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Zero tolleranza per il Silenzio: il Ruzzese (secco) di Cà du Ferrà

Zero tolleranza per il Silenzio il Ruzzese (secco) di Cà du Ferrà Un Liguria di Levante Igp Bianco 2023 dopo il passito Diciassettemaggio cantina davide zoppi giuseppe aieta bonassola
Zero tolleranza per il silenzio
. Questo il nome scelto da Cà du Ferrà per il primo Ruzzese secco, dopo gli esordi sul mercato – nel 2023 – con il passito Diciassettemaggio, vendemmia 2020. Il vitigno autoctono ligure, frutto di una rinascita commerciale dovuta proprio all’intraprendenza e alla tenacia dei due titolari di Cà du Ferrà, Davide Zoppi e il marito Giuseppe Aieta, mostra così il volto più puro e contemporaneo della Liguria di Levante. Un vino a Indicazione geografica protetta (Igp), vendemmia 2023, prodotto in sole 635 bottiglie, in parte già assegnate dal distributore esclusivo Proposta Vini (il costo è di 35 euro, più Iva).

Una chicca – firmata dall’enologa Graziana Grassini – con un messaggio forte dentro (e fuori) dalla bottiglia. L’etichetta è solo apparentemente monocromo, bianca. In realtà va strappata, da sinistra verso destra. Tirando una linguetta. Ecco così apparire la scritta “Zero tolleranza per il silenzio”, voluta da una cantina – Cà du Ferrà, per l’appunto – che non smette di sorprendere non solo attraverso i propri vini, ma anche lanciando messaggi chiari e assumendo prese di posizione nette. A sfondo socio-culturale. Perché il vino può essere anche manifesto. https://caduferra.wine/it/

IL RUZZESE: VITIGNO, VINO E ORA ANCHE “MANIFESTO”

«Tolleranza zero per il silenzio. Questa è la filosofia del vino. Un vino che non accetta omertà, non accetta silenzi. Che vuole parlare da solo. Un vino che invita a vivere la vita con grande impegno, con grande responsabilità. Impegno verso gli altri, verso la natura. Verso il territorio in cui viviamo. Il nostro Ruzzese secco è un invito: tolleranza zero per il silenzio, in tutte le sue accezioni negative». Le parole di Davide Zoppi fanno eco a quelle del marito Giuseppe Aieta.

«L’etichetta da strappare – spiega – vuol rappresentare una linea ben marcata nel nostro percorso di riscoperta del vitigno ed essere un modo per far riflettere sul mondo in cui viviamo. Non a caso abbiamo scelto il candore del bianco. Occorre iniziare, tutti insieme, a strappare vie le paure dalla nostra vita. Spingersi oltre i pregiudizi, per raggiungere i nostri obiettivi. Dobbiamo tornare ad avere il coraggio di esprimere il nostro pensiero e la nostra essenza. Senza timori».

IL RUZZESE TRA RISCOPERTA E CONFERME ALLA BIBLIOTECA LA VIGNA DI VICENZA

Teatro d’eccezione della presentazione del Ruzzese Liguria di Levante Bianco 2023 di Cà du Ferrà è stata la Biblioteca Internazionale “La Vigna” di Vicenza, luogo simbolo della ricerca e della tradizione vitivinicola italiana. Un luogo che custodisce 62 mila volumi tematici, dal quindicesimo secolo ai giorni nostri. Insieme ai produttori il prof Franco Mannini, ex ricercatore del Cnr di Torino che ha accompagnato – insieme al team guidato dalla professoressa Anna Schneider e a un finanziamento del Parco delle Cinque Terre – le prime ricerche sul vitigno Ruzzese. Studi che hanno portato alla sua iscrizione nel registro nazionale, nel 2009. https://www.lavigna.it/it/lavigna

«Eppure – ha spiegato Mannini – nessuno ha colto questa opportunità come invece ha fatto Cà du Ferrà, che è arrivata ad impiantare il suo primo vigneto di Ruzzese nel 2015». Poche barbatelle, a cui si affiancherà presto un ulteriore impianto per incrementare la produzione. «Una varietà incredibile – ha sottolineato l’agronomo Gabriele Cesolini, del team di Graziana Grassini – che all’inizio, essendo a me totalmente sconosciuta, avevo scambiato per Cabernet Franc. Si tratta di un vitigno resistente alle malattie, che germoglia prima e matura tardi, che produce uve dalla buccia spessa, col sole dentro».

