Categorie
degustati da noi news vini#02

Sette sfumature di Cerasuolo d’Abruzzo: consigli rosé per l’estate

Sette Cerasuolo d’Abruzzo per l’estate. E’ l’esito della nostra degustazione alla cieca, alla scoperta delle caratteristiche di uno dei vini rosati più noti e bevuti in Italia, senza i condizionamenti dell’etichetta.

Scegliamo la blind (chi ci segue sa quanto siamo appassionati alle degustazioni alla cieca!) per goderci le sfumature che questa denominazione è in grado di offrire, in base alla zona in cui si trovano i vigneti. Più o meno vicini al mare, in zona collinare, “montana” o nell’entroterra.

Sette etichette che, a vario titolo, si sposano perfettamente con la bella stagione, ormai cominciata. Tutte acquistabili in enoteca, o reperibili nella ristorazione. Ecco come è andata.

Cerasuolo 2016, Cataldi Madonna. Siamo nell’entroterra abruzzese, nell’Aquilano, in località Macerone, a 380 metri sul livello del mare. Il colore è quello più classico, un rosa quasi lampone, limpido.

Vino ottenuto da uve che subiscono una parziale criomacerazione, per estrarre al massimo la componente fruttata classica dell’uva Montepulciano.

Al naso infatti spiccano frutti rossi piccoli, di sottobosco, fragolina, lampone. Finale più sul floreale. Poca persistenza aromatica in bocca, ma spicca la freschezza. Un Cerasuolo didattico.

Cerasuolo 2015 “Apollo”, Ausonia. Entroterra Teramano. Siamo ad Atri, vicino alla riserva WWF dei Calanchi. Una zona collinare, tra il massiccio del Gran Sasso e l’Adriatico. Il microclima è perfetto per la viticultura.

Il colore di questo Cerasuolo è quasi un rosa mattone, tendente al buccia di cipolla. Macerazione di una notte, pressatura soffice e veloce, poi in acciaio per circa 10/12 mesi.

Fermentazione spontanea e niente filtrazioni. Naso complesso e sfaccettato, lampone e fragola, amarena, quasi una nota di violetta.

Sorso corposo, pieno, con ottima mineralità e un accenno di sapidità. Lungo. Per molti degustatori un vino appagante, che richiama la territorialità e la tradizione.

Vino Rosato “Tauma” 2015, Az. Agr. Pettinella. Questa bottiglia è il frutto della ricerca sul territorio e delle soffiate di ottimi scout. Azienda microscopica, solo 1.800 bottiglie all’anno, di solo Cerasuolo, o meglio di Rosato, come l’etichetta dichiara.

Uve Montepulciano provenienti da due vigneti posti uno in prossimità dell’Adriatico, a Silvi Marina (TE), e uno più all’interno, in collina, nel comune di Tocco da Cesauria (PE). Quarantacinque anni l’età delle viti nell’entroterra e 25 quelle che si affacciano sul mare. Una pergola e un cordone speronato. Un mix affascinante.

Vinificazione in bianco. Fermentazione spontanea in barrique ultradecennali a temperature non controllate. Il vino affina in legno per 6 mesi con frequenti battonage, permane sulle fecce fini e poi riposa in acciaio per un ulteriore mese.

Rosato carico, con riflessi quasi cupi. Al momento il meno Cerasuolo dei 3. Il naso non è ruffiano, è carico, robusto. Le note fruttate sono accompagnate da sentori di spezia, cannella, salvia, timo, quasi un accenno di china leggera.

In bocca è caldo, il legno si percepisce appena, non è invadente. Sorso ampio, buona persistenza. Si sente tanta materia nel bicchiere. Forse il nome “Rosato” gli si addice di più… Non è certo uno di quei Cerasuoli fighetti, tutta Big Babol!

Cerasuolo 2015, Emidio Pepe. Non ha certo bisogno di presentazione questo Artigiano del Vino, ma la cieca ci permette di avere occhi, naso e bocca solo per il bicchiere. Risalta un colore rosso. Il Cerasuolo di Pepe è ottenuto da uve  Montepulciano vinificate “in bianco”.

Le uve vengono pigiate con i piedi in vasche di legno e il mosto viene fatto fermentare senza le bucce in cemento vetrificato. Affinamento in bottiglia senza filtrazioni. Un chiaro richiamo alla tradizione contadina.

Naso intenso, sincero ed espressivo.Marasca, fragola, melograno. Ma anche balsamicità. In bocca tannino, sapidità e mineralità. Forse troppo il calore alcolico che ne appesantisce un po’ il sorso.

Vino Rosato 2014 “Lusignolo” , Az. Agr Feudo D’Ugni. Anche qui siamo di fronte ad una chicca, se non per numero esiguo di bottiglie prodotte dalla piccola (ma grande) artigiana che è Cristiana Galasso.

Lei che se la vedi sembra un’eremita scesa dalla sua montagna, per portarti in dono le sue bottiglie.

Colore Cerasuolo velato. Cristiana lavora in naturale, niente filtrazioni e stabilizzazioni. Il naso è un po’ chiuso , accenni di frutta rossa bacca piccola e spezie leggere.

In bocca esplosiva l’acidità ma la percezione è di poca sostanza, al limite della soglia di percezione degli aromi e sapori tipici. Comunque un sorso snello, facile, non stancante.

