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Chianti Slim, l’ultima trovata di Piccini: poco alcol, tutto gusto e tappo a vite

Chianti Slim Piccini poco alcol, tutto gusto, tappo a vite da carrefour italiaMario Piccini ne ha “combinata” un’altra delle sue. Da qualche settimana è in vendita nei supermercati Carrefour il Chianti Slim Piccini, ultima interpretazione di quella che è la denominazione per eccellenza della cantina toscana. Un Chianti Docg “Slim” nel contenuto di alcol, pari a soli 11 gradi, “Slim” per la facilità di apertura della bottiglia (dotata di un comodissimo tappo a vite) e “Slim” nelle calorie (il 15% in meno rispetto ai vini rossi più classici, da 13% vol.). Tutto “Slim” tranne il gusto, che premia due delle componenti – il sapore di frutta fresca a polpa rossa e nera e i profumi di fiori come le viole e le rose – che rendono il Chianti Docg una delle denominazioni del vino italiano più amate e conosciute a livello internazionale.

A “dieta” finisce così anche il prezzo, per la felicità dei portafogli dei tanti amanti del vino costretti oggigiorno, in tempi di crisi e inflazione, a rinunciare (loro malgrado) a una bottiglia di vino per dedicarsi a spese più pressanti. Il Chianti Slim Piccini è infatti in vendita a soli 5,90 euro nei supermercati Carrefour Italia. E, nei periodi di promozione, può arrivare a costare quasi la metà: in questi giorni è infatti in vendita sugli scaffali dell’insegna francese a 3,89 euro, con uno sconto del 34% sul prezzo pieno fissato dal produttore e dal retailer. È il momento giusto, insomma, per provarlo e lasciarsi convincere da un’interpretazione stilistica “diversa” e controcorrente della nota denominazione di origine controllata e garantita toscana.

MARIO PICCINI: «CHIANTI SLIM, COME QUELLO DEI NONNI»

Se la scelta di produrre un Chianti a basso tenore alcolico strizza l’occhio ai nuovi trend di consumo, ovvero ai giovani e a quelle (ampie) fasce di consumatori che privilegiano sempre più vini rossi freschi e beverini a quelli alcolici, potenti e concentrati, tutt’altro che scontato è il tappo a vite. Un sistema di tappatura che, grazie agli incredibili progressi della tecnologia, consente la conservazione di vini di assoluta qualità, tanto da essere scelta da alcuni dei migliori produttori italiani, anche per vini molto costosi e pregiati.

«Pur assecondando gli ultimi trend del mercato – commenta Mario Piccini – Chianti Slim ci riporta alle origini di questo vino antichissimo. In passato, infatti, il Chianti ha sempre avuto una gradazione contenuta. Il vino dei nostri nonni raramente eccedeva i 10-11%: la maggiore leggerezza esaltava il profilo fruttato, accendendo le serate in compagnia. Questo ci ricorda che per rompere le regole e riscrivere il futuro è essenziale guardare indietro. Una filosofia che Piccini percorre da sempre: innovativi per tradizione».

Valutazione Vinialsuper: (5 / 5)

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Giovanni Busi confermato presidente Consorzio Vino Chianti

Giovanni Busi è stato confermato presidente del Consorzio Vino Chianti per altri tre anni, con voto unanime. Titolare dell’azienda vitivinicola Travignoli, che dirige dal 1989, Busi è dal 2010 presidente del Consorzio Vino Chianti.

L’ente conta 3.500 aziende socie, che rappresentano 15 mila ettari di vigneto atto a produrre Chianti Docg. Due i vicepresidenti: Ritano Baragli (cantina sociale Colli Fiorentini) e Alessandro Zanette (Gruppo Italiano Vini).

«Sono onorato di questa conferma – ha commentato Busi – non solo per il prestigioso ruolo di guida di uno dei consorzi vinicoli più importanti del nostro Paese, ma anche perché questa elezione rappresenta il riconoscimento del buon lavoro svolto in questi mandati».

Passando in rassegna le prossime sfide che attendono il Consorzio Vino Chianti, Busi ha messo al primo posto la «necessità di lavorare tutti insieme per aumentare le vendite della denominazione, passando da 720 mila a un milione di ettolitri».

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Piccini 1882: 2020 in crescita grazie agli investimenti e strategia di filiera

Piccini 1882 si affaccia alla seconda metà dell’anno forte di risultati economici in crescita, che certificano la capacità del Gruppo di saper leggere i tempi e attuare la necessaria strategia per superare i difficili mesi della pandemia.

L’azienda vitivinicola guidata dall’Amministratore Delegato Mario Piccini chiude il 2020 con oltre 18 milioni di bottiglie prodotte e ricavi che superano i 68 milioni di euro, in crescita del 7% rispetto ai 63.5 milioni del 2019. Di questi, quasi 44 milioni rappresentano il valore dell’export, pari a circa il 65% del fatturato complessivo.

Risultati che certificano il valore del processo di riposizionamento strategico dell’azienda, avviato nel 2020 dalla famiglia Piccini e culminato a inizio 2021 con il rebranding del Gruppo, finalizzato alla creazione di un’organizzazione ancor più moderna, efficiente e funzionale.

«L’esercizio 2020 non può che essere condizionato dalla pandemia – commenta Mario Piccini – Non siamo però stati fermi, tutt’altro. Siamo corsi ai ripari investendo sui prodotti, pianificando nuove strategie per i nostri mercati di riferimento e puntando sull’e-commerce per conquistare un sempre più ampio pubblico di winelovers con vini di qualità».

«Da sempre – prosegue Piccini – crediamo nel valore della filiera, il cui sostegno è essenziale per lo sviluppo dell’intero territorio e in tal senso siamo quotidianamente impegnati nel “fare sistema” con tutti gli stakeholder con cui ci rapportiamo. Come Gruppo, abbiamo proseguito il piano di crescita iniziato negli anni scorsi e previsto altri investimenti al fine di rendere sempre più moderni ed efficienti i nostri stabilimenti produttivi».

