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degustati da noi vini#02

I vini di Terra d’Aligi, dalla Cococciola al Montepulciano: una finestra sull’Abruzzo

Terra d’Aligi, in una parola l’Abruzzo. Non poteva scegliere nome migliore, la famiglia Spinelli, per celebrare l’attaccamento alle proprie origini: “È la regione d’Italia in cui viviamo, la Terra d’Aligi, la terra dei nostri vini”.

Un riferimento al pastore Aligi, protagonista de “La Figlia di Iorio”, celebre tragedia in tre atti di Gabriele D’Annunzio, eterno poeta abruzzese. Come pastori, anche gli Spinelli dimostrano di sapersi muovere “con i piedi per terra e lo sguardo avanti”.

“I piedi per terra sono l’amore per il territorio e la profonda conoscenza di ciò che può produrre: sono la tradizione, la capacità innata di tastare il terreno, di sentire l’aria, di scovare vigne nuove e sfruttare al massimo le potenzialità dei terroir”.

Nei vini Terra d’Aligi, prodotti con le uve della Val di Sangro, si ritrovano tradizione e futuro, “pastorizia” e abilità imprenditoriale. Lo dimostrano gli otto assaggi della linea riservata all’Horeca dalla famiglia Spinelli.

LA DEGUSTAZIONE

Terre di Chieti Igt Cococciola 2019, Terra d’Aligi (13%): 90/100
Giallo paglierino non particolarmente carico, ma luminoso. Naso intenso, che lascia grande spazio agli agrumi: lime, pompelmo, bergamotto, tra buccia e polpa. Poi pesca e melone bianco ed ananas, in un incedere prezioso e preciso di note esotiche, circoscritte in un quadro marino, iodico, incomplessito da ricordi di macchia mediterranea sempre più presenti, con l’ossigenazione

Il sorso è teso, vibrante, animato da una gran freschezza e salinità che giocano sulla frutta matura. Più che sufficiente anche la persistenza, su tinte ammandorlate. Un vino che non stanca mai e si presta anche ad ottimi abbinamenti a tavola, in particolar modo con piatti a base di pesce e sushi.

Terre di Chieti Igt Passerina 2019, Terra d’Aligi (13%): 88/100
Giallo paglierino. Naso sul frutto esotico, tropicale, con ricordi minerali e calcarei. Sorso connotato da una freschezza agrumata, veriticale. Buon apporto di frutto in un calice che si rivela sorprendentemente giovane, per affilatezza dei sentori. Una Passerina di carattere, insomma, che non rinuncia alla consueta vena fruttata, ma che mostra al momento più la sua anima “marina”. Perfetto, di fatto, l’abbinamento col pesce.

Terre di Chieti Igt Pecorino 2019 “Zite”, Terra d’Aligi (13,5%): 91/100
Naso intrigante per questo Pecorino che tinge il calice di un giallo paglierino acceso. Al bel bouquet di fiori di campo di abbinano ricordi di nocciola tostata e di una succosa pesca a polpa gialla. Intensa anche la macchia mediterranea, con rosmarino, timo e alloro in primissima vista.

Il sorso denota una buona struttura e un buon corpo, oltre che una freschezza e una salinità capaci di giocare sull’equilibrio dei ritorni di frutta matura. Lungo e intenso il finale, per un nettare di buona gastronomicità.

Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2019, Terra d’Aligi (13%): 92/100
Colore tipico della Denominazione, un bel cerasuolo per l’appunto, luminoso, quasi psichedelico e carico di profumi. Si avverte la piccola frutta a bacca rossa perfettamente matura, come la ciliegia, il lampone e la fragolina, ma anche un ribes ancora croccante.

Il palato è quello di un vino di assoluta dignità propria, quello che non tutti i rosati italiani riescono ad avere. La frutta è pienamente matura, in perfetto equilibrio con la freschezza.

Tra le voci del “cesto” palesatosi al naso domina quella della ciliegia matura, ben sostenuta da ricordi erbacei, che accompagnano verso un finale disteso, giustamente amaricante e preziosamente “vinoso”. Vino con cui divertirsi a tavola, anche in accompagnamento a zuppe di pesce o, ancor meglio, legumi.

