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Vino contraffatto, operazione Dioniso: sequestri per 700 mila euro in Oltrepò pavese

Vino contraffatto, operazione Dioniso: sequestri per 700 mila euro in Oltrepò pavese

Guardia di Finanza e Carabinieri di Pavia in azione sulla base degli sviluppi dell’Operazione Dioniso. In corso dall’alba la confisca di immobili e disponibilità finanziarie di tre soggetti finiti nell’indagine, per un importo complessivo di 740 mila euro nelle province di Pavia e Cremona.

Si tratta del risultato delle indagini dirette dal sostituto procuratore Paolo Mazza, coordinate dal procuratore Mario Venditti. Le misure cautelari, disposte dal gip Tribunale di Pavia Luigi Riganti, sono la diretta conseguenza dell’Operazione Dioniso, svolta nel gennaio 2020 dalla Compagnia Carabinieri di Stradella e dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Voghera, con il Gruppo Carabinieri Forestale di Pavia e gli uomini dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressioni Frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf).

Otto gli immobili sottoposti a sequestro preventivo, insieme a numerosi conti correnti e ulteriori disponibilità finanziarie dei tre soggetti indagati a vario titolo indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.

Operazione Dioniso (video e foto): ancora vino contraffatto in Oltrepò pavese

LE INDAGINI DELL’OPERAZIONE DIONISO

Già nel gennaio del 2020, nel territorio dell’Oltrepò pavese e in altre 6 province tra Lombardia, Piemonte, Veneto e Trentino Alto Adige, i militari della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri avevano eseguito cinque arresti e complessive 28 perquisizioni domiciliari, locali e personali nei confronti di altrettanti soggetti indagati, aziende vitivinicole – in particolare la Cantina di Canneto – e laboratori analisi.

Le investigazioni, svolte anche attraverso intercettazioni telefoniche e videosorveglianza, avevano consentito di accertare che i vertici della cantina dell’Oltrepò pavese, con il concorso di un mediatore del settore vitivinicolo, enologi e titolari di aziende agricole conferitrici, commercializzavano vini a denominazione di origine controllata e a indicazione geografica protetta, in realtà contraffatti per quantità, qualità e origine.

Oltrepò, Operazione Dioniso: ancora vino contraffatto per quantità, qualità e origine

IL MODUS OPERANDI DEGLI INDAGATI IN OLTREPÒ PAVESE

Il sistema messo in atto, sgominato dall’Operazione Dioniso, era semplice. Durante i conferimenti delle uve post vendemmia, venivano dichiarate differenti varietà di vite, generando falsa documentazione contabile. Inoltre, gli indagati avrebbero acquistato in nero ingenti quantità di sostanze vietate dalle norme del settore vitivinicolo, come zucchero invertito e anidride carbonica. Irregolarità anche nei parametri di utilizzo del mosto concentrato rettificato.

Le successive analisi della documentazione contabile ed extracontabile, svolta dalle Fiamme Gialle di Pavia, oltre al vaglio dei contenuti dei personal computer e dei telefoni cellulari in uso ai soggetti indagati, avrebbero consentito agli inquirenti di accertare che la Cantina produceva e commercializzava vini ottenuti mediante uve di tipologia diversa da quella indicata in etichetta, utilizzando prodotti non consentiti. Il tutto per assecondare le richieste del mercato.

Il valore dei sequestri preventivi frutto dell’Operazione Dioniso, in corso in queste ore, di fatto, è pari alla stima del presunto illecito profitto dei tre indagati, attraverso la frode in commercio. Il terzetto viene definito dagli inquirenti «direttamente responsabile della creazione della frode, attraverso la falsa documentazione rinvenuta e la gestione fraudolenta dei conferimenti effettuati dai coltivatori indagati».

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Coop voltafaccia dopo lo scandalo di Canneto: per la Bonarda, avanti i Colli Piacentini

EDITORIALE – In fondo, si tratta solo di guardare l’orizzonte e scegliere il versante della collina. Testa o croce. Oltrepò pavese o Colli Piacentini. Lo scandalo del vino contraffatto dalla Cantina sociale di Canneto Pavese e l’epic fail del “volantino del giorno dopo”, rischia di avere presto conseguenze evidenti sugli scaffali di Coop.

Secondo indiscrezioni di Vinialsuper, i buyer milanesi del colosso della Grande distribuzione sarebbero stati invitati a fare acquisti sui Colli Piacentini, piuttosto che in Oltrepò pavese. Anche lì, se non altro per questioni di prossimità (geografica e ampelografica) si producono Bonarda e altre tipologie di vini (come il Barbera) spesso in promozione nei supermercati Coop e vitali per il eno-giro d’affari dell’insegna.

Un segnale forte, dunque, quello che potrebbe arrivare dopo lo scandalo di Canneto. La cantina sociale, di fatto, è una delle cooperative vitivinicole interessate dal progetto “Assieme” di Coop.

Se confermata, l’indiscrezione sulle scelte d’acquisto confermerebbe la scarsa propensione di varie insegne della Grande distribuzione ad investire realmente nei territori a maggiore vocazione vitivinicola italiana, come l’Oltrepò pavese. Un’occasione persa, dunque, dopo un’inchiesta utile a far piazza pulita da tante “mele marce”.

D’altro canto, il binocolo di Coop puntato sui Colli Piacentini è un elemento che conferma la grande crescita qualitativa della provincia emiliana. Lo dimostra la (coraggiosa, diciamo noi) scelta di Vinialsuper di premiare come “Miglior cantina Gdo” la cooperativa Valtidone, per la qualità media dei vini presenti in Gdo e per i rivoluzionari progetti destinati all’Horeca, come quello della linea “50 Vendemmie“, riservato alle vecchie viti.

