Categorie
news news ed eventi

Caviro negli Usa con Volio: Tavernello brik e bottiglia nelle case degli americani

Caviro ha stretto una partnership con Volio, importatore e marketer affermato nel mercato statunitense, per la distribuzione negli Usa di Tavernello, sia nel formato brik che in bottiglia.

La cooperativa leader in Italia nel settore vitivinicolo ha trovato in Volio «un partner ideale per ampliare la propria presenza nello scenario vitivinicolo internazionale». Oltre 70 i Paesi già interessati dall’export, per una vasta gamma di vini italiani destinati ad ogni target di consumo e mercato (Horeca e Gdo).

STRATEGIE CONDIVISE

Un’alleanza strategica, che nasce dalla condivisione degli obiettivi di «innovazione, crescita, qualità e sostenibilità». Da un lato Gruppo Caviro, forte di investimenti in ricerca e sviluppo e innovazione in nuovi formati di packaging, utili a garantire la migliore qualità di prodotto e ampliare la distribuzione all’estero. Una realtà che punta ad essere «portavoce dell’eccellenza del vino italiano sui mercati internazionali».

Dall’altra parte Volio, rinomato importatore statunitense – presente in 45 Stati con 58 distributori – che negli ultimi anni ha incrementato il fatturato dell’85%. Un player concentrato sulle migliori produzioni vitivinicole italiane, forte nel segmento Horeca e interessato a crescere in volume e valore. E, dunque, ad allargare il proprio raggio d’azione anche al canale della Grande distribuzione.

Il risultato è la sigla di un accordo che viene definito “di reciproca soddisfazione”. In Caviro, Volio trova un alleato ideale per rappresentare un prodotto come Tavernello, con una consolidata esperienza nel mercato Gdo. Potendo così rispondere in maniera adeguata all’incremento del consumo domestico.

Caviro con Volio potrà contare su un partner di alto profilo, capace di trasmettere correttamente l’immagine e il vissuto del brand italiano. E con cui poter collaborare, per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di presidio del mercato.

AL CENTRO LA SOSTENIBILITÀ

Una perfetta corrispondenza nella visione aziendale, focalizzata sul concetto di sostenibilità. Caviro, con il proprio modello completo di economia circolare, ha di recente rinnovato l’impegno in questo ambito, presentando la seconda edizione del Bilancio di Sostenibilità. Un nuovo tassello, divenuto una Best Practice in Italia e all’estero.

Volio è invece impegnato nella riduzione del proprio impatto ambientale ed è certificato Carbon Free dal 2019. La partnership prende il via in un anno particolarmente importante per il gruppo di Forlì, forte di una chiusura di bilancio in positivo e di performance economiche trainate anche dall’export. Un ambito in cui Caviro ha rafforzato le proprie quote.

«Abbiamo trovato in Volio il partner ideale per realizzare questo ambizioso progetto – commenta Massimo D’Isep, Direttore Export Caviro – grazie alla sua esperienza, competenza e passione nei vini italiani e alla profonda conoscenza dei consumatori americani. Il nostro obiettivo è di incrementare la presenza di Caviro negli Usa focalizzandoci sui nostri brands principali.

L’INTERVISTA. D’ISEP: «NEGLI USA CON I NOSTRI VALORI»

Dottor D’Isep, quali sono i risultati dell’analisi di mercato condotta da Caviro negli Usa? In particolare, qual è la situazione attuale dello scaffale, sul fronte dei vini in brik?

La partnership con Volio nasce da un’analisi di mercato e dalla voglia di essere presenti in tutti gli stati con i nostri prodotti e marchi principali, cercando non solo di far crescere le vendite, ma anche riposizionando il nostro marchio con un partner giovane, dinamico e che ha condiviso fin da subito il nostro ambizioso progetto.

Oggi negli Usa vendiamo principalmente bottiglie ma il brik/Bib, anche per dna aziendale, deve essere un focus su cui lavorare in futuro. Le varietà più vendute sono nell’ordine: Pinot Grigio, Cabernet, Chardonnay, Merlot, Moscato, il resto dei vitigni rimane marginale.

Quanto costerà il Tavernello in brik e in bottiglia e in quali catene ed insegne Usa sarà distribuito? Previsioni di vendita e di fatturato?

Da una ricerca effettuata in collaborazione con WineSearcher, il prezzo medio a scaffale per brik 500 ml si attesta tra i $ 3.99 ed i $ 5.99. Ma dal momento che $ 4.99 rappresenta più del 60% del totale, Tavernello sarà posizionato tra $ 4.99 e $ 5.99, a seconda del vino e della linea di riferimento. Le catene di riferimento sono in genere player con presenza nazionale, tra i quali Costco, Target, H-E-B, Trader’s Joe, ABC Stores.

Quali saranno le strategie di comunicazione che intraprenderete per entrare nelle case degli americani con Tavernello in brik e in bottiglia?

Cercheremo di comunicare al cliente finale il nostro progetto di sostenibilità e di filiera controllata e trasparente. Il consumatore pretende sempre più trasparenza e chiarezza sui metodi di produzione e provenienza del vino.

È importante fare in modo che queste informazioni siano di facile reperibilità e a portata di click. Inutile aggiungere che il digitale rappresenta un mezzo indispensabile per veicolare i contenuti di un’azienda come la nostra.

Al contempo, la sostenibilità legata ad un vino/brand ha assunto un ruolo chiave: non basta più parlare del prodotto in sé ma occorre raccontare la filosofia e i valori correlati e collegati al prodotto stesso.

L’etichettatura del brik, secondo la regolamentazione americana, dovrà contenere informazioni particolari o aggiuntive sul processo di produzione, rispetto all’Italia?

Per prodotti “Conventional” deve contenere informazioni aggiuntive relative alla catena di importazione ed alcune diciture specifiche in merito ai “Government Warnings”, ma non informazioni sul processo di produzione, che invece non differisce dagli standard Italiani ed Europei.

Per quanto riguarda invece i prodotti “Organic” la legislazione è completamente diversa. Si richiede una certificazioni specifica dal punto di vista produttivo (divieto totale di utilizzo di solforosa) ed informazioni particolari da riportare in etichetta/brik.

Su quali Denominazioni italiane siete pronti a scommettere, in particolare, negli Usa?

