Categorie
a tutto volume

Dal 28 giugno al 4 luglio è Como Lake Cocktail Week 2023

Dal 28 giugno al 4 luglio è Como Lake Cocktail Week 2023
FOTONOTIZIA – La quarta edizione della Como Lake Cocktail Week 2023 è pronta al decollo. Dal 28 giugno al 4 luglio la mixology internazionale e di qualità si ritrova nuovamente sulle sponde del Lago di Como per celebrare la miscelazione d’autore. Tema guida della nuova edizione sarà il viaggio. Protagonisti della Como Lake Cocktail Week 2023 più di 30 cocktail bar ospitati tra hotel 5 stelle, storici street bar e ristoranti stellati. Programma completo sul sito web dell’evento.

Categorie
a tutto volume eventi news ed eventi

The Court presenta Women First: barlady protagoniste a Roma

Si chiama Women First ed è una kermesse tutta al femminile per valorizzare la figura della donna nel mondo dell’ospitalità. Dal 7 febbraio fino a maggio al The Court, il cocktail bar di Roma che ha sede a Palazzo Manfredi, con vista Colosseo. Il progetto, sviluppato dal bar manager Matteo Zed, è una risposta per colmare il divario di genere in questa professione.

«The Court – spiega Zed – incoraggia la parità e crede fortemente nelle donne. Nei suoi ultimi due anni di vita, questa realtà ha avuto sempre manager in rosa. Sempre più barlady hanno saputo conquistarsi ruoli di prestigio grazie alla loro meticolosità e al loro spirito organizzativo, rivelando grande sensibilità e spiccato gusto estetico».

Se pensiamo alla storia della miscelazione – prosegue ancora Matteo Zed – possiamo ricordare che alcune donne hanno davvero fatto la differenza. In primis Ada Coleman, pionieristica barlady che nel 1903 fu la prima donna nella postazione mixology dell’iconico American Bar del Savoy Hotel di Londra. Da allora, sono molte le quote rose hanno saputo conquistarsi un ruolo da protagoniste».

Alla chiamata hanno aderito barlady amiche da tutto il mondo che si alterneranno nei prossimi mesi dietro il bancone del prestigioso cocktail bar d’albergo in Italia. Per questo “Women First” si svilupperà in più pomeriggi, ogni lunedì dalle 18 alle 23.

Al momento sono state confermate sei date, ma la programmazione è in continuo aggiornamento, grazie al numero crescente di adesioni. Le nuove guest di Women First saranno comunicate sui profili social del cocktail bar romano The Court.

Calendario Women First
  • 7 febbraio: Priyanka Blah – The Dram Attic (San Pietroburgo)
  • 21 marzo: Elpida Antonopoulou – Barro Negro (Atene)
  • 28 marzo: Melanie De Conceiçao Bonilla – Wilke Miriam Rebecca – Salmon Guru (Madrid)
  • 11 aprile: Arina Nikolskaya (Mosca)
  • 25 aprile: Lozada Sanchez – Brujas (Mexico City)
  • 9 maggio: Giulia Cuccurullo – Artesian Bar (Londra)
Categorie
a tutto volume

Mixology e distillazione artigianale: un connubio fatto di amore e ricerca della perfezione

La mixology, col suo servire drink realizzati sul momento dalle mani del Bartender e spesso creati dalla fantasia ed esperienza dello stesso, è da sempre emblema del “bere artigianale“. Questo connubio fra miscelazione ed artigianalità ha visto un forte incremento negli ultimi anni, sia in Italia che all’estero, con sempre più mixologist che compiono coraggiose scelte artigianali in fatto di distillati o liquori da inserire nelle proprie preparazioni.

Alla base di queste scelte non c’è solo la qualità del prodotto artigianale, ma anche il messaggio che porta con se. Lo ha ben spiegato Andrea Attanasio del Fresco Cocktail Shop di Como, intervenuto alla Craft Distilling Italy lo scorso 27 ottobre: “Assaggiate un distillato artigianale e uno industriale. Non necessariamente uno è più buono e uno meno buono, ma la freschezza di un distillato artigianale, quel brio, è introvabile in uno spirito canonico”. Il ‘perché’ di questo brio?

