Le sedi aziendali distano appena 30 chilometri, percorribili in una quarantina di minuti tra le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio Unesco. Eppure sono diametralmente opposte le politiche di marketing e comunicazione delle cantine venete Col Vetoraz e Carpené Malvolti.
La prima ha ribadito oggi la propria convinzione di “rinunciare definitivamente al termine Prosecco, prediligendo invece ‘Valdobbiadene DOCG’, per applicarlo a tutti gli strumenti commerciali, come packaging o etichette, e a tutte le azioni di comunicazione sia tradizionale che digitale”. Una scelta intrapresa dalla vendemmia 2017.
L’azione intrapresa da Col Vetoraz – evidenzia la cantina di Francesco Miotto, Loris Dall’Acqua e Paolo De Bortoli (nella foto) – è a difesa di un’identità territoriale unica e non confondibile, costruita in anni di lavoro scrupoloso e appassionato, di ascolto e adattamento ai cicli naturali puntando all’eccellenza che oggi è il fiore all’occhiello di questa realtà di Santo Stefano di Valdobbiadene”.
Di tutt’altro avviso Carpenè Malvolti. A metà settembre partirà infatti il tour internazionale per la presentazione del “1924 Prosecco“, l’ultima declinazione del Prosecco Superiore Docg firmato dalla storica casa spumantistica di Conegliano.
Una “bollicina” voluta per celebrare il 95° Anniversario dalla prima iscrizione in etichetta del termine “Prosecco”, avvenuta proprio nel 1924 per mano della seconda Generazione dei Carpenè, Etile.
Nell’attuale selezione, unica e prima ottenuta per il 90% da uve Glera e per il restante 10% da altri storici vitigni a bacca bianca del Territorio Trevigiano – spiegano i referenti della cantina – la Carpenè Malvolti ha scelto di riproporre i canoni qualitativi e sensoriali in linea con le caratteristiche del vino originario”.
LA POSIZIONE DI COL VETORAZ
Sarà il mercato a dire chi avrà compiuto la scelta migliore. Dal canto suo, Col Vetoraz parla di “una scelta coraggiosa, pienamente consapevole pur se non facile, con un obiettivo chiaro e significativo: rimarcare il valore della propria identità territoriale e diffondere un messaggio chiave che, ora più che mai, diventa necessario far arrivare al pubblico di consumatori italiano ma anche estero”.
Noi produciamo ciò che siamo – affermano in casa Col Vetoraz – e in ogni calice di spumante si trovano tutte le nostre radici, di una terra che ci ha visto nascere ed evolvere fino ad arrivare a produrre 1.200.000 di bottiglie”.
“Quella delle colline del Conegliano Valdobbiadene – continua la casa spumantistica di Valdobbiadene – è una storia secolare che improvvisamente, nel 2009, ha ricevuto un violento scossone. Per una scelta esclusivamente di natura politico-economica, Prosecco da quel momento non è più la vite che ottocento anni fa ha trovato qui dimora ideale, ma è diventata una denominazione estesa su nove province tra Veneto e Friuli”.
Territori privi di storia – continua Col Vetoraz – dove la coltivazione della vite non è tramandata di generazione in generazione dalla sapienza dei vecchi, ma ha assunto una visione prettamente industriale”.
Tutto ciò, sempre secondo quanto afferma la cantina attraverso un comunicato stampa diffuso in mattinata, “ha generato una situazione caotica, dove la semplice distinzione tra ‘Prosecco’ (vino prodotto nei territori creati nel recente 2009) e ‘Prosecco superiore’ (vino prodotto sulle colline storiche di Valdobbiadene e Conegliano) non è sufficiente per trasmettere in modo chiaro una precisa identità“.
Col Vetoraz rincara poi la dose. “Oggi la parola ‘Prosecco’ è diventata generalizzante, col rischio reale di banalizzare e cancellare la secolare storia e vocazione delle colline di Valdobbiadene e Conegliano”.
“Le colline che si estendono tra Valdobbiadene e Conegliano – ricorda Col Vetoraz – da più di ottocento anni ospitano la coltivazione della vite. La storia di un vino, soprattutto se di origine antica, è intimamente legata non solo alla terra che lo produce, ma anche agli uomini e alle donne che con esso sono cresciuti”.
“Terra, clima, vino, costumi, tradizioni: in tutto questo sta il vero significato di terroir. Solo rispettando l’integrità originaria infatti si possono mantenere gli equilibri naturali, l’armonia e l’eleganza”.
IL TOUR DI CARPENÈ MALVOLTI
Proprio alle origini dello spumante delle colline trevigiane vuole tornare anche Carpenè Malvolti, con “1924 Prosecco“. Su tale premessa si è quindi costruito il tour internazionale per la presentazione della selezione, che prenderà avvio il prossimo 13 settembre da Londra, con un evento per il debutto ufficiale nel Regno Unito.
I successivi appuntamenti si terranno nei principali mercati della casa di Conegliano. Il primo è previsto in Canada, dal 17 al 19 settembre, dove saranno toccate le città di Ottawa, St. Cathrines e Toronto. A fine Ottobre sono quindi previste le tappe in Florida, New York City, California ed Illinois.
Si proseguirà in diversi Paesi Europei tra cui naturalmente l’Italia, il Belgio e la Francia. Il tour di Carpenè Malvolti continuerà ancora nel mese di novembre, con tre appuntamenti in altrettanti Paesi dell’Asia e dell’Oceania. Approderà infatti a Seoul in Korea, a Tokyo in Giappone per poi concludersi a Sidney, in Australia.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.