LA PRIMA CITAZIONE DEL RUZZESE IN UN LIBRO DEL 1596: PIACEVA AL PAPA

Tutte condizioni che dipendono dal perfetto acclimatamento in Liguria del Ruzzese. Ed è proprio alla Biblioteca Internazionale “La Vigna” di Vicenza, oggi presieduta dall’imprenditore Remo Pedon, che il legame ha trovato senso compiuto. Di Ruzzese e di Liguria di Levante parla infatti lo scrittore Andrea Bacci, in un manoscritto del 1596 conservato proprio sugli scaffali del “museo” di Contrà Porta San Felice 3, nel cuore della Città del Palladio. Lo descrive, in latino, come un vino apprezzatissimo a Roma, tanto da essere gradito anche da Papa Paolo III Farnese, in carica dal 1534 al 1549. Il suo “bottigliere” Sante Lancerio, sommelier ante litteram, glielo aveva proposto come uno dei migliori vini bianchi che l’Italia enoica potesse offrire a quel tempo, grazie anche ad un finale tendente al dolce e non all’acido o all’amaro.

ZERO TOLLERANZA PER IL SILENZIO: L’ASSAGGIO DEL RUZZESE SECCO DI CÀ DU FERRÀ

Così, la decisione di Cà du Ferrà di vinificare “in secco” il Ruzzese non è solo riscoperta, ma anche evoluzione. Il vino matura e si arricchisce – grazie a ripetuti bâtonnage – in tonneau da 500 litri, nella piccola sala della cantina ligure, a Bonassola, in provincia della Spezia. Ma non “sa” di legno. Ricorda piuttosto il sole, il mare, la macchia mediterranea e la generosità della polpa dei frutti. Sa di mare e di montagna, di brezza marina e di frutta a polpa gialla matura, come l’albicocca.

Entra sornione in bocca, generoso. Poi si assottiglia sulla freschezza e sulla sapidità, che accompagnano sino al lungo finale. Alla cieca, il Ruzzese potrebbe ricordare vagamente il Fiano campano, di Avellino. Ma ha anche tratti da Chardonnay che affonda le radici su suoli vulcanici, basaltici. Suggestioni, anzi distrazioni giocose. Perché è uguale solo a se stesso. E lo grida a tutti. Forte e chiaro. Onorando il suo nome. Zero tolleranza per il silenzio.

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Colline di Levanto Dop Bianco 2023 Bonazolae, Cà du Ferrà

Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Colline di Levanto Dop Bianco 2023 Bonazolae, Cà du Ferrà (13%).

Fiore: 7.5
Frutto: 8.5
Spezie, erbe: 7.5
Freschezza: 8.5
Tannino: 1
Sapidità: 8
Percezione alcolica: 6
Armonia complessiva: 9
Facilità di beva: 7
A tavola: 9
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Miglior vino dolce italiano Guida Winemag 2025: Ruzzese Diciassettemaggio, Cà du Ferrà


Il Miglior vino dolce italiano della Guida Winemag 2025 è il Ruzzese 2020 Diciassettemaggio di Cà du Ferrà. Il punteggio di 97/100 certifica l’assoluto valore – dentro e fuori dal calice – dell’ambizioso progetto di recupero del vitigno autoctono ligure Ruzzese da parte di Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta, in collaborazione con l’enologa Graziana Grassini. Oltre al riconoscimento per il Miglior Vino dolce italiano 2025 al Liguria di Levante Igp Passito Bianco Ruzzese Diciassettemaggio 2020 (di seguito il profilo del vino), Cà du Ferrà
si è guadagnata il titolo di Cantina italiana dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di Winemag.

COSTA LIGURIA DI LEVANTE IGP PASSITO BIANCO RUZZESE 2020 DICIASSETTEMAGGIO, CÀ DU FERRÀ

  • Fiore: 9
  • Frutto: 10
  • Spezie, erbe: 8.5
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 7
  • Tannino: 0
  • Percezione alcolica: 6.5
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 9
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino dolce italiano per la Guida Winemag 2025)

Cà du Ferrà Wine & Tasting

Via Nuova, Str. per S. Giorgio, 27/Bis
19011 Bonassola (SP)
Tel. 3481033648
Email info@caduferra.wine

MIGLIOR VINO DOLCE ITALIANO DALLA LIGURIA: RUZZESE CÀ DU FERRÀ

Recuperare qualcosa di antico e renderlo squisitamente moderno. È la storia del Ruzzese, la storia di Cà du Ferrà. La storia del miglior vino dolce italiano della Guida Winemag 2025. Pochi conoscono il Ruzzese, vitigno autoctono della Liguria che non ha nessun parente dal punto di vista clonale. È un vitigno unico, non assomiglia a nessuno. Possiede un grappolo spargolo, acini piccoli e dalla buccia corposa, a scapito della polpa, e ciò lo rende interessante dal punto di vista fermentativo, ad esempio per ottenere ottimi passiti. È un vitigno che non soffre la siccità e mantiene un’acidità straordinaria. Il Ruzzese si presenta come un vino morbido, carico di zucchero, e, nonostante i suoi 14 gradi, ha una beva facile, sbarazzina. Insomma, imperdibile.