Per quanto riguarda le denominazioni non c’è dubbio che il mercato sia sempre legato al Pinot Grigio piuttosto che al Prosecco- Ma da parte nostra ci dedicheremo come sempre alla crescita dei vini provenienti dalla nostra base sociale, che è presente nella maggior parte delle regioni più vocate alla produzione del vino in Italia.

Categorie
news news ed eventi

Amarone della Valpolicella in brik: il “pesce d’aprile” di Allegrini

FOTONOTIZIA – «Un nuovo incredibile packaging per il nostro Amarone! Così incredibile che fai bene a non crederci. Buon pesce d’aprile!». Allegrini esorcizza il 1 aprile sui propri canali social, scatenando l’ilarità dei follower con l’immagine di un finto Amarone della Valpolicella in brik da un litro.

Qualcosa, per l’appunto, di “Unbelivable!”. Decine i commenti e le reazioni al post, tra cui spicca la proposta del nome da dare al nuovo fantomatico vino: «Allegrello». Prosit!

Categorie
Vini al supermercato

Il Tavernello millesimato: “Vendemmia 2020” sul brik di Caviro

Tavernello in brik vendemmia 2020. Questa l’ultima novità in casa Caviro. Il colosso di Forlì ha deciso di indicare l’annata sui vini in brik della linea “Tavernello Classico“: Vino Bianco d’Italia, Vino Rosso d’Italia e Vino Rosato d’Italia, disponibili in confezioni tris da 0,25 cl o singolo Tetra Pak da 1 litro.

In casa Caviro la chiamano “evoluzione”, accompagnando la new entry con un gioco di parole: «Taverbello, il nuovo Tavernello». La motivazione? «Abbiamo scelto di indicare l’anno di vendemmia sul fronte del brik oltre alla data di confezionamento, quale garanzia indiscussa della qualità del vino», sottolinea la cooperativa.

«Nuova forma e più valori, ma la bontà è quella di sempre. Il vino più scelto dalle famiglie italiane si è fatto ancora più bello e sostenibile. Una confezione speciale che porta in tavola il frutto della vendemmia 2020 e racconta tutto l’impegno e le buone scelte di Cantine Caviro, la più grande Cantina d’Italia»

C’è da scommettersi, non sarà l’ultima novità. Dopo aver lanciato lo scorso anno la linea Sunlight, ovvero i primi Tavernello in brik senza solfiti aggiunti, Caviro sta lavorando alacremente sull’immagine del brand, puntando anche su Instagram. La pagina “Tavernello Italia”, ma soprattutto il claim, la dicono lunga: “L’orgoglio, senza pregiudizio“. Prosit.

Categorie
birra

Se la birra alla spina diventa da asporto

Molto più di una semplice doggy bag per la birra. Italpack Cartons, azienda avellinese con 30 anni di esperienza nella produzione di brik in cartone destinati a prodotti come latte, succhi e vino, ha ideato Eco Pitcher. Un packaging d’asporto che dà la possibilità di trasportare due pinte di birra in maniera sicura.

Eco Pitcher mantiene la bevanda fresca con una protezione isotermica ed è stato concepito con l’idea di essere utilizzato più volte, con la possibilità di lavarlo nella lavastoviglie e alla fine di smaltirlo con la carta. Un prodotto green che utilizza materie prime rinnovabili alternative alla plastica.

L’idea è nata per caso osservando come nei pub inglesi i baristi siano soliti urlare “Last Order please!” o “Time, gentlemen!” quando i clienti possono effettuare l’ultima ordinazione prima della chiusura. Questo perché i pub inglesi generalmente non distribuiscono alcolici dopo le ore 23, ma è spesso desiderio della clientela prolungare la serata e bere insieme un altra birra.

Eco Pitcher, tradotto in italiano “Brocca ecologica“, nasce dal piacere di condividere un momento con gli amici nel rispetto dell’ambiente anche lontano dai punti di ristoro non solo come asporto da pub e ristoranti, ma utile anche in altre situazioni, come la spiaggia o gli eventi culturali e sportivi dove il vetro è proibito e la plastica dovrebbe essere evitata. Che dopo la moda della Birra artigianale in lattina sia il momento della birra in brik?

Categorie
Vini al supermercato

Caviro lancia Sunlight, il primo vino in brik Tavernello senza solfiti aggiunti

Il primo vino in brik senza solfiti aggiunti non poteva che essere firmato da Caviro, azienda leader in Italia nel segmento. La nuova linea TavernelloSunlight” fa il suo esordio sul mercato in questi giorni, con due etichette dal packaging fresco e giovanile, capace di richiamare l’estate. Si tratta di un bianco e un rosso allergen free, vendemmia 2019, ottenuti con uve Trebbiano e Sangiovese Rubicone Igt.

“L’obiettivo di questo nuovo progetto di Caviro – spiega Rosa Prati, responsabile Ricerca e Sviluppo Caviro – è quello di ottenere uno standard qualitativo all’altezza del brand Tavernello, ma nella sua versione Sunlight, senza solfiti aggiunti, quindi di ottenere un vino Allergen Free.

La presenza di solfiti sviluppati naturalmente in una quantità inferiore ai 10 mg/l è stata possibile solo attraverso pratiche enologiche e protocolli brevettati che ci consentono di ottenere un vino di qualità e con una shelf life minima garantita di 12 mesi“.

La procedura messa in campo da Caviro consente di preservare al meglio l’integrità aromatica di Trebbiano e Sangiovese. Le uve scelte per il lancio della linea Tavernello Sunlight vengono sottoposte a macerazione a temperatura controllata e vinificate con lieviti selezionati che consentono di evitare l’aggiunta di solforosa.

Due vini in brik pensati per tutte le occasioni, dall’aperitivo alle feste in giardino, senza il rischio di incorrere nel noioso “mal di testa”. I solfiti sono infatti utilizzati nel settore alimentare per le loro capacità conservanti e antiossidanti.

Se presenti nel vino in concentrazioni superiori ai 10 mg per litro, devono essere segnalati sulla confezione, in quanto rientrano tra le sostanze che possono provocare allergie o intolleranze.

“I Tavernello Sunlight senza solfiti aggiunti – suggerisce Benedetto Marescotti, Marketing Caviro – rendono più piacevole l’occasione di consumo e consentono anche a chi ha intolleranze ai solfiti di gustare la genuina bontà di Tavernello, il vino più scelto dagli italiani”.

