come sta e cosa gli serve. Una volta finita la fermentazione, l’obiettivo è il frutto, che deve sempre uscire alla grande, nel calice: è questo il dono che ci fanno i nostri Colli Euganei. In sintetesi? Faccio vini come piacciono a me!”.

LA DEGUSTAZIONE

Veneto Igt Pinello 2018, Parco del Venda: 88/100

Giallo paglierino luminoso e profumi che portano alla mente i bianchi di montagna: il vigneto si trova a oltre 300 metri, nel comune di Cinto Euganeo. Floreale fresco, dunque, ma anche accenni minerali che arrivano a sfiorare il fumè, con l’ossigenazione.

Netti richiami ad agrumi come il pompelmo, che evidenziano il lavoro in cantina per esaltare in maniera naturale l’espressione dei tioli. L’ampiezza al naso di questa etichetta prodotta col vitigno autoctono dei Colli Euganei è garantita anche dalle escursioni termiche.

Al palato, il Pinello 2018 di Parco del Venda sorprende per l’equilibrio tra la parte alcolico-glicerica, il frutto e la freschezza, abbinata a una salinità netta. Ritorni di nocciola e liquirizia in chiusura rendono ancora più eccezionale questo vino, venduto ad appena 3,50 euro. Un vero regalo.

Veneto Igt Merlot Khorus 2018 “Cigno Nero”, Parco del Venda: 89/100
La prima prova in bottiglia con il Piwi della varietà Merlot Khorus può definirsi un successo. Violaceo impenetrabile alla vista, carico, “dark” come il cigno scelto per il nome di fantasia dell’etichetta.

Naso e palato sembrano rispecchiare questa caratteristica “tenebrosa”, coniugata però a un frutto solare, pieno, croccante, tipicamente “Euganeo”. Bella anche la vena salina. Dosati i richiami terrosi, di radice. Chiusura su un accenno leggero di nocciola, tanto da ricordare certi Pecorino abruzzesi.

Colli Euganei Cabernet Doc 2018 “Boccon”, Parco del Venda: 88/100
Blend di Cabernet Sauvignon (60%) e Cabernet Franc (40%) da clone francese. Rosso mediamente trasparente alla vista. Naso profondo, a sostenere un frutto pieno e centrato. Freschezza confermata dall’assaggio, balsamico e speziato, nonostante la spinta glicerica dei 15,5% vol, molto ben integrati. Manca forse un po’ di struttura, ma il sorso è ruffiano al punto giusto e l’annata, guastatasi sul più bello con un eccesso di pioggia, può dirsi “portata a casa” egregiamente.

Colli Euganei Cabernet Doc Riserva 2016 “Boccon”, Parco del Venda: 91/100
Il capolavoro della cantina, accanto al Merlot “Lapilli”. Ha tutte le caratteristiche del Cabernet “Boccon” tradizionale, ma un sapiente affinamento in legno dà una marcia in più al nettare, sia al naso sia al sorso: Michael ha scelto un terzo di barrique nuove, un terzo di secondo passaggio e la restante frazione di terzo passaggio.

Naso tipico dei vitigni che compongono il blend, connotato da una bella eleganza delle note verdi e del frutto, pieno e croccante, cui si affiancano richiami di fondo di caffè e caramella mou, più che di vaniglia.

In bocca l’alcol dovrebbe prendere il sopravvento (15,5% vol.) e invece è ammansito da una freschezza dirompente e da una percezione salina che rischia di far vuotare la bottiglia in pochi minuti, se in buona compagnia: cosa rara per una Riserva. E cosa rara per i Colli Euganei. Chapeau.

Veneto Igt Merlot 2018 “Lapilli”, Parco del Venda: 92/100
Già recensito il mese scorso da WineMag.it e motivo della visita a questa Azienda agricola dei Colli Euganei, “Lapilli” è innanzitutto un Merlot dal rapporto qualità prezzo imbattibile: 6 euro in cantina.

Frutto rosso, ribes in particolare, poi lampone e ciliegia selvatica per una componente fruttata di gran precisione al naso, cui si accostano richiami di macchia mediterranea sempre più vividi col passare dei minuti, grazie all’ossigenazione.

