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Borgogna, bottiglie di vino più leggere con “Bourgogne Neutralité 2035”

Borgogna, bottiglie di vino più leggere è Bourgogne Neutralité 2035
Nell’ambito del progetto “Bourgogne Neutralité 2035“, il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (BIVB) ha lanciato una nuova webserie sui suoi canali social. Questa iniziativa è dedicata alla promozione dell’uso di bottiglie di vino più leggere, con l’obiettivo di «sensibilizzare sia i viticoltori che i commercianti ancora esitanti, oltre a informare il grande pubblico sull’esistenza di bottiglie di vino più leggere, vantaggiose e prive di inconvenienti».
Ogni episodio della serie affronta un pregiudizio comune riguardante le bottiglie alleggerite, illustrato da una vignetta realizzata da Sylvain Pongi. Un professionista che già utilizza bottiglie di peso inferiore ai 450 grammi condivide quindi la propria esperienza. Sfatando il mito e rispondendo alle domande più frequenti. I primi tre episodi hanno evidenziato diversi aspetti chiave di questa innovazione.

LA VERSATILITÀ DELLE BOTTIGLIE LEGGERE DI VINO

Il primo tema affrontato riguarda la versatilità delle bottiglie leggere, dimostrando che tutti i vini possono essere imbottigliati in contenitori alleggeriti, inclusi i Grand Cru di Borgogna. Questo concetto è stato ribadito dalla testimonianza di Véronique Drouhin della Maison Joseph Drouhin, che ha confermato come la qualità del vino non venga minimamente compromessa.

LE BOTTIGLIE LEGGERE SONO PIÙ FRAGILI?

Il secondo episodio ha sfatato il mito secondo cui le bottiglie alleggerite sarebbero più fragili e soggette a rotture durante l’imbottigliamento, lo stoccaggio e la spedizione. A dimostrare il contrario è stata l’esperienza di Frédéric Gueguen del Domaine Céline et Frédéric Gueguen, che ha sottolineato come la riduzione del peso non influisca sulla resistenza delle bottiglie. https://www.winemag.it/viaggio-vini-qualita-prezzo-borgogna-con-gabriele-gorelli-mw/

BOTTIGLIE DI VINO LEGGERE: I BENEFICI PER LE CANTINE DELLA BORGOGNA

Il terzo episodio ha evidenziato i benefici pratici per i lavoratori delle aziende vinicole. L’adozione di bottiglie più leggere permette infatti di ridurre il peso delle casse di vino, migliorando le condizioni di lavoro. Un esempio concreto è stato portato da Hélène Sarkis e da una dipendente del Domaine Joblot. Hanno spiegato come una cassa da 12 bottiglie possa pesare fino a 1,7 kg in meno, facilitando così la movimentazione e riducendo il rischio di infortuni.

I PROSSIMI EPISODI DI BOURGOGNE NEUTRALITÉ 2035

Sono attualmente in preparazione altri quattro episodi, che verranno diffusi nel mese di aprile. L’obiettivo del progetto “Bourgogne Neutralité 2035” è ambizioso: ridurre del 60% le emissioni di CO₂ dei vini di Borgogna. E compensare il restante 40%. Considerando che le bottiglie rappresentano attualmente il 25% delle emissioni totali, diminuirne il peso è una strategia efficace per ridurre l’impronta carbonica. Per i vini tranquilli, le bottiglie da 395 grammi hanno già dimostrato efficienza e robustezza. Tuttavia, anche le bottiglie da 410 o 420 grammi offrono vantaggi significativi. Nel 2023 il peso medio delle bottiglie di vini di Borgogna era di 559 grammi. https://www.vins-bourgogne.fr/

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Calano le vendite dei vini della Borgogna nel 2022

La vendemmia 2021, scarsa a livello di quantità con circa 997.000 ettolitri – ovvero poco più di 132,9 milioni di bottiglie da 75 cl – ha avuto un impatto sul calo delle vendite dei vini della Borgogna. La botta d’arresto più evidente è quella dei supermercati francesi: -11% in volume nei primi 8 mesi dell’anno, rispetto al periodo pre-Covid.

