Saranno presentate nella loro interezza a Vinitaly 2023 le classifiche di vini e spumanti più venduti ed emergenti al supermercato secondo la ricerca Circana (ex Iri). Veronafiere anticipa tuttavia alcuni dei contenuti della tavola rotonda in programma il 3 aprile a Verona. Il 2022 è stato un anno difficile anche per il mercato del vino nella Distribuzione Moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico.
Il 2023 potrebbe essere ancora un anno difficile per i volumi, a causa del pieno manifestarsi degli effetti legati al prezzo, ma potrebbe anche verificarsi un recupero nel secondo semestre, se l’inflazione calerà e se le promozioni diventeranno più incisive. Questo il quadro che verrà presentato in dettaglio dall’istituto di ricerca Circana (già IRI) a Vinitaly (a Verona dal 2 al 5 aprile), nel corso della 19° tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere.
DISTRIBUZIONE MODERNA PROTAGONISTA A VINITALY 2023
Un’anteprima della ricerca presenta i dati generali delle vendite nell’anno 2022, la classifica dei vini e spumanti più venduti (a volume) sugli scaffali della Distribuzione Moderna e la classifica dei vini “emergenti” (a valore). Sul podio il Prosecco (Veneto e Friuli V.G.) con 46 milioni di litri venduti, il Chianti (Toscana) con 17 milioni di litri, il Lambrusco (Emilia Romagna) con quasi 17 milioni di litri. Si fanno notare le buone performance del Nero d’Avola (Sicilia) al 10° posto con quasi 8 milioni di litri, il Pignoletto (Emilia Romagna) al 12° posto con 6 milioni di litri, il Primitivo (Puglia) al 13° posto con quasi 6 milioni di litri.
La classifica dei vini “emergenti”, cioè quelli col maggior tasso di crescita rispetto all’anno precedente, elaborata a valore, mostra sul podio: Ribolla (Friuli V.G.) con +12%; Muller Thurgau (Trentino Alto Adige) con +10,0%; Vermentino (Sardegna, Liguria, Toscana) con +9,9%. Da notare i buoni piazzamenti in questa speciale classifica di Vernaccia (Toscana), Orvieto (Umbria, Lazio), Nebbiolo (Piemonte, Lombardia). I dati dell’intero comparto vino mostrano una flessione, a volume, del vino (-5,4%), dei vini rossi (-7%), degli spumanti (-4,7%) che diventa -0,2% se si esclude il Prosecco.
Lo scenario geo-politico e le conseguenze sui prezzi hanno generato effetti non marginali sulle vendite, che però hanno resistito evitando un tracollo – ha dichiarato Virgilio Romano, Business Insight Director di Circana (già IRI) – La fine del Covid potrebbe dare più certezze a tutti.
Nel corso della tavola rotonda presenteremo i dati dei primi mesi dell’anno, in modo da approfondire i primi segnali che vengono dai mercati e che potrebbero condizionare il 2023. Senza drammatici ulteriori aumenti dei prezzi, le Cantine e la Distribuzione potranno tornare a confrontarsi sulla base delle scelte aziendali e delle strategie di medio-lungo periodo”.
Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere, ha sottolineato la rilevanza della tavola rotonda promossa con Vinitaly: «Nel tempo è divenuta uno dei luoghi privilegiati del dialogo tra le cantine e le insegne distributive, spesso caratterizzato da posizioni lontane. Per favorire l’incontro, in un periodo non facile per le vendite del vino, abbiamo anche rinnovato la formula, che consentirà ai rappresentanti dei produttori di porre direttamente domande ai distributori, in modo che il confronto sia sempre più costruttivo».
La tavola rotonda si terrà a Vinitaly lunedì 3 aprile, e vi parteciperanno, oltre Virgilio Romano: per Federvini, Mirko Baggio (Responsabile Vendite Gdo di Villa Sandi); per Unione Italiana Vini, Luca Devigili (Business Development Manager di Banfi); Conad, Simone Pambianco Category Manager Bevande; Coop Italia, Francesco Scarcelli, Responsabile Reparto Beverage; Gruppo Selex, Flavio Bellotti, Responsabile Category Vino; Carrefour, Lorenzo Cafissi, Responsabile Beverage Alcolico; MD, Marco Usai, Wine Specialist.
DISTRIBUZIONE MODERNA: LE ANTICIPAZIONI DELLA RICERCA CIRCANA-VINITALY
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Finalmente disponibile la Guida Migliori vini al supermercato 2023 targata Vinialsuper. Dopo l’annuncio della Miglior cantina Gdo d’Italia 2023 – il massimo riconoscimento è andato all’abruzzese Cantine Spinelli – passiamo in rassegna i vini iscritti alle nostre selezioni alla cieca che hanno ottenuto un punteggio di almeno 4 “cestelli della spesa”. Ecco di seguito i migliori vini acquistabili nelle maggiori insegne della grande distribuzione organizzata italiana.
MIGLIORI VINI AL SUPERMERCATO 2023 – NORD ITALIA
Az Agr. Quaquarini Francesco
Sangue Di Giuda dell’Oltrepò Pavese Doc 2021
Uve: 65 % Croatina, 25% Barbera, 10% Ughetta di Canneto)
Dove acquistarlo: Coop, Bennet, Gulliver, Conad
Prezzo indicativo: 4,59 euro
Tenuta La Pergola Di Bodda Alessandra
Piemonte Grignolino 2021 “Sfumature”
Uve: Grignolino
Dove acquistarlo: Gdo, Crai, Prestofresco Supermercati
Prezzo indicativo: 4,59 euro
Tenuta La Pergola Di Bodda Alessandra
Barbera d’Asti Superiore Docg 2017 “Sfumature”
Uve: Barbera
Dove acquistarlo: Crai, Prestofresco
Prezzo indicativo: 7,89 euro
Tenuta La Pergola Di Bodda Alessandra
Barbera D’asti 2020
Uve: Barbera
Dove acquistarlo: Despar
Prezzo indicativo: 4,79 euro
Astoria
Ribolla Gialla Spumante Brut 2021
Uve: Ribolla Gialla
Dove acquistarlo: Conad, Coop, Vega, Crai, Iper, Pam, Maxi Di
Prezzo indicativo: 5,20 euro
Astoria
Prosecco Doc Rosé Millesimato 2021
Uve: Glera 90% Pinot Nero 10%
Dove acquistarlo: Conad, Gros, Coop
Prezzo indicativo: 6 euro
Perego & Perego
Provincia di Pavia Igt Croatina 2021 “Myrtò”
Uve: Croatina
Dove acquistarlo: Esselunga
Prezzo indicativo: 4,90 euro
Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
Trentino Doc Bianco Gewuztraminer 2021
Uve: Gewurztraminer
Dove acquistarlo: Unicomm
Prezzo indicativo: 9 euro
Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
Trentino Doc Pinot Bianco 2021
Uve: Pinot Bianco
Dove acquistarlo: Sait, Aspiag Despar, Dao Conad
Prezzo indicativo: 7 euro
Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
Trentino Doc Muller Thurgau 2021
Uve: 100% Muller Thurgau
Dove acquisrlo: Sait, Seven
Prezzo indicativo: 7 euro
Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
Trentino Doc Chardonnay 2021
Uve: Chardonnay
Dove acquistarlo: Sait, Seven, Aspiag Despar, Unicomm
Prezzo indicativo: 7 euro
Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
Trentino Doc Lagrein 2021
Uve: Lagrein
Dove acquistarlo: Sait, Seven, Aspiag Despar, Unicomm
Prezzo indicativo: 6 euro
Tenimenti Civa
Friuli Colli Orientali Doc Sauvignon 2021 Biele Zoe Cuvée 85/15
Dove acquistarlo:
Uve: Sauvignon
Prezzo indicativo: 8,90 euro
Conte Vistarino
Pinot Nero dell’Oltrepò pavese Doc 2020
Uve: Pinot Nero
Dove acquistarlo: Esselunga
Prezzo indicativo: 10,50 euro
Losito e Guarini
Moscato Igt Aromatico 2021 “C’era Una Volta”
Uve: Moscato
Dove acquistarlo:
Prezzo indicativo: 6,90 euro
Losito e Guarini
Bonarda frizzante Oltrepò pavese Doc 2021 “C’era Una Volta”
Uve: Croatina
Dove acquistarlo:
Prezzo indicativo: 6,90 euro
Teo Costa
Castellinaldo Barbera D’alba Doc 2019
Uve: Barbera
Dove acquistarlo: Coop, Esselunga, Carrefour, Bennet
Prezzo indicativo: 13 euro
Teo Costa
Nebbiolo d’Alba Doc 2020 “Ligabue”
Uve: Nebbiolo
Dove acquistarlo: Coop, Esselunga, Carrefour, Bennet
Prezzo indicativo: 12 euro
Teo Costa
Barbaresco Docg 2019 “Ligabue”
Uve: Nebbiolo
Dove acquistarlo: Coop, Carrefour, Esselunga, Bennet
Prezzo indicativo: 18 euro
Teo Costa
Barolo Docg 2018 “Ligabue”
Uve: Nebbiolo
Dove acquistarlo: Coop, Esselunga, Carrefour, Bennet
Prezzo indicativo: 20 euro
Teo Costa
Roero Arneis Docg 2021 “Ligabue”
Uve: Arneis
Dove acquistarlo: Bennet, Coop, Esselunga, Carrefour
Prezzo indicativo: 9 euro
Casa Sartori 1898
Lugana Doc 2021
Uve: Trebbiano di Lugana
Dove acquistarlo: Esselunga
Prezzo indicativo: 7,90 euro
Casa Sartori 1898
Valpolicella Superiore 2020 “Radole”
Uve: 45% Corvina, 30% Corvinone, 20% Rondinella, 5% Croatina
Dove acquistarlo: Carrefour, Cedigross, Coop, Famila, Interspar, Iper, Italmark, Orvea, Panorama, Spazio Conad
Prezzo indicativo: 7,60 euro
Casa Sartori 1898
Amarone della Valpolicella 2017 “Sartori di Verona”
Uve: 50% Corvina Veronese, 30% Corvinone, 15% Rondinella, 5% Cabernet
Dove acquistarlo: Basko, Bennet, Carrefour, Carrefour Market, Gedigross, Conad, Coop, Crai, Emisfero, Famila, Gala, Galassia, Gulliver, Interspar, Iper, Iperal, Ipercoop, Italmark, Migros, Oasi, Panorama, Poli, Si Con Te, Sigma, Spazio Conad, Superelite, Tigros, Unes
Dove acquistarlo: Esselunga
Prezzo indicativo: 21,90 euro
Friuli Doc Aquileia Superiore 2021 Cabernet Sauvignon
Uve: Cabernet Sauvignon
Dove acquistarlo: Conad Nord Ovest, Consorzio Europa, Conad Cia, Aspiag, Bennet, Coop Alleanza
Prezzo indicativo: 7,50 euro
Tenuta Ca’ Vescovo , Zonin
Friuli Doc Aquileia Superiore 2021 Sauvignon
Uve: Sauvignon
Dove acquistarlo: Conad Cia, Bennet, Carrefour, Unicomm, Italbrix
Prezzo indicativo: 7,50 euro
MIGLIORI VINI AL SUPERMERCATO 2023 – CENTRO ITALIA
Piccini
Linea vini “Collezione Oro”
Dove acquistarli: Carrefour, Despar, Aspiag, Ipermontebello, Esselunga, Gruppo Agorà, Tigross, Iperal, Basko, Supermercati Conti, Unicoop Firenze, S, Italbrix, Moderna, Supermercati Piccolo
Prezzo indicativo: fino a 7,90 euro
Morellino di Scansano Docg 2020 “Moris”
Uve: 90% Sangiovese, 7% Syrah, 3% Merlot
Dove acquistarlo: Esselunga, Coop, Conad
Prezzo indicativo: 8,90 euro
Gotto D’oro
Cesanese Igt Lazio 2021
Uve: Cesanese
Dove acquistarlo: Super Elite, Tosano, Emmepiu
Prezzo indicativo: 4,39 euro
Vitalonga
Igt Umbria 2020 “Elcione”
Uve: 40% Merlot, 40% Cabernet, 20% Sangiovese
Dove acquistarlo: Esselunga, Coop, Carrefour
Prezzo indicativo: 8 euro
Terre De La Custodia
Sagrantino di Montefalco Docg 2017
Uve: Sagrantino
Dove acquistarlo: Spazio Conad, Coop, Spazio Conad, Coop, Ipercoop, Coop, Emisfero
Prezzo indicativo: 16,90 euro
Terre De Le Custodia
Grechetto Doc 2021
Uve: Grechetto
Dove acquistarlo: Carrefour Market, Oasi, Tigre, Oasi Family, Conad Superstore, Conad, Spazio Conad,Interspar, Coop, Ipercoop, Coop&Coop, Extracoop,U2 Edlp, Pam, Panorama, Galassia
Prezzo indicativo: 5,99 euro
Terre De La Custodia
Montefalco Rosso Doc 2019
Uve: Sangiovese, Sagrantino, Montepulciano
Dove acquistarlo: Alì, Carrefour Ipermercati, Carrefour Market, Sì Con Te, Coal, Conad, Conad Superstore, Spazio Conad, Coop, Ipercoop, Oasi, Tigre, Emi, Gala, Famila, Decò, Tigros, Am, Panorama, Pam Superstore, Iperal
Prezzo indicativo: 7,80 euro
Cantina dei Vignaioli del Morellino di Scansano
Morellino di Scansano Docg 2021 Vigna Benefizio
Uve: 95% Sangiovese, 5% Cabernet Sauvignon
Dove acquistarlo: Coop, Conad
Prezzo indicativo: 8,50 euro
Cantina dei Vignaioli del Morellino di Scansano
Maremma Toscana Doc 2021 Vermentino
Uve: 97% Vermentino, 3% Sauvignon Blanc
Dove acquistarlo: Coop, Conad
Prezzo indicativo: 7,60 euro
Cantina dei Vignaioli del Morellino di Scansano
Morellino di Scansano Docg Riserva 2019
Uve: 90% Sangiovese, 10% Merlot
Dove acquistarlo: Coop, Conad
Prezzo indicativo: 13,50 euro
Cantine San Marco
Igt Lazio 2020 “One”
Uve: Shiraz
Dove acquistarlo: Unicoop Firenze, Coop Alleanza, Carrefour
Prezzo indicativo: 6 euro
MIGLIORI VINI AL SUPERMERCATO 2023 – SUD ITALIA
Cantine Spinelli
(Miglior cantina italiana Gdo 2023 Vinialsuper)
Linea Vini Abruzzo Doc e Terre di Chieti Igt
Dove acquistarli: Iper, Autogrill, Elite, Agorà, Iperal, Oasi, Poli, Tigre, Gabrielli, Carrefour, Despar
Cantine Settesoli
Sicilia Doc Nero d’Avola 2021
Uve: Nero d’Avola
Dove acquistarlo: Coop, Conad, Bennet, Carrefour, Decò, Agorà, Sisa, Sigma, Il Gigante
Prezzo indicativo: 5,39 euro
Cantine Settesoli
Sicilia Doc Chardonnay 2021
Uve: Chardonnay
Dove acquistarlo: Coop, Conad, Decò, Insegne Agorà, Sisa, Sigma, Il Gigante
Prezzo indicativo: 4,59 euro
Cantina di Venosa
Aglianico del Vulture Dop 2019 “Baliaggio”
Uve: Aglianico
Dove acquistarlo: Gdo,Despar, Deco, Carrefour, Famila,Bennet
Prezzo indicativo: 4,90 euro
Rosso Salento Igp 2021 “Notte Rossa Bascià”
Uve: a bacca rossa tipiche del Salento
Dove acquistarlo: Conad, Famila, Alì, Coop, Despar, Rossetto, Carrefour, Tigre, Oasi, Pam, Iper
Prezzo indicativo: 12,90 euro
Terre di Sava
Primitivo di Manduria Dop Riserva 2018 “Notte Rossa”
Uve: Primitivo
Dove acquistarlo: Coop, Iper, Conad, Famila, Alì, Spazio Conad, Crai, Tigre, Oasi
Prezzo indicativo: 19,90 euro
Leone De Castris
Igt Salento Verdeca 2021 “Rena”
Uve: Verdeca
Dove acquistarlo: Coop, Conad
Prezzo indicativo: 7,39 euro
Leone De Castris
Primitivo Di Manduria Doc 2021 “Donna Caterina”
Uve: Primitivo
Dove acquistarlo: Conad
Prezzo indicativo: 9,89 euro
Leone De Castris
Salice Salentino Negroamaro Riserva Doc 2019 “Rena”
Uve: 90% Negroamaro, 10% Malvasia nera di Lecce
Dove acquistarlo: Conad, Coop
Prezzo indicativo: 9,39 euro
Leone De Castris
Rosato Igt Salento 2021 “Five Roses”
Uve: 90 % Negroamaro, 10% Malvasia nera di Lecce
Dove acquistarlo: Coop, Conad, Famila
Prezzo indicativo: 9,39 euro
Librandi
Cirò Doc Rosato 2021
Uve: Gaglioppo
Dove acquistarlo: Esselunga
Prezzo indicativo: 6 euro
Centopassi
Linea Vini Igt Terre Siciliane “Placido Rizzotto”
Uve: Grillo, Cattarrato, Chardonnay / Nero d’Avola, Perricone, Syrah, Merlot
Prezzo indicativo: 6 euro / 7 euro
Cantina di Ruvo di Puglia – Crifo
Castel del Monte Dop 2021 “Grifone”
Uve: Nero di Troia e Montepulciano
Dove acquistarlo: Pam, Coop, Conad Abruzzo e Puglia, Doc & Famila Puglia, Despar e Interspar Puglia, Sigma Campania, Sisa Campania e Puglia, Deco Campania, Carrefour Puglia e Campania, Piccolo Campania, Futura Basilicata, Talento Basilicata, Itamark, Family Market
Prezzo indicativo: 5 euro
Cantina di Ruvo di Puglia – Crifo
Castel del Monte Dop bianco 2021 “Grifone”
Uve: Pampanuto e Bombino Bianco
Dove acquistarlo: Pam, Coop, Conad Abruzzo e Puglia, Doc & Famila Puglia, Despar e Interspar Puglia, Sigma Campania, Sisa Campania e Puglia, Deco Campania, Carrefour Puglia e Campania, Piccolo Campania, Futura Basilicata, Talento Basilicata, Itamark, Family Market
Prezzo indicativo: 5 euro
Cantina di Ruvo di Puglia – Crifo
Castel del Monte Dop rosato 2021 “Grifone”
Uve: Bombino Nero
Dove acquistarlo: Pam, Coop, Conad Abruzzo e Puglia, Doc & Famila Puglia, Despar e Interspar Puglia, Sigma Campania, Sisa Campania e Puglia, Deco Campania, Carrefour Puglia e Campania, Piccolo Campania, Futura Basilicata, Talento Basilicata, Itamark, Family Market
Prezzo indicativo: 5 euro
Cantina di Ruvo di Puglia – Crifo
Puglia Igp 2020 “Grifone”
Uve: Nero di Troia
Dove acquistalo: Esselunga, Pam, Coop, Conad Abruzzo e Puglia, Doc & Famila Puglia, Despar e Interspar Puglia, Sigma Campania, Sisa Campania e Puglia, Deco Campania, Carrefour Puglia e Campania, Piccolo Campania, Futura Basilicata, Talento Basilicata, Italmark, Family Market
Prezzo indicativo: 5 euro
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
È finalmente disponibile la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Quinta edizione per il prodotto editoriale di punta della nostra testata giornalistica, quest’anno in vendita esclusivamente sul nostro portale (non più su Amazon Kindle, come nelle precedenti edizioni). La selezione delle etichette e il conseguente “ingresso” nella Guida 2023 è avvenuto tramite le consuete, rigorose sessioni di degustazione alla cieca. I campioni sono stati dapprima suddivisi per regione e/o denominazione e poi giudicati in due mesi di degustazioni, nel corso dell’estate 2022.
