EDITORIALE – I social, usati bene. Barbacàn spopola su TikTok, mostrando la Valtellina come non si era mai vista prima. Musica e balletti virali, spaziando dall’ouverture del Guglielmo Tell di Rossini a Tell me why dei Backstreet Boys, da Stayin’ Alive dei Bee Gees a Candy Shop di 50 Cent.
I vignaioli di San Giacomo di Teglio (SO), divertendosi e divertendo gli ormai 8.714 follower (112.1 K di “Mi Piace”), avvicinano come nessuno il pubblico alla realtà sublime della viticoltura eroica italiana, danzando e cantando tra i ripidi vigneti di Chiavennasca, il Nebbiolo valtellinese, racchiusi tra i muretti a secco patrimonio dell’Unesco.
Attività come la vendemmia manuale e la legatura dei tralci della vite diventano un tutt’uno con le canzoni e i balletti più trendy del momento, catturando l’attenzione di migliaia di utenti. Il tutto senza le volgarità e il narcisismo tipico di chi popola i social, spacciando l’egocentrismo per libertà d’espressione.
Un esempio, Barbacàn, da seguire e comprendere da parte dell’intero mondo della comunicazione moderna. Dai video e dalle particolari inquadrature delle bellezze della Valtellina emerge l’amore incondizionato di Angelo Sega e dei figli Luca e Matteo, nonché di tutta la squadra, per la loro terra e per il loro lavoro.
«Se vignaiolo di Valtellina ama donna più di piatto di pizzocheri e bottiglia di vino rosso, forse è vero amore ma non vero vignaiolo», scherzano (ma non troppo!) i vignaioli valtellinesi in uno dei video di TikTok, utilizzando un accento dell’Est Europa.
L’apoteosi quando i rami di un albero diventano microfoni appesi al cielo, per cantare al mondo We are the world di Michael Jackson e Lionel Richie, affacciati su una delle terrazze eroiche.
O quando, sulle note di Hungry Eyes di Eric Carmen – colonna sonora di Dirty Dancing – i fratelli Barbacàn danzano in bilico su un muretto a secco, con vista sui monti innevati. Modi nuovi, insomma, per raccontare quello che in Valtellina c’è sempre stato: l’uomo, la sua vigna e il desiderio di preservarla come Madre Natura l’ha fatta. Bravi!
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Le uve Chiavennasca della Valtellina, nome locale del Nebbiolo, sono state mitragliate nelle scorse ore da una pesante grandinata che ha investito il prestigioso areale vitivinicolo della provincia di Sondrio, in Lombardia. Lo riferisce la Coldiretti regionale, che parla di danni a macchia di leopardo dal 30 al 60%, con punte fino all’80%.
A essere colpita, la fascia che va da Sondrio a Ponte in Valtellina, nelle zone dove nascono i vini Docg del territorio come il Valtellina Superiore Sassella, il Valtellina Superiore Inferno e il Valtellina Superiore Grumello.
Più in generale, il maltempo flagella di nuovo la regione del Nord Italia con trombe d’aria, nubifragi e grandine che si stanno abbattendo anche in queste ore su diverse zone, provocando allagamenti e criticità nelle campagne.
Le uve Chiavennasca della Valtellina, in fase di maturazione, non sono le uniche vittime. Danni ingenti anche al mais in pianura, ormai pronto per essere raccolto. Al momento i danni principali si registrano a Nord di Milano e nella Brianza monzese si segnalano campi sommersi dall’acqua che i terreni non riescono più a trattenere.
Vento forte dalle prime ore della mattinata nella zona Est del capoluogo Lombardo con mais spianato nell’area della Martesana. Colpito anche il Varesotto, con grandinate e alberi caduti: i chicchi di ghiaccio si sono abbattuti su coltivazioni orticole e cerealicole, con campi di mais e soia devastati nella zona di Gerenzano.
A Como e Lecco è stata la pioggia forte ad allagare fondi e strade, anche se non sono mancate grandinate verso la Bassa Comasca, in particolare tra Turate e Lurago Marinone dove la sassaiola di ghiaccio ha devastato il mais.
Per problemi legati alla viabilità, i produttori di Campagna Amica provenienti dal Lecchese hanno avuto difficoltà a raggiungere i luoghi dei mercati contadini a Erba (Como) e Limbiate (Monza Brianza).
Nel Bresciano piogge intense stanno interessando un po’ tutta la provincia, con problemi di allagamenti e fognature tracimate in diversi punti. Nell’area di Chiari, in poco meno di un’ora, sono caduti fino a 40 millimetri di pioggia così come vero la zona del lago di Garda tra Montichiari e Castenedolo.
Nell’area di Verolanuova, così come a Manerbio, la furia del vento ha steso il mais. Situazione analoga in provincia di Cremona, in particolare tra Crema, Cremasco e Soresinese, con i chicchi di ghiaccio che hanno colpito localmente a macchia di leopardo: anche qui i danni più evidenti si registrano per ora sui campi di mais, che hanno avuto la peggio anche nella bassa bergamasca.
