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Montecucco verso ampliamento zona vinicola nei comuni di montagna

Montecucco verso ampliamento zona vinicola nei comuni di montagna. Qui Seggiano, Castello Potentino e Monte Amiata
Una quota di produzione di vini certificati biologici che si attesta al 95% per la Doc e al 91,5% per la Docg; un’ottima propensione all’export e un’ancor più spiccata organizzazione aziendale sul fronte dell’ospitalità, con il 100% delle cantine attrezzate per accogliere i visitatori. È il quadro che emerge dall’ultimo questionario interno compilato dalle aziende aderenti al Consorzio Vini Montecucco, in Toscana. Cantine che oggi valutano un’ulteriore opportunità di sviluppo, nonché di contrasto ai cambiamenti climatici. È infatti in discussione all’interno del Consorzio l’eventuale modifica del disciplinare di produzione, utile all’«estensione del territorio di produzione all’intera area amministrativa dei comuni di montagna».

«L’obiettivo – evidenzia ancora l’ente che ha sede a Cinigiano, in provincia di Grosseto – è aumentare l’altitudine dei terreni della Denominazione». In zona, il territorio dell’Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetano comprende per l’esattezza sette comuni (Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano e Semproniano) e si estende per circa 700 chilometri quadrati, alcuni dei quali già interessati dalla viticoltura e inseriti nel puzzle della denominazione grossetana. La zona di produzione delle uve del Montecucco comprende infatti «le aree vocate» dei Comuni di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano.

I VINI DEL MONTECUCCO VERSO LA MONTAGNA

I vigneti della Doc e della Docg Montecucco si trovano al momento su rilievi di bassa e medio-alta collina e affondano le radici su formazioni prevalentemente marnose, marnoso-pelitiche e pelitiche. Suoli franchi, ricchi di pietre e scheletro. Moderata l’acqua disponibile per le piante. La quota media è di circa 200 metri sul livello del mare, con le vigne attualmente iscrivibili alla denominazione ubicate approssimativamente a quote comprese tra 120 e 500 metri sul livello del mare.

La pendenza oscilla intorno all’8%, mentre l’esposizione media, sempre secondo i dati più aggiornati, è a est sud-est. La base ampelografica dell’areale del Montecucco è composta per il 61% da Sangiovese, per l’11% da Vermentino e per il restante della percentuale da vitigni internazionali – principalmente Merlot, che detiene il 7% – e vitigni autoctoni da qualche anno tornati alla ribalta come il Ciliegiolo con il 5%.

IL SUCCESSO DEL MONTECUCCO ROSSO IN ACCIAIO

Non a caso la tipologia della Denominazione che al momento riscontra maggiore successo è il Montecucco Rosso, che prevede un minimo di 60% di Sangiovese accompagnato da altri vitigni a bacca rossa e ha un profilo più fresco, soprattutto grazie alla vinificazione in solo acciaio. Il Montecucco Docg ha invece registrato un lieve calo anche alla luce dell’avversità delle ultime tre annate e alle scelte obbligate e strategiche a cui le stesse hanno costretto a volte i produttori.

Rilevanti anche i dati raccolti grazie al questionario del Consorzio sul mercato domestico ed export. Forte l’attenzione sul territorio nazionale che assorbe circa il 35% delle vendite, soprattutto il Centro e Nord Italia dove sono presenti rispettivamente il 95% e il 63% delle aziende socie. Proprio qui viene sollecitato un maggior presidio da parte del Consorzio, in particolare nelle regioni “target” Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.

Per quanto riguarda le vendite all’estero, i primi quattro paesi a trainare l’export in termini di volumi – e dove le aziende vorranno continuare ad investire in promozione – risultano Svizzera (30%), Germania (12%), Usa (8,5%) e Benelux (8%). Le cantine registrano un interesse sempre crescente da parte di Est Europa, Centro America e Asia orientale e sudorientale. Parlando di prossimo futuro, i primi tre paesi di interesse verso cui le aziende vorrebbero incrementare le esportazioni sono Canada, Regno Unito e Giappone.

L’ENOTURISMO NELL’AREA DEL MONTECUCCO

L’ospitalità è un altro tema importante per la Denominazione che l’indagine ha voluto approfondire. Qui i dati evidenziano che il 100% delle aziende è attrezzato per accogliere i visitatori. Le formule di enoturismo spaziano dalle visite in cantina e/o in vigna alle degustazioni e ai tour del territorio, e circa la metà delle aziende dispone di strutture ricettive in grado di offrire ai visitatori la possibilità di pernotto (83,3%) e/o ristorazione (75%).

Un’ulteriore conferma, come sottolinea il Consorzio Tutela Vini Montecucco, dell’ormai trentennale investimento della Denominazione in un enoturismo di qualità, volto a promuovere l’originalità di questo volto selvaggio della Toscana facendo leva sulla natura autentica e sui paesaggi incontaminati dell’areale, oltre che su storia, cultura ed enogastronomia.

