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Da Biondi Santi a Caviro: Giovanni Lai nuovo Direttore generale di Gerardo Cesari Spa

Da Biondi Santi a Caviro Giovanni Lai nuovo Direttore generale di Gerardo Cesari SpaGiovanni Lai è il nuovo Direttore generale di Gerardo Cesari Spa, azienda storica della Valpolicella, oggi parte del Gruppo Caviro. L’ex Direttore commerciale Europa di Biondi-Santi e Isole Olena entrerà in organico dal primo ottobre 2023. «Il mio obiettivo in Cesari – sono le prime parole di Giovanni Lai – è quello di continuare il percorso di crescita della qualità dei vini attraverso una chiara riconducibilità con l’espressione del territorio della Valpolicella».

«Esaltare – continua Lai – attraverso i prodotti, le persone che ogni giorno, con passione, si dedicano alla vigna e alla cantina, e trasferire questi valori al mercato italiano ed internazionale, attraverso una distribuzione coerente con il lavoro che i nostri viticoltori ogni anno svolgono. Vorrei dunque rendere Cesari il punto di riferimento di un territorio dall’alto potenziale ed estremamente interessante per i diversi stili produttivi che offre agli appassionati del vino».

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Gruppo Caviro: risultati in crescita nel 2021

Risultati in crescita per il Gruppo Caviro. Approvato questa mattina il bilancio d’esercizio chiuso al 31 agosto 2021 con un fatturato consolidato di 390 milioni di euro, in aumento dell’8% rispetto al 2020. In aumento anche il livello occupazionale sui territori con un complessivo di 583 persone mediamente impiegate, 15 unità in più rispetto all’anno precedente.

La crescita del Gruppo vitivinicolo romagnolo è stata sostenuta da ottimi risultati dell’export (+17%), di cui vino +6% e B2B +75% e, in particolare, dalle performance straordinarie della società Caviro Extra. La composizione dei ricavi nel fiscal 1° settembre 2020-31 agosto 2021 del Gruppo è così suddivisa: vino 65%, mosti, alcol e acido tartarico 20%, energia e ambiente 15%.

«In un anno in cui i consumi di vino in Grande distribuzione hanno avuto una flessione abbiamo registrato un deciso aumento sul fatturato trainato principalmente dalle esportazioni. Questo – commenta il Presidente di Caviro Carlo Dalmonte – è di particolare soddisfazione. Lo sviluppo del vino italiano dovrà guardare con sempre maggiore attenzione ai mercati esteri».

«In generale il Gruppo ha dimostrato grande flessibilità in un anno assolutamente particolare caratterizzato da frenate e ripartenze improvvise. Un legame sempre più stretto con la filiera – prosegue Dalmonte -. I risultati dei tanti investimenti realizzati negli anni per la sostenibilità e una struttura coesa hanno dato concretezza e valore economico alla gestione rendendo Caviro un ‘gigante agile’».

I NUMERI IN DETTAGLIO

Dando un’occhiata ai numeri si evidenzia un ulteriore consolidamento del Gruppo con una crescita del patrimonio netto che passa da 89 a 123 milioni di euro. L’Ebitda passa da 27 milioni di euro (incidenza sul fatturato del 7,4%) a 31 milioni di euro (incidenza sul fatturato dell’8%).

L’utile di esercizio al 31 agosto 2021 è di 8,7 milioni di euro, mentre gli investimenti realizzati dal Gruppo hanno raggiunto quota 22 milioni di euro. Nel corso della vendemmia 2020 i conferimenti ordinari dei soci sono stati liquidati ad un valore mediamente superiore del 7% rispetto ai prezzi di mercato.

IL VINO

Tra di dati più significativi del segmento vino (società Caviro sca, Cesari e Leonardo da Vinci spa) c’è la crescita del 6% sul mercato estero. Un ottimo risultato da ricondurre alla diversificazione dei prodotti con cui il Gruppo si presenta sul mercato, sia dal punto di vista del segmento che del territorio di provenienza (sono 7 le Regioni italiane rappresentate dal Gruppo).