E sempre in provincia di Bergamo la grandine ha colpito nell’area di San Giovanni Bianco e ad alta quota sull’alpeggio Cancervo, situato a circa 1600 metri di altitudine, a cavallo tra Taleggio e San Giovanni Bianco. Vento e acqua anche nel Mantovano dove però i disagi per ora sono contenuti.
Situazione sotto controllo nel Pavese, dove il vento che si è sollevato in queste ore non pare al momento aver lasciato strascichi nei campi e nei vigneti dell’Oltrepò. I tecnici Coldiretti stanno comunque seguendo l’evolversi degli eventi.
Dall’inizio dell’anno ad oggi, spiega la Coldiretti nazionale in base a un’elaborazione su dati dell’European Severe Weather Database (ESWD), lungo tutta la Penisola si sono verificati 71 nubifragi con precipitazioni violente e bombe d’acqua, con un aumento del 31% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a conferma dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con il moltiplicarsi degli eventi estremi.
“Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.
Episodi che compromettono anche le coltivazioni nei campi, “con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.
Un fenomeno aggravato dal consumo di suolo, con l’abbandono delle campagne e la cementificazione. “Negli ultimi 25 anni – denuncia Coldiretti – il fenomeno ha fatto sparire il 28% delle campagne italiane”.
L’erosione di territorio agricolo a beneficio di asfalto, edifici e capannoni causa il fenomeno della impermeabilizzazione del terreno che non riesce ad assorbire l’acqua aumentando il rischio di alluvioni anche nei centri urbani.
“Il risultato – conclude la Coldiretti – è che nel nostro Paese sono saliti a 7275 i comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, il 91,3% del totale in Italia, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ispra”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
BAROLO – Tutto bellissimo. Come in un omaggio onirico al re del “Barolo Contadino”, Beppe Rinaldi. Sfumature di Nebbiolo meno note rispetto a quelle delle Langhe, ma in grande spolvero a Vini Corsari 2018. Sembra quasi fatto apposta. Ma non lo è.
Le cantine della Valtellina e dell’Alto Piemonte illuminano la scena del Festival Europeo dei “vini artigianali” di Barolo a pochi mesi dalla scomparsa del “Citrico”. Avrebbe abbozzato un sorriso anche lui, degustando i rossi dei vicini di casa.
Una trentina i produttori artigianali intervenuti anche quest’anno su invito di Marta Rinaldi e dell’Associazione Culturale Giulia Falletti. Tanto spazio all’estero, come di consueto, per dimostrare che il vino abbatte le barriere e le stupide convenzioni dell’uomo. Francia, Portogallo, Spagna, Germania, Austria, Grecia, Repubblica Ceca. Tutti lì, sotto alle volte del castello. Ma anche tanta Italia, a tener alta la bandiera dei vini “non convenzionali”, con etichette di assoluta qualità.
Più alta, rispetto altri anni, l’incidenza di difetti nei vini stranieri. Un dato da tenere a mente per comprendere quanto il movimento dei “naturali” del Bel Paese stia crescendo, al netto della schiera di imbecilli e ultras che danneggiano l’immagine di onestissimi e validissimi produttori.
La palma di Corsari Doc, quest’anno, va alla Valtellina di Pizzo Coca, Barbacàn e Boffalora. Tre cantine che si muovono spesso assieme nelle fiere, in grado di rappresentare alla grande la tipicità eroica del Nebbiolo della Valtellina, localmente noto come Chiavennasca.
NEBBIOLO SUPERSTAR
La vera sorpresa – ma non per i lettori di Vinialsuper – è Pizzo Coca. Dopo varie peregrinazioni in giro per il mondo, il giovane bergamasco Lorenzo Mazzucconi ha deciso di mettere su un’azienda propria a Ponte in Valtellina.
Oggi è in grado di offrire un quartetto di assoluto rispetto, che va da un super “base” Igt Alpi Retiche 2017 (appena 9 euro in cantina, un affare) a un Inferno 2016 (25 euro), passando per Rosso di Valtellina e Grumello.
Vini che evidenziano lo stile di Mazzucconi, elaborato nel massimo rispetto del terroir e del vitigno: frutto e freschezza sempre centrali, in ogni assaggio. Ottima anche la batteria del più esperto Barbacàn (Angelo Sega e i figli Luca e Matteo). Splendido il Valgella “Pizaméj” 2016, succoso e di gran prospettiva.
Altissimi livelli anche per l’intera linea dell’Azienda Agricola Boffalora di Guglielmo Giuseppe, che raggiunge il picco col Valtellina Superiore Docg 2015 “La Sàsa”: frutto grasso, maturo e tannino giovane a riequilibrare un sorso lungo, ancora una volta giovane e promettente.