Io – spiega Attanasio – credo banalmente: perché l’industria deve cercare di accontentare tanti e quindi trova e crea il modo di raggiungere tante persone. Il piccolo artigiano, la piccolissima craft distillery, il liquorificio o, perché no, il cocktail bar, se di artigiano si parla cerca di fare qualcosa di emozionante e di buono per se”.

“Sembra egoista da dire ma è proprio questo il nocciolo della grossa differenza fra artigianato ed industria. Quel sano egoismo di cercare la perfezione per piacere a te stesso, per fare un prodotto che ti inorgoglisce, che descrive te stesso, quello che fai quello che sei e, dico, anche quello che vorrai diventare”.

Grande alleata e fonte di ispirazione tanto per la distillazione artigianale italiana quanto per la miscelazione è senza dubbio la grande biodiversità del Bel Paese che mette a disposizione degli artisti dell’artigianalità un panorama unico al mondo. “Abbiamo la fortuna, noi italiani, di poter accedere a materie prime ed ingredienti che sono davvero unici nel marcato mondiale – afferma Benjamin Cavagana del MAG La Pusterla di Milano – Questo ci da la possibilità di puntare sull’artigianalità e miscelare cose sempre divertenti e con sapori unici”.

Una biodiversità che rende straordinari e molto competitivi i prodotti italiani all’estero. “L’Italia – sottolinea Attanasio -indiscutibilmente ha un portafoglio di prodotti più ampio del resto del mondo. Come nella cucina questo ci permette di avere prodotti molto diversi tra loro fra nord e sud con lo stesso denominatore: la qualità“.

La cosa irripetibile che abbiamo in Italia è quell’unione tra la scelta del prodotto, l’accoglienza ed il saperlo raccontare. Chi in Italia riesce a distillare ed a trasmettere la freschezza in quel distillato ha successo anche all’estero”.

Freschezza, stagionalità, unicità dei prodotti. Parole chiave nelle lavorazioni artigiani e concetti sempre più noti e ricercati dal consumatore. Un’evoluzione in cui “il buon bere” permea sempre di più la cultura media ed in cui il consumatore continua a crescere, informandosi e spesso confrontandosi con chi sta dall’altra parte del bancone.

Cliente moderno che è croce e delizia per i professionisti del bar. Da un lato la difficoltà di dover mantenere costante la qualità delle proprie preparazioni a fronte della stagionalità o della normale variabilità degli spirit artigianali, dall’altro il piacere di servire da bere a palati sempre più attenti. “La cosa emozionante è che insieme ai prodotti, insieme all’artigiano, in realtà è cresciuto il cliente“.

È un piacere avere a che fare con un cliente consapevole e preparato – afferma sorridente Attanasio – vuol dire che giochiamo una partita quasi alla pari. È quella cosa che ci permette di voler essere sempre un passettino avanti per evitare che ci metta in difficoltà e dargli la possibilità di uscire di qua con una nozione in più, senza pretendere di insegnargli niente”.

Evoluzione del consumo che ha permesso di sdoganare l’utilizzo di distillati strutturati all’interno delle preparazioni. La crescita di consapevolezza del cliente permette oggi di inserire nei cocktail anche distillati la cui complessità non viene compromessa dalla miscelazione o “non capita” dal bevitore. Fra essi la grappa: il distillato nazionale inizia oggi a trovare una sua collocazione anche nel mondo dei cocktail.

La Grappa – sottolinea Benjamin Cavagana – ha una storia incredibile ed un metodo di produzione unico. Viene messa in secondo o terzo piano quando si deve scegliere con cosa miscelare un cocktail perché hai dei picchi di intensità che possono creare problemi quando vai a comporre un cocktail. In realtà bisogna pensare al contrario e capire come trovare un metodo per valorizzare queste note frutta e la spiccata acidità”.

Si è ancora sperimentato poco col distillato nazionale, alla ricerca del suo equilibrio in miscelazione, ma la voglia di indagarne le potenzialità è forte. “Negli ultimi cinque anni – ricorda Andrea Attanasio – quante cocktail list strane, quanti drink strani abbiamo proposto? Oggi penso che un passo indietro, che in realtà sono tre passi avanti, è sacrosanto farlo. Diminuire il numero di ingredienti con però una ricerca più manicale del singolo ingrediente enfatizzando, magari, proprio un prodotto come la grappa che deve entrare nel mondo del cocktail bar”.

