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Francesco Montalbano nuovo direttore di Castello di Meleto

Francesco Montalbano nuovo direttore di Castello di Meleto
Francesco Montalbano
, senese, classe 1980, è il nuovo direttore di Castello di Meleto (Gaiole in Chianti, Siena).
Non un nuovo arrivo ma un «ritorno gradito», dal momento che Montalbano aveva coperto il ruolo di direttore amministrativo fino al 2017. Dopo le esperienze in Biondi Santi e nel mondo degli spirits, torna con un nuovo bagaglio da mettere a disposizione di un’azienda divenuta un modello produttivo unico nel proprio genere. Le linee guida che seguirà sono legate alla valorizzazione delle singole vigne, creazione di una cantina all’avanguardia, sviluppo di un turismo da “wine resort”, conservazione e valorizzazione del patrimonio architettonico e storico. Il nuovo incarico arriva dopo il cambio al vertice, con il passaggio di consegne tra il nuovo presidente di Castello di Meleto, Stefano Ilari, e la presidente uscente Lucia Pasquini.

MONTALBANO E IL NUOVO CORSO DI CASTELLO DI MELETO

«Castello di Meleto – afferma Montalbano – è sempre rimasto nel mio cuore. Quando mi è stato chiesto di assumere la guida di una realtà che in questi anni è cresciuta molto, ho accettato con entusiasmo. Proseguiremo con ancora maggior impegno lo splendido lavoro impostato da Michele Contartese, che ringrazio e che stimo da sempre». Molti i progetti in fase di sviluppo. Proseguirà l’impegno nella valorizzazione delle cinque sottozone vitate, Casi, Meleto, San Piero, Poggiarso e Moci, e delle singole selezioni di vigna. Un lavoro che si farà ancora più accurato grazie al rinnovamento della cantina, che unirà efficienza produttiva alla possibilità di organizzare visite e tour aperti al pubblico.

Un impegno importante è dedicato alla conservazione e valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale di Castello di Meleto. A maggio è prevista l’apertura della Torre Parabuio, luxury suite che prende nome dal vino più iconico dell’azienda. Situata in una delle torri del Castello, dotata di ogni confort, dalla vista mozzafiato alla Spa privata, segnerà un nuovo passo verso l’enoturismo di alto livello. Sempre nell’ottica della valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale, a breve si concluderanno i lavori di restauro della Pieve di Spaltenna, che sarà riconsegnata agli abitanti di Gaiole in Chianti e a tutti i visitatori che vorranno scoprire questa splendida chiesa dell’XI secolo.

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Giornata Mondiale delle Api: Astoria e Castello di Meleto alleate delle piccole operaie

Centinaia di chilometri di distanza. Eppure, nella Giornata Mondiale delle Api, le terre del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene e del Chianti Classico sembrano quasi vicine di casa. Merito dell’impegno di Astoria e di Castello di Meleto. Le due cantine hanno infatti stretto un’alleanza strategica con le piccole operaie. Insetti preziosi, vero sinonimo di biodiversità.

A Refrontolo, nella Tenuta di Astoria Wines, sono state istallate proprio nei giorni scorsi quindici arnie. Oltre 300 mila api hanno trovato casa tra i filari di Glera. Un numero destinato a crescere e superare le 900 mila, una volta completata la fase di sviluppo.

Le api, provenienti dall’Apicoltura Parco dei Principi di Gorizia, sono ora in una fase di esplorazione del territorio. Ognuna ha un raggio di azione di circa 3 chilometri. Amano i fiori delle acacia, molto diffusi nei dintorni.

Ma apprezzeranno anche il trifoglio incarnato in fioritura, che tra poche settimane ricoprirà il terreno tra i filari dei vigneti. Per le api di Astoria il vero “parco giochi” è la distesa di fiori ed arbusti piantati nel 2015, nell’ambito del protocollo “Vignes fleuries“. Ogni estate, uno spettacolo di colore garantito.

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Il ruolo chiave delle api nell’ecosistema e nel mantenimento della biodiversità – commentano Paolo e Giorgio Polegato, titolari della cantina veneta – è ormai noto. Qui troveranno un ambiente accogliente e saremo ancora più attenti per far sì che la viticoltura non interferisca con il loro operare».

Già oggi i nostri agronomi selezionano prodotti a basso impatto per prevenire malattie delle piante, diserbo meccanico senza erbicidi e soluzioni che rafforzino la presenza di insetti buoni, a loro volta in grado di proteggere i vigneti dai parassiti. Un circolo virtuoso che con le api sarà ancora più efficace».

La cura delle api sarà affidata all’apicoltore Johnny Moretto di Crocetta del Montello (TV). A lui il compito di monitorare costantemente lo stato di salute degli alveari, raccogliendone poi il miele.