Il giro delle lancette regala complessità a questo Merlot vulcanico di Parco del Venda. Leggera spezia e caramella mou, fino a sbuffi che ricordano il fondo di caffè. In bocca, come nella migliore delle attese, una gran freschezza.

Alcol ancora una volta molto ben integrato, tannino elegante, cuore di liquirizia, spezia (pepe) e chiusura salina. Splendida l’espressione del frutto, che si conferma della giusta maturazione, tanto da non sforare nella confettura.

Quando la temperatura del calice si alza di qualche grado, il varietale diviene sempre più presente e riconoscibile. Ancora più in evidenza la balsamicità della chiusura, su note che ricordano la mentuccia e la salvia.

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degustati da noi vini#02

Veneto Igt Merlot 2018 “Lapilli”, Parco del Venda


“La qualità comincia in vigneto”. Una frase che risuona come un mantra nella cantina Parco del Venda, che sui Colli Euganei regala agli appassionati di Merlot un’etichetta di gran qualità. Si tratta del Veneto Igt Merlot 2018 “Lapilli”, tra le “chicche” della cantina condotta da Carlo e Michael Toniolo a Vò, in provincia di Padova. Un vino che, già dal nome, vuol essere un tributo al terreno di origine vulcanica di questo angolo di Veneto.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il nettare si presenta del classico rosso-viola impenetrabile. Al naso, “Lapilli” regala i richiami “verdi” tipici del Merlot, ma in una veste garbata ed elegante, ammantata dal calore della vena alcolica, presente (15,5% vol.) ma non disturbante.

Frutto rosso, ribes in particolare, poi lampone e ciliegia selvatica per una componente fruttata di gran precisione, cui si accostano richiami di macchia mediterranea sempre più vividi col passare dei minuti, grazie all’ossigenazione.

Il giro delle lancette regala complessità a questo Merlot vulcanico di Parco del Venda. Leggera spezia e caramella mou, fino a sbuffi che ricordano il fondo di caffè. In bocca, come nella migliore delle attese, una gran freschezza.

Alcol ancora una volta molto ben integrato, tannino elegante, cuore di liquirizia, spezia (pepe) e chiusura salina. Splendida l’espressione del frutto, che si conferma della giusta maturazione, tanto da non sforare nella confettura.

Quando la temperatura del calice si alza di qualche grado, il varietale diviene sempre più presente e riconoscibile. Ancora più in evidenza la balsamicità della chiusura, su note che ricordano la mentuccia e la salvia. Perfetto l’accostamento con le carni, in particolare con quelle rosse alla griglia. Temperatura di servizio tra i 16 e i 18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
“Lapilli” viene prodotto con uve Merlot in purezza, da piante di età compresa fra i 30 e i 6 anni. I vigneti si trovano a Boccon di Vò e ad Arquà Petrarca, a un’altezza compresa tra gli 80 e i 90 metri sul livello del mare, con esposizione Sud e Ovest. La resa è di 80 quintali per ettaro. La densità di impianto varia fra le 3 e le 5 mila piante per ettaro.

Le uve vengono raccolte generalmente nella prima decade di ottobre. La vinificazione prevede diraspatura dell’uva, pigiatura e fermentazione in tini orizzontali, a temperatura controllata di 28 gradi, per una durata di 4 giorni.

Il successivo affinamento del Merlot Lapilli avviene in vasche di cemento. Si protrae per otto mesi, con l’utilizzo della tecnica della macro ossigenazione per due giorni, utile a stabilizzare il colore e regalare tannini sinuosi.

Il vino, dopo l’imbottigliamento, riposa per almeno due mesi prima di essere commercializzato. Per l’annata 2018 sono stati prodotti 7 mila ‘pezzi’ di “Lapilli”, che risulta così uno dei prodotti di punta della cantina Parco del Venda.

L’Azienda vitivinicola coltiva circa 50 ettari di vigneto, tutti situati nella zona Doc del Parco Regionale dei Colli Euganei, fra i Comuni di Vo’, Cinto Euganeo e Galzignano Terme, in provincia di Padova. Una delle zone storiche per la viticoltura in Veneto.

