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Ocm Vino: 3,4 milioni in Lombardia. Produttori compatti alla Prowein di Düsseldorf

La Regione Lombardia distribuirà 3,4 milioni di euro per 16 progetti di internazionalizzazione del vino lombardo, nell’ambito dell’Ocm vino. Una pioggia di denaro che interesserà, in particolar modo, l’Oltrepò pavese e la Franciacorta. La prima presenza collettiva lombarda sarà alla fiera ProWein 2020, dal 15 al 17 marzo a Düsseldorf.

“Crediamo molto nella straordinaria qualità dei nostri vini – dichiara Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo ad Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi – e vogliamo accompagnare i produttori nell’export, facendo da regia e promuovendo progetti che possano essere un valore aggiunto”.

“Si tratta non solo di scoprire nuovi mercati, ma anche di consolidare quelli già esplorati. Penso agli Stati Uniti o all’Oriente. Sul territorio lombardo si produce per il 90 per cento vino a Denominazione di qualità, grazie a 5 DOCG, 21 Doc e 15 Igt. Comunicare la nostra eccellenza è fondamentale”.

Nel biennio 2017/18 il vino lombardo ha fatto registrare il record storico di esportazioni. Attendiamo i dati definitivi del 2019. “Ma siamo fiduciosi – continua Rolfi – perché il lavoro che stiamo portando avanti con i consorzi e i produttori è eccellente”.

“Avremo uno spazio dedicato ai vini lombardi nella più grande fiera business del mondo enologico, ProWein 2020 – continua Rolfi – nella quale confidiamo di poter consolidare la nostra presenza collettiva nei prossimi anni, quando gli spazi lo consentiranno, per dare la più ampia possibilità di partecipazione ai produttori lombardi”.

“Con questo decreto promuoviamo anche 6 progetti interregionali. È necessario fare sistema per valorizzare in maniera adeguata il comparto, semplificando la comunicazione per arrivare con più forza sui mercati internazionali”, conclude l’assessore.

I PROGETTI AMMESSI A FINANZIAMENTO
Menmade 53.318,00 €
Lieti Calici Cina 234.115,00 €
Made In Lombardy Svizzera Canada E Brasile 304.386,00 €
Made In Lombardy Giappone Cina Federazione Russa 338.481,00 €
Lieti Calici Usa 280.890,00 €
It Wines 399.347,00 €
Made In Lombardy Usa 398.634,00 €
Ca’ Maiol 303.134,00 €
Losito E Guarini 184.000,00 €
Consorzio Franciacorta 774.114,53 €

Progetti Multiregionali (Quota Regione Lombardia)
Ca’ Del Bosco € 68.029,00
Consorzio Tutela Franciacorta – Area € 41.250,00
Azienda Opera Roses Di Calvagese – Bs € 375,00
Ati Wine Experience € 48.541,78
Balgera Vini € 9.315,00
Cantina Storica Montu’ Beccaria € 9.105,47

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Franciacorta oggi, più che mai: viaggio nella Docg con 10 assaggi (+1) imperdibili


E poi arriva quel momento. Il momento in cui i grandi sono grandi e basta. Cavalli di razza. In quello stesso istante, lo sforzo dei gregari rischia di abbacinare il pubblico più dello slancio di chi taglia il traguardo per primo, da tempo. E’ il momento della manifesta superiorità poetica della sconfitta. È così che la Franciacorta rischia di finire oggi “fuori moda”. Almeno per qualcuno.

In un mondo del vino dominato dalla spasmodica (spesso ingiustificata) ricerca del nuovo e dell’esotico, il confortante abbraccio della costanza non risulta poi più così appagante, agli occhi di un consumatore sempre più simile a un avventuriero del gusto. Tutti pirati dei Caraibi. Nel gioco a chi la Sparrow più grossa.

L’area vinicola più vocata d’Italia per la produzione di spumante (quella che per anni è valsa per tutti l’accostamento agli inarrivabili Champagne) viene quasi snobbata dal winelover medio che finge d’essere un esperto. E così “Franciacorta deludente” is the new “Franciacorta inarrivabile”.

