Una modella di colore, sorridente, regge con la mano destra un calice di vino. Ben salda, nel palmo della mano sinistra, tra i seni nudi, esibisce una bottiglia di vino del Collio. «L’unico bianco che amo» si legge, insieme alla scritta «Collio Bianco del Friuli Venezia Giulia». Ecco spiegato il perché del messaggio di cordoglio diffuso ieri, sui social, dal Consorzio Collio, alla notizia della morte del noto fotografo Oliviero Toscani, all’età di 82 anni Per comprendere le ragioni di questo legame occorre riavvolgere le lancette dell’orologio, indietro fino al 2001. Fu l’allora presidente dell’ente, Marco Felluga, insieme al fondatore, il conte Douglas Attems, a presentare al territorio la campagna pubblicitaria realizzata da Oliviero Toscani. Solo una delle provocazioni di un «genio della comunicazione, maestro delle immagini, provocatore instancabile», come lo descrive nel post il Consorzio Collio.
IL CONSORZIO COLLIO RICORDA OLIVIERO TOSCANI E LA SUA CAMPAGNA PUBBLICITARIA
«Oliviero Toscani – recita ancora il messaggio affidato a Facebook dall’ente oggi presieduto da David Buzzinelli – ci ha insegnato a guardare oltre il semplice scatto. Con le sue campagne, ha sempre saputo accendere dibattiti e suscitare emozioni, unendo arte e messaggio in un modo che pochi sanno fare. Nella collaborazione con il Consorzio Collio, ha portato il suo inconfondibile stile. Una campagna che, come sempre, ha fatto parlare di sé. A prescindere dalle reazioni, resta indiscutibile il suo contributo all’arte visiva e alla comunicazione. Grazie, Oliviero, per averci insegnato che l’immagine è un linguaggio potente, capace di far riflettere e discutere. Il brindisi oggi è per te».
NOEMI CAMPBELL E OLIVIERO TOSCANI: GIALLO COLLIO
A distanza di 20 anni, come rivelato dal Messaggero Veneto, si capì che la modella prescelta da Oliviero Toscani per la campagna sui vini del Collio non era quella – di nazionalità svedese – comparsa effettivamente sui manifesti. Bensì Naomi Campbell. «Dopo il forfait della Campbell – si legge ancora – il budget di Regione e Consorzio venne drasticamente ridotto a 200 milioni e Toscani trovò la modella svedese, sempre di colore, che prestò il suo volto per la campagna. Fece comunque parlare, quella scelta di marketing, e contribuì a far conoscere fuori dal Friuli i vini del territorio. Poi però restò un unicum, che non venne replicato».
Il Consorzio del Collio optò infatti per «vie più tradizionali di comunicazione». E si affidò, in particolare, ai nomi dei suoi produttori. La campagna pubblicitaria suscitò comunque critiche e polemiche. Alcuni la considerarono troppo audace e provocatoria. Altri la interpretarono come inappropriata ed offensiva. Proprio di fronte alle tante reazioni negative, la decisione fu di ritirare la pubblicità. Marco Felluga espresse il suo dispiacere per la conclusione anticipata dell’iniziativa, sottolineando l’importanza di investire nella comunicazione per far conoscere il prodotto e il territorio. Pur senza i social media attivi, all’epoca, quell’immagine divenne “virale”. Tanto da essere riprodotta pure sulle carene degli scooter Vespa della zona. Gialle come il colore simbolo del Collio. Lo stesso che tanto simboleggia, a ben pensarci, il carattere artistico di Oliviero Toscani.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
«Comunicazione fuorviante sul vino». Federdoc ed Efow – Federazione Europea dei Vini ad Indicazione Geografica – ha espresso preoccupazione per la campagna di sensibilizzazione sull’alcol promossa in occasione della Settimana Europea di sensibilizzazione sull’alcol 2024, inaugurata lo scorso 3 dicembre presso il Parlamento Europeo. I cartelloni esposti nell’ambito dell’iniziativa, visibili fino alla conclusione dell’evento, raffigurano una bottiglia di vino con un’etichetta che riporta ingredienti non conformi alla disciplina europea, come l’etanolo, non utilizzato nei prodotti vitivinicoli. A destare ulteriore scalpore è l’uso, sulla stessa etichetta, dell’immagine del celebre “Bacco” di Caravaggio, già impiegata dal Ministero della Sovranità Alimentare in occasione del Vinitaly 2023 per sottolineare il legame tra vino e cultura italiana.
LE CRITICHE DI FEDERDOC
«Non è accettabile che una campagna di comunicazione, finanziata dall’Unione Europea e dall’OMS, offra ai consumatori una comunicazione così fuorviante sul prodotto vino rappresentandolo come il frutto di ingredienti non ammessi dalla disciplina europea», ha dichiarato il presidente di Federdoc, Gallarati Scotti Bonaldi. Il presidente ha inoltre sottolineato come il settore vitivinicolo sia l’unico, tra le bevande alcoliche, ad aver adottato norme rigorose a livello europeo per l’etichettatura di ingredienti, calorie e valori nutrizionali. Questo, ha evidenziato Gallarati Scotti Bonaldi, dimostra l’impegno del settore per una trasparenza totale e per una corretta informazione ai consumatori, sostenuta dalla qualità e salubrità dei prodotti vinicoli.
