A caccia di vini per la Festa della Mamma del 9 Maggio? I nostri consigli si concentrano sulle etichette premiate dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it, in particolare su due spumanti Metodo classico da Emilia Romagna e Campania, due bianchi da Alto Adige e Piemonte, un rosso dalla piccola Doc Capriano del Colle (Brescia, Lombardia) e un Marsala Vergine d’annata 1995.
Vsq Metodo classico 2016 Rosato “Il Pigro”, Romagnoli
Un petalo di rosa colora il calice. Delicatezza anche al naso, con note di piccoli e precisissimi frutti rossi. Tocco di agrumi. Al momento, il miglior spumante metodo classico della gamma di Romagnoli, non ultimo per la finezza del perlage. Un’etichetta che alza l’asticella degli Champenoise prodotti in provincia di Piacenza, zona che sta trovando anno dopo anno il proprio equilibrio.
Vsq Metodo classico 2017 Caprettone “Pietrafumante”, Casa Setaro Il calice si tinge di un giallo paglierino dai riflessi dorati. Il vino è da premio, dall’ingresso alla lunga chiusura. Un percorso arrotolato attorno a un agrume delizioso. Il resto è freschezza, salinità, pienezza. Spensieratezza e gastronomicità.
Alto Adige Doc Valle Isarco Grüner Veltliner 2019 “Aristos”, Eisacktaler Kellerei Giallo paglierino. Naso che regala belle note tropicali, soprattutto mango. Grandissimo equilibrio e grandissima freschezza. Chiusura salina, contornata da agrume ed albicocca appena matura. Uno dei cosiddetti “vini verticali”, affilati come lame, in grado di mostrare appieno il prezioso terroir della Valle Isarco, in Alto Adige. Un vino perfetto per una Festa della Mamma di carattere.
Colli Tortonesi Doc Derthona Timorasso 2018 “Grue”, Pomodolce Giallo paglierino, riflessi dorati. Bel naso talcato. Frutta matura, macchia mediterranea e mentuccia a donare freschezza. Alcol presente, che deve integrarsi, ma non disturba. Palato pieno, freschezza assoluta con ritorni di frutta matura. Lunghissimo.
Lombardia Capriano del Colle Doc Marzemino 2019 “Berzamì”, Lazzari Rosso rubino tendente al trasparente. Bellissimo frutto, preciso. Ammalianti note di fiori, soprattutto di viola. In bocca bella freschezza, con ritorni di spezia. Ottima declinazione del vitigno.
Marsala Vergine Riserva Doc 1995 “La Villa Araba”, Martinez Non c’è Festa della Mamma senza un grande vino “dolce”. In questo caso, un pezzo di storia di Marsala nel calice, in tutti i sensi. La cantina di Carlo Martinez è uno degli emblemi della grandezza eterna della città del vino della Sicilia, che con questa etichetta tiene alta la bandiera di una denominazione sciaguratamente snobbata (e maltrattata). Peraltro, rapporto qualità prezzo eccezionale per “La Villa Araba”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Chi l’ha detto che la Botrytis cinerea sia peculiarità dei soli vini Tokaji, Sauternes, Trockenbeerenauslese (ce l’avete fatta a pronunciarlo?) o dei muffati di Orvieto? In Italia, un po’ a sorpresa, ecco i benefici della “Muffa Nobile” in un micro areale della provincia di Brescia: la Doc Capriano del Colle.
La prova? La straordinarietà e unicità di “Otten:2“, vino prodotto da Cantina San Michele con uve Trebbiano provenienti dai vigneti di proprietà del piccolo comune lombardo. Solo uno dei vini presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino luminoso. Al naso note di frutta surmatura, precise e composte, senza la minima sbavatura. In bocca una gran concretezza, suggellata dal gioco tra freschezza e rotondità. Vino importante, estremamente gastronomico. Lunghissimo.
Un Trebbiano davvero sorprendente nelle due fasi, distinte eppure molto ben amalgamante, capaci di creare un quadro di gran equilibrio: quella “dura”, calcarea; e quella “morbida” e suadente, conferita dalla Botrytis cinerea.
LA VINIFICAZIONE
Solo una parte delle uve è stata colpita dalla “Muffa nobile”, permettendo a Cantina San Michele una vendemmia tardiva utile alla concentrazione e all’ampiezza dei profumi. Le uve sono state sottoposte a una pressatura soffice.
La fermentazione di Otten:2 è avvenuta in vasche di acciaio a temperatura controllata, per 15 giorni. L’affinamento si è protratto in vasche di cemento, prima di un ulteriore riposo del nettare in bottiglia, per 12 mesi.
Dopo la fondazione avvenuta nel 1982, Cantina San Michele ha avviato un percorso virtuoso che ha trovato compimento all’inizio degli anni Duemila. Il vero anno anno della svolta è stato però il 2011, quando l’azienda agricola è finita nelle mani dei cugini Elena e Celeste Danesi.
I due giovani si sono posti l’obiettivo di valorizzare la produzione del Monte Netto, noto anche come Montenèt, nel dialetto bresciano, o “Monte di Capriano”. Una piccola collina di 133 metri di altezza, caratterizzata da un terreno di sabbia grigia, ghiaia e calcare. Un’area naturale protetta da Regione Lombardia, che vi ha istituito un Parco.