Crescono, i Colli Piacentini, anche nell’Horeca. E proprio nei segmenti più concorrenziali con l’Oltrepò pavese. Il riferimento è agli spumanti Metodo Classico, base Pinot Nero: un vitigno che trova a casa dei vicini oltrepadani la vera patria, ma che i piacentini stanno interpretando sempre meglio, in vigna e in bottiglia.

Merito – anche – dell’expertise di enologi nati, cresciuti e formatisi in prestigiose realtà oltrepadane. È il caso di Francesco Fissore (nella foto, a destra) enologo di Cantina Valtidone, giunto nel piacentino dopo l’incarico in La Versa. Provare per credere le ultime “bollicine” di Valtidone, per comprendere come la cantina abbia svoltato, sul fronte dei Martinotti e – ancor più – del Metodo classico.

L’eventuale “voltafaccia” di Coop all’Oltrepò pavese va dunque ben contestualizzato, per essere compreso appieno. Da un lato, gli scandali oltrepadani non premiano un territorio che merita moltissimo ben oltre il vino, coi suoi paesaggi mozzafiato e le sue colline che non hanno nulla da invidiare alle Langhe e alla Toscana, col vantaggio di essere a mezzora da Milano (traffico e vie di comunicazione permettendo).

Dall’altro c’è una provincia, quella di Piacenza, che sta crescendo tanto e bene, soprattutto in termini di credibilità, sia nell’Horeca sia in Gdo. E, curiosità: la discriminante non è il Consorzio di Tutela Vini, pressoché inesistente da anni sui Colli Piacentini. Un’assenza colmata dall’iniziativa di privati e cooperative virtuose, come Valtidone. Chi vivrà, vedrà. Cin, cin.

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Coop e la Bonarda di Canneto a 1,99 euro a volantino. Il giorno dopo dello scandalo

EDITORIALE – Se la fortuna è cieca, la promo si vede benissimo. Parte oggi, in pompa magna, il nuovo volantino Coop Lombardia. In prima pagina c’è la Bonarda di Cantina di Canneto. A 1,99 euro (sconto 50%). Relativamente nulla di strano. Se non fosse che ieri, nell’ambito dell’Operazione Dioniso, carabinieri e guardia di finanza non abbiano arrestato il presidente della cooperativa dell’Oltrepò pavese, Alberto Carini e la sua segretaria Carla Colombi.

Con loro, agli arresti, gli enologi Aldo VencoMassimo Caprioli, nonché il mediatore Claudio Rampini. Per i viticoltori-conferitori della cantina Cesare ForlinoDavide Orlandi, l’obbligo di firma. L’accusa, a vario titolo, è di associazione a delinquere finalizzata alla frode e all’emissione di fatture fittizie.

Le indagini, coordinate dal Procuratore aggiunto Mario Venditti e dal Sostituto Procuratore Paolo Mazza, hanno dimostrato come Cantina di Canneto abbia messo in commercio “vino contraffatto per quantità, qualità e origine”, spacciandolo per Doc e Igt.

Ciò non significa che la Bonarda in promozione a 1,99 euro nei supermercati Coop Lombardia sia “taroccata“. Ma la triste coincidenza, per chi crede in Dio o negli astri – o quantomeno a Bacco-Dioniso – può insegnare qualcosa anche alla Grande distribuzione. E avere strascichi positivi su tutto il comparto.

Può insegnare, per esempio, che investimenti concreti delle catene Gdo nella cultura del vino possono alzare lo scontrino medio della corsia del vino, trainata sino ad oggi dalla sola leva promozionale.

Può insegnare che un sommelier, o comunque un professionista del settore che guidi i consumatori in corsia – o attraverso strumenti alternativi, perché no digitali? – può condurre il cliente del supermercato verso un acquisto consapevole e ragionato, senza perdere di vista il rapporto qualità prezzo ineluttabilmente richiesto al retail.

Può insegnare che una Bonarda in promo a 1,99 euro può essere considerata – a torto o a ragione – un insulto ad un territorio e ai vignaioli. E che, dunque, la leva promozionale e il prezzo devono smettere di essere l’unico argomento dei buyer, al momento di stringere accordi con questa o quella cantina.

Ma soprattutto, la figura barbina di una Bonarda marchiata dall’ennesimo scandalo, che fa mostra di sé sulla prima pagina del volantino Coop Lombardia il giorno dopo degli arresti, deve far ragionare sull’opportunità di investire in una ricerca più approfondita delle vere eccellenze dell’Oltrepò pavese.

Un territorio ricco di opportunità “qualità prezzo”. Purché si abbia voglia – e questo punto anche la decenza – di cercarle. La speranza, insomma, è che la sfortuna del volantino Coop del day after si tramuti in modo nuovo di guardare all’Oltrepò (anche) da parte di tutta la Grande distribuzione organizzata. Iniziamo da qui. Cin, cin.

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Esclusivo: i piani di Regione Lombardia per l’Oltrepò pavese. Dall’aumento del valore delle uve ai tre vini (+1) su cui puntare


MILANO –
Un codice etico per tutte le aziende del territorio. Più valore alle uve. E tre “vini bandiera” (più uno), attorno ai quali costruire il nuovo Oltrepò pavese: il Metodo classico Docg, il Pinot Nero in rosso, la “nicchia” Buttafuoco e il “vino pop” Bonarda. Trapelano da Palazzo Lombardia le prime indiscrezioni sui piani utili al rilancio dell’area vinicola più vasta della regione.

