Cantine Spinelli e Best Ambassador dei vini dAbruzzo per Unicredit e Nomisma gia miglior cantina gdo 2023 per vinialsupermercato winemag
Unicredit e Nomisma Wine Monitor hanno nominato Cantine Spinelli “Best Ambassador” dei vini abruzzesi. Il riconoscimento è stato assegnato a Vinitaly 2023, nel contesto degli “Unicredit Wine Award 2023“. A Cantine Spinelli – già Miglior cantina Gdo 2023 per “Vini al supermercato“, la rubrica e guida vini di winemag.it dedicata ai vini in vendita in Gdo – viene riconosciuta la «creazione di valore per il vino italiano», in particolare per il vino dell’Abruzzo.
«Le cantine “Best Ambassador” – spiegano Unicredit e Nomisma Wine Monitor – si sono distinte per percorsi di sostenibilità, innovazione, internazionalizzazione e hanno contribuito attivamente a rafforzare la distintività sui mercati, rappresentando un volano per l’attrattività dei territori in cui operano».
Cantine Spinelli è Miglior Cantina Gdo 2023 per la Guida Migliori Vini al Supermercato
Cantine Spinelli è Miglior Cantina Gdo 2023 per la Guida Migliori Vini al Supermercato. Premiata non solo per il Montepulciano d’Abruzzo
Igt Daunia 2017 Vino spumante Metodo classico Cantina La Marchesa
L’Igt Daunia 2017 Metodo classico “L’Istante della Marchesa” è uno degli spumanti presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Aglianico in purezza. Dopo oltre 42 mesi di maturazione sui lieviti e numerose prove da parte di questa piccola realtà della provincia di Foggia, già “Cantina dell’anno – Sud Italia” 2022 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani targata winemag,it, ecco il primo metodo classico de La Marchesa. Un Pas Dosé.
Si conferma la meticolosità dell’approccio della cantina, dalla vigna alla bottiglia. L’Aglianico è riconoscibile sia al naso sia al sorso. Olfatto e palato si distendono su un letto di agrumi e frutti rossi e su venature saline che stuzzicano l’appetito, chiamando abbinamenti importanti. L’ennesima chicca de La Marchesa.
Guida top 100 - 2023
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Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Recioto di Soave Doc 2018 “Suavissimus” di Nardello è uno dei vini dolci presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. La cantina di Monteforte d’Alpone, in provincia di Verona, mostra di avere una gamma profonda e di gran qualità, nel segno di un’interpretazione autentica del terroir di Soave.
Il Recioto 2018 “Suavissimus” si presenta alla vista di un giallo dorato. Al naso rivela una splendida espressione del frutto, in termini di ricchezza e precisione, unita a una freschezza conferita da note balsamiche. Ricordi di frutta matura e frutta secca ben avvolti da suadenti note di miele, sferzati da agrumi freschi e canditi. Sorso di gran concentrazione, eppure beva spasmodica per un vino giovanissimo, che non smetterà di sorprendere nel tempo.
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Tutto fatto per La Giuva Signorvino Gruppo Calzedonia nuovo proprietario cantina alberto malesani
Signorvino è il nuovo proprietario de La Giuva, cantina dell’ex allenatore di calcio Alberto Malesani. Il rogito è fissato per la prossima settimana. Un’acquisizione che sa di passaggio di consegne da un “Mister” all’altro. Dal Mister divenuto bandiera di Chievo, Fiorentina, Parma e Panathīnaïkos, ai “Mister del vino” del Gruppo Calzedonia. I primi mesi del 2023 si confermano così da incorniciare per l’insegna di enoteche con cucina fondata nel 2012 da Sandro Veronesi, sempre più determinata a giocare in contropiede su due campi.
Da un lato l’acquisizione della cantina La Giuva, nella provincia che ha visto l’apertura del primo store (avvenuta nella frazione Vallese del comune di Oppeano, a 16 chilometri da Verona). Dall’altro lo sbarco a Parigi previsto per settembre, nella zona di Place Saint-Michel, prima di altre due mete europee (si parla di Praga e Varsavia, dunque di Repubblica Ceca e Polonia come nuove mete da conquistare, oltreconfine). L’accordo con la famiglia Malesani sa quindi anche di ritorno alle origini, oltre che dell’ennesima sfida per il Gruppo Calzedonia.
CANTINA LA GIUVA: MALESANI VENDE A SIGNORVINO-CALZEDONIA
Forte dei 50 milioni di incassi del 2022 (+20% rispetto al 2019, il doppio rispetto al 2o21) Signorvino si lancia dall’altra parte del bancone con La Giuva. Passando dal servizio delle enoteche con cucina alla produzione di vino, in una delle regioni vinicole più dinamiche e in trasformazione d’Italia in cui si produce uno dei vini bandiera del Made in Italy: quell’Amarone che tanto continua a convincere, anche all’estero.
In Valpolicella, per l’esattezza in alta Val Squaranto, la Giuva – acronimo che unisce i nomi Giulia e Valentina, figlie di Alberto Malesani che hanno abbracciato il progetto enologico – alleva 10 ettari e conta cinque vini in gamma. A “Il Valpo“, “Il Rientro” e “L’Aristide” si affiancano un secondo Amarone e il Recioto. Nuovo referente della cantina per Signorvino-Gruppo Calzedonia sarà il giovane Dario Sonato, a cui saranno consegnate le chiavi a ore.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Lessini Durello Riserva Pas Dose 2017 Verde Fongaro Dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 e1675355321344
Il Lessini Durello Riserva Pas Dosé 2017 “Verde” di Fongaro è uno dei vini spumanti Metodo classico presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Ancora una volta convince l’uva Durella in purezza lavorata da una cantine simbolo dei Monti Lessini, con base a Roncà (Verona). Alla vista, l’etichetta “Verde” si presenta di un giallo paglierino intenso, con riflessi oro.
Al naso agrume da vendere, ma anche crema, brioche a denotare la lisi, albicocca più che pesca. In bocca tipica espressione tesa della Durella, pienamente corrispondente e coerente col naso. Uno spumante Metodo classico di buona struttura, all’inizio della sua lunga vita ed evoluzione. Il Lessini Durello Riserva Pas Dosé 2017 “Verde” di Fongaro è, in definitiva, uno degli spumanti da conoscere per avvicinarsi alle punte di qualità dell’uva Durella.
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Cercastelle Supervalpolicella cantina Eleva matrimonio riuscito tra Merlot e Oseleta rosso veronese igt
Ha il fascino delle storie impossibili “Cercastelle“, il nuovo “Supervalpolicella” della cantina Eleva. Un Rosso Veronese Igt2019 ottenuto da uve Merlot e Oseleta, con cui Davide Gaeta e Raffaella Veroli sondano le potenzialità del matrimonio tra la varietà bordolese e l’antico autoctono veneto, sulle 18 terrazze vitate lasciate in eredità dalla compianta Franca Maculan, lungimirante fondatrice della Società Agricola Eleva.
Il risultato? È super. Con “Cercastelle”, la collina in località La Palà, a Sant’Ambrogio di Valpolicella, si colora di una luce nuova. Che sa di sfida e di una chiave di lettura diversa, per il futuro dell’intera Valpolicella.
«Ci vogliono passione, preparazione, rigore, organizzazione, sacrificio, cocciutaggine, autorevolezza, umiltà, pazienza, amore», sostiene il docente Davide Gaeta, che ha trovato nell’enologa Raffaella Veroli la miglior compagna di viaggio possibile, “donna del vino” tenace e determinata come la fondatrice. La prova è nella traduzione degli intenti nella lingua del calice. L’esito di 9 anni di prove e ricerche sulla combinazione delle due varietà.
ROSSO VERONESE IGT 2019 “CERCASTELLE”, ELEVA
Alla vista, il vino si presenta di un rubino luminoso. Naso delizioso, al contempo largo (su fiori e frutto polposo) e profondo (grazie a una speziatura balsamica). Esemplare utilizzo del legno, che contribuisce a stratificare il naso, rendendolo non solo elegante, ma ancor più goloso, grazie a leggere note tostate, dolci, unite a una spolverata di spezie orientali. Un quadro che vede assolute protagoniste le due varietà Merlot e Oseleta, unite in un ensemble perfetto.
Il Merlot accarezza, mentre un’addomesticata Oseleta ruggisce. Compostamente. Ingresso di bocca quasi in punta di piedi, su tensione fresca e frutto rosso – più che a polpa scura – perfettamente maturo. Netta la ciliegia, più in sottofondo la mora e la prugna. Progressione elegante al palato per il Rosso Veronese Igt 2019 “Cercastelle” di Eleva, che in fase centrale mostra la verve elettrica dell’Oseleta, sempre più avvolta, nell’allungo, dal manto carezzevole ed elegante del Merlot.
A somme tirate il sorso è fresco, dinamico, di ottima stratificazione. Ben lavorato anche il tannino, che fa capolino in una chiusura asciutta, segnata dall’equilibrio tra le componenti e da una preziosa impronta sapida, capace di chiamare il sorso successivo. Non manca, insomma, quel carattere del vino rosso moderno, la cui bottiglia a tavola finisce, non stanca. Anzi, invita al riassaggio. Il Supervalpolicella “Cercastelle” 2019 di Eleva è giovane e di grande prospettiva, pur già godibilissimo se ben abbinato a tavola.
LA VINIFICAZIONE
Concorrono all’uvaggio un 60% di Merlot e un 40% di Oseleta allevate da Eleva a Sant’Ambrogio di Valpolicella, in località Conca d’Oro. La raccolta delle uve avviene in due momenti distinti, per via delle diverse tempistiche di maturazione delle due varietà di “Cercastelle”. La vinificazione inizia in tanks di acciaio a temperatura controllata, inferiore ai 25°-26°. Segue la macerazione a contatto con le bucce.
La fermentazione dura circa dieci giorni. Nello stesso periodo il vino svolge la malolattica spontanea, senza alcuna induzione. L’affinamento del Rosso Veronese Igt 2019 “Cercastelle” di Eleva è in barrique di rovere francese per due anni, con legni di diversa stagionatura e dimensione. Che sia l’inizio della definitiva riscoperta (e valorizzazione) dell’Oseleta in Valpolicella?