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Cinque vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo, inferiore ai 15 euro, per le Feste di Natale e Capodanno dalla Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it. Si tratta di etichette inserite nella sezione “Vino quotidiano” della Guida Vini edita dalla nostra testata indipendente, grazie a una rigorosa degustazione alla cieca.
Pavia Igt Chardonnay 2019 “Il Fermo”, Finigeto
Giallo paglierino, leggeri riflessi verdolini. Naso tipicissimo, con un po’ di agrume e frutto pieno. In bocca si allarga sulla frutta esotica ma in chiusura di sipario sorprende per la matrice calcarea e per quanto risulti asciutto ed equilibrato. Un’ottima espressione dello Chardonnay in Oltrepò pavese.
Capriano del Colle Doc 2019 “Fausto”, Lazzari
Giallo paglierino, acceso. Naso con tocco di mandorla, frutta esotica, ananas. Gran bella “spinta” calcarea. Bella verticalità, sembra quasi un bianco di montagna. Asciutta la chiusura, elegantissima.
Lazio Igp Moscato 2019, Casa della Divina Provvidenza
Giallo paglierino, naso pieno, aromatico. Banana, ananas, tocco tropicale e di lime che raddrizza il sorso. Ben equilibrato e bel retro olfattivo. Un ottimo “vino quotidiano”, a un passo dall’ingresso nella “Top 100” WineMag.it 2021.
Lacryma Christi del Vesuvio Rosato 2019 “Munazei”, Casa Setaro
Rosso carico, corallo. Naso con richiami esotici, ma anche di fragoline, lamponi, ribes e banana. Bel sorso pieno con un allungo fresco e salino su note agrumate.
Sicilia Monreale Doc Bianco 2019 “Murriali”, Baglio di Pianetto
Giallo paglierino, naso non esplosivo, delicato, floreale fresco e fruttato. Vino che riempie bene la bocca, in un gioco prezioso tra morbidezze e durezze. Bella macchia mediterranea sul frutto esotico maturo.
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ERBUSCO – Cenerentola e le sorellastre. La bella al ballo di mezzanotte. Col principe. E le figlie della matrigna a casa. Ad aspettare giorni migliori. Tocca scomodare il celebre romanzo di Charles Perrault per trovare un’immagine capace di rappresentare Curtefranca Doc ed Igt Sebino, i cui bianchi e rossi fermi arrancano in Franciacorta, al cospetto della regina delle bollicine italiane.
Per il Curtefranca, in particolare, si può parlare di una vera e propria Waterloo. I dati forniti dall’ufficio tecnico del Consorzio a WineMag.it (l’Osservatorio Economico si occupa solo del Metodo classico) parlano chiaro. Dal 1995 al 2018, la produzione è calata a 874 mila bottiglie, da una base di oltre 2,2 milioni.
La cifra risulta ancora più significativa se si considera l’anno record per il Curtefranca. Nel 2005, allo scoccare del decennale dal riconoscimento della Doc, furono prodotti oltre 4,5 milioni di bottiglie (1,8 di bianco e 2,6 di rosso).
La luce sugli assemblaggi di Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco, Carmenere, Cabernet franc, Cabernet Sauvignon e Merlot, si è spenta l’anno successivo. È nel 2006 che inizia il tracollo dei vini fermi franciacortini, sino ai minimi storici attuali. Inutile pure il flebile accenno di ripresa, a cavallo tra il 2007 e il 2008.
BRESCIANINI: “MAI SMESSO DI INVESTIRE”
“La Franciacorta è un piccolo territorio – commenta Silvano Brescianini, presidente del Consorzio (nella foto) – e la sua superficie vitata è di poco superiore ai 3 mila ettari. Come noto non è facile ottenere i diritti e la autorizzazioni per piantare nuovi vigneti. Molti produttori hanno optato a favore del Franciacorta, in quanto è il vino più rappresentativo e la più nota espressione del territorio”.
“I vini fermi – continua il numero uno del Consorzio – hanno avuto storicamente come mercato di sbocco il Bresciano e negli ultimi anni si è vista una forte specializzazione provinciale.
Tra i bianchi, oggi il Lugana è il più rappresentativo. Anche gli altri vini locali hanno incrementato la loro presenza, come ad esempio Valtènesi per i rosati, Botticino e Montenetto per i rossi”.
Le ragioni del tracollo del Curtefranca, dunque, sarebbero da ricercare nel successo crescente delle vicine Denominazioni, forse più capaci di proporre sul mercato vini moderni e in grado di incontrare il gusto dei consumatori.
Nulla a che vedere, sempre secondo Brescianini, con una precisa scelta di un Consorzio di Tutela ormai universalmente riconosciuto per il proprio Metodo Classico, spumante prodotto con la stessa tecnica dello Champagne. “Ogni associato – ricorda il presidente dell’ente di Erbusco – sceglie liberamente cosa produrre”.
“Sicuramente – aggiunge – la specializzazione verso il Franciacorta è stata importante ed è innegabile che i maggiori investimenti sono stati concentrati in quest’ambito. Non credo il problema sia credere o meno nei Curtefranca: abbiamo tutt’ora eccellenze molto ben posizionate a livello di prezzo anche fuori dall’Italia, ma certamente ci siamo specializzati e forse è giusto così”.
CURTEFRANCA DIMENTICATO ANCHE DALLA GDO
Eppure, la fotografia del Curtefranca offerta dalla Grande distribuzione organizzata è impietosa. Provare per credere. Decine di bottiglie delle tipologie bianco e rosso giaciono impolverate sugli scaffali di tutte le insegne in cui la Doc figura in assortimento, nel Nord Italia.