«Nonostante il raccolto del 2021 sia storicamente basso in termini di volume (-30% / media degli ultimi 5 raccolti) sfuso e bottiglie sono calate “solo” del 15% rispetto alla media delle ultime 5 campagne vendemmiali (1,3 milioni di bottiglie)», evidenzia il board di Vins de Bourgogne.

 

Il calo delle vendite è legato anche ai consumi interni. «Il livello di consumo dei francesi – evidenzia il Consorzio – dipende dalle conseguenze di una ripresa economica post-bellica più veloce della produzione globale di beni e servizi. Recentemente, il conflitto russo-ucraino ha amplificato queste conseguenze».

L’aumento dei prezzi dell’energia, l’inflazione (+6,6%, nota dell’Insee del 7 settembre 2022), e l’aumento dei prezzi di beni e servizi hanno avuto un impatto diretto sul potere d’acquisto dei francesi. Grazie alle misure governative di protezione contro l’aumento dei prezzi, il consumo francese nel secondo trimestre del 2022 sta resistendo bene (+6,6%).

I francesi stanno facendo scelte drastiche, nel tentativo di mantenere il loro potere d’acquisto: il 68% dei prodotti da supermercato sta subendo una contrazione dei volumi di vendita (NielsenIQ). E i volumi dei vini fermi sono tra i più colpiti. Le vendite di vini fermi nei supermercati francesi (esclusi i discount) sono diminuite del 5,9% (8 mesi 2022 / 8 mesi 2022).

L’EXPORT DEI VINI DELLA BORGOGNA

Addirittura -7,6% per i vini Doc fermi (8 mesi 2022 / 8 mesi 2021). «I vini di Borgogna sono doppiamente colpiti da questa scelta dei consumatori e dalla piccolissima raccolta 2021», evidenzia ancora Vins de Bourgonge. La Borgogna è quindi al di sotto dei livelli di vendita pre-Covida (-11%, 8 mesi 2022 / 8 mesi 2019).

«Dall’inizio dell’anno – afferma Laurent Delaunay, copresidente del BIVB – il canale tradizionale, in particolare quello della ristorazione, sta andando particolarmente bene per i vini di Borgogna. C’è un vero e proprio appetito per i nostri vini. Ciononostante, seguiremo con attenzione questo settore nei prossimi mesi, in quanto l’economia globale la situazione economica globale può influire anche su questo settore».

Del resto, cala anche l’export. Dopo il boom dei consumi successivo al lockdown e in un contesto economico pieno di incertezze, le esportazioni dei vini della Borgogna stanno rallentando del -10,6% in volume (6 mesi 2022/ 6 mesi 2021). Questo rallentamento dei volumi di esportazione, in gran parte legato alla mancanza di vino, è accompagnato da aumento del valore: + 12,4% del fatturato (6 mesi 2022 / 6 mesi 2021).

Il rallentamento dei volumi arriva dopo 3 anni da record. Tuttavia, le esportazioni rimangono superiori a quelle del periodo pre-Covida: 46,4 milioni di bottiglie da 75 cl esportate dalla Borgogna (6 mesi 2022), ossia + 13% in volume (5,3 milioni di bottiglie vendute in più).

«Il rallentamento delle nostre esportazioni – spiega François Labet, presidente della BIVB – si spiega logicamente con il basso livello di raccolto. Le cantine hanno dovuto ridurre le loro assegnazioni per soddisfare tutti i clienti. Dobbiamo dunque aspettare l’arrivo dell’annata 2022».

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Export vini Borgogna verso il record storico: crescita su tutti i mercati nel 2021

L’export dei vini della Borgogna cresce su tutti i mercati nel 2021: + 21,8 % in volume e + 26,4 % in valore, mettendo a confronto i primi nove mesi 2019 e 2021. Eppure, il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne invita alla cautela, «visto soprattutto il periodo di incertezza».