Montepulciano d’Abruzzo Doc 2017, Terra d’Aligi (13,5%): 89/100
Rosso rubino impenetrabile, dalla bell’unghia violastra. Naso intenso, in cui frutto e vegetale convivono all’unisono, in armonia, lasciando il giusto spazio ai terziari. Primo naso effettivo del frutto, che sfiora la confettura di ciliegia e di mora.

Al palato una bella tensione di freschezza e salinità, in pregevole contrasto (ed equilibrio) coi i ritorni di frutta già avvertita al naso. Lungo il finale, con sorprendenti ricordi d’agrume rosso (arancia sanguinella) a dimostrare quanto la pienezza del sorso e la struttura non siano affatto “sedute” sulla glicerina dei 13,5 gradi di percentuale d’alcol in volume. Vino importante e serio, che necessita di altrettanta consistenza nel piatto, per l’abbinamento.

Abruzzo Doc Rosso 2015 “Zurle”, Terra d’Aligi (14%): 88/100
Rosso rubino intenso, con unghia violacea. Primo naso e palato sui terziari, accostati un po’ troppo prepotentemente ai sentori di frutta, coprendoli. Vino che piace certamente all’estero, segno di una gamma costruita sì sulla tipicità, ma che tiene conto anche delle esigenze (e dei gusti) del mercato internazionale.

Tanta spezia, dunque, calda ed orientaleggiante: cumino e curcuma, oltre alla vaniglia Bourbon. Bei ritorni di confettura in chiusura, sul filo sospeso dell’alcol. Del resto, come ricorda la retro etichetta, “Zùrle” è la parola che, nel dialetto abruzzese, descrive il divertimento dei bambini nel saltellare e rincorrersi. L’ebrezza e il distacco dalla quotidianità che non guastano mai, anche nella vita degli adulti.

Montepulciano d’Abruzzo Doc 2016 “Tatone”, Terra d’Aligi (14%): 94/100
Rosso rubino impenetrabile e denso che inizia già a disegnare, sin dal colore e dalle prime movenze, le fattezze di un monumento: quello a nonno Spinelli, chiamato appunto “Tatone”. Al naso e al palato, in perfetta corrispondenza, un tesoro di frutta e di terra, di mani pulite del lavoro in vigna e dei suoi risultati più attesi.

C’è la mora, l’amarena, il ribes. Note precise, senza sbavature. E poi c’è la polvere di cacao, la radice di rabarbaro e di liquirizia, l’avena tostata. C’è la macchia mediterranea, immancabile in un rosso del centro Italia che ha così tanto da raccontare. La chiusura è tesa, come il sorso. Col tannino che tenta, in cravatta, di asciugare un succo grondante. “Tatone” è il vino della domenica. Un contadino con la giacca.

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva 2014 “Tolos”, Terra d’Aligi (14,5%): 92/100
Rosso rubino dall’unghia ancora una volta violacea, a denotarne una gioventù tutt’altro che scontata. Al naso è un vino prezioso, ricercato, tipico. Capace di esaltare la grande Denominazione abruzzese e la denominazione dell’uva Montepulciano.

Tanta mora, di quelle che si trovano d’estate ancora appese alle piante, in campagna: nere come la pece con qualche pois rosso, segno di una maturazione non ancora compiuta nella propria interezza. C’è poi il ribes, in tutta la sua croccantezza. Tanta macchia mediterranea (rosmarino, alloro, su tutti), unita a risvolti di terra bagnata, di muschio, terra bagnata. Di fungo, oltre che di resina di pino.

In bocca si ritrova tutto questo, in un quadro di perfetta corrispondenza che segna un sorso materico e cerebrale. Terziari un po’ troppo pronunciati sul tannino, specie in chiusura, appiattiscono tale vigoria su note polverose, di cacao. Un bel bere, in compagnia di piatti di selvaggina e carni alla griglia.

