Grande affluenza ai banchi d’assaggio presidiati da oltre cinquanta vignaioli, che hanno portato le ultime annate delle loro produzioni.
Un territorio, quello dell’Alto Piemonte, che sta vivendo un vero e proprio rinascimento: produzioni in costante miglioramento, intelligente attività promozionale del Consorzio e fattiva sinergia tra produttori.
Un esempio, insomma, per molte altre realtà italiane. Difficile bere male, livello mediamente alto a tutti i banchi. Ecco una selezione dei migliori assaggi di quest’anno.
I MIGLIORI ASSAGGI A TASTE ALTO PIEMONTE 2019
Boca Doc 2015, Azienda Agricola Barbaglia
Non è che si possa parlare sempre bene di loro, ma non sbagliano un colpo e sono sempre in crescendo. Scherziamo con Silvia, donna del vino dal sorriso contagioso. Bisognerebbe scrivere tra i miglior assaggi “i vini di Barbaglia tutti”. Ma a questo giro parliamo del Boca.
Vino vulcanico, da porfidi rosa, blend 80% Nebbiolo, 20% Vespolina. Una produzione che stanno incrementando a circa 8000 bottiglie. Un matrimonio tra i due vitigni che inizia già dalla vinificazione.
La Vespolina viene raccolta manualmente al giusto grado di maturazione, prima che precipiti e pigiata insieme al nebbiolo. Tre anni di affinamento di cui due in botte grande. Un vino in frac, austero ed elegante con un bouquet di fatto di piccoli frutti scuri, speziature, sbuffi minerali e che al palato è a dir poco sontuoso.
Ricco di estratto ma non pesante. Tannino fitto, un vino dalle ampie potenzialità di invecchiamento, ma in piena armonia tra corpo, alcolicità e sapidità. Un calice che si distingue anche nella veste, la bottiglia deformata piemontese.
Gattinara Riserva 2012 Docg, Luca Caligaris
Azienda nata nel 2002 che ad oggi, a seconda dell’annata, arriva a produrre circa 10.000 bottiglie. La Riserva 2012 è la seconda prodotta da Luca, la prima nel 2007, l’ultima nel 2017.
La riserva si fa se c’è quantità e gradazione, perché va dichiarata subito, ma soprattutto se c’è qualità. Luca è molto rigoroso in questo, un vignaiolo che ci mette testa e cuore, un metronomo alla Demetrio Albertini.
Questo nebbiolo affina 5 anni in botti e fa un altro anno tra acciaio e bottiglia. Naso tipico di frutti rossi, erbe aromatiche, speziatura” sapiente”. Il tannino si fa ancora sentire, scalpitante, ma non troppo. In bocca ampio, grande sapidità, elegante, grintoso nella progressione al palato. Finale lunghissimo.
Coste della Sesia Nebbiolo Vallelonga 2016, Fabio Zambolin
Fabio Zambolin è davvero un personaggio. Papillon di legno, sguardo da Gian Burrasca, è titolare di una piccola azienda che produce circa 3000 bottiglie. Uno che si è fatto da solo, un garagista del vino.
Il Coste della Sesia Nebbiolo Vallelogna è ricavato per il 60/70 % da viti vecchie ed il restante da viti nuove. Nebbiolo in purezza, prodotto in parte in acciaio, in parte in legno con fermentazioni naturali e lieviti indigeni.
Regala immediatezza e piacevolezza nel suo tipico varietale senza fronzoli. Bella freschezza, bella mineralità. Il 90% della produzione (circa 1800 bottiglie) però finisce negli States. Una chicca. Well done!
Colline Novaresi Vespolina Il Ricetto 2018, Mazzoni
Una delle migliori Vespolina in purezza offerta ai banchi d’assaggio. Quando si tratta di Mazzoni, la loro fama li precede. L’annata 2018 è fresca fresca di imbottigliamento e fa solo acciaio.