I numeri parlano chiaro anche per l’Italia. Le esportazioni della nota denominazione francese nel Bel Paese segnano un +54,9% in volume e un +40,6% in valore. Nel quadro complessivo, la crescita maggiore per l’export dei vini della Borgogna si registra in Corea del Sud (+187,0% in volume e +171,9% in valore), seguita da Israele (rispettivamente +124,4% e +128,5%) e Nuova Zelanda (+112,9% e +77,8%).

Incremento da record anche nei Paesi dell’Est Europa, con al vertice Polonia (+109,6 e +150,8%) e Lettonia (+76,2% e +115,9%) e Lituania (+28,9% e +106,7%). Bene il Nord Europa, guidato dal boom della Danimarca (+ 67,8% in volume e +72,3% in valore) e dell’Irlanda (+51,5% e +43,4%).

Volano anche Paesi Bassi (+44,7% e +79,2%), Lussemburgo (24,1% – 43,4%) e Austria (15,7% – 52,9%). Così come l’Oriente: Cina (30,6% – 79,5%), Taiwan (52,3% – 48,8%) e Singapore (24,1% – 46,3%).

EXPORT VINI BORGOGNA: LE NOTE DOLENTI

Uniche note dolenti, sempre nel confronto tra volumi e valori dei primi nove mesi del 2019 con lo stesso periodo del 2021, il -18,4% e -4,6% della Germania. Il bilancio è lievemente in negativo anche in Spagna, solo per in termini di valore (-0,9%, a fronte del +15,4% dei volumi) e negli Emirati Arabi (+1,7% in volume, ma -32,3% in valore).

«Nel 2021 – commenta il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne – la Borgogna progredisce su quasi tutti i suoi mercati, mostrando addirittura una crescita rispetto al periodo pre-crisi. Nel prossimo anno, tuttavia, le posizioni potrebbero essere messe alla prova da una vendemmia 2021 meno generosa, e dal possibile rallentamento dell’economia globale».

Cautela, dunque. La récolte 2021 è infatti stimata tra i 900 e 950 mila ettolitri, contro gli 1,56 milioni di ettolitri della 2020. Bene le vendite nazionali dei vini di Bourgone. «In Francia – evidenzia il Bureau – i vini di Borgogna continuano a progredire, grazie soprattutto alla loro presenza in tutti i segmenti di vendita, compresa la grande distribuzione organizzata».

CRESCONO LE VENDITE DEI VINS DE BOURGOGNE

In un contesto di calo generale delle vendite tra i primi 10 mesi 2021 e lo stesso periodo del 2020, in particolare dei vini rossi (-3,5% in volume e -0,6% in valore), le vendite di vini fermi di Borgogna sono eccellenti: +5,7% in volume e +8,6% in termini di fatturato.

Nel dettaglio, i vini bianchi sono i grandi vincitori con un + 8,1% in volume. In particolare crescono le Aoc di Chablis (+16,8% in volume); l’Aoc Régionales Bourgogne (esclusa la Bourgogne Aligoté): + 5,3% in volume; e l’Aoc Mâcon: + 9,7% in volume.

Più modesta la creascita dei vini rossi della Bourgogna. Le vendite mostrano un aumento del’1,5% in volume. Sotto la lente di ingrandimento, ecco l’Aoc Régionales Bourgogne (+1,9% in volume); l’Aoc Villages de la Côte Chalonnaise (+4,8% in volume, dopo il calo nel 2020). E l’Aoc Irancy: + 20,6% in volume e + 25,9% in vendite rispetto allo scorso anno.

Impennata anche per gli spumanti Crémant de Bourgogne: bell’aumento del +7,7%. Non abbastanza, comunque, per far tornare la denominazione ai livelli pre-crisi del 2019 il livello del 2019 (-2%). Gli ipermercati e i supermercati, che rappresentano la maggior parte delle vendite di Crémant de Bourgogne (85,3% dei volumi), confermano il trend in aumento: +7,4% in volume su 10 mesi.