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∗DISCLAIMER L’articolo e la degustazione non sono stati commissionati dall’inserzionista
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“We Are. d’Abruzzo”: a Milano 43 cantine. I migliori assaggi

MILANO – L’Abruzzo a Milano. Lo ha portato lunedì 18 febbraio al Westin Palace Hotel il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo, con la collaborazione dell’Associazione italiana sommelier (Ais). L’evento “We Are. d’Abruzzo: vini e territori diversi, un’unica importante regione vinicola” ha posto l’accento sulle tante uve allevate in Abruzzo, al centro dell’attenzione della nuova generazione di vignaioli.

Si tratta solo del primo appuntamento per il Consorzio di Tutela Vini, fuori dall’Abruzzo. Il primo marzo si terrà infatti a Roma il Seminario “Abruzzo, un patrimonio in bottiglia“, in collaborazione con Fis (Fondazione italiana sommelier), dedicato alla stampa e agli addetti del settore (su invito).

L’evento avrà luogo all’Hotel Rome Cavalieri e sarà dedicato al Montepulciano d’Abruzzo, portabandiera dei vini della regione e tra i più grandi vitigni a bacca rossa diffusi nel mondo.

A guidare l’assaggio Daniela Scrobogna, esperta docente Fis, e il professor Attilio Scienza, che in anteprima assoluta illustrerà i suoi ultimissimi e innovativi studi condotti sul Montepulciano d’Abruzzo presso l’Università degli Studi di Milano.

In degustazione le cantine Azienda Tilli, Il Feuduccio di S. Maria d’Orni, Cantine Mucci, Buccicatino, Terzini, Chiarieri, Cerulli Spinozzi, Tenuta Torretta, Pietrantonj e Citra Vini.

I NUMERI
Disteso tra il mare Adriatico e i massicci del Gran Sasso e della Majella, la produzione vitivinicola abruzzese conta 32 mila ettari vitati, con una produzione annua di 3,5 milioni di ettolitri. Al Montepulciano la parte del leone, con circa l’80% della produzione totale.

Seguono poi il Trebbiano e gli autoctoni Pecorino, Passerina, Cococciola e Montonico. Le aree produttive si concentrano per la quasi totalità nella zona collinare, in particolare nella provincia di Chieti dove ricade il 75% del territorio vitato. Pescara e Teramo interessano il 10%, l’Aquila il 4%.

Clima mite sul versante appenninico, più continentale nei versanti interni. Buona l’esposizione e il clima risulta generalmente mite. I massicci del Gran Sasso e della Majella assicurano escursioni notturne e buona ventilazione, garantendo un microclima unico e straordinario per i viticoltori.

VINI E TERROIR D’ABRUZZO
Variegate, invece, le tipologie di terroir. Il sottosuolo di Teramo e Pescara è composto da arenarie e quarzi misti a calcare, che conferiscono vini di grande eleganza e struttura. Quello di Chieti, con terreni argillosi, arenacei e sabbiosi, porta a vini più semplici e di immediata beva.

Il comprensorio Aquilano, meno adatto alla viticoltura, trova aree ideali nelle zone delle marne calcaree della conca Peligna, che conferisce maggior austerità ai vini. La tradizione vitivinicola abruzzese, così antica, variegata e peculiare, è stata raccontata bene, lunedì 18 febbraio, anche attraverso un grande banco d’assaggio.

Ben 43 cantine partecipanti al Westin Palace di Milano, oltre un centinaio di etichette tra Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, ma anche Pecorino, Passerina, Cococciola e Montonico. Ecco i nostri migliori assaggi.

I MIGLIORI ASSAGGI

Lunaria Cantina Orsogna (CH)
Pecorino Civitas 2018: 86/100
Raccolta tardiva intorno alla metà di settembre, altitudini di 500 metri, vinificazione e affinamento in acciaio. Nessun inoculo di lieviti e temperature controllate. Giallo paglierino, naso espressivo con agrume, salvia, ginestra, frutta a polpa bianca, pera, uva spina. In bocca sapidità e freschezza, con buona corrispondenza olfattiva.