GLI INVESTIMETNI ED IL VALORE DELLA FILIERA

Piccini 1882 ha risposto alla crisi economica mondiale promuovendo un piano di investimenti pluriennale pari oltre 20 milioni di euro. Nel biennio 2018-19 l’azienda ha stanziato 18 milioni per portare a compimento l’acquisizione di Agricoltori del Chianti Geografico e per l’inaugurazione del nuovo stabilimento produttivo da oltre 17 mila metri quadrati a Casole D’Elsa.

Nel 2020 altri 2.5 milioni sono serviti per completare i lavori di ristrutturazione e rinnovamento degli stabilimenti di San Gimignano, per il Geografico, e della sede storica di Castellina in Chianti.

«Crediamo molto nella filiera – dice ancora Mario Piccini – e le nostre scelte strategiche vanno in questa direzione. Aiutare tutti gli attori coinvolti nella produzione, distribuzione e vendita del vino affinché contribuiscano ciascuno al successo di tutti».

«L’Italia – sottolinea l’Ad – ha bisogno di progetti industriali, dietro cui però ci devono essere progetti di filiera, perché una sola azienda non potrà mai crescere se il territorio in cui opera e gli stakeholder con cui dialoga non ne sposano la vision».

L’E-COMMERCE E LA CRESCITA DELLE DENOMINAZIONI TOSCANE

Il canale online è cresciuto del 300% rispetto all’anno precedente, un risultato senza precedenti che ha dato un forte impulso alla vendita di vini di alta qualità.

«Nei mesi della pandemia ci siamo chiesti come andare incontro alle esigenze di un pubblico sempre più consapevole e appassionato – racconta Mario Piccini – Abbiamo deciso di investire molto sui vini organici, come ad esempio il progetto Costa Toscana, espressione di questa ricerca. Si tratta di vini di qualità, disponibili anche sulle piattaforme e-commerce per poter condividere con i nostri clienti più affezionati prodotti biologici».

Il 2020 ha registrato un incremento delle vendite per le principali denominazioni toscane in cui l’Azienda opera. Nello specifico, Piccini 1882 evidenzia come nel 2020 le vendite di alcuni dei vini rossi toscani più rappresentativi e apprezzati, quali Chianti Classico Docg, Chianti Docg e il Brunello di Montalcino Docg nelle versioni annata e Riserva, siano aumentate mediamente del 14%.

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Chianti e Morellino insieme: nasce As.Co.T, Associazione Consorzi Toscani per la qualità Agroalimentare

Due Consorzi del vino italiano da 110 milioni di bottiglie e oltre 750 milioni di euro di giro d’affari totale si uniscono per “valorizzare e promuovere le produzioni di qualità dei propri associati con la partecipazione a fiere in Italia e all’estero e con iniziative comuni per la diffusione dell’informazione e dell’educazione alimentare”. Nase così As.Co.T, la nuova Associazione Consorzi Toscani per la qualità Agroalimentare, costituita dal Consorzio Vino Chianti e dal Consorzio a Tutela Del Vino Morellino Di Scansano.

As.Co.T potrà usufruire dei bandi del Programma di sviluppo rurale della Regione Toscana, richiedere contributi a enti pubblici o privati e incassare le relative erogazioni.

“Dopo la collaborazione iniziata con Chianti Lovers e Anteprima Morellino sono maturate le condizioni per creare qualcosa di più strutturato, e ci auguriamo duraturo, fra i due consorzi”, spiega Marco Alessandro Bani, direttore del Consorzio Vino Chianti, che presiederà As.Co.T.

La nostra prima iniziativa – annuncia – sarà al Vinexpo Paris 2021, dove andremo in avanscoperta con un’area espositiva istituzionale, e poi naturalmente saremo alla nuova edizione di Chianti Lovers il 7 febbraio 2021 alla Fortezza da Basso di Firenze”.

Alessio Durazzi, direttore del Consorzio del Morellino e vicepresidente di As.Co.T, sottolinea che “Morellino e Chianti da ormai alcuni anni collaborano con grande soddisfazione e la costituzione di As.Co.T. è la naturale evoluzione di una sinergia che si sta dimostrando vincente. Nel futuro auspichiamo l’ingresso di Consorzi del settore alimentare per poter presentare, insieme, le eccellenze enogastronomiche della Toscana”.

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Prosecco, il vino più certificato durante la pandemia: 160 milioni di bottiglie su 773

Nel settore vitivinicolo, nel quadrimestre febbraio-maggio, quindi in piena pandemia, sono stati certificati 5,8 milioni di ettolitri di vino di qualità. L’equivalente di oltre 773 milioni di bottiglie. Il Prosecco, nelle sue tre denominazioni (Doc e Docg), è stato il vino più certificato: 1,2 milioni di ettolitri, l’equivalente di circa 160 milioni di bottiglie.

Lo attesta il report delle attività febbraio-maggio 2020 dell’Icqrf. Nei primi quattro mesi di emergenza Covid-19, i 29 Uffici e i 6 laboratori dell’Icqrf hanno svolto in totale 29.169 controlli antifrode sulla filiera agroalimentare, di cui 3.285 ispezioni direttamente presso gli stabilimenti di produzione.

Il Pinot Grigio Delle Venezie segue il Prosecco nella classifica dei vini più certificati durante la pandemia in Italia, con 936.007 ettolitri. Quindi Montepulciano d’Abruzzo (380.713 hl), Doc Sicilia (234.715 hl), Chianti Docg (263.609 hl) Asti e Moscato d’Asti Docg (166.787 hl) Piemonte Doc (145.531 hl), Trentino Doc (127.859 hl), Soave Doc (110.904 hl) e Alto Adige Doc (96.864 hl).