Un trio da nazionale, questo della Valtellina. Ma si difende benissimo, sempre col Nebbiolo, anche l’Alto Piemonte dell’Azienda Vitivinicola Barbaglia di Cavallirio (NO). A dir la verità, di questa cantina novarese, convince davvero tutto: dalla Croatina al Boca. Ma è “Il Silente” Nebbiolo 2016 a dare la cifra del gran lavoro di Silvia Barbaglia.
Altro vino da dimenticare in cantina, ma già in grado di dire tanto, specie se abbinato bene a tavola. Con la mineralità salina tipica della zona a fare da valore aggiunto a un frutto di gran precisione. Chapeau.
GLI ALTRI ASSAGGI DA RICORDARE Tra i vignaioli italiani di Vini Corsari 2018 spicca anche l’Azienda Agricola Monte dall’Ora di Castelrotto (VR). L’Amarone Docg 2010 è spaziale e vale davvero tutti e 70 gli euro del prezzo, per la freschezza e la tipicità del sorso che riesce ad esprimere.
Splendido anche il Valpolicella Classico Superiore 2015, degustato in anteprima. Sarà in commercio da gennaio 2019 e conviene fare già la scorta (16 euro più Iva): altro rosso giocato sulla freschezza, con un tocco si spezia e di balsamicità a completare un frutto rosso croccante, da mordere.
Da mani nei capelli tutta la linea di De Fermo, produttore “naturale” dell’Abruzzo (Loreto Aprutino, per l’esattezza) incontrato da Vinialsuper, nei mesi scorsi. Su tutti, il Pecorino “Don Carlino” (17 euro) e l’eccezionale Montepulciano d’Abruzzo 2015 “Prologo” (27 euro), oltre al commovente Pecorino Passito “Pie’ di Tancredi” (17 euro).
Fuori dai confini italiani, sbandando tra una volatile alle stelle e l’altra, si incontrano ottimi produttori come Eric Texier. Siamo nella parte Nord della Valle del Rodano. A convincere è il Saint-Julien en Saint-Alban 2016, biologico non filtrato di Syrah su suolo granitico, da vigne vecchie. Prezzo eccezionale per un vino di prospettiva come questo: 14 euro.
Molto buono anche il Mâcon Verzé 2017 “Le Chemin Blanc” di Nicolas Maillet, vignaiolo della Borgogna. Un bianco adatto a chi ama le percezioni saline forti, dure, con la mineralità iodica a spingere sin dalla prima olfazione e ad accompagnare tutto il sorso. Splendida la chiusura su una dosata percezione di tannino, dovuta alla raccolta volutamente anticipata dello Chardonnay in vigne di oltre 80 anni.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(4 / 5) La sottozona Inferno della Docg Valtellina Superiore si trova in parte dei comuni di montagna di Poggiridenti e Tresivio ed è una sorta di “girone dantesco” dei vignaioli.
Il suo nome deriva infatti dai piccoli terrazzamenti situati in anfratti rocciosi dove le temperature estive sono particolarmente elevate, a rendere la viticoltura già eroica della Valtellina , ancora più estrema.
LA DEGUSTAZIONE Il rosso è granato, ma con ancora riflessi rubino di gioventù, luminoso e vivo. La consistenza è decisa nonostante i “soli” 13 gradi alcolici. Al naso non colpisce per intensità, ma per finezza e pulizia. Inizialmente prevalgono sensazioni floreali (viola) e fruttate (ciliegia e cassis), con sporadici accenni di cuoio e caffè. Dopo un po’ si apre su note balsamiche a rendere il tutto decisamente più interessante.
In bocca è intenso e di buon corpo. L’equilibrio è dato soprattutto da buona freschezza e sapidità, mentre il tannino è “leggero” e piuttosto morbido. Di buona qualità, ma leggermente poco persistente, il che lo rende poco adatto, ad esempio, all’abbinamento con i formaggi stagionati.
Se amate i pizzoccheri molto conditi di burro e aglio e con un buon Valtellina Casera stagionato, avrete bisogno di qualcosa di più. Polenta e salsiccia probabilmente sono un abbinamento più consono.
LA VINIFICAZIONE
La Casa Vinicola Nera nasce nel 1940 con Guido Nera in quel di Chiuro, in Valtellina, la più importante zona di produzione di vini da Nebbiolo (qui chiamato Chiavennasca) al di fuori del Piemonte.
Il Valtellina Superiore Inferno Docg di Neraè ottenuto principalmente da uve Chiavennasca con l’aggiunta di una piccola percentuale di vitigni autoctoni storici come Pignola e Rossola. Invecchia 12 mesi in botti di rovere e almeno altrettanti in serbatoi d’acciaio e vasche di calcestruzzo. Fa parte della linea “Classici” della cantina Nera, appositamente studiata “per soddisfare il pubblico che ricerca la qualità con particolare attenzione al prezzo” e dobbiamo ritenere lo scopo raggiunto: uno stimolo, dopo aver assaggiato questo Inferno, a navigare l’Acheronte alla ricerca delle migliori interpretazioni della Docg. Prosit!