IL VINO SOTTO ATTACCO
Federdoc ed Efow denunciano quella che definiscono una campagna di stigmatizzazione senza precedenti. L’iniziativa, secondo le due associazioni, rischia di compromettere l’immagine del vino, un prodotto che non è solo simbolo di qualità, ma anche patrimonio culturale e identitario di molti Paesi europei. Questo nuovo episodio accende i riflettori sul tema della percezione del vino e delle politiche di comunicazione adottate dall’Unione Europea nei confronti delle bevande alcoliche. Federdoc ed Efow chiedono una maggiore attenzione per evitare messaggi fuorvianti e dannosi, non solo per i produttori, ma anche per i consumatori che meritano informazioni corrette e coerenti.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
«Stiamo per lanciare in tutta Europa VITÆVINO, una campagna a difesa del settore del vino, per proteggere il vino come parte di uno stile di vita sano ed equilibrato, mettendo in evidenza il suo ruolo culturale e socio-economico». Lo ha annunciato Gaya Ducceschi (nella foto) Head of Wine & Society and Communication del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), l’associazione che rappresenta le aziende vinicole europee nell’industria e nel commercio di vino (due gli italiani nel Cda). Ceev, come precisato ieri dalla referente, in occasione della presentazione delle stime vendemmiali 2024, condurrà la campagna in collaborazione con l’intera filiera europea del vino.
VITÆVINO, LA CAMPAGNA IN DIFESA DEL SETTORE DEL VINO IN EUROPA
La campagna si concentrerà sul «generare un ampio supporto pubblico attraverso un impegno collettivo, incoraggiando cittadini, consumatori e la comunità globale del vino a firmare una Dichiarazione che sostiene il ruolo del vino nella società e ne difende il patrimonio culturale». Una campagna che si inserisce nel contesto della crisi dei consumi, per rilanciarli in maniera innovativa. «Il declino strutturale a lungo termine dei consumi, soprattutto nei mercati tradizionali – precisa ancora Gaya Ducceschi – è al centro della crisi attuale del settore. Mentre il mercato globale degli alcolici e dei prodotti a basso o zero alcol è in crescita, il consumo di vino continua a diminuire. Il supporto dell’Ue dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della competitività, riducendo i costi e favorendo l’accesso ai nuovi consumatori».
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Tre opzioni e un pericolo, a sancire un quadro sconfortante, sotto ogni profilo: l’uva da tavola 2020 finisce al macero, resta su pianta o viene venduta a prezzi stracciati, che non garantiscono la giusta remuneratività agli agricoltori, strozzati da fenomeni come caporalato, lavoro nero e “grigio“.
L’allarme, unito a un appello alla ministra Teresa Bellanova, arriva da una delle terre più rappresentative per la produzione dell’uva da tavola italiana: Mazzarrone, teatro dell’omonima Igp, in provincia di Catania.
“La campagna 2020 – denuncia Salvatore Secolo, responsabile della Uila-Uil di Mazzarrone – si è rivelata molto complessa nelle principali regioni produttrici del Paese: mi riferisco a Sicilia e Puglia, che rappresentano il 90% dei 46.000 ettari coltivati in Italia”.
Le inefficienze della filiera dell’uva da tavola stanno mettendo in crisi un comparto strategico per l’agricoltura italiana, danneggiando esclusivamente agricoltori. Molto spesso i produttori sono costretti a lasciare sulle piante i prodotti del loro lavoro e dei loro sacrifici. Oppure devono portare la propria uva da tavola al macero, pagata quel poco che basta per rifarsi delle spese sostenute solo per la raccolta, se non di meno”.
Le soluzioni? “Al Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, nonché alle varie istituzioni competenti in ogni Regione italiana – commenta Secolo (nella foto, sotto) – chiediamo innanzitutto un maggior vigore alla campagna di promozione istituzionale per l’uva da tavola; inoltre, di attivarsi allo scopo di ‘risarcire’ tutti quei produttori di uva da tavola che sono costretti loro malgrado di portarla al macero, quando è invendibile per via delle avversità atmosferiche o dalle disastrose malattie che imperversano in agricoltura”.
“L’incentivo – continua il sindacalista della sigla Uila-Uil – dovrebbe essere almeno pari a 0,35 centesimi di euro al chilogrammo. Ritengo sia questo il giusto ‘risarcimento’ in favore dei produttori d’uva che invece devono accontentarsi di una remunerazione molto bassa, che non permette neanche di coprire le spese per la campagna, lavorando sottocosto e senza un giusto compenso, tanto da rischiare il collasso“.
Gli aiuti, secondo Salvatore Secolo, sarebbero anche utili ad “evitare il diffondersi del deprecabile e triste fenomeno del caporalato, certamente alimentato da produttori e aziende che, pur di essere competitive, ricorrono a forme di illegalità per avere manodopera sottocosto“.
Il riferimento del sindacalista è a “tante aziende, anche estere, che riducono all’osso i costi del personale impiegato”. “Il lavoro nero o ‘grigio’, sottopagato – continua il sindacalista Uil – va combattuto e fatto emergere, anche ricorrendo a incentivi come questo, che consentono ai produttori e alle aziende agricole assunzioni regolari, utili a migliorare l’economia”.
Da Mazzarrone arriva anche un invito alla digitalizzazione delle aziende agricole, utile a segmentare il mercato. “I produttori di uva da tavola, tecnicamente bravissimi – evidenzia Salvatore Secolo – non dovrebbero più vendere il proprio prodotto solo tramite la Grande distribuzione organizzata, a meno che il prezzo non venga stabilito dagli stessi produttori di uva da tavola, con remunerazioni non inferiori a un euro al chilogrammo”.
“I produttori debbono organizzarsi e provare a vendere l’uva italiana direttamente agli italiani. L’Italia è un mercato importante, oggi frastornato da frutta di pessima qualità che arriva da chissà dove. Peraltro a prezzi bassi. Servono subito iniziative di natura legislativa ed economica, finalizzate a far uscire dalla crisi le numerose realtà famigliari che hanno fondato la loro attività lavorativa sulla tanto decantata, ma penalizzata, agricoltura italiana”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
EDITORIALE – “Hai bottiglie da vendere? Le compriamo noi”. La campagna, lanciata da Tannico e tuttora online nella sezione “Vini da Collezione“, riguardava anche il Tignanello. Si tratta proprio del vino risultato falso, grazie a una semplice analisi comparativa delle etichette compiuta da un acquirente.