Nel comparto daily prevale lo storico marchio Tavernello, il vino più consumato in Italia e il vino italiano più venduto al mondo. Caviro si posiziona infatti al primo posto per le vendite nel segmento dei vini confezionati, con una market share del 6,7% a valore e del 13,4% a volume. Nel segmento premium hanno performato bene i brand delle società controllate Leonardo da Vinci e Cesari e il nuovo marchio di Caviro sca Vigneti Romio.

Il Regno Unito, con un peso del 36%, si conferma il primo mercato di destinazione delle esportazioni, seguito da Stati Uniti (12,5%) e Germania (11,5%). Gli altri principali mercati esteri nel mondo del vino sono, in ordine, Canada, Svizzera, Francia, Giappone, Cina e Russia.

MOSTI, ALCOL, ACIDO TARTARICO, ENERGIA

Molto bene i risultati di Caviro Extra, società controllata che porta avanti e completa l’economia circolare del Gruppo. Caviro Extra valorizza i sottoprodotti della produzione trasformandoli in prodotti nobili, alcol ed energia. Nel 2020/2021 Extra ha conseguito ottime performance dimostrando una buona capacità di aprire nuovi business e conseguendo un incremento di fatturato del 23% rispetto al fiscal precedente.

«Il segmento B2B del ‘non vino’ ha evidenziato performance straordinarie. Un risultato dovuto a fattori contingenti ma anche alla capacità di Extra di penetrare nuovi mercati – aggiunge Dalmonte -. Il legame con la filiera e gli investimenti in economia circolare sono per noi elementi concreti e non operazioni di puro green washing».

INVESTIMENTI E SOSTENIBILITÀ

Nel 2020/21 l’azienda ha investito circa 22 milioni di euro in impianti e tecnologie rivolti a migliorare le proprie performance ambientali. Una direzione, quella della sostenibilità, che il Gruppo porta avanti da anni e che caratterizzerà anche la gestione 2022.

Nell’ambito di questo percorso, nel 2021 è stata introdotta la funzione interna Sustainability Management, affidata ad un team di sole donne. Il Sustainability Management ha già definito tre obiettivi strategici che caratterizzeranno il triennio 2021-2024 del Gruppo.

«Il primo step sarà la certificazione del Bilancio di Sostenibilità che verrà presentato a marzo 2022 – racconta il Direttore Generale di Caviro SimonPietro Felice -. Puntiamo all’integrazione del Piano della Sostenibilità con il Piano Industriale a livello di azioni, risorse, costi e investimenti. Inoltre puntiamo a portare la sostenibilità in vigna attraverso la diffusione di un protocollo condiviso tra i soci. Il terzo progetto riguarda la business continuity in ottica di risorse umane e formazione».

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Approfondimenti

Brera-Cesari: workshop in Valpolicella per gli artisti dell’Accademia

MILANO – Il fascino della coltura della vite della Valpolicella si sposa con le più moderne tendenze in campo artistico e culturale e con la la sensibilità delle giovani generazioni. Con il progetto di ricerca “Brera-Cesari” si consolida la collaborazione tra la cantina di Cavaion Veronese (VR) e l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Il progetto si declina in proposte rivolte ai ragazzi dell’istituto milanese e ad artisti di chiara fama. Nel concreto, un workshop porterà la creatività dei giovani artisti di Brera nell’azienda vitivinicola, che controlla 120 ettari tra Valpolicella e areale del Lugana Doc.

Presenti questa mattina alla conferenza stampa di presentazione Michele Farruggio, General manager di Cesari, Elena Becchi, Assistente alla direzione editoriale della casa editrice Aliberti, Giovanni Iovane, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Stefano Pizzi, Professore di pittura e Responsabile delle relazioni esterne dell’Accademia e Angelo Falmi, Docente di Tecniche Pittoriche.