Poco meno di 13 mila ettari vitati – più dell’intero Trentino Alto Adige e della Svizzera, per intenderci – situati a soli 57 chilometri da Piazza Duomo, che non possono restare ancora a lungo alla mercé dei commercianti d’uva e degli imbottigliatori.

Regione ed Ersaf intendono puntare sulla valorizzazione del territorio e del terroir, sfruttando gli studi sulla zonazione che, tra la fine degli anni Settanta e il 2010, hanno confermato la “plurale vocazionalità alla produzione di vini di alta qualità”.

“Probabilmente – si legge sul documento su cui stanno lavorando le istituzioni locali – l’importanza sempre più rilevante degli stakeholder commerciali (gli imbottigliatori) sui restanti, senza un adeguato patto territoriale, ha finito per orientare alla riduzione dei valori delle uve e dei vini”.

Circa il 60% delle uve prodotte sono vinificate da 4 cantine sociali (Terre d’Oltrepò, Torrevilla, Canneto e La Versa), mentre sono 150 le aziende private “ben strutturate”, nelle quali è tangibile “il savoir faire locale”, anche grazie a uno “svecchiamento delle imprese avvenuto negli ultimi 15 anni”.

Realtà tra le quali è però evidente uno scollamento totale, che genera – come si legge ancora sul documento – la mancanza di “un quadro unitario”, di “una governance di sistema” e di “standard di eccellenza condivisa“.

UN TERRITORIO IN PERDITA
Risultato? I dati sconcertanti che riguardano i guadagni per i produttori oltrepadani di uve, che “si sono ridotti drasticamente negli anni: “Molti, oggi, già producono in perdita“, ammette il Palazzo.

Secondo i dati in possesso dei tecnici di Regione Lombardia e di Ersaf, “i costi ad ettaro comprensivi degli ammortamenti sono prossimi a 7 mila euro”. A fronte di ricavi stimabili in circa 6 mila euro all’ettaro.

“Anche ammettendo alcune possibili riduzioni dei costi, ad esempio con la vendemmia meccanica, appare evidente il problema di un prezzo delle uve troppo basso“, si può leggere ancora. In Oltrepò la media produttiva è infatti di 120 quintali all’ettaro, pagati mediamente 50 euro al quintale.

Prezzi che assomigliano molto – e in alcuni casi sono addirittura inferiori – a quelli della contrattazione tra privati in territori come la Puglia o la Sicilia. Un aspetto che evidenzia l’assoluta mancanza di responsabilità sociale da parte dei maggiori stakeholder locali, disinteressati al bene delle Denominazioni oltrepadane.

“La mancanza di un accordo per il territorio fra commercianti, vinificatori e viticoltori che favorisce l’instaurarsi di prezzi troppo bassi, non solo per le uve, ma anche per i vini, i quali escono dal territorio perlopiù sfusi. Prezzi molto diversi da quelli cui potrebbe ambire il territorio”, ammettono candidamente Regione Lombardia ed Ersaf.

D’altro canto, sempre secondo l’analisi dei tecnici, “non è percorribile in Oltrepò pavese un modello produttivo aziendale basato su una elevata produttività di uve per ettaro, anche se poco pagate”. “In altre zone ove detto modello ha avuto successo si riescono facilmente a produrre 300 quintali all’ettaro”, contro i 110-160 oltrepadani.

Colpa (o merito, a seconda dei punti di vista) delle caratteristiche morfologiche di un territorio in cui, la quasi totalità della viticoltura, è in pendenza talvolta anche forte. Con la meccanizzazione resa così inapplicabile.

Tra i macro obiettivi delle istituzioni regionali, dunque, “l’individuazione di un percorso di medio/lungo periodo (da 5 a 15 anni) che nel breve non porti ad abbassare ulteriormente i prezzi delle uve/vini; coinvolga tutte le tipologie di aziende e sia inclusivo; sia basato su obiettivi parziali misurati da indicatori specifici”. E tra le azioni possibili ecco che spunta la “creazione e promozione di un marchio territoriale“.

I VINI DA CUI RIPARTIRE. TRA TESTIMONIAL E FICTION

Spazio alle eccellenze, dunque, come quelle rappresentate dal Pinot Nero (Metodo classico o vinificato in rosso) e del Buttafuoco. Ma tra i vini sui cui puntare nell’immediato non può mancare il Bonarda.

O, meglio, una “nuova Bonarda, di alta qualità“, che vedrebbe potenzialmente coinvolti 1.409 cantine, per un volume complessivo di 140.902 ettolitri e quasi 19 milioni di bottiglie da 0,75 cl (18.911.536 per l’esattezza).

Un prodotto che subirebbe, come gli altri, un nuovo posizionamento nei vari settori commerciali (Gdo, Discount, Horeca). Per la cui promozione, capace di coinvolgere tutto il territorio, potrebbe essere individuato “un testimonial famoso che faccia da richiamo”.

Qualcuno come Eugenio Ghiozzi, in arte Gene Gnocchi, osiamo anticipare noi di WineMag.it, senza contare l’ormai scontato (e scontabile) Gerry Scotti, ormai vicino all’auto inflazione per i continui spot tv (non dichiarati) alle proprie etichette di vino oltrepadano in vendita in alcuni supermercati.

Vicino al Club del Buttafuoco Storico e caro a diversi produttori locali, Gnocchi – comico e personaggio tv di orgini parmigiane – ha già condotto il 23° compleanno del “Veliero” a Milano.