EXPORT VINI BORGOGNA: TUTTI I DATI

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Cooperative del vino francese a raccolta: migliori assaggi al Wine Rendez-Vous 2021

Qualità media dei vini altissima a The Wine Rendez-Vous 2021. Protagoniste 19 cooperative vinicole francesi, che hanno messo in mostra i loro pezzi da novanta destinati al segmento Horeca e Gdo, in occasione di una due giorni settembrina, all’ombra della Tour Eiffel.

Una riprova di quanto il sistema cooperativistico d’Oltralpe punti a standard di eccellenza assoluta. Merito, forse, anche del pressing dei tanti vignerons (non ultimi gli Indépendants) che non disdegnano un confronto diretto con i colossi del vino francese. Persino sugli scaffali della Grande distribuzione organizzata: i supermercati.

Sono i numeri a dire molto sull’evento. I 19 espositori di The Wine Rendez-Vous 2021 hanno rappresentato 10.141 viticoltori da 112 denominazioni. Ottantamila gli ettari vitati coperti, in tutte le zone più vocate e rinomate della Francia.

Un primo incontro, quello di Parigi, che ha visto ai banchi di degustazione 350 vini, presentati da export manager e titolari delle 19 cooperative. In un’unica sala, un fatturato aggregato annuale di 700 milioni di euro, dato dalle sole vendite di queste etichette.

Dall’Alsazia, Alliance Alsace (Alsace). Dalla Loira, Alliance Loire. Dalla Valle del Rodano (Vallée du Rhône), Cellier des Princes e Jaillance e Maison Sinnae. Per la Bourgogne, Compagnie de Burgondie. Per Bordeaux, Terre de Vignerons, Tutiac e Union de Producteurs de Saint-Emilion (Udpse). Couleurs d’Aquitaine, Plaimont e Vinovalie per l’area Sud Ovest.

E ancora: Marrenon per l’Entre Rhône e la Provenza (Provence), a sua volta rappresentata da Estandon. Non ultime Foncalieu e Sieur d’Arques per la Linguadoca (Languedoc), Vignerons Ardéchois per l’Ardèche e Vignerons Catalans per Roussillon. Un rappresentante anche per la Corsica: l’Union vignerons Ile de Beaute (Uvib), nota come Cave d’Aléria.

I COMMENTI

«Siamo un gruppo di cantine cooperative con strategie di marketing ambiziose, nonché grandi operatori nelle nostre rispettive zone di coltivazione», commenta a WineMag.it Philippe Tolleret, presidente dell’Unscv, l’Union Nationale De Services Des Cooperatives Vinicoles e Managing director di Marrenon.

Storicamente, abbiamo tutti creato delle reti di distribuzione in Francia e all’estero, concentrandoci sul marchio e sulla costruzione del brand, guidati dall’obiettivo di promuovere rigorosamente la personalità delle nostre regioni. Condividiamo i seguenti valori: motivazione, innovazione, umanità e, naturalmente, qualità».

Pierre Cohen, Managing Director di Cellier des Princes nonché ideatore del format The Wine Rendez-Vous, fa eco a Tolleret. «Ho voluto promuovere questo gruppo di cooperative, leader nelle rispettive regioni e/o denominazioni, il cui standard di qualità è aumentato in modo spettacolare. Da qui l’idea di allestire una degustazione con i loro migliori prodotti».

Tanto ha inciso la voglia di ritrovarci tutti assieme, dopo 18 mesi di pandemia di Covid-19 che ha complicato il contatto fisico e l’opportunità di offrire esperienze a misura d’uomo. Non potevamo scegliere location migliore di Parigi, una città magica».

«In quanto produttori di grandi volumi – chiosa Jean Baptiste Tarel, export manager della cooperativa Union Alliance Alsace – siamo un po’ sottovalutati, anche se la situazione sta pian, piano migliorando».

Eventi come questo dimostrano che la qualità è un cardine delle cooperative del vino francese, che altro non sono se non l’unione di tante famiglie di vignerons. Abbiamo un grande senso di appartenenza e conosciamo bene il valore sociale del sistema cooperativistico».