Stiamo creando bottiglia dopo bottiglia un catalogo speciale dedicato ai collezionisti del vino: sarà un piccolo caveau pieno di rarità e racchiuderà bottiglie preziose, etichette speciali e grandi annate dei bianchi, rossi, Champagne e spumanti più ricercati al mondo”, si legge sul sito di Tannico.
“Per realizzare questa selezione – precisa poi il management dell’enoteca online più vasta d’Italia – abbiamo bisogno del tuo aiuto. Se hai in cantina dei vini di pregio e vuoi venderli, o se sei un professionista del mondo Horeca e stai valutando di cedere parte del tuo magazzino, mettiti in contatto con noi. Specialmente se le etichette che hai sono fra queste:
Dom Pérignon
Cristal
Salon
Selosse
Giulio Ferrari
Ornellaia
Sassicaia
Masseto
Tignanello
Solaia
Gaja
Rinaldi
Bartolo Mascarello
Giuseppe Mascarello
Bruno Giacosa
Conterno
Montevertine – Pergole Torte
Nell’elenco, dunque, diversi brand di Champagne e Trento Doc, ma anche tanto Barolo e tanta Toscana, regione dalla quale proviene appunto il Tignanello dello scandalo. Insomma, il massimo dell’enologia italiana. Una campagna pompata anche sui social, habitat naturale di Tannico, che spesso ingaggia i cosiddetti (presunti) wine influencer italiani per veicolare i propri messaggi.
A sorprendere, tuttavia, è l’assenza del minimo avvertimento nei confronti di potenziali venditori truffaldini. Non un parola che ammonisca chi voglia provare l’affare, vendendo a Tannico una fregatura. Che so? Qualcosa tipo: “Le bottiglie saranno valutate dal nostro team di esperti”.
Nulla di nulla. Solo precisazioni, utili all’affare. Come la mail a cui scrivere in caso di possesso di una delle etichette di vecchie annate indicate (collezionisti@tannico.it) e la necessità di indicare “vino, annata, formato e quantità delle bottiglie che hai da vendere”, persino “allegando un file Excel”. Tutto bello, fino a che non succede l’irreparabile.
Fenomeni, quelli dell’intermediazione nella vendita di bottiglie pregiate, che incentivano la nascita di decine e decine di siti web, che si propongono per acquistare vecchie annate. Non mancano le iniziative di semplici privati, su siti di annunci generalisti.
Ma c’è anche chi lavora per abbattere il gap tra cliente e consumatore, come nel caso degli e-commerce che propongono la vendita diretta dal produttore, fornendo addirittura ai clienti spazi per conservare le sue bottiglie preferite e farle affinare in cantina dal produttore per 5, 10 o anche 15 anni. Il massimo della qualità, col massimo della tracciabilità di filiera.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Da diverse settimane ho un mal di pancia che merita (forse) un editoriale. Alla casella di posta elettronica di WineMag.it è arrivato l’appello di un’agenzia di stampa che, nel bacchettare “i protagonisti del settore enologico italiano”, colpevoli di “non aver dato vita a un movimento di contrapposizione alle diversity (discriminazioni di razza, genere, orientamento sessuale e disabilità) pari a quello di altri Paesi del mondo” dopo la brutale uccisione di George Floyd in Minnesota, invitava ad aderire alla campagna di una professionista italiana del settore del vino, che invece “ha deciso di dire basta a certi gesti di discriminazione sul lavoro”.
Come? Ovviamente con una campagna Instagram (sic!) in cui “affrontare il tema della diversità ed inclusione nel mondo del lavoro nel settore Wine & Spirits in quattro diversi ambiti: razza, genere, orientamento sessuale, disabilità, attraverso i racconti di altrettanti protagonisti”.
Due degli “episodi” sono stati già pubblicati. Il primo vede protagonista un maître, presumibilmente di origine sudamericana, offeso da un cliente che si è rifiutato di farsi servire un drink perché lo riteneva “troppo scuro di pelle“.
Il secondo vede in primo piano la stessa promotrice della campagna social, che “ad una fiera” (imprecisata) sarebbe stata “interrotta nella degustazione con un produttore da un uomo che, con arroganza, ha preso il mio posto e ha iniziato a parlare ‘tra maschi’, ritenendo che io fossi lì soltanto per flirtare“.
Nessun dubbio sulla veridicità dei fatti. Ma c’è una curiosità: in entrambi i post, i protagonisti reggono (e mostrano bene, of course) una bottiglia di Champagne A. Bergère Flower Selection.
Mica un vino qualunque: promozione? Adv? Marchetta? Sponsor della campagna? Un dettaglio che non è indicato da nessuna parte. Di certo, la casa di Epernay (e la filiale italiana) sono molto attente al mondo della “promozione” Social del brand, ricorrendo anche alle cosiddette “influencer” (tette al vento e bottiglia dall’etichetta sfuocata, avete presente?).
Ma quel che fa più pensare – alimentando il mio mal di pancia – è la mancanza di approfondimento dei j’accuse, giustificabile solo in parte dalla necessità di immediatezza della comunicazione social, capace di accontentare solo i bambocci.
Possono poche parole, belle immagini e una bella bottiglia chic sensibilizzare su temi come la discriminazioni di razza, di genere, d’orientamento sessuale e sulla disabilità, oppure qualcuno, all’epoca in cui tutto è possibile purché sia social e viral, pensa bene di cavalcare qualsiasi tematica per due cuoricini in più sui social?
Domande la cui risposta è riposta (scusate il giro di parole) nella coscienza dei promotori di simile iniziative. Gente che, nello specifico, continua la vita di sempre (meglio evitare che si deprimano i follower, battendo troppo il chiodo delle tematiche sociali).
Sullo stesso canale Instagram teatro della campagna, infatti, la paladina italiana del Black Lives Matter sciorina foto in costume e di altri champagne degustati sulla spiaggia, oltre alle immagini di tante altre etichette degustate e pubblicate (forse) non proprio a caso.