Cantina Frentana, Rocca San Giovanni (CH)
Abruzzo Pecorino Doc 2018 “Costa del Mulino”: 86/100

Immediata freschezza all’olfazione, rimandi salmastri, poi frutta bianca, pera e agrumi, misti a erbe aromatiche. In bocca buona acidità e medio corpo. Giusta persistenza e gradevolezza al sorso che fanno di questo Pecorino un ottimo vino da abbinamento gastronomico.


Sciarr – Az.Agr. D’Alesio, Città Sant’Angelo (PE)
Pecorino Superiore 2015: 86/100
Vendemmia in settembre, vinificazione in bianco con spremitura soffice delle uve, decantazione statica a freddo e fermentazione in acciaio. Affinamento finale in bottiglia per almeno 3 mesi. In bocca fiori di campo, zagara, frutta come il pompelmo. Chiude con finale erbaceo vegetale. In bocca fresco, sapido, di medio corpo e di buon equilibrio gustativo.

Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013 “Tenuta del Professore”: 90/100
Fermentazione in acciaio e affinamento per 18 mesi in botti di rovere di allier. Vigne di più di 30 anni su suoli argillosi a medio impasto.  Giallo paglierino carico, note di cerale, camomilla, fieno e mallo di noce. Bocca corrispondente, sapidità appena accennata, caldo. Ben equilibrato e di estrema finezza.


Az. Agr. Valori, Sant’Omero (TE)
Abruzzo Pecorino Doc 2018: 86/100
Trecento metri sul livello del mare, vendemmia leggermente tardiva a metà settembre. Fermentazione e affinamento in acciaio per un Pecorino classico, schietto, dai sentori marcatamente erbacei e agrumati. Sapido e con una lunghezza e coerenza molto territoriale.


Az. Agr. Rapino Emilio, Francavilla (PE)
Trebbiano d’Abruzzo Doc 2016: 92/100
Età dei vigneti di circa 20 anni, a 150 metri sul livello del mare. Ottenuto dal solo mosto fiore, non filtrato. Si presenta paglierino, con naso floreale, erbe di campo, fieno, paglia, mallo di noce, frutta gialla matura, quasi un sentore di litchi. Bocca piena, corrispondente e con un bel finale.


Az. Agr. Barone Cornacchia, Torano Nuovo (TE)
Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2018: 92/100
Vinificazione a fine settembre, pigiadiraspatura e pressatura soffice, decantazione statica del mosto a 8 gradi centigradi per 24 ore. Poi fermentazione a temperatura controllata in acciaio. Un vino dal colore ipnotico: rosso cerasuolo,. E dai profumi intensi fruttati di fragolina, lamponi, ribes e poi di ciliegia. Sapore fresco, intenso, persistente e fine.

Montepulciano d’Abruzzo Doc 2015 “Vigna le Coste”: 92/100
Vendemmia nella seconda metà di ottobre, selezione manuale dei grappoli per questo vino ottenuto da una piccola antica vigna di varietà Montepulciano. Età media delle piante intorno ai 40-50 anni. Macerazione sulle bucce per 8-9 giorni a temperatura controllata.

Successivo affinamento in botti di rovere di Slavonia da 30 ettolitri per 14 mesi e poi in bottiglia per 6 mesi. Colore rosso rubino carico. Profumo intenso, complesso con sentori di prugna matura, visciola, fino alla confettura. In bocca morbido, persistente, equilibrato ed armonico. Spinge un po’ ancora il tannino ma il sorso è molto piacevole.


Ciavolich Azienda Agricola, Loreto Aprutino (PE)
Cerasuolo d’Abruzzo Dop 2018 “Fosso Cancelli”: 93/100
Ottenuto da uve di Montepulciano raccolte a mano, il cui mosto viene lasciato a contatto con le bucce per 24-36 ore. Segue un salasso, prelevando del mosto in fermentazione che viene trasferito in anfora di terracotta. Qui continua la fermentazione spontanea, senza controllo della temperatura.

L’affinamento prosegue sulle fecce nobili in anfora fino all’imbottigliamento. Vino rotondo, morbido, dai sentori confettati e dai profumi fruttati che rimandano al melograno, alla fragolina di bosco e al melone bianco. Intenso, con persistenza da vendere.

