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Peronospora, soci e Cda in fuga: trema Terre d’Oltrepò


Trema Terre d’Oltrepò, a poche settimane dall’inizio della vendemmia 2024. Due membri del Cda, l’agronomo Alessandro Fiamberti e il viticoltore Giulio Romanini, hanno dato le dimissioni nelle scorse ore. Spaventa anche la peronospora, che secondo dati raccolti in Oltrepò pavese starebbe falcidiando la zona, limitando di parecchio la capacità produttiva di molti vigneti. Dall’inizio dell’anno, inoltre, decine di soci conferitori – una sessantina – avrebbero chiesto di liberarsi dal vincolo che li lega alla cooperativa di Casteggio – con sedi a Broni e Santa Maria della Versa – a quanto pare senza averne pienamente diritto. Poche le disdette andate effettivamente a buon fine, mentre lo scorso anno – giugno 2023 – la cantina aveva già perso una sessantina di soci.

CDA TERRE D’OLTREPÒ: DIMISSIONI DI DUE CONSIGLIERI

Le acque, insomma, rimangono molto turbolente a Terre d’Oltrepò, nonostante la presentazione di un piano industriale che avrebbe dovuto rilanciare l’azienda e dare fiducia a soci e investitori. I due consiglieri dimissionari non intendono comunque rilasciare dichiarazioni alla stampa in merito alla propria decisione. Alessandro Fiamberti risponde al telefono con un «no comment», mentre Giulio Romanini è irraggiungibile. In un recente comunicato, il Ceo Umberto Callegari, che dirige la cantina sotto l’ala del padre presidente, Lorenzo Callegari, il Cda si era scagliato contro la precedente gestione, con parole molto pesanti che potrebbero aver scatenato reazioni a catena.

IL COMMENTO DI TERRE D’OLTREPÒ

“Terre d’Oltrepò – commenta il direttore generale – rassicura tutti i propri stakeholder che l’azienda è in una posizione finanziaria estremamente solida, sostenuta da un piano industriale robusto e da un’esecuzione operativa che rispetta pienamente le aspettative prefissate. È importante sottolineare che Tdo si è prontamente attivata per affrontare l’emergenza climatica e fitosanitaria, collaborando attivamente sul punto con l’Assessore Beduschi e con Regione Lombardia. Questo dimostra l’impegno proattivo e il ruolo di leadership di Terre d’Oltrepò nel settore».

«Per quanto riguarda l’uscita dei consiglieri Romanini e Fiamberti – continua Callegari – si desidera esprimere il ringraziamento dell’azienda e dei soci per l’impegno e la dedizione dimostrati nell’ultimo anno. Tali dimissioni sono attribuibili esclusivamente a motivazioni personali e non riflettono in alcun modo la stabilità e la solidità della nostra azienda. Vogliamo inoltre chiarire che non esiste alcun esodo di Soci; la nostra azienda continua a operare con il pieno supporto e la fiducia di tutti i membri del nostro team. Rinnoviamo il nostro impegno verso i soci e auguriamo a tutti buon lavoro, ringraziandoli per la continua fiducia e collaborazione».

CONSORZIO VINI OLTREPÒ: VIA VERONESE, ARRIVA BINDA MA…

L’uscita dei due consiglieri è solo l’ultimo segnale dell’irritazione di alcune cantine oltrepadane, stuzzicate dal recente sbarco in Oltrepò del colosso siciliano Cantine Ermes, che a marzo 2024 ha finalizzato l’acquisto all’asta della Cantina Sociale di Canneto pavese (a proposito: ai soci sarà liquidato il 27,6% del credito). Venti bollenti anche nei corridoi del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese, che ha da poco salutato il direttore Carlo Veronese, pur tardando ad annunciare il suo sostituto. Come già pubblicato da winemag.it lo scorso 4 giugno, si tratta di Riccardo Binda, che potrebbe essere ufficializzato all’inizio del mese di settembre nonostante le resistenze di Bolgheri, Consorzio toscano dal quale Binda – originario di Voghera, in provincia di Pavia – proviene.

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Vendemmia in Sicilia. Le stime della Doc Sicilia: ottima qualità, quantità media dei raccolti in calo

Palermo – La maturazione delle uve procede in modo ottimale, ma le condizioni atmosferiche di giugno e luglio porteranno sicuramente ad una riduzione del quantitativo di uva raccolta che ci porrà ben al di sotto della media degli ultimi anni. Sono queste le prime indicazioni sulla vendemmia appena iniziata da parte dei produttori dei vini Doc Sicilia.

“L’andamento climatico degli ultimi mesi lascia presagire un’ottima qualità delle uve” dice Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. “l Pinot grigio appena raccolto ha avviato una vendemmia che però fa prevedere quantitativi al di sotto della media degli ultimi anni, anche se probabilmente superiore alla vendemmia del 2017. Se analizziamo la campagna di raccolta nel suo complesso” continua Lunetta, “ci aspettiamo una riduzione dei quantitativi soprattutto a causa delle piogge estive che hanno interessato una vasta area viticola del Trapanese”.