THE WINE RENDEZ-VOUS 2021 DI PARIGI: I MIGLIORI ASSAGGI

Decine le etichette meritevoli di una menzione, tra le circa 300 degustate in occasione della due giorni parigina. Di seguito quelle da non perdere (non solo nel rapporto qualità prezzo) tra i vini dei vari brand presentati dalle 19 cooperative vitivinicole francesi, in occasione di The Wine Rendez-Vous 2021.

SPUMANTI
  • Crémant de Limoux Brut Extra Brut 2014 Toques et Clochers, Sieur d’Arques (Languedoc)
    *BEST IN SHOW*
  • Crémant Mayerling Brut, Cave de Turckheim (Alsazia)
  • Crémant Brut Cigogne, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
  • Crémant de Loire Blanc Brut Bio, De Chanceny (Loira)
  • Crémant de Loire Blanc Brut 2012 Impétus, De Chanceny (Loira)
  • Crémant de Bourgogne Brut Réserve, Le Burgondie (Bourgogne)
  • Crémant de Loire Brut Rosé, La Cave de Die Jaillance (Loira)
  • Crémant de Die Grande Réserve 2015, La Cave de Die Jaillance (Vallée du Rhône)
  • Clairette de Die Tradition Aop brut Légère, La Cave de Die Jaillance (Vallée du Rhône)
  • Crémant de Limoux blanc, Aguila (Languedoc)
  • Crémant de Limoux blanc Première Bulle Premium Van Binh, Sieur d’Arques (Languedoc)
VINI BIANCHI
  • Riesling Racines et Terroirs 2019, Cave du Roi Dagobert (Alsazia) *BEST IN SHOW*
  • Saumur Blanc Chenin Bio Vegan 2020 Escapade, Alliance Loire (Loira)
  • Touraine Sauvignon 2018 La Dilecta, Alliance Loire (Loira)
  • Vacqueyras Blanc 2020, Domaine De La Libellule (Vallée du Rhône)
  • Châteauneuf-du-pape Blanc 2019, Cellier des Princes (Vallée du Rhône)
  • Riesling Grand Cru Brand 2017, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
  • Pinot Gris bio 2019, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
  • Montagny Blanc 2020 La Burgondie, La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
  • Aop Gaillac blanc Loin de l’œil 2018 Astrolabe, Vinovalie (Sud-Ouest)
  • Sauvignon Blanc 2018 Origines Font Renard Blaye blanc, Tutiac (Bordeaux)
  • Ardèche blanc 2020 Orélie, Vignerons Ardéchois (Ardèche)
  • Igp Ardèche blanc Viognier 2020 Grès du Trias, Vignerons Ardéchois (Ardèche)