Il segnale che le rotazioni (ovvero le vendite) siano molto basse, è dato anche dalla presenza sul banco di diverse annate per la medesima etichetta. Il Curtefranca bianco di marchi noti per il Franciacorta, come Ferghettina e Castel Faglia, dimostra che un buon brand, da solo, non basta a garantire il successo nel mondo del vino.
Nella stessa fila, mal disposte, sono riscontrabili diverse bottiglie delle vendemmie 2014, 2015, 2016 e 2017, che risultano ormai “datate”, considerando le logiche della Gdo. Non va meglio ai Curtefranca rosso e al Sebino Igt “Riflesso” di Mirabella. Tipologie destinate , dunque a sparire, al supermercato come in enoteca?
“Credo piuttosto che diventeranno sempre più una nicchia“, risponde Silvano Brescianini. “Non abbiamo mai smesso di promuoverle e abbiamo costantemente supportato la denominazione Curtefranca, soprattutto a livello locale”.
“Ne è un esempio il progetto con il Giornale di Brescia: dopo il successo di qualche anno fa, abbiamo deciso di riproporlo per dare visibilità ai vini fermi, oltre che ai Franciacorta”, annuncia ancora il presidente del Consorzio.
LE SIRENE DI CAPRIANO DEL COLLE E DEL MONTENETTO
Sul fronte degli investimenti, incuriosiscono quelli effettuati da alcune note aziende franciacortine nei vicini areali di produzione di vini bianchi e rossi fermi, come quelli del Capriano del Colle Doc e del Montenetto di Brescia Igt, per il quale è stato avviato il processo di riconoscimento della Doc, nel 2018.
La stessa Barone Pizzini, di cui Brescianini è general manager, ha finalizzato a marzo 2019 l’acquisto dell’Azienda Vitivinicola La Contessa di Capriano del Colle (nella foto, sopra), proprietà di Alessia Berlusconi dal 2009. La cantina dell’area del Monte Netto si è così aggiunta al portafoglio della casa madre di Provaglio d’Iseo. Distante appena 32 chilometri.
“Indipendentemente da quelle che possono essere le scelte di alcuni – commenta Brescianini – sicuramente questo non rispecchia la strategia del territorio, che è di continuare sicuramente ad investire per l’innalzamento qualitativo della Franciacorta”.
I dati di produzione dell’Igt Sebino forniti a WineMag.it dal Consorzio
Un segnale positivo, in questo senso, viene dall’Igt Sebino, Indicazione Geografica Tipica il cui territorio copre l’intera Franciacorta. Sempre secondo i dati forniti dall’Ufficio Tecnico del Consorzio di Tutela, la produzione rivendicata nel 2018 è sostanzialmente raddoppiata rispetto al 2017, passando da 16 a 30 ettari.
Sono 2.193 i quintali di uve prodotte e rivendicate, da cui sono sono state prodotte 129.540 bottiglie. “Il Disciplinare – precisa il Consorzio di Erbusco – garantisce un ampio margine interpretativo di questi vini. Possiamo trovare interpretazioni anche molto diverse tra loro, da vini freschi e di immediata piacevolezza a vini particolarmente importanti e di grande personalità”.
I vini dell’Igt Sebino possono essere prodotti in quattro versioni (bianco, rosso, novello e passito) oltre che nelle tipologie recanti il nome dei vitigni Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Nero, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Carmenere, Nebbiolo e Barbera. Le sorelle di Cenerentola, in Franciacorta, sono molte più di due.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
BRESCIA – La stima è ancora parziale, ma il maltempo che ha colpito la Lombardia nelle scorse ore ha lasciato il segno nei vigneti di Capriano del Colle, nella Doc Montenetto. Situazione di massima allerta in tutta la provincia di Brescia con campi allagati, alberi sradicati da terra, campi per l’alimentazione degli animali compromessi.
I vigneti sono stati ricoperti da una coltre bianca, con i filari colpiti dai chicchi di ghiaccio di dimensioni considerevoli. Problemi anche alle strutture con tegole strappate dai tetti dalla violenza del vento.
Purtroppo è arrivata la grandine – evidenzia Davide Lazzari, viticoltore di Capriano del Colle -. Il danno che stimiamo ad ora è intorno al 30 per cento, ma dobbiamo verificare bene”. A Rudiano (BS) una tromba d’aria ha divelto alberi e sollevato le coperture di una stalla popolata da mucche da latte.
La nuova ondata di maltempo che ha colpito la Lombardia pone l’accento su una primavera segnata da eventi estremi, dopo un inverno caldo e siccitoso. Al lavoro Coldiretti Lombardia, con i tecnici delle varie province impegnati in questi minuti a raccogliere le segnalazioni dai territori colpiti.
Nel milanese, la grandine ha tritato campi di orzo, frumento, mais e ortaggi in pieno campo, mentre il vento ha abbattuto numerosi alberi: la zona più colpita è quella a ovest del capoluogo, con epicentro tra Parabiago, Arluno, Arconate e Villa Cortese. A sud est, colpita con maggiore intensità la zona di Melzo e in parte anche il lodigiano, anche lì con alberi abbattuti e coltivazioni allettate.