IL RUZZESE DICIASSETTEMAGGIO TRA I MIGLIORI VINI DOLCI ITALIANI

Il miglior vino dolce italiano, Ruzzese Diciassettemaggio 2020 di Cà du Ferrà, è frutto Innamorati di questa storia di recupero e qualità, Davide e Giuseppe nel 2015 decidono di piantare le prime 77 barbatelle di Ruzzese che in 5 anni diventeranno 1500 fino a ricoprire cinque terrazze a sbalzo sul mare nella zona dei piani di Cà du Ferrà a Bonassola, dove nascono i vini più pregiati dell’azienda di Bonassola (La Spezia). Esposti a sud, con il sole in fronte per tutto il giorno, le piante di Ruzzese crescono rigogliose e nel 2020 avviene la prima vendemmia.

Una vendemmia tardiva, cui segue la stesura dei grappoli in cassette della frutta dove l’appassimento durerà circa due mesi e mezzo, da fine settembre a fine novembre, e successivamente la sgranatura manuale. La vinificazione si svolge i primi giorni di dicembre, quando il vino sprigionerà il suo simposio di sapori e profumi. Non più di poche centinaia di bottiglie una produzione piccolissima, quella del vino Ruzzese di Cà du Ferrà. Preziosa, e speciale.

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Ecco la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 winemag


Settima edizione per la Guida Top 100 Migliori vini italiani
winemag 2025 (acquistabile a questo link), che si arricchisce di qualche novità, a partire dal claim che accompagnerà d’ora in avanti l’annuale pubblicazione. Per il 2025 abbiamo scelto “La forza dei sogni” e sarà chiaro comprendere la ragione, tra le righe delle storie delle cantine simbolo dell’anno (e non solo). Anche quest’anno, la selezione delle etichette e il conseguente ingresso nella Guida 2025, avvenuto tramite rigorose sessioni di degustazione alla cieca e suddividendo i campioni per regione e/o denominazione, è giustificata da pochi, semplici dettami.

In primis, la voglia di raccontare l’Italia del vino più autentica, trincerandoci dietro al blind tasting: una modalità che premia espressione territoriale, tipicità e carattere del vino, senza lasciarsi distrarre dal “marketing” legato alla singola etichetta e al “rumore” generato da ciò che fa (sempre più) da contorno al calice. Il nostro approccio alla degustazione è il medesimo riservato alle notizie che quotidianamente appaiono online, sul nostro wine magazine indipendente. Un focus sull’oggettività che mette al centro il lettore, nel nostro duplice ruolo di semplici “megafoni” del mondo del vino italiano (da un lato) e di degustatori appassionati, curiosi e propositivamente critici (dall’altro).

LINGUAGGIO, FILOSOFIA E METODO: L’UNICITÀ DELLA GUIDA VINI WINEMAG

Crediamo che questo sia il valore aggiunto della nostra Guida Vini, molto distante dal mondo delle Guide italiane ed internazionali che hanno finito per allontanare il pubblico. Per linguaggio, filosofia e metodologia di lavoroL’edizione 2025 della Guida Top 100 Migliori vini italiani di Winemag segna un altro punto di distanza rispetto ad altri simili “prodotti editoriali” del settore: abbiamo abolito le note di degustazione. Una scelta drastica, speriamo definitiva, dettata dalla presa di coscienza dell’inutilità della sfilza di sentori – profumi e sapori, veri o immaginari – troppo spesso elargiti, un “tot al chilo”, da questo o quel degustatore.

Ci sarà sempre chi sentirà più pesca che albicocca; più sandalo di monaco tibetano che reminiscenze di farina di ciabatta; più erba appena sfalciata che ricordi di pino mugo valdostano. Siamo gente pragmatica, che bada al sodo e che, soprattutto, frequenta non solo “salotti bene” del vino italiano ed internazionale, ma anche la gente “comune”: quella che beve (ancora) vino per davvero e a cui non manca mai la bottiglia sul tavolo; la gente che ci ispira e guida nella scelta quotidiana di un linguaggio capace di arrivare a tutti, semplice e diretto, comprensibile e fermo nell’essere strenuamente lontano da elitarismi e caste, da spillette sulla giacca e da medagliette da brandire come spade.