«Il connubio tra apicoltori e mondo agricolo è positivo – sottolinea Stefano Dal Colle, presidente Atap Apicoltori – e in Veneto l’allevamento delle api è un fenomeno che diventa sempre più importante». A dimostralo anche l’Accordo per il Montello che vede protagonista un’altra cantina veneta, Giusti Wines.

Nella regione sono presenti ben 25 mila alveari, curati da oltre 1200 apicoltori. Ogni alveare produce in media 20 Kg di miele in un anno, d’acacia o millefiori. Una piccola produzione firmata Astoria sarà possibile già quest’anno.

LE API E IL CHIANTI CLASSICO

Proprio in concomitanza con la Giornata mondiale delle Api, Castello di Meleto si prepara a inaugurare il Parco delle Api. Il taglio del nastro, previsto per domani, 20 maggio 2021, interessa un’oasi di un ettaro e mezzo di alberi e fiori.

L’area è destinata a diventare un vero e proprio paradiso per le api. Ma anche un luogo didattico, dove raccontare ad adulti e bambini l’affascinante mondo di questo insetto da cui dipende il 70% delle risorse alimentari dell’uomo.

«Crediamo molto in questo progetto – dichiara Michele Contartese, direttore generale di Castello di Meleto – che completa la nostra visione della sostenibilità ambientale a sostegno della biodiversità».

Accanto all’impegno di custodia del territorio, oggi vogliamo promuovere attivamente la conoscenza del mondo delle api, insetti indispensabili per la nostra sopravvivenza, con un parco didattico dedicato a loro ma aperto a tutti».

Circa trenta specie, tra alberi da fiore, arbusti e erbacee, garantiranno dalla primavera a fine autunno uno spettacolo di colori e forme. Alberi di Giuda, tigli, rosmarino, elicriso, borragine, lupinella e ginestrino sono solo alcune delle botaniche che fioriranno.

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Gli alberi saranno dimora per le famiglie di api. Le arnie saranno infatti collocate sotto le fronde, in modo che le piccole operaie possano vivere in un ambiente il più naturale possibile.

L’apertura del Parco delle Api di Castello di Meleto corona l’iniziativa Nel Nome dell’Ape. Nnata lo scorso anno, permette di contribuire in prima persona a un progetto di ripopolazione di questi straordinari insetti, a Gaiole in Chianti. I partecipanti possono adottarle simbolicamente e ricevere in cambio il miele.

Le ultime api sono arrivate in quest’angolo di Toscana durante la primavera. Ben 25 nuove famiglie, sino a un totale di 40 arnie oggi a disposizione. Tradotto: oltre 3 milioni di api ospitate in un anno.

Il vino, a Castello di Meleto, rappresenta ovviamente il prodotto bandiera. Ma ad insidiare il primato, oltre ad olio extra vergine d’oliva biologico e i prodotti ricavati dall’allevamento di Cinta senese, ci sarà sempre più miele. Garantiscono loro. Le api.

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degustati da noi vini#02

Vigna Casi, Poggiarso e Camboi: i Cru di Castello di Meleto nel Chianti Classico

«Non abbiamo 142 ettari vitati, ma 142 volte un ettaro», dice Michele Contartese, direttore generale di Castello di Meleto, nel raccontare il “Progetto Cru“. La zonazione dei vigneti ha consentito di suddividere le proprietà della tenuta di Gaiole in Chianti in cinque sottozone. Diverse per clima, pendenze, esposizione, composizione dei suoli e altimetria.

Tre i Cru individuati, in grado di dare vita ad altrettanti vini da singola vigna: Chianti Classico Gran Selezione Docg “Vigna Casi” 2017, Chianti Classico Gran Selezione Docg “Poggiarso” 2017 e Toscana Rosso Igt “Camboi” 2018.

CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE DOCG “VIGNA CASI” 2017
Solo Sangiovese per questo Gran Selezione che nasce in un vigneto, posto a circa 450 m sul livello del mare, suddiviso in Casi Sopra, coltivato ad alberello, e Casi Sotto, coltivato a Guyot, il cui terreno è composto da arenaria e galestro.

Parte del vino sosta per 27 mesi in botti di rovere di Slavonia da 30 hl, la restante parte in botte di rovere francese da 50 hl. Rosso rubino luminoso risulta subito intenso ed invitante al naso.

Note importanti di frutta rossa matura, ciliegia, frutti di bosco e prugna in prevalenza, cui si affiancano sentori caldi di spezie. In bocca è avvolgente, fresco e succoso con tannini compatti, ben presenti ma vellutati.

CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE DOCG “POGGIARSO” 2017
La vigna Poggiarso racconta di sé già dal nome. Il “poggio” (collina), posto a 500 m slm, è definito “arso” per via dei terreni rocciosi composti da alberese, argilla e galestro nonché per la sua esposizione a sud che ne determina le grandi escursioni termiche fra giorno e notte.