Rimangono allora tanti interrogativi. Quanto vale, nel 2020, l’oggettività? Una battaglia senza sponsor non vale la pena di essere combattuta? Quanto conta, nell’anno del virus che ha cambiato gli equilibri mondiali, la credibilità umana, prima di quella social(e)? Quanto conta l’informazione vera, per chi vuole fare vera informazione e scardinare i pregiudizi?
Infine, un suggerimento. Bei temi quelli della campagna social in questione e l’aggancio (in stile rugbista) al movimento Black Lives Matter, con il relativo appello all’adesione massiccia, puntando sulla sensibilità dei “protagonisti del settore enologico” del Bel paese.
Il punto è che faremmo meglio a guardare alla nostra Italia per dar voce a chi non ce l’ha. Iniziando tutti a parlare un po’ più di temi come la mafia, la ‘ndrangheta, il caporalato, la corruzione e il malaffare che serpeggiano anche nel mondo del vino italiano.
Una cosa è certa: avrebbe tutto un altro effetto rispetto a una bella foto Instagram modificata a dovere in studio, dove quella luce, un po’ radical e un po’ chic, pettina tutto: pure lo Champagne e i razzisti. E allora cin, cin. Ma solo a quelli innamorati del vento tra i capelli e delle cause perse. Per tutto il resto, c’è Instagram.
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Il network di testate indipendenti WineMag.it e Vinialsuper.it si schiera in prima linea e senza alcun tentennamento a supporto della Cooperativa Agricola Terre Grecaniche, che ha subito l’ennesimo gravissimo atto di intimidazione da parte della ‘ndrangheta, in Calabria.
Con l’acquisto del vino e dell’olio prodotto nell’area di Palizzi (RC) si aiuterà la cantina a ripartire, in seguito al furto di tutte le attrezzature.
Solo l’ultima di una lunga serie di vigliacche intimidazioni della malavita locale, contro la quale ci schieriamo ad alta voce, accanto agli uomini e alle donne che ogni giorno, in Calabria, agiscono nel nome della legalità. Senza paura
AIUTATECI A DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E IL NOSTRO LAVORO PER
CONTINUARE A COLTIVARE PRODOTTI CON UN GUSTO SPECIALE,
QUELLO DELL’AMICIZIA, DELLA SOLIDARIETÀ E DELLA LEGALITÀ
Cari Amicie Compagni di Viaggio, Vi vogliamo informare in merito al gravissimo atto di intimidazione compiuto nelle settimane scorse dalla ndrangheta nei confronti della Cooperativa Agricola Terre Grecaniche.
Di seguito si riporta una sintesi di quanto successo e una breve presentazione del nostro impegno civile in una terra difficile e complessa come la Calabria e l’Area Grecanica.
Il furto delle macchine e delle attrezzature agricole – La denunzia ai Carabinieri.
Alle prime ore di sabato 7 marzo 2020 alcuni soci della Cooperativa Terre Grecaniche insieme a due lavoratori e all’agronomo si sono recati nel fondo agricolo sito nel comune di Palizzi (RC) di proprietà della Cooperativa per organizzare le attività agricole relative alla coltivazione di vigneti e di uliveti.
Arrivati sul luogo hanno, purtroppo, dovuto constatare che il cancello di ingresso era stato divelto e che tutte le macchine e le attrezzature agricole di proprietà della Cooperativa, custodite in una casetta rurale e in un container adeguatamente protetto, erano state rubate.
Un’immagine e una situazione bruttissima e scoraggiante per i soci e per i lavoratori della Cooperativa che hanno visto, in un solo momento, svanire i sacrifici e l’impegno di otto anni di duro lavoro.
Non hanno lasciato nemmeno una zappa per lavorare la terra, a fronte di una dotazione completa e moderna di macchine e attrezzature agricole delle quali la Cooperativa si era dotata con un investimento di circa € 90.000.
I Carabinieri, ai quali va tutto il nostro plauso, immediatamente intervenuti, su richiesta dei soci della Cooperativa Agricola Terre Grecaniche, hanno effettuato i rilievi del caso e stanno svolgendo le indagini necessarie.
COME CI POTETE AIUTARE CONCRETAMENTE A RIPARTIRE
Il furto delle macchine e delle attrezzature agricole è coinciso, purtroppo, con la caduta totale delle vendite in Calabria e in Italia a causa della pandemia del corona virus. Stiamo pensando e immaginando forme alternative per promuovere e distribuire i nostri prodotti biologici (vino, olio) nei circuiti amicali e nelle reti solidali.
In particolare abbiamo pensato di organizzare e promuovere, con la Vostra collaborazione e il vostro aiuto una campagna di solidarietà che prevede, l’acquisto a prezzi molto scontati, rispetto ai prezzi del listino, dei seguenti prodotti della Cooperativa Terre Grecaniche:
– Scatola di N. 6 Bottiglie (0,75 Litri) di Vino Aranghìa 2015 – Prezzo: € 36,00 / Scatola (*)
– Scatola di N. 6 Bottiglie (0,75 Litri) di Vino Aranghìa 2017 Bio – Prezzo: € 48,00 / Scatola
– Scatola di N. 6 Bottiglie (0,75 Litri) di Vino Heraklion 2015 affinato in barrique – Prezzo: € 54,00 / Scatola
– Scatola di N. 6 Bottiglie (0,75 Litri) di Vino Calanchi 2018 Bio: Prezzo: € 42,00 / Scatola
– Scatola di N 12 Bottiglie (0,50 Litri) di Olio Extravergine di Oliva Biologico – Prezzo € 70,00 / Scatola
– Scatola di N. 2 Latte di Olio Vergine di Oliva (Latta 5 Litri): Prezzo € 60,00 / Scatola
(*) Ricordiamo che il Vino Aranghia 2015, che è buonissimo, presenta modeste quantità di residui naturali nel fondo delle bottiglie.