Qui, assieme all’ulivo, le viti hanno trovato un habitat ideale. Per la natura del terreno, di origine vulcanica. Ma anche per il clima, piuttosto mite. La qualità dei vini di Parco del Venda comincia dalla potatura. Passa dal diradamento selettivo delle uve e si conclude in cantina.

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Vini al supermercato

Colli Euganei Doc frizzante Serprino, La Roccola


(4,5 / 5) Il Serprino è presente sulle tavole dei Colli Euganei sin dai tempi dei Romani. Oggi è un vino tutto sommato di nicchia, acquistabile anche al supermercato grazie – tra gli altri – all’Azienda Agricola La Roccola di Cinto Euganeo (PD). Una bella espressione di un vitigno autoctono, dal giusto rapporto qualità prezzo, oggi sotto la lente di Vinialsuper nella sua versione frizzante.

LA DEGUSTAZIONE
Più bianco carta che giallo paglierino alla vista. Al naso è intenso e per certi versi di buona complessità. Alle note semi aromatiche del vitigno, che ricordano giustamente quelle del parente Glera di cui è sottotipo nonché sinonimo sui Colli Euganei (dunque pera williams e floreale fresco) si accostano ricordi di mandorla e macchia mediterranea, su un sottofondo moderatamente iodico.

Ingresso di palato su note fruttate, cui si uniscono presto – accompagnando fino alla chiusura – richiami di agrumi come il bergamotto. Il retro olfattivo, fruttato e salino, è particolarmente asciutto e contribuisce ad elevare la qualità di questo Serprino.

La corrispondenza gusto olfattiva è confermata anche dalla vena minerale del sorso che, unita alla delicata “frizzantezza”, fa di questa etichetta la perfetta compagna di antipasti a base di salumi.

Per rendere perfetto a tutto pasto il Serprino de La Roccola, meglio non esagerare con i condimenti, che finirebbero per sovrastare la struttura non corpulenta del vino. Attenzione anche alla temperatura di servizio, che deve essere compresa tra i 6 e gli 8 gradi, anche se il nettare non si scompone leggermente più “caldo”.

LA VINIFICAZIONE
Il Serprino frizzante de La Roccola nasce dai vigneti situati nella zona sud-est dei Colli Euganei, in particolare nella zona del monte Gemola. Il terreno è lavico-morenico. L’allevamento è a guyot, con una densità di 4 mila viti per ettaro.

La vendemmia avviene a metà settembre. La vinificazione viene effettuata in tini di acciaio, a temperatura controllata. L’Azienda agricola La Roccola deve il suo nome a un antico Roccolo, una caratteristica tenuta di caccia che ancora oggi si erge tra i vigneti dell’azienda, ai piedi del monte Cinto.

Il palazzo, di proprietà di un’antica signoria veneziana, risale al tempo dei Dogi. Fondata da Giovanni Battista Bellucco e da sua moglie Elsa nel 1982, La Roccola è oggi condotta dal figlio Antonio, da sua moglie Antonella e dai figli.

La superficie aziendale è di 25 ettari, di cui 20 coltivati a vite su terreni di origine vulcanica. Due gli ettari di ulivi. La raccolta delle uve avviene rigorosamente manuale e i vini vengono imbottigliati direttamente in azienda.

Prezzo pieno: 6,50 euro
Acquistabile presso: Iperal

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Analisi e Tendenze Vino vini#1

Vinarius, “Stati Generali” sui Colli Euganei per gli enotecari

Da domenica 13 a mercoledì 16 maggio, i soci Vinarius di 35 enoteche da Nord a Sud, di tutta Italia, si sono incontrati sui Colli Euganei per gli “Stati Generali” dell’Associazione nata per promuovere la cultura del vino italiano che conta un centinaio di affiliati nel nostro Paese e una decina nel mondo.

La tre giorni è stata impegnativa per i soci: approfondimenti, Masterclass, degustazioni guidate, visite-studio nelle Cantine e nei frantoi locali e alla scoperta delle bellezze artistiche di questo territorio hanno animato la ricca scaletta del viaggio studio.