La “nuova Bonarda” potrebbe essere poi “vestita con un luogo/marchio unico e riconoscibile”, identificata con “una bottiglia specifica del vino brand unica per tutti i produttori” e promossa anche “in eventi di particolare rilievo e seguito, come eventi sportivi e fiction tv“.

Al vertice assoluto, invece, l’Oltrepò pavese Metodo classico Docg (1.239 produttori che hanno utilizzato la Denominazione, 8.102 ettolitri e 453.131 bottiglie da 0,75), il Pinot Nero dell’Oltrepò (218 cantine, 7.773 ettolitri e 282.625 bottiglie da 0,75 cl) e il Buttafuoco “come prodotto di nicchia e unico”: 150 produttori, 3.751 ettolitri e 375.991 bottiglie da 0,75 cl.

LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO
Spazio, nelle mire di Regione ed Ersaf, anche all’elemento territoriale Oltrepò, “che può contare su tanti elementi positivi quali il paesaggio, gli elementi storici e culturali, la posizione non lontana dalle vie di comunicazione” e “l’essere attraversato dal 45° parallelo“.

“Per le azioni sulle singole filiere – riporta il documento ufficiale – occorre attivare servizi di integrazione soprattutto per la valorizzazione dei prodotti enogastronomici, ma anche per le caratteristiche ambientali e storico socio-culturali che sarebbe in grado di generare marcati tratti distintivi dell’Oltrepò”.

Tra le azioni possibili, Regione ed Ersaf citano “fare rete tra aziende, Bed & Breakfast, itinerari turistici”, ma anche la “promozione nei locali di prodotti di territorio” e la “formazione degli operatori con corsi di inglese e accoglienza del cliente, fornendo servizi idonei per la scoperta del territorio come guide per tour”.

Si pensa inoltre alla realizzazione “di un portale di informazioni del territorio altamente innovativo sia come performance tecnologica sia come completezza delle informazioni che traduce in servizi”.

Inoltre alla “valorizzazione del territorio rendendolo attrattivo in base alle peculiarità intrinseche di tranquillità dei luoghi, percorsi trekking, bici e cavallo, terme, parapendio, arrampicata, tour in aziende vitivinicole, cammini religiosi e Via del sale percorribile fino alla Liguria”.

IL NODO DEL CONSORZIO

Il tutto, come previsto dal “codice etico” che dovranno sottoscrivere tutti i produttori, nel “riconoscimento della funzione pubblica e super partes” del Consorzio di Tutela Vini Oltrepò pavese. Un organismo rigenerato dal ricomponimento della frattura con il Distretto di Qualità, ma che ancora non gode della fiducia totale dei produttori.

È il caso del gruppo, sempre più nutrito, guidato da Ottavia Vistarino (Conte Vistarino), col quale è ampiamente avviata la “trattativa” da parte di Regione Lombardia ed Ersaf. La posizione dei “dissidenti” è ferma e chiara.

Dopo tanti anni in cui le cose non hanno funzionato – dichiarava Vistarino in un’intervista esclusiva rilasciata a WineMag.it lo scorso 29 aprile – abbiamo perso la fiducia.

Quindi, prima tutte le parti condividono un progetto da mettere in mano ad un amministratore delegato, che accetti questo ruolo solo dopo aver condiviso con noi i punti focali per la rinascita dell’Oltrepò. E poi rientriamo nel Consorzio, con una nuova governance”.

“Una figura, quella dell’Amministratore delegato – continuava Vistarino – da individuare attraverso una specifica ricerca da parte di qualche cacciatore di teste, da incaricare appositamente. Siamo tutti consapevoli che l’organismo deputato a considerare le sorti del territorio debba rimanere il Consorzio e per questo assicuro che da parte mia non c’è alcuna voglia di creare nuove associazioni o distretti“.

“Piuttosto – concludeva la numero uno di Conte Vistarino – proporremo brand alternativi in cui si riconoscano le aziende di qualità dell’Oltrepò pavese, sul modello di quanto accaduto in Spagna col Cava“. Posizioni ancora attuali a distanza di oltre due mesi. Mentre tutto attorno, l’Oltrepò che crolla, tenta di riaprire le ali in vista della vendemmia 2019.

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Anteprima Vino Nobile di Montepulciano 2019: i migliori assaggi alla Fortezza


MONTEPULCIANO –
 “Eleganza e finezza”. Queste le caratteristiche delineate dai tecnici del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano tre anni fa, al momento della presentazione dell’andamento della vendemmia 2016. Elementi non particolarmente in risalto in mattinata all’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano.

La qualità media riscontrata però è alta (attorno agli 85/100, sulla base delle nostre valutazioni) e risulta effettivamente superiore (di qualche punto) rispetto al resto delle Anteprime di Toscana andate in scena sino ad oggi e già raccontate da WineMag (Chianti, Chianti Classico e, soprattutto, Vernaccia di San Gimignano).

LE AZIENDE PRESENTI
Come di consueto, la kermesse si è svolta alla Fortezza di Montepulciano, storica sede della manifestazione e centro pulsante della splendida cittadina del senese. Quarantasette le aziende presenti per far scoprire le nuove annate, presto sul mercato.

Ventinove i campioni della vendemmia 2016 di Vino Nobile di Montepulciano in degustazione per la stampa e gli operatori del settore. Appena 3 della Selezione 2016, con almeno un ottimo assaggio. Il tasting ha poi riguardato 20 vini Nobile di Montepulciano Riserva 2015, oltre a 12 Nobile “base”, 8 Riserve della vendemmia 2015, una Riserva 2014, una Selezione e una Riserva 2012.