E’ stata una grandinata lunga e intensa, durata una quarantina di minuti. Chicchi non grandi, ma in tutto quel tempo hanno fatto danni ingenti – dichiara Davide Colombo, agricoltore di Villa Cortese, nella città metropolitana di Milano – In alcuni punti a bordo strada c’erano 30 centimetri di ghiaccio. Ho dovuto mettere il 4×4 per uscire dal campo. Orzo e frumento sono stati devastati, le spighe distrutte; ma anche il mais è stato raso del tutto”.
“La tempesta di ghiaccio ha rovinato orzo e mais – conferma Manuel Bongini, imprenditore agricolo di Arluno (MI) – Tra i miei campi e quelli dei miei vicini ha colpito almeno 50 ettari. Una brutta botta e temo danni anche per il freddo: quando è arrivata la grandine la temperatura si è abbassata di colpo e questo non è il massimo per le piantine in fase di crescita”.
Qui ha colpito praticamente tutto – spiega Paolo Bruni, agricoltore di Settala (MI) -. I danni su 5 ettari di pomodoro e su 4 ettari di orzo sono evidenti: nel caso dell’orzo tre quarti di ogni spiga non ci sono più. Rasi anche 10 ettari di mais, ma lì bisognerà aspettare un po’ per capire meglio come è andata. Danni anche sui terreni a Mulazzano, in provincia di Lodi”.
In provincia di Bergamo, pioggia e vento hanno sferzato tutto il territorio ma in modo particolare l’area della Bassa, con la grandine che ha colpito a macchia di leopardo. Da una prima stima dei tecnici Coldiretti si riscontrano danni nelle campagne tra Arzago D’Adda, Treviglio, Caravaggio, Bariano, Covo, Barbata, Romano, Fontanella e Torre Pallavicina. Grandinate meno intense hanno interessato anche la zona di Bergamo, della Valle Imagna e della Valle Seriana. Verifiche sono in corso sugli alberi da frutto colpiti.
In un attimo – racconta Nazzareno Samuel Ferro titolare dell’azienda Campagnola di Torre Pallavicina -violente raffiche di vento hanno spazzato circa 100 metri quadrati di tetto, scoprendo la sala di mungitura, la sala del latte e il magazzino. Si sono bagnati tutti gli impianti e siamo dovuti intervenire per cercare di asciugare il più possibile. I campi sono stati colpiti per almeno 20 minuti da una grandine sottile ma molto fitta”.
Ovunque si contano alberi sradicati e campi sommersi a causa delle violente piogge cadute nel giro di pochi minuti, che non hanno permesso ai terreni di assorbire l’acqua. Danni al mais in campo, triturato dai chicchi di grandine, mentre orzo e frumento sono stati spianati.
Anche ilCremascoè stato flagellato dalla grandine e dalle raffiche di vento, che hanno colpito vari comuni da Rivolta d’Adda a Crema, da Camisano ad Offanengo. Forti i danni a strutture e colture.
“E’ stata una grandinata terribile – racconta Faviano Lanfranchi, 35 anni, di Offanengo -. Nei campi di coste tutto il raccolto è andato distrutto, ma il danno più grave è sui campi che avevo seminato, quelli dove fra qualche tempo avrei raccolto zucchine, angurie, zucche e fagioli”.
La tromba d’aria ha strappato il tetto del nostro allevamento di maiali – spiega Pietro Festini di Camisano – Nei campi orzo e frumento sonostesi al suolo, mentre le piantine di mais sono state spezzate dalla grandine”. Danni si rilevano anche in varie aree del Soresinese e del Cremonese.
Maltempo anche su basso Varesotto e le due province lariane, in particolare l’Erbese: danni alle piantine da poco seminate, agli alberi da frutto e alle strutture in campo, con i teli di copertura rovinati. Segnalazioni arrivano anche dalla terra dei Gonzaga.
Il forte vento nell’Alto mantovano ha fatto cadere diversi alberi ad Asola e Castel Goffredo, mentre la grandine nel Basso mantovano ha colpito tra San Benedetto Po e Felonica, con danni alle pere non protette dalle reti antigrandine e ai meloni fuori serra. Una forte grandinata si è abbattuta, infine, anche su Pavia concentrandosi in particolare sulla città e le zone limitrofe.
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CAPRIANO DEL COLLE – Rotolando verso Sud. Barone Pizzini, azienda tra le più in vista della Franciacorta, ha annunciato ieri il suo ultimo investimento nella Bassa Bresciana. Si tratta dell’Azienda Vitivinicola La Contessa di Capriano del Colle (BS), proprietà di Alessia Berlusconi dal 2009.
Un’operazione che consolida la presenza di Barone Pizzini nella provincia di Brescia. La cantina dell’area del Monte Netto va infatti ad affiancarsi alla casa madre di Provaglio d’Iseo. Le due aziende sono separate tra loro da soli 32 chilometri.
Ma se in Franciacorta il focus è ovviamente quello dello spumante Metodo Classico (anzi, Metodo Franciacorta), a Capriano del Colle si producono principalmente vini rossi. Un segno evidente della scarsa “fiducia” con la quale molte aziende franciacortine affrontano il mercato, con i loro Curtefranca Doc.
La Denominazione di Origine controllata “Capriano del Colle”, di fatto, è ad oggi una scommessa. Con i suoi 68 ettari complessivi arroccati sul Monte Netto (in realtà una collina, il cui punto più alto raggiunge appena 133 metri sul livello del mare) la zona può diventare entro i prossimi 10 anni lo scrigno di una nuova enologia bresciana. Fondata, come un tempo, sui vini rossi fermi.