Il tutto in linea con lo scopo che unisce i soci Vinarius: stappare una bottiglia raccontando il mondo che lì si cela. L’appuntamento si è quindi concluso con  l’Assemblea elettiva annuale. Dopo il viaggio studio, le attività del “Premio al Territorio” Vinarius si concluderanno in autunno con degustazioni organizzate nelle enoteche di tutta Italia.

I COLLI EUGANEI
La scelta della location è stata motivata dal fatto che i Colli Euganei sono gli ultimi vincitori della settima edizione del Premio Vinarius al Territorio, il riconoscimento che valorizza un particolare ambito geografico in virtù della sua vocazione vitivinicola, del suo paniere agroalimentare, dello sviluppo sostenibile, della tradizione, della storia e della sua accoglienza turistica.

Con una solida storia alle spalle, apprezzati e decantati fin dai tempi del Petrarca, con la loro dolce distesa di colline, la qualità dei prodotti agricoli, la salubrità delle terme del primo parco Regionale del Veneto, i Colli Euganei sono un luogo che ha saputo valorizzare e far conoscere nel mondo una produzione vitivinicola di pregio grazie anche alle caratteristiche vulcaniche di suolo e sottosuolo.

“In particolare – ha precisato Andrea Terraneo, Presidente Vinarius – è stata riconosciuta meritevole la grande dedizione per questa terra di Giovanni Sandon e di Armando Pizzoni Ardemani. Sandon è stato fin dagli anni Sessanta un grande difensore della natura e, proprio grazie alla sua opera, i Colli Euganei sono quella splendida terra che possiamo ammirare ora”.

“Pizzoni Ardemani – ha aggiunto Terraneo – è invece un appassionato conservatore e proprietario del meraviglioso giardino storico di Villa Barbarigo, un gioiello che ha saputo ricevere dalle generazioni precedenti e che certamente sarà capace di trasmettere alle future”.

Protagonista di queste giornate anche Mario Busso, curatore nazionale della Guida Vinibuoni d’Italia, insignito da Andrea Terraneo del titolo “Ambasciatore Vinarius” per “aver contribuito convintamente nel far emergere il valore delle enoteche Vinarius alla vasta platea del consumatore appassionato e attento, ed aver  riconosciuto agli enotecari Vinarius un ruolo fondamentale quali comunicatori del vino di qualità e divulgatori del bere consapevole”.

COS’E’ VINARIUS
è l’Associazione delle enoteche italiane che, ad oggi, conta un centinaio di locali sul territorio nazionale e una decina in tutto il mondo, impegnati nella promozione della cultura del vino italiano.

L’associazione, nata nel 1981, si occupa in concreto della formazione dell’enotecario, dei suoi collaboratori e dipendenti, degli aggiornamenti professionali, individuando e ponendo in essere tutta una serie di attività che vanno dall’organizzazione di viaggi studio a stage di approfondimento nei vari luoghi di produzione, partecipando attivamente a convegni, mostre, fiere, manifestazioni di vario genere.

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Analisi e Tendenze Vino

Consorzio Colli Berici e Vicenza: a Vinitaly i vini “rock”

Il Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza si racconta a Vinitaly 2018 attraverso i suoi vini. Dopo l’inaugurazione della nuova enoteca, la produzione vitivinicola della DOC sarà presentata a pubblico e operatori con le degustazioni che si terranno domenica 15, lunedì 16 e martedì 17 aprile 2018 nello spazio consortile al Padiglione 8 Stand L5.

Le tre degustazioni saranno condotte da Giovanni Ponchia, Direttore del Consorzio, e metteranno in luce il forte legame di questi vini con la pietra che contraddistingue questo territorio diventando sinonimo di terroir e di carattere, da cui il nome #bericirock.

Ad aprire le danze, l’appuntamento di domenica alle ore 15.00 con il tasting “Carmenère vs Cabernet Franc – Identità e sfumature” dedicato a due dei rossi DOC del Consorzio. Queste varietà, a lungo tempo confuse a causa della loro somiglianza, hanno trovato nell’area un terroir ideale: proprio sui Colli Berici è presente il vigneto di Carmenère più ampio d’Europa e il Cabernet Franc Colli Berici è stato il primo a ricevere la denominazione DOC in Italia. I vini in degustazione saranno tre Cabernet Franc del 2015 e 2016, seguiti da tre Carmenère delle annate 2013 e 2016.

