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Vini al supermercato

Lago di Caldaro Kalterersee classico Doc 2013, Rametz

(3 / 5) Etichetta non particolarmente invitante quella dell’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc Kalterersee 2013, prodotto dall’azienda agricola del Castello di Rametz a Merano, in provincia di Bolzano. Una bottiglia attorno alla quale sembra aleggiare del mistero, per via dei caratteri gotici della scritta “Rametz”. “Prodotto con uve schiava si presenta di colore granato luminoso e viene consumato anche fuori pasto. Servire a 14°”, cita l’etichetta. La descrizione in tedesco fa tornare vivide alcune reminiscenze scolastiche e chiarisce
gli abbinamenti consigliati. Una volta a temperatura, versiamo il vino nel calice.

LA DEGUSTAZIONE
L’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc si presenta di un rosso chiarissimo, che ricorda quello il chiaretto, molto luminoso e molto trasparente. Al naso i sentori sono veramente delicati, leggermente floreali.

All’assaggio evidenzia poco corpo, moderata acidità, moderata tannicità e moderata sapidità. Insomma un vino leggero, ma non per questo sgradevole. Lo definiremmo “particolare”. Il finale è leggermente ammandorlato, non particolarmente persistente, ma comunque armonico tra le sue caratteristiche. A livello di analisi sensoriale poco da dire, ma ogni vino e ogni vitigno ha le sue caratteristiche e per quelle va valutato. Offre il meglio di sé servito come aperitivo leggero, per accompagnare un tagliere di salumi e prodotti altoatesini, del pesce e anche una pizza. L’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc del Castello di Rametz è ottenuto con uve Schiava gentile. Il vitigno, nella fattispecie, non presenta alti valori di acidità e nemmeno un’elevata concentrazione di tannini. Per questo richiede la massima cura degli enologi per ottenere un vino di piacevole beva. Aspetto che si ritrova nell’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc prodotto dall’azienda agricola del Castello di Rametz.

Il vino viene imbottigliato la primavera successiva l’anno di vendemmia e non è longevo, si consiglia di berlo entro 2-3 anni. Sugli scaffali della Gdo abbiamo notato sia l’annata 2012 che la 2013. La nostra scelta è ricaduta sulla 2013 e la maturità della beva è confermata. Richiudere un vino e conservarlo per il pasto successivo fa arricciare il naso – lo sappiamo – ma è una pratica diffusa che oggi si può fare egregiamente con i nuovi strumenti a disposizione del consumatore. Va detto in questo caso che una volta aperto va consumato tutto, in quanto per struttura non regge il giorno dopo. Per l’Alto Adige la Schiava ha una grossa rilevanza legata al territorio: vitigno autoctono con radici storiche, ma soprattutto un vino di beva della gente locale, un vino genuino. Un vino quotidiano. Per chi non lo conoscesse, invece, il posizionamento prezzo pare forse un po’ forzato. Il fatto che sia un po’ anonimo e sconosciuto, assieme a un posizionamento errato sullo scaffale del supermercato, spiega la presenza di bottiglie del 2012. Ma questo è un altro film.

Prezzo pieno: 5,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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