LA PAROLA AI VITICULTORI
“Per quanto siamo ancora all’inizio della stagione vendemmiale” aggiunge Paolo Di Maria delle Cantine Ermes di Santa Ninfa, nella Valle del Belice, “i primi raccolti ci soddisfano molto dal punto di vista qualitativo, mentre indubbiamente non possiamo non considerare i diradamenti naturali dei vigneti delle nostre zone registrati nei mesi scorsi. Dal nostro osservatorio agronomico possiamo prevedere un calo di produzione di uve non trascurabile (stimiamo il 30% circa di una annata normale), ma l’obiettivo di riuscire a dare redditività ai viticoltori puntando sulla qualità dei vini è raggiungibile. Siamo impegnati da anni a rendere sostenibile il lavoro e i sacrifici fatti dai nostri soci conferitori per una produzione di qualità”

“Quest’anno abbiamo avuto finora un clima mite e piogge relativamente abbondanti rispetto alla media delle precedenti stagioni: ecco perché possiamo prevedere che il bilancio della vendemmia sarà positivo” commenta Filippo Paladino, vicepresidente delle Cantine Colomba Bianca, azienda che raccoglie uve in diverse zone della provincia di Trapani, specie tra Marsala, Mazara e la Valle del Belice. “Le condizioni climatiche hanno però esposto le piante ad attacchi di Peronospera. Il Nero d’Avola, che è molto suscettibile a questa malattia fungina, potrebbe registrare un calo di quantità del 40 per cento rispetto alla media, mentre il Grillo, il Catarratto e il Grecanico sono nell’ordine di quantità dell’anno scorso”.

“Nella zona del siracusano e in parte del ragusano dove la nostra azienda ha i vigneti ci aspettiamo una vendemmia abbondante” racconta Nino Di Marco, della Cantina Terre di Noto. “Prevediamo di registrare un miglioramento dal punto di vista della produzione che possiamo fissare in un più 5 per cento, e la conferma di uno standard qualitativo perfetto come già registrato nella passata campagna di raccolta. Non abbiamo subito attacchi di malattie alle viti e l’ondata di caldo che si è abbattuta la settimana scorsa sulla Sicilia non prevediamo possa portare a conseguenze negative per i vigneti. Certo, sappiamo che il fattore climatico è indecifrabile, ma al momento non ci sono segnali allarmanti”.

“Nel nisseno, dove la nostra azienda cooperativa ha i suoi viticoltori, la vendemmia dovrebbe far registrare un aumento delle quantità rispetto allo scorso anno” conclude Salvatore Vitale della Cantina La Vite di Riesi. “Non abbiamo avuto malattie che colpiscono le viti e le temperature sono state buone, senza i picchi di caldo dello scorso anno. Così, se nella passata vendemmia abbiamo raccolto 190 mila quintali di uve in seguito alla riduzione provocata dalle condizioni atmosferiche avverse, quest’anno possiamo prevedere un raccolto sopra i 210 mila quintali. In questa settimana iniziamo a raccogliere Sangiovese e Chardonnay, a settembre toccherà al Nero d’Avola. E anche per questo vitigno tutto procede nel migliore dei modi”.

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Sicilia, sorpresa Glera: è il vitigno “minore” più coltivato

PALERMO – C’è un po’ di “Veneto” in Sicilia. Centoventisette ettari, per l’esattezza. A tanto ammonta la superficie vitata di Glera sull’isola del Sud Italia.

Un vero e proprio boom per il vitigno balzato agli onori delle cronache per il “fenomeno Prosecco”. Dopo l’avallo della Regione, che ne ha autorizzato la coltivazione tra le Igt nel 2009, gli ettari di Glera si sono moltiplicati a vista d’occhio.

Tanto che oggi, l’ex “Prosecco” è il “vitigno minore” più allevato in Sicilia. Con 127 ettari sui 245 complessivi, riservati alle varietà non autoctone o tradizionali.

Secondo i dati forniti da Marco Perciabosco, a capo dell’Unità operativa Ocm Vino siciliana, a credere nella Glera “Made in Sicily” sono soprattutto i viticoltori della provincia di Trapani. E’ nell’areale a Nord Ovest dell’isola che si concentra la maggior parte della superficie vitata a Glera. Centodieci ettari.

Seguono Agrigento e Palermo, rispettivamente con 17 e 2 ettari vitati circa. Numeri in crescita, che fanno pensare a un incremento costante della richiesta di Glera sul mercato locale. Eppure non v’è traccia di una “Glera mania” tra gli abitanti dell’isola. E trovare cantine che producano e commercializzino vini a base Glera in Sicilia è quasi un’impresa.

Una di queste è l’Azienda Agricola Vitivinicola Tenute Rinaldi. Siamo a Bolognetta, “Agghiastru” in siculo. Un Comune di 4.200 anime, a 25 chilometri da Palermo. Il “Bianco Rinaldi”, di fatto, è un blend tra Glera e Chardonnay. Una vera e propria rarità.