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Vini al supermercato

Sangiovese Romagna Doc 2014 Iove, Umberto Cesari

(3,5 / 5) Tre parole: colline fertili, lavoro e passione. Da qui nascono i vini di Umberto Cesari, una sfida iniziata negli anni Sessanta con venti ettari di vigneto nei terreni collinari al confine tra l’Emilia e la Romagna.

Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper finisce oggi il Sangiovese Doc di Cesari, vendemmia 2014, in vendita nei supermercati Interspar.

LA DEGUSTAZIONE
Il vino si presenta limpido, color rubino vivace, consistente nel calice. Al naso si percepisce intenso e piuttosto complesso, bouquet fruttato e floreale con frutti maturi di ciliegia e frutti di bosco e fiori come la violetta, sentori di marmellata e marasca e spezie tostate come tabacco e caffè.

In bocca, il Sangiovese Iove di Umberto Cesari è caldo, morbido, pieno ed elegante, abbastanza fresco, leggermente tannico. Di corpo, risulta avvolgente e armonico nel complesso. Piuttosto duttile nell’abbinamento, è particolarmente consigliato con piatti saporiti di carne e selvaggina, ma anche con formaggi stagionati, salumi o primi piatti di pasta ripiena.

LA VINIFICAZIONE
Il vino è classificato come Romagna Doc Sangiovese, ottenuto da uve 100% Sangiovese, con titolo alcolometrico di 12,5%. L’affinamento avviene in vasche di acciaio per 3 mesi.

Le uve usate per produrre Iove Sangiovese Doc vengono raccolte interamente nel podere Parolino, che copre due versanti di una stessa collina, con un’esposizione ottimale tutto l’anno. Nel Podere Parolino si coltivano anche Merlot, Trebbiano e Sauvignon Blanc.

La grande ricchezza dell’azienda sono di fatto 6 poderi (Ca’ Grande, Liano, Laurento, Tauleto, Casetta e Parolino). La Umberto Cesari consta di 175 ettari di vigneti, una cantina di 18 mila metri quadrati, nonché una sede aziendale che accoglie il wine shop e la sala degustazione.

Prezzo: 4,99 euro
Acquistato presso: Interspar

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Vini al supermercato

Caviro, il gigante del Tavernello. Tra Slow (Wine) e Rock ‘n’ Roll

Anche Golia ha un cuore. E batte slow. Very slow. Il gigante romagnolo del Tavernello, lo stesso capace di imbottigliare 2 milioni di ettolitri di vino l’anno, si avvale di due enologi attivisti di Slow Food e Slow Wine.

Il gigante in questione di nome fa Caviro, leader indiscusso del mercato nazionale del vino al supermercato. Tra i primi dieci al mondo per fatturato, con 304 milioni di euro. Nulla a che vedere con la Chiocciola di Carlo Petrini? Solo in apparenza. Pietro Cassani e Giacomo Mazzavillani (nella foto, sotto), rispettivamente responsabile del laboratorio enologico e del processo di lavorazione vino alla Caviro di Forlì, sono lì a dimostrare il contrario.

Il volto meno conosciuto della più grande cooperativa agricola italiana. Un impero fondato sui numeri, ma anche sulla qualità. “La costanza nella riconoscibilità dei nostri prodotti sul mercato – spiega Giordano Zinzani, responsabile Normative e Tecniche Enologiche di Caviro – è per noi il primo sinonimo di qualità, che riusciamo a garantire grazie al confronto trentennale con i nostri conferitori di uve e al lavoro dei nostri enologi. Un aspetto che ci viene riconosciuto da 7 milioni e 200 mila famiglie consumatrici in Italia”.

“I nostri standard qualitativi – precisa Zinzani – sono dettati da frequenti panel di assaggio dei prodotti dei nostri competitor internazionali. A livello operativo, invece, stimoliamo le 34 cantine conferitrici, situate da nord a sud del Paese, con un sistema di liquidazione che invogli a fare sempre meglio in vigna, di vendemmia in vendemmia”.