Passano gli anni, ma la linea editoriale della Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it resta fedele ai principi fondamentali che rendono così diversa la nostra quotidiana attività rispetto a quella di molte altre realtà. Guardandoci attorno, anzi, notiamo la decadenza senza fine di un settore aggrappato alla propria sopravvivenza più con le unghie e lo stomaco, che col cuore e l’anima.
Approcci superficiali, “marchette”, “compitini” e frasi fatte per compiacere questo o quel produttore, questo o quell’ufficio stampa, sono ormai la regola in un settore in cui ci presentiamo, ormai da anni, come mosche bianche. Un aspetto che ci viene sempre più riconosciuto dalle migliaia di lettori che ogni giorno leggono le nostre wine news, iscrivendosi alla nostra newsletter ed entrando, così, nel profondo della cronaca enologica italiana ed internazionale.
LA FILOSOFIA DELLA GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2023 – WINEMAG.IT
Non cambia, non passa, non sbiadisce, non appassisce la nostra voglia di raccontare, anche e soprattutto attraverso lo strumento originale di una Guida Vini, l’Italia del vino più autentica, trincerandoci (anzi, tutelando i produttori stessi) attraverso il blind tasting. Una modalità che premia ancor più l’espressione territoriale, la tipicità e il carattere di ogni singolo vino degustato, senza le distrazioni del “marketing” legato alla singola etichetta e del “rumore” generato da ciò che fa (sempre più, ahinoi) da contorno al calice.
Il nostro approccio alla degustazione è il medesimo riservato alle notizie che quotidianamente appaiono online, sul nostro wine magazine indipendente. Un focus sull’oggettività che mette al centro il lettore, nel nostro duplice ruolo di semplici “megafoni” del mondo del vino italiano (da un lato) e di degustatori appassionati, curiosi e critici (dall’altro).
Crediamo che questo sia il valore aggiunto della nostra Guida Vini, molto distante dal mondo delle Guide italiane ed internazionali che hanno finito per allontanare il pubblico per linguaggio, filosofia e metodologia di lavoro. E soprattutto, dobbiamo dirlo molto francamente, per oggettiva mancanza di fiducia nell’oggettività dei risultati.
Ecco dunque, tra le pagine della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it, grandi nomi accanto a cantine che si affacciano da pochi anni sul panorama enologico italiano ed internazionale. A tutti viene assicurata la medesima dignità, garantita dal tasting alla cieca e dal nostro approccio caldo ma distaccato.
Vini prodotti da grandi cantine e piccoli vignaioli artigianali. Nomi storici e realtà desiderose di affermarsi, che meritano di essere scoperte. Nella Top 100 Migliori vini italiani 2023, così come nelle edizioni precedenti, trovano spazio vini di impronta tecnica e di “metodo” – in grado ovviamente di sfoggiare la propria identità territoriale – e altri che trasmettono l’emozione dell’artigianalità e della cura manuale, esenti da difetti di natura chimica o accidentale.
Sfumature che convivono perché accomunate dalla bontà e dalla capacità intrinseca di comunicare prima a sorsi e, poi, a parole. Pochi, semplici dettami, dicevamo. Bando, tra le altre cose, al cosiddetto “gusto internazionale” – ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte commerciali che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano.
GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT: TERRITORIO (E “TERROIR”) AL CENTRO
Snodo importante nella “costruzione” della nostra Guida, è il desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e di quello che ci piace definire “razzismo enologico“. Ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale”, “naturale”, “biologico”, etc).
L’altro focus della Top 100 di WineMag.it è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio “parco vigneti”. Alla parcellizzazione e alla valorizzazione della macro eccellenza nella micro selezione. Il tutto ricordando sempre che siamo sognatori, prima che commentatori e critici del nettare di Bacco. Amiamo le persone vere e i vini in grado di trasmettere personalità, nerbo, carattere. Gusto e passione. In una parola? Amiamo il coraggio e chi osa.
Come ogni anno, il nostro sogno, tradotto (anche) in Guida, è quello di essere riusciti a costruire l’ennesima “carta dei vini” alla portata di tutti (dal professionista al consumatore meno esperto, ma desideroso di bere bene). Una selezione in cui regioni e denominazioni perlopiù si mescolano, per mostrare il quadro delle bellezza dell’Italia, racchiuse in “bottiglie sparse” di vino. Tra queste, un’altra novità: i vini dell’anno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023:
Importante anche lo sguardo sulle quattro Cantine dell’anno 2023, di cui vi invitiamo a scoprire l’intera produzione: Rubinelli Vajol (Cantina italiana dell’anno 2023), Azienda Agricola Possa (Cantina dell’anno 2023 – Nord Italia), Terre del Marchesato (Cantina dell’anno 2023 – Centro Italia) e Tenuta Cerulli Spinozzi (Cantina dell’anno 2023 – Sud Italia). Più che cantine, famiglie del vino italiano. È proprio da loro che vogliamo iniziare il racconto di un anno che ci ha reso fieri del nostro lavoro e di una Guida che ci ha emozionato, non poco, prima, durante e dopo la sua pubblicazione. Buone bevute, con la nostra Top 100.
Davide Bortone Curatore della Guida Top 100 Migliori vini italiani
e direttore di winemag.it
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Ottime impressioni sul Chiaretto di Bardolino 2020, con WineMag.it che è in grado di stilare una classifica dei migliori assaggi all’Anteprima 2021 del vino rosato del lago di Garda. Un’edizione sui generis: i 50 campioni sono stati “ricondizionati” in bottigliette di vetro da 5 cl e inviati alla stampa enogastronomica italiana e internazionale dal Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino.
La degustazione è stata effettuata alla cieca e i risultati sono stati poi incrociati con l’elenco dei produttori aderenti, fornito dagli organizzatori. Qualità medio-alta tra i campioni iscritti al tasting – 14 vini con punteggi tra i 90/100 e i 93/100 – con l’annata 2020 che rispecchia gli annunci dell’ente di tutela vini della provincia di Verona.
«Nonostante la pandemia e il conseguente deciso calo di presenze turistiche sul lago di Garda – spiega Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino – le vendite di Chiaretto di Bardolino si sono mantenute costanti sul mercato».
Un segnale importante, che dimostra ancora una volta come le scelte del Consorzio siano state lungimiranti, confermando la nostra denominazione come leader tra i vini rosa in Italia. Anche per questo motivo abbiamo deciso di non rinunciare all’Anteprima e alla presentazione dell’annata 2020, ma di ripensare la manifestazione in nuove modalità».
«Le condizioni climatiche del 2020 – aggiunge Andrea Vantini, responsabile dell’area tecnica del Consorzio – hanno consentito un perfetto sviluppo delle componenti aromatiche fruttate delle uve, che si traducono nel Chiaretto di Bardolino nella presenza soprattutto di agrumi e piccoli frutti di bosco».
Le caratteristiche del microclima locale, invece, hanno garantito la presenza di quelle componenti di freschezza e di sapidità che sono tipiche del Chiaretto di Bardolino. Come conferma l’assaggio dei vini che stanno uscendo sul mercato, quella del 2020 è stata una buona annata nonostante il periodo di considerevole cambiamento climatico».
I MIGLIORI CHIARETTO DI BARDOLINO 2020
Chiaretto di Bardolino 2020, Aldo Adami: 87/100
Al naso ampio, su note di frutti di bosco maturi e tocco di agrume rosso e spezie dolci. Al palato corrispondente, morbido, con chiusura fresca e sapida, su rintocchi delicati d’agrumi e sale.
Chiaretto di Bardolino 2020 “I Gadi”, Bennati: 83/100
Rosa corallo, più intenso rispetto alla media della tipologia. Frutta rossa di bosco e spezie si rincorrono al naso, con lieve predominanza delle seconde e ricordi di cipria. Il palato è teso, più sulle durezze che sulle morbidezze, ancora un po’ scomposto. Nel finale ritorni di frutto su mineralità e un tocco di tannino.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Tecla”, Benazzoli: 85/100
Bella compresenza di tutte le caratteristiche tipiche del Chiaretto di Bardolino, già “amalgamate” tra loro e in equilibrio. Ricordi di macchia mediterranea completano il fruttato e lo speziato coerente con la Denominazione. Molto bene il frutto, preciso, composto, pur nella sua maturità piena. Il sorso tuttavia non rispecchia esattamente il naso. Prevalgono le durezze, freschezza e sapidità, con la frutta un po’ in sordina. Vino giovane, che troverà nei prossimi mesi un maggiore bilanciamento tra le componenti.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Rosa Canina”, Vinicio Bronzo: 84/100
Rosa salmone. Naso d’un floreale e fruttato delicato, di intensità media. Anche in questo campione prevalgono le durezze al palato, in particolare la sapidità. Il frutto fa di nuovo capolino in una chiusura asciutta, unita per l’appunto a un tannino al momento un po’ troppo invadente e amaro.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020 “Rocca Sveva”, Cantina di Soave: 89/100
Rosa molto tenue. Al naso tanta frutta di bosco, ribes maturo, lampone, oltre a un bel ricordo di buccia di pompelmo. Perfetta corrispondenza al palato, con chiusura su ricordi d’agrumi e speziatura elegantissima. Vino assolutamente pronto per il consumo.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Cantina Caorsa: 92/100
Rosa più intenso della media. Tanta spezia dolce al naso, su un frutto preciso, maturo. Campione che brilla per intensità e, per certi versi, “struttura”: sulla colonna vertebrale fresco minerale e salina danzano i piccoli frutti rossi e gli agrumi (arancia, pompelmo). Lungo il finale, preciso, asciutto eppure intenso. Vino pronto e di prospettiva.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020 Bio “Rosa dei Casaretti”: 88/100
Rosa salmone. Bel gioco di spezie sul frutto, chiodo di garofano evidentissimo. Al palato ottima compresenza di tutte le componenti, dalla frutta di bosco al sale, passando per la buona freschezza. Chiude asciutto, sull’agrume e un tocco (azzeccato, dal punto di vista della maturità) di tannino.
Chiaretto di Bardolino 2020, Cavalchina: 89/100
Rosa intenso. Al naso frutto, spezie dolci e un ricordo di noce moscata, oltre a un tocco di cipria. Palato pieno di frutto maturo, con finale che tende alla liquirizia amara e mineralità in sottofondo. Campione che ha bisogno di qualche mese di bottiglia per trovare l’equilibrio perfetto, ma che promette decisamente bene.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Nichesole”, Corte Gardoni: 86/100
Rosa salmone. Naso delicato, floreale e fruttato, di bosco. Bel tocco di spezia dolce. Al palato buon bilanciamento tra le componenti, con la speziatura (noce moscata, chiodo di garofano) che gioca bene sul frutto già avvertito al naso. Col tempo arriverà un maggiore equilibrio.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Costadoro: 85/100
Rosa corallo. Naso intenso, prevalentemente sul frutto di bosco, ma con ricordi che spaziano anche alla ciliegia stramatura. Palato più da rosso che da rosé, più strutturato della media, segno di un rosato sfuggito di mano in termini di contatto con le bucce o di una scelta produttiva (degustando alla cieca, non possiamo saperlo). In ogni caso un vino che si lascia apprezzare per quello che è: un rosato per chi ama trovare anche nei rosé corpo e intensità, nonché un tratto vinoso.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020 “Pink diamond”, Costadoro: 86/100
Rosa intenso. Altro vino intenso, che fa della pienezza del frutto il suo epicentro, tra piccoli frutti di bosco e agrumi maturi. Completa il quadro un lieve rintocco di spezie, che dona verve al naso e all’assaggio. Vino dall’agile beva, perfetto per momenti di spensieratezza, senza che questo impedisca di accompagnare a dovere piatti leggeri della cucina italiana e internazionale.