VINI ROSATI

  • Igp Méditerranée rosé 2020 Hérosé, Cellier Des Princes (Provence) *BEST IN SHOW*
  • Bordeaux rosé 2020 Lion&the Lily, Tutiac (Bordeaux)
  • Cotes Catalanes rosé 2020, Saveurs d’Autrefois, Vignerons Catalns (Roussillon)
VINI ROSSI
  • Aop Luberon rouge 2017 Gardarem, Marrenon (Entre Rhône) *BEST IN SHOW*
  • Châteauneuf-du-pape 2017 Hérédita, Cellier des Princes (Vallée du Rhône)
  • Igp Vaucluse Principauté d’Orange rouge Le Triporteur, Cellier Des Princes (Vallée du Rhône)
  • Cairanne rouge 2019 Mas des Felaises, Cellier Des Princes (Vallée du Rhône)
  • Côtes du Rhône Villages rouge 2019 Domaine de Géorand Chusclan, Maison Sinnae (Vallée du Rhône)
  • Côtes du Rhône  Villages rouge 2019 Les Gênets Chusclan, Maison Sinnae (Vallée du Rhône)
  • Coteaux Vendômois rouge 2018  Grillé d’Aunis (100% Pineau d’Aunis, ndr), Alliance Loire (Loira)
  • Brouilly 2020 La Burgondie, La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
  • Moulin-à-Vent 2020 La Burgondie, La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
  • Bourgogne Côte Chalonnaise rouge La Burgondie (Pinot Noir, ndr), La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
  • Aop Cahors Malbec 2018 Astrolabe, Vinovalie (Sud-Ouest)
  • Aop Cahors Malbec 9 Terroirs T3 2018, Vinovalie (Sud-Ouest)
  • Saint-Emilion 2019 Château Barrail du Colombier, Udpse (Bordeaux)
  • Saint-Emilion Grand Cru 2018 Galius, Udpse (Bordeaux)
  • Saint-Emilion Grand Cru 2018 Aurélius, Udpse (Bordeaux)
  • Côtes du Roussillon Villages Rouge 2018 Signature Tautavel, Vignerons Catalans (Roussillon)
  • Aop Côtes du Vivarais rouge 2019 Grand Aven, Vignerons Ardéchois (Ardèche)
  • Igp Ardèche rouge 2020 Monnaie d’Or, Vignerons Ardéchois (Ardèche)
  • Aop Luberon rouge 2018 Grand Marrenon, Marrenon (Entre Rhône)
  • Ventoux rouge 2019 Orca, Marrenon (Entre Rhône)

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Vino francese, il Bureau ha deciso: «Basta traduzioni del termine Bourgogne»

«Stop alle traduzioni del termine Bourgogne, tante da rendere schizofrenici i consumatori». È l’ultima presa di posizione del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb) in difesa della lingua francese e dell’identità della regione vinicola, contro traduzioni come “Borgogna“, in italiano, “Burgundy” per gli anglofoni o “Burgund” nei Paesi germanofoni.

L’obiettivo è chiaro: «Per aiutare i consumatori a scoprirci occorre rendere finalmente le etichette dei nostri vini coerenti con il nome del vigneto in cui sono nati. È quindi essenziale mostrare un unico nome potente, sinonimo di eccellenza e rispetto delle origini: Bourgogne».

I vini della Borgogna godono di grande fama in tutto il mondo. Una bottiglia di vino su due viene finisce all’estero, in quasi 170 paesi. Tuttavia, secondo il locale Bureau, «più lontano vive il consumatore rispetto alla Francia, più fa fatica a capire il nostro sistema di denominazioni».

La presa di posizione riguarderò tutte le tipologie, ovvero circa 200 milioni di bottiglie di vino targato Borgogna, dal Borgogne al Crémant de Bourgogne, passando per Bourgogne Aligoté, Vin de Bourgogne, Grand vin de Bourgogne

«Abbiamo ritenuto necessario ripristinare il nostro nome originale, Bourgogne – spiega François Labet, presidente del Bivb – per affermare la nostra vera identità, nell’integrità del suo insieme. Direi che se le nostre appellations sono i nostri nomi, allora Bourgogne è il nostro cognome. Quello che ci unisce tutti, con i nostri valori comuni e tutte le diversità dei nostri vini. E un cognome non si traduce!».

Un appello già lanciato a livello internazionale ai rivenditori dei vini della Borgogna, tanto che «a poco a poco – riferisce il Bureau – le cose stanno cambiando e sta iniziando a comparire, sui media o su alcuni siti partner all’estero, la parola Bourgogne, in francese. anche nei testi di presentazione».

«I terroir che siamo chiamati a promuovere, spiegandone le identità in tutto il mondo –  commenta Julien Camus, presidente della Wine Scholar Guild – non sono solo ancorati in un luogo geografico, ma anche in una realtà culturale e storica di cui la lingua è una componente fondamentale».

«Tradurre il nome di una regione – continua – toglie parte della sua identità. Questo è il motivo per cui sarebbe opportuno nominare sempre le regioni vinicole nella lingua dei loro abitanti. In alcuni casi, è l’accento che contribuisce a renderli unici».