Tredicimila i viticoltori che fanno parte della famiglia Caviro, in sette regioni d’Italia. Trentasette mila gli ettari di vigneti lavorati, in totale. Tradotto: la cooperativa romagnola produce, da sola, l’11% dell’uva italiana. E’ grazie a questa grande disponibilità che i blend Tavernello riescono ad essere sempre uguali negli anni. “Riconoscibili dal consumatore”, per dirla con Zinzani.

Un puzzle, anzi la sintesi, “del meglio della produzione annuale dei vigneti dei conferitori”, assemblati da uno staff di 6 enologi (cinque di stanza a Forlì, uno a Savignano sul Panaro, nei pressi di Modena), tre analisti di laboratorio e quattro impiegati all’Assicurazione qualità.

“Il numero degli enologi, in realtà – spiega Giordano Zinzani – si aggira sulla cinquantina. I primi controlli vengono effettuati dalle nostre cantine associate, in loco. Le uve arrivano a Caviro già vinificate, secondo i rigidi parametri dettati ai viticoltori. Solo in questa fase, si assiste all’intervento diretto del nostro personale, che degusta e testa i campioni e li assembla, dopo aver identificato il blend più consono alle esigenze del mercato di riferimento, che sia italiano o estero”.

Altra faccia della medaglia, la produzione di vini a Indicazione geografica tipica (Igt) e a Denominazione di origine controllata (Doc), “in cui – commenta Zinzani – puntiamo a garantire, valorizzare e conservare la tipicità dei singoli territori”.

LE UVE CAVIRO: IL SISTEMA DI LIQUIDAZIONE
Dal Friuli Venezia Giulia arrivano principalmente Merlot, Cabernet, Refosco, Pinot Grigio, Glera, Chardonnay e Sauvignon (una cantina associata, 1790 ettari). Dall’Emilia Romagna Sangiovese, Lambrusco (principalmente Sorbara), Merlot, Ancellotta, Trebbiano, Chardonnay, Albana e Grechetto Gentile (14 cantine, 19.002 ettari). Dalla Toscana giungono Sangiovese, Brunello, Merlot, Trebbiano e Vermentino (2 cantine, 1.090 ettari).

Dall’Abruzzo Montepulciano, Trebbiano, Pecorino e Chardonnay (9 cantine, 8.218 ettari). Dalla Puglia Primitivo, Negroamaro, Malvasia Nera, Nero di Troia, Chardonnay, Bombino e Verdeca (3 cantine in Salento, 922 ettari). Dalla Sicilia, infine, Nero d’Avola, Syrah, Grillo, Catarratto, Inzolia e Grecanico (6366 ettari, una cantina: la Petrosino di Trapani, seconda per dimensioni in Italia solo a Settesoli).

Uve che hanno un prezzo. Di fatto, è sul terreno della liquidazione dei conferitori che si gioca una delle partite più importanti per Caviro. “Di anno in anno, verso dicembre – spiega Giordano Zinzani – la cooperativa stabilisce un budget per i vini. Viene stabilito un minimo garantito, che viene corretto in base alla conformità agli standard richiesti”.

Le sorti dei viticoltori è delle cantine associate a Caviro sono nelle mani di uno staff di enologi che si riunisce una volta alla settimana, a Forlì. “Tutte le singole partite – evidenzia Zinzani (nella foto) – sono valutate in funzione della qualità specifica di quel campione. Ogni ritiro viene catalogato e degustato da una commissione composta dagli enologi Caviro e da quelli delle stesse cantine associate. Degustazioni che, ovviamente, avvengono alla cieca, sulla base di schede di valutazione Assoenologi, con punteggio in centesimi. Questo punteggio, assieme alla rispondenza dei caratteri analitici, contribuisce alla modifica del prezzo base garantito ai soci”.

Raffaele Drei, presidente della Cooperativa Agrintesa, non ha dubbi. “Oggi Agrintesa è il socio più grande della compagine sociale Caviro e tramite il Consorzio colloca direttamente al consumatore una quota importante del proprio vino. Siamo fortemente impegnati e interessati alla crescita sia come quota di mercato che come modello di filiera vitivinicola integrata”.