Chi gli preferisce Trento, chi l’Alta Langa. Mettendo però a confronto il top della produzione dei primi con bottiglie franciacortine di media fascia. Per la serie “bello vincere facile”, le degustazioni non sono (quasi mai) tenute alla cieca. Jingle, please.

In realtà la qualità media degli spumanti della Franciacorta, al netto dello sdoganamento commerciale operato da una Grande distribuzione che negli anni d’oro ha allargato gli scaffali degli spumanti come un’avida fisarmonica, è ancora altissima.

GLI STANDARD QUALITATIVI

Merito anche dei controlli serrati operati da un silenzioso quanto attivissimo Consorzio di Tutela, popolato da soci che collaborano e operano tutti nella stessa direzione, come le migliori corazzate.

Si parla di una media di 6-700 analisi organolettiche e di laboratorio annuali, con campioni prelevati direttamente nei negozi. Senza chiedere prima il permesso a nessuno.

Si verificano così parametri “vitali” per la Denominazione, come l’origine delle uve, i livelli di solforosa e dell’alcol in volume. Per le versioni rosé, un passaggio al cromo spettrometro è sempre d’obbligo. Chi supera la prova passa alle finalissime: le degustazioni alla cieca. Chi sgarra finisce segnalato all’Icqrf. Senza se e senza ma.

Una Denominazione, la Franciacorta, che è riuscita a superare anche la clamorosa e ormai palese inutilità delle Commissioni tecniche di degustazione. Come? Creandone una esclusiva per la zona, composta da esperti locali. Ma l’asticella della qualità si è alzata, nei decenni, anche grazie a un Disciplinare rivisto 4 volte in 20 anni.

“Oggi – ricorda Giuseppe Salvioni (nella foto sopra), ad del Consorzio per la Tutela del Franciacorta – siamo l’area vinicola con la produzione per ettaro più bassa al mondo e con il periodo di affinamento minimo necessario prima della commercializzazione più lungo. I controlli sono numerosi e i furbi li buttiamo fuori in due mesi”.

Non è un caso, insomma, se il Comité Interprofessionnel du Vin Champagne (CiVC) si interfaccia spesso proprio con la Franciacorta, quando cerca interlocutori internazionali, fuori dai gelosi confini della Francia.

I NUMERI E I MERCATI
In termini di cifre, il prezzo medio al pubblico di una bottiglia di “bollicine” bresciane si aggira attorno ai 19,60 euro ivati e ai 12,45 euro franco cantina (progressivo gennaio/ottobre 2018, +4%). Numeri confortanti anche dai venduti ufficiali: 17,4 milioni di bottiglie nel 2017. Un decennio fa, la Franciacorta si assestava sui 9 milioni, con Trento a inseguire a 8,5 (oggi a 10 milioni).

Numeri che il Consorzio punta a consolidare, anche grazie a una virata decisa sull’export in Paesi ritenuti chiave, a fronte di mercati meno redditizi. E’ il caso del Giappone, più semplice da penetrare grazie a una presenza meno pressante dei cugini d’Oltralpe. Le donne nipponiche, peraltro, amano sempre più l’italian style, specie nella sua versione Satèn.

Ma un occhio di riguardo, in questo 2019, sarà riservato anche a Svizzera (volumi raddoppiati in 3 anni) e Cina. Senza dimenticare gli Usa, dove a frenare gli acquisti sono le politiche internazionali e le decine di leggi che variano di State in State. Lo sforzo economico, da qui a fine anno, sarà ingente: 2 milioni di euro complessivi, di cui 750 mila da investire, appunto, Oltreoceano.

E in Italia? “Saremo concentrati nel miglioramento tecnico e nella formazione – risponde Salvioni – intensificando le collaborazioni con le Università di Milano, Brescia e Padova. Ma il miglioramento qualitativo passa anche dal campo. Forti investimenti sono in programma in questo 2019 sulla lotta integrata, nonché nella sperimentazione della varietà Erbamatt“.