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Cantina Cooperativa Vallebelbo nelluniverso Schenk Italian Wineries
FOTONOTIZIA – Cantina Cooperativa Vallebelbo è da oggi ufficialmente partner di Schenk Italian Wineries. L’accordo di collaborazione sancisce e consolida un rapporto iniziato già nel 2018 per la produzione della linea di vini piemontesi “Casali del Barone“.
«Il progetto originario – spiega il colosso di Ora (Bolzano) – si è sviluppato partendo dal re dei vitigni piemontesi, la Barbera. La gamma si è ampliata con l’aggiunta dei grandi vini classici della zona: una Barbera d’Asti Superiore, un Barolo, un Nebbiolo, un Barbaresco e un Bianco Langhe, tutti imbottigliati all’origine».
Cantina Cooperativa Vallebelbo lavora 500 ettari vitati nelle Langhe, di cui circa 150 a Dolcetto, Barbera e Nebbiolo. Sono 150 i conferitori.
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A darne notizia sono la moglie Loretta, i figli Norma e Sandro, i fratelli Antonio, Geminiano, Rosanella, Ivo e Flavio, i nipoti e i collaboratori di una vita. È morto a causa di un improvviso malore Claudio Nardi, fondatore assieme ai fratelli di Perlage Winery, storica cantina biologica di Farra di Soligo. Nell’azienda curava, in particolare, la produzione in vigna.
I fratelli e i famigliari lo ricordano «per il grande entusiasmo e l’impegno nella ricerca costante di soluzioni alternative, sempre più ecologiche». Claudio Nardi, nel ricordo della famiglia, «era un sognatore, amante della natura alla quale dedicava tutte le sue energie per coltivare la vigna in modo sano e rispettoso dell’ambiente e delle persone».
Negli anni si è impegnato nella costante riduzione del rame utilizzato per i trattamenti, nella lotta ai cambiamenti climatici e agli eventi metereologici estremi, approfondendo le tecniche di economia circolare dell’acqua. Claudio Nardi curava anche gli investimenti tecnologici in cantina per migliorare la qualità del Valdobbiadene Prosecco Superiore.
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Nasce il portale Enjoy Prepotto emozioni di confine tra i Colli Orientali del Friuli terra dello Schioppettino di Prepotto e di Cialla 3
I punti fermi ci sono tutti. Adesso. Sui Colli Orientali del Friuli, o meglio in quel fazzoletto di terra della provincia di Udine che ha cambiato bandiera, passaporto, colore, orizzonte e futuro, più volte nel corso della storia, tredici aziende fanno rete per portare Prepotto sulla cartina geografica. Del turismo. Il risultato è il portale Enjoy Prepotto (www.enjoyprepotto.it) che comprende degustazioni guidate, ristoranti e b&b, escursioni naturalistiche, gite in e-bike, corsi di «cucina di confine» e lezioni di yoga in cantina.
E il vino (in primis lo Schioppettino di Prepotto e di Cialla) è tra i protagonisti assoluti. Un elemento essenziale, in cui da sempre si dissolvono anche i più acerbi dissidi. Una panacea, utile a staccare dalla frenesia di tutti i giorni, immergersi nella natura e lasciarsi guidare dagli stimoli culturali (e religiosi) di cui è ricco il territorio, tra Italia e Slovenia. In una parola, il “fluido” che tiene unite – spontaneamente – le 13 aziende di Enjoy Prepotto.
Cantine, agriturismi e b&b che hanno deciso di unire le proprie forze «per portare nuova linfa al territorio di Prepotto». L’offerta del portale comprende un ricco ventaglio di attività ed esperienze turistiche per tutto l’anno. Sei le categorie: degustazioni e visite in cantina, escursioni guidate, corsi di cucina, gite in e-bike, corsi di yoga e meditazione, eventi culturali.
LA VOCE DEI PROTAGONISTI DI ENJOY PREPOTTO
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Nasce il portale Enjoy Prepotto emozioni di confine tra i Colli Orientali del Friuli terra dello schioppettino di prepotto e di cialla
Al momento Enjoy Prepotto non vende i servizi, ma funge da collettore delle experiences del territorio, offerte dalle aziende aderenti. Si va da scrigni dell’accoglienza e della ristorazione come Tinello di San Urbano, Agriturismo Scribano, L’Osteria di… Delizie e Curiosità, a cantine come Vigna Lenuzza, Orlando e Didonè, Ronchi di Cialla.
E ancora: Spolert Winery, Vigna Petrussa, Vigna Traverso, Pitticco, Grillo Iole e Vie d’Alt. Non ultimo Renzo Ferluga, guida naturalistica del gruppo. Già disponibili gli eventi in programma per i primi mesi del 2023 (per maggiori informazioni, scrivere a info@enjoyprepotto.it).
«La nostra missione – spiega Caterina Cossio di Agriturismo Scribano, tra i promotori del progetto – è offrire alle persone un’accoglienza autentica e distintiva, valorizzando un luogo di confine unico la cui storia contamina tutti i suoi elementi: la natura, la cultura, la cucina. Un luogo dove i ritmi rallentano e la natura invita ad abbracciare uno stile di vita più sincero».
L’idea – aggiunge Riccardo Caliari di Spolert Winery – nasce dalla volontà di raccogliere e unire tutte le opportunità offerte da questo speciale territorio e dalle nostre aziende, creando un unico market place tramite il quale è possibile programmare liberamente un weekend o anche solo un pomeriggio di svago all’insegna del relax, del gusto e del divertimento».
Quello di Riccardo Caliari è tra i volti più rappresentativi del neonato movimento Enjoy Prepotto. Cinque anni fa ha scelto di trasferirsi a Prepotto per produrre vino. Lasciando Verona, la sua città di origine. «Questo territorio mi ha affascinato – spiega – per la densità di contenuti che offre. Lo scopo di questa associazione spontanea di aziende è lo stesso: stupire gli ospiti, non solo in alta stagione, ma tutto l’anno. In poche parole gusto, divertimento e condivisione».
Stessa (buona) “sorte” per l’altro produttore veneto Stefano Traverso, a Prepotto dal 1998. Passi da gigante quelli compiuti da Vigna Traverso nella produzione dello Schioppettino e degli altri vini locali, dopo un «periodo di adattamento non facile con le varietà locali, diverse da quelle a noi familiari, in provincia di Treviso». Ottima anche l’interpretazione del Cabernet Franc da parte cantina che lavora 18 ettari in un modernissimo impianto, incastonato nella collina.
«Nell’arco degli anni – conferma Bruna Tocco de L’Osteria di… Delizie e Curiosità – il profilo dei turisti e dei visitatori è cambiato. Si cerca sempre più qualità, disponibilità, un ambiente caldo e accogliente e prodotti genuini. Cerchiamo di assicurare tutto questo tra i tavoli del nostro ristorante di Castelmonte, ovvero nella parte più alta del territorio di Prepotto, a 600 metri sul livello del mare». È il bosco a suggerire gli ingredienti. Selvaggina, mais per la polenta e patate sono elementi essenziali della cucina locale.
PREPOTTO, UN ANGOLO DI PARADISO E LA PATRIA DELLO SCHIOPPETTINO
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Nasce il portale Enjoy Prepotto emozioni di confine tra i Colli Orientali del Friuli terra dello schioppettino di prepotto e di cialla
Circondato da fiumi e monti, Prepotto è un piccolo comune in provincia di Udine, collocato nell’estremo nord-est d’Italia. Confina per 15 km con la Slovenia ed è situato a 6 chilometri da Cividale, Patrimonio Unesco, e 25 da Udine. Da anni è ormai è meta naturalistica molto frequentata da appassionati escursionisti e cicloturisti di tutta Europa. Più recente il successo della Marcia dello Schioppettino, vera e propria case-history che riesce ad attrare ogni anno a Prepotto migliaia di “camminatori” (prossimo appuntamento il 19 febbraio 2023).
Non a caso qui si intersecano ben tre cammini internazionali che attraversano il Friuli-Venezia Giulia: il Cammino Celeste, l’Alpe Adria Trail e la Via Alpina. Uno degli epicentri del turismo è proprio Castelmonte, santuario mariano tra i più antichi del Nord-Est doItalia. E tra le dolci colline terrazzate scorre lo Judrio, fiume di frontiera che separa l’Italia dalla Slovenia e la cui valle offre uno spettacolo naturale in continua evoluzione, ricco di flora e fauna.
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Cambia, in base al terreno e al microclima, anche l’espressione del vino simbolo del territorio: lo Schioppettino di Prepotto (e di Cialla), terra d’elezione dell’omonimo vitigno. Oggi è un vino Doc Friuli Colli Orientali poliedrico e capace di restituire nel calice, come pochi, le caratteristiche del suolo. Si passa dalle marne eoceniche (la cosiddetta “ponca“) alle ghiaie. Ma soprattutto da zone più “miti” a zone più fresche.
«La produzione dello Schioppettino – spiegano i promotori di Enjoy Prepotto – è legata indissolubilmente alla tradizione di questo luogo. Non solo perché quasi tutte le aziende vitivinicole locali lo producono da decenni, ma anche perché è il vino che per eccellenza si sposa bene con i piatti tipici della nostra cucina di confine, caratterizzata da influenze e contaminazioni derivanti soprattutto dalla tradizione gastronomica friulana, da quella slava e da quella austroungarica». Insomma, una terra da scoprire. Calice alla mano.
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Il Cannonau di Sardegna 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu e Miglior rosato italiano 2023 per la guida top 100 migliori vini italiani winemag.it
Il Cannonau di Sardegna Doc rosato 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è il Miglior rosato italiano 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. Il riconoscimento va all’ultimo nato della cantina guidata dai fratelli Pino e Giovanni Cadinu, vignaioli interpreti della Sardegna più profonda, intima e autentica: quella di Mamoiada, in provincia di Nuoro.
Una tipologia non così nota fuori dall’isola, il Cannonau in versione rosata, che merita di essere scoperta. Nel calice, Martis Sero 2021 si presenta di un rosa salmone intenso, completamente penetrabile alla vista e di grande luminosità.