Categorie
a tutto volume

Come a Milano, ma è Foligno: una notte a Imbibe, il cocktail bar di Leonardo Ferretti

Via Antonio Gramsci 28, Foligno. È qui che si trova Imbibe, piccolo cocktail bar aperto nel 2014 da Leonardo Ferretti. Una vietta lastricata del centro storico, degna della “Milano da bere”: locali in ogni angolo, giovani. In una parola, movida. Svolti a sinistra, dall’elegante piazza della Repubblica. E la cittadina della provincia di Perugia cambia ritmo. Persino colore. Pochi metri quadrati per Imbibe, cocktail bar dagli arredi minimal ma ricercati, al millimetro. Qualche tavolino ed un bancone, dietro il quale “Leo-mad Fer-it” dà sfogo alla sua tecnica e creatività.

Niente flair estremo. Niente bottiglie che volano, bar spoon che ruotano fra le dita o routine improbabili. La maestria di Leonardo sta in una grande consapevolezza delle tecniche di miscelazione. Nella conoscenza degli ingredienti, di qualunque natura essi siano. E nella sua grande capacità di interazione con gli ospiti del locale.

Trentasei anni ed una lunga gavetta fra locali e catering. Una preparazione che solo chi ha davvero avuto a che fare col pubblico può avere ed esibire. Imbibe è questo. Non solo una drink list da cui emerge un grande rispetto per i classici ma anche – e soprattutto – l’abilità di Leonardo Ferretti nel creare drink “su misura”.

Ottimo spirito d’osservazione e poche parole per capire chi si ha di fronte, interpretarne i gusti e coinvolgerlo nel processo creativo. Magari chiedendogli di scegliere un ingrediente, pur assurdo che sia: “Cipolla“. Basta una scintilla per confezionare calici ad hoc, in grado di assecondare (o sfidare) le aspettative.

Per far ciò Leonardo ha sviluppato un pensiero “tridimensionale“, in cui ogni potenziale componente del drink non è più solo “se stesso” ma diventa “ogni cosa che può essere, o derivare da se stesso”. “Un ortaggio o un frutto – spiega Ferretti – non è solo ciò che conosciamo allo stato solido, ma può essere un estratto, un’essenza, un profumo, una consistenza o altro ancora”. Magia? Non esattamente.

Meglio parlare di smaterializzazione degli elementi da cui nascono piccoli gioielli, capaci di valorizzare le eccellenze locali. Come il drink a base vino (Rosso di Montefalco, of course) e ciliegia, morbido ed aromatico. O un cocktail con assenzio e cipolla, tanto sottile ed intrigante da risultare gourmet ed invogliare all’abbinamento con un piatto.

Temperature di servizio perfette, dai drink in coppa serviti freschi fino al Julep, contornato dal ghiaccio, passando attraverso il calore di un twist sul Blazer, nella miglior tradizione di Jerry Thomas.

“Bisogna conoscere molto bene le regole per forzare” ricorda Ferretti. Uno che non solo conosce e rispetta le basi. Ma sa infilarsi in quello spazio sottile fra il razionale e l’estro. Alla base di tutto, la passione per il proprio lavoro.

O meglio per il proprio “mestiere” dato che Mr Imbibe si considera un artigiano, uno che crea qualcosa con le proprie mani. Tecnica, consapevolezza, conoscenza e voglia di sperimentare, dal cocktail agli ambienti.

Pareti alte ed antiche incastonate nel centro storico, luci soffuse. Quell’aria rétro che, da sola, dona quel certo non so che. Dietro a questo lo studio di ogni singolo dettaglio. È Leonardo stesso ad aver progettato il bancone e ad averlo modulato per poter perfezionare il set up, a piacimento. Dall’altra parte, nessun ingrediente “standardizzato”.

Tutti i preparati sono home-made, frutto dell’iniziativa di Leo-mad, persino nella loro etichetta identificativa: un viso che sorride quando giri la bottiglia per versarlo. Nel retrobottega, l’archivio storico in un caos ordinato di riviste di settore, vecchie drink list, cataloghi e bottiglie usate per esperimenti vari.

Un locale che è un incubatore di idee, utili ad andare oltre alle apparenze e oltre all’idea stessa, comune, di cocktail. Un locale dove sedersi e godersi il momento. Un locale dove il tempo si ferma e si ritrova il piacere della condivisione. Perché Imbibe è il suo fondatore. Tanto quanto i suoi ospiti.