Non finisce qui. “Tra i progetti c’è anche quello di rimettere mano alla zonazione – annuncia l’ad del Consorzio Franciacorta – con particolare cura rispetto alle Mga (Menzioni Grafiche Aggiuntive, ndr) sulla base delle microparticelle e dei reali toponimi delle aree, come leva di ulteriore valorizzazione delle specificità della zona”.

DIECI ETICHETTE DA NON PERDERE

Franciacorta Docg Dosaggio Zero millesimato 2012, Andrea Arici – Colline della Stella
80% Chardonnay e 20% Pinot Noir, sboccatura aprile 2018. Giallo paglierino piuttosto carico, perlage fine e persistente. Impronta minerale calcarea, netta. Un tratto distintivo dei vini di Andrea Arici. Ma qui c’è spazio anche per una vena di frutta tendente al maturo. Naso che si apre poi sulla liquirizia. Ingresso di bocca verticale e asciutto, su note agrumate e chiusura nuovamente minerale. Perfetto per chi ama i vini ricchi di spina dorsale.

Vsq “Tesi 1”, Barone Pizzini
Azienda bandiera della Franciacorta diretta dall’attuale presidente del Consorzio, Silvano Brescianini. Si tratta della prima prova (“Tesi 1”, appunto) col vitigno Erbamatt, che compone il blend al 60% (completano un 20% di Chardonnay e un 20% di Pinot Noir). Seimila bottiglie complessive in attesa di “Tesi 2” (40-30-30%), che sarà presto presentato, e “Tesi 3” (20-40-40) in commercio tra 4 anni.

In particolare, l’Erbamatt matura 6-8 settimane dopo lo Chardonnay ed è il vitigno “resistente” su cui sta puntando la Barone Pizzini (e, in generale, il Consorzio) per il futuro della Denominazione. “Tesi 1” (sbocc. maggio 2018) è un Franciacorta a cui l’Erbamatt dà una sferzata dura, aspra, che ricorda alcuni ottimi Metodo classico della Lessinia, base Durella.

Franciacorta Docg Biologico Satèn, Elisabetta Abrami
Chardonnay in purezza, come vuole il disciplinare. Naso tra i più intriganti della Denominazione, con un corredo erbaceo profondo e note talcate e mentolate che fanno da contorno alla tradizionale “crosta di pane”. Corrispondenza gusto olfattiva netta: uno dei Satèn più espressivi e di carattere in circolazione.

Franciacorta Docg Demi-sec “Nuvola”, Bersi Serlini
Uno dei migliori spumanti della tipologia “Demi-sec” in vendita al momento: più “Sec” che “Demi”. Si chiama “Nuvola”, forse perché è un nettare spensierato, eppure così “pensato” in ogni sua sfumatura. In realtà è un riferimento pirandelliano delle colte sorelle Chiara e Maddalena Bersi Serlini.

Ancor più di “Nuvola” stupisce il Franciacorta Brut Nature 2005 “Mia” di Bersi Serlini: un Metodo Classico che dimostra quanto il tempo faccia bene agli spumanti bresciani. Note evolute e al contempo freschissime per lo Chardonnay “Mia”, con agrumi e pasticceria che compongono la sinfonia perfetta, prima di una chiusura mielosa.

Franciacorta Docg Brut Nature, Enrico Gatti
Nato quasi per gioco, più di 10 anni fa, su richiesta di un cliente che ritirò tutte le bottiglie non dosate, vendendole nella sua enoteca in pochissimo tempo. Da allora, un must. Chardonnay in purezza fino al 2007, poi in blend con un 15% di Pinot Nero.

In particolare degustiamo la vendemmia 2015 (base), con sboccatura a febbraio 2018. Naso e bocca corrispondenti, su agrumi come il lime che accompagnano verso una chiusura minerale, salina e al contempo balsamica, con accenni di liquirizia.

Franciacorta Docg Brut “Edea”, Mirabella
Uno degli spumanti franciacortini che mette più in risalto le caratteristiche del Pinot Bianco (25%), anche se utilizzato per completare il blend con lo Chardonnay (75%). Primo impatto su note cremose, sia al naso sia al palato. Chiusura esotica ed agrumata.