Più in generale, un terzo dei controlli (oltre il 33%) sono stati svolti nell’area settentrionale del Paese. Nonostante la drammatica crisi epidemica, oltre il 17% dei controlli dell’Icqrf si è svolto nelle regioni Lombardia e Veneto, a garanzia del mantenimento della qualità delle produzioni di regioni che producono le due maggiori Indicazioni geografiche al mondo in termini quantitativi.

Si tratta del Grana padano, con oltre 5,2 milioni di forme e il “Sistema Prosecco“, con oltre 600 milioni di bottiglie prodotte (dati 2019). 3.117 sono stati i campioni analizzati nei laboratori ICQRF per 84.232 determinazioni analitiche.

I tassi di irregolarità, sia per le attività ispettive che per quanto concerne le attività analitiche, sono stati in linea con gli indici registrati prima dello stato emergenziale. Non si è fermata neppure la filiera Bio: dal 1° febbraio 2020, sono entrati nel sistema dell’agricoltura biologica 2.068 nuovi operatori per una superficie pari a 71.921 ettari.

Per quanto riguarda il monitoraggio dei canali e-commerce, che hanno registrato un grosso incremento di accessi nel quadrimestre febbraio – maggio, l’Icqrf ha operato 558 interventi per la rimozione, su Alibaba, Amazon e eBay, di inserzioni irregolari di prodotti agroalimentari.

Sul fronte sanzionatorio, sempre nel periodo della pandemia,  la percentuale maggiore di sanzioni irrogate dall’Icqrf riguarda il settore vitivinicolo, con 286 provvedimenti emanati, pari ad oltre il 55% del totale.

Segue quello delle produzioni agroalimentari a denominazione registrata, con poco più del 24% del totale (pari a 125 ordinanze) e infine con 51 provvedimenti e circa il 10% del totale, il settore concernente l’etichettatura dei prodotti alimentari.

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Chianti Lovers 2020: i migliori assaggi di Chianti e Morellino di Scansano

FIRENZE – Dopo il successo dell’edizione 2019 anche quest’anno Chianti Lovers, l’anteprima del Consorzio Vino Chianti, realizzata in collaborazione del Consorzio Tutela Morellino di Scansano, ha confermato i risultati con oltre 4 mila presenze alla Fortezza da Basso di Firenze.

In degustazione 488 etichette a rappresentare 122 aziende, 206 le anteprime delle nuove annate: Chianti Docg 2019 e Riserva 2017, Morellino di Scansano Docg 2019 e Riserva 2017.

“Ancora una volta la scelta di voler aprire al grande pubblico ha premiato. È un’occasione concreta per mettere in contatto le nostre aziende con le persone, che hanno così la possibilità di conoscere e apprezzare cosa c’è dietro ogni etichetta” ha commentato Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti.

“La vendemmia – prosegue Busi parlando dell’annata 2019 – è in linea con le aspettative, abbiamo raggiunto l’obiettivo della riduzione del 10% delle quantità che ci eravamo dati per mantenere i magazzini in linea con l’andamento commerciale. La qualità è ottima. Il merito di tutto ciò è delle aziende che negli anni scorsi hanno fatto importanti investimenti e oggi oltre il 75% dei vigneti è stato rinnovato”.

A fronte di un mercato interno in crescita del 6,3% e di un +1% sul fronte export giunge gradita la notizia della scelta del governo americano di escludere l’Italia dai dazi.

“Abbiamo tirato un sospiro di sollievo che ci permette di guardare con più serenità ai prossimi mesi – commenta il presidente – E’ certo che serve maggiore flessibilità nella gestione dei fondi messi a disposizione per la promozione del vino in modo da rispondere tempestivamente a scenari che possono cambiare all’improvviso. Non possiamo permetterci di restare indietro: poter riadeguare i nostri investimenti in tempi rapidi può significare davvero molto per l’export e i bilanci”.

I MIGLIORI ASSAGGI (ALLA CIECA) DI WINEMAG

Frutto di un andamento climatico più clemente ed uniforme rispetto allo scorso anno i vini dell’anteprima si rivelano più simili fra loro, tanto negli assaggi “da botte” quanto un quelli “da bottiglia”.

CHIANTI VENDEMMIA 2019

  • Chianti Colli Senesi Docg 2019 – Agricoltori del Chianti Geografico
  • Chianti Colli Senesi Docg 2019 – Poggio Salvi
  • Chianti Colli Senesi Docg 2019 – Tenuta Casabianca
  • Chianti Montalbano Docg 2019 – Villa Bibbiani

CHIANTI VENDEMMIA 2018

  • Chianti Colli Fiorentini Docg 2018 – Fattoria le Sorgenti
  • Chianti Colli Fiorentini Docg 2018 – Fattoria Giannozzi
  • Chianti Colli Fiorentini Docg 2018 – Lanciola
  • Chianti Montespertoli Docg 2018 – Castello Sonnino
  • Chianti Montespertoli Docg 2018 – Tenuta Barbadoro
  • Chianti Superiore Docg 2018 – Fattoria Piccaratico
  • Chianti Superiore Docg 2018 – Migliarina e Montozzi
  • Chianti Superiore Docg 2018 – Usiglian del Vescovo

CHIANTI VENDEMMIA 2017

  • Chianti Colli Fiorentini Docg Riserva 2017 – Fattoria di Fiano
  • Chianti Colli Fiorentini Docg Riserva 2017 – Torre a Cona
  • Chianti Colli Senesi Docg Riserva 2017 – Mormoraia

MORELLINO DI SCANSANO

  • Morellino di Scansano Docg 2019 “Mentone” – Mantellassi
  • Morellino di Scansano Docg 2019 – Podere Casina
  • Morellino di Scansano Docg 2019 – Poggio Brigante
  • Morellino di Scansano Docg 2019 – San Felo
  • Morellino di Scansano Docg 2019 “Brumaio” – Tenuta Pietramora
  • Morellino di Scansano Docg Riserva 2017 – Alberto Motta
  • Morellino di Scansano Docg Riserva 2017 – Cantina La Selva

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Approfondimenti

Chianti Docg, sorpresa (o forse no): segno “più” sul mercato italiano nel 2019

Un risultato che arriva a sorpresa, o forse no. Il Chianti Docg cresce del 6,3% sul mercato italiano. Risultati positivi anche a livello globale: +1%, equivalente ad un milione di bottiglie in più. Numeri che confortano il Consorzio di tutela toscano, soprattutto se paragonati all’andamento commerciale delle bottiglie da 0,75, cresciute in Italia solo dell’1,5%.