Chiaretto di Bardolino 2020, Gentili: 89/100
Rosa tenue. Gran intensità del frutto di bosco, su sottofondo iodico e speziato, molto elegante. Al palato sorprende per la bella tensione e per un frutto meno maturo e più croccante di quello avvertito all’olfatto. Freschezza e salinità accompagnano bene il sorso di un Chiaretto di Bardolino a cui non manca proprio nulla.
Chiaretto di Bardolino 2020 Bio, Gorgo: 88/100
Rosa salmone. Bella presenza e intensità di tutte le componenti tipiche, dal frutto di bosco e l’agrume maturo alla spezia, passando per la percezione iodica-salina. In bocca si conferma equilibrato e pronto, con bei ritorni di spezia in un finale fresco e asciutto. Vino semplice, spensierato, ma tutt’altro che banale.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020 “Keya”, Guerrieri Rizzardi: 92/100
Rosa più carico rispetto alla media della denominazione. La componente speziata accende la luce su un frutto maturo, colto al momento perfetto. In bocca si rivela delicato e al contempo vino di una struttura più “importante” rispetto a molti assaggi. Se al naso il gioco è tra spezia e frutto, al palato ci si sposta su freschezza e mineralità, a sostenere la pienezza delle note di piccoli frutti rossi già avvertiti al naso. Chiude agrumato, asciutto, su un tocco di tannino che rimette la bilancia in equilibrio. Vino già degno di nota eleganza e tipicità assoluta, darà grandi soddisfazioni nel medio-lungo affinamento.
Chiaretto di Bardolino 2020, Il Pignetto: 88/100
Rosa salmone. Spezia nera e frutto maturo ben combinati al naso, uniti a ricordi di macchia mediterranea che spaziano dall’alloro al rosmarino. Al palato una sapidità e una freschezza imperanti sul frutto, pur presente in perfetta corrispondenza con quanto avvertito al naso. Chiude asciutto, sempre fresco, al limite del balsamico e su curiosi tratteggi umami, tra ribes rosso, liquirizia dolce, pepe nero e sale. Vino giovane, curioso, certamente rappresentativo della denominazione, con qualche tratto di unicità.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Le Morandine”, Il Pignetto: 90/100
Rosa leggermente più intenso del precedente. Naso avvolgente, rotondo, sul frutto maturo ma preciso, sferzato da bei rintocchi di spezia nera e ricordi di macchia mediterranea. Al palato una perfetta corrispondenza e una struttura superiore alla media della denominazione. Non abbastanza per parlare di un rosso travestito da rosé, piuttosto di un vino con una dignità assoluta propria, nel segno della denominazione gardesana. Peccato per la mancanza di un po’ di materia, intesa come polpa, in centro bocca e ad accompagnare l’elegante chiusura su sapidità e freschezza. Vino meditato, curato e meritevole d’attenzione ed etichetta con ottime prospettive di affermazione assoluta nel panorama del Chiaretto di Bardolino, se attenzionato con la medesima cura nei prossimi anni.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, La Rocca: 82/100
Rosa salmone tenue. Tra i pochi vini con impronta “tannica” sin dal naso, dunque fenolica. Caratteristica che si riscontra anche al palato, dal centro bocca alla chiusura. L’agrume prevale sul frutto rosso, la mineralità (salinità) gioca una partita a parte. Vino comunque giovane, che necessita tempo e bottiglia.
Chiaretto di Bardolino 2020 Bio “Rodon”, Le Fraghe: 91/100
Rosa salmone, luminoso. Naso molto elegante, nell’incedere dei piccoli frutti di bosco scandito da spezie dolci e pepe nero, unito a ricordi iodici. Sullo sfondo, un pregevole dipinto floreale di rosa e violetta. Ingresso di bocca teso, salato, seguito da ritorni fruttati croccanti, perfettamente maturi. Un bianco travestito da rosé, forse per il timore di “incomplessire” troppo il quadro aromatico e la beva. Parola d’ordine per i prossimi anni: osare! A meno che nella gamma della cantina non ci siano altri Chiaretto di Bardolino ancora più pieni e gastronomici. Vino che comunque appaga in ogni sua componente giovanile e mostra ottime prospettive di crescita nei mesi a venire.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Le Ginestre: 87/100
Rosa salmone, luminoso. Bell’apporto elegante di spezia ed erbe mediterranee al naso, sul frutto perfettamente maturo. Al palato mineralità salina e freschezza prevalgono leggermente sul frutto, pur rotondo. Chiusura che tende ad ammorbidirsi, su ritorni di frutta matura. Vino che può avere una prospettiva media di ulteriore affinamento.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020 Bio, Le Tende 86/100
Rosa salmone. Bel gioco tra frutti di bosco maturi e spezie (pepe nero) al naso. Al palato ancora alla ricerca di una sua dimensione, in termini di equilibrio. Il frutto maturo sembra poter avere la meglio sulle durezze, anche in futuro. Vino che pare pensato per un consumo nei primissimi anni di vita (1, 2).
Chiaretto di Bardolino 2020 “Corderosa”, Le Vigne di San Pietro: 91/100
Rosa salmone. Frutto rotondo, maturo, precisissimo, sferzato da una speziatura calda, elegante, e da ricordi di macchia mediterranea. Ingresso in punta di piedi al palato, nell’abbinamento perfetto tra mineralità salina e frutto, che si fa concreto e vivace in centro bocca. Un crescendo che convince e appaga, ben equilibrato, prima di una chiusura tesa e di ottima lunghezza, in equilibrio (parola d’ordine di questo campione) tra salinità, freschezza e pienezza del frutto. Vino con ottime prospettive di positivo affinamento futuro.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Le Morette: 92/100
Rosa salmone. Naso suadente, giocato sul frutto, ma con la spezia a bussare alla porta, chiedendo di entrare. “Prego, si faccia avanti”, acconsente l’ulteriore ossigenazione, che dona l’equilibrio atteso. Il quadro è quello di un Chiaretto di Bardolino giocato sull’eleganza, che non disdegna una certa complessità. Sempre grazie all’ossigenazione, il vino, guadagna nuove note: ecco la macchia mediterranea (rosmarino) ma soprattutto un tocco balsamico, di liquirizia fusa, a disegnare uno dei nasi più stratificati delle batterie. L’ingresso tendenzialmente morbido esalta un palco di frutta di bosco, agrumi e sapidità. In sostanza, l’ennesima potenza del Chiaretto di Bardolino. Bene anche il finale, tra ritorni di frutta rossa matura, agrumi e iodio.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Birò”, Le Muraglie: 88/100
Rosa salmone. Tanta spezia al naso, tra il dolce (liquirizia, cannella) e lo scuro (pepe nero, chiodo di garofano), sul frutto maturo. Bell’ingresso di bocca pieno, sul frutto, con centro bocca che vira su freschezza e mineralità. Bella chiusura, con ritorni di frutta matura (sorpresa: anche a bacca bianca, come la pera) eppure mai scomposta, unita a una sapidità e una freschezza più che mai appaganti. Vino di gran gastronomicità, sin da oggi, con buona prospettiva di medio affinamento futuro.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Lenotti: 86/100
Rosa più carico della media della denominazione. Naso dominato dalla pienezza del frutto, su ricordi di spezie. Ottima corrispondenza al palato, sulle medesime note avvertite all’olfatto. La fa da padrona la pienezza del frutto, ben controbilanciata alla freschezza. Vino pronto da gustare.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020 “Decus”, Lenotti: 88/100
Rosa salmone. Naso complesso, tra la spezia, il frutto e lo iodio. Bocca che conferma le aspettative, con bell’allungo su un’elegante speziatura ad accompagnare l’incedere preciso del frutto maturo. Chiude asciutto, sapido e fresco.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Marchesini Marcello: 88/100
Rosa salmone. Bel bouquet di fiori e frutta fresca, su sottofondo iodico e un’elegante speziatura. Al palato del tutto appagante, in tutte le sue componenti. Un vino già pronto da degustare, anzi bere, oggi, per il suo frutto pieno e la sua freschezza invogliante, nonché per la sua spezia pronta a maturare ancora, nel tempo. Ottime, di fatto, le prospettive di positivo affinamento.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020 “Coralin”, Marchesini Marcello: 89/100
Rosa salmone. Bell’impronta di spezia nera sul frutto maturo, al naso. Al palato un’elegante vena sapida accompagna i ritorni di piccoli frutti rossi, prima di una chiusura asciutta e sapida, su ricordi di liquirizia amara. Vino dotato di una struttura leggermente superiore alla media, che giova non solo all’invecchiamento, ma anche alla gastronomicità di questo nettare, abbinabile a piatti piuttosto strutturati, a base di carni oltre che di pesce.
Chiaretto di Bardolino 2020, Monte del Frà: 87/100
Rosa leggermente più scarico della media. Naso invece di buona intensità, dominato da note molto precise di piccoli frutti rossi maturi, sferzati da una bella speziatura, elegante. Beva agile, snella, per un vino ineccepibilmente giocato sull’immediatezza e la facilità di “comprensione”, nonché di abbinamento. 87/100
Chiaretto di Bardolino 2020, Morando Lorenzo: 87/100
Rosa leggermente più carico rispetto alla media della denominazione. Al naso bel gioco tra il frutto di bosco maturo, la buccia d’arancia, e una speziatura dolce, delicata. Al palato, vena salina, freschezza e un tannino elegante accompagnano la frutta matura verso un finale deciso, asciutto ma pieno. Vino di buona gastronomicità, adatto anche per piatti strutturati.
Chiaretto di Bardolino 2020, Albino Piona: 91/100
Bel naso delicato, elegante, tra piccoli frutti rossi perfettamente maturi e speziatura dolce. Qualche ricordo di macchia mediterranea incomplessisce un quadro già positivo. Al palato gran pienezza del frutto, nonostante il nettare non perda un millimetro dell’eleganza avvertita al naso. L’ingresso di bocca, teso e fresco, vira poi sulla morbidezza del frutto, per chiudere su un’ottima compresenza di tutte le componenti: fruttato, salino, asciutto. Buono oggi, ancora meglio nel medio lungo affinamento.
Chiaretto di Bardolino 2020 Bio, Poggio delle Grazie: SV – Senza voto
Naso floreale e fruttato maturo, tra i piccoli frutti di bosco e l’arancia sanguinella, che non riescono a nascondere qualche sbavatura. Buon ingresso di bocca, sulle note avvertite al naso, ma di nuovo qualche nota poco aggraziata, oltre che tannico-fenolica, a connotare il finale. Classico vino che fa chiamare la “seconda bottiglia”, in un contesto di Anteprima tradizionale, in presenza.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Righetti Enzo: 87/100
Rosa che tende al cerasuolo, più carico della media della denominazione. Bel naso pieno, intrigante, in cui i frutti rossi di bosco maturi dominano la scena, uniti a un tocco di spezie dolci e a ricordi di macchia mediterranea. Da sottolineare la bella nuance di fragolina matura, succosa. Al palato si riconferma vino pieno, tutto frutto. Freschezza e sapidità reggono il passo, conferendo una buona tensione al nettare e rendendolo ancor più vino da abbinamento, anche piuttosto importante.
Chiaretto di Bardolino 2020, Giovanna Tantini: 93/100
Naso delicato ma intenso, su ricordi floreale di rosa e frutti rossi, oltre a un’arancia che spazia dalla polpa alla buccia. Elegante e precisa anche la componente speziata, tra il pepe bianco e la cannella, accompagnata da ricordi di macchia mediterranea, dal rosmarino all’alloro. In bocca una gran bella tensione fresco-sapida, su ritorni dei frutti avvertiti al naso. Chiude altrettanto fresco, sapido e fruttato. Vino tra i più completi e di prospettiva della denominazione.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Infinito”, Santi: 91/100
Naso intenso, in cui il frutto maturo gioca tra i rintocchi netti di spezia, con chiodo di garofano e noce moscata in grande spolvero, assieme a ricordi di cannella. Il frutto è quello rosso, di bosco, con accenni di mela verde ben abbinati alle componenti “dure”, saline, iodiche. Al palato si conferma un vino energico, più teso che largo, su ritorni di ribes e fragola di bosco appena matura e mela Granny Smith. Ottima gastronomicità e propensione al lungo affinamento, anche grazie a una nobile componente tannica, ben evidente nell’asciutto finale.
Chiaretto di Bardolino 2020, Sartori: 85/100
Vino giocato su sentori sottili, delicati, che spaziano dal floreale di rosa ai piccoli frutti di bosco, croccanti, appena maturi. Più intenso e deciso il palato, che non brilla in complessità o in allungo, mostrando tuttavia un bel frutto rosso e una bella venatura fresco iodica. Vino di pronta beva, ineccepibile, con uno, due anni di vita davanti.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Mont’Albano”, Sartori: 86/100
Naso intenso ed elegante, su una bella componete fruttata matura, piena e di gran precisione. Ottimo apporto della componente speziata, che in un naso così ricco di frutta fa da contraltare e riequilibra la bilancia. Spezie dolci, come la cannella, giocano sulle note di ribes, lamponi, piccole fragoline di bosco, assieme a ricordi di erbe aromatiche mediterranee. Il palato scorre con un po’ troppa agilità sulle sole note fruttate mature, pur ben sostenute dalla freschezza. Vino ottimo oggi come aperitivo, con prospettiva media di affinamento.
Chiaretto di Bardolino 2020 “El Salgar”, Seiterre: 84/100
Vino dal colore più carico della media della denominazione, tendente al cerasuolo. Al naso si alternano note agrumate, di ribes, di lampone e fragolina di bosco, a rintocchi di spezie nere (pepe) e cannella, chiodi di garofano e noce moscata. Un naso, in definitiva, che preannuncia una certa “corpulenza”. La si ritrova, in effetti, ma quanto in base alle attese. La complessità del sorso è troppo inferiore a quella del naso e disegna un vino di pronta beva, tutto giocato sulle componenti fresco acide (pompelmo rosa, ribes).
Chiaretto di Bardolino 2020 “I Territori”, Tenuta la Presa: 90/100
Naso ricco, grondante di succo, dai frutti di bosco alla polpa e alla scorza del pompelmo rosa, con chiaro accento floreale di rosa. Corrispondente al palato, torna per l’appunto sulla componente fruttata sin dall’ingresso, sviluppando al centro del sorso agrumi e sapidità, presenti in tutta la loro pienezza anche nell’allungo. Finale asciutto e precisissimo, su uno sferzante ed elettrico ricordo pepato. Vino del tutto appagante oggi, che mostra buone prospettive di affinamento futuro.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Le Selezioni”, Tenuta la Presa: 91/100
Componente speziata dolce e nera (pepe) ben si combinano col frutto, che qui assume accenti esotici, tropicali, accostati alle classiche bacche rosse croccanti, di bosco. Il palato conferma quanto avvertito al naso. Un vino fuori dalla media, in positivo, in termini di struttura, tensione, freschezza e gastronomicità. Giovanissimo, come dimostra la componente tannica (pur elegante) che si accosta all’imponente vena iodico-salina, darà il meglio di sé negli anni a venire.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Valetti: 85/100
Naso elegante, floreale e fruttato, delicato ma di ottima intensità. Al palato un’ottima corrispondenza, beva agile ma appesantita da un frutto maturo non del tutto retto e controbilanciato da altrettanta freschezza o mineralità. Classico vino “glu-glu” disimpegnato, da bere ghiacciato senza troppe elucubrazioni mentali.