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Anche quest’anno nei due giorni del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti di Piacenza (25-26 novembre) sono previsti quattro momenti di approfondimento sul rapporto tra vignaioli e territorio. Quattro degustazioni a tema, guidate direttamente da vignaioli, che racconteranno i luoghi e i territori del vino in Italia (iscrizioni qui).
Sabato 25 novembre alle ore 14 la verticale di Cuvée Bois Les Crêtes di Costantino Charrere, tra i fondatori della FIVI e suo primo presidente, guidata da Mario Pojer – vignaiolo in Trentino. Un percorso alla scoperta di un vino fondamentale nella storia enologica in Italia, in grado di imporre all’attenzione nazionale una viticoltura, quella valdostana, che viveva prima relegata entro i limiti dei confini regionali.
A seguire, alle ore 17, la degustazione dedicata alla Vernaccia di San Gimignano di Montenidoli, guidata da Angela Fronti – vignaiola in Toscana. Elisabetta Fagiuoli, vignaiola dell’anno per la FIVI nel 2015, racconterà il suo vino in un percorso che è quasi un viaggio dentro a se stessa.
Domenica 26 novembre alle ore 14 ci sarà la degustazione dei Prosecco Colfondo, specchio della nuova tendenza dei vini rifermentati in bottiglia, guidata da Gigi Nembrini – vignaiolo in Lombardia. I produttori di Conegliano, Valdobbiadene e Asolo racconteranno il loro legame con un vino che è una parte fondamentale di storia del loro territorio.
Sempre domenica alle ore 17.00 la verticale di Rocce Rosse di Ar.Pe.Pe., guidata da Christoph Künzli – vignaiolo in Piemonte – alla scoperta di un territorio difficile e impervio come la Valtellina, della viticoltura eroica e della Chiavennasca (nome locale dato al Nebbiolo).
Il Mercato di Piacenza è certamente l’occasione migliore dove incontrare i vignaioli aderenti alla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Gli espositori di questa settima edizione saranno più di 500. Provenienti dalle diverse regioni d’Italia, sono tutte aziende agricole che seguono l’intera filiera produttiva, curando personalmente ogni passaggio, dalla vigna alla vinificazione, fino ad arrivare alla vendita.
PROGRAMMA DELLE DEGUSTAZIONI
Sabato 25 novembre
Ore 14.00
Verticale di Cuvée Bois Les Crêtes di Costantino Charrere
Vini in degustazione:
Cuvée Bois 2015 (vite/ sughero), 2014 (vite/sughero), 2013 (sughero), 2012 (sughero), 2008 (sughero)
Ore 17.00
Degustazione Vernaccia Montenidoli di Elisabetta Fagiuoli
Vini in degustazione:
Vernaccia di San Gimignano 2012, 2002, 1997, 1994,1990
Domenica 26 novembre Ore 14.00
Degustazione Colfondo
Vini in degustazione:
Ruge 2016
Rosanatale 2016
Collavo 2016
Volpere 2016
Miotto 2016
Rive de Nadal 2016
Follador 2015
Miotto 2014
Bele Casel 2012
Ore 17.00
Degustazione Ar.Pe.Pe.
Vini in degustazione:
Sassella Rocce Rosse 2009 (in anteprima), 2007, 2005, 2002, 2001, 1996
Mercato dei vini in breve:
Quando: sabato 25 e domenica 26 novembre 2017
Dove: PiacenzaExpo
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 19.00
Ingresso: € 15.00 comprensivo di bicchiere per degustazioni
Ingresso ridotto: € 10.00 per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV e SLOW FOOD (il socio deve mostrare tessera valida dell’anno in corso) e possessori del biglietto della manifestazione MareDivino 2017
Parcheggio: gratuito
Info utili: 500 i carrelli disponibili per gli acquisti
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni
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La Valtellina è una rinomata terra di vini rossi fermi, prodotti principalmente da uve Nebbiolo (localmente chiamato Chiavennasca), a partire da quelli da tavola – non complessi – fino ai grandi Sforzati, vini strutturati e di grande qualità. Cercando attentamente ci si può imbattere in produzioni davvero interessanti. Come questo spumante Metodo Classico Brut Rosé millesimo 2010 (sboccatura 2016) prodotto dalla Casa Vinicola Aldo Rainoldi, da un 92% Nebbiolo, un 4% di Pignola e un 4% Rossola (queste ultime uve assolutamente autoctone della lombarda Valtellina).
Il vino mostra una veste rosa con tonalità ramate vivaci e con bollicine discretamente fini. Il naso ha un’ottima intensità, con piacevoli profumi agrumati soprattutto di arancia rossa, di fragoline di bosco, note floreali dolci di fiori di arancio, con i classici sentori di crosta di pane da Metodo Classico e un intrigante sfondo di erbe aromatiche.