Bene i mercati esteri che crescono di un punto percentuale, nonostante il calo della Germania (dove si è registrato un -10%) e la sostanziale stagnazione degli Usa. Sotto la lente di ingrandimento i risvolti sull’export, causati dell’emergenza Coronavirus. Secondo le stime, se l’allarme rientrerà a breve, la perdita per i produttori sarà tra il 5 e il 10%.

Cifre tutto sommato ammortizzabili, dal momento che il mercato cinese – cui si rivolgono anche le recenti modifiche al disciplinare – cresce di anno in anno. “Questi numeri – commenta il presidente del Consorzio, Giovanni Busi – mostrano che la strada imboccata ormai da anni dal Consorzio Chianti è quella giusta”.

“Una strada fatta di innalzamento della qualità del prodotto e di promozione dell’immagine sui mercati strategici, vecchi e nuovi: il mercato riconosce e apprezza, causando tra l’altro un effetto secondario di grande rilevanza sociale, ovvero la tenuta del prezzo anche per i vini sfusi”, conclude Busi.

La buona performance del 2019 acquista un valore ulteriore se paragonata all’andamento dei vini Chianti Docg dal 2013 ad oggi: negli ultimi 7 anni si evidenzia un incremento del 23% delle bottiglie vendute.

La crescita a valore è del 33%, segno di un recupero dei prezzi a scaffale e “perciò di una maggiore valorizzazione della Denominazione”. Nello stesso periodo, il segmento in bottiglia da 0,75 è cresciuto del 7% in volume e del 22% a valore.

“Il saldo positivo – commenta Busi – indica che il mercato di riferimento, quello italiano, ha un apprezzamento crescente per la qualità dei nostri vini e che i nuovi consumatori, principalmente asiatici e sudamericani, compensano il calo dei tedeschi e lo stallo degli statunitensi”.

Per il 2020, il Consorzio di Tutela guarda con attenzione alla Cina e all’evoluzione nel medio periodo dell’epidemia di Coronavirus. “Nel terzo trimestre 2019 – continua Busi – abbiamo venduto molto perché è il periodo in cui i buyers cinesi riempiono i magazzini in vista delle Feste. Adesso, con l’annullamento dei festeggiamenti per il Capodanno cinese e la chiusura di gran parte dei ristoranti c’è il rischio che quelle scorte non vengano smaltite”.

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Chianti Gran Selezione, parla Mr. Piccini: “Deponiamo le armi, il nemico è all’estero”

CASOLE D’ELSA –Chianti contro Chianti Classico, sulla Gran Selezione? Deponiamo le armi, mettiamoci a sedere, rimaniamo ognuno con la propria dignità. E cerchiamo dei punti di incontro, perché il nemico è all’estero, non tra i vicini di casa”. Cammina serafico, Mario Piccini. Mani conserte dietro alla schiena. Tutt’attorno, gli operai completano i lavori utili all’inaugurazione del nuovo stabilimento produttivo di Casole D’Elsa, in provincia di Siena.

Un passo verso il futuro per il colosso da 16 milioni di bottiglie annue, destinati a diventare 26 nel giro di qualche vendemmia. Eppure, qualcosa turba il patron del Chianti arancione. Si siede su un divano, per chiarire.

“Io faccio parte di tutti e due i Consorzi – commenta Mario Piccini – per cui dovrei essere super partes. Ma devo dire una cosa: non sono amante degli eccessi. Quello che vorrei dire, sia al presidenti del Chianti sia a quello del Chianti Classico, è che comunque il territorio è uno. Per il consumatore il territorio è unico”.

“E vorrei allargare ancora di più il discorso, includendo l’Igt Toscana. Secondo il mio umile punto di vista – continua il numero uno di Piccini Wines – dovremmo trovare dei punti di incontro per sfruttare la forza di un territorio comune ad entrambe le Denominazioni”. O almeno questo è il messaggio che passa, fuori dai confini nazionali.

“Quando vado all’estero – sottolinea Mario Piccini – mi chiedono sempre di descrivere l’area del Chianti, che non è così conosciuta come pensiamo. Diamo per scontato che il consumatore medio sappia tutto, ma in realtà non sa nulla. Sapete come descrivo Chianti e Chianti Classico? Come un uovo sodo, tagliato a metà: la parte bianca è il Chianti e quella gialla è il Chianti Classico”.

Il problema non è vendere uno o l’altro. Il problema è il vino argentino, è il vino cileno, è il vino australiano, è il vino californiano. Noi dobbiamo conquistare quei mercati e quelle posizioni, non cercare di togliere qualcosa ai nostri amici, che poi sono i nostri vicini di casa”.

Per Mario Piccini, le rivalità tra i due Consorzi – e i relativi produttori – sono “da superare”. “Dobbiamo andare insieme a conquistare questi mercati – suggerisce – ma possiamo riuscirci solo se siamo uniti e se ci presentiamo con una voce sola, spiegando con semplicità le diversità di un territorio, valorizzandole parlando più di Toscana che di Chianti o Chianti Classico”.

“Facciamo fronte comune – aggiunge il patron del colosso toscano – e confrontiamoci con i competitor internazionali che stanno facendo una concorrenza importante e che rischiano, se non ci muoviamo assieme, di guadagnare ulteriore terreno in futuro, forti delle nostre divisioni”.