Nel calice rosso rubino ha un naso intenso di fragolina di bosco e di lamponi. Di ottima corrispondenza gusto olfattiva, al palato è tutto frutto e freschezza. Altissima bevibilità. Ci siamo ricascati.
Lessona Doc Pizzaguerra 2015, Colombera & Garella
95% di Nebbiolo e 5% di Vespolina affinate per circa due anni in barriques. Naso intrigante di frutti rossi, a tratti ematico e balsamico. Sorso di spessore, tannino “gengivale” e scia sapida al palato. Ottima persistenza. Il binomio Colombera & Garella è relativamente giovane, le loro prime etichette sono targate 2013. Due giovani intraprendenti, altro che bamboccioni.
Fenrose 2018, Poderi Garona
Un rosato fresco e beverino blend di Nebbiolo, Vespolina ed Uva rara decisamente in antitesi per leggerezza e semplicità rispetto al Boca 2013 che comunque è un altro dei migliori assaggi.
Accantoniamo per un attimo tannini e longevità e ci facciamo affascinare stavolta da questo rosa tenue nel calice, sofisticato. Agrumi e fiori freschi al naso. Scende una bellezza, si può dire? Il Fenrose dei Poderi Garona strizza l’occhio all’estate: terrazza vista mare e cruditè.
Colline Novaresi Doc Vespolina 2018, Francesco Brigatti
Vespolina in purezza imbottigliata da meno di una settimana. Sia al colore che al naso rivela tutta la sua giovinezza. Rosso violaceo ha un naso fresco, fruttato con leggere sfumature speziate.
Bello, pulito e schietto il sorso centrato sul frutto, ma con la spezia che ritorna. Tannino vivace, ottima bevibilità. Piacevolezza che si ritrova pressochè in tutta la sua gamma.
Gattinara Docg 2014, Mauro Franchino
Sosta obbligata quella da Franchino, dove troviamo Alberto, da poco subentrato allo zio nella gestione. Macerazione di 20 giorni più 1 anno in cemento e tre anni in botte grande.
Il 2014 è da poco in bottiglia e a breve sarà in commercio. Da questa vendemmia, seppur notoriamente piovosa è nato comunque un Gattinara con la “G” maiuscola. Di struttura, dal tannino irruente e da approcciare con infinita pazienza. Ma che cosa saprà regalare poi?
Prunent Stella 2017, Edoardo Patrone
Entriamo nel territorio delle Valli Ossolane. Edoardo Patrone. E qui la storia è obbligatoria. Giovane enologo con esperienza langarola ed australiana torna in Italia e diventa un moderno startupper. Il progetto è recuperare vigne di cui i proprietari anziani non più in grado di occuparsene.
Lo definiamo il “badante” delle vigne eroiche. Ben 17 gli appezzamenti di questa Monopoli vitata. Edoardo così ha la possibilità di capire quali sono i terreni più vocati per ciascun vitigno. E sperimenta da Archimede (anarchico) qual’è, addirittura un vino da ben 15 vitigni.
Vini tutti piacevoli dal più semplice a quello che rappresenta il “Parco della Vittoria” per restare in tema Monopoli: il Prunent Stella. Elegante, bel frutto polposo, fine speziatura, mineralità, ruffiano quanto basta. Non gli manca nulla.
Boca 2012, Cascina Montalbano
Un altro Boca tra i migliori assaggi di questa edizione, nell’anno del cinquantesimo della Doc. Anche Cascina Montalbano ha una storia da raccontare. E’ quella di un recupero, di una vigna, di una storia, di un sogno.
Di un progetto che si era purtroppo arenato, perché la vita non è sempre dritta, come certi vini. Ma per fortuna, il progetto è stato recuperato. Due i Boca al banco d’assaggio, annata 2012 e 2013, molto simili.
Nel calice troviamo frutti rossi, note pepate ed un tocco balsamico fresco. Al palato grande pulizia, sorso vibrante, e dinamico. Tannini virili quanto basta. Bell’equilibrio davvero e tanta prospettiva.
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