LE CANTINE PRESENTI ALL’ANTEPRIMA
Di seguito l’elenco delle cantine in degustazione: Antico Colle, Bindella, Boscarelli, Canneto, Cantina Chiacchiera, Cantina Del Giusto, Carpineto, Casa Vinicola Triacca, Casale Daviddi, Contucci, Croce di Febo, De’ Ricci, Dei, Fanetti, Fassati, Fattoria del Cerro, Fattoria della Talosa, Fattoria La Braccesca, Fattoria Svetoni, Gattavecchi, Godiolo, Icario, Il Macchione, Il Molinaccio.

E ancora: La Ciarliana, La Combarbia, Le Berne, Le Bertille, Lombardo, Lunadoro, Manvi, Metinella, Montemercurio, Nottola, Palazzo Vecchio, Podere Casa al Vento, Podere Casanova, Podere della Bruciata, Poliziano, Romeo, Salcheto, Tenuta Gracciano della Seta, Tenuta Trerose, Tenuta Valdipiatta, Tiberini, Vecchia Cantina, Villa Sant’Anna.

I MIGLIORI ASSAGGI ALL’ANTEPRIMA 2019


Vino Nobile di Montepulciano Docg 2016 “Santa Caterina”, Tenuta Trerose: 89/100
Rosso rubino mediamente trasparente, di buona luminosità. Naso di frutti di bosco, fragolina, speziatura leggera. Bel palato, frutto rosso come ribes e liquirizia, oltre a una vena salina a chiudere. Tannino molto elegante, di prospettiva. Intenso e lungo, con ritorni di fragolina precisi nel retro olfattivo.

Vino Nobile di Montepulciano 2016 Docg “Cesiro”, Podere della Bruciata: 88/100
Colore piuttosto carico. Naso dominato dalle spezie. In bocca una percezione fruttata maggiore, ma garbata, di lampone e fragolina di bosco tendente al maturo. Vino molto tipico, con ritorni salini e un centro bocca piuttosto fresco. Tannino di prospettiva.

Vino Nobile di Montepulciano Docg 2016, La Combarbia: 87/100
Tra i campioni più distintivi dell’Anteprima 2019. Rosso rubino mediamente trasparente. Liquirizia dolce al naso, assieme a una nota chiara di rabarbaro, elegante. Anche i richiami salini, quasi marini, risultano netti. Macchia mediterranea leggera, ribes.

Un naso complesso, che anticipa un palato piuttosto corrispondente. Il frutto qui è preciso, elegante, così come eleganti sono le note erbacee già avvertite al naso. Gran bella freschezza e tannino piuttosto integrato. Altro vino di ottima prospettiva.

Vino Nobile di Montepulciano Docg 2016 “La Spinosa”, Il Molinaccio: 87/100
Bel rubino mediamente trasparente. Naso intrigante, di liquirizia tendente al dolce e macchia mediterranea, con sbuffi minerali e di mentuccia.

Piuttosto corrispondente al palato, dove le note “verdi” avvertite al naso si mostrano con una bella eleganza e in equilibrio col frutto e con la sapidità. Chiusura su un tannino piacevole, amaricante. Bella beva nel complesso, freschezza e prospettiva.


VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO SELEZIONE 2016

Vino Nobile di Montepulciano Selezione Docg 2016 “Vigna d’Alfiero”, Tenuta Valdipiatta: 90/100
Esattamente tutto (ma proprio tutto) quello che c’è da aspettarsi da una Riserva di Nobile di Montepulciano. Un rosso, tra l’altro, con una lunga, lunghissima vita davanti. Vino, peraltro, di grande gastronomicità.


VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO RISERVA 2015

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Docg 2015 “Vitaroccia”, Icario: 89/100
Naso un po’ chiuso inizialmente, poi esce macchia mediterranea. E’ l’inizio del film. In bocca grande tipicità. Giusto equilibrio tra frutto (ribes, lampone piuttosto preciso), freschezza e mineralità. Al palato tannino pastoso, in fase di integrazione. Ritorni di macchia mediterranea e sale, oltre a una vena balsamica rinfrescante.

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Docg 2015, Le Bèrne: 88/100
Naso con richiami di inchiostro dosati, non fastidiosi, oltre a una leggera vena “foxy”. Escono poi macchia mediterranea e nota “verde” (anche questa dosata) di vinacciolo. Poi tabacco, cuoio. In bocca è dritto, verticale, sulle durezze più che sulla larghezza. Fresco al punto giusto, salino in chiusura. Lungo su liquirizia. Da riassaggiare in futuro, certamente.

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2015 “Quercione”, Lunadoro: 88/100
Naso a metà tra frutto, preciso (arancia rossa e frutti rossi come fragolina di bosco, tendente al maturo) e macchia mediterranea. Richiami di cuoio, tabacco dolce. Un naso complesso e davvero molto piacevole. Bocca corrispondente, su note fruttate altrettanto precise. Un vino molto godibile, pronto oggi, pensato (crediamo) per la beva senza scalfire la tipicità, ma con capacità di positiva evoluzione futura: la freschezza e il tannino lo dimostrano.

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2015 “Ojas”, Manvi: 87/100
Altro campione piuttosto pronto, ma con margini di miglioramento. Speziatura di ginepro, macchia mediterranea, piccoli frutti rossi come ribes, piacevolmente tendenti al “sotto spirito” (fragolina). In bocca corrispondente, con piacevoli ritorni di liquirizia e rabarbaro, in una chiusura dai buoni risvolti freschi e salini.


VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO, “VECCHIE ANNATE”

Vino Nobile di Montepulciano Docg 2015 “Maestro”, Palazzo Vecchio: 89/100
Bel rubino carico, luminoso. Radice di liquirizia netta al naso, rabarbaro. Anche al palato su queste note iniziali, poi corroborate da una buona (e attesa) freschezza e salinità. Campione interessante, certamente giocato sulle durezze e sulla verticalità più che sul frutto.

Vino Nobile di Montepulciano Docg Selezione 2015 “Madonna delle Querce”, Dei: 88/100
Naso interessante. Bel frutto di bosco, profondo. Mirtillo, fragolina, lampone. Macchia mediterranea precisa, sul timo più che sul rosmarino. Bello anche in bocca, di gran prospettiva, tannino vivo ma integrato. Spezia in chiusura, freschissimo il centro bocca, balsamico. Vino con tantissima vita ancora avanti.

Vino Nobile di Montepulciano Docg Selezione 2015 “Casina di Doro”, Canneto: 87/100
Altro vino interessante, un Sangiovese molto tipico, dalla spezia elegantissima. Frutto non particolarmente polposo, ma gran bella prospettiva per la profondità del sorso, di grande freschezza.

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Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano: tutto pronto alla Fortezza

MONTEPULCIANO – Tutto pronto per l’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano, che torna dal 10 al 12 febbraio nella Fortezza di Montepulciano. Quarantacinque le aziende partecipanti, a rappresentare più della metà dell’intera denominazione.

L’annata di Vino Nobile di Montepulciano in degustazione è la 2015. Una vendemmia fortunata, già premiata con il massimo della valutazione: 5 stelle). Altro vino “in anteprima” è Riserva 2014 del Nobile. Una passerella internazionale per la prima denominazione italiana, con buyer e operatori da tutto il mondo. Spazio anche ai winelovers, per il terzo anno consecutivo.

L’Anteprima 2018 si aprirà il 10 febbraio nell’ormai consueta sede dell’antica Fortezza, restaurata dai produttori associati al Consorzio e sede dell’Enoliteca e degli uffici consortili. I wine tasting riservati ai professionisti del settore e agli enoappassionati sono in programma dalle 15 alle 19.30.

Domenica 11 febbraio i banchi delle 45 aziende apriranno alle 11 e chiuderanno alle 18.30. Alle ore 16 è prevista la premiazione del concorso “Le Belle Vetrine”. A seguire, sempre nella giornata di domenica, si svolgerà la tavola rotonda sul tema “Vinum Nostrum: viticoltura 4.0”, a cura dell’Università Telematica Pegaso.

La giornata di lunedì sarà riservata solo agli operatori con invito, dalle 10.30 alle 18.30. La giornata di giovedì 15 febbraio invece, esclusivamente riservata alla stampa internazionale e italiana, vedrà l’assegnazione delle stelle alla vendemmia 2017.

“E’ una vera e propria festa da un lato, perché vogliamo che tutti possano godere della possibilità di degustare i nostri vini all’interno di un contesto unico quale quello della Fortezza – spiega Piero Di Betto, presidente del Consorzio – al contempo però è un appuntamento fondamentale per il mercato, soprattutto italiano, perché si presentano le nuove annate e la partecipazione sempre più massiccia dei nostri soci è il segno di un evento consolidato”.

LE AZIENDE PARTECIPANTI ALL’ANTEPRIMA 2018
Antico Colle, Avignonesi, Barbanera, Bindella, Boscarelli, Canneto, Cantina De’ Ricci, Cantina Del Giusto, Carpineto, Casa Vinicola Triacca, Casale Daviddi, Contucci, Croce di Febo, Dei, Fanetti, Fassati, Fattoria del Cerro, Fattoria della Talosa, Fattoria La Braccesca, Gattavecchi, Godiolo, Cantina Chiacchiera, Icario, Il Macchione.

Saranno inoltre presenti Il Molinaccio, La Ciarliana, Le Badelle, Le Berne, Le Bertille, Lunadoro, Metinella, Montemercurio, Nottola, Palazzo Vecchio, Podere della Bruciata, Poliziano, Priorino, Romeo, Salcheto, Tenuta Gracciano della Seta, Tenuta Tre Rose – Bertani Domains, Tenuta Valdipiatta, Tiberini, Vecchia Cantina, Villa Sant’Anna.

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Anteprima Vino Nobile di Montepulciano: sabato al via le degustazioni

Da ventiquattro anni è il grande evento del territorio dedicato al Vino Nobile di Montepulciano. L’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano torna dall’11 al 13 febbraio nella Fortezza di Montepulciano con 45 aziende, oltre la metà dell’intera denominazione, per far conoscere le nuove annate di vini in commercio da quest’anno, il Vino Nobile 2014 e la Riserva 2013.

Una passerella internazionale per il pregiato rosso Docg, e il Consorzio del Vino Nobile ha voluto, per il terzo anno consecutivo, aprire le porte anche al pubblico dei wine lovers, oltre che degli operatori e dei buyer. “L’anno scorso abbiamo accolto oltre 3 mila operatori, ma soprattutto tanti appassionati da fuori regione che hanno raggiunto Montepulciano con la buona scusa di degustare il Nobile – spiega il Presidente del Consorzio, Andrea Natalini – segno evidente che questo è ormai da considerarsi a tutti gli effetti uno dei maggiori eventi della città”.

IL PROGRAMMA
L’Anteprima 2017 si aprirà come detto l’11 febbraio, nell’ormai consueta sede dell’antica Fortezza, con i wine-tasting riservati ai professionisti del settore ed agli enoappassionati, dalle 14 alle 18.30 e proseguirà domenica 12 dalla 11 alle 18.30, mentre lunedì 13 dalle 11 alle 17.