Mario Piccini si esprime anche sull’altro motivo di divisione: la modifica al disciplinare del Chianti che consente di aumentare il residuo zuccherino del noto vino rosso: “I gusti, nel mondo, sono cambiati. Il Chianti è stato, per anni, la più grande Denominazione al mondo, assieme a Bordeaux. Prima dell’entrata in vigore della Docg, il 15% del Chianti non era Chianti. C’era un taglio migliorativo che veniva da tutt’altre parti”.

“E quindi – continua Mario Piccini – il gusto, dall’introduzione della Docg, è diventato più severo e più secco, mentre il palato, nel mondo, è cambiato. Non vuol dire che la gente ha iniziato a bere dolce, ma che c’è una percezione diversa del dolce. Io sono un sostenitore delle trasformazioni, nel segno della contemporaneità. E si può essere contemporanei senza tradire la tradizione. Le due cose possono convivere benissimo”.

Secondo Piccini, la partita si gioca a tavola. “Per via dell’inasprimento delle leggi relative al consumo di alcolici –  evidenzia – il momento più difficile per bere vino è durante i pasti, al giorno d’oggi. Devi guidare? Non puoi bere”.

“Se l’obbiettivo è la crescita dei consumi di vino, pur senza eccessi, dobbiamo produrre un vino che possa essere consumato anche fuori dal pasto. Sono stufo di sentire che il vino italiano è buono solo pasteggiando: il vino italiano è buono come tutti gli altri, anche lontano lontano dai pasti”.

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Chianti Gran Selezione e sottozona Terre di Vinci: via libera del Consorzio

FIRENZE – Una nuova tipologia, il Chianti Gran Selezione, al top della qualità dei vini Chianti, rivolta principalmente al mercato cinese e americano (vietato il fiasco). E una nuova sottozona: Chianti Terre di Vinci. Queste, assieme all’aumento della gradazione alcolica minima delle uve destinate a produrre vino Chianti docg, le modifiche al disciplinare a cui ha dato il via libera il Consorzio fiorentino.

“Qualità” e “semplificazione” le due parole d’ordine che hanno guidato gli amministratori, nella revisione delle regole alle quali devono attenersi i produttori e gli organismi di controllo. La revisione messa a punto dal Cda potrà iniziare l’iter di approvazione da parte di Regione Toscana, Ministero dell’Agricoltura e Commissione Europea.

Un percorso che richiederà circa due anni. Le proposta di modifica agli 8 articoli del disciplinare di produzione del vino Chianti è stata approvata con percentuali favorevoli tra l’89% e il 99%. Il totale dei voti espressi in assemblea rappresentava il 70% dell’intero corpo sociale.

Novità anche per il Chianti sfuso, che dovrà ottenere la certificazione di idoneità, prima di uscire dalle cantine: è un modo per alzare l’asticella della qualità, fare chiarezza sul mercato e  aggredire eventuali zone grigie”.

IL CHIANTI GRAN SELEZIONE
“Colore rosso rubino intenso, tendente al granata con l’invecchiamento, odore speziato e persistente”. Queste le caratteristiche che dovrà avere, “da manuale”, il Chianti Gran Selezione.

La nuova tipologia avrà una gradazione alcolica minima più elevata (13 gradi) e dovrà passare da un invecchiamento di almeno 30 mesi, prima di essere immessa sul mercato. Il vino Chianti Gran Selezione potrà essere prodotto in tutto il territorio di produzione della Denominazione vino Chianti Docg.

“L’iter di approvazione del nuovo disciplinare durerà circa due anni – spiega il direttore del Consorzio Marco Alessandro Bani – ma si chiederà che il provvedimento abbia efficacia retroattiva: per questo motivo, chi vorrà potrà iniziare già adesso a produrre Chianti con i criteri dettati per la Gran Selezione e immettere le prime bottiglie sul mercato nell’arco di tre anni. La Gran Selezione offrirà il massimo della qualità e sarà un prodotto di nicchia”.

Con il nuovo disciplinare nasce anche la menzione geografica aggiuntiva o più comunemente chiamata “sottozona” Chianti Terre di Vinci, relativa ai territori dove già si produce vino Chianti Docg, compresi nel Comune di Vinci e Capraia e Limite – al di fuori della sottozona già ricompresa nel Chianti Montalbano – e nei Comuni di Cerreto Guidi e Fucecchio.

“Inoltre – prosegue Bani – con le nuove regole, sale la gradazione alcolica minima delle uve destinate a produrre vino Chianti Docg, nonché del prodotto finito, destinato all’immissione al consumo, come vino Chianti Docg, innalzata a 12 gradi. Il Chianti sfuso dovrà ottenere la certificazione di idoneità, prima di uscire dalle cantine: è un modo per alzare l’asticella della qualità, fare chiarezza sul mercato e  aggredire eventuali zone grigie”.

“Il lavoro che il Consiglio ha fatto sul disciplinare è stato lungo e accurato, volto ad una revisione complessiva che ha avuto come obiettivi lo svecchiamento delle regole, la semplificazione a vantaggio di produttori e organismi di controllo, l’innalzamento della qualità”, commenta il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi.

IL COMMENTO

“Abbiamo innalzato la gradazione e introdotto una grande novità come la Gran Selezione per aumentare la competitività dei nostri prodotti su mercati strategici come quello cinese e americano. Adesso attendiamo il prima possibile l’avvio l’iter delle autorizzazioni ministeriali e comunitarie. Siamo certi che questa revisione darà una ulteriore spinta al successo commerciale dei nostri vini, anche a livello internazionale”.

Risale a settembre l’annuncio di altre modifiche decisive al disciplinare di produzione del Chianti Docg. Il Consorzio, nei mesi scorsi, ha inviato una circolare a tutte le aziende con i dettagli delle modifiche e i riferimenti legislativi completi.