Chiaretto di Bardolino Classico 2019, Villa Calicantus: 91/100
Colore più carico della media, tendente al cerasuolo e dai riflessi aranciati. Al naso è ricco, pur staccandosi completamente dal resto dei vini della denominazione, giocando una partita a sé. Chiare note ematiche, ferrose, accostano i frutti rossi pur tipici del Chiaretto di Bardolino, in un quadro che solo in apparenza potrebbe apparire “stanco”. L’ossigenazione apre a nuances di erbe aromatiche che spaziano dal timo alla mentuccia, abbinate a ricordi di arancia e ginger candito.
Nemmeno troppo in sottofondo, note di spezie dolci come cannella, noce moscata, vaniglia bourbon. Il continuo murare del nettare nel calice invita alla pazienza, con l’ossigenazione che ripaga contribuendo a incomplessire ulteriormente il quadro, attraverso ricordi di camomilla e filtro di tè verde. È certamente uno dei nasi più complessi, pur discostanti, del tasting in questione.
Al palato sorprende per l’ottima compresenza di note larghe e note verticali, in un susseguirsi di note aranciate, ferrose ed ematiche che riportano al Sangiovese, e note più dense e cariche di frutta fresca, come ribes, fragoline e lamponi.
La chiusura è in realtà un allungo quasi infinito, che pur nella sua “asciuttezza” non disdegna di evidenziare il braccio di ferro tra le durezze di una mineralità e la lascivia succosa del frutto rosso. Vino certamente figlio di una filosofia produttiva vicina agli ambienti naturali e, per questo, ancora più apprezzabile la sua presenza in batteria, a dimostrare con fierezza e coraggio la propria autentica “diversità”.
Chiaretto di Bardolino 2020, Villa Medici: 85/100
Colore leggermente più carico della media. Tipica nota aranciata preponderante al naso, su bel sottofondo speziato caldo, dolce. Palato che abbina con semplicità le note piene e precise di frutti rossi a una buona freschezza.
Chiaretto di Bardolino 2020, Zenato: 90/100
Colore più carico rispetto alla media della denominazione. Naso di bella complessità, che abbina alle note piene e precise di frutta rossa matura (ribes, lampone, fragola, arancia e pompelmo rosa) belle tinte florale di rosa e speziate che spaziano dalla dolce cannella al chiodo di garofano. Completa il quadro un tocco balsamico, quasi resinoso, nonché di radice di liquirizia. Al palato riecco tutte le componenti avvertite al naso, con buon apporto fresco e salino a sostenere un finale dominato ancora una volta da un frutto pieno e preciso.
Chiaretto di Bardolino Classico Anfora 2019, Zeni 1870: 88/100
Colore che inizia a virare all’aranciato. Gran bell’apporto di frutto al naso, unito a ricordi di arancia che tende al candito e a una speziatura scura, di pepe nero e chiodo di garofano, nonché alla cannella. A completare il quadro, ricordi di erbe aromatiche mediterranee. Al palato entra piuttosto verticale, sapido, fresco e su un tannino nobile, a supportare un frutto pieno, maturo, garbato. Bello l’allungo in cui si assiste alla fusione di tutte le componenti, dal salino al fruttato, dal fresco all’amaro garbato. Vino di grande gastronomicità, che ha tuttavia nell’alcolicità (o, per lo meno, degustando alla cieca, nella sua accentuata percezione rispetto alla media della denominazione) un sicuro punto debole.
Chiaretto di Bardolino Classico 2020 “Vigne Alte”, Zeni 1870: 87/100
Vino dal colore più carico rispetto alla media della denominazione. Bel naso che abbina frutto rosso, note minerali, iodiche, e speziate fresche. Prevale comunque il tono fruttato, che va dalla fragolina al lampone, dal ribes all’arancia perfettamente matura, su un elegante floreale di rosa. Al palato una buona corrispondenza, su ritorni di tutte le note già avvertite al naso e una bella croccantezza e concretezza. Vino decisamente concreto e gastronomico, adatto a un affinamento medio (1, 2 anni).
Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Vigneti Villabella: 87/100
Naso che abbina una bella componente speziata e di erbe aromatiche mediterranee al frutto rosso, maturo, grondante di succo. Al palato un frutto di maturità meno esuberante, nonché le belle note erbacee già avvertite al naso, unite a una buona salinità e freschezza. Allungo uniforme, di media persistenza, su una stuzzicante venatura amarognola che invoglia il sorso successivo.
Chiaretto di Bardolino Classico 2018 “Gaudenzia”, Villa Cordevigo: 91/100
Colore leggermente più carico rispetto al resto della denominazione, brillante. Naso pieno, di frutto rosso soprattutto, con belle venature di spezia ed erbe aromatiche come il rosmarino e l’alloro. Al palato si ripresenta in tutta la completezza avvertita al naso, su note di frutta matura (ribes, lampone, fragolina di bosco) ben abbinate a una freschezza d’arancia rossa e pompelmo rosa e ad un evidente richiamo salino. Vino di ottima gastronomicità, teso ma elegante, con sicure prospettive di ulteriore crescita negli anni a venire.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Cà Vegar”, Vitevis: 84/100
Rosa dai riflessi aranciati. Naso sulle erbe mediterranee e sul frutto rosso. Al palato corrispondente, nel suo mostrarsi vino agile e snello, di pronta beva, connotato da richiami fruttati e salini.
Chiaretto di Bardolino 2020, Cantina del Garda Vitevis: 85/100
Buona intensità all’olfatto, tra un floreale di rosa e violetta e un fruttato che spazia dal bosco (lampone, fragolina, ribes matura) alla pesca a polpa gialla. Note che si ripresentano al palato, in tutta la semplicità agile di una beva spensierata, tra il fruttato e lo iodico.
Chiaretto di Bardolino 2020 “Terre di Castelnuovo”, Vitevis: 84/100
Rosa leggermente più carico rispetto alla media della denominazione. Naso e palato “tutti frutti” (rossi) ben retti dalla freschezza. Beva agile per un vino che punta a un consumo estivo e all’abbinamento a tutto pasto, nonché a piatti di elaborazione medio-semplice.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica completa delle città con i maggiori rincari o ribassi del 2020 – anno segnato dall’emergenza Covid-19 – per i principali beni e servizi, tra cui la ristorazione, sulla base dell’inflazione media rilevata dall’Istat.
A fronte di un Paese in deflazione, -0,2%, alcune città registrano aumenti considerevoli su alcuni gruppi di prodotti, con notevoli disparità territoriali. Il capoluogo che nel 2020 ha il maggiore rialzo per quanto riguarda i prodotti alimentari è Caltanissetta con un’inflazione pari a +4,2%, al secondo posto Trieste, Grosseto e Trapani (tutte a +3,1%), poi Perugia con +2,9%.
Dall’altra parte della classifica Parma, unica città in deflazione, -0,1%, poi Siena con +0,1% e al terzo posto Macerata, +0,3%. La media italiana è +1,5%, pari ad un incremento della spesa alimentare, senza bevande, di 77 euro per una famiglia tipo. Tra le grandi metropoli si segnala Genova, in 7° posizione con +2,6% e, sull’altro fronte, Milano, 4° tra le migliori con +0,5%, un terzo del dato italiano.
Limitati, causa Covid, i rincari dei servizi di ristorazione, ossia ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, prodotti di gastronomia e rosticceria. Al primo posto Grosseto (+3,7%), al 2° Pordenone (+3,3%), al 3° Trapani (+3,1%). Inaspettatamente, però, in deflazione ci sono solo Bergamo (-0,7%) e La Spezia (-0,2%).
«Quando i ristoratori hanno potuto riaprire, non hanno abbassato i prezzi che in media nazionale segnano anzi un +1,2%, incidendo sul bilancio di una famiglia per 16,50 euro, chiusure a parte», evidenzia l’Unione nazionale consumatori.
Le cose vanno ancora decisamente diversamente per i servizi di alloggio, ossia alberghi, pensioni, bed and breakfast e villaggi vacanze. Per via del lockdown e del crollo della domanda turistica, ben 42 città su 68 sono in deflazione.
Il record per Venezia, dove i listini degli alberghi precipitano nel 2020 del 10,4%, al secondo posto Trapani, -8,5%, al terzo un’altra città turistica per eccellenza, Firenze con -7,6%. Sul fronte opposto salgono a Cosenza (+4,2%), Terni (+3,6%) e al 3° posto Napoli (+3,1%).
In Italia scendono dell’1,6%. Tra le città virtuose, Bologna (4° con -6%), Verona e Lucca (seste con -5,6%), Roma (11° con -4,3%), Rimini (12° con -3,9), Milano (13° con -3,8%) e Siena (15° con -3%).
«L’Italia non è tutta uguale – afferma Massimiliano Dona (nella foto, sopra) presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Queste differenze sono dovute a tanti fattori che cambiano a seconda delle città e del tipo di bene e servizio. La deflazione più alta in alcune città d’arte, ad esempio, dipende certo dal crollo dei turisti, in altri casi dalla maggiore flessione della domanda registrata in alcuni territori più colpiti dalla recessione».
I rialzi più rilevanti, invece, sono spesso dipesi dai diversi effetti che il lockdown e la ridotta mobilità dei consumatori ha prodotto in quel territorio per via della minore concorrenza. Laddove le famiglie avevano scarse possibilità di scelta, i prezzi sono saliti in modo più marcato».
«Quando invece, pur non potendo uscire dalla città, avevano a disposizione alternative, potendo scegliere tra più forme distributive, ipermercati, supermercati, discount, negozi di vicinato, mercati – conclude Dona – i rincari sono stati più contenuti e le speculazioni non sono state possibili».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
La città italiana in cui si sono verificati i maggiori rincari sul cibo, un po’ a sorpresa, è Caltanissetta, in Sicilia: +6,4% su base annua, due volte e mezzo la media italiana, pari a +2,6%, città già in testa alla classifica di aprile con +5,7%. Lo rivela l’Unione italiana consumatori, che ha stilato la lista delle città più care d’Italia dopo il lockdown da Coronavirus.
Al secondo posto, come lo scorso mese, Trieste, (+5,1%, era +5,3%) e al terzo Avellino e Trapani (+4,7% per entrambe). Le più risparmiose Siena, +0,2%, la città più virtuosa anche in aprile, a pari merito con Arezzo e Modena (+0,2%), segue al secondo posto Bologna (+0,3%) e al terzo Reggio Emilia (+0,4%).
Per quanto riguarda le regioni, il cibo più caro, in termini di aumento dei prezzi, si trova in Basilicata, +3,9%. Seguono Umbria, Lazio e Calabria (+3,4% per tutte), al terzo posto Campania e Sicilia (+3,3%). La regione migliore, l’Emilia Romagna, con un rialzo dei prodotti alimentari dello 0,9 per cento, poi Valle d’Aosta (+1,5%) e al terzo posto Veneto (+1,9%).
“Le disparità così ampie tra una città e l’altra, da +6,4% a +0,2%, in alcuni anche all’interno della stessa regione, possono avere varie motivazioni, ma la spiegazione più probabile è che, approfittando della ridotta mobilità del consumatore e, quindi, della minore possibilità di scelta, molti esercizi hanno alzato i prezzi e questo è stato maggiormente possibile in quelle città dove c’è minore concorrenza e non ci sono abbastanza forme distributive”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori
Laddove il consumatore, invece, ha più alternative, tra ipermercati, supermercati, discount, negozi di vicinato, mercati, i rialzi, mediamente, sono stati più contenuti. Non è un caso se l’Antitrust proprio sui prezzi alimentari ha aperto un’indagine preistruttoria”.
Insomma, mentre l’Italia, per via del lockdown, è teoricamente in deflazione, con un’inflazione pari nel mese di maggio a -0,2%, il cibo, il solo realmente acquistabile anche prima della riapertura generale dei negozi, subisce rincari pesanti del 2,6%, con una maggior spesa annua di 145 euro per una famiglia media, 195 per una coppia con 2 figli, 175 per una coppia con 1 figlio, 95 per un pensionato con più di 65 anni.
Solo 4 regioni (Campania +0,5%, Umbria +0,2%, Trentino +0,1% e Sicilia +0,1%) e 13 città sulle 70 monitorate dall’Unione italiana consumatori registrano un’inflazione positiva, per quanto molto bassa (record per Grosseto, con +0,8%, seguita da Napoli con +0,7%). Ma per il cibo i rincari sono decisamente molto più alti, oltre che differenti a seconda della città.
Ecco perché l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città e delle regioni più care d’Italia, dove il cibo (prodotti alimentari e bevande analcoliche) è più rincarato, elaborando i dati Istat dell’inflazione di maggio.
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Geoffrey Chaucer 2.0: ovvero come si passa dalle “tales”, alla brutta figura via social. In un post pubblicato ieri su Instragram, la Master of Wine americana Christy Canterbury denuncia di non aver ancora ricevuto, assieme al resto dei giudici internazionali, il compenso di 4 mila euro per aver preso parte al Comitato tecnico di Biwa – Best Italian Wine Awards, nell’estate 2019. Taggandosi a Milano, dove è stata stilata la classifica dei 50 migliori vini italiani dell’anno, Canterbury si rivolge in particolare a Luca Gardini, ideatore del premio.
Ciao, @gardiniluca! We are wondering when you or your business partner will pay us for last summer’s work @biwawards. We have waited 10 months. We international judges (@timatkinmw @spanishwinelover @kenichi_ohashi @yang.lu_ms) will miss #BIWA this year & wish the best to all Italian wine producers recovering from the difficult start to 2020″, recita il post Instagram della Master americana.
I colleghi giudici citati da Canterbury sono Kenichi Ohashi, unico Master of Wine giapponese, la giornalista spagnola Amaya Cervera, il Mw britannico Tim Atkin e il master sommelier cinese Yang Lu.
Nei commenti al post, è Cervera a rincarare la dose: “These are difficult times but our work was completed on September last year, long before the crisis broke” (“Sono tempi difficili, ma il nostro lavoro è stato completato a settembre dello scorso anno, molto prima dell’inizio della crisi” – ndr Coronavirus).
Sul piatto ci sarebbe un cachet di 4 mila euro, più volte richiesto a Luca Gardini dal team di esperti internazionali. Lo confermerebbe il commento di Tim Atkin: “We were promised by Luca that we would be paid promptly. So we’ve been waiting for ten months. For € 4000, which is a lot of money. Especially now” (“Luca ci ha promesso che ci avrebbe pagato tempestivamente. Abbiamo invece atteso 10 mesi. Per 4 mila euro, che sono un sacco di soldi. Specialmente oggi”).
Un gesto esemplare ed estremo, quello della denuncia social, che Atkin giustifica così: “We were left with no choice. We’ve been sending emails for month. In the end, calling people out publicly is the best way to make your point“. In sintesi, dopo mesi di email senza risposta, il gruppo di giudici ha deciso di lavare i panni sporchi in piazza. Pubblicamente.
