Una risposta a chi vedeva come uno spauracchio l’avvento nella compagine sociale di Terre Cevico (75% del capitale, con Cantine di Verona a completare lo share, dopo il passo indietro di Vitevis) . E un nuovo “punto di ritrovo” per la Verona da bere, pensato per enoturisti italiani e internazionali. Cantine Giacomo Montresor festeggia i 130 anni di storia con l’inaugurazione, avvenuta questa mattina, di un Museo del vino all’interno del polo produttivo di via Ca’ di Cozzi, 16.
Tre secoli di impresa, un Museo del vino e un altro paio di ciliegine sulla torta. A onorare il prestigioso traguardo anche un libro che ripercorre la storia dei 130 anni, un rinnovato wineshop e una bottiglia celebrativa (Amarone della Valpolicella Docg Riserva 2012 in tiratura limitata di 6 mila bottiglie, premiato tra l’altro dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it) in pieno stile Montresor: satinata.
A tagliare il nastro del nuovo Museo sono stati Marco Nannetti e Luigi Turco, presidente e vicepresidente di Cantine Montresor. Al loro fianco, il consigliere regionale Alberto Bozza e Christian Marchesini, presidente del Consorzio Vini Valpolicella. Fil rouge che unisce le tante iniziative è la consapevolezza che «il vino è un’esperienza immersiva da vivere a 360 gradi tra storia, cultura e territorio».
Il museo, proprio per la sua caratterizzazione culturale, sarà gratuito e aperto al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 19 (escluso il lunedì, fino al 31 dicembre 2022. Da gennaio l’apertura sarà tutti i giorni).
A VERONA IL MUSEO DEL VINO DI CANTINE MONTRESOR
È la grande novità delle celebrazioni dei 130 anni. Si sviluppa su un’area di 500 metri quadrati completamente ristrutturata, che un tempo faceva parte del polo produttivo. Tre sono i fili conduttori della narrazione. Prima di tutto la storia di Cantine Giacomo Montresor nella liaison con la città di Verona. Del resto, siamo a due passi dal centro storico della città.
Ma a confermalo sono anche le scelte strategiche della cantina, nel corso dei decenni sempre in piena sintonia con il territorio circostante e con la Valpolicella. A sottolinealo è il lungo corridoio di ingresso, che unisce idealmente le tappe più importanti della storia di Montresor a quelle della città dell’Amore.
La seconda sezione è dedicata alla tradizione vitivinicola narrata attraverso i suoi “attrezzi” agricoli, da inizio Novecento ad oggi. Ecco allora antiche botti, tini, pigiatrici, aratri, strumenti della campagna e tanto altro. A raccontare questa storia è un personaggio – Isidoro, storico fattore della famiglia Montresor, realmente esistito – che attraversa i decenni in un viaggio arricchito da aneddoti e cultura popolare.
L’ultima sezione pone lo sguardo al territorio della Valpolicella nella sua interezza. Un omaggio al Terroir, tra clima, paesaggio, uve, strumenti di vinificazione e soprattutto la tecnica dell’appassimento delle uve, che si intreccia nella storia dell’Amarone ed è candidata a patrimonio Unesco. È la testimonianza che il vino nasce dalla terra e dalla cultura che lo circonda e che «ogni bottiglia Montresor è un tutt’uno con il paesaggio da cui trae linfa».
IL NUOVO WINESHOP IMPREZIOSITO DALL’OPERA DI EMANUELE MARCHESINI
Come in tutti i musei, la visita si conclude presso uno shop. Quello di Cantine Giacomo Montresor non poteva che essere un wineshop, completamente rinnovato. All’interno sarà possibile trovare tutte le referenze delle varie annate della cantina. Ci sarà inoltre la possibilità di degustare i vini, proprio accanto alla grande opera artistica di Emanuele Marchesini (9,25 x 2,50 metri).
L’artista ed enologo veronese ha utilizzato materiale della filiera vitivinicola (resine, vino, vinaccioli, vinacce, raspi, foglie di vite, pigmenti). “Dionisiaco e Apollineo“, questo il titolo dell’opera, si ispira alla filosofia di Nietzsche, che individuava nell’uomo un equilibrio tra spirito dionisiaco e apollineo, tra caos e razionalità. Il vino è l’elemento che reca in sé la follia e la ragione.
Si intitola “Cantine Giacomo Montresor: 130 anni di impegno e innovazione” ed è firmato da Valeria Chilese. il libro di 112 pagine in doppia lingua (italiano/inglese) che racconta la lunga storia della cantina veronese. Un’epopea che prende avvio nel XVII secolo, quando viene rintracciato il nome Montresor tra i proprietari di alcuni terreni a Bussolengo.
130 ANNI DI CANTINE GIACOMO MOTRESOR IN UN LIBRO
Due secoli dopo si arriva a Verona e al “fatidico” 1892 quando i genitori Gaetano e Rosa intestano a Giacomo Montresor un’azienda vitivinicola presente sul territorio. A questa faranno seguito l’acquisto di una Osteria in pieno centro a Verona negli Venti. E la costruzione, nel 1934, di Cantine Giacomo Montresor in quella che tutt’ora è la sede della cantina.
È l’inizio di un percorso fatto di tanti tasselli che porta a uno dei tratti distintivi di Cantine Montresor: la bottiglia satinata, geniale intuizione di Giacomo Montresor per conservare il vino nei lunghi viaggi oltreoceano. Le generazioni successive hanno poi sviluppato l’azienda che ha fatto conoscere i vini Montresor in tutto il mondo (oggi l’export coinvolge 56 Paesi del mondo e l’azienda è leader nel mercato del Canada).
Dalla prima bottiglia di Recioto Rustego secco del 1946, alla presentazione in Canada nel 1969 di quella che presto è divenuta un’icona dei vini veronesi in Nord America: l’Amarone della Valpolicella in bottiglia satinata. Il libro tocca anche le ultime importanti tappe, con l’imponente percorso di ristrutturazione generale avviato nel 2019. Punta di diamante, la realizzazione di un nuovo impianto di imbottigliamento, un nuovo fruttaio per l’appassimento delle uve destinate all’Amarone, una bottaia completamente ristrutturata. Oggi, la nascita del Museo e il rinnovato wineshop.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.