Da un punto di vista tecnico, l’allineamento del valore del residuo massimo zuccherino ai parametri comunitari previsti per i vini secchi consentirà di avere un parametro massimo pari a 4 g/l, oppure entro 9 g/l purché il tenore di acidità totale, espresso in grammi di acido tartarico per litro, non sia inferiore di oltre 2 grammi al tenore di zucchero residuo.

Al momento la modifica è introdotta solo a livello nazionale, a partire dalla campagna vendemmiale 2019/2020 e per i vini atti a diventare Dop “Chianti” provenienti dalle campagne 2018/2019 e precedenti, a patto che siano in possesso dei requisiti stabiliti nel disciplinare consolidato. Prima di essere applicabile nel territorio dell’Unione europea e nei Paesi terzi, la modifica al disciplinare dovrà essere pubblicata sulla Gazzetta dell’Unione Europea.

LE DIFFERENZE CON IL CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE

Un Chianti “Gran Selezione” esiste già in Toscana, ma è legato al Chianti Classico. Quando fu introdotto, nel 2014, la tipologia fu rivoluzionaria. Si trattò della prima volta di una nuova tipologia di vino posta al vertice della piramide qualitativa di una denominazione, nell’ambito della legislazione vitivinicola italiana.

Un altro record del Chianti Classico Gran Selezione fu l’ampiezza della rivoluzione normativa, che coinvolse i circa 600 soci del Consorzio. Una decisione in controtendenza con quanto avviene nel resto del mondo, con l’obiettivo di stratificare verso l’alto l’offerta enologica del territorio.

In base alle proiezioni, la produzione di Gran Selezione raggiungerà nei prossimi anni il 10% sul volume totale del Chianti Classico per un valore complessivo che si aggira tra i 70 e i 100 milioni di euro.

La Gran Selezione del Chianti Classico è un vino prodotto da uve di esclusiva pertinenza aziendale, coltivate nei vigneti più vocati e con regole severe che lo rendono un vino di grande pregio, un nuovo punto di riferimento nel panorama enologico internazionale.

Oltre a prevedere caratteristiche chimiche e organolettiche idonee a vini di elevata qualità, la Gran Selezione potrà essere commercializzata solo dopo un invecchiamento minimo di 30 mesi e un periodo obbligatorio di affinamento in bottiglia.

A differenza del Chianti Gran Selezione, la Gran Selezione del Chianti Classico esaltata i diversi caratteri di un territorio ampio e poliforme, diviso in nove comuni e in zone climaticamente e pedologicamente differenti, ma unite dall’inconfondibile firma del Sangiovese.

Dal punto di vista organolettico, il Chianti Classico Gran Selezione è un vino di struttura importante, che grazie alla selezione delle uve e al lungo affinamento consegue equilibrio ed armonia superiori, profondità gustativa e complessità aromatica. Al palato abbina immediatezza di frutto unitamente alle affascinanti nuance tipiche dei vini capaci di una lunga evoluzione.

Leggi la reazione del Consorzio Chianti Classico:

https://www.winemag.it/chianti-gran-selezione-il-gallo-nero-e-infuriato

 

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Food Lifestyle & Travel

Chianti, Provolone e Asti insieme per valorizzare le Denominazioni

A partire dal prossimo 17 Settembre, a Cremona, Asti Docg, Provolone Valpadana Dop e Chianti Docg saranno i protagonisti di un programma di valorizzazione destinato al grande pubblico: 10 appuntamenti che alterneranno degustazioni guidate, show cooking, tecniche di assaggio e formazione sul mondo delle Indicazioni Geografiche del FOOD and WINE.

Il progetto, promosso dai rispettivi Consorzi di Tutela con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo, permetterà ai partecipanti di scoprire e acquisire nozioni specifiche, interagendo direttamente con relatori selezionati per l’occasione.

“Vino Chianti, Provolone Valpadana ed Asti, stringono un’amicizia che si cimenta a suon di degustazioni guidate, show cooking, tecniche di assaggio – dichiara il Presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi – partecipiamo volentieri a questa iniziativa che valorizza tre eccellenze italiane e con loro un mondo di tradizione e innovazione legate alla nostra cultura enogastronomica. I visitatori sono condotti per mano da esperti sommelier e chef alla scoperta di percorsi di gusto che esaltano prodotti che fanno la differenza e che raccontano il nostro territorio in tutto il mondo”

“La collaborazione tra Consorzi per far crescere una maggior consapevolezza del consumatore rappresenta un obiettivo ricco di stimoli – ha dichiarato Libero Stradiotti, Presidente del Consorzio Tutela Provolone Valpadana – Il programma che viene proposto affronta, con serate a tema, gli aspetti più importanti delle II.GG. e consentirà ai presenti di partecipare attivamente, con degustazioni ed abbinamenti particolari”.

“E’ il primo anno in cui, grazie alla possibilità offerta dal MIPAFT con il finanziamento di un progetto di promozione delle DOP del territorio piemontese (Consorzio per la Tutela dell’Asti Docg), toscano (Consorzio Chianti Docg) e lombardo (Consorzio Tutela Provolone Valpadana), si avrà la possibilità di degustare e conoscere, nelle loro principali peculiarità, questi tre importanti prodotti del wine e food, conosciuti non solo a livello nazionale, ma che hanno conquistato il palato di consumatori internazionali – ha dichiarato Romano Dogliotti, Presidente del Consorzio per la Tutela dell’Asti DOCG – Saranno organizzati momenti di degustazione attraverso i quali alcuni professionisti del settore enogastronomico guideranno gli ospiti in un mondo di gusti e profumi tipici dei vari territori di produzione.”

Sarà il Ristorante Il Violino, in Via Sicardo, 3 a Cremona, ad ospitare l’intera rassegna ogni martedì sera a partire dalle 18.00. La partecipazione agli eventi è gratuita, ma la prenotazione è obbligatoria per ogni singolo evento attraverso il sito www.altiformaggi.com , fino ad esaurimento posti.

