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Pesce congelato venduto per fresco, senza tracciabilità: sequestri in tre regioni

Vendevano pesce congelato e privo di certificazioni, spacciandolo per fresco. I Reparti Carabinieri Tutela Agroalimentare (Rac) hanno sequestrato in Lombardia, Campania e Sicilia 184 chili di pesce e prodotti ittici per violazione delle norme e regolamenti in materia di tracciabilità degli alimenti.

Nell’ambito dell’operazione sono stati denunciati i titolari di due ristoranti per tentata frode in commercio. Nel menu erano presenti prodotti ittici indicati come “freschi”, che in realtà erano congelati. Sono state contestate sanzioni amministrative per diverse migliaia di euro.

Si tratta solo delle ultime operazioni del Rac, nell’ambito del rispetto della normativa a tutela della sicurezza agroalimentare nel settore ittico. Nel mirino, oltre ai ristoranti, anche altri esercizi commerciali e pescherie ubicati nelle province di Milano, Napoli e Messina.

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Sequestrati 36 quintali di miele a Battipaglia. Come riconoscere quello italiano


I carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare (Rac) di Salerno hanno sequestrato 7.164 vasetti di miele, pari a 36 quintali di prodotto per un valore commerciale di 50 mila euro. L’operazione è scattata in una ditta di distribuzione di Battipaglia, in provincia di Salerno.

Dal controllo è emerso che i prodotti erano stati confezionati in violazione della normativa di settore. Erano infatti muniti di etichette prive delle indicazioni obbligatorie. I vasetti di miele sequestrati dai carabinieri del Rac in Campania riportavano invece indicazioni fasulle.

IL MIELE IN ITALIA

In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api. Dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.

Nelle campagne italiane ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45 mila apicoltori, tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.

Rilevanti sono le importazioni dall’estero, che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili. Un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria, con oltre 11,3 milioni di chili, e Cina, con 2,5 di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica di Coldiretti.

COME RICONOSCERE IL MIELE MADE IN ITALY


Il miele prodotto in Italia dove non sono ammesse coltivazioni Ogm – a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina – è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. La parola “Italia” deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale.

Nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”. Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”. Se si tratta di un mix deve comparire la scritta “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

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