Potrà dare certamente il suo contributo un “brand” come Barone Pizzini, che ha già dimostrato di saper proporre vini di qualità anche lontano dalla Franciacorta. In Toscana, con Poderi di Ghiaccioforte, e soprattutto nelle Marche, dove è presente la consociata Pievalta, capace di firmare nobilissime etichette di Verdicchio dei Castelli di Jesi.
E tra le novità che potranno determinare il lancio definitivo dei vini della Bassa Bresciana c’è la decisione, già approvata da parte del Cda del Consorzio di Tutela, di cambiare il nome della Doc da “Capriano del Colle” a “MonteNetto”, più rappresentativo di un areale che comprende altri 2 Comuni oltre allo stesso Capriano: Poncarale e Flero.
LA NUOVA ACQUISIZIONE DI BARONE PIZZINI In particolare, l’Azienda Vitivinicola La Contessa conta 8,5 ettari di vigneti attorno alla struttura della Cascina Colombaroli. Le varietà di uva presenti sono principalmente rosse.
Il vitigno coltivato maggiormente è il Marzemino, con cui La Contessa realizza attualmente “9.9”, il suo prodotto di punta.
Seguono Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Barbera, Sangiovese e Rebo, ottenuto dall’incrocio tra Teroldego e Merlot elaborato nel 1920 da Rebo Rigotti, ricercatore dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige.
Tra le varietà a bacca bianca sono presenti lo Chardonnay e il Trebbiano. Una produzione certificata biologica dall’estate 2014. A cinque anni, cioè, dall’acquisizione de La Contessa da parte di Alessia Berlusconi(nella foto), figlia di Paolo e nipote di Silvio Berlusconi.
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CAPRIANO DEL COLLE – Sono stati presentati in mattinata, presso la cantina Lazzari di Capriano del Colle (BS) i dati della produzione di uva e di vino della vendemmia 2018 in Lombardia. Un appuntamento voluto dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi, che ha chiamato a raccolta i rappresentanti di tutti i Consorzi del vino lombardi.
La produzione in ettolitri della vendemmia 2018 in Lombardia supera gli 1,572 milioni di ettolitri di “vino finito” (+55,03% rispetto alla sfortunata vendemmia 2017). La produzione totale di uva è di 2,415 milioni di quintali, su una superficie rivendicata di 21.213,85 ettari.
L’INTERVENTO
Un settore in cui Regione Lombardia intende investire risorse importanti, in un’ottica di consolidamento. “Negli ultimi anni – ha dichiarato l’assessore Rolfi – stiamo assistendo a una crescita costante del comparto, non soltanto qualitativa ma quantitativa. La Lombardia sta diventando sempre più una regione vitivinicola e questo non può che riflettersi direttamente nelle scelte politiche”.
Tracciate dunque le parole chiave del 2019 e dei prossimi anni: promozione locale e internazionale del vino lombardo, maggiore attenzione alle carte dei vini – soprattutto negli agriturismi – ed enoturismo.
“Sul fronte della promozione – ha annunciato Rolfi – intendiamo dedicare risorse importanti all’internazionalizzazione. Saremo presenti al prossimo Prowein di Dusseldorf in maniera ben strutturata e investiremo risorse importanti nel Gambero Rosso“.
“Tutte le risorse in termini di internazionalizzazione a disposizione di Regione Lombardia saranno destinate al vino. Non per togliere importanza ad altri settori, ma perché riteniamo che il vino sia il settore lombardo con le maggiori potenzialità di crescita in termini export. Da qui il nostro completo sostegno alle aziende del comparto”, ha aggiunto l’assessore regionale.
GLI AGRITURISMI
Importanti novità, appunto, anche sul fronte interno. “I lombardi – ha dichiarato Rolfi – devono avere la massima consapevolezza di ciò che si produce in Lombardia. La regione è in grado di mettere sulle tavole tutte le tipologie di vino possibili, dal frizzante al vino dolce. Per questo vogliamo che gli agriturismi siano portabandiera e vetrina della produzione lombarda”.
Come? “Gli agriturismi dovranno servire al 100% vino lombardo“, ha spiegato l’assessore regionale. “Inoltre – ha aggiunto Rolfi – abbiamo incaricato Ersaf di realizzare un osservatorio sulla carta dei vini dei ristoranti lombardi, in modo da favorire la promozione del vino della Lombardia all’interno di tutte le attività del settore della ristorazione regionale”.
Una leva importante sarà anche l’enoturismo. “Abbiamo una grande opportunità di fidelizzazione del winelovers in Lombardia, che deve essere abbracciato e condotto alla scoperta della nostra produzione”, ha evidenziato Rolfi. Senza dimenticare i nuovi trend del mercato, con i consumatori sempre più attendi alla produzione biologica.
“Gli sforzi delle aziende nella direzione della sostenibilità ambientale della produzione vanno valorizzati – ha spiegato Rolfi – e in regione abbiamo un modello replicabile altrove, in questi termini: la Franciacorta. Quella tracciata da questa Denominazione è la via giusta. La Franciacorta è un esempio di sistema da prendere assolutamente come esempio”.
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Con il prolungarsi dell’assenza di pioggia in gran parte della Penisola, l’allarme siccità si è ormai esteso ad oltre i due terzi della superficie agricola nazionale. Interessando praticamente tutte le regioni, anche se con diversa intensità.