Un Franciacorta “scalare”, per la capacità di evidenziare ed esaltare le capacità dei vitigni di base in fasi differenti (prima lo Chardonnay, poi il Pinot Bianco). Gran bella chiusura fresca, di un balsamico quasi dirompente (sbocc. 06/2018, base vendemmia 2013).

Franciacorta Docg Vendemmia Pas Operè 2011, Bellavista
Il vino più elegante ed aristocratico della linea Bellavista. Naso connotato da richiami di fiori come la camomilla, ma anche da note fruttate fresche (mela), e al contempo più evolute (miele), oltre alla classica venatura dettata dalla permanenza sui lieviti.

Lo Chardonnay domina la scena col suo 60%, ma non mancano i muscoli del Pinot Nero (40%), in evidenza al palato per i ricordi agrumati decisi. Il risultato è un sorso di grande eleganza e pienezza, che tende leggermente alle note di arancia matura nel finale, lungo e preciso.

Franciacorta Docg Rosé Pas Dosé, 1701 Franciacorta
Il volto biodinamico della Franciacorta, ma la scelta di Silvia Stefini va ben oltre le logiche commerciali: è un vero credo, peraltro in linea con le linee guida della Denominazione. Di questa cantina premiamo su tutti il rosé, tra i più centrati e di carattere.

Cinque ore circa di contatto con le uve 100% Pinot Nero regalano al nettare una veste color cipria. Al naso arancia sanguinella e bergamotto. In bocca gran carattere, ottima struttura, pur evidenziando qualche esuberanza di gioventù (vendemmia 2015, sbocc. luglio 2018). Chiusura nuovamente connotata da note d’agrumi, con pregevoli ritorni minerali.

Franciacorta Riserva Docg Vintage Collection Dosage Zéro Noir 2001, Ca’ del Bosco. Avete presente quando dicono che il vino più invecchia, più diventa buono? Ecco. Premio al miglior Pinot Nero di Franciacorta, certamente più nota per lo Chardonnay. L’eccezione.

Franciacorta Docg Rosé Brut 2o11 “QRosè”, Quadra
Circa 27 mila bottiglie di questo portentoso rosé riposano tuttora sui lieviti nelle cantine di Quadra, in catasta. Due terzi Pinot Nero e un terzo Chardonnay è la “ricetta” perfetta studiata da Mario Falcetti.

Ne assaggiamo la versione 78 mesi sui lieviti, che consta di un 40-50% dei vini base fermentati e pre affinati in legno. Un rosato di freschezza disarmante, balsamico, pieno, tra gli agrumi e la menta. Un vino giovanissimo, che ha bisogno di tempo per diventare indimenticabile.

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Presentate a Venezia l’Alta Scuola di Gastronomia Luigi Veronelli e NutriMenti

VENEZIA – “Terra” è il primo tema di NutriMenti | Settimana della Cultura Gastronomica con cui si sono inaugurate oggi le attività dell’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli. Da cosa avviare, altrimenti, le riflessioni sulla cultura gastronomica italiana se non dalle sue origini materiche e vitali? Un progetto nato dalla collaborazione tra Seminario Permanente Luigi Veronelli e Fondazione Giorgio Cini con il sostegno di Banca Generali Private.

La giornata ha riunito esperti, appassionati, professionisti e scopritori dei cibi e dei vini italiani sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, sede della Fondazione Giorgio Cini e della stessa Alta Scuola, per un viaggio volto a indagare lo stato dell’arte della cultura gastronomica italiana.

“La terra, la terra, la terra” è stato l’appuntamento in omaggio al padre della critica gastronomica italiana contemporanea a cui è intitolata l’Alta Scuola, Luigi Veronelli, attraverso quattro autorevoli voci: Gian Arturo Rota, rappresentante della famiglia Veronelli, Ilaria Bussoni, filosofa, editrice e componente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli, Alberto Capatti, storico della gastronomia e presidente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli e Joško Gravner, vignaiolo in Oslavia – Collio/Brda.