In bocca spicca la freschezza gustativa e una bella sapidità, con buona struttura e una morbidezza presente che da equilibrio, invogliando ad altri assaggi. Ottima persistenza, con aromi coerenti ai sentori olfattivi, soprattutto quelli agrumati.
LA VINIFICAZIONE Lo spumante Brut Rosé Rainoldi è prodotto da uve coltivate nei comuni di Ponte in Valtellina e Teglio, in vigneti situati tra i 600 e 730 metri sul livello del mare, esposti a sud e con terreno sabbioso-limoso derivato da rocce granitiche sfaldate. La vendemmia viene effettuata nella seconda metà di ottobre. Per ottenere il colore rosato sopra descritto, viene effettuata una veloce macerazione delle uve a freddo, con successiva pressatura. Il vino base rimane per qualche mese in acciaio a maturare e viene poi imbottigliato con i lieviti, con la quale ha inizio la seconda fermentazione e il seguente affinamento che si protrae per almeno 36 mesi.
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(4 / 5) Tra i colossi del vino di Valtellina, la casa vinicola Pietro Nera di Chiuro. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi l’Inferno Valtellina Superiore Docg, vendemmia 2011.
LA DEGUSTAZIONE
All’esame visivo, il vino si presenta di un rosso rubino trasparente. L’annata e la tipologia di vino suggeriscono di per sé un’apertura della bottiglia con il giusto anticipo. Il nettare si presenta di fatto piuttosto timido all’olfatto.
Rivela comunque le caratteristiche note di frutti a bacca rossa (lampone) e fiori (viola), su sfondo lievemente speziato, con una punta di resine alpine. Al palato, l’Inferno Nera è asciutto, moderatamente caldo e astringente, più per acidità che per tannino. Un Nebbiolo che sembra aver ormai raggiunto l’apice della maturazione, prima dell’inevitabile “scollinamento”.
Questo Valtellina Superiore Docg conserva tuttavia una buona persistenza, su note di frutta a bacca rossa che si vestono, prima di scomparire, di un’inaspettata sapidità. L’Inferno Nera può essere abbinato a primi con rigogliosi ragù, secondi di carne come arrosti, cacciagione e grigliate, e formaggi di media stagionatura, meglio se Valtellinesi.
LA VINIFICAZIONE
“I vini che fanno parte della linea di produzione ‘classica’ sono destinati a soddisfare il pubblico che ricerca la qualità con particolare attenzione al prezzo”, precisa il produttore sul proprio sito web. Una premessa che fa intuire il posizionamento qualitativo della gamma presente (con etichette diverse) in varie catene della Gdo, rispetto al valore assoluto che è in grado di esprimere l’area vitivinicola valtellinese.
In particolare, l’Inferno Valtellina Superiore Docg Nera è ottenuto da uve del vitigno Nebbiolo, localmente denominate Chiavennasca, con una piccola aggiunta delle autoctone Pignola e Rossola. La resa per ettaro, per quanto riguarda il Nebbiolo, è di 70 quintali.
I vigneti, ricadenti sul versante retico da est a ovest con esposizione a sud, sono situati all’interno della zona di produzione del Valtellina Superiore Inferno, a un’altitudine compresa tra i 300 e i 450 metri sul livello del mare, nei comuni di Montagna in Valtellina, Poggiridenti e Tresivio (Sondrio).
Il terreno in cui affondano le radici le piante è di tipo franco-sabbioso, permeabile all’acqua, moderatamente profondo. La vinificazione prevede una fermentazione a cappello sommerso, con macerazione sulle bucce per circa 10 giorni, a temperatura controllata.
Il disciplinare di produzione del Valtellina Superiore Dogc prevede la maturazione del vino per almeno di 24 mesi di cui 12 in botti di rovere, prima di essere messo in commercio. Di fatto, l’Inferno Nera matura 12 mesi in botti di rovere, per poi essere travasato in serbatoi di acciaio inox e vasche di calcestruzzo, prima dell’imbottigliamento.