LA DEGUSTAZIONE

  • Trebbiano Rubicone Igt 2019 Tavernello “Sunlight” (12%)
    Il Trebbiano Igt selezionato esprime una nota fresca e fruttata di pesca ed agrume, freschezza incrementata dal processo di vinificazione e dall’assenza di solfiti. È adatto per essere degustato con piatti a base di pesce, con piatti vegetariani per la sua allegra semplicità.
  • Sangiovese Rubicone Igt 2019 Tavernello “Sunlight” (12,5%)
    Sangiovese Igt selezionato è un’esplosione di profumi ed aromi di frutta rossa estiva: ciliegia, prugna, in un vino gradevole da bere e da degustare a tavola in qualsiasi occasione, ottimo con le carni ma anche con le ricche paste tradizionali, adatto ad ogni occasione.

 

Categorie
Vini al supermercato

Another brik in the wall. Maxi degustazione di vino in cartone: Castellino al top

Una degustazione alla cieca di vini in brik, non brandizzata, non sponsorizzata e soprattutto non “testimonializzata“, che vede trionfare il “Castellino” come migliore vino in cartone in vendita al supermercato, in Italia. L’abbiamo chiamata, simpaticamente, “Another brik in the wall“.

Molto più di un semplice gioco di parole. Già, perché è un vero e proprio “muro” quello che erigono molti esperti di vino nei confronti di brand-bandiera del segmento come Tavernello. Critiche che arrivano, spesso, da persone che ammettono candidamente di non averlo mai assaggiato.

Il partito “No Tetra Pak” coincide il più delle volte con quello che lotta – senza distinzioni – contro il vino al supermercato, ma che all’amico o al famigliare, a Natale, regala il Ferrari astucciato con la confezione bianco-nera, in offerta in Gdo: “Tanto costa poco ed è buono”.

Noi lo scriviamo e sottoscriviamo, assumendoci le responsabilità del caso: alla cieca, alcuni dei vini degustati nell’ambito di “Another brik in the wall”, potrebbero essere scambiati tranquillamente per vini in bottiglia, degni di panel di degustazione più che mai dignitosi.

Vini in brik come il bianco Castellino vanno insomma ben oltre la scaloppina da sfumare. A incidere, piuttosto, a parità di produttore, è la data di scadenza riportata sul cartone (lo chiarisce bene il caso de L’Oste e del San Gaudenzio): più è recente, più il vino conserva le proprie caratteristiche intatte (e in questo il Tavernello è imbattibile).

Caviro (qui la cronaca della nostra visita allo stabilimento) imbattibile anche dal punto di vista della comunicazione, visto che è l’unica azienda in grado di rispondere alle nostre domande sul segmento. Gli altri? Tutti in silenzio: tra un “viaggio all’estero” e “non c’è il capo” come scusa.

“Siamo da tempo riconosciuti produttori leader di vini di consumo quotidiano – commenta Benedetto Marescotti, Marketing manager del colosso forlivese – e saremo sempre impegnati su questo fronte, in quanto emanazione di una base sociale Cooperativa molto diffusa, con quasi 13 mila soci viticoltori operanti in 7 regioni italiane enologicamente vocate”.

A conferma del ruolo di leader, da Caviro ci si aspetta innovazione. “È nel nostro Dna dagli anni ’80 – risponde Marescotti – con la creazione del segmento brik, su cui manteniamo leadership e consenso”.

Tra le novità, il recente lancio delle referenze Tavernello Gold nei blend Pinot Bianco – Famoso Igt e Sangiovese Merlot Igt, cui ne seguiranno altri, nell’innovativo formato Tetra Pak Prisma 500 ml: “Molto maneggevole ed elegante grazie alla carta alluminata”, sottolinea Marescotti.

“Stiamo lanciando anche le referenze bianco e rosso Biologico – annuncia il Marketing manager di Caviro – attraverso una selezione di vini e di soci nelle regioni ove c’è maggior cultura del Bio, di per sé non facile da ottenere in vigna, con l’alternanza di stagioni climaticamente poco uniformi”.

“In altre parole – sintetizza Benedetto Marescotti – stiamo investendo sul brik, sostenendo il mercato, comunicando sempre di più e se possibile meglio le caratteristiche dei vini, che abbiamo aggiornato nel tempo più volte seguendo il cambiamento del percepito dei consumatori, perché questo segmento è acquistato con fiducia e soddisfazione”. Solo Tavernello conta oltre 5 milioni di famiglie acquirenti e ha trovato sbocco anche all’estero.

“Comunichiamo in ottica trasparente ed anche provocatoria se vogliamo, invitando i consumatori a degustare senza pregiudizio il vino nel bicchiere, perché siamo sicuri della qualità ed i feedback che riceviamo dal mercato ci confortano nelle nostre scelte”, conclude il portavoce di Caviro intervistato da Vinialsuper. Più in generale, quello del vino in brik è un segmento che pare godere di buona salute.

Lo dicono i dati Iri sull’andamento del 2019, sostanzialmente in linea col trend generale. Nell’anno che volge al termine, il segmento segna vendite in valore per 207.184.641 euro sul totale di circa 1,7 miliardi di euro del vino confezionato battuto in cassa dalla Grande distribuzione organizzata (Gdo), fino a settembre.

Le vendite in volume (136.762.315) calano dello 0,5%, ma aumentano dello 0,1% in valore rispetto al 2018. Il prezzo medio del vino in cartone è di 1,51 euro in Italia nel 2019, in crescita dello 0,6%.

Non resta che godersi la descrizione, oggettiva e super partes, dei brand di di vino in cartone reperiti nei maggiori supermercati e discount italiani. A ognuno, d’ora in poi, la scelta. Anche solo per le scaloppine.

BIANCHI

– Tavernello Vino Bianco, Caviro Sca Faenza (nelle cantine di Forlì): 1,51 euro
Giallo paglierino. Naso dalla leggera vena aromatica, floreale, frutta a polpa bianca e gialla. In bocca morbido, senza rinunciare alla freschezza. Chiude asciutto.

– San Crispino Vino Bianco, Cantine Ronco (Terre Cevico T.C. Soc. Coop. Agricola Lugo): 1,85 euro
Giallo paglierino, riflessi dorati. Più sui fiori secchi che freschi, frutta a polpa bianca. Naso e palato meno espressivi del precedente.