In linea con la sua identità di manifestazione che esprime la forte vocazione di un territorio, anche quest’anno l’Anteprima del Vino Nobile sarà accompagnata da una serie di iniziative che hanno coinvolto la cittadinanza ed i visitatori, attribuendo al periodo anche il carattere di una festa dell’intera comunità. Sabato 11 e domenica 12 febbraio, al di fuori della Fortezza, nelle enoteche e nei bar che hanno aderito all’iniziativa “Aperitivo in Rosso”, protagonista sarà in questo caso il Rosso di Montepulciano DOC, vino pregiato quanto il Nobile ma di più facile approccio, particolarmente amato dal pubblico più giovane ed in generale dai consumatori per il suo eccellente rapporto qualità – prezzo. Dalle 18.00 alle 20.00 la clientela ha potuto gustare, al prezzo di 8,00 Euro, un aperitivo con tre assaggi di Rosso accompagnati da prodotti locali (bruschetta con olio extravergine, salumi, formaggi e pane toscano).

Nell’ambito del premio “Le belle vetrine”, poi, i commercianti e gli artigiani del centro storico e delle sue immediate vicinanze sono stati invitati ad allestire le proprie vetrine e botteghe ispirandosi all’Anteprima e al Vino Nobile. E’ stato anche assegnato un tema, l’arte, più nel dettaglio il vino nelle arti figurative, richiamando così la grande mostra “Il buon secolo della pittura senese – Dalla maniera moderna al lume caravaggesco” che avrà luogo dal 18 Marzo al 30 Giugno nei musei di Montepulciano, Pienza e S.Quirico d’Orcia. Entrambe le iniziative sono state organizzate e coordinate dalla Pro Loco di Montepulciano.

Lunedì 13 alle 11 si svolgerà il seminario “I menù del cuore ed il Nobile: un matrimonio possibile” a cura del medico nutrizionista Dott. Giorgio Ciacci, nell’ambito di “Cardiologie aperte”, la Settimana della prevenzione delle malattie cardiovascolari indetta dalla USL Toscana Sud Est presso gli Ospedali Riuniti della Valdichiana Senese – Montepulciano.

LE AZIENDE PARTECIPANTI
Antico Colle, Avignonesi, Barbanera, Bindella, Boscarelli, Canneto, Cantina Del Giusto, Carpineto, Casa Vinicola Triacca, Casale Daviddi, Contucci, Croce di Febo, Dei, Fanetti, Fassati, Fattoria del Cerro, Fattoria della Talosa, Fattoria La Braccesca , Gattavecchi, Godiolo, Icario, Il Conventino, Il Macchione, Il Molinaccio, La Ciarliana , Le Badelle, Le Berne, Le Bertille, Lombardo, Lunadoro, Metinella, Montemercurio, Nottola, Palazzo Vecchio, Podere della Bruciata, Poliziano, Priorino, Romeo, Salcheto, Tenuta Gracciano della Seta, Tenuta Tre Rose – Bertani Domains, Tenuta Valdipiatta, Tiberini, Vecchia Cantina, Villa Sant’Anna.

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Tutte le “piazze” del Buttafuoco storico: da Canneto pavese alla conquista di Esselunga

Il figliol prodigo dell’Oltrepò pavese. Il Davide oltrepadano. Da sempre contrapposto, per stile e filosofia, al gigante Golia, che dalle parti di Pavia prende il nome di Bonarda. E’ il Buttafuoco storico, vino rosso da invecchiamento dell’Oltrepò Pavese. Una produzione limitata che, secondo gli ultimi dati, si assesta sulle 65 mila bottiglie. Numero che sale a 360 mila considerando l’intera Doc, che comprende un 25% di vino frizzante. Nulla a che vedere, insomma, con i 20 milioni di bottiglie di Bonarda che ogni anno escono dalle cantine pavesi. Ma per il Buttafuoco, e in particolare per il Buttafuoco storico, il 2016 potrebbe essere l’anno della riscossa. L’intitolazione di una piazza a Canneto Pavese (PV), avvenuta sabato 22 ottobre per volere dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesca Panizzari, è solo uno degli indicatori della crescente attenzione verso questo nobile blend, ottenuto con sapienza dai vitigni Croatina, Barbera, Ughetta e Uva Rara. La vera rivoluzione parte dalla vigna. E arriva sino ai supermercati Esselunga, l’insegna del compianto Bernardo Caprotti. Da qualche settimana, infatti, è possibile trovare il Buttafuoco Storico Doc “Vigna Sacca del Prete” dell’azienda agricola Giulio Fiamberti in tutti e 90 i punti vendita Esselunga dotati di enoteca con servizio sommelier, dislocati sul suolo nazionale. Fa eccezione la sola regione Toscana, dove la catena milanese sta puntando sulla valorizzazione di altri nobili vini locali. Ad annunciarlo è proprio Giulio Fiamberti, non a caso presidente del Club del Buttafuoco storico.

“Negli ultimi anni – dichiara il viticoltore – siamo riusciti a imprimere una decisiva accelerata alle attività del Club, dando forma a una serie di progetti commerciali e di valorizzazione che erano in cantiere da un po’ di tempo. Un interesse sempre maggiore da parte delle istituzioni, complice probabilmente la scarsa forza dell’Oltrepò pavese in generale, che ha permesso di valorizzare ulteriormente alcune eccellenze che sono ormai da anni in controcorrente, oltre a una certa voglia e necessità di avere un prodotto bandiera che indichi una linea di qualità per tutta l’area oltrepadana, sono gli ingredienti del successo del Buttafuoco storico”. Risultati sotto gli occhi di tutti. Che gli attenti buyer di Esselunga non si fanno sfuggire.

