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Fenomeno Pét-nat (anche) in Campania: la storia di successo di Casebianche

Fenomeno Pét-nat (anche) in Campania: la storia di successo di Casebianche

«Un Pét-nat. Ma cos’è, poi, un Pét-nat?», se non «l’apostrofo roseo» (ma pure bianco ed orange) tra le parole “vino frizzante” e “birra artigianale“? Tralasciando voli pindarici e mettendo da parte – almeno per un attimo – Cyrano de Bergerac, quello dei Pétillant naturel è un fenomeno internazionale che non può (più) passare inosservato. Un trend che, tra punte di qualità e casi organoletticamente “disperati”, ha finito per convincere anche diverse cantine italiane. In Campania, la storia di successo è quella di Casebianche.

I 14 ettari della cantina di Torchiara, in provincia di Salerno, si sono riscoperti terra fertile per la produzione di tre “bollicine”, nel solco del boom mondiale dei Pét-nat. «Tutto è iniziato nel 2010 – spiegano a WineMag.it Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio, durante Campania Stories 2021 – anno in cui abbiamo iniziato a produrre “La Matta”, da uve Fiano».

LA CRESCITA DEI PÉT-NAT

Appena mille bottiglie, che il mercato ha assorbito in pochi mesi. Nel 2012, la stessa sorte è toccata a 6 mila bottiglie di “La Matta”, volatilizzate in un batter d’occhio. «Oggi – anticipano i titolari di Casebianche – l’obiettivo è arrivare a produrre 10 mila bottiglie, dopo aver toccato la quota record di 7 mila bottiglie ormai da diversi anni».

Stesso target per gli altri due Pét-nat che si sono aggiunti alla gamma, registrando un successo pari a quello del primo nato della cantina salernitana. Si tratta de “Il Fric“, Paestum Igt frizzante ottenuto da uve Aglianico in purezza, introdotto nel 2015. E dell’ultimo arrivato “Pashkà“, Paestum rosso frizzante sur lie Igt prodotto a partire dal 2017, da una cuvèe di Aglianico e Barbera campana.

«Pashkà – sottolineano Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio – è il punto di approdo finale del nostro percorso nella produzione di questa tipologia di vini conosciuti a livello internazionale come Pét-nat, che tanto stanno riscuotendo successo per la loro grandiosa accessibilità e facilità di beva».

Al di là del numero di bottiglie, in crescita costante, questo vino nasce dalla necessità e dal desiderio di recuperare una tradizione che in Campania si era persa: quella del Gragnano, rosso frizzante che è finito per essere prodotto poco e principalmente in autoclave. Pochi fanno rifermentazione in bottiglia, proprio come si faceva anticamente in Campania e come fanno ancora molti produttori di Lambrusco».

LE RAGIONI DEL SUCCESSO

Prima di trovare la quadra, Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio hanno dovuto «lottare» con le uve scelte per Pashkà. «Oltre al Gragnano – spiegano i due coniugi vignaioli – Pashkà guarda ai mitici Colli Piacentini dove si produce il Gutturnio, mix di Bonarda e Barbera. Qui in Cilento abbiamo la Barbera. Al posto del Bonarda, abbiamo pensato di ricorrere all’uva rossa principe delle nostre terre: l’Aglianico. Abbiamo dovuto bilanciare durezze e pressione delle bollicine, sino a ottenere il risultato perfetto a 1,8 bar. Uno in meno rispetto a “Il Fric”».

I prezzi di listino Horeca dei Pét-nat di Casebianche? Incomparabili a quelli di molti “frizzanti” come Gutturnio e Lambrusco, facilmente reperibili nella Grande distribuzione organizzata. Il distributore italiano (Proposta Vini) li vende a circa 9,50 euro. All’estero, i buyer acquistano le “bolle” di Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio per non meno di 6,50 euro.

Un successo che va dal Nord Europa – Danimarca, in primis – al Canada, passando per Paesi dell’Est come l’Ucraina, curiosi di sperimentare nel mondo dei “vini naturali“. In fondo, ovunque si trovino, il bello di certi Pét-nat è che non ci sia bisogno di alcun Cyrano de Bergerac per spiegarli. Né tantomeno di aspettare Rossana, per berli.