“I fattori di successo per i soci Caviro sono stati ben delineati dai direttori delle Cantine intervenuti all’ultimo incontro con la base sociale: Cristian Moretti, direttore generale Agrintesa, Roberto Monti, direttore della Cantina Sociale Forlì e Predappio, Fabio Castellari, direttore della Cantina Sociale Faenza. Tutti hanno sottolineato, come comuni denominatori di crescita e sviluppo, l’avanguardia qualitativa per una buona liquidazione dei soci, l’innovazione e la capacità di differenziare”.

Rispetto alle zone più lontane dalla “base”, ai soci viene riconosciuta una cifra che si aggira attorno ai 35 centesimi al litro. Per i viticoltori dell’Emilia Romagna, si sale sino a 45 centesimi con il Lambrusco. I picchi si toccano con i vini Igt, 60 centesimi al litro, e a Denominazione di origine controllata, valutati in media fino a 1 euro. Cifre che Zinzani snocciola senza timore.

“Fra i principali tratti vincenti – aggiunge Raffaele Drei – sono stati individuati la concentrazione e specializzazione dei centri di vinificazione, la capacità di realizzare velocemente progetti di produzione per vini con caratteristiche diverse e una buona integrazione di pianura e collina. Per i soci di Caviro è di fondamentale importanza poter ragionare in una logica di mercato fatta anche di liquidazioni differenziate su molteplici variabili, come lo stabilimento, l’area di produzione, le giornate di conferimento e l’effettiva qualità. Merito anche di una base sociale caratterizzata da coesione e ricettività, aperta a un ricambio generazionale in grado di garantire uno sguardo sul futuro”.

IL TOUR
E che Caviro sia proiettata al futuro, lo si capisce al primo sguardo dello stabilimento di Forlì. Dall’esterno, gli 82 serbatoi del sito produttivo di via Zampeschi 117 offrono bene l’idea delle dimensioni del business della cooperativa, con i loro 340.578 ettolitri di capacità complessiva. All’interno, altri 133 “silos” contenenti vino, per un totale di 126.670 ettolitri. Caviro, per chi non l’avesse capito, è questo, prima di tutto: una delle maggiori cantine italiane, con serbatoi per un totale di 467.248 ettolitri complessivi. E’ qui che staziona il vino prima delle chiarifiche e delle filtrazioni, che anticipano la stabilizzazione.

Centonovantaquattro milioni di litri le vendite a volume del colosso romagnolo nel 2016, suddiviso tra i brand Tavernello, Castellino, Botte Buona, Terre Forti, Romio, VoloRosso, Salvalai, Cantina di Montalcino, Da Vinci, Leonardo, Monna Lisa e Cesari. Export in 70 Paesi. Due le linee per l’imbottigliamento. Quella nuova, inaugurata a settembre dello scorso anno, ha una velocità di 18 mila bottiglie l’ora. La più vecchia risale agli anni ’90 ed è ancora in funzione, anche se in fase di ammodernamento.

In quest’area dello stabilimento, il prodotto finito viene movimentato su pallet da veri e propri robot. “Le chiamiamo navette – precisa l’enologo Pietro Cassani, che guida il tour -. Si muovono autonomamente su percorsi prestabiliti del magazzino di stoccaggio e sono solo uno degli aspetti all’avanguardia del sito produttivo di Forlì”. In uno degli angoli dello stabile, di fatto, sembra aprirsi una porta temporale sul futuro. Roba da farti sentire – almeno per un attimo – un po’ come Donny Darko, alle prese col suo coniglio gigante.

Un magazzino da 10 mila posti pallet completamente robotizzato, col quale alcune catene della Grande distribuzione (o, meglio, i loro Ce.Di, i centri distributivi delle varie insegne) hanno la possibilità di connettersi via web, emettendo ordini che vengono indirizzati direttamente a una delle 14 “ribalte” del magazzino, in base alla destinazione. Ti pizzichi la guancia mentre osservi quel braccio meccanico, senza il minimo controllo umano, andare a pescare proprio quel pallet, lassù.