La classifica Biwa è nata nel 2012 da un’idea di Luca Gardini e Andrea Grignaffini. Si legge sul sito web dell’evento che “negli anni ha saputo dare grande visibilità alle eccellenze vinicole del Paese sul panorama internazionale, approdando anche a Città del Messico, Londra, Hong Kong e Bordeaux”. Da ieri, prepotentemente, anche su Instagram.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
FIRENZE – Fotografato, postato e taggato. Il Chianti è re dei social, secondo solo al Prosecco. Numeri da capogiro quelli della classifica stilata dalla Fondazione Qualivita e Ismea sui vini Dop e Igp più seguiti e menzionati sui social in un anno, con i dati rilevati da novembre 2017 a novembre 2018.
Il Chianti si guadagna così la medaglia d’argento su 15 etichette, seguito da prodotti d’eccellenza come Brunello e Amarone.
E’ stato infatti citato sui social 117.459 volte, il 47% da italiani e a seguire, con il 32%, da statunitensi e britannici con il 2%. Il social preferito è Instagram 41%, seguito da Twitter con il 21%, poi il 16% sui siti di news e il 14% sui blog.
“Un ottimo risultato per il Chianti – commenta Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti – I social sono importantissimi per veicolare l’immagine di un prodotto, ancora di più per valorizzarne qualità e tradizione soprattutto fra i più giovani. Siamo felici di essere così condivisi e apprezzati, soprattutto da italiani, un bel segnale che rende merito al lavoro delle nostre aziende”.
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Vini buoni e basta, capaci di far dire “Wow!“. Ecco i 100 migliori vini italiani secondo WineMag.it. Un anno, quello appena trascorso, in cui ho avuto la fortuna di degustare più di mille campioni, in giro per l’Italia.
La classifica non fa alcuna distinzione fra le numerose tecniche produttive, troppo spesso al centro di accesi dibattiti tra gli appassionati, ma anche tra i professionisti del settore. Una scelta dettata da una profonda convinzione: deve parlare il calice, non la brochure della cantina. E allora “Prosit!“.
Franciacorta Riserva Docg Vintage Collection Dosage Zéro Noir 2001, Ca’ del Bosco. Avete presente quando dicono che il vino più invecchia, più diventa buono? Ecco. Premio al miglior Pinot Nero di Franciacorta, zona certamente più nota per lo Chardonnay.
Brut Metodo Classico Millesimato 2012, Monsupello. Sua maestà il Pinot Nero, con tutti i crismi e a casa sua: l’inarrivabile (per l’Italia e per la costanza storica) Oltrepò pavese.
“Cuvée Marianna” Extra Brut 2013, Arunda Sektkellerei. Uno degli spumanti Metodo classico più complessi in circolazione, prodotto da una cantina da scoprire ad occhi chiusi.
Trento Doc Riserva Dosaggio zero 2012, Letrari. Un Trento Doc raffinato, verticale, di grande prospettiva. Coraggioso e per palati decisi e consapevoli.
Metodo classico Lessini Durello Doc Riserva 2011, Cesa Cecchin. Prezzo pazzesco in cantina, dove vale la pena di andare anche solo per due chiacchiere e una stretta di mano a Renato Cecchin, uno dei promotori di quella perla italiana che è il Durello Metodo Classico.
Lambrusco Metodo Classico 2004, Lini910. Tra gli spumanti (e, più in generale, tra i vini) più sorprendenti del 2018. Degustato in cantina e rigustato in numerose altre occasioni, perché non stanca mai. Sempre un assaggio emozionante. La sublimazione del Lambrusco Salamino.
Vsq Dosaggio Zero 2015 “A Chiara”, Azienda Agricola I Nadre. Il terroir calcareo si ritrova in ogni sorso di questo interessantissimo spumante prodotto a Cerveno (BS), in Valle Camonica.
Etna Doc Spumante Metodo Classico Brut “Saxanigra”, Destro Azienda Agricola. Un riferimento assoluto per le “bollicine” Made in Sicilia. L’appassionato Antonino Destro, con l’enologo Giovanni Rizzo, offre una gamma straordinaria di Champenoise qualità prezzo. Al vertice il “60 mesi” base Nerello Mascalese vinificato in bianco.
Metodo Classico Brut Nature Vsq Durello 2014 “Corte Roncolato”, Cristiana Meggiolaro. La verità di un vitigno (e di una Denominazione) che merita lustro internazionale.
Metodo Classico Vsq “Man 283” 2013, Giuliano Micheletti. Dosaggio zero, Chardonnay del Trentino dritto al cuore, come una lama. Ottimo anche il Riesling (fermo) dello schivo vignaiolo Giuliano. Chapeau.
Metodo Classico Vsq Dosaggio Zero “Esperidi”, Mario Gatta. Vendemmia 2009 vibrante, capace di unire eleganza e potenza in un sorso dell’unconventional Franciacorta.
Metodo classico Lessini Durello Doc Gran Cuvée, Fongaro. Alla cieca? Uno Champagne. E di quelli buoni.
Giulio Ferrari Rosé 2006 Riserva del Fondatore. Oggi buono. Domani splendido. Non a caso l’enologo Ruben Larentis parla di uno spumante che “ha iniziato un percorso che riflette la grande attenzione che gli abbiamo riservato, sin dalla vigna”. Ubi maior.
Spumante Millesimato Pas Dosè 2016, Tenuta Sarno 1860. Sua maestà il Fiano di Avellino, in una versione spumantizzata degna delle geometrie di Kandinsky. Punto, linea e superficie. Gastronomico.
Oltrepò pavese Docg Metodo Classico Brut Rosè, Pietro Torti. Pinot Nero in purezza, rosè: in una parola, “Cruasé”. Bel frutto pulito al naso, che evidenzia il gran lavoro di selezione del produttore di Montecalvo Versiggia.
Vino bianco frizzante 2016 “H Lispida”, Castello di Lispida. Ribolla (70%) e Friulano (30%) per questo divertente e cremoso rifermentato di Monselice (PD).
Vsq Brut Cuvée Paradiso 2014, Quintopasso. Metodo classico base Chardonnay (80%), con un tocco fondamentale di Lambrusco Sorbara (20%) per un sorso più che mai dinamico.
Metodo Classico Lessini Durello 2006, Gianni Tessari. Centoventimesi sui lieviti: 120 volte “buonissimo”. Da bere oggi, al suo apice organolettico.
Spumante Metodo Classico Caprettone 2014, Casa Setaro. Capre what? Caprettone, uvaggio. Provatelo. Trenta mesi sur lie per parlare del terroir vulcanico dell’Alto Tirone vesuviano.
Metodo Classico Trento Doc Nature Riserva 2012, Marco Tonini. Un vulcano questo vignaiolo, affabile come la sua batteria di Trento Doc, dall’0ottimo rifermentato all’eccellente Riserva.
Colli Trevigiani Igt Boschera, Eros Zanon. Vitigno autoctono della zona di Treviso, la Boschera, che questo combattivo e determinato vignaiolo sta salvando dall’oblio, senza aggiungere altro se non una dose di follia. Da assaggiare almeno una volta nella vita, per innamorarsene.
Igp Salento Brut Nature Vsq 2016 “Marasco”, L’Archetipo. Vino Spumante di Qualità (Vsq) base Marasco, prodotto da una delle realtà più interessanti del Salento: L’Archetipo di Castellaneta (TA).
Vino frizzante sui lieviti 2016 “Ambarabà”, Volcanalia. Si chiama “Ambaraba”, ma fate conto che ci siano pure “Ciccì” e “Coccò”. Aspettando il Metodo classico dosaggio zero, che arriverà quest’anno.
Vino frizzante rosato “Balós”, Crocizia. Pinot nero in purezza, rifermentato in bottiglia. Siamo a Pastorello di Langhirano, Parma. Una notte sola di macerazione delle uve sulle bucce, ma di quelle che non si scordano.
Lessini Durello Spumante Brut “Durello Vulcano”, Az. Agricola Zambon. Interessante nel suo complesso la linea di vini proposta da Zambon. Lo Charmat lungo “Durello Vulcano” è una di quelle bollicine capaci di farsi notare nel panorama degli Charmat italiani. Tra l’altro in vendita a un prezzo pazzo in cantina.
Vino Spumante Brut Nature “Silvo”, Villa Persani. Un Metodo Ancestrale coi fiocchi quello proposto da Villa Persani in una comoda bottiglia da 0,50. Tappo corona per i Piwi Souvignier gris e Aromera.
Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg, BiancaVigna. Dosaggio Zero “Rive di Soligo” 2015 e Brut Nature “Rive di Ogliano” staccano di gran lunga tutto il parterre dei Prosecco in degustazione al Merano Wine Festival 2018. E, soprattutto, mostrano le potenzialità della Glera: una delle uve più maltrattate d’Italia.
Prosecco Frizzante “Di Fondo”, Bresolin Enrico. Il tipico Prosecco da “shakerare” prima dell’uso. Risvegliate dal torpore i lieviti ammassati alla base della bottiglia e godetevi lo spettacolo, nel calice.
Vsq Brut 2015, Weingut Lieselehof. Trenta mesi sui lieviti. Frutto intenso in ingresso, che poi lascia spazio alla mineralità. Altro vino ottenuto da Spuvignier Gris (Piwi): varietà “resistenti” a tutto, tranne che al calice.
Vino spumante Brut 2014 “Bolla d’oro”, Kandea – F.lli Tullio Cataldo. Nella “terra di mezzo” di Candela (FG) un Martinotti base Bombino bianco (80%) Falanghina (10%) e Greco (10%), che fa pensare a un Metodo classico.
Igt Toscana spumante rosato 2016 “Follia a Deux”, Podere Anima mundi. Rarissima “bollicina” di Casciana Terme Lari (Pisa). Metodo ancestrale (non filtrato e non sboccato) base Foglia Tonda, tutto frutto e salinità.
BIANCHI
Vermentino Colli di Luni Doc Superiore 2017 “Fosso di Corsano”, Terenzuola. Uno dei due Colli di Luni Doc memorabili di Terenzuola, cantina di Fosdinovo (Massa-Carrara) condotta da Ivan Giuliani. L’altro è “Permano”, ottenuto per il 50% da Vermentino e per la parte restante dall’assemblaggio di una trentina di uvaggi a bacca bianca. Rarità.
Colli Tortonesi Doc Timorasso Derthona 2010 “Sterpi”, Walter Massa. Semplicemente strepitoso, oggi. Lo sarà anche (dopo) domani, con l’accentuarsi delle note di idrocarburo e l’incomplessarsi del bouquet.
Sudtirol Alto Adige Doc Riserva 2015 Chardonnay “Troy”. Muscoli e cravatta per il rincorrersi di note agrumate ed esotiche mature, bilanciate da gran freschezza e percezioni iodiche eleganti, che accompagnano nel lungo finale.
Soave Classico Doc 2015 “Roccolo del durlo”, Le Battistelle. Gelmino e Cristina dal Bosco, con l’aiuto dei figli, stanno compiendo qualcosa di grande a Brognoligo di Monteforte d’Alpone. Qualcosa che riesce a tradurre nel calice il concetto stesso di “viticoltura eroica”, vero vanto delle colline di Soave.
Igt Paestum Fiano 2017 “Pian di Stio”, San Salvatore 1988. Si fa presto a dire Fiano. Uno così, però, è merce rara. Siamo nel Parco nazionale del Cilento, nel Comune di Stio, in provincia di Salerno. Il cru si trova a 550 metri d’altezza e regala un sorso fresco, balsamico, lunghissimo.
Sicilia Doc Carricante 2015 “Eruzione 1624”, Planeta. Uno di quei vini da portare a casa a cartoni, per valutarne l’evoluzione annotandola su un quadernetto. Piroette che, da un assaggio all’altro, fanno di questo vino uno dei bianchi vulcanici più fascinosi d’Italia.
Vallagarina Igt bianco “Anisos” 2009, Eugenio Rosi. Naso di quelli che ti tengono incollato al bordo del calice come un bambino che guarda fuori dal finestrino, mentre guida papà. La predominanza della Nosiola, in bocca, si fa sentire. Poi l’azione mitigatrice di Pinot Bianco e Chardonnay.
Südtirol Alto Adige Valle Isarco Doc Kerner 2017, Manni Nössing. Il miglior Kerner in circolazione, per lo meno in quella fetta di Alto Adige tutta da scoprire che è la Valle Isarco.
Rina 2017, Viteadovest. Vino qualità prezzo eccezionale, prodotto in Contrada Amabilina (Marsala). Blend Grillo-Catarratto affinato in botti di Marsala del 1973. Unico.
Lama bianca 2016, Feudo d’Ugni. La piccola fiammiferaia abruzzese Cristiana Galasso mette in bottiglia magia al posto del vino. Lama bianca è uno dei suoi capolavori. Un Trebbiano in purezza (3 settimane in vasca di cemento) da amare di sorso in sorso.
Pinot Blanc 2015 “Art”, Weingut Martin Abraham. Tutti capolavori assoluti i vini di Martin Abraham, vignaiolo altoatesino tanto schivo quanto pronto a raccontare le sue “creature” con un calore che in pochi riescono a trasmettere. Vino di prospettiva.
Igp Terre del Volturno 2017 “Sheep”, Il Verro. Frazione Lautoni di Formicola, provincia di Caserta. “Sheep” è un bianco prodotto con un’uva non ancora inserita nel Registro nazionale: la Coda di Pecora. Una sorta di “Passerina vulcanica”, ma c’è di più. Qualcosa rimanda al Trebbiano. Qualcos’altro al Cortese e all’Arneis. Insomma, un autoctono tutto da scoprire. Vino da provare.
Venezia Giulia Igt 2003 “Severo Bianco”, Ronco Severo. Il coniglio nel cestello di una linea di totale affidabilità, come quella dei vini bianchi e rossi di Ronco Severo, by Stefano Novello.
Südtirol Alto Adige Doc Valle Isarco Sylvaner 2017 “Lahner”, Taschlerhof. Tipico fino al midollo.
Friulano (Jakot) 2016 “t.f.”, Valter Sirk. In Vino Valter. Valter Sirk giocano con le manette, nel senso che “t.f.” sta per “Tocai Friulano”. E provate a leggere “Jakot” al contrario. Fondamentale: vino da bere, prima di farsi tutte ‘ste menate. Che manto neppure Rauscedo fa troppo caso alle liste del Ministero.
Trebbiano Spoletino 2012 “Arboreus”, Bea Paolo. Stappato in un monolocale funge da diffusore di profumi che manco la catalitica di Lampe Berger. E lo Spoletino si dimostra così tra le varietà più interessanti d’Italia.
Verdeca 2017 “Carsia”, Cristiano Guttarolo. Sua maestà la Verdeca, quella vera. Un vino vero, intenso, fresco, tipico. Un vino-manifesto dell’uvaggio. E di tutte le Murge, zona vinicola pugliese che – assieme alla Valle d’Itria – partorisce bianchi di spessore, meritevoli di parterre nazionali.
Soave Doc “Garganuda”, Andrea Fiorini. La Garganega come mamma l’ha fatta. Nuda. Ma non per questo timida. Anzi. Esibizionismo allo stato puro del varietale, nell’interpretazione veristica e cruda di un Soave che mancava nel panorama della Denominazione.
Campi Flegrei Doc Falanghina 2012, Agnanum. Uno dei bianchi dalla maggiore personalità presenti al momento sul mercato nazionale. Un vino che svela i tratti più sinceri e marcati del terroir vulcanico.