[URIS id=45862]

Categorie
a tutto volume news

The Spirit gioca d’azzardo: nella nuova drink list un cocktail analcolico

MILANO – The Spirit Milano, giocando anche su un inatteso cocktail analcolico, apre le porte per presentare la nuova drink list.

Porte nere e pesanti, da cui fa capolino solo un timida luce attraverso degli oblò. Porte quasi anonime, nel caos della “Grande mela” italiana. Porte che rimandano agli Speakeasy americani dell’epoca proibizionista.

All’interno, il calore e la pacatezza di uno dei migliori cocktail bar di Milano. Scelta di materie prime d’eccellenza, sapienza nell’abbinarle e dosarle. Un fil rouge che lega le varie preparazioni. Così nasce la nuova lista di cocktail, pensati per stupire.

LE NOVITA’
È con vivo entusiasmo che Fabio Bacchi, bar manager di The Spirit, introduce il quarto cambio stagionale. Quattordici i cocktail che vanno ad affiancarsi alle 4 preparazioni fisse, per creare la Drink list Fall Winter 18 di The Spirit a tema “Il Gioco“. Il gioco in tutte le sue forme: gioco di società, gioco d’azzardo, gioco territoriale. Ecco quindi far capolino nomi che rimandano ai giochi da tavolo come Shanghai o Checkmate (scaccomatto).

Nomi che ricordano il gioco d’azzardo come The Joeker, Rien ne va plus (nelle due versioni Rosso e Nero) e Bluff. Il gioco rappresentato sul grande schermo con scene memorabili da cui traggono il nome Goldfinger e Russian Roulette. Il gioco raffigurato nell’arte con I Bari (noto quadro di Caravaggio) o il gioco come identità culturale in Pachinko (gioco tradizionale giapponese).

Una drink list con una precisa idea di fondo, non lunghissima (ed è un bene) e nella quale ognuno può trovare il bicchiere che incontra i propri gusti, se serve consigliato dai professionisti del The Spirit.

GLI ASSAGGI
Abbiamo avuto modo di degustare tre di questi “giochi”, primo fra tutti Bluff. Bluff perché ti inganna. Entra in bocca fruttato, fresco e speziato. Avvolge il palato e lascia una piacevole persistenza.

Ma, inaspettatamente, è analcolico. La base infatti è Memento (distillato di acqua aromatizzata alle erbe), cui si sommano shrub di agrumi, tè matcha, aloe vera, miele di melata e sciroppo di melagrano e pepe rosa.

Segue Not a Club Soda. Plymouth Gin, Falernum, lemongrass, habanero cordial, acqua e King’s Ginger gli ingredienti ma lo si capisce davvero solo assaggiandolo. Fresco, molto aromatico ma anche incredibilmente beverino e con una leggera ma decisa piccantezza che arriva solo a fine sorso. Equilibrato in tutte le sue note è terribilmente pericoloso nella sua facilità di beva.

Chiude Shanghai. Un drink inusuale. Servito caldo in una teiera. Ingredienti base sono infatti tè bianco (per l’appunto caldo) e Koval grain spirit (whisky di grano non passato in legno) cui seguono fiori di tè, pepe di Sichuan, Triplum Luxardo, Bitter Bianco, Luxardo, Chai Walla bitters ed olio di zagara.

Intenso al naso ha note balsamiche che rimandano la mente alle radici aromatiche (rabarbaro e liquirizia), alle erbe aromatiche ed alla macchia mediterranea. In bocca è morbido ed avvolgente con un finale amarognolo e vagamente agrumato.

Categorie
a tutto volume Gli Editoriali news

The Spirit Milano, nuova drink list. Un angolo di “spirito” nel caos della metropoli

*EDITORIALE*The Spirit Milano si nasconde. Non fa rumore. Capisci solo quando entri il senso di quel portone nero, schivo. Una nota muta, nel frastuono di una metropoli dove vince chi fa più rumore.

Pare l’ingresso di una cattedrale. La luce fluo traspare mistica e delicata, da tre oblò. Salire a bordo è come farsi prendere per mano da una persona di cui ti fidi, dopo aver chiuso gli occhi. Una persona che hai appena incontrato, ma che sembra conoscerti da una vita.