Gravner, amico di Veronelli e da questi definito il “vignaiolo hacker”, poiché lo giudicava capace di sabotare con le sue radicali e rigorose pratiche quotidiane il sistema dell’agricoltura industriale, si è distinto nel corso degli ultimi vent’anni per aver rivoluzionato vigneto e cantina con il fine di creare un vino il più possibile vicino alle origini, a partire dall’adozione di un’anfora come contenitore di fermentazione e decantazione così come si faceva (e si fa) tradizionalmente in Georgia, terra madre del vino.

Per Gravner la terra è intesa in senso ancestrale, una “pacha mama”, a cui si deve rispetto e da cui provengono insegnamenti ineludibili colti grazie all’attenta osservazione quotidiana. “Tanti mi dicono che io torno indietro. Se questo significa fare maggiore qualità, sono orgoglioso di tornare indietro perché in realtà sto andando avanti”, ha affermato Gravner.

Nessuna agiografia, dunque, ma una profonda umanità ha caratterizzato l’omaggio veronelliano a cui è seguita la tavola rotonda “Il sapere della Terra. Per una connessione tra gli sguardi e le identità disciplinari” con Alberto Capatti, storico della gastronomia e Presidente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli, Renata Codello, Direttrice Affari Istituzionali Fondazione Giorgio Cini, Stefano Castriota, economista della Libera Università di Bolzano, Massimo Bertamini, responsabile del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia Centro Agricoltura Alimenti Ambiente di Trento e Andrea Alpi, responsabile didattico dell’Alta Scuola.

Dopo una prima analisi dell’evoluzione economica e di mercato del vino, condotta dal prof. Castriota, che ha evidenziato come l’export sia oggi un settore trainante nell’economia italiana, soppesando la relazione mutata tra consumo interno ed esportazione, il prof. Massimo Bertamini ha sottolineato il valore della “terra” come paradigma attivo e formativo, importante nella relazione con ile giovani generazioni.

“Cresciuto in una famiglia contadina della campagna trentina – ha spiegato Bertamini – ho avuto tante opportunità di testare il sapore della terra. Per sentirsi utili e diventare uomini, infatti, era fondamentale mettere le mani nella terra per ritrovare saperi anziani e scoprirne di nuovi. Saperi che mi hanno sempre appassionato tanto da spingermi a diventare di queste materie ricercatore e docente”.

I CAPOLAVORI DELLA VITICOLTURA
Da domani giovedì 5 e fino a sabato 7 luglio, la magnifica sala realizzata alla fine del Cinquecento dall’architetto Andrea Palladio, in collaborazione con il pittore Paolo Caliari detto il Veronese, diverrà il “Sensorium” dell’Alta Scuola Veronelli.

Uno spazio dedicato ai “capolavori della vitivinicoltura italiana”, i vini che i visitatori potranno degustare contribuendo al progetto con l’acquisto online di un ticket (con 20 € si ha diritto all’assaggio di 5 grandi vini).

Guido Berlucchi, Ca’ del Bosco, Cantine Ferrari, Les Crêtes, Kellerei Terlan, Vie di Romans, Villa Bucci, Braida, Masi Agricola, Marchesi Antinori, Fèlsina, Gianfranco Fino e Donnafugata sono state le prime aziende a sostenere l’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli mettendo a disposizione il proprio vino più rappresentativo (l’elenco completo dei vini proposti è disponibile qui).

Il programma di NutriMenti | Settimana della Cultura Gastronomica prosegue fino a sabato 7 luglio. Per informazioni e prenotazioni altascuolaveronelli.it.

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La Franciacorta al Vinitaly

La Franciacorta torna anche quest’anno a Vinitaly con una rappresentanza significativa della realtà che sempre più si conferma un’eccellenza nel panorama vitivinicolo internazionale. Saranno 70 le aziende presenti dal 9 al 12 Aprile alla 51esima edizione dell’evento veronese, per portare in degustazione le loro migliori etichette, raccontando l’impegno e la passione che caratterizza il loro vino.