IL QUESTIONARIO DEL CONSORZIO VINI MONTECUCCO

A tre anni di distanza dal primo lavoro di raccolta dati che lo consacrava come esempio virtuoso di sostenibilità ambientale in Toscana, il Consorzio Tutela Vini Montecucco si è quindi impegnato in una nuova indagine condotta presso le aziende socie. L’obiettivo era attestare, oltre a dati di produzione e certificazione, diversi altri aspetti ed elementi legati all’attività delle cantine dell’areale, per restituire una panoramica quanto più dettagliata e ampia dello status quo della Denominazione e promuoverne la crescita e lo sviluppo.

Attraverso la compilazione di un questionario, da metà giugno a metà luglio 2024 sono state raccolte le risposte di diverse aziende distribuite tra i sei comuni di Cinigiano, Castel del Piano, Seggiano, Civitella Paganico, Campagnatico e Roccalbegna e che da sole coprono una superficie vitata totale di circa 300 ettari, di cui circa 276 ha sono potenzialmente rivendicabili Montecucco Doc (tra Rosso e Vermentino), mentre sono 197,42 gli ettari potenzialmente atti alla produzione di Montecucco Docg.

I risultati raccolti, secondo l’ente toscano, sono in grado di fornire «un quadro generale estremamente fedele dello stato di salute e dei trend della Denominazione», considerato che il campione preso in esame rappresenta rispettivamente il 76% e il 79% della produzione totale di Doc e Docg Montecucco, tra aziende socie e non, ed include le più grandi imprese dell’areale detentrici della maggior parte delle quote di produzione e imbottigliato e, quindi, di vendite e presenza nei mercati.

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Vini al supermercato

Montecucco Rosso Doc 2018 “Le Maciole” 2018, Tenuta Ribusieri

(4,5 / 5) Quanti conoscono il Montecucco Rosso Doc? Una denominazione sconosciuta alla maggior parte dei frequentatori delle corsie del vino al supermercato, anche perché “oscurata” da altre più blasonate, come quelle di Montalcino o Bolgheri. Eppure, sa offrire vini eccellenti e di grande personalità, come Montecucco Rosso Doc 2018Le Maciole”  di Tenuta Ribusieri di Cinigiano.

Un vino, come altri prodotti in quel fazzoletto di terra alle spalle della maremma che insegna, come la favola del brutto anatroccolo di Andersen, che non bisogna snaturarsi per dimostrare quello che si è. Un cigno.

LA DEGUSTAZIONE
Di colore rosso rubino intenso, il Montecucco Doc Le Maciole 2018 della Tenuta Ribusieri si mostra subito di buon corpo e di buona morbidezza osservando gli archetti del bicchiere.

Naso intenso inizialmente vinoso che poi spazia tra il floreale di viola mammola ed il frutto maturo tipico del Sangiovese. Non mancano fini speziature pepate conferite dall’apporto del Syrah.

Davvero succoso al palato il Montecucco Doc Le Maciole ha una buona freschezza ed un allungo sapido che detta i ritmi della beva. Ottima integrazione con i tannini fitti e setosi, accomodanti ma non “compiacenti”. Avvolgente, beverino e di lunga persistenza retrolfattiva.  Rapporto qualità prezzo eccellente.

Pochi euro dunque, in cambio di un vino che farà fare il classico figurone in un pranzo in famiglia. E che in cucina sarà molto versatile in un menù di terra.  Ideale aperitivo accompagnato da formaggi stagionati come un pecorino del Monte Amiata, crostini alla toscana, fagioli all’uccelletto ed una panzanella. Un weekend toscano a km zero.

Perfetto anche con dei tortelli ripieni di verdure conditi anche con un buon ragù e naturalmente con la “ciccia” toscana.

LA VINIFICAZIONE
Il Montecucco Doc Le Maciole della Tenuta Ribusieri è formato da un uvaggio 80% Sangiovese, 10% Petit Verdot e 10% di Syrah. Il vigneto è stato impiantato nel 2006 su un terreno franco argilloso, esposto a sud-ovest, a 160 metri sul livello del mare. L’impianto di questo vigneto conta circa 5.000 ceppi per ettaro ed è allevato a cordone speronato basso con una carica di gemme che varia da 8 a 10 gemme/pianta.

La vendemmia delle uve avviene a fine settembre, manualmente e con accurata selezione delle uve che vengono trasportate fino alla cantina in cassette. La raccolta di Syrah e Petit Verdot invece avviene a avviene a metà ottobre.

Fermentazione in acciaio a temperatura controllata, macerazione per 15 giorni con frequenti rimontaggi e follature cui segue affinaamento di 3 mesi in bottiglia prima della messa in commercio.

La Tenuta Ribusieri si trova nella zona di produzione del Montecucco, a Cinigiano. Siamo nei pressi del Monte Amiata, vulcano spento che regala ai terreni fertilità e mineralità.  Nei dieci ettari di proprietà coltiva principalmente Sangiovese e Vermentino, vitigni tipici di questo angolo di Toscana.

Acquistato presso: Coop
Prezzo pieno: 7,70 euro

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