“Quello con la catena di Caprotti – commenta ancora Fiamberti – è un rapporto che affonda le radici nei primi anni del 2000, quando è stato inaugurato il punto vendita di Broni, qui in Oltrepò pavese. La mia azienda è stata selezionata in quanto in grado di assicurare tutta la gamma di vini locali e, in più, anche il Buttafuoco storico e il Sangue di Giuda. In particolare, il Buttafuoco fu introdotto in 20 punti vendita. Poi il numero fu ridotto a 10, limitandosi alle province di Milano e Pavia. Arriviamo così sino ad oggi, con il cru ‘Sacca del Prete’ acquistabile in tutti e 90 i punti vendita Esselunga che possono vantare il servizio dei sommelier Ais all’interno delle loro enoteche”. Fiamberti, di fatto, è il maggiore produttore di Buttafuoco storico dell’Oltrepò pavese, con le sue 3.873 bottiglie. Il posizionamento del prodotto in Gdo è – per ora – lievemente sotto standard. “Si parla di 17,50 euro – ammette Fiamberti – ma il prezzo è destinato ad assestarsi, nei prossimi mesi, sui 18,50 euro circa”. In generale, il Buttafuoco storico si aggira tra i 16 e i 20 euro al pubblico, in enoteca. Mentre le cifre salgono a un minimo di 30 euro, grazie ai (grassi) ricarichi applicati dalla ristorazione locale. Mentre a livello nazionale, le carte dei vini sembrano quasi disconoscere il Buttafuoco.

“La produzione, complice la crescente richiesta non solo in Lombardia e in Italia ma anche e soprattutto all’estero, dal Canada alla Cina, è volata dalle 30-35 mila bottiglie del 2010 alle 65 mila potenziali del 2016”, aggiunge Armando Colombi, direttore del Club del Buttafuoco storico. “La superficie vitata è di circa 10 ettari – spiega – ma anche questo numero è destinato a salire. Uno dei progetti più importanti del Club è infatti quello di mappare nuove superfici, recuperando vigne abbandonate e valorizzando i terreni più vocati. I Vignaioli del Buttafuoco storico, che contribuiscono alla produzione del ‘cru dei cru’ consortile, vedono inoltre riconosciuto un valore commerciale di 3 volte superiore alle loro uve: questo perché il Buttafuoco necessita dell’apporto e dell’esperienza di tutti per diventare qualcosa di importante ed affermarsi, non solo come prodotto di nicchia, a livello nazionale e internazionale”.

Grande anche il lavoro sulla comunicazione del marchio. “Chi produce Buttafuoco storico – evidenzia Armando Colombi – non si pone più di tanto il problema di comunicare il prodotto, in quanto la produzione è talmente limitata da risultare sold-out in pochi mesi. Per questo il Club si sta concentrando sulla promozione del Buttafuoco storico nei confronti di chi si occupa di realizzare guide del vino e, in generale, nei confronti di tutti i comunicatori del settore”. Gomiti alti in area di rigore, insomma, per uno dei prodotti della viticoltura italiana più sottovalutati. Almeno nel Belpaese.

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Vini al supermercato

Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc gran cuvèe storica, Cantine Giorgi

(4 / 5) Cantine Giorgi della frazione Camponoce di Canneto Pavese a cercare di migliorare la “doc” reputation, con il loro Pinot Nero OP Doc frizzante vinificato in bianco
a partire già dalla scelta della bottiglia renana personalizzata, che non passa inosservata al supermercato, esattamente come il suo posizionamento prezzo. Il Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc frizzante vinificato in bianco delle Cantine Giorgi, oggi sotto la nostra lente di ingrandimento, è il top di gamma sullo scaffale del supermercato che abbiamo visitato con uno scarto medio di prezzo di quattro o cinque euro rispetto allo stesso prodotto di altre cantine. È anche il solo Pinot Nero OP Doc frizzante bianco vendemmia 2015, a testimonianza probabilmente dell’elevata rotazione del prodotto presso questo supermercato, ma anche forse di una esposizione “prematura”.

Nel calice Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco si presenta di un giallo paglierino con riflessi verdolini. Il perlage è mediamente fine e di buona persistenza. Al naso sentori delicati di mela, pesca e qualche nota agrumata, in linea con altri prodotti di questo vigneto che più di tanto, in certe tipologie di vinificazione non riesce ad esprimere. In bocca si presenta sapido e con una vivace acidità probabilmente accentuata dalla giovane età. Un vino complessivamente armonico ed elegante, con un finale lungo: per gli amanti dei vini frizzanti un buon prodotto. Il Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco si abbina ad aperitivi, antipasti, piatti a base di pesce, sicuramente servito alla temperatura di 8-10 gradi, sarà un fresco aperitivo estivo sulle nostre tavole beneficiando anche di un affinamento un po’ più lungo. Le uve 100% Pinot Nero utilizzate per il Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco delle Cantine Giorgi vengono pressate con una spremitura soffice e il mosto fiore con una resa del 55% di resa viene separato immediatamente dalle seconde e dal torchiato. La fermentazione avviene con l’ausilio di lieviti selezionati a temperatura controllata in serbatoi di acciaio. Le Cantine Giorgi della frazione Camponoce di Canneto Pavese, presenti dal 1970 hanno raccolto una serie di riconoscimenti per altre denominazioni e i tre bicchieri Gambero Rosso per il loro Pinot Nero nella versione Metodo classico DOCG.

Prezzo pieno: 7,90 euro
Acquistato presso: Iper
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