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Primo CdA Avito: strategie prezzi ed export del vino sul tavolo

Si è tenuto nella sede della presidenza della Regione Toscana il primo Cda di Avito, associazione che riunisce i consorzi vinicoli della Toscana costituita lo scorso 9 marzo per presentare gli obiettivi di questa innovativa realtà toscana. All’incontro era presente  anche il
Presidente della Regione Enrico Rossi che non si è risparmiato in lodi per quella che ritiene una mossa vincente. ”In un momento in cui i vini toscani piacciono alle classi medio alte che ne consumano in estremo oriente, ma non solo bisogna trovare il modo di essere presenti su questi mercati. I piccoli imprenditori da soli non ce la fanno, i grandi hanno spesso difficoltà, l’unione è la strada giusta. Bisogna considerare che l’export toscano arriva secondo dopo il Veneto ma con un indice di crescita superiore” ha dichiarato Rossi durante la conferenza stampa. Per agevolare le aziende, la Regione Toscana metterà a disposizione alcuni servizi attraverso l’Ente di promozione, facilitando l’accesso ai finanziamenti  europei per l’internazionalizzazione di prodotti, attività molto più semplici con Avito come interlocutore unico. Durante il Cda è stata presentata anche un’ nteprima di una ricerca dell’opinionista Klaus Davi sulla percezione del vino e del brand toscano sui quotidiani all’estero. L’Italia, grazie alle crescenti esportazioni, ma anche al ritorno di immagine di personaggi del mondo dello spettacolo e del cinema come Sting, George Clooney, Brad Pitt, fan e consumatori del vino toscano, risulta essere un paese che emerge anche più della Francia. Vini come  Chianti, Brunello e i Supertuscan sono tra i più citati. La Toscana all’estero è un vero e proprio brand  riconoscibile senza rivali in Italia. Un marchio costruito anche grazie al vino, da sempre prodotto traino del comparto agroalimentare italiano, uno tra i prodotti che meglio rappresenta l’unicità della Toscana. Anticipazioni sull’ordine del giorno del prossimo consiglio che vedrà la questione prezzi sul tavolo della discussione come ha annunciato Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio secondo il quale la Toscana produce buoni vini, ma è timida nel posizionamento prezzi. Una politica di prezzo minimo non può essere imposta per legge o dal Consorzio, ma sicuramente Avito potrà stimolare e farsi portavoce di una strategia comune. ”E’ giusto che i produttori abbiano una fonte di reddito importante a fronte del grande impegno e del duro lavoro svolto. In questo momento è più importante lavorare sull’aumento del prezzo, che non sull’aumento del numero di bottiglie prodotte” ha affermato Bindocci.
Foto Controradio
 

 

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In vino marketing. La “pubblicità” delle cantine 2.0 e il caso Passerina 50 sfumature

Alle vongole, of course. Il tuo rosso di Toscana, lo abbinerei agli spaghetti con le vongole. O all’orata al forno. Il bello del marketing 2.0 proposto da certe cantine d’Italia, è la sua vena sprezzantemente democratica. La pubblicità mostra in primo piano un calice di vino rosso e una bottiglia del vino di turno. La domanda, posta per creare evidentemente un elevato (in termini numerici, s’intende) dibattitto tra i potenziali acquirenti, è la seguente: “Sentore di viola mammola e frutti rossi assieme a profumi di liquirizia e note speziate. A quale piatto abbineresti un calice di Nipozzano Riserva?”.

Sotto il prossimo: una valanga di idee, di piatti, di portate. Di chef. Ma soprattutto di “like”. Del resto la campagna pubblicitaria di Frescobaldi è destinata al pubblico di Facebook.

E a rispondere all’annuncio a pagamento c’è un pubblico tanto variegato quanto curioso. Missione compiuta? Forse. Il problema è che nell’Italia delle cantine 2.0 si fa marketing sui social network per poi rischiare di deludere all’acquisto. A noi di vinialsupermercato.it è successo di bere in sequenza una bottiglia di Villa Antinori Rosso Toscana Igt 2013 capace di surclassare, letteralmente, il Brunello di Montalcino Frescobaldi 2010.

Questione di gusto? Fatto sta che tra le due bottiglie scorrono più di dieci euro di differenza, al supermercato: meno di 12 euro la prima, acquistata da Esselunga; e più di 24 euro la seconda, acquistata in un punto vendita della catena di supermercati Il Gigante. Forse avremmo fatto bene a ordinare (online?) un Nipozzano Riserva. Ovviamente dopo aver detto la nostra, su Facebook, in merito all’abbinamento.

Eppure, c’è chi si spinge ben oltre. Cavalcando, è proprio il caso di usare questo verbo, l’antico e mai defunto paradigma vincente che lega marketing e sesso. Avete capito bene. Guardate un po’ (foto a sinistra) la pubblicità di questa Passerina.

Gli artefici della trovata sono i responsabili marketing della Casa Vinicola Silvestroni, azienda che opera dagli anni Sessanta nella Valle dell’Esino, nel cuore della regione Marche. Ovvero, nel territorio vocato alla produzione di questo bianco accattivante: la Passerina. Nome che deriverebbe dalla forma dell’acino, che pare alato; nonché al fatto che gli uccellini ne vadano ghiotti.

E l’occasione non se la sono fatta scappare neppure quelli delle Cantine Silvestroni, che alla ricerca di un nome di fantasia per il loro prodotto (linea Travanesca) non hanno trovato di meglio che “Cinquanta sfumature”.

Chissà cosa direbbe Mr Grey se solo scoprisse che per Natale 2015, le Cantine Silvestroni propongono una confezione regalo composta da una bottiglia di Cinquanta Sfumature di Passerina abbinata a una mousse di baccalà con cialda al nero di seppia e dattero salato. Chapeau.

E allora converrebbe un po’ a tutti farsi un esame di coscienza sul mondo del vino 2.0. Un esame che dovrebbe portare tutti gli amanti (veri) del buon vino a documentarsi, approfondire, leggere e conoscere meglio un mondo che necessita di maggiore consapevolezza. Perché, in fondo, il bello è capire cosa vuol dirci il vino una volta versato nel bicchiere. Certamente più di quanto vuol dirci chi prova, prima ancora, a vendercelo.

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