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Approfondimenti degustati da noi news vini#02

Basilicata vs Veneto: scontro (amichevole) fra tradizioni enologiche

Cosa succede se proviamo ad accostare l’Aglianico del Vulture a ai rossi del Veneto? Ha provato a rispondere alla domanda Cantina di Venosa con una sorta di sfida amichevole fra due dei propri vini e due vini, veneti per l’appunto, di cantina Balestri Valda.

La degustazione, guidata dal presidente Ais Basilicata Eugenio Tropeano, è stata una sorta di sfida amichevole fra due territori e due tradizioni distanti non solo geograficamente. Una sfida senza vincitori né vinti. Una comparata che ha dato modo di apprezzare le sfumature di due terroir.

LA DEGUSTAZIONE
Terre di Orazio Aglianico del Vulture, 2015. Cantina di Venosa. Vinificazione in acciaio ed affinamento in botte grande per 15 mesi. Un vino strutturato dal colore da colore rubino, quasi purpureo. Subito al naso di frutti rossi maturi, a tratti frutta macerata.

Poi pepe, caffè, fava di cacao. In bocca entra deciso, i 14% si fanno sentire ma sono immediatamente vestiti dalla piacevole morbidezza e freschezza. Scorre bene in bocca ed il tannino è perfettamente integrato nella struttura del vino.

Veneto Igt “Scaligero”. Cantina Balestri Valda. Uve Cabernet Sauvignon e Merlot. Fermentazione alcolica e malolattica in acciaio, affinamento per 24 mesi in barrique. Rosso rubino per nulla trasparente. Evidente nota vegatale al naso, erbacea e di peperone verde.

Fruttato evidente ed una nota speziata più marcata rispetto al vino precedente. Rotondo e morbido al palato ha un tannino ben integrato nel sorso. Meno persistente del Terre di Orazio.

Ex equo. Due vini troppo diversi per poter decretare un vincitore il primo round si chiude con un nulla di fatto: 1 a 1, palla al centro in attesa dei fuoriclasse.

Carato Venusio Aglianico del Vulture 2013. Il top di Cantina di Venosa. Vinificazione e fermentazioni alcolica e malolattica in acciaio, affinamento in piccole botti (carati, per l’appunto) di rovere francese per due anni e per minimo 12 mesi in bottiglia. Vino di grande spessore dal colore rosso rubino tendente al granato. Naso elegante. Frutti rossi maturi che giocano a nascondino con la ciliegia sotto spirito. Spezie a volontà, pepe, liquirizia, tabacco, cuoio.

Grande balsamicità ed una nota mentolata a chiudere uno spettro olfattivo di grande eleganza. Morbido, molto sapido e di grande freschezza. Tannino setoso. Un vino di grande prospettiva, ottimo servito a tavola, darà il meglio di sé dimenticato in cantina per un po’ di anni.

Amarone della Valpolicella 2012. Punta di diamante di Cantina Balestri Valda. Di colore più scarico dell’Aglianico è meno scorrevole nel bicchiere. Cacao, caffè, tabacco dolce. Frutta sotto spirito. In bocca è caratterizzato da grande freschezza e morbidezza. Il tannino è levigato ed accarezza il palato in modo vellutato. Anche in questo caso un vino dalle ottime prospettive.

Anche qui è impossibile decretare un vincitore. Due terroir, due tradizioni. Vitigni e metodi di vinificazione così diversi che è impossibile porli a paragone. Interessante però l’esperienza e la possibilità di giocare arricchendo la propria esperienza.

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Cantina di Venosa: voce del Verbo Aglianico. Presente e futuro di una cooperativa illuminata

VENOSA – Siamo a nord della Lucania, alle pendici del monte Vulture, antico vulcano spento dalle cui cavità sgorgano le sorgenti di acqua minerale più grandi d’Europa.