– “L’Oste” Trebbiano Rubicone Igt (Ca.Vi.M. Srl Ovada nella cantina di Costigliole d’Asti): 1,19 euro
Giallo paglierino. Naso convincente, espressivo, sulla frutta a polpa gialla e i fiori. Bocca inconsistente, il vino scappa via, piuttosto “slavato”.

– “San Gaudenzio” Trebbiano Rubicone Igt (confezionato da Ca.Vi.M. Srl Ovada nella cantina di Costigliole d’Asti per Md Discount): 1,19 euro
Giallo paglierino. Naso sul frutto maturo, polpa gialla sulla bianca. Pesca netta. In bocca morbido e corto, ma i ritorni di frutta matura sono precisi e il retrogusto asciutto.

– “Sorsetto” Vino Bianco (confezionato da Ca.Vi.M. Srl Ovada nella cantina di Costigliole d’Asti per Md Discount): 0,99 euro
Giallo paglierino. Al naso nota smaltata e ammandorlata. In bocca inconsistente, solo “salato”, sulle durezze.

– “Albestro” Vino Bianco (confezionato per Auchan Spa da Cierrevi Sca Faenza nelle cantine di Forlì): 1,29 euro
Giallo paglierino. Naso molto pulito, frutta bianca e gialla con leggera vena di surmaturazione. Accenni floreali. Al palato conferma le buone impressioni: finale asciutto, fruttato. Vino equilibrato.

– “Castellino” Bianco d’Italia (confezionato da C.R.V. Sca Faenza nelle cantine di Forlì): 1,99 euro
Il vino in brik più costoso. Giallo paglierino. Naso molto preciso e intenso. Frutta leggermente più matura del precedente, gialla e bianca, pompelmo. Note floreali fresche. In bocca corrispondente, preciso sulle note fruttate mature, finale asciutto e buona persistenza. Un vino davvero equilibrato e ben costruito.

– “Il” Vino Bianco (confezionato per Unes Maxi Spa da Casa Vinicola Poletti, Imola): 1,19 euro
Vino in vendita da U2 – Unes supermercati. Giallo paglierino scarico. Altro naso pulito, lineare. Meglio della bocca, dove la sola acidità connota il sorso. Chiude amaro.

– “Poggese” Vino Bianco (prodotto da Caviro Sca nella cantina di Forlì): 0,99 euro
Paglierino verso il carta. Naso di frutta a polpa bianca e gialla matura, tendente al surmaturo, non precisissimo. In bocca non pervenuto: slavato, finale asciutto. Esselunga, per una volta, bocciata in toto nel rapporto qualità prezzo.

“Primia” Trebbiano Rubicone Igt (confezionato da G.C. Soc. Coop Agr., Lugo – Gruppo Cevico): 1,39 euro
Si tratta del vino in brik realizzato in private label per Tigros. Naso pulito, solita frutta bianca e gialla. In bocca frutta matura, non del tutto corrispondente. Chiusura asciutta, piuttosto precisa.

– Vino Bianco (Lidl, imbottigliato par Cuzares Sca, prodotto in España): 0,99 euro
Giallo paglierino scarico. Naso tendente al maturo, smalto. In bocca inconsistente, con chiusura nuovamente “smaltata”. Vino in cartone da evitare senza esitazioni.

ROSATI

– “San Crispino” Rosato (Terre Cevico T.C. Soc. Coop. Agricola Lugo): 1,85 euro
Bel colore, che rispecchia quello sul cartone. Naso non molto espressivo, floreale, piccoli frutti rossi, ribes e fragolina su tutto. In bocca corrispondente. Vino che si fa bere agilmente, chiusura asciutta.

– “Albestro” Vino Rosé (Cierrevi Sca Faenza nelle cantine di Forlì): 1,29 euro
Confezionato per Auchan Spa. Naso più intenso del precedente. Ancora una volta frutta a bacca rossa, ma più matura. La nota smaltata torna anche al palato, asciutto e poco equilibrato, spostato in maniera netta sulle durezze, nel segno di una scarsa corrispondenza col naso.

– “Primia” (G.C. Soc. Coop Agr., Lugo – Gruppo Cevico): 1,39 euro
Torniamo alla private label di Tigros. Colore leggermente più carico dei precedenti. Naso su note di frutta ancora più matura. Palato ordinato, piuttosto equilibrato, su note di fragola e lampone maturi.

ROSSI

– Tavernello Vino Rosso (Caviro Sca Faenza nelle cantine di Forlì): 1,51 euro
Rosso rubino mediamente trasparente. Frutta rossa (fragole, lamponi), unita a una nota ematica, ferrosa, arancia rossa tra scorza e succo. Corrispondente al palato, chiusura asciutta e di moderata persistenza.

– “San Crispino” Vino Bianco, Cantine Ronco (Terre Cevico T.C. Soc. Coop. Agricola Lugo): 1,85 euro
Colore rosso rubino carico, poco trasparente. Naso preciso, sul frutto rosso di bosco e l’agrume. Perfetta corrispondenza al palato.

– “L’Oste” Vino Merlot (Ca.Vi.M. Srl Ovada nella cantina di Costigliole d’Asti): 1,19 euro
Colore rubino più scarico dei precedenti. Naso sul maturo, piuttosto garbato, accenni verdi. In bocca non eccelle in equilibrio, per via delle durezze.

– “Bricconcello” Vino Rosso (Ca.Vi.M. Srl Ovada nella cantina di Costigliole d’Asti): 0,99 euro
Rubino trasparente. Naso sulla frutta matura, che preannuncia una certa morbidezza al palato. L’assaggio conferma le impressioni. Vino semplice ma piuttosto equilibrato, che scivola via e si lascia bere agilmente.

– “Sorsetto” Vino Rosso (confezionato da Ca.Vi.M. Srl Ovada nella cantina di Costigliole d’Asti per Md Discount): 0,99 euro
Naso sulla frutta maturo. Bocca non corrispondente, smalto e nota amara. Vino inconsistente.

– “San Gaudenzio” Vino Merlot (confezionato da Ca.Vi.M. Srl Ovada nella cantina di Costigliole d’Asti per Md Discount): 1,19 euro
Naso con poco frutto e surmaturo, sovrastato da nota verde acerba. In bocca altro vino senza consistenza e privo di equilibrio, tra note fruttate surmature e acidità.