La voce dell’enologo Cassani, Cicerone per un giorno, ti riporta alla realtà, poco più in là. Davanti alle bobine di Tetra Pak pronte per la sterilizzazione, prima di essere riempite di vino in impianti simili a quelli utili per “inscatolare” latte. Guardi in faccia i dipendenti uno ad uno, credendo che all’improvviso salti fuori Michael J. Fox. Aguzzi le orecchie per sentire qualcosa d’altro (che so? Johnny B. Good, per restare in tema).

Ma il suono, sottile e monotono, è quello della catena di montaggio dei brik di Tavernello. L’unico elemento che, nel suo piccolo, ricorda quella chitarra rosso fiammante. Altro che quattro quarti. Qui si gira al ritmo di 7-8 mila pezzi l’ora, su un totale di 10 linee. Vino in brik pronto per il consumo, “senza pastorizzazione, bensì con filtrazione sterile”, tiene a precisare Cassani. L’enologo del rock’n’roll di Caviro.

Prima di raggiungere i laboratori d’analisi, dove l’intero staff è all’opera sugli ultimi campioni giunti allo stabilimento, ecco l’unica zona inattiva del magazzino: quella per il confezionamento dei “Bag in Box” da 3 e 5 litri, destinati sopratutto al mercato francese. La grandeur. Come formato, s’intende. Bien sûr.

IL FENOMENO TAVERNELLO
Italiana, italianissima, anzi romagnola (se no si offende), l’inclinazione (linguistica) di Elena Giovannini (nella foto). “L’upgrade qualitativo dei prodotti – commenta la responsabile Marketing Daily di Caviro – è stato uno degli obiettivi perseguiti dalla nostra azienda sin dal 1983, anno in cui abbiamo dato vita al vino in brik. Inizialmente era soltanto Sangiovese o Trebbiano. Poi, chiaramente, i volumi venduti erano talmente elevati che il sourcing non era più sufficiente a coprire la richiesta. I due vitigni sono ancora parte fondamentale dei nostri blend, vino bianco e vino rosso d’Italia”.

Cosa caratterizza questa marca? “Il fatto di garantire uniformità di gusto e una costanza negli anni – replica Giovannini – un grande pregio per i nostri consumatori”. Chi sono? “Il target è ben definito: è chiaro che si parla di quotidianità, ma anche di garanzia di un certo standard qualitativo”. La diversificazione dell’approccio al mercato del vino da parte dei consumatori, anno dopo anno, ha convinto tuttavia Caviro ad allargare la proposta di referenze, riunite sempre sotto lo stesso marchio.

“Nel 2010 lanciamo i frizzanti bianco e rosato – ricorda Elena Giovannini – come naturale prosecuzione della marca generica Tavernello, sempre a base delle nostre cantine sociali socie. Successivamente il lancio dello Chardonnay e, per la prima volta, vini di provenienza siciliana come il Syrah Cabernet: per la prima volta inseriamo vini di provenienza siciliana. Fino ad arrivare alla prima Doc che è il Pignoletto, proveniente dalle colline di Imola. Un vino non molto conosciuto fuori dai confini regionali, che noi abbiamo contribuito a distribuire sul mercato”.

“Facile dunque intendere come sul mercato internazionale il ‘Red blend’ Tavernello giochi un ruolo fondamentale – evidenzia la responsabile Marketing Daily di Caviro – dato che i tanti vitigni italiani non sono semplici da conoscere e da scegliere, per il consumatore straniero. Red blend, dunque, come sintesi della qualità italiana. Ovviamente abbiamo bene in mente qual è il nostro mestiere e il consumatore al quale vogliamo parlare, sia in Italia sia all’estero. E di conseguenza sviluppiamo prodotti adatti a quel tipo di esigenza: quella quotidiana”.