Cantina di Venosa, società cooperativa, nasce qui nel 1957. Più di 350 soci, 800 ettari su 15 comuni nell’area del Vulture (la maggior parte in Venosa), più di 50 mila quintali di uve lavorate. Una sola referenza in GdO, “Baliaggio”, che da sola copre il 2,8% delle vendite della grande distribuzione. Il resto è destinato al mercato Ho.re.ca..

Questi i numeri, ma la realtà la si può capire solo mettendo piede in cantina. Una realtà che sta investendo in maniera concreta sul Vulture, con 5 milioni di euro di investimenti ed altri 3 previsti nei prossimi anni, anche sul fronte green.

Una società cooperativa gestita in modo “imprenditoriale”. Niente è lasciato al caso o all’iniziativa del singolo socio. Perfetto coordinamento fra i vari attori e grande attenzione alla gestione di vigneti, uve e cantina.

Lo si capisce bene ascoltando le parole di Antonio Teora (nella foto, sotto), Direttore Commerciale della cantina. L’idea è che anche se si fanno grandi volumi si può e si deve lavorare con estrema qualità.

LA FORMULA VINCENTE
Anche se i vigneti sono curati da numerosi soci, l’attenzione deve essere alta e “centralizzata” per garantire la miglior materia prima. Come è possibile coniugare tutto questo? Con una serie di accortezze e progetti.

Un enologo e due agronomi a costante supporto della gestione di terreni e vigneti. Campionamenti continui delle uve per stabilire i corretti tempi di raccolta area per area. Autorizzazione alla vendemmia stabilita dalla cantina e non dal singolo socio.

Controllo delle uve in fase di ricezione in cantina su più parametri (visivo, zuccheri, pH, grado babo, fenoli) e non solo sugli zuccheri per allocare ogni partita alla corretta via di vinificazione. Ma non finisce qui. In cantiere ci sono altri due progetti.

Il primo è Win Up, un sistema di monitoraggio dei vigneti. Novanta soci strategici selezionati in costante contatto con la cantina fungono da “sentinelle”. Le informazioni vengono incrociate forniti da stazioni meteo e bollettini sanitari.

Tutto questo per prevenire malattie ai vigneti, con interventi mirati solo dove si verificano condizioni a rischio. Limitare il numero di trattamenti applicando lotta integrata “su misura” solo la dove e quando i vari microclimi lo rendano necessario.

Il secondo progetto vede molti attori coinvolti e prevede la mappatura a mezzo satellite della superficie vitata. Tre passaggi annui del satellite (3 luglio e 18 luglio, il terzo passaggio è previsto a fine agosto) che misurano lo sviluppo del vigneto (apprato fogliare, colore, vigoria, etc.) appezzamento per appezzamento.

Lo scopo è da un lato conoscere esattamente lo stato delle vigne per gestire correttamente potature, trattamenti e vendemmie.

Dall’altro arrivare nel medio periodo, incrociando le informazioni con i dati tradizionali, ad una perfetta zonazione dei terroir. Un sorta di approccio borgognotto 2.0.

IN CANTINA
Diverse le tecniche di vinificazione, come ci spiega Donato Gentile (nella foto) enologo di Cantina di Venosa. Dalla più tradizionale, a temperatura controllata, alla più moderna vinificazione “a betoniera”, utile per ottenere una più veloce ed efficace estrazione di tannini nobili, colore ed essenza del frutto.

Nessun silos all’aperto. Uso del legno (rovere francese a pori aperti) quando necessario. Le varie partite di uva, monitorate, gestite puntualmente, vendemmiate in diversi momenti a seconda dei gradi di maturazione, testate e controllate vengono destinate alle varie vinificazioni per ottenere le varie linee di vini di Cantina di Venosa.

E l’approccio green si riversa anche nel processo produttivo: 70% la quota di vetro riciclato utilizzata, 100% cartone riciclato per gli imballi, nessun alveare nei cartoni delle linee base, utilizzo di colle vegetali e solo il 5% di nastro adesivo, impianto fotovoltaico per soddisfare il fabbisogno energetico.