– “San Gaudenzio” Sangiovese Rubicone Igt (confezionato da Ca.Vi.M. Srl Ovada nella cantina di Costigliole d’Asti per Md Discount): 1,19 euro
Colore rubino mediamente trasparente, più carico e luminoso del predente. Frutto rosso e agrume netto. In bocca più polpa ed equilibrio, finale giustamente asciutto, coerente.

– “Albestro” Vino Rosso (confezionato per Auchan Spa da Cierrevi Sca Faenza nelle cantine di Forlì): 1,29 euro
Rosso rubino mediamente trasparente. Smalto, goudron, frutta matura. Meglio al palato, dove la nota smaltata è attenuata dal frutto maturo. Vino che non raggiunge comunque canoni di equilibrio degustativo.

– “Castellino” Rosso d’Italia (confezionato da C.R.V. Sca Faenza nelle cantine di Forlì): 1,99 euro
Naso non esplosivo, giocato su note nette floreali di viola e di rosa, lampone, fragolina, frutta rossa in generale. La giusta morbidezza, la giusta freschezza, la giusta armonia anche in chiusura. Un vino molto equilibrato, beverino e “presente” al palato.

– “Il” Vino Rosso (Casa Vinicola Poletti, Imola): 1,19 euro
Prodotto per U2 – Unes supermercati. Rosso rubino trasparente. Frutto rosso e smalto, al naso. In bocca una spremuta di limone, con vaghi ritorni di frutta rossa matura che, in chiusura, tentano inutilmente di riequilibrare il sorso.

– “Poggese” Vino Rosso (prodotto da Caviro Sca nella cantina di Folrì): 0,99 euro
L’altra esclusiva di Esselunga. Rosso rubino trasparente. Naso esile, frutto e smalto. In bocca scappa via veloce: alla nota morbida e rotonda di frutta matura fa seguito una chiusura amara, piuttosto sgarbata. Non ci siamo, come per il bianco “Poggese”.

– “Primia” Rubicone Igt Sangiovese (confezionato da G.C. Soc. Coop Agr., Lugo – Gruppo Cevico): 1,39 euro
La private label di Tigros. Rosso rubino mediamente trasparente. Lampone, fragola, ribes, tendente al maturo. Accenno verde. Corrispondente al palato, con nota verde e amara che si ripresenta in un finale asciutto, non equilibratissimo.

– Vino Rosso (Lidl, imbottigliato par Cuzares Sca, prodotto in España): 0,99 euro
Rosso rubino mediamente trasparente. Naso garbato, frutta matura, a bacca rossa. Bocca scialba, inconsistente, fin troppo asciutta, “legnosa”, da bastoncino del ghiacciolo. Brik da brividi sulla schiena.

Categorie
Vini al supermercato

Caviro, il gigante del Tavernello. Tra Slow (Wine) e Rock ‘n’ Roll

Anche Golia ha un cuore. E batte slow. Very slow. Il gigante romagnolo del Tavernello, lo stesso capace di imbottigliare 2 milioni di ettolitri di vino l’anno, si avvale di due enologi attivisti di Slow Food e Slow Wine.

Il gigante in questione di nome fa Caviro, leader indiscusso del mercato nazionale del vino al supermercato. Tra i primi dieci al mondo per fatturato, con 304 milioni di euro. Nulla a che vedere con la Chiocciola di Carlo Petrini? Solo in apparenza. Pietro Cassani e Giacomo Mazzavillani (nella foto, sotto), rispettivamente responsabile del laboratorio enologico e del processo di lavorazione vino alla Caviro di Forlì, sono lì a dimostrare il contrario.

Il volto meno conosciuto della più grande cooperativa agricola italiana. Un impero fondato sui numeri, ma anche sulla qualità. “La costanza nella riconoscibilità dei nostri prodotti sul mercato – spiega Giordano Zinzani, responsabile Normative e Tecniche Enologiche di Caviro – è per noi il primo sinonimo di qualità, che riusciamo a garantire grazie al confronto trentennale con i nostri conferitori di uve e al lavoro dei nostri enologi. Un aspetto che ci viene riconosciuto da 7 milioni e 200 mila famiglie consumatrici in Italia”.

“I nostri standard qualitativi – precisa Zinzani – sono dettati da frequenti panel di assaggio dei prodotti dei nostri competitor internazionali. A livello operativo, invece, stimoliamo le 34 cantine conferitrici, situate da nord a sud del Paese, con un sistema di liquidazione che invogli a fare sempre meglio in vigna, di vendemmia in vendemmia”.

Tredicimila i viticoltori che fanno parte della famiglia Caviro, in sette regioni d’Italia. Trentasette mila gli ettari di vigneti lavorati, in totale. Tradotto: la cooperativa romagnola produce, da sola, l’11% dell’uva italiana. E’ grazie a questa grande disponibilità che i blend Tavernello riescono ad essere sempre uguali negli anni. “Riconoscibili dal consumatore”, per dirla con Zinzani.

Un puzzle, anzi la sintesi, “del meglio della produzione annuale dei vigneti dei conferitori”, assemblati da uno staff di 6 enologi (cinque di stanza a Forlì, uno a Savignano sul Panaro, nei pressi di Modena), tre analisti di laboratorio e quattro impiegati all’Assicurazione qualità.

“Il numero degli enologi, in realtà – spiega Giordano Zinzani – si aggira sulla cinquantina. I primi controlli vengono effettuati dalle nostre cantine associate, in loco. Le uve arrivano a Caviro già vinificate, secondo i rigidi parametri dettati ai viticoltori. Solo in questa fase, si assiste all’intervento diretto del nostro personale, che degusta e testa i campioni e li assembla, dopo aver identificato il blend più consono alle esigenze del mercato di riferimento, che sia italiano o estero”.

Altra faccia della medaglia, la produzione di vini a Indicazione geografica tipica (Igt) e a Denominazione di origine controllata (Doc), “in cui – commenta Zinzani – puntiamo a garantire, valorizzare e conservare la tipicità dei singoli territori”.