Lunedì 16 aprile alle 15.00 è in programma, invece, il primo gemellaggio con il Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, durante “Fior di Tai – Gli autoctoni berici ed euganei alla prova del bacalà”. Tre espressioni del Tai Rosso e altrettante del Fior d’Arancio verranno servite in accompagnamento allo stoccafisso e al bacalà mantecato, piatti tipici della tradizione gastronomica veneta realizzati dall’azienda mestrina Tagliapietra, le eccellenze del mare.

Il terzo appuntamento è “Fuori di Cabernet”, previsto per martedì 17 aprile alle 11.00 ed è dedicato ad uno dei vini più importanti all’interno della DOC Colli Berici. Durante il tasting saranno presentate, oltre a due versioni più recenti, quattro vecchie annate di Cabernet di alcune cantine del Consorzio, per dimostrare la longevità dei vini prodotti con questo vitigno all’interno dell’area berica.

Il Consorzio chiude Vinitaly con il tasting “Tutti i colori dei Colli Berici” in programma per mercoledì 18 aprile alle 10.00. Un’occasione per raccontare le nuove espressioni delle tipologie Colli Berici Bianco e Colli Berici Rosso, modificate nella base ampelografica e il cui nuovo disciplinare entrerà in vigore a fine aprile.

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Vini al supermercato

Colli Euganei Pinot Bianco Doc 2015, Conte Emo Capodilista

(4 / 5) Il Pinot Bianco è uno di quei vitigni internazionali che fa discutere gli ampelografi sulla sua origine e che ha trovato dimora in svariati terroir.

Uno di questi luoghi è il Veneto. Assaggiamo oggi il Colli Euganei Pinot Bianco Doc della cantina Conte Emo Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia, annata 2015.

LA DEGUSTAZIONE
Colere giallo paglierino con riflessi verdastri, trasparente, scorrevole nel bicchiere. Al naso sembra poco intenso ma è solo timidezza. Dopo un attimo ecco arrivare piacevoli note di fiori bianchi, un leggero sentore erbaceo e note di frutta a polpa chiara.

Frutta molto matura che, via via che il calice si scalda, tende a prendere il sopravvento. In bocca si esalta subito la sapidità di questo Pinot Bianco, seguita dalla fresca acidità che lo rende veramente facile ed agile in bocca. “Beverino”, come si suol dire.

Delicato nel retro olfattivo, dominato dai ritorni floreali già percepiti al naso. Non particolarmente persistente, si sposa bene con preparazioni di pesce o carni bianche delicate.

In definitiva, un vino giustamente collocato in una fascia prezzo medio-alta, per quello che riesce a esprimere nel calice rispetto ad altre referenze prodotte con lo stesso vitigno.

LA VINIFICAZIONE
Vinificazioni in bianco, in acciaio, a temperatura controllata per le uve di solo Pinot Bianco coltivate su terreno di medio impasto con esposizione sud nel comprensorio della Doc.

Cantina di lunga tradizione, come testimonia la villa cinquecentesca che sovrasta le vigne a Selvazzano Dentro (PD), Conte Emo Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia vanta tracce storiche fin dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Ma è recentemente che l’azienda si è distinta per i tanti progetti di eco sostenibilità, anche in collaborazione con le scuole delle province di Padova.

Prezzo: 9,50 euro
Acquistato presso: Alìper – Alì Supermercati

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Analisi e Tendenze Vino

Calici di Stelle 2017: vinialsuper tra i Colli Euganei. I migliori vini degustati

“Calici di stelle”, una delle manifestazioni estive dedicate al mondo del vino più attese dai “winelovers”, che abbraccia lo stivale da nord a sud.

A organizzarla è il Movimento Turismo del Vino in collaborazione con l’Associazione nazionale Città del Vino.