Un’azienda, Caviro, capace di rispondere col Pignoletto al fenomeno Prosecco. Un botta e risposta che lega il vitigno emiliano a quello veneto, anche dal punto di vista dialettico-ampelografico: Glera-Prosecco, Grechetto Gentile-Pignoletto. Inutile precisare che Caviro produca anche il re delle bollicine Charmat, grazie alle rinnovate sinergie con la Viticoltori Friulani La Delizia, in seguito all’inaugurazione della nuova sede di Orcenico Inferiore di Zoppola, il maggiore polo per la spumantizzazione del Friuli Venezia Giulia.

Tra i blend in degustazione segnaliamo, su tutti, il Trebbiano – Pinot Bianco Rubicone Igt 2016. Un mese e mezzo di legno per il Trebbiano, il resto acciaio. Altro vino dall’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato, tra i varietali, il blend tra Sangiovese e Merlot.

GLI ALTRI SEGMENTI DEL BUSINESS
Caviro, in realtà, non significa solo vino. La cooperativa romagnola è un vero e proprio universo circolare. “Il nostro modello di business – commenta Giordano Zinzani, tra l’altro presidente del Consorzio Vini di Romagna – è tale da iniziare in vigna per poi tornarci, con uno scarto sulla produzione quantificabile in un risicato 1%”.

Oltre al vino, la cooperativa romagnola è leader in Italia nel settore distilleria. Una diversificazione che consente a Caviro di inserirsi nel mercato dei farmaci, con la produzione – su tutti – di acido tartarico e delle “basi” alcoliche già addizionate di mentolo per il colluttorio Listerine, commercializzati dall’altro colosso Johnson & Johnson.

“In Francia vendiamo molti alcoli destinati alle liqueur d’expedition degli Champagne”, rivela Zinzani. Non ultimo il business del recupero degli scarti dell’attività di vigna, che consente a Caviro di produrre – oltre a derivati farmaceutici, alimentari e agronomici – anche energia.

Quella prodotta dal sito produttivo di via Zampeschi 117 sarebbe in grado di illuminare a giorno l’intera città di Forlì (120 mila abitanti). Energia che si tramuta in compost e fertilizzanti, chiudendo il cerchio col loro ritorno nelle vigne italiane dei soci. E allora tutto questo è slow, very slow o rock ‘n’ roll? Ai posteri l’ardua sentenza.

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Vini al supermercato

Boscarel Veneto Igt 2013, Gerardo Cesari

(3,5 / 5)Di colore rosso rubino impenetrabile, con riflessi violacei brillanti, Boscarel Veneto Igt 2013 della cantina Gerardo Cerasi regala il meglio di sé al naso. I piccoli frutti a bacca rossa, tra cui spiccano lampone e mirtilli, si mescolano a sentori di viola e fanno presagire un’alcolicità sostenuta. In bocca, di fatto, Boscarel Veneto Igt è un vino rosso che scala il palato. Comincia morbido, quasi timido e vellutato, per poi divenire l’accompagnamento perfetto per le carni rosse e i formaggi stagionati, grazie alla buona struttura conferita dal mixaggio tra uve Merlot e Cabernet, vinificate a temperatura controllata. Boscarel, come suggerisce il nome stesso, è un vino rosso che racconta la complessità del bosco: i profumi e i sapori di un luogo che può diventare quasi magico. Ma è anche un vino non eccessivamente complesso. In grado dunque di essere ottimo “compagno” di pranzi e cene importanti, ma anche di un bere quotidiano, pur non convenzionale. Un vino, Boscarel Veneto Igt, che racchiude in sé la storia del territorio in cui viene prodotto, la provincia di Verona (per l’esattezza la cantina ove avviene l’imbottigliamento si trova a Cavaion Veronese) e il gusto nazionale di un bere non troppo complesso, ma di buona qualità. Unica pecca: il ‘prezzo pieno’ di vendita al pubblico al supermercato: forse eccessivo, tirate le dovute somme, anche a confronto con altre produzioni venete.

Prezzo pieno: 7,39 euro
Acquistato presso: Esselunga

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