Le Schede Tecniche dei Vini le potete consultare nella nostra presentazione della Cooperativa e sul nostro sito Web (www.terregrecaniche.it). La realizzazione della Campagna di Solidarietà deve tenere conto delle attuali problematiche e difficoltà, legate alla pandemia del corona virus, nelle spedizioni e nelle consegne dei prodotti da parte dei corrieri.
Vi chiediamo, per superare queste difficoltà, di effettuare ordini che prevedono una quantità minima di prodotti da acquistare pari a 5 Scatole di Prodotti (Vini e/o Oli). I costi di spedizione per le suddette quantità in Italia sono pari a € 10,00 (IVA Inclusa).
Potrete effettuare, nel rispetto della quantità minima prima definita, sia ordini singoli che ordini collettivi. Per gli ordini collettivi dovrete individuare un unico referentedel gruppo che raccoglierà gli ordini individuali delle persone interessate.
Gli ordini dovranno essere trasmessi per email (vendite@terregrecaniche.it) alla Cooperativa Agricola Terre Grecaniche indicando la sede di consegna dei prodotti ordinati e i dati per la fatturazione.
La Cooperativa Agricola Terre Grecaniche provvederà ad inviare per email la conferma d’ordine e tutte le informazioni per il pagamento con bonifico bancario. A seguito della conferma dell’ordine la Cooperativa Terre Grecaniche provvederà alla spedizione dei prodotti ordinati e all’emissione della relativa fattura.
La Cooperativa Agricola Terre Grecaniche – I valori, le attività e l’impegno per la legalità.
La Cooperativa Agricola Terre Grecaniche costituisce insieme una pratica e un’esperienza di innovazione imprenditoriale e sociale nell’Area Grecanica dove opera. Un modello e, al tempo stesso, un esempio che insieme nella legalità si può fare, si possono coltivare e produrre ottimi vini e olii biologici apprezzati a livello regionale, nazionale e internazionale nel rispetto dell’ambiente, attraverso pratiche corrette di agricoltura biologica.
Sin dalla costituzione i soci della Cooperativa agricola Terre Grecaniche hanno dichiarato esplicitamente, e praticato nei fatti e negli atti quotidiani, di stare dalla parte della legalità, dei cittadini onesti, delle imprese legali e socialmente responsabili, impegnandosi costantemente nella promozione e nella partecipazione alle reti di comunità.
La Cooperativa Agricola Terre Grecaniche è infatti socia di Banca Popolare Etica, del Consorzio Sociale Macramè, di Pucambù – Agenzia per lo Sviluppo del Turismo Sostenibile della Calabria Greca, dell’Associazione ABC – Associazione Biologica Calabria e partecipa alla Rete “Reggio Libera Reggio” promossa dall’Associazione Libera.
A testimonianza dell’impegno civile e sociale della Cooperativa vogliamo segnalare il Progetto di solidarietà “Terre Grecaniche for Harambee Kenya” che ha permesso, attraverso la destinazione del 10% dei ricavi dalla vendita del Vino Aranghìa 2015 nel periodo delle festività natalizie 2019, di destinare 1.000 € all’Associazione IKSDP – Harambee Projectper la ristrutturazione delle due aule dell’asilo infantile del Centro IKSDP, frequentato dai bambini del villaggio.
L’Associazione, con l’importo donato dalla Cooperativa Agricola Terre Grecaniche sta realizzando gli interventi previsti. Inoltre i vini e gli oli della Cooperativa agricola Terre Grecaniche sono promossi e venduti, insieme agli altri prodotti dell’economia legale e sociale, nella Bottega Equosolidale del Consorzio Macramè “Liberi per Natura” a Reggio Calabria.
La Bottega costituisce uno spazio innovativo di inserimento lavorativo, di integrazione sociale, di dialogo culturale, oltre che, un’esperienza di imprenditoria sociale.
L’impegno della Cooperativa Agricola Terre Grecaniche per la legalità, lo sviluppo sostenibile, la buona occupazione, costituisce un modello e una esperienza positiva che indica una possibile strada da percorrere nel territorio dell’Area Grecanica. Probabilmente tutto ciò dà “fastidio” alla ndrangheta. Questo furto, infatti, non è il primo che la Cooperativa subisce ad opera della ndrangheta.
Un furto analogo è state subito nel dicembre 2014, in quell’occasione sono stati rubati, in una casetta rurale, delle attrezzature agricole e degli arredi che la Cooperativa utilizzava per organizzare degustazioni per visitatori e turisti ed eventi sociali.
In ambedue i furti il messaggio che è stato recapitato alla Cooperativa Agricola Terre Grecaniche è sempre il medesimo “Qua comandiamo noi e ve ne dovete andare”.
L’impatto del furto sulle attività e sul futuro della Cooperativa.
Purtroppo quest’ultimo furto ha un impatto rilevante per la Cooperativa Agricola Terre Grecaniche, sia per il valore patrimoniale e operativo delle macchine e delle attrezzature rubate che per l’impossibilità di proseguire le attività di produzione con la tempestività richiesta dalle lavorazioni dei vigneti e dell’uliveto.
La Cooperativa deve provvedere immediatamente ad acquistare nuove macchine e attrezzature agricole (anche usate) per sostituire quelle rubate. Per l’acquisto potrà contare su circa € 23.000 derivati dal rimborso dell’assicurazione relativo alle due trattrici agricole che erano assicurate (circa il 50% del loro costo inziale al netto dell’IVA).
Per il rimanente importo, quantificabile in circa € 60.000, la Cooperativa Agricola Terre Grecaniche intende richiedere contributi di solidarietà a Istituzioni Pubbliche (Ministero degli Interni – Legge 44/99 – Fondo di Solidarietà), a Fondazioni, a soggetti del privato sociale (Impresa sociale, associazioni, cooperative) e a singoli cittadini attraverso la promozione di specifiche campagne di solidarietà finalizzate al riacquisto delle macchine e delle attrezzature agricole.