Obiettivo: promuovere e far conoscere aziende e vini dei diversi territori, in un contorno animato da musiche e deliziato dai sapori tipici di ogni zona.

Quest’anno vinialsupermercato.it era in provincia di Padova, ad Arquà Petrarca, località rinomata per nel panorama della viticoltura dei Colli Euganei veneti.

LA DEGUSTAZIONE
Primo assaggio degno di nota è il Pinot bianco dell’Azienda agricola Rossato Giuliano: estremamente interessante, con le sue accattivanti note d’agrumi e fiori bianchi. Un piccolo produttore di Cinto Euganeo (PD), che per filosofia fonda tutto su vini vinificati esclusivamente in acciaio e solo di annata.

Il secondo “calice stellare” è invece quello di un nome più blasonato, garanzia di vini di qualità. Parliamo di Cà Lustra di Francesco Zanovello e del suo Olivetani, interessante progetto di vinificazione di ben cinque vitigni: Tai, Moscato, Pinot Bianco, Sauvignon e Garganega, a rappresentare la Doc più antica dei Colli Euganei, ai piedi del monte Venda.

Complice anche la temperatura molto piacevole iniziamo questa volta ad avvicinarci ai rossi scelti per la manifestazione, partendo da un classico taglio bordolese: “Volo”, dell’azienda Il filò delle vigne. Un vino giovane e vigoroso, che regala note interessanti di sottobosco. Ben rappresenta la filosofia dei vini di questa azienda.

Diverso ma di eccellente qualità anche l’autoctono di casa Reassi, il “Vin Bastardo”, prodotto da uve 100% Marzemina nera bastarda, una delle uve recuperate tra i colli vulcanici.

Non mancano in questa manifestazione alcuni produttori di vini bio e naturali. Interessanti quelli dell’Azienda Agricola Alla Costiera. Oltre al Bianco sur lie, ottimo il Rosso Riserva a base Cabernet Sauvignon “Vo’ Vecchio”, che prende il nome dal luogo di origine dell’azienda.

Chiudiamo con l’azienda Conte Emo di Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia, aderente alla Federazione italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), che si fa apprezzare per un vitigno ancora poco presente nei Colli Euganei, ma che vive una fase di rivalutazione: il Carmenère Igt Veneto chiamato, appunto, “progetto Recupero”.

Prodotto da solo uve Carmenère, regala intensità e profondità al gusto, mantenendo comunque eleganza e una certa facilità di beva. Degno di menzione anche il Cabernet Franc prodotto da Conte Emo di Capodilista.

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news ed eventi

“Vulcanei”: la seconda edizione torna a Monselice

Si svolgerà il 6 ed il 7 Maggio, nella splendida cornice del Castello di Lispida, a Monticelli di Monselice (PD) la seconda edizione di “Vulcanei”.

Organizzata dal Consorzio Vini dei Colli Euganei insieme a Strada del Vino Colli Euganei, Terme di Montegrotto Abano Terme e Volcanic Wines (associazione delle doc di origine vulcanica italiane nata nel 2012), Vulcanei si propone come un viaggio sensoriale attraverso i vini provenienti da diverse regioni italiane ed estere con un unico denominatore: vigneti allevati su suoli di origine vulcanica.

Tra Veneto, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia si stimano oltre 17.000 ettari vitati di origine vulcanica (attiva o passiva). Terroir naturalmente ricchi di fosforo, magnesio e potassio, elementi che regalano al vino caratteristiche uniche di mineralità, acidità e longevità. Vigneti allevati a piede franco grazie alla natura sabbiosa delle ceneri. Terroir che saranno rappresentati ai banchi di assaggi curati sia da Cantine ospiti, sia da Consorzi ed Enoteche Regionali che proporranno una selezione dei prodotti più rappresentaivi.