Prezzo: 7,89 euro
Acquistato presso: Carrefour / Esselunga
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Cifre da capogiro per Morbegno in Cantina, nella giornata di sabato 8 ottobre. Sono 5631 i pass staccati ieri, validi per l’accesso alle vecchie cantine della città, fatte rivivere a suon di vino e prodotti gastronomici tipici della Valtellina. Impeccabile l’organizzazione, che è riuscita a tamponare i possibili disagi dovuti alle lunghe code alle porte delle cantine. La manifestazione prosegue quest’oggi e si chiuderà il prossimo weekend: sabato 15 e domenica 16 ottobre, in concomitanza con la Festa del Bitto, uno dei prodotti caseari lombardi più pregiati (il Bitto Storico è un presidio Slow Food). L’edizione 2016 prevede, proprio nel fine settimana conclusivo, un nuovo percorso speciale volto a valorizzare l’enogastronimia locale. “Quest’anno – spiega Paolo Angelone (nella foto, a destra), presidente del Consorzio Turistico di Morbegno – abbiamo cercato di dare all’evento una connotazione ancora più valtellinese. Oltre ai vini, ai banchetti allestiti all’interno delle 31 cantine visitabili è possibile trovare esclusivamente prodotti della nostra Valtellina: dai salumi ai formaggi, senza dimenticare dolci come la Bisciola. Un modo per valorizzare non solo dal punto di vista enologico ma anche gastronomico il nostro splendido territorio”. “Morbegno – aggiunge Alberto Zecca (nella foto, a sinistra), vicepresidente del Consorzio Turistico – gode di una posizione strategica non solo nel contesto della Valtellina, ma anche in quello lombardo. Ogni anno accogliamo una media di 20 mila persone, che giungono anche da altre regioni d’Italia, come per esempio il Piemonte e la Toscana, ma anche da altri Paesi, come la Svizzera, per godere delle nostre tipicità. E il feedback che ci viene offerto è sempre positivo”.
Anche Mamete Prevostini, presidente del Consorzio Vini di Valtellina e di Ascovilo, è soddisfatto dal primo bilancio dell’evento: “C’è continuità rispetto agli altri anni – commenta – e i dati sono molto incoraggianti. Per noi, la vera novità è stata l’introduzione dei wine lab in occasione della domenica d’apertura di Morbegno in Cantina. Un’iniziativa che ha dato lustro e risalto alla manifestazione e che ripeteremo certamente il prossimo anno, in collaborazione con i produttori”. Prevostini anticipa anche qualche cifra sulla prossima vendemmia: “La Valtellina produce in media 3,5 milioni di bottiglie all’anno. Un dato che subirà una lieve flessione con la vendemmia 2016, appena iniziata per le uve dello Sforzato. Nonostante le piogge di inizio stagione, che hanno favorito la peronospora, le uve risultano ad oggi in buono stato”.
I MIGLIORI VINI DEGUSTATI Davvero ampia l’offerta enologica nelle 31 cantine fatte rivere da Morbegno in Cantina. La scopriamo con la complicità di un ‘Cicerone’ d’eccezione, il sommelier Ais Massimo Origgi, brianzolo, oggi valtellinese d’azione che collabora da tempo con il Consorzio Turistico. Al terzo weekend di degustazione la parte del leone spetta ai medio-grandi produttori, capaci di fornire agli organizzatori un quantitativo più elevato di vino. Di fatto, ieri non v’era traccia dei nuovi ‘monumenti’ della viticoltura valtellinese. Aziende come Dirupi e Rivetti & Lauro, per citarne due su tutte, che per via della limitata produzione sono riuscite a fare bella mostra di sé solo in occasione del fine settimana di apertura dell’evento. L’altra faccia della medaglia è che i mostri sacri di Valtellina – i vari Arpepe, Mamete Prevostini, Nino Negri e Rainoldi – hanno saputo confermare la grandezza della loro stella, degna di un palcoscenico nazionale ed internazionale. Un palco su cui può salire di diritto, nelle sue varie coniugazioni, la Chiavennasca, nome col quale viene chiamata localmente l’uva Nebbiolo (a proposito: secondo alcuni recenti studi, il vitigno sarebbe originario proprio della Valtellina e non del Piemonte).
A vini da non perdere come lo Sforzato di Valtellina Albareda di Mamete Prevostini (in degustazione una vendemmia 2012 succosa, più pronta ad oggi di un vino di luminosa prospettiva come il 5 Stelle Sfursat di Nino Negri 2011, ancora un ‘infante’ nel calice) si affiancano gli ottimi Inferno Carlo Negri Valtellina Superiore Docg 2012 (degustabile sul percorso rosso, ‘fermata’ Gerosa: rivela anch’esso un futuro strabiliante per acidità e tannino) e il Grumello 2011 Arpepe (40 giorni sulle bucce e utilizzo di botti di castagno, come vuole la tradizione, ormai sulla via della definitiva riscoperta). Per completezza e qualità della gamma espressa a Morbegno in Cantina, un riconoscimento speciale va alla Aldo Rainoldi, capaci di spaziare dall’ottimo Inferno in vendita nei supermercati a prodotti di straordinaria freschezza e piacevolezza come il Prugnolo 2012, 13%, criomacerazione e utilizzo di barrique precedentemente utilizzate per lo Sforzato: un “vino quotidiano” d’eccezione il cui prezzo si aggira sui 10 euro.