Al naso ricordi di piccoli frutti a polpa rossa, ribes, fragolina. Ampio il corredo di piante aromatiche tipiche della macchia mediterranea, su cui spicca il mirto. Splendido binomio tra morbidezza e carattere in un palato generosissimo, che si sviluppa fiero, su una perfetta corrispondenza gusto olfattiva.
IL CANNONAU MARTIS SERO, UN OMAGGIO A MAMOIADA
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Frutta grande protagonista anche in chiusura, mentre la persistenza regala ritorni di mirto. Il risultato è una beva inappagabile, freschissima, che sfiora il balsamico. Un vino rosato, in definitiva, che parla di Sardegna, incollato com’è ai profumi e ai sapori tipici dell’isola.
La bottiglia degustata in occasione dei tasting alla cieca utili all’ingresso nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it è la numero 522 di 620. Di fatto, il Cannonau di Sardegna Doc 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è un vino prodotto in tiratura limitatissima, che si accosta a un’altra grande interpretazione del Cannonau di Mamoiada, vinificato in rosso (sempre in tiratura limitata).
Le vigne della cantina Vignaioli Cadinu si trovano in località Su Tutturighe, a 750 metri sul livello del mare. Colpo d’occhio unico sulle vallate circostanti e peculiarità altrettanto uniche per Cannonau della zona. La scelta dei fratelli Pino e Giovanni Cadinu è quella di produrre vini da viticoltura biologica, nel massimo rispetto dei pichi filari di vite ad alberello ereditate dal padre, nel 2019.
“Martis Sero”, che dà il nome sia al rosato che al rosso, è un altro segnale di attenzione al territorio di Mamoiada e al suo celebre Carnevale. Un omaggio a Juvanne Martis Sero, personaggio che incarna più di altri la sacralità del vino per i sardi, in occasione del Martedì Grasso.
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Cantina toscana assolta in Tribunale La bottiglia dorata non imita Bottega
FOTONOTIZIA – Si è conclusa dopo sette anni la disputa legale tra Bottega e una cantina toscana, accusata di aver imitato le note bottiglie “gold” di Prosecco. Il Tribunale di Pistoia ha assolto con formula piena il presidente della cantina toscana.
È stato inoltre disposto il dissequestro di tutte le bottiglie sottoposte a vincolo cautelare, sino alla sentenza. Ora è il momento del contrattacco. Per i «gravi danni subiti dall’azione legale», l’azienda toscana «si riserva di agire nelle sedi competenti».
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Tenuta Cerulli Spinozzi Miglior Cantina Sud Italia 2023 Guida Top 100 Migliori vini italiani winemag
Tenuta Cerulli Spinozzi è Miglior Cantina Sud Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. La cantina di Canzano (Teramo) interpreta le punte di eccellenza del Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg. Così come l’Abruzzo del Cerasuolo e dei bianchi Pecorino e Passerina dei Colli Aprutini.
Nel contesto di una regione “difficile”, costellata da produzioni di massa poco rappresentative del reale valore dell’Abruzzo del vino, Tenuta Cerulli Spinozzi costituisce un faro in termini di qualità e produzione di vini di grande carattere, specchio fedele delle splendide colline del teramano.
Al timone della Miglior Cantina Sud Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it c’è Enrico Cerulli Irelli, presidente del Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane. Un ente che, grazie alle proprie scelte coraggiose e lungimiranti, sta tentando di alzare l’asticella della reputazione e del prezzo medio del vino abruzzese, in Italia come all’estero. Con buoni risultati.
Tra i vini che hanno consentito alla cantina di Canzano di aggiudicarsi il riconoscimento, spicca il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg 2017. Un vero e proprio pezzo di eleganza, che invita alla scoperta della denominazione.
LA STORIA DI TENUTA CERULLI SPINOZZI, MIGLIOR CANTINA SUD ITALIA 2023 WINEMAG.IT
enrico cerulli irelli Tenuta Cerulli Spinozzi e Miglior Cantina Sud Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani
Tenuta Cerulli Spinozzi e Miglior Cantina Sud Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani enrico cerulli irelli montepulciano colline teramane 1
L’azienda agricola Cerulli Spinozzi affonda le radici nella metà del Novecento. Nasce ufficialmente dalla fusione delle proprietà della famiglia feudale Spinozzi e dei mercanti Cerulli Irelli. L’attuale cantina è stata realizzata nel 2003 dai fratelli Vincenzo (padre di Enrico) e Francesco Cerulli Irelli.
Chiara l’impronta data da Enrico Cerulli Irelli (nella foto, sopra) all’azienda: «Valorizzare la tenuta storica con il reimpianto di vigneti orientati alla produzione di grande pregio e la manutenzione di alcune vigne di oltre trent’anni e dalle rese basse, ma qualitativamente ottimali» Insomma, «un’impostazione moderna ma in continuità con la tradizione».
Tenuta Cerulli Spinozzi lavora 35 ettari nel comune di Canzano e 18 in quello di Mosciano, con una produzione annua che si aggira attorno alle 100 mila bottiglie. Massiccio il lavoro sulle rese e sulla qualità compiuto negli ultimi 15 anni, grazie a un programma teso ad aumentare la densità d’impianto per ettaro, passando da mille a 4 mila piante. Accanto alla tradizionale forma di allevamento “a tendone”, ecco dunque i filari.
I terreni, di origine alluvionale, un tempo erano coperti dalle acque del fiume Vomano. La maturazione ottimale del Montepulciano, varietà tardiva, è favorita dall’esposizione a sud/sud-est. È il vitigno predominante tra i vigneti di Tenuta Cerulli Spinozzi, seguito da Trebbiano, Pecorino, Sangiovese e Chardonnay. La conduzione agronomica segue i dettami dell’agricoltura biologica.
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Terre del Marchesato e Miglior Cantina Centro Italia 2023 per la Guida Top 100 migliori vini italiani winemag.it famiglia fuselli 1
Un’idea chiara di dove vada il mondo del vino oggigiorno, senza perdere di vista le radici, ben conficcate nello straordinario “terroir” di Bolgheri. Terre del Marchesato è Miglior Cantina Centro Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it.
Merito di una linea di vini coerente, tipica, in cui tutto sembra al proprio posto e funzionale al racconto (nel calice, s’intende) di una visione particolare e unica di una delle zone di maggior pregio dell’Italia del vino.
È l’idea (e l’ideale) di Bolgheri di Maurizio Fuselli, per dieci anni al lavoro tra le vigne di Guado al Tasso – l’allora Tenuta Belvedere – per poi decidere di «trasformare completamente l’attività di famiglia da agricola in vitivinicola». Senza dimenticare, però, le origini. Ovvero gli insegnamenti del padre e del nonno.
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Due «contadini di origine marchigiane» a cui Maurizio Fuselli deve «molto di ciò che sa e di ciò che è». Insegnamenti rimodulati, adattati secondo la propria visione. E trasmessi alle nuove generazioni. Al suo fianco, a Terre del Marchesato, la moglie Giovanna e i figli Alessandro, Samuele e Filippo: il futuro.
L’azienda si trova a Castagneto Carducci e può contare su 16 ettari vitati. I vigneti di Terre del Marchesato sono situati nella fascia intermedia della denominazione, fra Tenuta Antinori (Guado al Tasso), Tenuta San Guido (Sassicaia) e Ornellaia. Una zona nota come “le Ferruggini”, per la buona presenza di ferro in un terreno a prevalenza argillosa, con sabbia e limo.
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A occuparsi della vigna è Samuele Fuselli. Tra i vitigni a bacca rossa, vero patrimonio di Bolgheri, si trovano principalmente Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Petit Verdot. Per i bianchi il solo Vermentino. Uve lavorate in cantina da Alessandro Fuselli e dall’enologo Fabrizio Moltard, all’interno di un moderno impianto terminato nel 2003.
Determinante per il riconoscimento di Terre del Marchesato quale Miglior Cantina Centro Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it, l’altissimo livello qualitativo dell’intera gamma (Vermentino compreso). Con l’exploit di un fuoriclasse: il Cabernet Franc in purezza “Franchesato“, vendemmia 2019. Un gioiello che incoraggia Bolgheri a investire ulteriormente sui rossi 100% Franc.
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Cantine Spinelli Miglior Cantina Gdo 2023 Guida Migliori Vini al Supermercato premio abruzzo montepulciano val di fara e non solo
Cantine Spinelli si aggiudica il titolo di Miglior Cantina Gdo 2023 per la Guida Migliori Vini al Supermercato by winemag.it. Grazie all’attenta lavorazione in vigna e al modernissimo impianto produttivo di Atessa, in provincia di Chieti, in Abruzzo, la famiglia Spinelli riesce a proporre ai clienti della Grande distribuzione i vini tipici della regione, dall’inimitabile rapporto qualità prezzo. Non solo Montepulciano d’Abruzzo, ma anche Cerasuolo, Passerina e Pecorino, disponibili in numerose catene del retail, in Italia e all’estero.
Cantine Spinelli produce circa 7 milioni di bottiglie di vini abruzzesi all’anno, per il 60% destinate all’esportazione. Una cifra che tiene conto anche delle etichette riservate al segmento Horeca, ulteriore fiore all’occhiello della produzione della cantina di Atessa.
Al timone ci sono Carlo e Adriano Spinelli, figli del fondatore Vincenzo Spinelli, che ha dato il via all’azienda mezzo secolo fa. Alla base della filosofia produttiva, un’idea semplice: «Se facciamo il vino buono per noi, perché non lo possiamo fare anche per gli altri?».
Da (quasi) cinquant’anni, Cantine Spinelli mette al centro il concetto di “condivisione“, che si traduce in vini per tutte le tasche, nel rispetto assoluto della la tipicità dei vini d’Abruzzo.
CANTINE SPINELLI PER IL MIGLIOR MONTEPULCIANO D’ABRUZZO (E NON SOLO)
Il prossimo anno è quello delle Nozze d’Oro: il cinquantesimo anniversario dalla nascita di una realtà capace di rimanere fedele alle proprie tradizioni contadine, persino in un segmento come quello della Grande distribuzione organizzata. Il tutto, nell’ambito di una Denominazione tra le più amate dai winelovers, tra le corsie del vino al supermercato.