Questi i numeri e le tecnologie che raccontano una realtà complessa ed articolata. Ma ciò che emerge davvero è un approccio legato al territorio, al valore enologico e culturale del vitigno principe di questo territorio: l’Aglianico del Vulture.

LA DEGUSTAZIONEVarie linee per vari stili. La linea vini “Verbo” di Cantina di Venosa, di recente creazione, è caratterizzata da un taglio molto moderno, capace di accontentare sia il consumatore meno esperto sia quello più esigente.

Basilicata Igt Verbo Bianco, 2017. Da uva Malvasia di Basilicata. Un vitigno dagli acini piccoli e concentrati. Utilizzo sapiente della tecnologia per salvare le caratteristiche organolettiche del frutto ed evitare ossidazioni.

Fermentazione in acciaio, passaggio in barrique nuove per una parte del vino. Giallo paglierino, al naso presente intesi profumi fruttati. Frutti esotici come mango e litchi, e frutti a polpa bianca ed una leggera nota floreale. In bocca entra morbido e scorrevole. L’acidità è ben vestita. Armonico nel complesso chiude il sorso con una piacevole nota amarognola.

Basilicata Igt Verbo Rosè, 2017. 100% Aglianico del Vulture. Color buccia di cipolla con rilflessi fra il dorato ed il ramato. Intenso profumo di frutti rossi, lampone e ciliegia. Grande freschezza in equilibrio con la morbidezza.

Basilicata Igt Verbo Rosso 2015. 100% Aglianico del Vulture. Vinificazione in piccoli fermentini e macerazione pellicolare a temperatura controllata, fermentazioni alcolica e malolattica in acciaio ed affinamento in legno per 12 mesi. Il risultato è una interpretazione moderna dell’Aglianico.

Rosso rubino presenta naso intensamente fruttato e morbido. Frutti rossi e neri come lampone, ribes, mirtillo, ciliegia ed una leggera nota di spezia dolce. Molto sapido presenta un tannino presente ma maturo. Un vino che, senza sbavature, rinuncia alla longevità in nome di una grande contemporaneità.

Basilicata Igt Terre di Orazio Rosè, 2017. 100% Aglianico del Vulture. Linea di vini che segue la tradizione, il Terre di Orazio presenta color cerasuolo intenso con riflessi quasi violacei.

Ricco di sentori fruttati in bocca è nettamente più verticale del Verbo Rosè. Molto sapido e con un tannino “soft” che accompagna il sorso. Un vino che non disdegna di essere bevuto a tavola accompagnando primi piatti anche saporiti.

Aglianico del Vulture Terre di Orazio, 2015. Vinificazione in acciaio ed affinamento in botte grande per 15 mesi. Un vino strutturato dal colore da colore rubino, quasi purpureo. Note di frutti rossi maturi, a tratti frutta macerata.

Pepe, caffè, fava di cacao. Ingresso potente in bocca, i 14% si fanno sentire ma sono immediatamente vestiti dalla piacevole morbidezza e freschezza. Scorre bene in bocca ed il tannino è perfettamente integrato nella struttura del vino.

Aglianico del Vulture Docg Carato Venusio 2013. Il top di Cantina di Venosa. Vinificazione e fermentazioni alcolica e mololattica in acciaio, affinamento in piccole botti (carati, per l’appunto) di rovere francese per due anni e per minimo 12 mesi in bottiglia.

Vino di grande spessore dal colore rosso rubino tendente al granato. Naso elegnate. Frutti rossi maturi che giocano a nascondino con la ciliegia sotto spirito. Spezie a volontà, pepe, liquirizia, tabacco, cuoio.

Grande balsamicità ed una nota mentolata a chiudere uno spettro olfattivo di grande eleganza. Morbido, molto sapido e di grande freschezza. Tannino setoso. Un vino di grande prospettiva: ottimo servito oggi a tavola, darà il meglio se dimenticato in cantina per un po’ di anni.

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