Purtroppo gli atti di intimidazione che ha subito la Cooperativa agricola Terre Grecaniche si aggiungono alla lunga serie di azioni criminali subiti anche da altre cooperative e associazioni che operano in Calabria per l’affermazione dei diritti costituzionali dei cittadini e per il contrasto alla criminalità organizzata.
Ricordiamo a tal fine il furto delle macchine e delle attrezzature agricole ai danni della Cooperativa sociale Alba, socia del Consorzio Macramè; il furto subito dalla Cooperativa Sociale “Le Agricole” di Lamezia Terme promossa dall’Associazione “Comunità Progetto Sud” che fa riferimento a Don Giacomo Panizza, i continui furti e danneggiamenti ai danni delle Cooperative della Rete GOEL.
Siamo di fronte ad una emergenza continua che non permette di lavorare serenamente, di pianificare le attività, di dare sicurezza ai lavoratori e alle loro famiglie.
Le nostre Cooperative e associazioni hanno bisogno di essere aiutate per potere continuare a esercitare positivamente il loro ruolo di aziende e operatori eticamente orientati.
È per questo che Vi chiediamo di esserci vicini per proseguire sulla strada intrapresa, certi di avere tanti compagni di viaggio pronti a sostenerci. Poi passata la “tempesta” speriamo di ritrovarci e abbracciarci di fronte a un buon bicchiere di vino calabrese che ha il gusto dell’amicizia, della solidarietà e della legalità.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Inizia con la “Campagna di Controllo del Vino” il 2019 dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare. Gli accertamenti presso aziende e punti vendita del settore sono stati effettuati sul territorio nazionale dai 5 Reparti CC Tutela Agroalimentare (RAC) di Torino, Parma, Roma, Salerno e Messina.
L’attività ispettiva ha interessato 61aziende. Una persona è stata denunciata per frode in commercio (art.515 c.p.) e 4.104 litri di vino sono stati sottoposti a sottoposti a sequestro penale.
Inoltre, 50.376 litri di vino e 850 litri di mosto sono stati sottoposti a sequestro amministrativo. I carabinieri hanno elevato 37 sanzioni amministrative, per un importo totale di euro 55.803.
Ventidue le diffide irrogate per irregolarità accertate. Il totale del prodotto sequestrato ammonta a 109.810 litri, pari ad un valore di mercato complessivo di 246.040 euro.
Le sanzioni ed i sequestri di natura amministrativa hanno, invece, evidenziato irregolarità riguardanti la mancata tracciabilità, la mancanza di etichettatura e presentazione, l’inosservanza degli obblighi in materia di registrazione dei prodotti ad uso enologico.
Nel mirino dei militari anche le pratiche sleali di informazione al consumatore.
L’attività preventiva, iniziata lo scorso dicembre, finalizzata a garantire una maggiore sicurezza nel comparto del vino, sinora ha condotto al sequestro di circa 450.000 litri di prodotti tra vini e lquori, per un valore commerciale di oltre 520 mila euro, contestando sanzioni per oltre 310 mila euro.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Tutto fa brodo nell’industria del Prosecco che diventa – per ragioni di marketing – sinonimo di “spumante”. E allora ecco spuntare sugli scaffali di diversi retailer le confezioni di “6 calici Champagne Prosecco”.
L’ennesimo utilizzo errato di una parola che indica, in realtà, solo quel preciso vino veneto e non tutti i vini bianchi “con le bollicine”.
Nel mirino della campagna #nonsoloprosecco di vinialsuper finisce così un colosso del vetro Made in Italy, la Luigi Bormioli di Parma. Confezione nera ed elegante per l’intera linea “Atelier”, di cui fa parte il pack di 6 calici da 27 cl (9½ oz) su cui la parola “Prosecco” campeggia al posto di “spumante”.
Solo su uno dei quattro lati della scatola compare la dicitura “Sparkling wine“, dall’inglese “spumante”. Seguita però, anche in questo caso, dalla coppia “Champagne Prosecco”.
Una “svista” presente anche sul sito web della Luigi Bormioli: stesso riferimento al Prosecco, accostato genericamente allo Champagne nella sezione dedicata alla collezione “Atelier – Superior Aroma Diffusion”.
In un’altra pagina del portale aziendale della Bormioli appare invece la corretta dicitura “Spumante e Champagne”. Insomma: tanta confusione anche tra i produttori di calici, oltre che tra ristoratori e addetti ai lavori del Food and beverage. Un altro motivo per ribadire (e condividere!) l’hashtag della campagna di vinialsuper #nonsoloprosecco.
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Quante volte vi è capitato di ordinare al bar “un Prosecco”? Ma vi siete mai chiesti se in quel calice c’era davvero del “Prosecco”?
Con il termine “Prosecco”, infatti, non si definisce un qualsiasi “spumante” o vino “con le bollicine”. Bensì quel determinato spumante – Doc o Docg – prodotto in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.
Vi sognereste mai di chiamare “Chianti” qualsiasi vino rosso? Crediamo (speriamo) di no. Ecco perché occorre fare un po’ d’ordine: mentale, innanzitutto. E poi culturale.
Vinialsuper lancia quindi la campagna “Prosecco non è sinonimo di spumante” e l’hashtag #nonsoloprosecco, che vi invitiamo a utilizzare. Lo facciamo per voi. Perché vogliamo esser certi che, quando ordinate un “Prosecco”, intendiate proprio quel vino. Condividete l’articolo, ditelo agli amici, fatevi un selfie con la scritta “Prosecco non è sinonimo di spumante”! Insomma: inventatevi qualcosa per diffondere la cultura del vino.
I TRE PROSECCO: DOC E DUE DOCG
Sono tre le “versioni” di Prosecco, prodotte in base a disciplinari ben precisi: una a Denominazione di origine controllata (Doc) e due a Denominazione di origine controllata e garantita (Docg). Per tutti vale il metodo di spumantizzazione delle uve denominato Martinotti o Charmat, che prevede la rifermentazione del mosto in autoclave.