Per l’esattezza, Cantine Spinelli si trova nel cuore della produzione agricola abruzzese, ma in una zona poco affollata da colossi. La famiglia, originaria di Atessa, ha voluto puntare proprio su questa unicità, differenziandosi dalla produzione di massa anche grazie a vini che riportano in etichetta il nome tradizionale Val di Fara, zona bagnata dal fiume Sangro.
A pochi chilometri ecco la Maiella e la famosa “Stretta di San Martino”, aperta a “gomitate” dal Santo, secondo la leggenda, «per facilitare ai pastori locali l’accesso alla montagna».
L’impasto argilloso e calcareo dei terreni, nonché il microclima unico, stretto tra le cime selvagge del Parco della Maiella e il mare Adriatico, è l’ultimo segreto della Miglior Cantina Gdo 2023, secondo la Guida Migliori Vini al supermercato by winemag.it.
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Quasi sei italiani su dieci (58%) in vacanza visitano frantoi, malghe e cantine per acquistare vino e prodotti locali del territorio, direttamente dai produttori. Per molti, un modo per ottimizzare il rapporto prezzo/qualità. E portarsi a casa un pezzo di storia della tradizione italiana. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè divulgata in occasione del Forum mondiale sull’enoturismo organizzato ad Alba da Unwto e Ministero del Turismo.
L’acquisto di un alimento direttamente dal produttore, sottolinea la Coldiretti, è anche una occasione per conoscere non solo il prodotto, ma anche la storia, la cultura e le tradizione che racchiude dalle parole di chi ha contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del territorio nazionale.
In molti casi la vendita, precisa la Coldiretti, è accompagnata anche dalla possibilità di assaggi e degustazioni “guidate”, che consente di fare una scelta consapevole difficilmente possibile altrove, ma anche di verificare personalmente i processi produttivi in un ambiente naturale tipico della campagna.
L’acquisto del vino dal produttore – precisa la Coldiretti – è un fenomeno in rapida espansione che rappresenta una opportunità per i consumatori che possono così risparmiare e garantirsi acquisti di qualità.
Ma anche un’occasione per le imprese agricole che possono vendere senza intermediazioni e far conoscere direttamente le caratteristiche e il lavoro necessario per realizzare una specialità territoriale unica e inimitabile».
Un’opportunità anche per promuovere il turismo e l’occupazione e combattere lo spopolamento nelle aree interne di una Italia considerata a torto “minore”. Grazie ai piccoli centri con meno di cinquemila abitanti è infatti garantito il 79% dei vini più pregiati che rappresentano il Made in Italy nel mondo secondo lo studio Coldiretti/Symbola.
«La vendita diretta del vino, con la possibilità di conoscere vigneti e cantine, è molto diffusa tra i nuovi Paesi produttori come Sudafrica, Australia e Stati Uniti. La visita alle wineries ha rappresentato un importante elemento di promozione dei consumi».
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Rubinelli Vajol Cantina italiana dell anno 2023 Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 winemag.it valpolicella
Rubinelli Vajol è la Cantina italiana dell’anno 2023 per winemag.it. Il massimo riconoscimento dell’annuale Guida Top 100 Migliori Vini italiani della nostra testata va all’azienda agricola di San Pietro in Cariano (VR), uno dei comuni della ValpolicellaClassica.
Premiata la famiglia Rubinelli e la sua capacità di valorizzare il “Vajol“, la zona dove si trova la cantina, tra vigneti, “marogne” (muretti a secco) e un patrimonio di biodiversità rimasto intatto negli anni, costellato di olivi, mandorli e ciliegi. Un areale che si colloca tra Marano e Fumane, individuato e circoscritto anche dal “re delle mappe dei vigneti “, Alessandro Masnaghetti.
BELLEZZA E BONTÀ, I CAPISALDI DI RUBINELLI VAJOL
Una cantina, Rubinelli Vajol, che fa della “Bellezza” e della “Bontà” i propri capisaldi. Una filosofia produttiva che si riflette nella capacità di regalare al pubblico una gamma di altissimo livello qualitativo. Ai vertici – e non poteva che essere così – l’Amarone della Valpolicella, proposto in diverse etichette, tutte capaci di condensare tradizione e slancio al futuro.
Rubinelli Vajol è certamente una cantina che interpreta ai massimi livelli l’Amarone Revolution. Quel “ritorno alle origini” che è la vera sfida attuale intrapresa da molti soci del locale Consorzio di tutela, come risultato evidente dall’ultima edizione dell’Anteprima (Amarone Opera Prima 2022).
I VINI RUBINELLI VAJOL, CANTINA ITALIANA DELL’ANNO 2023 WINEMAG.IT
Rubinelli Vajol e Cantina italiana dell anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023
Rubinelli Vajol e Cantina italiana dell anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag it
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I calici della cantina di San Pietro in Cariano colpiscono, e convincono, per precisione ed espressività della componente fruttata, premiando e valorizzando la tipicità delle uve autoctone della Valpolicella.
Il legno, ove utilizzato, mostra savoir fair e conferma l’intento di premiare la voce delle varietà locali, dimostrando come si possano produrre “vini di metodo” che sono fotografie di uno spaccato del territorio. Freschezza, giusta rotondità, spezia e prospettiva.
L’eccellenza nell’apparente semplicità, come dimostra la cifra stilistica delle lettere iniziali minuscole dei vini, sulle etichette: «Il nostro no alle sovrastrutture e il nostro sì alla beva», come spiegano all’unisono i titolari (i fratelli Renzo e Alberto Rubinelli e Nicola Scienza) con i soci, che oggi guidano l’azienda di famiglia con la stessa passione del capostipite Gaetano.
RUBINELLI VAJOL
Via Paladon 31
37029 San Pietro in Cariano
Verona – Italia
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Rimarranno solo loro comunicazione pr uffici stampa nel mondo del vino
EDITORIALE– Autoreferenziali, pronti a tutto, estremamente permalosi e vendicativi. Per nulla focalizzati sugli interessi dei clienti. È il ritratto di una certa fetta di pr e addetti stampa del mondo del vino italiano. La fotografia nitida di chi, tra calci in pancia e coltellate alla schiena inferte a quella fetta sempre più anoressica di stampa enogastronomica italiana e internazionale libera – quella di cui ci pregiamo di far parte – continua a farsi strada e a staccare contratti con cantine e Consorzi.
Avanti così, altro che vino e comunicazione: rimarranno solo loro. Iene sugli zombie. Alla faccia dei giornali che arrancano, dei giovani e meno giovani che si aprono un blog per pubblicare (fondamentalmente) solo comunicati stampa, il più delle volte inneggianti a questa o a quell’etichetta mai assaggiata, o ricevuta a casa in omaggio.
Mai una critica, ché se non è tutto bello e tutto buono e tutto giusto, finisci nella lista nera dei polemici. Di quelli da isolare. Gli appestati di libertà intellettuale. Gentaglia che (ancora) si permette di pensare. Di disallinearsi. Rimarranno solo loro, a raccontarsi, tra loro, le balle con cui inzuppano da anni testate compiacenti, che hanno sempre meno lettori ma sempre più follower su Instagram. Sticazzi.
Rimarranno solo loro, tra loro, a prendersi gioco dell’ultimo dei freelance a caccia di inviti ai press tour, da guadagnarsi con la lingua e col sudore che gronda manco sotto al sole del Sahara, quando ci si arrabatta a non far torti a chi conti anche solo un minimo, o che si sia autoproclamato, enoicamente, “qualcuno”. Profeti del nulla.
Rimarranno solo loro, a darsi vicendevoli pacche sulle spalle, affilando le punte degli scovolini, ché i denti si puliscono più facilmente delle coscienze. E con un po’ di bicarbonato risultano pure bianchi e splendenti, mai utilizzati. Illibati. Pronti per il prossimo morso alla giugulare del nemico, prima di sorridere ancora. Dentisti dell’ego.
Rimarranno solo loro, a riempire di parole vuote i rappresentanti di Consorzi e cantine che hanno pure un “nome”, ma sono incapaci di pensare (intimamente) al futuro. Ché i risultati servono oggi, subito, adesso, hic et nunc. Mica a costruire un solido “domani” per tutti. Costi pure caro e qualche strada in salita.
Rimarranno solo loro, o forse no. Ché a fregar loro il lavoro ha iniziato ormai a provarci più d’uno, mixando più d’un deejay collaborazioni con testate e pierraggio per conto di cantine o Consorzi, sapientemente avvicinati e ammaliati durante la presentazione di cataloghi dei distributori, o in occasione di uno dei tanti press tour conquistati dopo aver sopravvissuto ai rigurgiti della propria saliva. Cannucce parlanti.
Rimarranno solo loro. Iene sugli zombie, oppure zombie sulle iene. Soldatini di plastica, in marcia serrata su un mondo della critica enogastronomica italiana che muore male, un brindisi dopo l’altro, ora dopo ora. Colpevole e non vittima, più d’ogni altra cosa, del proprio compiacente, assordante silenzio che sa d’harakiri. Rimarranno solo loro. Ché chi si sente citato qui, di fatto lo è. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
180 mila bottiglie di vetro vuote la piu antica cantina di spumanti ungheresi nasconde un tesoro visita Littke pezsgogyar palace Pecs 1
Il record di più antica cantina dedita alla produzione di spumanti ungheresi? Rischia di passare in secondo piano, almeno in tempi di crisi di disponibilità di materie prime nel settore del vino. Nei cunicoli di Littke pezsgőgyár, la “fabbrica specializzata in Champagne” con la più lunga tradizione dell’Ungheria – la fondazione risale al 1859 – si trovano infatti 180 mila bottiglie di vetro vuote. Accatastate a prendere polvere.
Un numero che sarebbe in grado di rispondere alle necessità di decine di piccole cantine magiare, che come altre nel mondo stanno facendo i conti con aumenti dei costi di produzione che sfiorano il 40%, vista la scarsa disponibilità di materiale e prodotto.
Oltre ai rincari delle bollette dell’energia, è la carenza di bottiglie di vetro a mettere a rischio il futuro di parecchi vignaioli, non più in grado di rispondere alle aspettative dell’export. Senza la possibilità di imbottigliare, il vino resta in cantina. Oppure rimane invenduto, se i mercati rigettano i rincari.