Senza dimenticare, sempre di Rainoldi, le punte espresse dalle due Riserve di Sassella e Grumello Docg 2010 (interessante da valutare nell’evoluzione in bottiglia il primo, mentre il secondo, ottenuto da un unico vigneto posto a 600 metri sul livello del mare, oltre allo sprint futuro, regala un presente già delizioso), nonché dal Brut Rosè Metodo Classico, ottenuto da uve Nebbiolo vinificate in rosato assieme a una piccola percentuale di uve Pignola e Rossola: letteralmente l’unica bollicina che merita una menzione tra quelle presenti ai banchi d’assaggio. Ottima anche la vendemmia tardiva Crespino, sempre a firma Rainoldi. Da concedersi al termine della degustazione il sorprendente passito Vertemate di Mamete Prevostini, nome che ricorda la splendida villa di Piuro (frazione del Comune di Prosto, nei pressi di Chiavenna, SO) nei cui giardini sorgono le vigne di Riesling e Gewurztraminer da cui prende vita questo vino speciale (residuo zuccherino elevato, pari a 80-90 g/l).
Tra i ‘volti’ meno noti al pubblico non residente in Valtellina, da non perdere il Valtellina Superiore Valgella Docg 2009 di Cantina Motalli (Teglio, SO): vino di grande complessità, ottenuto in purezza da uve Chiavennasca del singolo cru ‘Le Urscele’. Anche il Valtellina Superiore Docg Grumello 2011 Red Edition di Plozza Vini Tirano, con il suo doppio passaggio in legno (prima rovere, poi castagno) svela ottime potenzialità di evoluzione, con un tannino e un’acidità stuzzicanti, in prospettiva. E’ invece di Triacca (Tenuta La Gatta di Bianzone, SO) il Valtellina Superiore Docg 2011 “Prestigio”, 14%, 100% Chiavennasca che affina 12 mesi in barrique di rovere francese nuove: un altro ottimo aspirante al trono della longevità.
De La Perla di Marco Triacca, invece, è il Valtellina Superiore Docg 2011 “La Mossa”: ottenuto dal vigneto situato in Valgella, affina due anni in botti grandi di rovere e un anno in bottiglia, prima della commercializzazione. Degno di nota anche il Valtellina Superiore Docg Riserva 2009 “Giupa” di Caven, azienda agricola del gruppo Nera Vini. Prodotto in edizione limitata dalla vendemmia tardiva di uve Nebbiolo, affina per circa 6 mesi in piccole botti di rovere, per poi maturare per ulteriori 18 mesi in botte grande, sempre di rovere. Da provare, infine, “Le Filine”, il Valtellina Superiore Docg 2011 di Vini Dei Giop, realtà di Villa di Tirano che opera in regime biologico, pur non certificato. Ennesimo vino di prospettiva, ottenuto da piccoli appezzamenti di vigna, “Le Filine” appunto, strappati letteralmente alle rocce, che fanno da contorno.
NON SOLO VINO Due, in assoluto, gli incontri da non mancare con la gastronomia Valtellinese a Morbegno in Cantina. Il pilastro locale, vera e propria istituzione in città, è il negozio di alimentari Fratelli Ciapponi di Piazza III Novembre 23. Una di quelle botteghe d’altri tempi, in cui trovare delizie enogastronomiche non solo locali. Del posto sono certamente le forme di formaggio Bitto in bella mostra nelle ‘segrete’ del negozio, aperte al pubblico. Tra queste, si potrà scorgere anche qualche forma di Bitto Storico di 15 anni. Fornitissima anche l’enoteca, che oltre a offrire una panorama pressoché completo della viticultura Valtellinese, non dimentica di annoverare le più prestigiose case vinicole italiane, passando addirittura per alcune tra le più note maison di Champagne francese. I più fortunati riusciranno anche a conoscere il signor Ciapponi, anima e cuore della storica attività, pronto a regalare sorrisi e battute geniali.