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Chianti Lovers 2019: i migliori Chianti e Morellino di Scansano Docg all’Anteprima


FIRENZE –
Pioggia e sole. Nuvole e schiarite di sereno. La degustazione delle nuove annate di Chianti Docg e Morellino di Scansano Docg rispetta le attese del pronostico.

L’andamento climatico ha condizionato la vendemmia 2018, che ha fatto registrare una produzione di poco inferiore alla media (10-15%). Qualche punta di qualità riscontrabile ieri alla Fortezza da Basso di Firenze, dove è andata in scena l’Anteprima Chianti Lovers 2019.

Al tasting hanno preso parte i campioni di Chianti Docg 2018, Chianti Docg 2017, Superiore 2017 e Riserva 2016 delle varie sottozone, oltre a quelli di Morellino di Scansano Docg 2018 e Morellino di Scansano Docg Riserva 2016. Ecco i migliori assaggi.

CHIANTI DOCG 2018

Castello di Gabbiano: 90/100
Naso-bocca pulito, su frutta e speziatura. Bella freschezza, alcol integrato, vino già godibile ma di prospettiva. Leggermente sapido in chiusura, allungo sulla frutta (ciliegia, lampone, maturi eppure mai scomposti).

Conte Guicciardini: 90/100
Bel naso bocca. Naso di frutta fresca, croccante. Sottobosco preciso. In bocca sale e freschezza, in un gioco molto divertente e godurioso. Buona struttura e tannino di prospettiva.

Dianella: 89/100
Naso particolare, tra la nocciola e l’arachide (frutta secca), oltre al ribes e al lampone. In bocca buona freschezza.

Fattoria Casalbosco: 89/100
Caffè, spezie come il ginepro e il pepe, macchia mediterranea, leggera vena animale del Sangiovese. In bocca corrispondente, lunghissimo, con bellissimo frutto e spezia (curry e liquirizia).

Salcheto: 90/100
Impronta netta di agrume, arancia sanguinella, freschezza. Ha bisogno di un po’ di vetro per diventare super. Bella eleganza naso-bocca, corrispondente.

Fattoria Montellori: 89/100
Gran bella freschezza naso bocca. Spezia, frutto, sapidità al palato. Lungo sul frutto, prima di una chiusura di sipario sul tannino. Molto preciso, ben fatto, elegante.

CHIANTI COLLI ARETINI DOCG 2018

Mannucci Droandi: 88/100
Tannino potente, frutto presente, sale. Gran bella freschezza, di prospettiva. Quasi tagliente. Preciso il frutto, spezia e mineralità netta al palato. Da aspettare.

CHIANTI COLLI SENESI DOCG 2018

Agricoltori del Chianti Geografico: 89/100
Inchiostro, frutto, sale, in bocca verticale, tannino dosato, pronto e al contempo di prospettiva. Un Chianti importante, di ottima finezza oggi. Possibilmente da aspettare per farlo esprimere all’ennesima potenza. In bocca elegante, verticale, bella freschezza.

CHIANTI COLLI FIORENTINI DOCG 2017

Tenuta San Vito: 89/100
Inchiostro e frutta maura ma pulita, freschezza, sale. Molto beverino. Invoglia il sorso con i richiami a piccoli frutti rossi come ribes e fragola, uniti alla sapidità e alla vena acido-fresca.

CHIANTI SUPERIORE DOCG 2017

La Pieve – Famiglia Petracchi: 90/100
Tamarindo. Zenzero candito, arancia rossa, più buccia che polpa. In bocca fresco, tannico, di nuovo su note di agrume come l’arancia rossa. Lungo, salino, ottima pulizia e prospettiva futura.

Fattoria di Poggiopiano: 88/100
Frutto di bosco, profondo, mirtillo, fragolina di bosco. Mineralità.

CHIANTI COLLI FIORENTINI DOCG RISERVA 2016

Fattoria Le Sorgenti: 89/100
Tra l’animale e il frutto il naso, in bocca grandissima freschezza che accompagna fino al retro olfattivo. Tannino di prospettiva, frutto, leggeri richiami di miele. Succoso.

Tenuta San Vito: 89/100
Bel naso, molto particolare: rosmarino, freschezza, che poi si ritrova in bocca. Dolcezza al palato, unita a una certa struttura che fa pensare al perfetto accompagnamento a tavola con un piatto importante (selvaggina). Gran bella freschezza e tannino di prospettiva. Gastronomico.

CHIANTI COLLI SENESI DOCG RISERVA 2016

Mormoraia: 89/100
Uno dei più pronti al momento, tra frutto e incenso, frutto rosso come ribes e terziari come liquirizia, lunghissimi e freschi, con chiusura balsamica, mentuccia elegante. Bello e di prospettiva.

CHIANTI DOCG RISERVA 2016

Tenuta Moriniello: 90/100
Elegantissimo, pepe, liquirizia, bel frutto. Di prospettiva.


MORELLINO DI SCANSANO DOCG 2018

Col di Bacche: 89/100
Viola e pepe, erbaceo, erbe selvatiche di campo. In bocca frutto e sale, tannino di prospettiva. Grandissima freschezza. Già godibile, ma al contempo di prospettiva.

Val delle Rose: 89/100
Inchiostro, tannino, frutto, sale accentuato, anche al palato, liquirizia, balsamico.

Poggio Trevvalle: 88/100
Bocca e naso di prospettiva. Bel frutto, freschezza esemplare per la maturità del frutto, fasi in perfetto equilibrio. Chiusura tendente al sapido, apprezzabilissima.

MORELLINO DI SCANSANO DOCG RISERVA 2016

Bruni: 90/100
Venatura animale al naso, in bocca una grandissima precisione, frutto tendente al maturo ma composto, anche grazie a una sapidità molto più accentuata.

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Vini al supermercato

Chianti Docg 2016, Conti Serristori

(3,5 / 5) Esse(l’)allunga. Anzi, lo gonfia. Non tutti gli sconti sono veri e propri “affari”. E’ bene tenerlo a mente nelle corsie del vino al supermercato.