Littke pezsgőgyár si trova a Pécs, quinta città magiara per numero di abitanti. Siamo nella zona sud-occidentale del Paese, a una quarantina di chilometri dalla capitale dei vini rossi ungheresi, Villány. Non lontano dal confine con la Croazia.
LA STORIA DI LITTKE PEZSGŐGYÁR, OGGI LITTKE PALACE
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180 mila bottiglie di vetro vuote la piu antica cantina di spumanti ungheresi nasconde un tesoro visita Littke pezsgogyar palace Pecs 3 e1651793712897
La famiglia Liedtke, traslata poi localmente in Littke, si stabilì a Pécs dalla Polonia, all’inizio del Settecento. La fondazione della “fabbrica di Champagne” a Szent István tér (piazza Santo Stefano) si deve a Lőrke Littke (1809–1879). Appassionato di vino e spumanti, tornò in patria dopo essersi formato in Francia, Germania e Italia, dando vita al suo sogno.
Oggi, forse, il fondatore saprebbe come utilizzare meglio quel patrimonio di 180 mila bottiglie di vetro accatastate nei 2 chilometri di cunicoli. L’antica fabbrica, scavata sino a 12 metri di profondità, è arrivata a produrre svariati milioni di bottiglie, prima degli anni Ottanta.
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Col passare degli anni, la produzione si ridimensionata. La Littke pezsgőgyár è diventata Littke Palace, dal nome della moderna struttura che sovrasta l’edificio originario. Dell’attuale proprietà svedese nessuna traccia durante la visita di winemag.it.
Nel fresco ventre della cantina, ogni anno rifermentano sui lieviti appena 20 mila bottiglie a marchio Littke, suddivise in tre etichette (due bianchi e un rosé). Le altre, immobili e silenziose, stanno lì a guardare compiersi il miracolo dello “Champagne”. Polvere permettendo.
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Non solo vino Abbazia di Novacella Pronti ad accogliere gli enoturisti tra arte e cultura Kloster Neustift
Immergersi tra le bellezze artistiche e i luoghi sacri di un’Abbazia fondata nel 1142, visitare una delle più antiche cantine attive al mondo, passeggiare tra i filari dei vigneti che custodiscono un patrimonio di grande valore enologico e paesaggistico. L’Abbazia di Novacella anche quest’anno è pronta ad accogliere con la consueta cura visitatori ed enoturisti.
«L’arrivo del periodo primaverile coincide sempre per l’Abbazia di Novacella con l’entrata nel vivo delle tante attività che animano il programma di eventi e manifestazioni che arricchiscono la sua offerta per i visitatori fino all’autunno», spiega Werner Waldboth, direttore vendite di Abbazia di Novacella.
LE MOSTRE AL MUSEO DELL’ABBAZIA DI NOVACELLA
Il museo dell’Abbazia, rinnovato lo scorso anno e aperto al pubblico dal lunedì al sabato, dalle ore 10.00 alle ore 17.00, oltre a esporre numerose opere d’arte, ospita mostre dedicate a svariate tematiche culturali e religiose.
Fino alla fine di maggio è presente la mostra “ex voto” dell’artista Lorenzo Brivio, con una serie di dipinti che affrontano in chiave contemporanea il tema tradizionale delle opere votive.
Il 14 maggio, alle ore 14.00 e alle ore 16.00, delle speciali visite guidate consentiranno di poter ammirare il più grande dipinto barocco del Tirolo, in occasione del 400° anniversario della nascita del pittore brissinese Stephan Kessler.
Fino al 22 maggio la rassegna dal titolo Water Light Novacella mette in mostra a Castel Sant’Angelo le opere di Brigitte Kowanz, Keith Sonnier e James Turrell mentre la sera sono previste passeggiate nel complesso abbaziale all’interno di un percorso che consente di incontrare l’acqua nella sua diversità e la luce come fonte di vita.
Dal 28 maggio al 3 settembre una mostra celebra il fondatore dell’Abbazia di Novacella, Artmanno di Bressanone. Contemporaneamente verranno esposti i dipinti del prevosto emerito Chrysostomus Giner. Nello stesso giorno, il 28 maggio, alle ore 11.30 e alle ore 17.00, si esibirà il coro di San Floriano, uno dei più antichi e tradizionali del mondo.
DAL GIARDINO STORICO AI VIGNETI DELL’ABBAZIA DI NOVACELLA
Sempre dal mese di maggio è visitabile in autonomia, dal giovedì al sabato, il giardino storico dell’Abbazia, luogo di meditazione, incontro e rigenerazione per i Canonici.
A luglio, dal 16 al 30, verrà allestito a Castel Sant’Angelo uno spazio a disposizione di pittori amatoriali di Novacella, mentre dal primo agosto sino al 6 settembre, sempre a Castel Sant’Angelo, verrà presentato il “fiat lux” di Albert Mellauner e del Gruppo Artistico Ladino. Dal 17 settembre, una particolare mostra dedicata ai giochi e passatempi nel monastero.
L’offerta dell’Abbazia di Novacella annovera tra le sue classiche e storiche attività anche la visita in cantina e presso i vigneti, che è possibile prenotare tutto l’anno, dal lunedì al venerdì alle ore 16.00 e il sabato alle ore 14.30.
«Siamo pronti a una stagione ricca di appuntamenti – conclude Werner Waldboth -. Siamo desiderosi di accogliere nel miglior modo possibile i tanti turisti che vogliono trascorrere un momento di approfondimento culturale e accrescere la conoscenza dei vini della Abbazia».
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Nel 2027 si potra produrre Prosecco sostenibile da Glera Resistente Da sx Velasco Piana Giustiniani Centinaio e Giansanti
Nel 2027 si potranno stappare le prime bottiglie di Prosecco sostenibile ottenuto da Glera resistente a malattie fungine come la peronospora e l’oidio, varietà che richiedono un ridotto utilizzo di prodotti fitosanitari. Lo annuncia il Crea-Ve nel presentare il progetto Gleres, che entra vivo a cinque anni dall’inizio dei primi studi sulle varietà di Glera, uva regina dell’universo Prosecco.
Le prime somme sono state tirate a Vinitaly 2022, in occasione di un convegno promosso da Confagricoltura Veneto e Crea-Ve. Sedici le cantine coinvolte, tutte operanti nei territorio di Valdobbiadene: Le Rive, Ruggeri & C, Foss Marai, Fratelli Bortolin, Le Contesse, Biancavigna, Masottina, Borgoluce, Luca Ricci, Adriano Adami, Le Colture, Fratelli Mercante, Abbazia di Busco, Tenuta San Giorgio, Marcello del Majno, Graziano Merotto.
«Dal 2017 – ha spiegato Riccardo Velasco, direttore del Centro di ricerca viticoltura ed enologia del Consiglio per la ricerca in agricoltura Crea-Ve – abbiamo selezionato, con una tecnica di incroci tra la varietà Glera e numerosi parentali resistenti alle malattie funginee, 10 mila piante da seme con un numero da tre a cinque geni multipli di resistenza alle malattie, che nel 2020 sono arrivate a produrre uva, consentendoci di fare le prime microvinificazioni».
Nei prossimi anni procederemo con una selezione molto drastica per arrivare a poche decine di piante “figlie di Glera” con caratteristiche di resistenza, alta qualità e forte somiglianza alla vite madre.
Contiamo nel 2027 di giungere alla fine del percorso, con l’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite di una decina di varietà, che potranno essere utilizzate dai viticoltori per produrre un Prosecco altamente sostenibile.
Ciò porterà a ridurre in maniera esponenziale il numero di trattamenti. Sarà un grande risultato, senza precedenti, perché si potranno stappare le prime bottiglie ottenute da vitigni “figli di Glera”».
IL VIA LIBERA AI PIWI NELLE DO DEL VINO EUROPEO
A facilitare il percorso è il via libera dato in dicembre dall’Unione Europea, con il regolamento 2021/2117, all’utilizzo delle varietà ibride resistenti nei vini a denominazione d’origine.
Le varietà potranno essere utilizzate sia nelle Doc esistenti, sia nelle future doc specificatamente dedicate a linee di vini resistenti. «La cosa importante – ha ricordato Velasco – è che le vigne “figlie di Glera” si potranno usare in zone sensibili, o in zone cuscinetto, in quanto non richiedono più di due trattamenti annui».
«Abbiamo sempre creduto a una vitivinicoltura attenta alla tutela degli ecosistemi e delle risorse naturali – ha spiegato Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto – e siamo certi che le nuove varietà, resistenti alle principali malattie della vite, potranno ridurre le perdite produttive in modo sostenibile, diminuendo i costi di gestione del vigneto».
In questi anni – continua Giustiniani – abbiamo spinto sull’attività di sperimentazione, perché i tempi per arrivare a piante con caratteristiche di resistenza sono molto lunghi. Il miglioramento genetico è indispensabile per un settore come la viticoltura e il nostro progetto permetterà di arrivare a un Prosecco sostenibile, con un abbattimento quasi totale di trattamenti».
Grazie all’approvazione del regolamento per l’utilizzo di piante resistenti all’interno delle denominazioni d’origine eruopee, che dovrà ora essere recepito dall’Italia con l’abrogazione del decreto legge 61/2010 e della legge 238/2016, si potrà arrivare a modificare i disciplinari di produzione, utilizzando varietà di vite che si adattino meglio ai cambiamenti delle condizioni climatiche e che abbiano una resistenza maggiore alle malattie».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Ucraina deposito importatore vino sotto le bombe cantina spagnola interrompe rapporti con la Russia
Mentre in Italia qualcuno mescola come uova e farina «l’accoglienza ai profughi ucraini» e le «perdite di fatturato» nell’Est Europa, in Spagna una cantina ha interrotto tutti i rapporti con la Russia, dall’inizio del mese di marzo. «Come conseguenza dell’ingiustificata e riprovevole invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, La Rioja Alta S.A. desidera comunicare la sua decisione di sospendere unilateralmente le sue relazioni commerciali con la Russia», comunica la storica azienda di Haro.
In questo modo, il gruppo vinicolo trasmette la sua piena solidarietà al paese ucraino e ai suoi cittadini, che stanno subendo un’azione militare devastante con conseguenze incalcolabili.