La situazione secondo le stime Coldiretti, “si sta aggravando con effetti catastrofici per la produzione con perdite ben superiori al miliardo stimato, se non pioverà nell’arco delle prossime due settimane in modo costante e non violento”.
Gli alberi da frutto stanno ancora resistendo. “Ma se non pioverà entro una settimana entreranno in stress idrico e le conseguenze si sentiranno sui frutti, che saranno mediamente più piccoli, con un calo quantitativo, anche se la qualità è salva”, evidenzia Coldiretti.
Le precipitazioni temporalesche in realtà non hanno scalfito lo stato di grave siccità dei campi lungo tutta la Penisola perché l’acqua, per poter essere assorbita dal terreno, deve cadere in modo continuo e non violento mentre gli acquazzoni aggravano i danni e pericolo di frane e smottamenti.
Danni costituiti soprattutto da violente grandinate. Come quella che ha colpito domenica 25 giugno la zona di Capriano del Colle, in provincia di Brescia. La foto diffusa dal viticoltore Davide Lazzari (vedi sopra) non lascia spazio a interpretazioni. Ed evidenzia, ancora una volta, le grandi difficoltà della vendemmia 2017, sempre legate alle incertezze del clima.
Il peggioramento più evidente è però nel centro Italia. Le precipitazioni sono risultate in calo del 77% e le temperature massime superiori di 3,9 gradi la media di riferimento. E’ quanto emerge dai dati dell’Unità di Ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicate all’Agricoltura (Ucea), relativi alla seconda decade del mese. Un quadro di “criticità diffusa nel centro Italia”.
LE REGIONI PIU’ A RISCHIO Da una prima stima di Coldiretti in Abruzzo si parla per ora di una perdita di ricavo per le aziende agricole di almeno 100 milioni di euro con danni alle colture orticole e alla frutta e, nel caso dovesse perdurare la situazione di emergenza, anche alle colture più tradizionali quali vite e olivo.
In Toscana, sempre secondo Coldiretti, la produzione di cereali e crollata del 40%, con punte del 70% nel caso del mais e quelle di foraggi, ortaggi, pomodoro da industria e frutta sono diminuite fino al 50% mentre mancano i foraggi per gli animali.
I girasoli e il granoturco stanno seccando in Umbria, ma in difficoltà sono anche ampie aree del Lazio dove la produzione di frumento – precisa Coldiretti – risulta stentata, con pesante contrazione dei raccolti e calo della qualità e senza interventi immediati si rischia di perdere del tutto ortaggi, frutta, cereali, pomodori.
Nelle Marche situazione difficile per il mais che in questa fase di crescita avrebbe bisogno di acqua, ma in sofferenza è anche il girasole, in fase di crescita assieme agli ortaggi (dalle insalate alle zucchine, dai pomodori ai sedani, dai meloni ai cocomeri), specialmente in quei terreni dove non ci sono impianti di irrigazione.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Dwight Stanford, un lavoro ce l’aveva. In America. Chirurgo generale. Apriva e ricuciva pazienti, nella sua clinica di Kansas City, Missouri. Poi, la svolta. Anche Antonella Lonardo, un lavoro l’avrebbe avuto. Una cattedra all’Università di Napoli. Docente ordinaria, dopo la laurea in Archeologia. Ebbene. Ci ha rinunciato. Ancor prima di cominciare. Il richiamo della terra è una questione di vita o di morte per i vignaioli Fivi. L’americano che molla tutto e si trasferisce a Offida, nella sperduta provincia di Ascoli. E l’avellinese che dopo tanti sacrifici sui libri capisce cosa vuole davvero: proseguire il cammino segnato dai genitori, titolari di un’azienda agricola ben avviata, a Taurasi. Storie di vino. Storie di vignaioli che, nel weekend scorso, si sono resi protagonisti del Mercato dei Vini della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), nei padiglioni di Piacenza Expo, pronto ora allo storico sbarco nella capitale, Roma, il 13 e 14 maggio 2017 all’Eur.
“Sopra la stessa zolla. Sotto la stessa goccia. Nello stesso letame”: questo il messaggio lanciato dai viticoltori nel corso della sesta edizione della manifestazione, che ha chiuso con più di 9 mila ingressi la due giorni nel capoluogo emiliano (+50% rispetto all’edizione 2015). Citazione della retroetichetta delle bottiglie di Prosecco di Luigi Gregoletto, vignaiolo Fivi dell’anno. Un segnale forte, in un periodo in cui il vino e i vignaioli sono sotto accusa, in particolare nella zona di Conegliano-Valdobbiadene. In un’arena piena di colleghi il vignaiolo di Miane, premiato come Vignaiolo dell’anno, ha commosso i presenti con il suo discorso. Un inno alla terra e al suo rispetto.
“Dalla mia vita e dalle mie esperienze – ha raccontato Gregoletto – posso dire che la terra va rispettata, va amata, perché la terra è madre e sa ricompensare. Anche oggi che produrre molto è facile e produrre poco è altrettanto facile. Produrre equilibrato nel rispetto della terra, della sua conservazione e della qualità del prodotto, è molto più difficile. Ma sono convinto che questa sia la via da affrontare e sono altrettanto convinto che la terra non delude. La terra ti può fare meno ricco, ma sicuramente più signore”.