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2015 selezione “Del Posto”, Perticaia. Vino di prospettiva (lunga). Nota iodata netta, corroborata da richiami di camomilla, asparago e il fieno. Acidità da strilli, che fa da spina dorsale a una struttura importante. Ma il sorso è equilibrato grazie a ricordi levigati di miele d’acacia.
Vigneti delle Dolomiti Igt Nosiola 2016, Azienda Agricola Salvetta. Questo non è un vino, ma un concentrato di Nosiola. Discostante rispetto ad altre decine d’assaggi. Un vino diretto, vero, potente, con un filo di tannino che si allunga nel retro olfattivo.
Colli Tortonesi Doc Timorasso 2010 “Il Montino”, La Colombera. Un vino giunto a un grande equilibrio tra le componenti più tipiche del Timorasso, che mostra tuttavia ampi margini di affinamento ulteriore.
Salento Igp Verdeca 2017, Tenuta Macchiarola. Altro territorio, altro vitigno fortemente screditato dalle produzioni massive e dalla moda dei bianchi leggeri, fruttati, beverini. Bravissimo Domenico Mangione.
Vino bianco biologico 2016 “Monte del Cuca”, Menti Giovanni. Uve 100% Garganega. Un “orange” dal naso tra i più belli d’Italia. Come rotolarsi in un campo di fiori, alle pendici di un vulcano che sbuffa.
Barbagia Igt 2016 “Perda Pintà”, Cantina Giuseppe Sedilesu. Giallo luminoso come una spada laser il Perda Pintà di Giuseppe Sedilesu, ottenuto dal vitigno autoctono di Mamoiada, paesino 2.500 anime in provincia di Nuoro: la Granazza, allevata ad alberello. Avvolgente e speziato. Unico.
Toscana Igt 2015 Batàr, Querciabella. Strepitosi rossi e un bianco che lascia il segno per Querciabella. Blend suddiviso in egual misura tra uve Pinot Bianco e Chardonnay, che si fondono dopo la fermentazione in barrique, in seguito alla selezione dei migliori lotti. Un “Chianti in bianco”.
Sauvignon Blanc 2014 “Garnellen Anphora”, Tropfltalhof. Più difficile da pronunciare che da apprezzare, il vino in anfora di Tropfltalhof. Siamo a Caldaro, in Alto Adige. Uno di quegli assaggi da conservare nella cartella “Sauvignon Blanc” della memoria. Nome del file: “Eccezioni”.
Fiano Puglia Igt 2016 “Cicaleccio”, Cantina Giara. Giorgio Nicassio mette in bottiglia un Fiano più che mai sincero, non filtrato e non chiarificato. Un concentrato di Fiano, o un infuso d’uve Fiano, se preferite. Bellissimo.
Südtirol Alto Adige Valle Isarco Doc Grüner Veltliner 2017, Weingut Ebner. Tra i migliori assaggi in Valle Isarco e tra i vignaioli da scoprire in assoluto dell’Alto Adige.
Colli di Luni Doc Vermentino “Cavagino”, Lunae Bosoni. Fa parte della linea dei “cru” della cantina di Castelnuovo Magra (SP) il “Cavagino”, uno dei due Vermentino top di gamma. Certamente uno dei migliori vini in commercio oggigiorno, Made in Liguria.
Lazio Igt Grechetto 2015 “109”, Tenuta La Pazzaglia. Tappo a vite (fatevene una ragione, va bene così) per questa splendida espressione di Grechetto che riesce a coniugare mineralità vulcanica, frutto tropicale, sentori erbacei e speziati. Il volto bello della Tuscia viterbese.
ROSATI
Rosato “Rossetto di Sangiovese”, Altura. Bellissima realtà dell’Isola del Giglio, Altura. Un tempo questo rosato fascinoso si chiamava “Chiaretto”, ma per evitare guai è cambiato. Solo Sangiovese, macerazione sulle bucce di una settimana e fine fermentazione in bianco. Boom.
Rosato 2016 “Sant’Isidoro”, Maria Pia Castelli. Un rosato da Montepulciano e Sangiovese della zona di Monte Urano, provincia di Fermo, nelle Marche, sottoposti a salasso. Non gli manca nulla, se non qualche anno in più sulle spalle: un rosè che non ha paura del tempo.
Salento Igt Rosato 2013 “Girofle”, Severino Garofano. Eros puro. Un vino magico, che gioca sui contrasti e sugli ossimori, dando un senso tanto concreto quanto poetico al lavoro che la famiglia di Copertino (LE) sta facendo da anni col vitigno Negroamaro vinificato in rosa. L’eredità di un vignaiolo che ha cambiato il modo di pensare il rosato pugliese e italiano: da centometrista a maratoneta. Da vino di “pronta beva” a vino da apprezzare nell’allungo.
Basilicata Rosato Igp 2017 “Juiell”, Camerlengo. Un’icona dei rosati italiani veri, sinceri, che parlano del territorio in cui sono prodotti. “Juiell”, il “gioiello” della cantina di Rapolla (PZ), che di tesori a base Aglianico (del Vulture) è piena. Citofonare “Antonio Cascarano”.
Rosato di Dolcetto 2017, Forti del Vento. Dolcetto vinificato e affinato in anfore di terracotta da 300 litri. Un rosato di quelli veri, di sostanza. A partire dal colore carico, senza compromessi. Mille bottiglie prodotte, in totale. Una bella chicca.
Rosato 2017 “Crêuza”, Azienda Agricola Deperi Luca. Rosato qualità prezzo, in una terra più di bianchi che di rossi come la liguria. Sensatissimo, tipico, eroico.
Alto Adige Doc Merlot rosato 2017 “Kotzner”, Armin Kobler. Un rosato tosto, tra i più “gastronomici” d’Italia. Frutto preciso e grande equilibrio al palato per un rosé importante con cui giocare a tavola.
Salento Rosato 2015 “Diciotto Fanali”, Apollonio. La casa di Monteroni di Lecce sforna vini gioiello e tra i rosati non può mancare “Diciotto Fanali”, ottenuto da vecchie vigne ad alberello. Negroamaro in purezza di gran personalità.
Riviera del Garda Classico Doc Valtenèsi Chiaretto “La moglie ubriaca” 2017, La Basia. Frutto, sostanza e mineralità ci sono tutte. Ci ha messo un po’ ad equilibrarsi, questa moglie barcollante. Ma poi è giunta in porto, nel calice. Sana e salva. Gluc.
Rosato Calabria Igt “Il Marinetto”, Sergio Arcuri. Rosato da Gaglioppo profumato e di fenomenale consistenza tattile al palato.
ROSSI
San Leonardo 2014, Tenuta San Leonardo. Cabernet Sauvignon, Carmenère e Merlot (60-30-10%) per uno dei vini più celebrati d’Italia. Tra tutte le vendemmie degustate, convince la 2014: splendida la sua concentrata essenzialità, con una grande spinta minerale calcarea da vino in progressione, fusa alla perfezione con una freschezza unica nel panorama delle varietà bordolesi. In forma anche la vendemmia 2001, tra le migliori annate di sempre della cantina trentina di Borghetto sull’Adige.
Chianti Classico Docg Riserva 2015, Agricola Querciabella. Sulla scorta del 2014, naso non proprio esplosivo che vira sulla macchia mediterranea più che sul frutto. Soffi di zafferano e di spezia completano il quadro olfattivo. In bocca conferma le attese: un vino giovanissimo, destinato a diventare immenso.
Provincia di Pavia Igt 2010 “Ghiro d’Inverno”, Azienda Agricola Martilde. Una (ex) Bonarda ferma. Una Croatina, diciamola tutta, da vero spasso. Vino giovane, da vigne vecchie.
Tai Rosso Doc 2016, Fattoria le Vegre Domenico Chiesa ci mette testa e cuore per i suoi vini. E il risultato si vede. Anzi, si sente, ad ogni sorso. Ottima tutta la linea, ma è stupendo il Tai Rosso Doc 2016, un “base” che base non è, per la sua capacità di essere al contempo croccante, consistente e concentrato in bocca.
Toscana Igt Pinot Nero 2015 “Fedespina”, Podere Fedespina. Un vino che spiega a tutti come si lavora il Pinot Nero in Toscana, al di là delle mode e di quella fastidiosa vena “enofighetta” che porta certi produttori a giocare coi vitigni, per inseguire la moda.
Barolo Bussia Docg 2013, Giacomo Fenocchio. Nebbiolo di una precisione assoluta, poco da aggiungere. Da provare. E aspettare, se possibile.
Tamurro Nero 2004, Tenuta Le Querce. Un unicum. E non solo perché il Tamurro Nero non è un vitigno che si trova dappertutto, in degustazione. Ma anche perché questo 2004 di Tenuta Le Querce è da sberle al palato.
Igt Alpi Retiche 2017, Pizzo Coca. La vera sorpresa dell’anno, Pizzo Coca. Dopo varie peregrinazioni in giro per il mondo, il giovane bergamasco Lorenzo Mazzucconi ha deciso di mettere su un’azienda propria a Ponte in Valtellina. Questo base e l’Inferno 2016 (qualità prezzo assoluta) dicono che ha fatto bene.
Vino rosso Oltrepò pavese 2016 “Barocco”, Perego e Perego. Potenza, frutto, prospettiva. Un piccolo “Brunello” in terra pavese, prodotto da un vignaiolo che come pochi tratta il vitigno: Giorgio Perego, “Mr Croatina”.
Chianti Classico Docg 2015, Borgo Scopeto. Colpisce per la gran finezza delle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir. Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Qualità prezzo.
Lambrusco di Sorbara 2017 “L’eclisse”, Paltrinieri. Un Lambrusco da bere col secchio, senza troppi fronzoli. Naso di fragolina non ancora matura e lampone, chiusura salina e di ribes, ben sorretta da una sapidità che invita al sorso successivo. E a un altro ancora. Altro vino qualità prezzo.
Rosso Emilia Igt 2015 “Rio Rocca Berzemèin”, Az. Agr. Il Farneto. Siamo nella Piana di Farneto, in provincia di Reggio Emilia, ai piedi dell’Appennino Tosco-Emiliano. Marzemino croccante, vivo, in evoluzione.
Flaccianello 2008, Fontodi. Intensità mista ad eleganza, come pochi in Toscana. Infinitamente lungo, anche in termini di vita a disposizione.
Amarone della Valpolicella Docg 2014, I Tamasotti. Giacomo Brusco e Sabrina Zantedeschi, giovanissimi interpreti de “I Tamasotti” sono tra i giovani da tenere d’occhio della Denominazione veneta.
Cannonau di Sardegna Doc 2016, Antonella Corda. Fate largo in cantina per un Cannonau sui generis, che ci piace definire con un neologismo: Pinotnau. Un Cannonau elegante come un Pinot Nero.
Brunello di Montalcino Docg 2013, Tassi. Raffinatezza e potenza, coniugati in un sorso instancabile.
Lacryma Christi del Vesuvio Doc Riserva 2014 “Don Vincenzo”, Casa Setaro. Seconda menzione, dopo lo spumante di Caprettone, per Casa Setaro. Piedirosso (85%) e Aglianico (15%) insieme, per un vino che riesce a esprimere e coniugare al meglio le caratteristiche dei grandi vini del Vesuvio. Un rosso che avvolge e cattura.
Sorni Rosso Trentino Dop 2015 “Grill”, Eredi di Cobelli Aldo. Teroldego, base ampelografica della Dop Sorni. Vino dall’ossatura ben definita. Tannino austero e frutto perfettamente delineato, pulito. Un altro grande vino di prospettiva.
Campania Igt Piedirosso 2016 “Pér ‘e Palumm”, Agnanum. Altra conferma anche per Agnanum, già citata tra i bianchi per la sua strepitosa Falanghina. Un vino sorprendente, capace di tradurre nel calice il vulcano. Grande mineralità, note fruttate e speziate precise, un quadro unico. Ottima prospettiva per la vendemmia 2017, ancora più fumè e salina.
Amarone Docg 2010, Azienda Agricola Monte dall’Ora. Castelrotto, Verona. Vino spaziale, che vale tutti e 70 gli euro del prezzo, per la freschezza e la tipicità del sorso che riesce ad esprimere. Splendido anche il Valpolicella Classico Superiore 2015, in commercio a partire da queste settimane.
Irpinia Doc Aglianico 2016 “Terra d’Eclano”, Quintodecimo. In commercio da dicembre 2018. Bouquet ampissimo al naso, che spazia dalle note floreali di viola a quelle fruttate di lampone e fragola, passando per terziari eleganti di tabacco e caffè. Wow.
Chianti Montespertoli Riserva Ingannamatti 2005, Podere dell’Anselmo. Complesso, raffinato, elegantissimo. Ma soprattutto “giovane”. Ops, è un 2005. Eterno.
Carmenère Riserva 2013 “Oratorio di San Lorenzo”, Inama. Degustato alla cieca sui Colli Berici, in comparazione con altri vini internazionali della stessa base ampelografica. C’è un cileno (il Carmenère Block 17 D.O. Peumo 2014 “Terrunyo” di Concha Y Toro,) che sta ancora mangiando la sua polvere. Rosso veneto accecante.
Amarone della Valpolicella 2013, Ferragù Carlo. Altro rosso importante, ma già godibilissimo. Bevibilità e struttura per un Amarone che emerge nel panorama dei nobili vini rossi della regione, grazie ai suoi tannini di velluto, il sorso pieno e lo straordinario carattere. Il classico rosso da meditazione, da stappare a fine pasto.
Etna Rosso Doc Nerello Mascalese 2015, Enò-Trio Nunzio Puglisi. Facile dire “Nerello Mascalese”, negli anni della ribalta internazionale per il vulcano che a fine anno ha fatto tremare Catania. Difficile farlo così. Nunzio Puglisi e la figlia Désirée sono un riferimento assoluto per chiunque voglia scoprire l’essenza del terroir.
Primitivo di Manduria Doc 2013 “Es”, Gianfranco Fino. Se è vero che l’Es, per Freud, sottosta a un solo principio (il piacere) allora “Es” 2013 è esso stesso il piacere. Sin dal colore, rosso carico, richiama la passione.
Calabria Igt Magliocco 2013 Toccomagliocco, L’Acino. Tutto da segnalare dalle parti di Dino Briglio Nigro. Siamo sulla Piana di Sibari, tra lo Jonio e il Tirreno, tra il Pollino e la Sila. Meglio non perdersi neppure un’etichetta di questo fiero produttore calabrese.
Cirò Riserva 2012 “Più vite”, Sergio Arcuri. Altro giro, altra giostra. Sempre in Calabria. Salire su quella di Sergio Arcuri è come catapultarsi a Cirò. Tra le vigne ad alberello di quel grande vitigno del Meridione d’Italia che è il Gaglioppo, sino ad oggi fin troppo offuscato dalla lucentezza dell’altro meridionale Aglianico.
Pinot Nero Doc, Paolo Saracco. Pinot Nero dalle tinte moscateggianti, prodotto (per passione e non per business) da uno dei maggiori interpreti del Moscato d’Asti: Paolo Saracco. Da perderci la testa.
Erasmo Castelli 2010, Maria Pia Castelli. Top di gamma della cantina marchigiana, vero pezzo da 90 tra i rossi del centro Italia. Un Montepulciano riconoscibile tra mille campioni. Splendida anche l’espressione del 2005.