Per i più giovani, invece, l’appuntamento è con il modernissimo food truck Marco Gerosa e Massimo Rapella “L’idea è quella di proporre ai nostri tempi i sapori che avevano in bocca i nostri nonni – spiega Marco Gerosa -. Pertanto è nata l’idea del cibo ‘bio-grafico’, che riprende ricette storiche tradizionali, mediante utilizzo di materia prima esclusivamente locale. Un esempio su tutti è quello delle farine: è più facile trovarne di estere, anche nel nostro territorio. I nostri prodotti sono invece ottenuti da farina di grano saraceno e segale nata, cresciuta e macinata in Valtelina, in particolare nei comuni di Ponte e Morbegno. I nostri nonni di certo non compravano saraceno in Cina! Il valore aggiunto è la valorizzazione della territorialità e della tipicità dei prodotti ottenuti dall’arco alpino, unici al mondo. E anche i nostri salumi vengono trattati come li trattavano i nostri nonni”. Un evento al mese per Il Carretto Valtellina Street Food, che a Morbegno propone, oltre agli sciatt, un panino di segale della Valtellina spalmato con burro aromatizzato al timo selvatico, ripieno di slinzega di codone.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
“Non voglio polemizzare. Loro, semplicemente, non si riconoscono nelle ‘Bollicine di Lombardia’ e noi ne prendiamo atto”. Commenta così Fiorenzo Detti, presidente Ais Lombardia, la decisione del Consorzio Franciacorta di disertare l’evento “Bollicine di Lombardia”, organizzato proprio dall’Associazione Italiana Sommelier in Oltrepò Pavese. L’appuntamento, in programma da ieri pomeriggio e fino a questa sera all’Enoteca Regionale della Lombardia di Cassino Po, a Broni, ha come obiettivo la valorizzazione e la promozione degli spumanti Metodo Classico e Metodo Charmat prodotti nella regione. Più di 50 le aziende che hanno aderito, di cui 35 sono pavesi. Secondo quanto spiegato da Detti, i “franciacortini” avrebbero storto il naso proprio di fronte alla definizione di “Bollicine di Lombardia”. Troppo “riduttiva” per descrivere quello che, dalle parte di Brescia, amano definire “Metodo Franciacorta”, snobbando così anche la definizione di “Metodo Classico”, internazionalmente riconosciuta per la seconda rifermentazione in bottiglia. Il presidente Ais si mostra pacato davanti ai microfoni di vinialsupermercato.it. Ma non risparmia qualche stoccata in occasione della conferenza di presentazione del banco di assaggio. “Da qualche parte, in Lombardia – ha dichiarato Detti – amano guardare gli altri dall’alto al basso. I 15 milioni di bottiglie che è arrivata a produrre la Franciacorta sono tanti, ma credo che faranno sempre più fatica in futuro, soprattutto per come intendono posizionarsi su un mercato dove il competitor principale è lo Champagne, con i suoi 340 milioni di bottiglie”.
L’APPELLO ALL’UNITA’ DELL’OLTREPO’
Parole in cui affiora l’orgoglio pavese del presidente Ais, nato e cresciuto a Bereguardo. Di fatto, Fiorenzo Detti coglie la palla al balzo per lanciare un appello anche al suo Oltrepò. “La Franciacorta – ha commentato – resta per tutti un esempio da imitare. Da osservatore mi sembra di poter sostenere che da quelle parti viga una sorta di dittatura democratica: tutti parlano, ma alla fine si arriva al dunque e si decide qualcosa. E quello che si decide è sempre nel bene comune della Franciacorta. Vorrei che anche il nostro Oltrepò discutesse e si confrontasse costruttivamente, per portare a casa un valore aggiunto e non per distruggere. Sono convinto che le idee possano essere diverse, ma nel momento in cui insieme discutiamo, litighiamo, picchiamo i pugni sul tavolo, da quella riunione si debba uscire più compatti e più forti di prima, non più frazionati”.
Un appello al cuore del Consorzio Tutela Vini dell’Oltrepò Pavese, rappresentato nella giornata di ieri all’enoteca regionale dal direttore e segretario Emanuele Bottiroli. Ma anche al Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, costola scissionista dello stesso Consorzio, capitanata da Fabiano Giorgi. La ricetta del presidente Ais? “Non è facile, ne sono consapevole – ha chiosato -. Se fosse un piatto, sarebbe sicuramente complicato da realizzare e ricco di tanti ingredienti difficili da far sposare assieme. Ci sono tante teste, tanti interessi. Il mio invito, tuttavia, è quello di mettere nel cassetto i personalismi in nome di un valore che possa essere di territorio e di gruppo”.
IL BANCO D’ASSAGGIO
Un valore assoluto, quello dei vini dell’Oltrepò Pavese, che spicca al banco d’assaggio organizzato dall’Ais, anche tra ottime “bollicine” di Franciacorta. All’eccezionale Extra Brut Riserva 2009 “Curtel”, di cui la cantina Massussi di Iseo (Brescia) ha prodotto solo 2.500 bottiglie (70% Chardonnay, 15% Pinot Bianco, 15% Pinot Nero, 60 mesi sui lieviti che danno vita a un nettare dorato, dai profumi intensi e dal palato in cui lievitano note persistenti di agrumi) risponde a testa alta il Pinot Nero Brut Roccapietra di Cantina Scuropasso (Pietra de’ Giorgi, Pv), tra gli assaggi più interessanti di “Bollicine di Lombardia” per complessità, senza disdegnare un rapporto qualità-prezzo strabiliante.
Delizioso anche il Metodo Classico Extra Brut La Perla di Marco Triacca, interessante realtà della Valtellina capace di spaziare da un’austera Chiavennasca (Nebbiolo) a una bollicina fragrante, ottenuta dalla vinificazione per iperossidazione dell’autoctona Pignola valtellinese, vitigno a bacca rossa. Ventiquattro mesi sui lieviti. Risponde per l’Oltrepò l’ottima Cuvée Bussolera Extra Brut Pinot Nero 2013 Le Fracce (Mairano di Casteggio, Pv) nonché il 100% Pinot Nero Giorgi 1870, Gran Cuvèe storica Metodo Classico Docg provenienti dalle zone più vocate del vigneto, nei comuni di Montecalvo Versiggia, Santa Maria Della Versa e Rocca De’ Giorgi.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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