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Uga San Donato in Poggio: il Chianti Classico fresco, fine e longevo

Uga San Donato in Poggio il Chianti Classico fresco, fine e longevo
Un territorio, le sue caratteristiche e la sua sfida col tempo attraverso i suoi vini. Il territorio è quello di San Donato in Poggio, Uga (Unità geografica aggiuntiva) del Chianti Classico. Le sue caratteristiche risiedono nei terreni, nel clima e nella particolare posizione all’interno della denominazione. La sfida con il tempo nella verticale, 2009-2022, tenutasi presso Enoluogo di Milano lo scorso 27 maggio. A fare gli onori di casa la presidente dell’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio, Natascia Rossini, e il portavoce, nonché titolare di Fattoria La Ripa, Nicolas Caramelli.

CHIANTI CLASSICO: L’UGA SAN DONATO IN POGGIO

Il territorio di San Donato in Poggio rappresenta la zona centro-occidentale del Chinati Classico, compresa fra i comuni di Barberino Tavernelle (Firenze) e Poggibonsi (Siena). L’areale comprende 18 produttori, riuniti dal 2018 nell’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio. La geologia della regione è variegata, ma riconducibile per la gran parte a terreni sedimentati come il “Flysch”, successione alternata e friabile di più tipi sedimenti, ed il “Galestro“, scisti argillosi policromi.

In alcuni punti affiorano i così detti “Alberese“, calcari marnosi più compatti, che si alternano a sabbie e arenarie stratificate. L’orogenesi della zona ha poi determinato formazione di argille blu capaci di trattenere l’acqua negli strati profondi, fornendo una disponibilità naturale molto utile in stagioni siccitose ed evitando un eccesso di stress idrico. Un territorio ben definito, delimitato a est dalle colline che si elevano oltre i 600 metri e al confine con Castellina in Chianti, verso sud, creando un arco in direzione sud-ovest.

Un abbraccio collinare che racchiude un territorio dove i venti di maestrale del mar Tirreno attraverso il corridoio naturale del Monte Serra, tra Pisa e Lucca, influenzando il clima. Rispetto alle vallate interne del Chianti Classico, gli inverni dell’Uga San Donato in Poggio risultano più miti e le estati più fresche e ventilate. In primavera le vigne germogliano abitualmente con leggero anticipo, mentre le maturazioni tendono a essere più lente e le raccolte tardive.

LA VERTICALE DI CHIANTI CLASSICO UGA SAN DONATO IN POGGIO

Tutte peculiarità evidenti nella degustazione verticale di 17 Chianti Classico dell’Uga San Donato in Poggio, a rappresentare 17 delle 18 aziende produttrici lungo un arco temporale di 14 anni, dal 2009 al 2022. Filo conduttore fra le diverse referenze, la grande freschezza ed i tannini ben presenti ma mai aggressivi.

Le Filigare, 2022

Già dal naso si intuisce quello che sarà il suo comportamento al sorso. Arancia rossa viva, fresca croccante, che quasi sovrasta le note di frutta rossa matura e le leggere note speziate. In bocca è freschissimo, agile ma pieno con tannini ben marcati.

Isole e Olena e Poggio al sole, 2021

Vini dal naso elegante. Note di frutta rossa, prugna e ciliegia, con un tocco più balsamico per Isole e Olena e che strizza l’occhio alle erbe aromatiche per Poggio al Sole. Sorso succoso e sapido che nonostante il tannino vivo e scalciante resta scorrevole.

Casa Sola, Fattoria Cerbaia e Fattoria la Ripa, 2020

Naso leggermente più evoluto con frutti rossi maturi e note di spezie scure. In bocca è sempre la freschezza a guidare la degustazione accompagnando un tannino largo e morbido.

Torcilacqua, 2019

Naso concentrato col frutto che diviene pieno, quasi surmaturo, ed evidenti note boisé. In bocca è ancora una volta la viva acidità a guidare il sorso.

Quercia al Poggio, 2018

Pulito, elegante, fine. Profumi intensi di frutto rosso e scorza d’arancia che si accompagnano ad una nota fumé. Freschezza quasi tagliente ed una viva sapidità

I CHIANTI CLASSICO 2016, 2015 E 2009, UGA SAN DONATO IN POGGIO

Ricca ed articolata la batteria del 2016 rappresentata da Castello della Paneretta, Castello di Monsanto, Ciciano, Fattoria le Masse, Fattoria Montecchio, Il Poggiolino. Annata particolarmente vocata che esprime tutta la sua tenuta nel tempo e forza espressiva nei bicchieri. Tutti e sei i calici esprimono pienezza al naso. Frutto rosso fresco ed ancora croccante, arancia sanguinella ed una nota terziaria, tostata, che strizza l’occhio alla brace. Al sorso nasconde gli anni mostrando un vigore ed una spinta da vino giovane.

Casa Emma e Podere la Cappella, 2015

Naso molto intenso con note di frutta decisamente più matura dei precedenti. In bocca non tradisce l’età mostrandosi ancora in piena forma.

Fattoria Ormanni, 2009

L’”anziano” della compagnia gioca con note terziarie ed evolutive decisamente più marcate dei suoi compagni di degustazione. Confettura di frutti rossi, balsamicità eucaliptica marcata, pepe, cuoio, boisé. Se il naso è evoluto, il sorso non racconta dei sui 15 anni di età mantenendo quella freschezza che guidato tutta la degustazione.