Pinot Nero Provincia di Pavia Igt “Astropinot” 2013, Ca’ del Conte. Uno di quei Pinot nero d’Oltrepò che fanno rima con chapeau. Un rosso di elegante ruggenza quello prodotto a Rivanazzano Terme (PV) da Paolo Macconi e della moglie Martina.
Sagrantino 2013, Raìna. Sua maestà il Sagrantino, in una delle sue versioni migliori del panorama del momento, per fascia prezzo. E pensare che non si tratta del top di gamma di casa Raìna, dove qualità non fa mai rima con “compromesso”.
Barbera “Barla”, Case Corini. Uno scrigno a Costigliole d’Asti. E’ Case Corini, il regno di Lorenzo Corino, appassionato vignaiolo piemontese che produce uno dei rossi in più completi della regione, da un vigneto di 100 anni.
Cesanese del Piglio Docg “Torpiano” / “Collefurno” 2016, Carlo Noro. Sta facendo un gran lavoro questo ragazzo dalle parti di Piglio, in provincia di Frosinone. Una storia iniziata nel 2010, che promette capitoli interessantissimi al ritmo delle due diverse sfumature di Cesanese del Piglio.
VINI DOLCI / PASSITI
Alto Adige Gewürztraminer Doc 2009 “Epokale”, Cantina Tramin. “Epokale” di nome e di fatto. Il perfetto, divino, equilibrio tra dolcezza, freschezza e mineralità. Unico.
Passito di Pantelleria Doc 2008 e 2012, Ferrandes. Un capolavoro da esporre al museo del Louvre questo passito di Pantelleria. La vendemmia 2008 è da cori da stadio.
Moscato di Saracena 2014, Cantine Viola. Uno di quei vini che riescono ad andare al di là di un calice assoluto valore. Attorno alla riscoperta del Moscato di Saracena, Luigi Viola e la sua famiglia sono riusciti a creare un mondo.
Vino cotto Stravecchio Marca Occhio di Gallo, Cantina Tiberi David. Un unicum nel suo genere che trova nelle Marche, e in particolare nella zona di Loro Piceno, la sua patria. Vecchie e nuove vendemmie: tutti pezzi di gustosa bravura.
Igt Costa Toscana Ansonica Passito 2016 “Nantropò”, Azienda Agricola Fontuccia. Una perla dell’Isola del Giglio. Il vino passito da uve Ansonica di Fontuccia è una vera e propria chicca nel suo genere e nel panorama della viticoltura eroica. Capisci perché si chiama così (“Nantropò”) solo quando la bottiglia è finita.
Moscato di Scanzo Docg 2015, De Toma. Vendemmia che già esprime grandi potenzialità: eleganza finezza al naso, su frutti di bosco, fragolina in primis, marasca e fiori di rosa. In bocca corrispondente, con l’acidità a chiamare un sorso dietro l’altro. Chiusura di rabarbaro. Vino da meditazione.
DISTILLATO DELL’ANNO
“Oltre Spigau 03”, Le Rocche del Gatto. Il Pigato 2003 in versione “Armagnac”, prodotto in quel santuario ligure che è Le Rocche del Gatto. A dir messa, da quelle parti, è Fausto De Andreis: autore e artefice di vini immortali a base Pigato e Vermentino, nella sua Albenga (SV).
Fausto ha chiamato questa “bevanda spiritosa” da 33% vol. “Oltre Spigau 03”. Un altro passo avanti verso la battaglia irriverente di un vignaiolo d’altri tempi e senza tempo. Come i suoi vini.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
E’ Borgo Scopeto 2015 il miglior Chianti Classico Docg acquistabile al supermercato. Medaglia d’argento per “Brolio Bettino” 2015 di Barone Ricasoli. Bronzo per “Peppoli” 2016 di Antinori.
Questo l’esito della degustazione alla cieca condotta da vinialsuper lunedì, a Vinitaly. Una bling tasting che premia altre quattro etichette, sopra i 90 punti.
Diciannove, in totale, i campioni di “Gallo Nero” rigorosamente stagnolati dal Consorzio di Tutela del Chianti Classico e serviti nel nuovo, pregevole calice firmato da RCR Cristalleria Italiana, che alla kermesse di Verona 2018 ha fatto così il suo esordio.
1° CLASSIFICATO
Chianti Classico Docg 2015 Borgo Scopeto (96 punti vinialsuper) (5 / 5) Un Chianti Classico prodotto dall’omonima azienda agricola di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena.
Una cantina che collabora con la catena di supermercati a insegna “Iper La Grande i” per il progetto di private label “Grandi Vigne” e che, per questo, è stata inserita nella blind tasting.
Un risultato – il primo posto assoluto – che dimostra il grande lavoro fatto in Italia dall’agenzia Think Quality di Cuneo, assieme al buyer di segmento di Iper (ve ne abbiamo già parlato qui) per la selezione di incredibili referenze “qualità prezzo” da proporre a scaffale.
I vigneti da cui si ottiene l’omonimo Chianti Classico si trovano a un’altezza compresa tra i 350 e i 420 metri (70 ettari complessivi).
Si tratta del prodotto d’entrata della cantina toscana, che produce anche una Riserva (“Vigna Misciano”), un Supertuscan (“Borgonero”) e lo storico “Vin Santo”, oltre a grappa ed olio (non presenti in Gdo).
Il Chianti Classico Docg 2015 “Borgo Scoperto” (campione cieco numero 10), colpisce sin da subito per il suo colore luminoso, limpidissimo. Al naso la gran finezza espressa dalle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir.
Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Il frutto è di pulizia cristallina e il tannino è molto ben integrato. Un vino pronto, dall’equilibrio straordinario. Ma anche di chiara prospettiva.
2° CLASSIFICATO
Chianti Classico Docg 2015 “Brolio Bettino”, Barone Ricasoli (94 punti vinialsuper) (5 / 5) Uno dei Chianti Classico meno confondibili sullo scaffale del supermercato, per l’elegante etichetta di colore blu, con scritta dorata e stemma.
Tra gli altri, potrete trovarlo certamente negli store Esselunga dotati di enoteca a gondola. Un solo punto stacca “Brolio Bettino” (campione cieco numero 13) dal Chianti Classico classificatosi terzo.
A convincere, in questo caso, è dapprima l’ampiezza fine del naso, che spazia dalla confettura di ciliegia alla macchia mediterranea, passando per una speziatura che pare dosata da uno chef. Il tutto su sottofondo minerale.
Al palato si apre come d’improvviso, esprimendo tutta la sua potente eleganza dopo un ingresso garbato. Lungo e balsamico, conferma anche in bocca un’ampiezza da primato. Bellissimo il gioco tra acidità, sapidità e note fruttate che domina anche il retro olfattivo.
Ricasoli 1141 si conferma così tra le aziende maggiormente capaci di rappresentare la grandezza del Chianti Classico, anche in Gdo.
Duecentotrentacinque ettari di vigneto che abbracciano il Castello di Brolio, nel Comune di Gaiole in Chianti, oggi di proprietà del Barone Francesco Ricasoli.
3° CLASSIFICATO Chianti Classico Docg 2016 “Peppoli”, Antinori Presentazione forse inutile per uno dei prodotti più noti, se non il simbolo, della qualità del Chianti Classico nella grande distribuzione. “Peppoli” 2016 è il campione cieco numero 7 della degustazione alla cieca condotta da vinialsuper a Vinitaly.
Quello che spariglia le carte: i 6 campioni precedenti, di fatto si fermano a una media di 85 punti. Tra veri alti e bassi (oscillazione tra gli 81 e un meritatissimo 90).
Per il suo rapporto qualità-prezzo, certamente l’etichetta più alla portata di tutti: il costo, al supermercato (per esempio in Esselunga), oscilla dai 9 ai 12 euro.
Sin dal colore e dal naso è chiaro che si tratti di un Chianti Classico in stile moderno. La parte olfattiva è dominata dal frutto, ma accompagnata da altri sentori che la completano e rendono – proprio per questo – pregevole.
C’è il vegetale (macchia mediterranea), c’è il fiore di viola. Non manca un risolto minerale, sapido. Avesse avuto un po’ più di struttura al palato, si sarebbe rivelato ancora più apprezzabile.
Ma la ricerca della Famiglia Antinori, qui, è tutta incentrata sulla prontezza della beva. Obiettivo centrato in pieno, pensando soprattutto ai Millennials.
GLI ALTRI VOTI SOPRA A 90
Sono quattro, come anticipato, gli altri Chianti Classico che hanno ottenuto un punteggio superiore a 90. Partendo proprio da qui, ecco Volpaia 2016 di Castello di Volpaia.
Stesso punteggio per il Chianti Classico Docg 2015 di “Casa Sola“. Ma sono Banfi e Cecchi (92 punti per uno) a insidiare il terzo posto di Antinori.
La prima con “Fonte alla Selva” 2015: vino di grandissima prospettiva futura, oggi forse ancora un po’ troppo difficile per il cliente Gdo. La seconda con il Chianti Classico Docg “Riserva di Famiglia” 2014.
IL COMMENTO DEL CONSORZIO
“La nostra denominazione – ha spiegato Carlotta Gori, direttrice del Consorzio del vino Chianti Classico – si comporta tutto sommato bene in Grande distribuzione. La vera sfida è continuare a dialogare con le insegne rispetto alla spinta promozionale. E far loro comprendere che bisogna tutelare territorio, produttori e denominazione”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Quali sono i migliori vini in vendita al supermercato degustati dalla nostra redazione nel 2017? Ecco di seguito un elenco che vuol rappresentare un viaggio in lungo e in largo per l’Italia delle cantine che sanno coniugare qualità e prezzo, in Gdo.
Un viaggio che inizia – come ovvio – dagli spumanti: dai migliori Charmat e Metodo Classico degustati da vinialsupermercato.it negli ultimi 12 mesi. Si passa poi ai vini bianchi, prima dei vini rossi e dei passiti.
Un “tour” che, nel 2017, ha come epicentro l’Umbria. E’ qui, per la precisione ad Orvieto, che abbiamo deciso di fermarci per assegnare il premio di “Miglior Cantina Gdo” 2017. L’azienda vinicola che se l’è aggiudicato, come i nostri più attenti lettori sapranno, è Castello di Corbara.
IL 2017 DI VINIALSUPER
Prima dell’elenco delle migliori etichette di vino al supermercato, due parole su di noi. Il 2017, per vinialsupermercato.it, è stato un anno cruciale. Un anno di grandi cambiamenti e di grande conferme. Abbiamo innanzitutto introdotto la valutazione a “cestelli della spesa” per i vini della sezione “Recensioni – Supermercato”.
Nel corso dell’anno abbiamo accolto nella nostra “famiglia” nuovi collaboratori, sia per la parte wine sia per la parte food. Due new entry sono ai box, a scaldare il motore prima di un 2018 che si preannuncia scoppiettante.
Entrerà a pieno regime dal prossimo anno anche la nuova rubrica sui vini in promozione al supermercato, con l’analisi settimanale dei vini in offerta sui volantini delle insegne Auchan, Bennet, Carrefour, Conad, Coop, Despar, Esselunga, Il Gigante, Ipercoop e Iper la Grande I.
Sempre nel corso dell’anno, abbiamo lanciato la nostra campagna “Non solo Prosecco“, con lo scopo di diffondere una verità assoluta: “Prosecco” non è sinonimo di “Spumante”, bensì il nome con il quale si identifica solo una delle tante tipologie e denominazioni degli spumanti italiani: quella prodotta in Veneto e Friuli.
Ma è a luglio 2017 che, di fatto, si è concretizzato il passaggio più importante dell’anno per vinialsupermercato.it: l’iscrizione come testata giornalistica presso il tribunale di Busto Arsizio (VA).
Una scelta intrinseca alla nascita stessa di questo portale, due anni fa, quando vinialsuper è stato fondato come “wine blog”. Il passaggio a testata giornalistica vuol esser un segno di rispetto per i nostri lettori.
Una garanzia in più del “metodo di lavoro” della nostra redazione, animata da uno spirito da vere “Iene”, come spesso dimostrano gli articoli e le inchieste presenti nella nostra sezione “News” (a cui teniamo moltissimo).
In un mondo della comunicazione del vino popolato sì da tanti professionisti, ma anche da tante figure che accostano volentieri la narrazione di un’etichetta alle loro “grazie” o ai favori ricevuti in cambio di un post sui social, vinialsuper vuole distinguersi come punto d’incontro e di scambio di chi bada più alla sostanza che all’immagine.
Questo sito web vuole essere un luogo dove non si fanno distinzioni tra i portafogli di chi vuole bere del buon vino a un prezzo giusto, o congruo alle proprie possibilità. L’epicentro dello sdoganamento della “Gdo” come canale di “serie B” per la vendita del vino, a fronte di un’Horeca che utilizza ampiamente (ma vanamente) quest’arma per auto accreditarsi di fronte ai propri clienti, rimanendo così irrimediabilmente ancorata al passato.
Noi di vinialsuper come “grilli parlanti” per i clienti dei supermercati, che sanno di poter contare sulle nostre recensioni, nella corsia dei vini delle maggiori insegne nazionali.
Noi che, al contempo, siamo e vogliamo essere le spine nel fianco delle stesse catene della Grande distribuzione: tutte consapevoli (ormai) di essere sotto il nostro costante e ininterrotto “monitoraggio”.
I MIGLIORI VINI AL SUPERMERCATO DEL 2017, SECONDO VINIALSUPER
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(5 / 5) Un delizioso passito, a un prezzo straordinario. E’ il Dindarello 2015 di Maculan – Vignaiuoli in Breganze. Un vino dolce Veneto Igt ottenuto al 100% da uve Moscato. Straordinario il prodotto. E straordinario il prezzo al pubblico proposto dalla catena francese di supermercati Auchan. Concorrenziale, addirittura, rispetto a tutti i siti di e-commerce: clamoroso il caso di tannico.it, che lo colloca “in promozione” a 16 euro, a fronte di un “taglio prezzo” del 23% rispetto ai 21 euro di partenza.
Per l’ennesima volta, l’invito a tutti i lettori di vinialsupermercato.it a fare grande attenzione alle intricate “trame” dell’e-commerce di vino. Ma torniamo a parlare di questo splendido nettare.
Nel calice, Dindarello 2015 Maculan si presenta di una limpidezza cristallina, di grande luminosità. Le tinte sono quelle di un giallo paglierino che, da solo, chiama il sorso. Scorrevolezza poco densa e “lacrime” piuttosto fitte conducono l’osservatore a immaginare una buona morbidezza la palato. Ma ancor prima dell’assaggio, è il naso a incantare. L’intensità delle note di frutta candita a polpa gialla (albicocca), agrumi (arancia) e miele è netta e si unisce a sentori floreali secchi.
Presente anche una flebile vena balsamica, che richiama la menta. Il tutto in un sottofondo minerale, che sarà poi confermato da una leggera sapidità al palato, piacevolissima. In bocca, di fatto, sembra di assaporare il tipico Moscato che finisce sulla tavola degli italiani in occasione delle feste. Ma senza le “bollicine”.
Dindarello Maculan, per dirla tutta, pare la concentrazione dei sentori tipici del Moscato. La tecnica di vinificazione spinge l’acceleratore sui varietali dell’uvaggio, accentuandone aromaticità. Il segreto, in questo caso, è l’equilibrio. Tutt’altro che stucchevoli le note dolci di miele e frutta candita che, al palato, si fondono con la mineralità già decantata in precedenza e con una spalla acida in grado di tenere “in piedi” il sorso: una beva eretta, fiera, quella del Dindarello 2015 Maculan. Capace di chiamare un sorso dietro l’altro e, al contempo, invitando a divorare le delizie di pasticceria fresca scelte per accompagnarlo. Perfetto, a proposito, l’abbinamento con pasticcini a base di frolla e frutta, ricche di creme come la pasticcera.