I MIGLIORI VINI DEGUSTATI Signori vini, quelli in degustazione al “Mercato” di Piacenza. I bianchi di Ermes Pavese, vignaiolo valdostano di Morgex, mostrano tutte le potenzialità del vitigno autoctono Prié Blanc. Il metodo classico Pas Dosé, 24 mesi sui lieviti si rivela complesso, sapido, minerale, di persistenza balsamica. Più pronto del Pas Dosé 18 mesi, ancora giovane, come evidenzia un’acidità spiccata e di prospettiva. Anche Nathan, il barricato di casa Pavese, è un buon compagno da dimenticare in cantina e riscoprire tra qualche anno.
Dalla Valle D’Aosta ci spostiamo in Friuli Venezia Giulia, dai Vignai Da Duline. La cantina di Villanova (Udine), visitata nelle scorse settimane da Angelo Gaja e dal suo staff, porta sugli scudi Malvasia Istriana e, soprattutto, Friulano Giallo: antico biotipo di Tocai, risulta meno produttivo ma più resistente alle malattie. Duecento ceppi in totale, che nelle annate migliori i coniugi Lorenzo Mocchiutti e Federica Magrini tramutano in magnum d’occasione. Memorabile la vendemmia 2015 di Giallo di Tocai, in degustazione: note speziate di zenzero e curcuma si legano a doppio filo ai terziari conferiti dal legno. Naso rigoglioso, cui fa eco un palato morbido, ricco, carico di vitalità. Da provare anche Morus Alba, unione tra i cru di Malvasia Istriana e Sauvignon che esprime l’idea di territorialità dei Vignai Da Duline.
Un passo più in là ecco Weingut Abraham. A presentarla Martin Abraham. Personaggio schivo, presenta in degustazione una batteria interessantissima. Tra i Pinot Bianco svetta la vendemmia 2013. Lungo periodo sulle fecce e due anni in botte seguono una raccolta dei migliori grappoli, da viti del 1955. L’acidità spiccata gioca con note esotiche che, tanto al naso quanto in bocca, spaziano dal mango alla banana. Un Pinot Bianco salino, che darà il meglio di sé nei prossimi due, tre anni. Solo 600 le bottiglie prodotte. Una vera perla.
Straordinario anche il Traminer 2014 di Martin Abraham. Meno aromatico di quanto ci si possa aspettare, spariglia le carte con un olfatto tipico e un palato che, al contrario, spinge maggiormente sulla mineralità. La vendemmia 2013 di Traminer è ancora più concentrata, ma conserva i medesimi tratti. Ottimi anche i rossi del vignaiolo altoatesino di Appiano (Bolzano). Upupa Rot 2013 è il blend tra Schiava (95%) e Pinot Nero (5%), vino “dritto” sulle acidità più che sulle note fruttate tipiche dei due vitigni. Sublime il tannino espresso, così come elegante risulta quello del 100% Pinot Nero 2013, timido in ingresso, pronto poi ad aprirsi sul classico bouquet di sottobosco.
Ecco dunque Edi Keber, friulano di Cormons, Gorizia. Il suo Collio 2015 è fresco e fruttato. In degustazione anche una più evoluta vendemmia 2012, che mostra tutta la potenzialità d’invecchiamento dell’uvaggio storico Tocai, Malvasia Istriana e Ribolla. Giallo dorato, naso minerale che richiama il terroir, frutta meno stucchevole e meglio bilanciata da un’acidità viva. “Un vino da aspettare”, come conferma al banco il giovane vignaiolo Kristian Keber.
Non poteva mancare la Lombardia, con una vera e propria “chicca”. E’ Bastian Contrario, 100% Trebbiano dell’azienda Lazzari di Capriano del Colle, provincia di Brescia. Novecentotrenta bottiglie, numerate. La vendemmia in degustazione è la 2014. Giallo dorato, naso di miele millefiori e tipica nota botritica. Al palato pieno, sapido ed elegante. Morbido, nonostante l’acidità spiccata. Fondamentali i diradamenti dei tralci di Trebbiano, in vigne di età superiore ai 20 anni. “L’obiettivo – spiega Davide Lazzari – è quello di ridurre il carico produttivo fino a non più di 60 quintali di uva per ettaro: si spinge così sulla surmaturazione con vendemmia tardiva a fine ottobre. Attendiamo dunque l’attacco botritico, che contribuisce a un’ulteriore concentrazione delle rese. Il 50% del mosto fermenta direttamente nella barrique in cui resterà in affinamento per 12 mesi”. L’abbinamento perfetto? Quello con i formaggi grassi delle valle Orobiche.
Ecco dunque l’incontro che non t’aspetti. Quello con Ps Winery di Offida, Ascoli Piceno. Una cantina a metà tra le Marche e gli Stati Uniti d’America. Chiedere per credere ai due soci fondatori, Raffaele Paolini e Dwight Stanford. Galeotto fu il master di Scienze Gastronomiche organizzato da Slow Food del 2006, presso la Reggia di Colorno. I due si conoscono lì e la passione per il vino fa il resto.
“Dopo 25 anni di lavoro in clinica ero un po’ stanco – spiega Dwight (nella foto con la moglie, conosciuta al Bravio delle Botti di Montepulciano) – volevo un anno sabbatico. Ho deciso così di aderire al master di Slow Food. Mi avevano assicurato che tutte le slide sarebbero state in inglese. Ma quando sono arrivato, mi sono reso conto che non era così! Passavo i pomeriggi a tradurre i pochi appunti, studiando su Internet cosa fosse esattamente, per esempio, il Parmigiano Reggiano. Proprio in quei giorni mia madre è venuta a mancare e ho deciso di reinvestire l’eredità, assieme ai soldi che avevo messo da parte in tanti anni di lavoro, nell’acquisto di alcuni terreni, assieme al mio compagno di corso Raffaele”. I due scelgono i cloni, le varietà. E trasformano interi campi coltivati a erbe mediche in vigna. “Il primo anno è stato fantastico – ammette Dwight – anche se abbiamo dovuto mandare via l’enologo. A quello poi ho ovviato io, laureandomi in enologia”.