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ViniVeri 2019: i migliori assaggi a Cerea

CEREA – Si è conclusa domenica 7 Aprile la sedicesima edizione di ViniVeri – Vini secondo Natura a Cerea (Vr). Una manifestazione in crescita costante che si conferma appuntamento fondamentale per winelovers e addetti ai lavori.

L’edizione del 2019  ha rilevato un incremento ingressi del 10% rispetto allo scorso anno ed una folta rappresentanza di importatori da Cina, Far East e Sud Est asiatico.

Il 40% degli operatori presenti nei tre giorni della manifestazione sono giunti a ViniVeri per la prima volta, “come per la prima volta – fanno sempre notare gli organizzatori – si sono aggirati tra gli oltre 120 banchi dei produttori diversi enologi di grandi e note aziende del vino italiano”.

Soddisfazione (confermata dai numeri) anche da parte del Presidente del Consorzio ViniVeri Giampiero Bea che ha così tirato le somme:

L’obiettivo della direzione di ViniVeri non è quello di aumentare i numeri senza qualità  sia essa riferita ai vignaioli (che sono sempre individuati tra quelli che generano vini da agricoltura senza l’uso di chimica di sintesi in vigna – almeno biologica o biodinamica – senza l’aggiunta di sostanze ammesse per uso enologico a esclusione di modeste quantità di solfiti e senza l’uso di stabilizzazioni forzate), sia essa riferita ai fruitori dell’evento che, al fine di permettere un sereno avvicinamento ai vignaioli, devono essere non solo interessati ad assaggiare vino, bensì il vino buono, prodotto secondo natura”.

I MIGLIORI ASSAGGI A VINIVERI 2019

Dolcetto “A Elisabeth” 2018 – Cascina delle rose
Prodotto dai vigneti dei cru Tre Stelle e Rio Sordo con vinificazione classica in acciaio. Nel calice si presenta rubino intenso con riflessi violacei, naso fresco di fragolina, violetta oltre nota vinosa. Al palato il sorso è molto coerente, bella freschezza, centro bocca con polpa notevole e suadente. Chiusura fresca e finale appagante. Davvero un dolcetto elegante e piacevolissimo.

Barbaresco Rio Sordo campione di botte 2016 – Cascina delle rose
Rio Sordo è un cru da aspettare, difficilmente si scopre subito. I terreni su cui si trovano i vigneti sono compatti, fatti di marne bluastre e calcaree. La 2016 è stata una annata classica, che darà longevità.  Chiuso e timido all’olfatto ha comunque richiami terrosi e di fungo e poi spezia sul finale. In bocca è ben bilanciato, giusta acidità e grande corpo.  Conquista indubbiamente per la grande intensità del sorso.

Colli Orientali del Friuli  Merlot Riserva 2015 – Ronco Severo
Vendemmia leggermente posticipata per questo Merlot Riserva cui segue fermentazione e macerazione per 4 mesi in tini tronco conici a cappello emerso con follature manuali giornaliere. L’affinamento è di 4 anni  in legno.

Grandissima spezia al naso, pepe, tabacco e liquirizia, erbe aromatiche, frutto scuro maturo, qualche sbuffo di mineralita’ e appena accennate le classiche note verdi. In bocca il tannino è lieve, grande freschezza e rimandi di mineralita’. Completo ed equilibrato è la sintesi di tutto ciò che appaga in un bicchiere di vino.

Paestum Igp Aglianico Rosato Frizzante Fric – Az Agr Casebianche
Siamo a Torchiara in provincia di Salerno, località posizionata tra il monte della Stella, il torrente Acquasanta e il mare del Cilento. Il Fric è un rosato ottenuto da uve Aglianico, con poche ore di contatto sulle bucce e rifermentazione spontanea in bottiglia.

Di colore rosa lampone ha un naso sprizzante di frutti rossi, melograno e fragolina. In bocca la bollicina è vivace, ma non invasiva. Al palato, la componente fruttata unita alla freschezza e alla mineralita’ e sapidità conferite dalle marne e dalle arenarie del sottosuolo regala una bevuta di assoluta piacevolezza.