Montepulciano d’Abruzzo 2015 “Divus”: 93/100
Ottenuto dai vigneti più vecchi della tenuta, effettua una fermentazione in acciaio per poi affinare in botti da 20 hl e in barrique di vari passaggi, per circa un anno. Dal colore rosso rubino intenso e dal naso intenso e fitto. Forse ancora un po’ chiuso ma dalla prospettiva immensa.

Spiccano sentori di confettura di frutta rossa come ciliegia e prugna con cenni speziati, balsamici e di sottobosco. Frutto polposo e succoso. Lungo e pieno il sorso, ben equilibrato e dalla trama tannica, molto morbida. Finale ampio e persistente.

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Vini al supermercato

Terre di Chieti Igp Cococciola 2016 Niro, Citra Vini

(5 / 5) L’Abruzzo del vino deve il suo successo, specie negli ultimi anni, al Pecorino (oltre al classico Montepulciano). Ma sul mercato si fa largo un vitigno autoctono abruzzese a bacca bianca: la Cococciola. E’ Auchan a portarlo alla ribalta sui propri scaffali. Obiettivo centrato non solo nello straordinario rapporto qualità prezzo.

La valorizzazione dei vitigni autoctoni da parte delle insegne di supermercati è un aspetto che troppi buyer ancora sottovalutano. Giù il cappello per il coraggio dimostrato dalla catena francese del gruppo Adeo. Ennesima riprova delle positive ricadute di una “buona Gdo” sul tessuto vitivinicolo.

LA DEGUSTAZIONE
Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper finisce così la Cococciola 2016 “Niro” di Citra Vini, consorzio di 9 cantine sociali che ha come obiettivo quello di “selezionare, controllare e valorizzare la migliore produzione enologica della provincia di Chieti”.

Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino limpido dai riflessi dorati. Al naso, la Cococciola parla una lingua esotica, capace di scaldare il cuore: una spremuta d’agrumi, papaya e pesche. Un olfatto ammiccante, reso più serioso da evidenti note minerali e da interessanti richiami di foglia di pomodoro secca.

L’ingresso in bocca di “Niro” è morbido e fa pensare a quel 13% d’alcol in volume indicato in etichetta. Una percezione che limita a tradursi in seta per il palato, carezzevole, tutt’altro che stordente. Poi arriva il pizzicotto dell’acidità e della sapidità. Durezze perfettamente equilibrate in un sorso che si fa sempre più interessante.

Non stiamo certo parlando di un vino particolarmente “complesso” in termini d’aromi. Quel che colpisce è la sua evoluzione fatta di gradini netti e ben definiti, come l’incedere dei capitoli di un libro che svela piccoli segreti, prima della verità finale. Frutta e i richiami floreali freschi. Poi l’acidità. Quindi la sapidità.

Prima della scritta “the end”, la Cococciola 2016 di Citra Vini regala una lunga chiusura su note piacevolmente fresche e agrumate, capaci di chiamare il sorso successivo e di accompagnare il piatto in maniera quasi spasmodica.

Accompagnamento perfetto, quest’autoctono Igp Terre di Chieti, per piatti a base di mare: dalle insalate ai crudi, passando per i crostacei. Da provare con il sushi. Un’etichetta che non disdegna neppure la carne bianca. Purché si badi a una temperatura di servizio tra i 10 e i 12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Di Cococciola, in Abruzzo, non ce n’è molta. Che la si chiami così, oppure “Cacciola” o “Cacciuola”, si parla di poco meno di 500 ettari. Citra Vini seleziona i grappoli e li raccoglie a mano. La tecnica di vinificazione di “Niro” prevede una pressatura soffice degli acini. Il mosto viene lasciato decantare diverse ore, prima della fermentazione a temperatura controllata.

Operativa dal 1973 in Contrada Cacullo a Ortona, in provincia di Chieti, Citra Vini si pone come “punto di riferimento” in un’area in cui la viticoltura è il pane quotidiano per molte famiglie. Non a caso, Chieti è la seconda provincia italiana (la prima in Abruzzo) per quantità di uva raccolta di vendemmia in vendemmia.

Prezzo: 5,13 euro
Acquistato presso: Auchan

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