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Cité des vins & des Climats de Bourgogne: inaugurazione confermata nel 2022

Prende vita a Beaune la Cité des vins & des Climats de Bourgogne, un percorso di 1100 metri quadrati alla scoperta della cultura vinicola della Borgogna., che aprirà le porte ai visitatore a partire dalla primavera 2022. La struttura comprende uno spazio interamente dedicato ai “Climi dei vigneti della Borgogna“, zona inserita nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

La costruzione sarà il cuore di un nuovo distretto urbano targato “Biodivercity“, a due passi dal Palais des Congrès e dall’Englobera, un hotel moderno, ecologico e a misura d’uomo. Ci saranno poi ristoranti, un’intera galleria di shop per la degustazione di vini, una sala eventi e un ampio parco paesaggistico.

In particolare, il piano terra della Cité des vins & des Climats de Bourgogne sarà dedicato alla scoperta dei vini e dei climi della Borgogna. Il visitatore potrà scopre 20 “isolotti” articolati intorno tre temi principali, per una lunga visita della durata di 1 ora e mezza.

Già svelati i macrotemi: “La regione Borgogna: la sua storia, i suoi terreni, i suoi territori”; “Il Clima: l’unicità della viticoltura e del terroir della Borgogna”; “L’uva e il vino: il monovitigno, la vinificazione, le botti, gli aromi, la degustazione”.

Il viaggio sarà multisensoriale. Lungo il percorso, il visitatore potrà ascoltare una storia, interagire con i diversi dispositivi multimediali (tabelle multitouch, video animati, proiezioni luminose, giochi interattivi), e ottenere informazioni sulla degustazione.

Spazio anche per i bambini, che potranno scoprire la storia della viticoltura in Borgogna, attraverso il ciclo della vite e i dettagli sul terreno. Un progetto approvato nel 2010 dal Bourgogne Wine Board (Bivb), che conferma la sua tabella di marcia verso l’apertura in un momento difficile per la viticoltura internazionale.

La Cité des vins & des Climats de Bourgogne è in realtà un progetto di rete, con tre strutture legate al vino in tre punti di ingresso alla regione vinicola della Borgogna: Beaune, Mâcon e Chablis. Ciascuno di questi tre siti promuoverà i vini dell’intera area della Borgogna.

La Cité des Vins di Mâcon comporterà la ristrutturazione e l’ampliamento dell’attuale Maison des Vins del Bivb. L’area visitatori coprirà circa 1.900 metri quadrati. La Cité des vins di Chablis sorgerà invece nel sito storico delle cantine del Petit Pontigny. Anche questi edifici saranno ampliati: il nuovo sito coprirà circa 1000 metri quadrati.

 

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Gianluca Morino: lettera aperta all’Italia del vino. Dagli States

Ogni produttore di vino italiano dovrebbe venire come minimo una volta all’anno qui negli States e cercare di frequentare il meno possibile i vari gruppi a tema sui social come Facebook – dove ho avuto recenti diverbi – oppure certe degustazioni o presentazioni fatte da sprovveduti per tirar su “due lire”, tanto per arrivare a fine mese.

Il mondo si muove ad un’altra velocità rispetto al nostro orticello che, spesso, retrocede per scarse competenze e preparazione sulla “materia vino” e la sua interazione con la società moderna. Va bene ciò che succede sui mercati della Francia, dell’Italia, o della Spagna, insomma dei principali produttori di vino a livello mondiale, ma è in altri ambiti che si sta giocando il futuro del vino italiano di qualità nel mondo.

Sicuramente gli americani, che noi spesso pensiamo distanti, sono quelli che più stanno influenzando il mondo del vino e non solo per essere il mercato numero 1 del pianeta.

E non importa se ieri, nella migliore pizzeria di Harlem, un bel vino rosso italiano lo si beveva in un tumbler, non importa se c’erano 8 vini rossi e 7 bianchi al bicchiere, e non importa se, quando ho chiesto il bicchiere tulipano, mi hanno guardato e detto “ah italiano” sorridendo.