La cantina desidera comunicare tutto il suo appoggio e il suo affetto alla direzione e al team dell’importatore in Ucraina, le cui strutture a Kiev (nella foto) sono state selvaggiamente distrutte durante gli attacchi dell’esercito russo».
La Rioja Alta S.A. ha lanciato una campagna tra il suo personale per donare vestiti e calzature calde, abbigliamento termico, coperte, cibo non deperibile e medicinali generici. Generi che sono stati inviati alle frontiere europee con l’Ucraina. L’obiettivo è «alleviare la sofferenza dei milioni di persone colpite da queste incomprensibili barbarie».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest Sassocorno
Brilla una nuova stella nella parte nord orientale del cielo del vino italiano. È il Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest della cantina Sassocorno. Circa 6 gli ettari di proprietà di questa nuova realtà di Corno di Rosazzo (Udine), fondata nel 2017 come La Badie Società semplice agricola.
L’anima del progetto è variopinta. Stefano Poser, 39 anni, medico dello sport e winemaker autodidatta (già alla dodicesima vendemmia, la quarta a Sassocorno), è affiancato dalla moglie Francesca Ius, 39 anni, imprenditrice agricola.
C’è poi Diego Tomasella, 49 anni, ingegnere meccanico e «agronomo autodidatta», assieme alla moglie Loretta Silvestrini, 46 anni, assistente sociale e addetta alla comunicazione dell’azienda agricola. «Sì, siamo una realtà piuttosto originale», commenta a winemag.it Stefano Poser, nel mettere assieme i pezzi di un puzzle che convince, dentro e fuori dal calice.
SASSOCORNO – LA BADIE: VECCHIE VIGNE E BIODIVERSITÀ
Il focus della nuova cantina di Corno di Rosazzo sono le vigne vecchie di collina, che occupano la metà della superficie vitata, all’ombra dell’Abbazia di Rosazzo. Monumenti naturali di età compresa tra i 50 e i 100 anni, circondati da boschi e stuzzicati dal ronzio delle api, parte integrante del “disegno biodiverso” della cantina Sassocorno.
Tra le varietà di vite, la parte del leone è quella del Friulano e del Merlot. «I nonni piantavano questo», ricorda Stefano Poser. Ci sono poi piante di Malvasia, Refosco e Schioppettino, autoctoni del Friuli Venezia Giulia. «Queste ultime – continua il winemaker – stanno entrando in produzione con molta gradualità e prudenza».
A breve andranno in bottiglia Malvasia 2020, Refosco 2020, Friulano 2019 in due distinti cru. Così come Rosso 2019 e Merlot 2018. Nel frattempo, tra i due vini già disponibili sul mercato, il Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest mostra tutte le potenzialità di Sassocorno.
Ancora qualche pennellata – soprattutto in termini di pulizia ed equilibrio – e il Venezia Giulia Igp Rosso Cuar 2018 120M Ovest saprà fare da contraltare a un bianco di grandissima caratura. La via di questa nuova cantina di Corno di Rosazzo, già brilla d’un futuro luminoso.
VENEZIA GIULIA IGP BIANCO 2018 1090M NORD OVEST: LA DEGUSTAZIONE
Alla vista, la prima etichetta messa in commercio da Sassocorno appare di un giallo pieno, con sfumature orange. Questa la veste con cui si presentano all’altare del calice Friulano e Ribolla gialla (netta predominanza del primo, nell’uvaggio). Varietà fermentate spontaneamente e affinate per 2 anni, prima dell’imbottigliamento.
Oltre a catturare lo sguardo, il vino stuzzica sin da subito il naso con una nota che riporta dritta al Collio e alla sua Ponca (il noto flysch di Cormons), capace di fare di ribattere colpo su colpo alla generosità della frutta esotica matura.
Ecco dunque richiami botritici all’albicocca e alla pesca sotto sciroppo, così come note che richiamano toffee e vaniglia bourbon, a conferire complessità e materia a un quadro che si arricchisce delle caratteristiche “essenziali” del terroir locale. Un disegno armonico, stratificato e conturbante, che rende merito a Stefano Poser e al savoir fair ormai collaudato nell’utilizzo millimetrico di legno e ossigeno.
Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest cantina Sassocorno ponca collio stefano poser vini 3
Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest cantina Sassocorno ponca collio stefano poser vini 1
Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest cantina Sassocorno ponca collio stefano poser vini 2
Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest cantina Sassocorno vigneti corno di rosazzo
In bocca, il Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest entra morbido, su una corrispondenza gusto olfattiva in cui le sole note minerali e fumé lasciano spazio allo zenzero candito. Poi il nettare si tende come un arco su una freschezza d’agrume, che ricorda in maniera marcata il cedro.
Quando il sorso vira sul tannino sembra destinato a spegnersi a breve, come una candela che s’arrende al buio, sfidata dal vento. Ma poi si riaccende e regala una chiusura piena, sul frutto maturo a polpa gialla (riecco le note da “muffa nobile”) e su una sapidità intensa (riecco la Ponca). Chiusura di sipario assoluta su ricordi d’un fresco bergamotto.
Uno di quei vini, in definitiva, che denota la gran mano del vignaiolo, unità alla gioventù del nettare. Un orange completo, in cui le componenti ossidative esaltano il vitigno, anzi ancor più il terroir, al posto di sotterrarlo sotto quella coltre d’omologazione che, troppo spesso, attanaglia la tipologia dei macerati.
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Cantina Urbana Milano entra in grande distribuzione vini sul volantino Carrefour
Il cambio promo di diverse insegne non schioda Carrefour Italia dal podio dei vini a volantino. L’insegna propone, seppur attraverso un volantino con luci e ombre, che nasconde l’importo esatto dello sconto applicato su diverse etichette, un catalogo vini di buona profondità.
Sorprende (fino a un certo punto, ça va sans dire) l’ingresso in Gdo (e, in particolare, a volantino) di Cantina Urbana Milano, che da “Cantina di Milano” votata allo spirito “artigianale” e al “chilometro zero”, si trasforma così in un comune imbottigliatore.
È il potere dello storytelling, sempre più chiave di volta nel mondo del vino. Comprare i vini di Cantina Urbana presenti sul volantino Carrefour costa 1 o 2 euro in meno rispetto al punto vendita “cittadino” di via Ascanio Sforza, 87. Buona spesa!
Volantino Aldi fino al 27 Febbraio, “Extra formati”
Chianti Riserva Docg: 6 pezzi 15,96 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 2 Marzo, “Sconti fino al 50%”
Grecanico o Nero d’Avola Terre Siciliane La Fogliata: 1,99 euro (3 / 5)
Chianti Docg Cecchi: 2,98 euro (4 / 5)
Barbera Del Monferrato Doc Toso: 2,58 euro (3,5 / 5)
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Collis Veneto Wine Group Pierluigi Guarisi e il nuovo amministratore delegato
Pierluigi Guarisi, 59 anni, è il nuovo Amministratore delegato di Collis Veneto Wine Group. Forte di 23 anni come Direttore Generale del gruppo che riunisce più realtà consortili del Veneto e della Lombardia, oggi noto come Consorzio Agrario del Nordest, si appresta a guidare la società agricola consortile di secondo grado nata nel 2008 dal matrimonio tra Cantina di Colognola ai Colli e Cantine dei Colli Berici.
Cooperative vitivinicole che raggruppano 2 mila soci fra le province di Verona, Vicenza e Padova, per 250 milioni di euro di fatturato aggregato e 85 milioni di bottiglie prodotte in un anno.
COLLIS, IL NUOVO AD PIERLUIGI GUARISI
«Collis Veneto Wine Group – commenta Pierluigi Guarise – ha grandi potenzialità ancora inespresse. Il privilegio di poter contare e governare sul patrimonio vitivinicolo tanto ricco dei nostri soci conferitori rappresenta un ottimo punto di partenza per arrivare al mercato con un progetto di filiera organico, efficiente, di qualità, grazie anche ad una completa integrazione fra la parte agronomica ed enologica».
La sfida è quella di crescere – continua Guarise – creare valore per i soci migliorando i servizi e ottimizzando la redditività dei viticoltori. Al tempo stesso, creare valore nelle società partecipate».
Il ruolo di Amministratore delegato di Collis si affianca a quello di Amministratore delegato della controllata Cantine Riondo, società che imbottiglia e distribuisce in oltre 65 Paesi i vini conferiti dalle Cantine socie dal gruppo, Cantine dei Colli Berici e Cantina di Colognola ai Colli.
ZAMBON: «SCELTA STRATEGICA PER IL FUTURO DEL GRUPPO»
«Pierluigi Guarise – dichiara il Presidente Pietro Zambon – sarà una guida strategica per il nostro futuro. La sua vicinanza al mondo agroalimentare, la profonda conoscenza delle dinamiche consortili e la capacità dimostrata nel suo brillante iter professionale rappresentano la migliore premessa per un progetto di crescita e consolidamento del gruppo».
«È un uomo che ha sempre operato per riconoscere una giusta ricompensa all’agricoltore – conclude Zambon – e per valorizzare il frutto del suo lavoro. Un pensiero condiviso che ha sempre guidato le nostre scelte. Perché il nostro vero patrimonio sono i 2 mila soci».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Cannonau di Sardegna Doc 2018 Sanremy Ferruccio Deiana
(4,5 / 5)
Il Cannonau di Sardegna Doc 2018 Sanremy della cantina Ferruccio Deiana si presenta di un bel rubino luminoso. Al naso la mora di rovo, richiami di fiori come la rosa e la viola, fieno, spezia nera accennata.
In bocca il Cannonau Sanremy è teso e sapido, ma con ritorni riequilibranti della frutta già avvertita al palato. Vino di gran beva. Chiusura asciutta, su ricordi di carruba e un ritorno di tannino elegante.
Prezzo: 6 euro
Acquistabile presso: Carrefour, Nonna Isa, Superemme
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
migliori vini San Valentino a tavola con i vini delle quattro migliori Cantine italiane 2022
A caccia dei migliori vini per San Valentino? Il consiglio è di attingere dalla produzione delle quattro migliori Cantine dell’Anno2022, individuate dall’annuale Guida Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it.