LA VINIFICAZIONE
I vigneti nei quali viene cullato il Moscato atto a divenire Dindarello si trovano nella zona di Breganze e Fara, in provincia di Vicenza. Colline vulcaniche e tufacee, che conferiscono alla vite grande nutrimento, consentendo la produzione di vini complessi. Le uve, una volta raccolte, restano per circa un mese in fruttaio. Si tratta di un’operazione fondamentale per l’ottenimento di un buon vino dolce.
In questa fase aumenta in ogni singolo acino la concentrazione dello zucchero, col diminuire della presenza d’acqua. Si giungerà a una presenza zuccherina di 130 g/litro, a prodotto finito. La fermentazione viene condotta in tini di acciaio. E dopo tre mesi di affinamento in bottiglia, Dindarello è pronto per essere commercializzato.
Marchio che rappresenta una vera e propria garanzia per il Veneto e per l’Italia del vino, Maculan Vignaiuoli in Breganze è in realtà la storia di una famiglia appassionata e amante della propria terra d’origine. Opera da tre generazioni a Breganze, ai piedi dell’Altopiano di Asiago.
L’attività ha inizio nel 1947 grazie a Giovanni Maculan. Negli anni passa nelle mani di Fausto Maculan, che contribuisce in maniera decisiva all’affermazione attuale del marchio. Dal 2007, le figlie Angela e Maria Vittoria affiancano il padre nella direzione dell’azienda, che oggi conta 40 ettari con viti e ulivi e controlla direttamente una trentina di viticoltori selezionati.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Un sistema facile e intuitivo per comprendere, ancor prima di leggere la recensione, se siamo di fronte a un vino valido o, piuttosto, al cospetto di una sola.
Vinialsuper presenta oggi il nuovo metodo di valutazione dei vini recensiti nella categoria “supermercato”, dedicata alle bottiglie reperibili sugli scaffali delle maggiori insegne della grande distribuzione organizzata (Gdo) che operano in Italia. Una classifica che va da 1 a 5 “cestelli” della spesa, in grado di indicare il valore della bottiglia degustata.
Il punteggio, che prevede anche l’utilizzo di decimali (es: 3.5, 4.5) apparirà all’inizio di ogni recensione. Prima della descrizione del prodotto finito sotto la nostra lente di ingrandimento, troverete l’immagine stilizzata di cinque cestelli, che si coloreranno interamente o parzialmente, in base al giudizio assegnato.
Il nuovo sistema di classificazione grafica dei vini in vendita al supermercato riguarderà in primis le recensioni pubblicate a partire dal 2017. Col trascorrere delle settimane, il sistema sarà integrato anche sulle schede dei vini degustati lo scorso anno.
A fine anno, come già accaduto nel 2015 e nel 2016, pubblicheremo la classifica dei migliori vini in vendita al supermercato degustati nell’anno solare. E consegneremo un attestato di merito alle cantine produttrici dei vini che saliranno sul “podio” per le categorie “vino rosso”, “vino bianco”, “vino rosato”, “vino spumante” e “miglior cantina Gdo”.
A curare quella che è solo una delle novità che attendono i lettori di #vinialsuper nel 2017, è stato il nostro staff tecnico, a cui rivolgiamo un personale ringraziamento. Ai lettori, nuovamente un sincero augurio di buon anno dalla redazione di vinialsupermercato.it
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(4,5 / 5) Un vero “affare” trovare in promozione al supermercato il Pinot Bianco Colterrae Alto Adige Doc 2015 di Cantina Colterenzio (Kellerei Schreckbichl).
Un vino straordinario, anche nel rapporto qualità prezzo pieno. Certamente uno dei migliori vini sotto i 10 euro presenti sugli scaffali dei supermercati italiani. Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino tenue, con riflessi verdolini.
Al naso, intense e schiette note floreali, fruttate e minerali. Mela e pera sembrano diluirsi in una delicata soluzione salina, a esaltazione dello speciale terroir altoatesino in cui opera la Cantina Colterenzio. Ma è in bocca che il Pinot Bianco Colterrae Alto Adige Doc 2015 offre le emozioni più sincere. Un fil rouge sembra collegare ingresso e chiusura di una beva sapida, in crescendo verso il finale, e dall’acidità elegante.
Le note fruttate fresche, già avvertite al naso, fanno da splendido contorno. Ecco riaffiorare mela, pera, ma anche sentori di pesca e agrumi maturi. Una volta ingerito, il nettare rivela un retro olfattivo dalle tinte lievemente speziate, di pepe bianco. Delizioso aperitivo, il Pinot Bianco Colterenzio si abbina alla perfezione con gli antipasti, il pesce e le carni bianche di moderata elaborazione, anche speziate. Da servire, rigorosamente, a una temperatura di 10-12 gradi.
LA VINIFICAZIONE
I vigneti di Pinot Bianco sono allevati a un’altezza compresa tra i 450 e i 550 metri sul livello del mare. Una zona particolarmente vocate per il Pinot bianco quella in cui opera la Cantina Colterenzio, con terreni ghiaiosi e in parte dalla spiccata presenza di calcare. Il microclima fresco e le forti escursioni termiche tra giorno e notte assicurano un perfetto risultato in bottiglia e contribuiscono a rendere corposo (13,5%) questo Pinot Bianco.
La resa per ettaro si aggira attorno ai 70 ettolitri. Il mosto fermenta a una temperatura controllata di 18 gradi in acciaio e affina per alcuni mesi sui lieviti. Prima della commercializzazione è previsto un altro breve periodo di affinamento in bottiglia.
Cantina Colterenzio sorge in un territorio le cui radici affondano nella viticoltura. Le prime tracce risalgono già al 15 a.C., quando il colono romano Cornelius riconobbe la straordinaria fertilità di questa terra e decise di stabilirvisi, gettando le basi dell’attuale vocazione vitivinicola di Colterenzio. Il suo podere “Cornelianum” diede il nome al paese di Cornaiano.
L’antica tradizione fu rinnovata nel 1960, quando 28 vignaioli fondarono la Cantina Colterenzio. A questi se ne unirono altri nel corso degli anni. Ad oggi Colterenzio conta quasi 300 soci viticoltori che conferiscono le uve provenienti da circa 300 ettari di vigneto di loro proprietà.
Prezzo pieno: 9,36 euro
Acquistato presso: Esselunga
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
La quarta edizione della rassegna Wine of the Decade, organizzata da esperti di wine trade, FINE Champagne Magazine e Tastingbook.com, è stata dedicata agli Champagne prodotti nel decennio 2000-2009. Il compito di stilare la classifica è spettato a un team composto dalla redazione dell’unico magazine al mondo totalmente dedicato allo Champagne, ovvero FINE Champagne Magazine, e dagli esperti di Tastingbook.com. Qual è il miglior Champagne degli anni 2000? Tra il 2015 e il 2016 la giuria ha valutato, in seguito a degustazioni alla cieca, più di 1000 Champagne. Solo i migliori 100 hanno ottenuto l’accesso alla finale, tenutasi a Reims, in Francia. Ad aggiudicarsi la vittoria è PIPER-HEIDSIECK Rare 2002, eletto Champagne of the Decade 2000’s dopo aver sbaragliato la concorrenza di tutte le Cuvée Prestige, bianche e rosé, e di tutti i Vintage Champagne realizzati tra il 2000 e il 2009. Dopo l’eccezionale riconoscimento attribuito dal magazine Wine Spectator a Rare Magnum 1998 e Rare 2002, fregiati rispettivamente del 1° e del 2° posto nella classifica di Dicembre 2015, il successo del Champagne of the Decade è un’ulteriore prova dello straordinario talento del pluripremiato Chef de Cave Régis Camus.
La classifica completa:
1) Piper-Heidsieck Rare 2002
2) Krug Clos du Mesnil 2000
3) Louis Roederer Cristal Rosé 2002
4) Krug Clos du Mesnil 2002
5 ) Dom Pérignon 2002
6) Dom Pérignon Rosé 2000
7) Louis Roederer Cristal 2002
8) Taittinger Comtes de Champagne Blanc de Blancs Brut 2002
9) Louis Roederer Cristal Rosé 2004
10) Dom Pérignon Rosé 2005
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Vinialsupermercato.it non poteva mancare, quest’oggi, a Torre a Mare. La frazione del Comune di Bari ha ospitato una delle più importanti rassegne sui vini del Sud. Parliamo ovviamente di Radici del Sud, manifestazione internazionale dedicata ai soli vini meridionali. Alle loro mille facce e sfaccettature. Dall’Aglianico della Basilicata al Primitivo della Puglia, passando per la Falanghina della Campania e al Nero d’Avola della Sicilia, per citarne solo alcuni (qui i vini 2016 premiati dalla giuria). Un’iniziativa lodevole, che vede finalmente i produttori meridionali – ormai affermatissimi nel panorama mondiale per la qualità dei loro vini – riunirsi sotto lo stesso “tetto” per un evento comune, in cui sfoggiare le proprie perle. Tutto bellissimo. Se non fosse che la location, una delle sale dell’Una hotel Regina, sia parsa piuttosto “ristretta” per una manifestazione di tale portata. Vero è che i 15 euro previsti per l’ingresso, con degustazioni illimitate, sono risultati ai più un prezzo ‘onesto’ per accedere alla stupenda sala da cerimonie in pietra. All’interno, ecco i vari banchi d’assaggio, sistemati in maniera un po’ confusa: poca la chiarezza nella distinzione tra i produttori delle varie regioni. Con un po’ d’impegno, abbiamo avuto comunque la possibilità di scoprire interessantissime realtà. A conferma che i produttori del Sud abbiano ormai intrapreso la strada della qualità, dimostrando di essere bravi vinificatori, nonostante mille difficoltà.
I MIGLIORI ASSAGGI
E non ci riferiamo soltanto ai ‘grandi nomi’ quali Feudi di San Gregorio, con le cantine vassalle Basilisco e Ognissole, o a marchi importanti pugliesi come Antica Masseria Jorche, una delle regine del Primitivo di Manduria, o ancora a Colli della Murgia, cantina biologica di Gravina in Puglia che presentava due spumanti metodo Charmat e un rosato pugliese ‘atipico’, di un eccellente rosa tenue, oltre ai vari bianchi di Minutolo. Grandi conferme anche quelle riservate dai vini lucani, con la nota Cantine del Notaio a sfoggiare – otre ovviamente ai vari Aglianico del Vulture – un metodo classico di Aglianico vinificato in bianco, molto interessante. Tra i vini che meritano una menzione particolare, ecco un bianco vinificato come un vino rosso, in otri di terra cotta: quello dell’azienda Lunarossa di Giffoni Valle Piana, provincia di Salerno, Campania. Quartara è il nome di questo gioiello, che prende il nome dal recipiente che lo culla sino a diventare un nettare così prelibato: un Fiano dei colli Salernitani che rimane a contatto con le bucce per 2 mesi. Abbastanza per regalare un bianco fresco e brillante, non trattato, nel rispetto della filosofia dei più famosi vignaioli friulani. Insomma: sono ormai tante le realtà vitivinicole meridionali che meritano di essere raccontate su palcoscenici di tutto rispetto. Anche – e soprattutto – fuori dai confini di un Sud Italia che sta sempre più ‘stretto’ al cuore e alla passione di questi produttori. Un cuore che, il più delle volte, batte al ritmo della qualità assoluta.
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Circa l’1,01% del fatturato dei supermercati che operano in Italia si volatilizza in furti. Generando il 70% delle “differenze inventariali” riscontrate dalle catene della Gdo in sede di inventario fiscale. Di questi furti, il 45% sarebbe operato da parte dei clienti e il 23% da dipendenti disonesti. A completare l’amara torta sono errori amministrativi, che si assestano al 19%, e le frodi dei fornitori per un 13%. Sono questi i dati di un rapporto con la quale Coldiretti disegna l’Italia dei lestofanti da supermercato. Un fenomeno che ha a che vedere con la crisi, ma fino a un certo punto. Dagli scaffali sono spariti prodotti per un valore complessivo di 2,95 miliardi in Italia nel 2015, con gli alimentari e le bevande che si classificano come gli obiettivi prescelti. Ad essere presi di mira sono principalmente prodotti di piccole dimensioni e facili da nascondere, sulla base del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail. Anche se si evidenzia per l’Italia uno storico calo del 5% dovuto all’effetto congiunto della leggera ripresa economica e del rafforzamento dei sistemi di controllo, la categoria merceologica maggiormente colpita sono vini e liquori, seguiti da formaggi come Grana Padano e Parmigiano Reggiano e la carne fresca o trasformata. Sono peraltro i formati già tagliati e confezionati quelli più “apprezzati”. A seguire gli accessori moda, calzature ed abbigliamento sportivo, i prodotti per il benessere e la salute come lamette da barba, cosmetici e profumi. Non rimane esente l’alta tecnologia, segmento in cui i prodotti più a rischio sono accessori per cellulari, Iphone, smartphone, Ipad e tablet. Infine nel bricolage gli attrezzi elettrici, le batterie ed i cavi sono in cima alla classifica dei prodotti più rubati.
Il furto di prodotti alimentari nei supermercati – evidenzia la Coldiretti – è favorito dal fatto che “la maggior parte dei prodotti esposti non è protetta”. Molto spesso soltanto le bottiglie di vini e spumanti di maggior pregio ad avere una valvola antifurto simile a quella dei capi di abbigliamento nei grandi magazzini, anche se i commercianti stanno sempre più rivolgendo la loro attenzione allo sviluppo di nuove tecnologie per la sicurezza delle merci. In Italia si stima che la spesa complessiva per la prevenzione e la difesa dei furti effettuata dai supermercati sia pari a 2,42 miliardi, un valore molto vicino a quello del danno subito di 2,95 miliardi. L’Italia tuttavia non è tra i Paesi più colpiti dai furti che sono ancora più rilevanti nell’America Latina che ha registrato la percentuale più alta pari a 1,55%, seguita da Nord America (1,27%), Asia Pacifico (1,17%) ed Europa (1,05%) in coda. I Paesi che presentano le percentuali più alte, come evidenzia sempre Coldiretti, sono in particolare il Messico (1,68%), i Paesi Bassi (1,48%) e la Finlandia (1,38%), mentre le nazioni che hanno registrato i tassi più bassi sono Norvegia (0,75%), Svizzera (0,76%) e Francia (0,81%).
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Beviamo, giudichiamo. E tiriamo le somme. Il 2015 è quasi giunto al termine ed è tempo di bilanci. Di seguito, una speciale classifica dei migliori vini degustati da vinialsupermercato.it nel corso dell’anno. Si tratta di un totale di 20 vini acquistabili nei supermercati italiani, più due “fuori concorso”, ovvero il meglio di due aziende agricole che non hanno nulla a che fare con la grande distribuzione organizzata, ma che producono vini di “nicchia” di ottima qualità. Al di là della speciale classifica, una menzione particolare va al Bolgheri Doc rosso 2013 “InSogno” della Cantina Guado al Melo: letteralmente sbalorditivo nel rapporto qualità prezzo. E reperibile, guarda caso, sugli scaffali di un discount italiano: Penny Market. Buona lettura, dunque. E auguri di buone feste a tutti i lettori di vinialsupermercato.it
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