Quel sorriso era un mix di venerazione per l’importanza che diamo al vino ma anche di consapevolezza di chi con il vino fa business, mentre noi siamo sempre troppo ancorati alla forma ed alle troppe parole. Non importa se spesso i buyer assaggiano il tuo vino nei bicchieri di plastica: “Cazzo me ne frega? Io voglio quel fottuto spazio in quello scaffale”, penso tra di me. E poi sono loro che acquistano e pagano il mio lavoro.

Non importa se spesso gli americani non fanno caso agli abbinamenti, non fanno caso se ha o meno il tappo a vite o se ha una bottiglia da 1,5 kg. Ciò che importa è che sia buono e che nei locali che frequentano sia disponibile e che ci sia al bicchiere. Chiuso.

Loro sono diversi da noi, molto più cordiali e aperti, soprattutto nei posti pubblici, ed intorno ad un bicchiere di vino, al bancone di un ristorante, puoi parlare e conoscere chiunque. Perché il vino è apertura mentale e fisica, predisposizione a qualcosa di bello. E poi sorridono e fanno domande quando gli dici che sei un italian wine producer.

IL FUTURO
Una cosa interessante sarà il futuro del vino in USA, che per anni è rimasto ancorato a una classe sociale di bianchi con un buon indice di scolarizzazione mentre, ora, generazione dopo generazione, stanno entrando nuovi attori.

Gli afro americani e gli ispanici, soprattutto millennials, si stanno avvicinando al vino ed iniziano a consumarne ma, attenzione, spesso hanno gusti, palato e abitudini diverse, per cui chissà che evoluzioni porteranno al mercato amando soprattutto vini dolci o con un finale morbido quasi dolce.

In mezzo a tutte queste cose tu ti ritrovi a vendere Barbera d’Asti che, al di fuori di alcune isole felici come NYC, è difficile da proporre perché semplicemente non la conoscono.

E qui c’è il fulcro del discorso perché, mancando comunicazione e marketing, il vino si ritrova solo in balia delle onde e, quando trovi un’attività interessata a proporla, comunque la Barbera deve essere vicina a standard gustativi minimi prossimi di una certa omologazione del gusto internazionale.

Per quello che non si può più pensare di andare avanti così, ma bisogna affrontare il trade senza paura e cavalcare, con comunicazione, marketing e web, il mercato con le sue esigenze, debolezze, punti di forza ed opportunità. La grande differenza con la Francia sta tutta qui: con fatturati in crescita in USA e con una qualità percepita notevolmente più alta della nostra.

Con parole come Bordeaux e Bourgogne, veicolate da grandi e famosi vini, loro riescono ad ottenere ottimi posizionamenti anche con gli entry-level, spesso più scarsi dei nostri pari italiani. Qui la carta vini di un famoso locale di Miami, dove potrete vedere l’esiguità della presenza italiana.

LA COMUNICAZIONE
Sia alla degustazione di Omniwines che poi girando con gli agenti per enoteche e ristoranti, è ormai chiaro quale sarà la tendenza del vino su New York, in Texas o in California: sarà necessario arrivare a comunicare DIRETTAMENTE con il cliente finale, per accompagnarlo nella sua scelta finale che per il momento, causa leggi federali, sarà ancora fatta nei wineshop e non nelle ecommerce.

I ragazzi leggono sempre meno le testate storiche e sempre di più cercano tutto online, dove vige sempre il mio motto: se ci sei, ci sei. Ma se non ci sei, non ci sei. Negli States delle poche, mal fatte e rade iniziative di Consorzi o Associazioni di Produttori, arriva ben poco; esiste una comunicazione privata di alcuni grandi nomi fatta dai relativi importatori ma nulla di più.

Qualcosa di questa comunicazione traborda, come dal tavolo del ricco Epulone, ma non è sufficiente a generare interesse e massa critica come vorrei ci fosse su #Barbera o #Nizza ad esempio. Ce la faremo? Non lo so. Per ora no di sicuro e la Francia ci sta schiacciando in maniera prepotente. Cambieremo? Temo proprio di no.

Gianluca Morino

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