LE UVE CAVIRO: IL SISTEMA DI LIQUIDAZIONE
Dal Friuli Venezia Giulia arrivano principalmente Merlot, Cabernet, Refosco, Pinot Grigio, Glera, Chardonnay e Sauvignon (una cantina associata, 1790 ettari). Dall’Emilia Romagna Sangiovese, Lambrusco (principalmente Sorbara), Merlot, Ancellotta, Trebbiano, Chardonnay, Albana e Grechetto Gentile (14 cantine, 19.002 ettari). Dalla Toscana giungono Sangiovese, Brunello, Merlot, Trebbiano e Vermentino (2 cantine, 1.090 ettari).

Dall’Abruzzo Montepulciano, Trebbiano, Pecorino e Chardonnay (9 cantine, 8.218 ettari). Dalla Puglia Primitivo, Negroamaro, Malvasia Nera, Nero di Troia, Chardonnay, Bombino e Verdeca (3 cantine in Salento, 922 ettari). Dalla Sicilia, infine, Nero d’Avola, Syrah, Grillo, Catarratto, Inzolia e Grecanico (6366 ettari, una cantina: la Petrosino di Trapani, seconda per dimensioni in Italia solo a Settesoli).

Uve che hanno un prezzo. Di fatto, è sul terreno della liquidazione dei conferitori che si gioca una delle partite più importanti per Caviro. “Di anno in anno, verso dicembre – spiega Giordano Zinzani – la cooperativa stabilisce un budget per i vini. Viene stabilito un minimo garantito, che viene corretto in base alla conformità agli standard richiesti”.

Le sorti dei viticoltori è delle cantine associate a Caviro sono nelle mani di uno staff di enologi che si riunisce una volta alla settimana, a Forlì. “Tutte le singole partite – evidenzia Zinzani (nella foto) – sono valutate in funzione della qualità specifica di quel campione. Ogni ritiro viene catalogato e degustato da una commissione composta dagli enologi Caviro e da quelli delle stesse cantine associate. Degustazioni che, ovviamente, avvengono alla cieca, sulla base di schede di valutazione Assoenologi, con punteggio in centesimi. Questo punteggio, assieme alla rispondenza dei caratteri analitici, contribuisce alla modifica del prezzo base garantito ai soci”.

Raffaele Drei, presidente della Cooperativa Agrintesa, non ha dubbi. “Oggi Agrintesa è il socio più grande della compagine sociale Caviro e tramite il Consorzio colloca direttamente al consumatore una quota importante del proprio vino. Siamo fortemente impegnati e interessati alla crescita sia come quota di mercato che come modello di filiera vitivinicola integrata”.

“I fattori di successo per i soci Caviro sono stati ben delineati dai direttori delle Cantine intervenuti all’ultimo incontro con la base sociale: Cristian Moretti, direttore generale Agrintesa, Roberto Monti, direttore della Cantina Sociale Forlì e Predappio, Fabio Castellari, direttore della Cantina Sociale Faenza. Tutti hanno sottolineato, come comuni denominatori di crescita e sviluppo, l’avanguardia qualitativa per una buona liquidazione dei soci, l’innovazione e la capacità di differenziare”.

Rispetto alle zone più lontane dalla “base”, ai soci viene riconosciuta una cifra che si aggira attorno ai 35 centesimi al litro. Per i viticoltori dell’Emilia Romagna, si sale sino a 45 centesimi con il Lambrusco. I picchi si toccano con i vini Igt, 60 centesimi al litro, e a Denominazione di origine controllata, valutati in media fino a 1 euro. Cifre che Zinzani snocciola senza timore.

“Fra i principali tratti vincenti – aggiunge Raffaele Drei – sono stati individuati la concentrazione e specializzazione dei centri di vinificazione, la capacità di realizzare velocemente progetti di produzione per vini con caratteristiche diverse e una buona integrazione di pianura e collina. Per i soci di Caviro è di fondamentale importanza poter ragionare in una logica di mercato fatta anche di liquidazioni differenziate su molteplici variabili, come lo stabilimento, l’area di produzione, le giornate di conferimento e l’effettiva qualità. Merito anche di una base sociale caratterizzata da coesione e ricettività, aperta a un ricambio generazionale in grado di garantire uno sguardo sul futuro”.

IL TOUR
E che Caviro sia proiettata al futuro, lo si capisce al primo sguardo dello stabilimento di Forlì. Dall’esterno, gli 82 serbatoi del sito produttivo di via Zampeschi 117 offrono bene l’idea delle dimensioni del business della cooperativa, con i loro 340.578 ettolitri di capacità complessiva. All’interno, altri 133 “silos” contenenti vino, per un totale di 126.670 ettolitri. Caviro, per chi non l’avesse capito, è questo, prima di tutto: una delle maggiori cantine italiane, con serbatoi per un totale di 467.248 ettolitri complessivi. E’ qui che staziona il vino prima delle chiarifiche e delle filtrazioni, che anticipano la stabilizzazione.

Centonovantaquattro milioni di litri le vendite a volume del colosso romagnolo nel 2016, suddiviso tra i brand Tavernello, Castellino, Botte Buona, Terre Forti, Romio, VoloRosso, Salvalai, Cantina di Montalcino, Da Vinci, Leonardo, Monna Lisa e Cesari. Export in 70 Paesi. Due le linee per l’imbottigliamento. Quella nuova, inaugurata a settembre dello scorso anno, ha una velocità di 18 mila bottiglie l’ora. La più vecchia risale agli anni ’90 ed è ancora in funzione, anche se in fase di ammodernamento.

In quest’area dello stabilimento, il prodotto finito viene movimentato su pallet da veri e propri robot. “Le chiamiamo navette – precisa l’enologo Pietro Cassani, che guida il tour -. Si muovono autonomamente su percorsi prestabiliti del magazzino di stoccaggio e sono solo uno degli aspetti all’avanguardia del sito produttivo di Forlì”. In uno degli angoli dello stabile, di fatto, sembra aprirsi una porta temporale sul futuro. Roba da farti sentire – almeno per un attimo – un po’ come Donny Darko, alle prese col suo coniglio gigante.

Un magazzino da 10 mila posti pallet completamente robotizzato, col quale alcune catene della Grande distribuzione (o, meglio, i loro Ce.Di, i centri distributivi delle varie insegne) hanno la possibilità di connettersi via web, emettendo ordini che vengono indirizzati direttamente a una delle 14 “ribalte” del magazzino, in base alla destinazione. Ti pizzichi la guancia mentre osservi quel braccio meccanico, senza il minimo controllo umano, andare a pescare proprio quel pallet, lassù.