Da provare l’Incrocio Bruni 54 di Ps Winery, dal prezzo strabiliante di 10 euro (in cantina). Si tratta del risultato dell’incrocio, per impollinazione, di Verdicchio di Jesi e Sauvignon Blanc. “Una pianta legnosissima – spiega Raffaele Paolini – tutt’altro che elastica, già a maggio. Delicatissima nel periodo della fioritura, ha un grappolo spargolo”. Solo 14, in tutta la regione, le cantine che lo allevano. Ps Winery ne ha 1.500 ceppi, distribuiti su un quarto di ettaro. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati, il Marche incrocio Bruni 54 Igt di Ps Winery richiama il Verdicchio e la sua carica minerale, al naso. Al palato è un concentrato di struttura e di calore, ben espresso dagli oltre 15 gradi di percentuale d’alcol in volume. La sapidità è il secondo tratto distintivo del magnifico terroir Marche, espresso anche in questo Incrocio.
Di Ps Winery splendido anche il Syrah 2013 (24 mesi tra barrique e tonneau). Ai frutti rossi maturi rispondono a livello olfattivo percezioni floreali di viola, che poi lasciano spazio a complessi terziari di vaniglia, tabacco, liquirizia. Non manca uno spunto vegetale, che richiama la macchia mediterranea (alloro, rosmarino). Di grande freschezza in ingresso, rivela al palato la potenza (elegante) di un tannino ben bilanciato che nobilita la beva e chiama il sorso successivo. Ancora verde il tannino del Montepulciano 2011 Igt di Ps Winery: altro prodotto di assoluto valore, ma da attendere.
Rimaniamo nelle Marche per scoprire un altro vignaiolo che ha fatto della sperimentazione il proprio credo. E’ Giuseppe Infriccioli dell’Azienda agricola biologica Pantaleone, che lascia a bocca aperta con il suo Bordò. Si tratta di un biotipo storico appartenente alla famiglia dei Grenache. Utilizzato in purezza (100%), dà vita all’Igt Marche Rosso La Ribalta, di cui apprezziamo in particolare le vendemmie 2012 e 2010.
Di colore rosso rosso granato intenso, impenetrabile, si rivela speziato al naso: alle note fruttate rosse fanno da preponderante contorno liquirizia, chiodi di garofano, ginger e una spruzzata di pepe nero. Il tannino è presente, ma non disturba la beva in una vendemmia 2012 che, a conti fatti, risulta di grande eleganza e avvolgenza, anche nel finale tendente nuovamente al fruttato. Più complessa, come da aspettative, l’evoluzione della vendemmia 2010. Naso e bocca tendono al peperone verde e al cetriolo sotto aceto. Tutt’altro che un difetto, anzi: vino da provare, almeno una volta nella vita, per accompagnare grigliate, stufati, arrosti, brasati, cacciagione e selvaggina, nonché formaggi stagionati.
E’ di Contrade di Taurasi – Cantine Lonardo, provincia di Avellino, l’ultimo vino che segnaliamo tra i migliori assaggi al Mercato dei Vini Fivi 2016. Ventimila bottiglie la produzione totale della cantina oggi condotta in regime biologico dall’ex archeologa Antonella Lonardo, avviata dal padre Alessandro Lonardo e dalla madre Rosanna Cori: lui professore di Lettere in pensione e sommelier, lei insegnante di educazione Tecnica a Napoli. Cinque ettari, coltivati prettamente ad Aglianico. Ed è proprio un Taurasi Docg a centrare nel segno. Si tratta del cru Coste, vendemmia 2011.
Vino elegante, maestoso, che esprime tutta la magnificenza del grande vitigno avellinese. Difficile non pensare a una ricca tavola imbandita, sorseggiandolo a Piacenza: perfetto l’abbinamento con piatti elaborati a base di carne (dal brasato alla selvaggina) o accostato a formaggi stagionati. “L’annata 2016 è stata dura – commenta Rosanna Cori – le piogge ci hanno fatto temere addirittura per l’intero raccolto. Abbiamo vendemmiato quasi grappolo per grappolo, non appena compariva un po’ di sole. Il nostro enologo si è meravigliato quando ha visto le condizioni perfette delle uve condotte in cantina”.
Contrade di Taurasi produce vino ma svolge anche un ruolo sociale ed educativo nell’avellinese, nell’indole dei suoi fondatori. “Ogni anno ospitiamo un tirocinante dell’Università di Palermo – evidenzia ancora Rosanna Cori – che può formarsi al fianco del nostro piccolo staff scientifico, di cui fanno pare il professor Giancarlo Moschetti e il professor Nicola Francesca, microbiologi dell’Università di Palermo”. Loro il merito di aver estratto i lieviti indigeni che rendono così unici i vini di Cantine Lonardo, capace – se non bastasse – di recuperare anche un vitigno abbandonato come il Grecomusc, unico bianco di questa validissima realtà avellinese.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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