Che fine fa il resto della Glera prodotta in Sicilia? “Sono noti, ma solo a livello informale – precisa Marco Perciabosco dal palazzo della Regione – i rapporti tra produttori siciliani e del nord Italia in materia di vino. Relazioni in cui non può entrare nel merito l’amministrazione regionale, finché si tratta di operazioni di tipo commerciale, svolte con tutti i crismi“.

“Se qualcuno possiede notizie di reato – commenta Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc – ha il dovere di fornirle alle autorità preposte, diversamente devono essere derubricate a illazioni. Non va comunque dimenticato che molti operatori, anche nel nostro territorio, utilizzano la Glera per la produzione di spumanti generici o per l’infustamento”.

IL CASO ERMES
Ma in Sicilia c’è anche chi ha messo su una “filiale”, in Veneto. E’ Cantine Ermes, società cooperativa di Santa Ninfa (Trapani) in mano alla famiglia Di Maria (Rosario ne è presidente, Paolo il direttore generale). Una realtà da 2 milioni di euro di capitale sociale, attiva anche nella Grande distribuzione organizzata.

Con lo stesso nome, Cantine Ermes opera in via Restiuzza 7 a Mansuè, in provincia di Treviso. E allo stesso indirizzo, sempre in Veneto, si trovano le Tenute Di Maria Srl. Società che, a sua volta, dipende dalla “casa madre” siciliana di Contrada Salinella, a Santa Ninfa.

Quella di Mansuè figura ufficialmente come “struttura secondaria” di Cantine Ermes. O, meglio, come “stabilimento”. Diversi magazzini, numerosi silos. E una “Bottega del vino” in cui si organizzano degustazioni delle etichette siciliane di “Tenute Orestiadi”, brand del gruppo Ermes.

Ma è su portali enogastronomici come SicilShop.com che è acquistabile “Taravan”, il Prosecco Doc Extra Dry prodotto da Cantine Ermes. Un filo conduttore che sembra funzionare bene, quello tra la Sicilia e il Veneto del vino.

Un asse su cui Cantine Ermes investe da anni, forte soprattutto di una preziosa partnership con un colosso del posto: Cantina di Soave. Una joint venture stipulata nel 2006. Agli albori, dunque, del vero cambio di rotta di Ermes. Dal vino sfuso al vino imbottigliato, di maggiore qualità.

“Ci tengo a sottolineare che non esiste oggi alcuna partnership o joint venture tra Cantina di Soave e Cantine Ermes”, precisa il direttore generale di Cantina Soave, Bruno Trentini. A distanza di 12 anni, l’operazione pubblicizzata dalla stessa cantina veneta tramite un apposito comunicato stampa, viene minimizzata: “Si trattava di un semplice accordo commerciale con Cantine Ermes, come tanti stretti con altre aziende”.

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Vini al supermercato

Grillo Terre Siciliane Igt Bio Vento di Mare, Cantine Ermes

(4 / 5) La grande distribuzione organizzata ha sdoganato i prodotti Bio in vari reparti. Non ultimo quello del vino.

Oggi dunque degustiamo per voi il Grillo Terre Siciliane Igt Vento di Mare Bio imbottigliato dalla Cantine Ermes di Santa Ninfa, in provincia di Trapani, vendemmia 2014.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice presenta qualche leggera particella in sospensione, il colore è giallo paglierino con riflessi verdolini, non è particolarmente denso, va detto che è un vino di 12,5% alcol in volume.

Al naso sentori di agrumi ed erbacei davvero fini, ma in bocca è comunque fresco, fruttato, leggermente sapido e dotato di buona acidità.

L’equilibrio di tutte queste caratteristiche, pur non essendo Grillo Terre Siciliane Igt Vento di Mare Bio un vino pretenzioso, ne fa un vino genuino e beverino, ma soprattutto con un rapporto qualità prezzo più che interessante, abbinabile soprattutto a portate di pesce.

LA VINIFICAZIONE
E’ prodotto con uve Grillo, uve a bacca bianca coltivate soprattutto in Sicilia e nella zona di Marsala. Le Cantine Ermes con 5000 ettari vitati e circa 1200 soci.

Pur essendo relativamente giovani, in quanto nate solo nel 1998, hanno intrapreso con determinazione un progetto di rinascita grazie ad un gruppo di viticultori che dopo il terremoto che ha colpito la Valle del Belice ha voluto unire le forze per risollevarsi e dare anche nuova vita all’economia del territorio.

Nel giro di pochi anni sono riuscite a farsi notare anche da occhi e palati considerati eccellenti, come quelli del Gambero Rosso e dei Vini Veronelli, che hanno menzionato alcune loro produzioni nelle guide 2015.

Prezzo pieno: 3,95 euro
Acquistato presso: Famila, gruppo Selex

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