La voce dell’enologo Cassani, Cicerone per un giorno, ti riporta alla realtà, poco più in là. Davanti alle bobine di Tetra Pak pronte per la sterilizzazione, prima di essere riempite di vino in impianti simili a quelli utili per “inscatolare” latte. Guardi in faccia i dipendenti uno ad uno, credendo che all’improvviso salti fuori Michael J. Fox. Aguzzi le orecchie per sentire qualcosa d’altro (che so? Johnny B. Good, per restare in tema).

Ma il suono, sottile e monotono, è quello della catena di montaggio dei brik di Tavernello. L’unico elemento che, nel suo piccolo, ricorda quella chitarra rosso fiammante. Altro che quattro quarti. Qui si gira al ritmo di 7-8 mila pezzi l’ora, su un totale di 10 linee. Vino in brik pronto per il consumo, “senza pastorizzazione, bensì con filtrazione sterile”, tiene a precisare Cassani. L’enologo del rock’n’roll di Caviro.

Prima di raggiungere i laboratori d’analisi, dove l’intero staff è all’opera sugli ultimi campioni giunti allo stabilimento, ecco l’unica zona inattiva del magazzino: quella per il confezionamento dei “Bag in Box” da 3 e 5 litri, destinati sopratutto al mercato francese. La grandeur. Come formato, s’intende. Bien sûr.

IL FENOMENO TAVERNELLO
Italiana, italianissima, anzi romagnola (se no si offende), l’inclinazione (linguistica) di Elena Giovannini (nella foto). “L’upgrade qualitativo dei prodotti – commenta la responsabile Marketing Daily di Caviro – è stato uno degli obiettivi perseguiti dalla nostra azienda sin dal 1983, anno in cui abbiamo dato vita al vino in brik. Inizialmente era soltanto Sangiovese o Trebbiano. Poi, chiaramente, i volumi venduti erano talmente elevati che il sourcing non era più sufficiente a coprire la richiesta. I due vitigni sono ancora parte fondamentale dei nostri blend, vino bianco e vino rosso d’Italia”.

Cosa caratterizza questa marca? “Il fatto di garantire uniformità di gusto e una costanza negli anni – replica Giovannini – un grande pregio per i nostri consumatori”. Chi sono? “Il target è ben definito: è chiaro che si parla di quotidianità, ma anche di garanzia di un certo standard qualitativo”. La diversificazione dell’approccio al mercato del vino da parte dei consumatori, anno dopo anno, ha convinto tuttavia Caviro ad allargare la proposta di referenze, riunite sempre sotto lo stesso marchio.

“Nel 2010 lanciamo i frizzanti bianco e rosato – ricorda Elena Giovannini – come naturale prosecuzione della marca generica Tavernello, sempre a base delle nostre cantine sociali socie. Successivamente il lancio dello Chardonnay e, per la prima volta, vini di provenienza siciliana come il Syrah Cabernet: per la prima volta inseriamo vini di provenienza siciliana. Fino ad arrivare alla prima Doc che è il Pignoletto, proveniente dalle colline di Imola. Un vino non molto conosciuto fuori dai confini regionali, che noi abbiamo contribuito a distribuire sul mercato”.

“Facile dunque intendere come sul mercato internazionale il ‘Red blend’ Tavernello giochi un ruolo fondamentale – evidenzia la responsabile Marketing Daily di Caviro – dato che i tanti vitigni italiani non sono semplici da conoscere e da scegliere, per il consumatore straniero. Red blend, dunque, come sintesi della qualità italiana. Ovviamente abbiamo bene in mente qual è il nostro mestiere e il consumatore al quale vogliamo parlare, sia in Italia sia all’estero. E di conseguenza sviluppiamo prodotti adatti a quel tipo di esigenza: quella quotidiana”.

Un’azienda, Caviro, capace di rispondere col Pignoletto al fenomeno Prosecco. Un botta e risposta che lega il vitigno emiliano a quello veneto, anche dal punto di vista dialettico-ampelografico: Glera-Prosecco, Grechetto Gentile-Pignoletto. Inutile precisare che Caviro produca anche il re delle bollicine Charmat, grazie alle rinnovate sinergie con la Viticoltori Friulani La Delizia, in seguito all’inaugurazione della nuova sede di Orcenico Inferiore di Zoppola, il maggiore polo per la spumantizzazione del Friuli Venezia Giulia.

Tra i blend in degustazione segnaliamo, su tutti, il Trebbiano – Pinot Bianco Rubicone Igt 2016. Un mese e mezzo di legno per il Trebbiano, il resto acciaio. Altro vino dall’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato, tra i varietali, il blend tra Sangiovese e Merlot.

GLI ALTRI SEGMENTI DEL BUSINESS
Caviro, in realtà, non significa solo vino. La cooperativa romagnola è un vero e proprio universo circolare. “Il nostro modello di business – commenta Giordano Zinzani, tra l’altro presidente del Consorzio Vini di Romagna – è tale da iniziare in vigna per poi tornarci, con uno scarto sulla produzione quantificabile in un risicato 1%”.

Oltre al vino, la cooperativa romagnola è leader in Italia nel settore distilleria. Una diversificazione che consente a Caviro di inserirsi nel mercato dei farmaci, con la produzione – su tutti – di acido tartarico e delle “basi” alcoliche già addizionate di mentolo per il colluttorio Listerine, commercializzati dall’altro colosso Johnson & Johnson.

“In Francia vendiamo molti alcoli destinati alle liqueur d’expedition degli Champagne”, rivela Zinzani. Non ultimo il business del recupero degli scarti dell’attività di vigna, che consente a Caviro di produrre – oltre a derivati farmaceutici, alimentari e agronomici – anche energia.

Quella prodotta dal sito produttivo di via Zampeschi 117 sarebbe in grado di illuminare a giorno l’intera città di Forlì (120 mila abitanti). Energia che si tramuta in compost e fertilizzanti, chiudendo il cerchio col loro ritorno nelle vigne italiane dei soci. E allora tutto questo è slow, very slow o rock ‘n’ roll? Ai posteri l’ardua sentenza.