Tra le novità della manifestazione 2017 Vulcanei in volo, l’emozione di un aperitivo ad alta quota sorvolando i Colli Euganei, Vulcanei in  tour, navetta che guiderà i wineleovers dalle terme al Castello e concerti di musica Jazz proveniente anche dalla Stiria (territorio ospite della manifestazione)

IL PROGRAMMA

Sabato 06 maggio

ore 16.00 I vini vulcanici del Veneto, così vecchi così giovani, degustazione di vecchie annate a cura di Carlo Zucchetti

ore 17.00 Viaggio tra i vulcani Italiani, dal Veneto alla Sicilia

ore 18.00 Alla scoperta dell’olio dei Colli Euganei, degustazione guidata

ore 19.00 I vini della Stiria a cura del Consorzio Vulkanland

Domenica 07 maggio

ore 12.00 Alla scoperta dell’olio dei Colli Euganei, degustazione guidata

ore 13.00 Bollicine vulcaniche

ore 14.00 I vini della Tuscia presentati da Carlo Zucchetti

ore 15.00 Colli Euganei, dall’autoctono all’internazionale alla scoperta del carattere vulcanico

ore 16.00 Vulture, Vesuvio, Campi Flegrei e Etna, il caldo fascino del sud

ore 17.00 Alla scoperta dell’olio dei Colli Euganei, degustazione guidata a cura dell’AIPO

Ingresso 15 euro comprensivi di calice, borsina, accesso a tutti i banchi d’assaggio e ai concerti jazz.

 

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news ed eventi

Vulcanei 2016: il 21-22 Maggio un ”eruzione” di vini al Castello del Catajo

I terreni vulcanici sono tra i migliori per la produzione del vino, capaci di regalare vini unici e di grande personalità, grazie alla presenza nel suolo di minerali in grado di trasferire alle vite sostanze importanti. Diverse le aree Doc italiane che possono vantare origini ”vulcaniche” tant’è che nel 2012 è nata addirittura un’associazone, ”Volcanic ”Wine”, dall’accordo tra Consorzio del Soave, Consorzi di Etna e Campi Flegrei, di Gambellara, del Bianco di Pitigliano, del Lessini Durello e dei Colli Euganei allo scopo di promuovere i vini bianchi da suolo magmatico. Diversi sono stati in passato gli appuntamenti nell’ambito del progetto di promozione di ”Volcanic Wines”, in Italia e all’estero e per, tutti i winelovers, il prossimo evento è previsto per il 21-22 Maggio a Battaglia Terme, in provincia di Padova. Un banco di assaggio con oltre 50 vini di suoli vulcanici sarà allestito nella suggestiva location del Castello del Catajo, Una delle più belle dimore europee, un monumentale edificio ricco di storia, fascino e leggende, costruito a partire dal XVI secolo da Pio Enea I degli Obizzi ,dimora unica nel suo genere che nel tempo è stata villa principesca, alloggio militare, cenacolo letterario e reggia imperiale. In degustazione vini dei territori dei Campi Flegrei – Colli Euganei – Etna – Frascati – Gambellara – Ischia – Lessini – Mogoro – Orvieto – Pantelleria – Pitigliano e Sovana – Soave – Tuscia – Vesuvio – Vulture, ma anche ospiti d’Oltralpe come Naturgarten Kaiserstuhl dalla Germania e Parc naturel régional des Volcans d’Auvergne direttamente dalla Francia. Il banco d’assaggio aprirà sabato dalle 15:30 alle 22:30 e domenica 22 Maggio dalle ore 10:30 alle 19:30. Per tutta la durata dell’evento saranno presenti con prodotti gastronomici numerosi produttori dell’area euganea tra cui alcuni presìdi Slow Food e altre rarità. Un originalissimo coffee corner completerà l’offerta. Laboratori di degustazioni guidati da un esperto daranno modo di scoprire e approfondire alcuni vini vulcanici locali, nazionali ed europei, per un confronto appassionante. Il biglietto di ingresso per il pubblico, acquistato in loco, è di 14 euro e comprende: calice e bisaccia, degustazione di tutti i vini, panificati e acqua, accesso al Giardino dei Giganti, accesso alla Sala della Pallacorda che accoglie vignaioli italiani e stranieri, accesso al portico adiacente la Sala della Pallacorda che ospita i produttori euganei ed accesso al Giardino delle Delizie e alla Grande Peschiera, oltre alla possibilità di visitare il Piano Nobile del Castello al prezzo scontato di 4 euro.

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