VERONA – In un mondo del vino ormai global, dove l’autoctono colpisce troppe volte il pubblico e la critica più che altro in quanto tale (che sia italiano o cinese, a quel punto, non conta più di tanto) restano poche certezze. Una di queste è senza dubbio il Cirò Doc, il vino rosso calabrese da uve Gaglioppo che si appresta a diventare Docg (il disciplinare è già stato approvato dal Consorzio di Tutela guidato da Raffaele Librandi – nella foto sotto).
Ieri, a Vinitaly, una delle massime celebrazioni mai realizzate di questo immenso patrimonio della viticoltura del Bel Paese: la più profonda degustazione di Gaglioppo della storia, per celebrare i cinquant’anni della Doc Cirò.
Un tasting che ha visto protagoniste le cantine che hanno fatto la storia della Denominazione calabrese così come le nuove generazioni di vignaioli, chiamati al compito di traghettare dalla dimensione locale a quella internazionale il vino simbolo della Calabria.
Dunque Ippolito 1845, Caparra & Siciliani, Librandi, Zito, Senatore Vini, Sergio Arcuri e Cataldo Calabretta, rispettivamente con le annate 1969, 1973, 1985, 1999, 2007, 2011 e 2013. Strepitosa la performance delle annate d’antologia, in un’emozionante degustazione condotta da Walter Speller, corrispondente dall’Italia di Jancis Robinson.
LA DEGUSTAZIONE
Cirò Rosso Classico Riserva 1969, Ippolito 1845
Rosso granato con riflessi d’ambra. Naso stupefacente: uvetta, fumè, cuoio, arachidi, richiami ematici uniti a note mielose. Un’ossidazione gentile, che conferisce complessità all’olfatto al posto di appiattirlo. In bocca tannini dolci e lunghi nella loro trama.
E una sapidità che, unita alla stupefacente freschezza, è ancora in grado di far salivare e chiamare il sorso successivo. Un vino monumento al Diavolo, con cui deve aver stretto un patto d’eterna gioventù. Senza però vendere l’anima, ancora in bella vista.
Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 1973, Caparra & Siciliani
Rosso granato che evidenzia l’età del vino. Naso profondo, di zenzero, di arancia candita, di erbe officinali. Un’idea di Vermut. In bocca piuttosto lineare nella sua evoluzione, scandita dal ritmo di tannini sabbiosi.
Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 1985 “Duca Sanfelice”, Librandi
Granato alla vista. Naso tra il cielo e la terra, tra il fumo e la radice, tra il morbido e sfuggente e il duro e l’indomito e selvaggio. Accenni di zenzero a impreziosire l’olfatto, oltre a costituire il trade union capace di garantire (ancora oggi, ebbene sì) la corrispondenza gusto olfattiva.
Cirò Rosso Classico 1999 “Alceo”, Zito
Rosso rubino che si stacca dal resto dei colori della degustazione organizzata per celebrare i 50 anni della Doc calabrese, e non solo. Si stacca anche dalle caratteristiche del Gaglioppo, varietà non certo ricca di antociani, le sostanze che determinano il colore più o meno carico dell’uva.
Legno che si percepisce sia al naso che al palato, con una vena tostata netta, che diventa brace con l’ossigenazione. Vaniglia bourbon, terra, funghi secchi. In bocca rivela ancora una buona freschezza e tannini vivi.
Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2007 “Arcano”, Senatore Vini
Rosso che sta virando sul granato. Naso di frutta tendente al maturo, accenni fumè, carne cruda, erbe di montagna. Un vino giovane, al netto della Denominazione di appartenenza. In bocca il frutto è presente, ricordando quasi quelli di bosco. Preciso il tannino, che accompagna una chiusura balsamica, talcata e mentolata.
Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2011 “Più Vite”, Sergio Arcuri
Rosso granato. Al naso nota evidente di catrame, che ricorda lontanamente anche l’idrocarburo da Riesling. Note che spingono un principio ossidativo più che mai sotto controllo, capace di rendere ancora più fascinoso e largo il quadro olfattivo, arricchito anche da un frutto rosso preciso.
Merito della macerazione di 15 giorni e del successivo passaggio in cemento, dove il vino riposa prima dell’ultimo sforzo dell’imbottigliamento. Spezia, minerale e tannino la triade che descrive un sorso ricco, materico e per certi versi concettuale. Vino manifesto della Cirò Revolution.
Cirò Rosso Classico Superiore 2013, Cataldo Calabretta
Inizio di granato alla vista. Naso minerale, ma anche ematico, di macchia mediterranea e di frutto croccante. Accenni di un salino salmastro, che gioca con la buccia d’agrume. Buona la corrispondenza al palato, dove sfodera una beva sorprendente, di matrice fruttata, pur senza rinunciare alla verità di un tannino che parla di futuro.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.