Spazio in primis a Podere Fedespina (Lunigiana, Toscana), Cantina italiana dell’anno 2022. A tavola non possono mancare poi i vini di MoS Agricola (Val di Cembra, Trentino), Miglior cantina Nord Italia 2022.
Proseguendo il viaggio ci si sposta in Umbria, nella terra del Trebbiano Spoletino, splendidamente interpretato da Ninni, Cantina dell’anno Centro Italia 2022 di WineMag.it. Si chiude poi in Daunia, nord della Puglia, con i vini della Miglior Cantina Sud Italia 2022, La Marchesa.
Il livello della gamma di vini delle quattro cantine presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 è altissimo. Di seguito, un suggerimento sulle 6 etichette da non perdere. Per un San Valentino 2022 da ricordare, anche a tavola e nel calice.
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Trentodoc Cime di Altilia LeVide cantina Degli Azzoni Wines Val di Non ultimi arrivati autorita padri fondatori
C’è l’abisso che passa tra il conquistadores e il magnate. Tra la propaganda dell’egocentrico e l’intellettualismo del visionario. Tra il tentativo di cavalcare con opportunismo un’onda favorevole e il calcolo decimale delle possibilità di arrivare a convincere tutti, da subito. Incentrando la quotidianità sulla qualità, maniacale. La linea di Trentodoc Cime di Altilia della cantina LeVide è l’ultima arrivata tra le “bollicine di montagna” del Trentino. Ma ha già l’autorità degna dei vini dei padri fondatori.
Brut Millesimato, Extra Brut Millesimato, Brut Rosé e Riserva Nature. Quattro spumanti Metodo classico Trento Doc che convincono dentro e fuori dal calice. Merito delle scelte e dell’approccio coerente e rispettoso di Degli Azzoni Wines, azienda di proprietà della famiglia Conti degli Azzoni Avogadro Carradori, risultato dell’incontro di tre casate nobiliari di altrettante regioni: Conti Carradori nelle Marche, Conti degli Azzoni Avogadro in Veneto e Toscana e Conti Riccati in Veneto.
È proprio in Trentino, in particolare nella dimensione artigianale della piccola-medio impresa operosa che costituisce l’ossatura qualitativa del Trentodoc, che il gruppo Degli Azzoni Wines sembra aver trovato il proprio habitat ideale e naturale.
Una nuova casa in realtà ancora da costruire, con il progetto di ristrutturazione di Maso Alesiera che sarà il fiore all’occhiello della cantina di Borgo Italia 22, a Predaia (TN), comune sparso poggiato su un altopiano del gruppo montuoso della Mendola.
LA RISTRUTTURAZIONE DEL MASO ALESIERA
A lavori conclusi, ad accogliere gli ospiti sarà una struttura integrata con l’ambiente esterno, a 700 metri d’altitudine. Una sorta di “monumento agli spumanti di montagna”, raggiungibile solo attraverso una vecchia mulattiera e capace di richiamare il bosco circostante, grazie alla scelta degli elementi d’arredo.
Il punto forte sarà la sala degustazione con ampia vetrata sul cru Alesiera, che dà vita al vino di punta di LeVide, il Riserva Nature. «Un luogo che dovrà emozionare i nostri ospiti e trasmettere il nostro approccio al Trentodoc, dove siamo gli ultimi arrivati», chiosa Valperto Degli Azzoni.
La produzione procede già a ritmi serrati. «Con l’obiettivo – spiega ancora il patron – di raggiungere le 100 mila bottiglie annue, rispetto alle 20-30 mila sboccature a cui siamo arrivati sino ad oggi dal 2018, anno d’avvio formale del progetto». A seguire la parte enologica è Massimo Azzolini, l’uomo che ha consentito alla famiglia Degli Azzoni di conoscere i vecchi proprietari dei vigneti, di origini milanesi.
Tra le particolarità della linea di Trentodoc Cime di Altilia di LeVide, la scelta di tappare con il sughero gli spumanti in affinamento. Molto più di un vezzo, come dimostra il successo internazionale di cantine come la catalana Recaredo, che da anni impiega il sughero naturale al posto del tappo corona, anche durante la fase di presa di spuma degli spumanti Corpinnat (ex Cava).
TRENTODOC CIME DI ALTILIA LE VIDE: LA DEGUSTAZIONE
Trentodoc Brut Millesimato 2015 Cime di Altilia, LeVide
Chardonnay in purezza, circa 6,3 grammi di residuo zuccherino. È l’ariete di una batteria di Trento Doc dalla marcata personalità e caratterizzazione. Giallo paglierino, perlage fine. Convince per la cremosità del perlage e la gran purezza delle note di frutta a polpa gialla. Ben amalgamate a dosati rintocchi di pasticceria e crosta di pane.
Ricordi gelidi di erbe di montagna controbilanciano la suadènza glicerica. Dando “il cinque” alla componente fresco-acida. E creando un ensemble di assoluta piacevolezza ed equilibrio. Beva spasmodica senza rinunciare al carattere, specie nell’abbinamento a tavola.
Trentodoc Extra Brut millesimato 2015 Cime di Altilia, LeVide
Altro Chardonnay in purezza, con dosaggio ridotto a 3,2 grammi per litro. Nel calice si presenta d’un giallo paglierino, più chiaro rispetto a quello del Brut. Un esercizio in “sottrazione” in cui non ci rimette alcuna delle componenti.
Se è vero che al minor apporto glicerico corrisponde un’altrettanto inferiore percezione del frutto, diventa ancora più fondamentale quello che si scoprirà essere uno dei marcatori principali dei Trentodoc di LeVide: la cremosità esponenziale del perlage.
In questo quadro, l’agrume sostituisce la frutta a polpa gialla e la pasticceria. Ancor prima, al naso, i fiori bianchi fanno da sfondo alle venature minerali e saline tipiche dei migliori spumanti del Trentino base Chardonnay, a basso dosaggio.
Trentodoc Nature Riserva millesimato 2015 Cime di Altilia, LeVide
Giallo paglierino più carico rispetto ai due precedenti. Il Trento Doc di punta degli «ultimi arrivati» tra le bollicine di montagna trentine, incanta per la pienezza del frutto. Qualcosa di non comune per la tipologia.
Ed esalta, ancora una volta, l’altro file rouge della gamma. Ovvero l’appena percettibile percezione dei lieviti. Segno (anche) dell’assoluta gioventù e prospettiva del nettare. Un “singola vigna” di assoluto valore nel panorama delle bollicine trentine.
Trentodoc Brut Rosé Cime di Altilia, LeVide
Colora il calice di un bel rosa corallo chiaro, luminoso, frutto della cuvée Chardonnay-Pinot Nero. Perfetta corrispondenza gusto olfattiva, su preziose note di piccoli frutti di bosco, a bacca rossa. Si avvertono chiaramente ribes e fragolina.
Buon apporto fresco acido e consueta vena cremosa del perlage, a rendere ancora più beverino un rosé di precisione millimetrica, anche nello sviluppo delle note nel retro olfattivo. Buona anche la persistenza, su ritorni fruttati e minerali-salini.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Green pass per visite in cantina degustazioni ed eventi cosa prevede il decreto 30 dicembre 2021
Visite in cantina, degustazioni ed eventi: cosa prevedono le misure del governo per arginare il Covid-19 e la variante Omicron? Se già il decreto legge n.172 del 26 novembre 2021 sanciva l’obbligo del green pass rafforzato per visite e degustazioni in cantina a partire dal 6 dicembre 2021, il dl n. 229 del 30 dicembre (qui il documento ufficiale) ne proroga l’applicazione. Con ulteriori provvedimenti relativi ai servizi all’aperto.
Fino alla fine dello stato d’emergenza, fissato al 31 marzo 2022, il green pass rafforzato sarà necessario per il consumo al banco, al chiuso, nei servizi di ristorazione in tutte le zone (bianca, gialla, arancione).
Dal 10 gennaio, inoltre, anche in zona bianca e gialla, sarà richiesto il green pass rafforzato per il consumo al banco all’aperto. Consentito, invece, fino al 9 gennaio, senza green pass o con la sola certificazione base.
SAGRE, EVENTI, FIERE CONGRESSI E CORSI DI FORMAZIONE
L’ingresso a sagre, fiere e congressi, anche su aree pubbliche, sarà riservato a coloro che dispongono del super green pass. Sia all’aperto che al chiuso e con mascherina FFP2.
Impatti anche sui corsi di formazione privati. Se in zona bianca o gialla per partecipare ad un corso di formazione privata in presenza sarà sufficiente il green pass base in zona arancione servirà il super green pass.
SERVE IL GREEN PASS PER LE DEGUSTAZIONI IN CANTINA?
Visitando i siti web delle cantine italiane, anche di grandi dimensioni, oppure i siti web di associazioni di formazione, si trovano spesso informazioni non aggiornate sui protocolli di sicurezza Covid. Comprensibile, considerato il susseguirsi di nuove norme con soppressione di appendici delle precedenti.
Il consiglio ai winelovers è di verificare sempre con la cantina la normativa e il protocollo vigente, oltre al colore della zona in cui si trova la cantina che si intende visitare.
LE SCELTE DEI BIG: BERLUCCHI, BANFI E DONNAFUGATA
Resta comunque sempre consentito – al momento – l’accesso al negozio della cantina. Quanto alle cantine, aziende come Berlucchi, in Franciacorta, spiegano chiaramente le misure anti Covid-19 sul proprio sito web.
In Toscana, Banfi rassicura clienti del resort e winelovers sul rispetto delle misure e sulla formazione costante del proprio personale. Nel Sud-Italia, cantine ben strutturate come Donnafugata ricorrono invece a un popup a comparsa al momento dell’accesso sul portale aziendale.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
La longevita dei Franciacorta Belon du Belon Riserva del Fondatore Pas Dose 2001 e 2009
Franciacorta Docg Riserva Pas Dosè 2001 e 2009 di Bèlon du Bèlon sono due delle rarità premiate dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it. Solo 1.500 bottiglie per quella che è una chicca assoluta, frutto del millesimo 2001: “merce rara” in Italia, con i suoi 240 mesi sui lieviti (20 anni). Non raggiunge le 3 mila bottiglie (2.900 per l’esattezza) la vendemmia 2009. Altra “Riserva del Fondatore” ed altro pezzo da novanta della cantina di Erbusco guidata da Paolo Perin: 120 mesi sui lieviti, ovvero 10 anni.