Cerasuolo d’Abruzzo superiore 2014, Az. Agr. Praesidium. Entroterra Aquilano, comune di Prezza, vigneti a 400 metri sul livello del mare.

Azienda a conduzione famigliare. Dalle uve Montepulciano, con macerazione di quasi 2 giorni, si ottiene questo Cerasuolo dal colore rosato intenso e carico, quasi rubino.

Affinamento di circa 5 mesi in acciaio. Naso espressivo, netto, tutta la gamma dei frutti rossi a bacca piccola, lampone, ciliegia, fragola, poi melograno, rose selvatiche.

Sorso denso ma snello, agile, più salino che acido. Sottofondo minerale, con retro olfattivo che rimanda ancora alla ciliegia. Finale “alcolico” ma non stancante. Il migliore per tipicità e godubilità.

Cerasuolo 2016, Az. Agr Valentini. Qui siamo di fronte al Gota dell’Abruzzo, il non plus ultra. Bottiglia che da sola può valere una serata, che ti rimane impressa nella mente e nella pancia. Lascia segni indelebili.

Nel bicchiere un rosa tenue, quasi una leggera buccia di cipolla. Naso espressivo come un marchio di fabbrica per Francesco Paolo Valentini. Iniziale riduzione che via, via si attenua. Note erbacee affiancano l’espressività del piccolo frutto rosso classico del Montepulciano.

E’ delicato il Cerasuolo 2016, quasi timido. Come a invogliare ancor prima della bocca il naso. Non smetteresti mai di buttarcelo dentro. Sprigiona note quasi minerali. Ciliegia, geranio, fiori selvatici, sottobosco. In bocca elegante, suadente, avvolgente, ti copre ogni papilla e non smette mai di mostrarsi.

Complesso. Mutevole. Sapidità e mineralità ben bilanciate, alcol non preponderante. Un vino che racconta tutto l’Abruzzo. Austero e delicato allo stesso tempo.

Categorie
Approfondimenti

Marchesi Antinori vs Cataldi Madonna: è diffida per il Cerasuolo ”Piè delle Vigne”

Due nomi troppo simili per due prodotti distinti. Un ”bisticcio di parole” che finisce per vie legali con protagonisti Marchesi Antinori Spa,  azienda storica toscana e Cataldi Madonna, produttore di Ofena in provincia dell’Aquila.

Oggetto della contesa l’utilizzo (improprio) secondo il ”Golia” toscano dell’etichetta “Piè delle Vigne”, troppo simile a   “Pian delle Vigne’‘ da parte del “Davide” abruzzese.

Antinori non le manda a dire e per mezzo di posta elettronica certificata ha invitato il produttore  abruzzere a cessare immediatamente l’utilizzo di ”Piè delle Vigne” nel mercato e nel web.

LE PAROLE DELLA DISCORDIA
Piè delle Vigne è un Cerasuolo d’Abruzzo ottenuto dalla vinificazione in bianco (85%) e in rosso (15%) di uve Montepulciano d’Abruzzo. pluripremiato Gambero Rosso e Vini Buoni d’Italia. Pian delle Vigne è la linea altrettanto pluripremiata del marchio Antinori che comprende Rosso di Montalcino e Brunello di Montalcino.

Due prodotti nettamente diversi di due aziende altrettanto diverse per dimensioni e per storia. Quella di Antinori passa attraverso i secoli, con la produzione vinicola già a partire dal 1385. Quella di Cataldi Madonna invece è decisamente più recente.

L’imbottigliamento è iniziato nel 1975 e sono solo 31 gli ettari gestiti nel territorio di Ofena. Ma le ”dimensioni” qui non contano. A contare pare siano solo le parole e Antinori difende l’integrità e l’unicità di quelle utilizzate nel nome della sua linea.

IL CONTENZIOSO
“Il segno utilizzato presenta numerosi elementi di somiglianza a livello visivo, fonetico e concettuale con il marchio di titolarità di Marchesi Antinori – ha scritto il legale nella Pec inviata a Cataldi – posto che presenta due dei tre elementi denominativi che lo costituiscono, precisamente le parole ”delle Vigne”, mentre le parole ‘Pian’ e ‘Piè’ sono estremamente simili. Inoltre il segno contestato si riferisce a prodotti identici a quelli rivendicati dal marchio dalla mia cliente”.

“Alla luce di quanto precede – continua la Pec – ed essendo il marchio ‘Pian delle Vigne’ rinomato ai sensi dell’art. 12 lett. e Cpi, la società mia assistita la invita e diffida a cessare immediatamente qualsiasi impiego sul mercato e su internet del segno ‘Piè delle Vigne’ in relazione ai prodotti della classe 33”. Questo quanto riportato dal giornale Il Centro.

Davide però sfida Golia. “Nessun gioco di parole”, rivendicano da Cataldi Madonna. “L’utilizzo del nome è assolutamente legittimo in quanto si riferisce ad un toponimo di vigna autorizzato dalla Giunta regionale e iscritto allo schedario viticolo della Regione Abruzzo”.

“Se ti concentri sul gigante inciamperai, se ti concentri su Dio i tuoi giganti crolleranno”. Come andrà a finire questo duello a singolar tenzone? Come nel racconto biblico? Ai posteri l’ardua sentenza.

Exit mobile version