LA DESCRIZIONE DEI VINI DELLA GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2024 WINEMAG

Ecco, dunque, che i vini presenti sulla Guida 2025 finiscono per essere descritti attraverso numeri e pochissime parole, capaci di definirne il profilo sensoriale e, ancor più, aiutare il lettore a comprendere se quell’etichetta fa per lui, o meno. Come? Con una manciata di punti, da 1 a 10, che definiscono quanto sia floreale, fruttato, speziato, fresco, tannico, sapido, alcolico, armonico, facile da bere e abbinabile un vino, nonché quale sia il periodo migliore per stapparlo. Il tutto accompagnato da un voto in centesimi, in continuità (questo sì) con la critica di settore internazionale.

La Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 vede uni accanto agli altri grandi nomi e cantine che si affacciano da pochi anni sul panorama enologico italiano ed internazionale, con la medesima garanzia: tutti vengono “trattati” con la medesima dignità, garantita appunto dalla degustazione alla cieca e dal nostro approccio caldo ma distaccato. Vini prodotti da grandi cantine e piccoli vignaioli artigianali. Nomi storici e realtà desiderose di affermarsi, che meritano di essere scoperte. Nella Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it trovano spazio vini di impronta tecnica e di “metodo” – in grado ovviamente di sfoggiare la propria identità territoriale – e altri che trasmettono l’emozione dell’artigianalità e della cura manuale, esenti da difetti di natura chimica o accidentale.

GUIDA MIGLIORI VINI ITALIANI WINEMAG 2025: IL VINO È EMOZIONE

Sfumature che convivono, perché accomunate dalla bontà e dalla capacità intrinseca di comunicare prima a sorsi e, poi, a parole. Pochi, semplici dettami, dicevamo. Bando, tra le altre cose, all’esasperazione del cosiddetto “gusto internazionale” – concetto ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte commerciali che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano. Snodo importante nella “costruzione” della nostra Guida, è il desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e di quello che ci piace definire “razzismo enologico”: ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale”, “naturale”, “biologico” etc.).

L’altro focus della Top 100 winemag è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio “parco vigneti”. Alla parcellizzazione e alla valorizzazione della macro eccellenza nella micro-selezione. Il tutto ricordando sempre che siamo sognatori, prima che commentatori e critici del nettare di Bacco. Amiamo le persone vere e i vini in grado di trasmettere personalità, nerbo, carattere, gusto e passione. In una parola? Amiamo il coraggio e chi osa. Come ogni anno, il nostro sogno, tradotto in questa Guida, è quello di essere riusciti a costruire l’ennesima “carta dei vini” alla portata di tutti (dal professionista al consumatore meno esperto, ma desideroso di bere bene). Una selezione in cui regioni e denominazioni perlopiù si mescolano, per mostrare il quadro delle bellezze dell’Italia, racchiuse in “bottiglie sparse” di vino.

LE CANTINE DELL’ANNO DELLA GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2025 WINEMAG

Importante anche lo sguardo sulle “Cantine dell’anno 2025“, di cui vi invitiamo a scoprire l’intera produzione (invito che vale ovviamente anche per le altre realtà premiate): Cà du Ferrà (Cantina italiana dell’anno 2025); Azienda agricola Sosol (Cantina dell’anno Nord Italia 2025), Santa Barbara (Cantina dell’anno Centro Italia 2025); Fontanavecchia (Cantina dell’anno Sud Italia 2025). Ci sono poi Luca Leggero (Cantina italiana Rivelazione 2025), Valle dell’Acate (Cantina italiana Biologica 2025). Più che cantine, famiglie del vino italiano.

È proprio da loro che vogliamo iniziare il racconto di un altro anno che ci ha reso fieri del nostro lavoro e di una Guida che non smette mai di emozionarci (prima, durante e dopo la sua pubblicazione) e di offrire spunti propositivi e soprattutto nuovi al panorama giornalistico e della critica enologica italiana. Obiettivo degli obiettivi di questa Guida è, insomma, mostrarvi che c’è ancora qualcuno, in Italia, capace di portare avanti un progetto editoriale. Senza “se” e senza “ma”, nel solo interesse dei lettori. Buone bevute, con la nostra Guida Top 100 WM – 2025.

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