È il richiamo infallibile e minimal di un locale che mi ha completamente stregato. Fuori, dentro. E dietro al bancone. Da martedì 16 ottobre sarà disponibile la nuova drink list. Saprà “di inverno e azzardo”, anticipa il fondatore Fabio Bacchi.

Nell’attesa, ieri sera ho viaggiato su quella barca. Sono stato in Veneto, ad assaggiate la Grappa più delicata e avvolgente che io abbia mai provato (non a caso utilizzata dai migliori mixologist).

Sono stato in Spagna e da lì ho preso un altro volo, per il Messico del Mezcal. In sottofondo le parole dei preparatissimi barman, pronti a cullare i drink con le loro spiegazioni precise, comprensibili anche da un neofita dei distillati come me.

Ieri sera ho scoperto che per prendere l’aereo, a Milano, non serve fare il check-in. Ma solo sedersi al bancone del locale giusto. Chiedere ai comandanti la destinazione. E godersi il viaggio. Ovunque ti porti.

THE SPIRIT MILANO
VIA PIACENZA 15
MILANO

Categorie
a tutto volume news

Local Heroes 02 Limited Edition, il Gin firmato Cracco e Sisti

Una innovativa edizione limitata, realizzata in collaborazione con lo chef stellato Michelin Carlo Cracco e Filippo Sisti, head bartender del suo ristorante e cocktail bar Carlo e Camilla in Segheria di Milano. Un’esclusiva per il mercato italiano. Si tratta di Local Heroes 02 Limited Edition, blend che celebra l’innovativo concetto di miscelazione che contraddistingue il Carlo e Camilla in Segheria. Il progetto Local Heroes è nato dal desiderio di Portobello Road Gin di celebrare un mercato, quello italiano, attraverso la collaborazione con una figura tra i migliori talenti del paese. Il ‘Local Hero’ appunto, con cui realizzare un prodotto innovativo e artigianale. ‘Local Heroes 02‘ è caratterizzato da botanicals unici e ricercati, tra cui buccia di mango, pepe di timut e aneto, accuratamente dosati e distillati da Carlo Cracco e Filippo Sisti a Londra presso “The Ginstitute” – la casa di Portobello Road Gin. Una produzione limitata di mille bottiglie artigianali distillate in alambicchi di rame da 30 litri battezzati Copernico II, imbottigliate ed etichettate a mano prima di essere spedite in Italia per il lancio in occasione del Gin Day l’11-12 settembre a Milano. Local Heroes 02 sarà disponibile alla vendita in negozi selezionati in Italia. Carlo e Camilla in Segheria utilizzerà questo blend unico per offrire cocktails innovativi ai propri clienti. Per i fan Uk, ci sarà un numero limitato di bottiglie disponibili all’acquisto su www.portobelloroadgin.com.

La limited-edition sarà una tra le ultime limited-edition prodotte presso ‘The Ginstitute’ prima del trasferimento di Portobello Road Gin nella sua nuova sede, un moderno palazzo del gin nel cuore di Portobello Road, attrezzata con blending rooms, un museo con gift shop, un ristorante Gintonica di stile spagnolo e alcune esclusive camere per gli ospiti. “E’ un grandissimo onore lavorare con Carlo e Filippo alla creazione di un London Dry Gin dal cuore italiano – commenta Tom Coates, brand director di Portobello Road Gin -. Come immaginavo, i sapori sono completamente unici e siamo estremamente soddisfatti del risultato. Abbiamo introdotto il nostro brand nel mercato italiano solo due anni fa e stiamo avendo risultati incredibili. Con il lancio dell’edizione Local Heroes 002 desideriamo aumentare ulteriormente la notorietà del brand in Italia”. “Siamo molto felici di poter collaborare con un’eccellenza come Portobello Road Gin – aggiungono Carlo Cracco e Filippo Sisti – questo progetto ci ha permesso di condividere la nostra visione ed il nostro gusto attraverso la creazione di una special edition”. A settembre 2015, Portobello Road Gin ha collaborato con Brett Graham, proprietario e capo cuoco del ristorante The Ledbury di London, per creare la prima edizione del Local Heroes: una ricetta di gin distintiva che includeva tra i botanicals olive verdi, clementine, dente di leone e levistico officinale. The Ledbury ha ricevuto numerosi riconoscimenti incluse due stelle Michelin e a maggio 2014 è rientrato tra i 10 migliori ristoranti al mondo su Restaurant Magazine.

Exit mobile version