E’ questa la differenza principale con il Metodo Classico, che prevede una seconda fermentazione in bottiglia. Con il Metodo Classico (altrimenti noto come Champenoise) viene infatti prodotto lo Champagne, così come gli spumanti italiani più pregiati: Trento Doc, Franciacorta Docg, Alta Langa Docg e Oltrepò Pavese Docg, per citarne alcuni.
IL PROSECCO “MILLESIMATO”
Anche la definizione “Millesimato” è oggetto di grande confusione: di fatto, tutti i “prosecchi” sono “millesimati”. Questo termine, che non ha nessuna valenza relativa alla qualità della bottiglia, serve a evidenziare che tutte le uve con il quale è stato prodotto lo spumante sono state raccolte nella medesima annata. Frutto, dunque, dello stesso anno di vendemmia.
Ovvio, dunque, che un Prosecco sia “Millesimato”. Non sarebbe invece così scontato di fronte a un Metodo Classico italiano o a uno Champagne, che possono essere prodotti con assemblaggi di più annate.
La scritta “Millesimato” su un Prosecco è dunque un escamotage di marketing (pur consentito dalla legge italiana) con il quale il produttore – giocando sull’ignoranza del consumatore – tenta di dare inutile lustro alla propria etichetta, scimmiottando il Metodo Classico e gli Champagne. Anche se è vero che qualche casa vinicola usa miscelare annate differenti di Glera, per uniformare anno di anno in anno il gusto “di cantina”. Vediamo dunque le varie tipologie dello spumante Prosecco.
Prosecco Doc
Citando il disciplinare: “Il vino a denominazione di origine controllata ‘Prosecco’ deve essere ottenuto da uve provenienti da vigneti costituiti dal vitigno Glera; possono concorrere, in ambito aziendale, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15%, i seguenti vitigni: Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco), idonei alla coltivazione per la zona di produzione delle uve (province di Belluno, Gorizia, Padova, Pordenone, Treviso, Trieste, Udine, Venezia e Vicenza”.
Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg Sempre citando il disciplinare: “La denominazione d’origine controllata e garantita ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’, o ‘Conegliano – Prosecco’ o ‘Valdobbiadene – Prosecco’, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti per le seguenti tipologie: ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’, ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” frizzante’, ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’ spumante, accompagnato dalla menzione ‘Superiore di Cartizze’ se ottenuto nella tradizionale sottozona, nei limiti e alle condizioni stabilite”.
La zona di produzione delle uve atte ad ottenere i vini ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’ comprende il territorio collinare dei Comuni di Conegliano, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Tarzo, Cison di Valmarino, San Pietro di Feletto, Refrontolo – Susegana, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Follina, Miane, Vidor e Valdobbiadene.
Il vino spumante denominato “Cartizze”, ottenuto da uve raccolte nel territorio della frazione di San Pietro di Barbozza del Comune di Valdobbiadene (dove deve avvenire l’intero processo di vinificazione), ha diritto alla sottospecificazione “Superiore di Cartizze” (107 ettari totali di vigneto, il “Cru” del Prosecco).
I vini “Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” devono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti costituiti dal vitigno Glera. Possono concorrere, in ambito aziendale, fino ad un massimo del 15%, le uve delle seguenti varietà, utilizzate da sole o congiuntamente: Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera e Glera lunga.
Colli Asolani Prosecco (oggi Asolo Prosecco) Secondo il disciplinare, “la denominazione di origine controllata e garantita ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie: ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’, ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ spumante, accompagnato dalla menzione superiore e ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ frizzante”.
“La zona di produzione delle uve atte alla produzione dei vini a Docg ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ comprende l’intero territorio dei comuni di Castelcucco, Cornuda e Monfumo e parte del territorio dei comuni di Asolo, Caerano San Marco, Cavaso del Tomba, Crocetta del Montello, Fonte, Giavera del Montello, Maser, Montebelluna, Nervesa della Battaglia, Paderno del Grappa, Pederobba, Possagno, San Zenone degli Ezzelini e Volpago del Montello”, con ulteriori delimitazioni geografiche specifiche.
IL PROSECCO ROSÉ? NON ESISTE Le norme che disciplinano la produzione del Prosecco sono chiare e non lasciano spazio a interpretazione. Ma la comune richiesta di “Prosecco” come sinonimo di “spumante” porta con sé un altro equivoco: quello del “Prosecco rosé”. Semplice smontarlo: non esiste.
La tecnica di vinificazione delle varie tipologie di Prosecco, infatti, vieta l’utilizzo di uve rosse vinificate in rosa, ovvero con breve contatto delle bucce a contatto con il mosto.
Le uve a bacca rossa come il Pinot Nero (per un massimo del 15%) adatte alla produzione del Prosecco, infatti, devono essere vinificate senza buccia, responsabile del rilascio del colore rosso (o rosato), in base alla durata del contatto con il mosto.
La vinificazione in bianco prevede dunque la fermentazione del solo succo d’uva, senza la parte solida costituita dalla buccia.
Se sulla carta dei vini di un ristorante doveste mai leggere “Prosecco Rosé”, come nel caso clamoroso denunciato da vinialsuper che vede come protagonista il Ricci di Milano (ristorante di Belen e Bastianich) sappiate che si tratta di un (patetico) escamotage per vendere qualcosa che non esiste, approfittandosi della riconoscibilità e notorietà, ormai internazionale del “Prosecco”.
In quel caso: rimbalzate la proposta e chiedete lumi al ristoratore. Oppure, meglio: alzatevi e cambiate ristorante. Magari consigliando di leggere questo articolo. #nonsoloprosecco
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Lo sapevate che il vetro ha vite infinite? Alcuni ignari clienti di un supermercato di Roma, forse, lo hanno scoperto solo di recente. Grazie a Diego Abatantuono. Tranquilli. Non stiamo spoilerando l’ultimo film dell’ormai ex capo dei “barbari di Segrate”, al cinema proprio in questi giorni. Si tratta piuttosto di una sorta di “pubblicità progresso”, che vede protagonista proprio l’ugola di Abatantuono.