Categorie
news ed eventi

Mezzo secolo di Tavernello: Elio e le Storie Tese show per Caviro

Un concerto gratuito di Elio e le Storie Tese, in piazza del Popolo a Faenza. Ha deciso di festeggiare così, Caviro, i suoi 50 anni dalla fondazione. Appuntamento per mercoledì 29 giugno, alle 21.30. Una scelta originale quella di supportare l’Emilia Romagna Festival per il concerto di Elio e le Storie Tese, “dettata – spiega in una nota il colosso che produce, su tutti, il vino in brik Tavernello – da una forte comunanza di tratti tra Caviro e la famosa band, come lo spirito avanguardista, la genuinità e la trasparenza, ma soprattutto la popolarità, che trasversalmente ha portato entrambi ad avere un vasto successo nel proprio campo”. Una crescita lunga mezza secolo, quella di Caviro, che ha portato il gruppo di Faenza a diventare leader italiano per quota di mercato, distribuzione e awareness dei propri marchi. Dodicimila i viticoltori che costituiscono la più grande filiera vitivinicola in Italia, 34 le cantine in sette regioni. Per un totale di 35 mila ettari e una produzione totale che si assesta su numeri impressionanti: il 10% dell’uva italiana trasformata in vino. “Quest’anno – commenta Carlo Dalmonte, presidente di Caviro Sca – festeggiamo una ricorrenza davvero significativa per il gruppo. Il merito è di tutti coloro che durante la vita della Cooperativa hanno dato il loro imprescindibile contributo: dai fondatori, che per primi hanno avuto la capacità di visione che ha determinato il carattere e la forza di Caviro, a tutti i soci, collaboratori e dirigenti di ieri e di oggi”. “Proprio per celebrare questo storico anniversario – continua Dalmonte – abbiamo deciso di fare un regalo ai cittadini di Faenza: un concerto gratuito in piazza del Popolo di Elio e le storie tese che speriamo possa non solo far divertire, ma anche contribuire a rinsaldare ancora di più il nostro legame con i cittadini, anzi le persone, che come noi vivono e lavorano in un territorio che conferma ogni giorno la sua forte capacità produttiva”. I festeggiamenti iniziano in realtà martedì 28 giugno, in una serata ad hoc organizzata da Caviro con la stampa. Mattatore della serata, rigorosamente a porte chiuse presso il Teatro Masini di Piazza Nenni, a Faenza, sarà Elio, per una volta senza Storie Tese. Sul palco proporrà al pubblico un repertorio eterogeneo e sorprendente. Dallo swing di Fred Buscaglione alle canzoni della mala di Strehler passando per ‘Largo al Factotum’, Cavatina di Figaro, tratta dal Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. La serata sarà moderata da Federico Fazzuoli, primo testimonial Tavernello e volto storico di Linea Verde. Poi Caviro festeggerà con il territorio che storicamente la ospita: la sera del 29 giugno in piazza del Popolo a Faenza Elio e le Storie Tese al gran completo faranno ballare la città con la tappa di “Energumeni in ferie tour”, concerto-anteprima dell’Emilia Romagna Festival, offerto da Caviro.

I NUMERI DEL GRUPPO
Costituita nel 1966, Caviro rappresenta la più grande filiera vitivinicola italiana con 12 mila viticoltori. Tra i 34 soci figurano 31 cantine cooperative, che raggruppano produttori su una superficie di oltre 33 mila ettari e che producono circa 6 milioni di quintali di uva. Del totale soci, 26 cantine cooperative conferiscono vino, 5 cantine e 1 Consorzio conferiscono i sottoprodotti delle loro lavorazioni. Inoltre Caviro comprende una cooperativa del settore ortofrutticolo e si avvale di un socio sovventore. Sono ben 50 gli enologi del gruppo, che esporta in oltre 70 Paesi una vasta gamma di vini italiani, acquistabile in Gdo, nell’Horeca e sul web. “A permettere questa competitività sui diversi mercati – evidenzia Caviro – sono strategie di branding in continua evoluzione e la decisione di operare con partner importatori scelti fra i primi tre di ogni Paese o direttamente tramite proprie strutture. A fare la differenza però sono anche le sinergie attuate in termini organizzativi, logistici e di investimento, un’elevata esperienza tecnica e una conoscenza approfondita dell’enologia italiana e dei suoi trend a livello mondiale”. Il gruppo presieduto da Carlo Dalmonte comprende anche la Divisione Distilleria, seconda in Italia nella produzione di alcool con una quota del 25% e co-leader mondiale nell’acido tartarico naturale. “Caviro – evidenzia Delmonte – opera prestando la massima attenzione non solo al rapporto qualità-prezzo, ma soprattutto all’ecosostenibilità. La tutela dell’ambiente per questa realtà passa attraverso una serie di fattori e di pratiche che interessano ogni fase, dal vigneto al bicchiere. Per garantire l’anima ‘green’ delle proprie etichette l’azienda utilizza fonti rinnovabili per la generazione di energia dagli scarti di lavorazione, valorizza i sotto-prodotti agroindustriali trasformandoli in materie prime per il comparto farmaceutico e beverage. A questo si aggiunge il recupero dell’acqua”.

Con un fatturato 2015 di 300 milioni di euro, Caviro occupa 494 dipendenti. Le vendite di vino a volume nel 2015 sono stimate in 190 l/mln. Il target di riferimento sono le 7,3 milioni di famiglie consumatrici in Italia, con una quota di mercato a valore dell’8,3%. Le 31 cantine del gruppo ricavano 4,8 milioni di ettolitri di vino che conferiscono a Caviro in misura fra il 17% e il 60%. Il gruppo di Faenza imbottiglia circa 2 milioni di ettolitri, di cui l’88% è vino dei soci. Negli ultimi 6 anni Caviro ha investito circa 100 milioni di euro nei suoi stabilimenti produttivi di Forlì (vino), Savignano sul Panaro (vino), Faenza (distilleria ed energia) e Treviso (acido tartarico). La posizione competitiva in Italia vede Caviro sempre sul podio: primo gruppo per quota di mercato a volume e valore, primo nel brik a volume e valore, terzo nel vetro a volume e valore. La posizione competitiva sui mercati esteri vede Tavernello come primo marchio di vino italiano nel mondo. Caviro è inoltre uno dei leader del settore distilleria: secondo produttore alcool in Italia a valore, secondo a volume, secondo produttore mondiale di acido tartarico naturale e primo in Italia per recupero acque reflue aziende alimentari.

Exit mobile version