Lo scheletro roccioso della collina, tanto resistente da aver costretto ad utilizzare la dinamite per realizzare i primi scassi, dà vita ad un Sangiovese austero. Elevato per 27 mesi in botti di rovere francese da 50 hl, Poggiarso si presenta di color porpora con riflessi granati.

Piccoli frutti rossi maturi, viola ed una vena speziata dominano l’esperienza olfattiva che si completa con una netta nota di grafite, a tratti quasi sulfurea. In bocca non delude.

L’ingresso del sorso è affilato e preciso, più verticale di Vigna Casi e per certi aspetti più “rustico”. I tannini sono vivi e vivaci ma non invasivi e non disturbano durante la lunga persistenza che ripercorre tutte le note sentite al naso.

TOSCANA ROSSO IGT “CAMBOI” 2018
La vigna è situata nella sottozona fresca e ventilata caratterizzata da suoli argillosi un tempo adibita a pascolo, da cui il nome Camboi: “campo dei buoi”. Malvasia Nera del Chianti in purezza, varietà storicamente usata nel blend del Chianti Classico che l’azienda ha voluto recuperare in purezza per questo vino.

Rosso rubino molto carico con riflessi violacei conquista con profumi tipici del vitigno. Note floreali, soprattutto violetta, e un chiaro profumo di piccoli frutti rossi maturi.

Un leggero sentore d’incenso lo rende ancora più intrigante. In bocca la buona acidità, la morbidezza ed i tannini vivi ben si bilanciano fra loro dando vita ad un sorso equilibrato e gastronomico.

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Michele Fontana è il nuovo Direttore de Consorzio del Brunello

Michele Fontana sarà il nuovo direttore del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino. Direttore amministrativo dell’azienda Castello di Meleto e con un’esperienza nel Consorzio del Vino Chianti Classico, Fontana assumerà l’incarico da luglio, raccogliendo il testimone da Giacomo Pondini, in carica dal 1° gennaio 2016 e nuovo direttore del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg.

“Nel dare il benvenuto al nuovo direttore, siamo certi di inaugurare una collaborazione costruttiva in un momento di forte incertezza per tutto il settore – ha detto Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio -. Ci attendono sicuramente tempi sfidanti ma anche di positiva prospettiva per Montalcino e per la denominazione.

“A nome di tutto il Cda del Consorzio e delle aziende, ringrazio Giacomo Pondini – ha concluso Bindocci – per l’attività svolta fin qui, per il costante impegno e per i risultati conseguiti sotto la sua direzione”.

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Castello di Meleto punta sulla zonazione climatica di dettaglio per i propri vigneti

“La nostra viticoltura – afferma Michele Contartese, direttore di Castello di Meleto, presentando il nuovo progetto – è biologica ma questo non ci bastava. Abbiamo voluto adottare un sistema innovativo per capire nel dettaglio i nostri vigneti, anzitutto per prevenire l’attacco delle malattie e dei parassiti e intervenire solo quando e dove ce n’è realmente bisogno. Ma c’è di più: ci consentirà di monitorare la maturazione delle uve per programmare al meglio le vendemmie e ci permetterà di comprendere fino in fondo il microclima di ogni nostro angolo di vigneto”.

Da quest’anno, infatti, i vigneti di Castello di Meleto saranno interamente mappati dal sistema Netsens, che, grazie alla combinazione di tecnologia wireless e IoT (Internet of Things), permetterà di analizzare filare per filare i ben 140 ettari di vigneto di proprietà.

L’azienda sarà la prima in Italia ad applicare il sistema ad una superficie così ampia divenendo un modello per l’intera viticoltura nazionale. La differenza sostanziale rispetto a quanto già presente in altre aziende sta nella combinazione di centraline meteo e di decine di sensori wireless (nodi), sistemati all’interno del vigneto e non ai bordi, dove vengono posizionate normalmente le stazioni meteo.

Una differenza sostanziale, che permetterà di avere uva viticoltura “oltre alla precisione”, arrivando al dettaglio. Il sensore dialoga vi con la centralina a cui fa capo mentre i dati raccolti da tutte le centraline vengono inviati attraverso la rete, processati, analizzati e archiviati.

Il futuro, quindi, sarà avere una precisa zonazione climatica ma anche raccogliere dati storici che testimonino eventuali cambiamenti climatici.

“Questa soluzione rappresenta un passo avanti per tutto il mondo del biologico – Afferma Ruggero Mazzilli, agronomo fondatore della Stazione Sperimentale per la Viticoltura (Spevis) e consulente dell’azienda – Molto spesso i preconcetti sono dovuti alla paura di quel che non si conosce e non si può prevedere. Con questo sistema porteremo una maggiore conoscenza in tutto il mondo della viticoltura con l’augurio che per il futuro il biologico divenga l’unico modo di produrre possibile. I bravi vignaioli insegnano che, per fare cose grandi, bisogna sentirsi piccoli di fronte alla natura”.

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