L’iniziativa è di Friends of Glass, community nata da una campagna di sensibilizzazione sul vetro creata da Feve (European Container Glass Federation), associazione no-profit internazionale che rappresenta l’industria dei contenitori in vetro per alimenti e bevande, flaconi per profumeria, farmacia e cosmetica e produttori di articoli per la tavola. I sostenitori di Friends of Glass, provenienti da diversi Paesi europei e non solo, sono convinti che “il vetro è il materiale per l’imballaggio ideale per i suoi vantaggi unici a livello ambientale, economico e per le famiglie: l’unico al 100% inerte e al 100% riciclabile”.
L’INIZIATIVA
Per sensibilizzare il grande pubblico su questi temi, Friends of Glass ha deciso di installare delle telecamere nascoste all’interno di alcuni supermercati di tutta Europa, tra cui uno proprio a Roma. La community è riuscita così a filmare la reazione dei clienti, sorpresi da una bottiglia di vino parlante, doppiata (rigorosamente dal vivo) da personaggi noti. Sally Phillip nel Regno Unito, Christophe Beaugrand in Francia. E Diego Abatantuono in Italia. Una “serie” girata – sin ora – anche in Germania, Polonia e Spagna. Ecco cosa è successo a Roma.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’Italia ha perso il 15 per cento delle campagne per effetto dell’abbandono e della cementificazione provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa di 2,6 milioni di ettari di terra coltivata negli ultimi 20 anni, pari ad almeno 400 campi da calcio al giorno. E’ quanto denuncia la Coldiretti in occasione del blitz di agricoltori e allevatori in città nel giorno tradizionalmente dedicato alle scampagnate per denunciare gli effetti delle profonda crisi che ha colpito settori importanti dell’agricoltura, con l’abbandono delle campagne e la chiusura delle stalle italiane. Gli agricoltori della Coldiretti hanno scelto di occupare piazza Palazzo di Città nel pieno centro di Torino, la prima capitale d’Italia, per riaffermare il contributo dell’agricoltura al Paese proprio nel giorno in cui tradizionalmente milioni di cittadini apprezzano le bellezze delle campagne e gustano i prodotti della terra e dell’allevamento nei tradizionali picnic fuori porta. Una tradizione che rischia di sparire insieme a centinaia di migliaia di aziende agricole e allevamenti italiani sotto l’attacco delle politiche comunitarie e delle distorsioni di mercato.
GLI SLOGAN
“Senza campagna muoiono anche le città”, “agricoltura vuol dire cibo, ambiente e salute”, “Un prezzo etico e giusto per il latte”, “Salviamo la fattoria Italia dalle speculazioni” sono alcuni degli slogan della mobilitazione con la distribuzione gratuita ai cittadini di formaggi e yogurt, rigorosamente Made in Italy ma anche l’offerta di consigli per fare scelte di acquisto consapevoli, a tutela della salute, dell’occupazione dell’economia e del territorio. Nella piazza è allestito il mercato degli agricoltori di campagna amica che hanno lasciato le proprie aziende per portare i prodotti della terra direttamente ai consumatori. Il frutteto italiano, come riferisce la Coldiretti si è ridotto di un terzo (-33%) negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti. Perdite che rischiano di far soffiare all’Italia il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea. La situazione, sempre secondo i dati in possesso di Coldiretti, non è migliore per le fattorie da dove sono scomparsi 2 milioni di animali tra mucche, maiali e pecore negli ultimi dieci anni con il pericolo di estinzione per le razze storiche e lo spopolamento delle aree interne e montane, ma a rischio c’è anche il primato dell’enogastronomia Made in Italy con la dipendenza dall’estero che per carne, salumi, latte formaggi che è vicina al 40%. Minacciate di estinzione – precisa la Coldiretti – ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione. Ma in pericolo – continua la Coldiretti – sono anche pezzi pregiati dell’enogastronomia nazionale che può contare sul primato mondiale con 49 formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) riconosciuti dall’Unione Europea addirittura davanti alla Francia che ne possiede solo 45.
UE SOTTO ACCUSA
Sotto accusa la normativa comunitaria che consente di spacciare come Made in Italy prodotti importati dall’estero per la mancanza di norme chiare e trasparenti sull’etichettatura di origine. La mancanza di trasparenza in etichetta sulla reale origine colpisce salumi e formaggi ma anche il latte a lunga conservazione. Il risultato è che vengono spacciati come italiani prodotti di origine straniera con gli inganni del finto Made in Italy che riguarda – stima la Coldiretti – due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle. Una concorrenza sleale che fa abbassare i prezzi riconosciuti ad agricoltori ed allevatori italiani al di sotto dei costi di produzione e provoca la chiusura di aziende e stalle. Occorre cogliere l’opportunità per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza con una azione sinergica tra Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne. Non è un caso – conclude la Coldiretti – che secondo la consultazione pubblica on line del Ministero che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015 l’89 per cento dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari e l’87% per le carni trasformate.
E nonostante questi dati sconfortanti, con un balzo record del 15 % è l’agriturismo a far segnare tra tutte le destinazioni il maggior incremento delle presenze per la Pasqua. Sono circa 350mila gli italiani che hanno scelto questa tipologia di ristorazione per il tradizionale pranzo, per conciliare la buona tavola con la possibilità di stare all’aria aperta, lontano dalle preoccupazioni. E’ quanto stima Terranostra della Coldiretti nel sottolineare che “la scelta di vacanze brevi o di semplici gite fuori porta favorisce la campagna, per mangiare, per fare un scampagnata o per fermarsi qualche giorno”.
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