In un’area espositiva interamente dedicata, Franciacorta celebrerà, insieme a quanti sceglieranno di vivere questa esperienza, l’eleganza di un prodotto riconosciuto come uno dei più autorevoli ambasciatori del Made in Italy e la bellezza di un territorio ricco di storia, cultura, tradizioni capaci di affascinare e coinvolgere ogni appassionato del buon gusto.

Nella Sala degustazione riservata, allestita all’interno dell’area Franciacorta, si terranno vari appuntamenti, tra cui la conferenza di presentazione del Festival Franciacorta d’Estate, uno degli eventi più attesi dagli amanti del Franciacorta, che si terrà il 17 e 18 giugno, ogni anno coinvolge appassionati e curiosi in un weekend all’insegna di visite in cantina, itinerari in bicicletta tra le colline e cene suggestive con gli chef del territorio.

Non potranno ovviamente mancare momenti di confronto, verticali e degustazioni di vario tipo, come quella interamente dedicata al Satèn, per scoprire l’espressione unica del vino più morbido ed elegante prodotto esclusivamente in Franciacorta.

GLI EVENTI

SALA DEGUSTAZIONI • STAND B/C 16  • AREA FRANCIACORTA

Lunedì 10 Aprile, 12.00 – 13.00 – SINERGIA TRA DUE ECCELLENZE ITALIANE
Degustazione guidata di tre tipologie di Franciacorta in abbinamento a tre stagionature di Parmigiano Reggiano. Posti limitati. Prenotazione obbligatoria a: mail@franciacorta.net

Martedì 11 Aprile, 15.00 – 16.00: SATÈN, UNICITÀ IN FRANCIACORTA
Degustazione di 6 diverse interpretazioni della tipologia più elegante e morbida prodotta esclusivamente in Franciacorta. Posti limitati. Prenotazione obbligatoria a: mail@franciacorta.net

Alla manifestazione, in programma dal 9 al 12 aprile 2017 presso Veronafiere, Franciacorta sarà presente all’interno del Palaexpo nel padiglione Lombardia (lato Nord, 2° piano) con 46 cantine (area Franciacorta) e con altre 24 presenti nei padiglioni esterni al Palaexpo.

LE CANTINE PRESENTI NEL PADIGLIONE LOMBARDIA
Antica Fratta, Az. Agr. Fratelli Berlucchi, Az. Agr. Santo Stefano, Barboglio De Gaioncelli, Bariselli Gabriella, Barone Pizzini, Bellavista, Contadi Castaldi, Berlucchi Guido, Biondelli, Bonfadini, Bosio, Ca Del Bosco, Camossi, Cantina Chiara Ziliani, Cascina San Pietro, Castello Bonomi – Tenute In Franciacorta, Castelveder, Clarabella, Corte Aura, Faccoli Lorenzo, Ferghettina, La Fioca, La Fiorita, La Montina, La Rotonda, La Torre, La Valle, Lantieri De Paratico, Le Cantorie, Le Marchesine, Le Quattro Terre, Marzaghe, Mirabella, Quadra, Ricci Curbastro, Romantica, Ronco Calino, Santus, Santa Lucia, Solive, Tenuta Montedelma, Tenuta Moraschi, Ugo Vezzoli, Vezzoli Giuseppe, Vigna Dorata, Villa Franciacorta.

LA FRANCIACORTA NEI PADIGLIONI ESTERNI
1701, Abrami Elisabetta, Bellavista, Contadi Castaldi, Bersi Serlini, Ca’ D’or, Castel Faglia, Castello Bonomi, Tenute In Franciacorta, Castello Di Gussago La Santissima, Castelveder, Cavalleri, Corte Fusia, Derbusco Cives, Lo Sparviere, Lovera, Marchese Antinori Tenuta Montenisa, Monte Rossa, Monzio Compagnoni, Mosnel, Plozza Ome, Sullali, Uberti, Villa Crespia.

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