I VITICOLTORI DELL’ASSOCIAZIONE SAN DONATO IN POGGIO

Le aziende che aderiscono al momento all’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio sono Fattoria Montecchio, Quercia al Poggio, Poggio al Sole, Isole e Olena, Casa Sola, Castello Di Monsanto, Podere La Cappella. E ancora: Marchesi Antinori Badia a Passignano, Castello della Paneretta, Le Filigare, Casa Emma, Fattoria la Ripa, Torcilacqua, Il Poggiolino, Fattoria Ormanni, Le Masse, Fattoria Cerbaia e Cinciano.

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Approfondimenti news vini#1

Il Gallo Nero sfida il tempo: verticale di Chianti Classico Riserva Castello di Monsanto, Il Poggio

Non solo uno dei vini italiani più famosi al mondo, ma anche uno di quelli storicamente più importanti. Troviamo tracce storiche del Chianti già nel XVI secolo, passando poi per la prima definizione dei confini della zona di produzione nel 1716 e attraverso la prima forma di definizione dell’uvaggio, grazie al Barone Bettino Ricasoli nella prima metà del 1800.

Una lunga storia che giunge a noi attraverso la costituzione del consorzio del Gallo Nero nel 1924 e dall’introduzione della specifica “classico” nel 1932, e un disciplinare modificato l’ultima volta nel 2013.

È il tempo, quindi, a consegnarci il Chianti Classico. Ma, all’atto pratico, come si comporta il vino alla sfida col tempo? È stata la sezione di Varese dell’Onav a tentare di dare una risposta. Organizzando una splendida verticale di Chianti Classico Riserva “Il Poggio” di Castello di Monsanto, lo scorso 26 gennaio. Cinque vini, uno per decennio. Per assaporare lo scorrere del tempo.

LA VERTICALE
Riserva Il Poggio 2013. 14,2% per un vino nato in un’annata fresca ed equilibrata. Vinificazione in tonneaux sia di primo che di secondo passaggio, delestage per una estrazione dolce. Uvaggio 90% Sangiovese e 10% Colorino.

Colore rubino non particolarmente inteso, unghia lievemente aranciata. Molto intenso al naso, pulito. Quasi non avvertiamo sentori terziari, ma grandi note fruttate. Ciliegio, viola, una leggera nota terrosa. Solo dopo un po’ avvertiamo un leggero sentore tostato o di legna da camino. In bocca è piacevole con un tannino leggermente aggressivo ed amaricante. Molto fresco grazie alla viva acidità.


Riserva Il Poggio 2006. 14% figli di un’annata altalenante con stagione di raccolta ottimale. 18 mesi in tonneaux.

Più colorato del precedente, più carico, più coprente. Anche al naso è più intenso e regala sensazioni diverse. Marmellata di lamponi, vaniglia, fiori appassiti, marasca. Iniziamo a percepire una maggiore presenza di note terziarie come pepe, chiodi di garofano, cacao, terra. Chiude una nota mentolata.

In bocca il tannino è vivo, deve ancora evolvere. Meno amaro del 2013 il sorso è pulito e chiude con una lunga persistenza.


Riserva Il Poggio 1999. 13,8%. il 40% del vino fa barrique per 8 mesi, 60% botti di slavonia da 50hl. Vent’anni iniziano a farsi sentire e il vino cambia registro. Colore integro, al naso si avvertono subito sentori di rabarbaro e radici ed agrume (chinotto).

I terziari si spendono in note di pepe, terra, ruggine, tamarindo e legni balsamici. Profumi molto diversi rispetto ai due fratelli minori assaggiati in precedenza. All’assaggio è integro, nessuna ossidazione, fresco ed armonico accompagna la persistenza con un retro olfattivo ricco di caffè e marasca.

Riserva Il Poggio 1982. 13,9%. Tre anni e mezzo in botti Slavonia da 50hl. Un’annata che già all’epoca fu considerata “di allungo”, capace di dare vini longevi.

Nobile color aranciato al naso somiglia più al 2006 anche al 1999. Marmellata di frutti rossi, terra, grafite, cacao, caffè, tabacco ed una nota balsamica. Agile in bocca, di buona acidità e tannino vellutato. Persistente. Stupisce per la sua gioventù e per la sua schiettezza.


Riserva Il Poggio 1977. 13,8%. Tre anni e mezzo in botti Slavonia da 50hl. Annata regolare. Colore che tende al bruno. Al naso è difficile e contrastante. Radici, tamarindo, liquirizia, rabarbaro. Una nota dolciastra che può ricordare l’assenzio o il vermuoth ma sempre in contrasto con le note secco/amare.

Pulito, senza “danni”, fa sentire i suoi anni. In bocca è meno integro del precedente ma l’acidità ancora supporta il sorso. Equilibrato ed armonico il tannino ancora “asciuga” la bocca.


CASTELLO DI MONSANTO, “CRU” IL POGGIO

Il Castello di Monsanto risale alla metà del 1700, ma è molto più recentemente che il suo nome diventa iconico nel mondo del Chianti.

Nel 1961 viene acquistato da Aldo Bianchi, incantato dalla vista che si gode dal suo terrazzo, e lo donò al figlio Fabrizio in occasione del suo matrimonio.

Stregato dai vini della tenuta Fabrizio iniziò a dedicarsi ad essi. Nel 1968, in controtendenza con quanto era in uso allora, decise di eliminare le uve a bacca bianca dall’uvaggio.

Il messaggio era chiaro: è il Sangiovese la vera ricchezza di questa terra. Nello stesso anno la scelta di eliminare i raspi per ottenere un vino più complesso ed equilibrato.

Tutto questo applicato alle uve provenienti dal vigneto Il Poggi. 5,5 Ha, il primo “cru” di Chianti Classico.

Vigneto collinare che insiste su galestro, un terreno scistoso argilloso che tende a sfaldarsi naturalmente e che dono al vino i suoi particolarissimi sentori.

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