Meursault 2017 – Philippe Pacalet
Un vino che non ha bisogno di presentazioni ma che tuttavia non può non essere menzionato tra i migliori asssaggi. Chardonnay di uno dei cru di Borgogna più vocati in assoluto lo approcciamo con diffidenza, immaginando di trovare un vino chiuso e marcato dal legno.

Nulla di tutto ciò. La nota boise è appena accennata al naso che “parla” anche di frutta a polpa gialla, pera e lievi note agrumate. In bocca è un concentrato di mineralità e freschezza. Bel corpo, leggera glicerina e lunghissima persistenza. Godibilissimo, “ruffiano” quanto basta.

Arshura 2016 campione di botte  – Valter Mattoni
Non scopriamo certo oggi Valter detto anche “la Roccia” Mattoni, ma questo Arshura 2016 è forse il migliore mai creato. Prodotto con cloni molto vecchi di Montepulciano viene vinificato e affinato in legno piccolo usato.

All’olfatto si presenta con le classiche note di visciola, sottobosco e cacao, Pulito e preciso anche in bocca. Magistrale la capacità di Valter di addomesticare, con i passaggi in barrique, la forza di quest’uva il cui tannino è gia armonizzato nelle sfumature di questo assaggio. Tre aggettivi: ricco, lungo, appagante.

Kupra 2015 – Oasi degli Angeli
Prodotto del vitigno Grenache delle Marche, chiamato in loco Bordò, da una vigna ultracententenaria e fitta (circa 6000 ceppi x ettaro). Qualche centinaio le bottiglie prodotte ogni anno. Limpido nel bicchiere, il Kupra 2015 di Oasi degli Angeli ha un bouquet infinito.

Ogni minuto aggiunge qualcosa di sorprendente: china, rabarbaro, rosa canina, erbe aromatiche, buccia di arancia, spezia e poi balsamicità. In bocca è persistente, al limite dell’infinito. Incredibile la coerenza gusto olfattiva. Tra i migliori assaggi assoluti della giornata.

Langhe Doc Nebbiolo 2017 – Rinaldi
Sono circa 23/25 i giorni di macerazione di questo nebbiolo. Dieci in meno del Barolo cui segue affinamento in botte grande da 30 ettolitri. Un vino tutta gioventù e spregiudicatezza. Naso ricco ed ammaliante di rosa e fragolina. Sorso fresco e lungo di bella struttura e polpa. In bilico tra il da bere subito per goderne la golosità o il da aspettare per goderne le evoluzioni.

Coste della Sesia 2016 Antoniotti Odilio
Nebbiolo 100% , due  settimane di macerazione poi passaggio in legno grande per 18 mesi. Non si eseguono travasi, il vino viene decantato naturalmente. Finisce con un passaggio di 6 mesi in acciaio per stabilizzare. Grandissima eleganza per un vino che regala immediatezza, gusto e piacere alle beva.

Un piccolo grande nebbiolo con classiche note varietali ben bilanciate dalla acidità e dalla nota minerale dei porfidi su cui l’apparato radicale si districa. Indubbiamente il “best buy” della fiera.

L’Aura 2016 – Az.agricola Gino Pedrotti
Blend 50% Chardonnay 50% Nosiola prodotto con 15 giorni macerazione e poi 15 mesi in legno misto da piccole barrique fino a botti grandi. Insomma, dove c’è spazio Gino lo sfrutta. Tra i bianchi proposti in gamma certamente il migliore per equilibrio.

Legno appena percettibile in ingresso di sorso, poi nota minerale e di frutta a polpa bianca e gialla. Un vino che  accosta la freschezza della Nosiola alla struttura dello Chardonnay, accontentando tutti i palati. Bella freschezza finale, nota di acidità giusta.

Passito di Pantelleria Decennale 2008 – Ferrandes
Lunga fermentazione  per questo passito. Mesi in cui  l’uva passa viene aggiunta al mosto un poco alla volta. Affina in acciaio dove il vino è rimasto fino al 2018. Di colore dorato carico al naso è un trionfo di uva passa, scorza d’arancia,miele.

Un incredibile altalena tra accenni ossidativi e sale. Mediterraneo fino al midollo. Bocca in equilibrio tra dolcezza e grande sapidità. Salmastro. Tutta Pantelleria in ogni singola sfumatura. Non stanca mai.

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