LA DEGUSTAZIONE
Franciacorta Docg Riserva Pas Dosè 2001 “Riserva del Fondatore”, Bèlon du Bèlon
A comporre la cuvèe, 90% di Chardonnay accanto a un 10% di Pinot Nero. Un millesimo 2001 che reca sboccatura “novembre 2019”. Il piacere dell’attesa, insomma. Naso correttamente evoluto, che si snoda tra la frutta esotica matura, un’elegantissima speziatura e i ricordi di camomilla e fiori di campo. Si ritrova tutto in un palato ancora vivo, complesso e profondo. Ricordi di miele millefiori e radice di liquirizia connotano una chiusura salina, elegante, lunghissima.
Franciacorta Docg Riserva del Fondatore Pas Dosè 2009 “Riserva del Fondatore”, Bèlon du Bèlon
Stato di forma eccezionale per la cuvée di Chardonnay (90%) e Pinot Nero (10%). È proprio il “Noir” a conferire gran carattere a un nettare che sa farsi ricordare per eleganza, nerbo, cremosità e tensione. Le note dominanti sono quelle di agrumi, che regalano freschezza da vendere a un Franciacorta lungo, sapido, dalla beva irresistibile e di gran gastronomicità. Una luce accesa tra le punte di qualità assoluta della Denominazione bresciana
LA CANTINA
Bèlon du Bèlon è il marchio creato nel 2000 da Paolo Perin, «come espressione della forte passione per i vini di eccellenza». «L’ambizione – spiga Perin – è il cuore dell’impresa. Produrre un vino capace di interpretare al meglio uno dei più ricchi terroir al mondo, lavorando in maniera impeccabile solo le uve migliori». Il tutto, fondendo il sapere della tradizione ereditata dal papà, con le tecniche più innovative.
«Seguo con convinzione ed orgoglio la strada imboccata tanti anni fa da mio padre Umberto – commenta l’imprenditore franciacortino -. I vini d’eccellenza fanno parte del mio vissuto, della mia storia, fin dall’infanzia. Bèlon du Bèlon è il frutto spontaneo del mio percorso di vita. È l’espressione della mia passione per il vino, è il piacere di un’esperienza che si tramanda».
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“Fanculo“. Sfondo blu, scritta bianca. In maiuscolo. È un cartello. Ma ha più l’aria del manifesto. Della sintesi. Del collante di una vita spesa a difendere ideali. Convinzioni. Princìpi scomodi, appiccicosi. Fanculo, sì. In fin dei conti, più che un insulto, una corazza. Quella di cui Fulvio Bressan ha bisogno per stare al mondo. Dentro e, forse, ancor più fuori da una cantina che è diventata negli anni covo carbonaro, laboratorio di idee liquide.
Fucina di vini uguali solo a se stessi. Microcosmo di un vignaiolo che è i suoi vini. E per il quale i suoi vini parlano. Dicono così, anche loro: “Fanculo”. Conchiglie incazzate da avvicinare al naso e alla bocca, al posto dell’orecchio. Per sentire il mare che hanno dentro. E andare oltre, persino all’apparenza.
Piaccia o no (lui) e piacciano o no (i suoi vini), a Fulvio Bressan poco importa. Quella freccia, quel cartello. Quel “fanculo” maiuscolo, con la punta in direzione opposta, critica, contraria all’ingresso della cantina, sta lì a sintetizzare un approccio più filosofico che pragmatico e volgare.
FULVIO BRESSAN, PSICOLOGIA E VIGNA
Liceo Classico, diverse esperienze in cantina a Bordeaux. Prima ancora di dedicarsi vita, anima, schiena, mani e corpo alla vigna, una laurea in Psicologia clinica che lo ha portato a lavorare per 5 anni in un centro oncologico infantile, dove ha «visto morire 484 bambini». «Facevo terapia del dolore», spiega a un paio di metri da quel “manifesto”, con la voce che si fa ancora più profonda, penetrante.
Un’esperienza che mi ha portato a una conclusione molto semplice: in una vita che dura troppo poco per essere vissuta male, posso sopportare chi sta male, ma non chi sta bene. Ergo: se non ti sopporto te lo faccio capire e arrivano i vaffanculo col camion. Il fanculo ha un sapore dolce. Specie se lo dai col “lei”, condendolo con qualche altra parola dolce…».
Sono passati appena dieci minuti da quando Fulvio Bressan è entrato nel cancello dell’azienda di via Conti Zoppini 35, a Farra d’Isonzo, stropicciando di 90 gradi il volante del suo fuoristrada. Pochi convenevoli, mentre alle sue spalle si abbassa la polvere del selciato, graffiato da gomme giganti. A parlare, adesso, è il vino.
Nel calice c’è Carat 2018, appena imbottigliato: Tocai Friulano, Malvasia Istriana e Ribolla Gialla. «Di solito lo imbottiglio dopo 4 anni – spiega – ma questo lo sentivo pronto prima e abbiamo fatto uno strappo alla regola». Del resto, i vini di Fulvio Bressan sono merce rara.
«Ho richieste pari a quattro volte la produzione. Ma l’azienda – si affretta a precisare – non crescerà più dei 20 ettari attuali. Più di così, cadrei nell’industria. Chi mi conosce dice che non potrei fare un vino diverso da quello che faccio. E chi mi conosce solo dopo aver bevuto i miei vini diverse volte, finisce sempre per dire che ci assomigliamo, io e loro. Anzi, che siamo proprio uguali».
CARAT 2018, COME SETA
Carat è un vino generoso, deciso. Sa di frutta matura a polpa gialla. Spazia dalla pesca all’ananas maturo, dall’albicocca al melone retato. Svolgimento orizzontale, ma anche una discreta dose di profondità, data da qualche accenno di spezia ed erba aromatica. Il sottofondo è di magistrale cremosità. Tanto da avvolgere il palato su tinte mielate che solleticano gli accenni di tannino, in chiusura di sipario.
Più passano i minuti, più Carat si apre nel calice. E più il telefono di Fulvio Bressan squilla. È un susseguirsi di “no” a potenziali clienti. Manca la materia prima, in bottiglia: «Guardi, mi spiace. Siamo senza vino, richiami a gennaio».
Eppure, cavare un complimento da papà Nereo è un’impresa. «La natura è ingiusta: le zucche più grosse vengono sempre ai contadini più stupidi», scherza il 90enne, entrato nel frattempo in cantina come un gatto silenzioso, in punta di piedi. «Ci voleva un mona laureato come te per fare i vini buoni», rincara la dose. Poi si fa serio.
«Parlare di vino è pesante, gente mia. Il vino, è vino. Ormai i vini sono tecnici. In cantina ci sono i tecnici: sale, pepe, aggiungi, togli. E la gente beve le ricette. Questi vini piacciono? Sì? Bene. Non piacciono? Quella è la porta. Finita la commedia! Ma questo è vino – aggiunge poi Nereo Bressan, per la felicità del figlio – perché è fatto in vigna, senza diserbi, polveri e veleni».
Uno dei segreti dei vini dei “Mastri Vinai” Bressan, di fatto, è la maturità delle piante, che raggiungono anche i 120 anni di vita. «L’industria fa vino a 3 anni dall’impianto – chiosa Fulvio -. Quando secondo noi la pianta sta iniziando a dare il meglio, ovvero attorno ai 20-25 anni, le grandi cantine estirpano, perché la vigna non produce più le quantità desiderate, ormai spremuta all’osso».
L’ALTRA VARIABILE BRESSAN: I LEGNI
Il tempo è un valore, non un nemico in quest’angolo di Friuli Venezia Giulia. Ne è una riprova il Pignol 1997 “Nereo”, in magnum. Del capostipite, a cui questo vino è dedicato, ecco l’energia vitale e la tensione. Il nerbo, il carattere. L’allungo bellissimo ed elegante, nella sua autenticità.
Stratificazione infinita, giocata sull’alternanza di frutto e macchia mediterranea (netto l’alloro, ma anche l’origano), fiori e spezie. Un vino ulteriormente incomplessito da terziari conferiti dalla micro ossigenazione in affinamento, che denotano l’attenzione maniacale di Fulvio Bressan alla delicatezza aromatica dei legni.
In cantina, mezzo bosco: gelso, castagno, ciliegio selvatico, pero selvatico, acacia e frassino. Doghe da 50 millimetri, stagionate per minimo 8 anni, ovvero un anno e mezzo a centimetro. Tutte piegate a vapore, perché da Bressan sono bandite le tostature. La variabile tra legno e legno risiede solo nella quantità d’aria trasmessa, in base alla porosità.
E non è detto che un vino non passi in due legni, prima di essere messo in bottiglia. Il colpo di genio, in grado di stravolgere un vino già di per sé buono ma non perfetto, vede protagonista un’altra chicca della cantina di Farra d’Isonzo: il Moscato Rosa “Rosantico”.
CAPOLAVORI DI VIGNA E DI STILE
Strepitosa la vendemmia 2016, che sta per andare in commercio: la migliore di sempre, per pulizia e per capacità di annullare i sentori pirazinici (tendenti all’amaro), in favore di un allungo sapido infinito, su cui torna a danzare croccante la frutta rossa d’ingresso.
Resta in bocca fino a che non ci entra l’ultima chicca: lo Schioppettino 2016. C’è molto più della mora di gelso tipica del vitigno (Ribolla Nera) in questo concerto di lavanda, pino, resina, rosa, violetta, unita al corredo d’archi dei piccoli frutti di bosco a bacca rossa e nera, dal ribes al mirtillo.
C’è Fulvio stesso in quest’altro capolavoro. La sua determinazione, la profondità della sua voce. Il suo fisico, anzi la sua stazza. Il carattere indomito e solo apparentemente rude, ingentilito dalla vicinanza di una donna e moglie raffinata come Jelena Misina.
C’è tutto Fulvio Bressan nello Schioppetto, più che in qualsiasi altro nettare della cantina. C’è anche il suo “fanculo”: questa volta indirizzato alle lancette dell’orologio, contro le quali vincerà a mani basse la prova del tempo. Dandogli del lei, s’intende. Prosit.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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