Esempio lampante quello del Chianti Docg Conti Serristori 2016. In questi giorni al 50% sugli scaffali di Esselunga (2,99 euro al posto di 6 euro).

Un prezzo che pare di per sé “gonfiato” ad hoc. Online, la stessa bottiglia è in vendita a meno di 5 euro (prezzo pieno).

Centesimo più, centesimo meno, sono diversi i siti web che confermato la poco elegante operazione del colosso milanese della Grande distribuzione. Tant’è.

LA DEGUSTAZIONE
Il calice di questo Chianti Docg, che in etichetta riporta il simbolo del casato dei Conti Serristori, si tinge di un rosso rubino piuttosto trasparente. Il naso è quello dei Chianti “duri” e poco aggraziati.

Se da un lato risultano tipiche le note di frutti a bacca rossa e di fiori di viola, dall’altro il legno dell’affinamento risulta davvero troppo invadente. Non stiamo parlando della classica vena “vanigliata”. Piuttosto di una sensazione “verde”, scomposta.

Una caratteristica riscontrabile anche al palato, dove i tannini, pur mascherati da una vena sapida nel finale, contribuiscono a sgraziare le note fruttate incontrate al naso, già di per sé poco fini.

Insomma, un Chianti da abbinare a piatti decisi, a base di carne rossa. Oppure, ad oggi, da dimenticare in cantina. Sperando che il quadro gusto-olfattivo ne guadagni, riequilibrandosi nel tempo.

LA VINIFICAZIONE
Il Chianti Docg Conti Serristori è ottenuto all’85% da uve Sangiovese grosso. Completa il “blend” un 15% di vitigni complementari. Le vigne vengono selezionate nella parte senese della zona classica del Chianti, sul territorio dei comuni di Castellina e Radda.

I vigneti sono allevati a Guyot e cordone speronato, su colline di 300-350 metri di altitudine bene esposte e di
composizione diversa, con microclimi differenti. La produzione di uva per ettaro è di 75 quintali, con una resa in vino del 70%.

Le uve mature, raccolte durante la prima decade di ottobre, sono vinificate tradizionalmente “in rosso”, con un paio di settimane di macerazione e con frequenti rimontaggi. La fermentazione, previa l’aggiunta di lieviti selezionati, si svolge alla temperatura controllata di 25 gradi.

La maturazione avviene in fusti di rovere del Limousin: una scelta che potrebbe motivare l’eccessiva “durezza” del vino, percepita durante la degustazione. Prima dell’immissione in commercio, questo Chianti affina ulteriormente in bottiglia per diversi mesi.

La cantina Conti Serristori, operante in località Gaggiano a Poggibonsi, in provincia di Siena, è un’azienda storica della Toscana del vino. Oggi fa parte di Giv, Gruppo italiano vini, uno dei maggiori player del settore in Italia, con importanti partecipazioni in società estere.

Centoquarantacinque gli ettari di vigneti di Serristori, che si estendono tra il cuore del Chianti Classico e la città di San Gimignano. Alla cantina principale si affianca quella destinata alla vinificazione e all’affinamento della Vernaccia.

Prezzo: 6 euro
Acquistato presso: Esselunga

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degustati da noi vini#02

Chianti Docg 2015 I Sodi del Paretaio, Badia di Morrona

Il Chianti non ha bisogno di presentazioni, tra i vini toscani ed italiani è uno tra quelli più conosciuti ed apprezzati al mondo. E si fa apprezzare anche in questa versione 2015 direttamente dalle colline Pisane, una delle sottozone di produzione. Finisce oggi nel nostro calice e sotto la nostra lente di ingrandimento il Chianti Docg “I Sodi del Paretaio”, prodotto da Badia di Morrona.

Nome curioso che sta a rappresentare  un toponimo. Rosso rubino, limpido e poco trasparente, denso, all’esame olfattivo risulta intenso: le note fruttate tipiche del Sangiovese si intrecciano a note erbacee, profumi di sottobosco e speziature per un vino che risulta quindi complesso. Al palato è caldo, rotondo e secco.

Dotato di una buona nota acida, il tannino è docile. Un vino morbido, estremamente fine ed elegante con un buon rapporto qualità prezzo sia in cantina che al ristorante e che regala davvero una piacevole beva, finalmente un Chianti che si fa ricordare. Un vino estremamente versatile negli abbinamenti, offre il meglio di sé accompagnato a salumi e carni rosse e formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Sangiovese per l’85% dei vigneti Poggi e Bacio e per il restante 15% con Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot. La vendemmia viene effettuata intorno al 18/20 settembre per il Sangiovese, prima per le altre uve. La vinificazione avviene a temperatura controllata di circa 24 ° C con circa 7 giorni di macerazione e poi svinatura.

I vini fanno fermentazione malolattica in acciaio e dopo aver fatto l’assemblaggio affinano in vasche di cemento garantendo il mantenimento delle tipiche note fruttate del Sangiovese. Badia di Morrona si trova a Terricciola, sulla strada del Chianti.

Un’azienda di 600 ettari di terreno di cui 110 a vigneto, 40 a oliveto, il resto a bosco e seminativo che dal 1939 la famiglia Gaslini gestisce con passione, dando lustro alla produzione vinicola toscana ed italiana nel mondo.

Una delle maggiori ricchezze aziendali è la qualità dei vigneti, frutto della nuova generazione di impianti cioè quelli fatti con cloni, densità di impianto e sistemi di allevamento individuati in base alla tipologia dei terreni e dei vini che si intende produrre.

La qualità delle uve prodotte è sempre la migliore ottenibile in base all’andamento stagionale e la quantità di vigneti a disposizione consente un ottimo lavoro di  selezione. Oltre la metà del 110 ha di vigneto sono impiantati a Sangiovese, vitigno principe della regione.

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