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Bolgheri, Fabio Motta vende una quota ad Agricole Gussalli Beretta (armi)


Agricole Gussalli Beretta
(armi) ha acquisito una una quota di controllo della società agricola semplice Fabio Motta, cantina di Castagneto Carducci situata in località Le Fornacelle. L’azienda vinicola dell’areale della Doc Bolgheri, fondata nel 2009 dal vignaiolo Fabio Motta, conta ad oggi circa 10 ettari di vigneti di proprietà. L’accordo è datato 17 luglio 2024 e sancisce l’acquisizione da parte del gruppo Agricole Gussalli Beretta di Monticelli Brusati (Brescia) di una quota di maggioranza dell’azienda bolgherese. Motta porterà in dote i locali per la
vinificazione, 9,87 ettari di vigneti e una produzione annua di circa 40 mila bottiglie.

CON FABIO MOTTA SALGONO A SEI LE CANTINE DI AGB

Diventano così 6 le tenute del Gruppo Agricole Gussalli Beretta (Agb), che può già contrare su Lo Sparviere (Franciacorta, Monticelli Brusati), Castello di Radda (Chianti Classico, Radda in Chianti), Orlandi Contucci Ponno (Colline Teramane, vallata del fiume Vomano, Abruzzo), Fortemasso (Barolo, Castelletto di Monforte d’Alba) e Steinhaus (Alto Adige, Buchholz – Pochi di Salorno. Ad oggi, grazie alla nuova acquisizione, la famiglia Gussalli Beretta (a capo del colosso produttore di armi Beretta Holding, che ha chiuso il 2022 con 1,4 miliardi di euro di fatturato) possono contare su un totale di 130 ettari di proprietà in Italia, per 650 mila bottiglie.

«Ho avuto modo di conoscere e stimare la storia decennale, la serietà e la visione imprenditoriale del gruppo Agricole Gussalli Beretta – commenta il fondatore Fabio Motta – e sono certo di aver trovato il partner ottimale per consolidare questo progetto e sostenerne il futuro sviluppo. L’obiettivo condiviso è quello  di crescere portando avanti il percorso intrapreso quindici anni fa al momento della nascita della cantina. Lo stile e la cura che hanno caratterizzato i vini Fabio Motta in questi anni rimarranno invariati, con un’attenzione ancora maggiore al dettaglio ed alle sfumature che questo straordinario territorio può offrire».

CHI È FABIO MOTTA

La gamma produttiva della cantina Fabio Motta, molto focalizzata sulla produzione territoriale e le sfumature di Bolgheri, si compone di quattro referenze: “Le Gonnare” Bolgheri superiore Doc; “Pievi” Bolgheri rosso Doc; “Lo Scudiere” Sangiovese Igt Toscana e “Le Gonnare” Bianco Vermentino Igt Toscana. Attualmente la distribuzione fa riferimento sia al mercato nazionale (Teatro del Vino) che internazionale, con export in circa 20 Paesi.

Dopo la laurea in agraria ed un’esperienza di cinque anni nella cantina del suocero Michele Satta, Fabio Motta ha iniziato la sua «personale avventura», mosso da «una grande passione per il vino e per il lavoro del vignaiolo artigiano». «Il mio vigneto – spiega – consisteva inizialmente di un appezzamento di quasi 20 anni di età, posizione eccellente ai piedi della collina di Castagneto Carducci». Il riferimento è a “Le Pievi”: circa 4 ettari di terreno, molto vocato. «Di lì a poco – continua il vignaiolo di Bolgheri – ho acquisito anche un eccellente vigneto di uve bianche, soprattutto Vermentino, di oltre due ettari, in località Le Fornacelle».


Azienda Agricola Fabio Motta

Loc. Le Fornacelle 232/C
57022 Castagneto Carducci (Livorno)
Tel. +39 0565 1828055
info@mottafabio.it

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Nuovo direttore Consorzio Oltrepò pavese: arriva Riccardo Binda da Bolgheri?


È giallo sul nome del nuovo direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese. Riccardo Binda avrebbe accettato l’incarico da oltre una settimana. L’annuncio ufficiale da parte dell’ente di Torrazza Coste (Pavia) tarda però ad arrivare. Lo stesso vale per la smentita del direttore (potenzialmente) uscente, Carlo Veronese, che preferisce non rilasciare commenti, tanto sul suo presente quanto sul suo futuro. Secondo verificate indiscrezioni raccolte da winemag.it, l’arrivo del nuovo direttore Riccardo Binda e l’annuncio ufficiale del suo nuovo incarico di direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese sarebbero in bilico per via delle resistenze del Consorzio Bolgheri e Bolgheri Sassicaia, dal quale proviene.

BINDA IN OLTREPÒ? BOLGHERI NON MOLLA

L’ente toscano presieduto da Albiera Antinori non vorrebbe privarsi di Binda, che ricopre il ruolo di direttore dal gennaio 2014 ma che ha origini oltrepadane, per l’esattezza di Voghera. Da qui il giallo sul nuovo direttore del Consorzio Oltrepò pavese, dopo le rivoluzionarie elezioni dello scorso marzo che hanno portato all’elezione della nuova presidente Francesca Seralvo (Tenuta Mazzolino). Una scelta che ha fatto vacillare – sin dalle prime ore – la possibile riconferma del direttore Carlo Veronese, uomo ritenuto da molti vicino alla corrente che ha sostenuto – senza successo – il terzo mandato della presidente uscente Gilda Fugazza, considerata la figura più apprezzata dal mondo degli imbottigliatori operanti in Oltrepò.

LE SFIDE DI RICCARDO BINDA IN OLTREPÒ PAVESE

Di certo, per Riccardo Binda, l’avventura in Oltrepò pavese costituirebbe una sfida professionale dalle tinte completamente differenti rispetto a quelle di Bolgheri e Sassicaia. Non solo dal punto di vista della percezione delle denominazioni a livello di marketing nazionale e internazionale, ma anche del valore medio di mercato effettivo della produzione, sostenuta nel pavese da molti meno brand blasonati e da cantine che operano in assenza di una chiara piramide della qualità, ancora tutta da costruire nel pavese. Altro nodo che attenderebbe il nuovo direttore Riccardo Binda è quella dell’export dei vini dell’Oltrepò pavese, per via del peso meno rilevante della produzione oltrepadana rispetto a quella di Bolgheri e Sassicaia. Elementi che portano l’ennesimo “giallo pavese” ad infittirsi. Giorno dopo giorno.

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Tentata estorsione a Tenuta San Guido: «150 mila euro o brucio vigneto Sassicaia»


«Datemi 150 mila euro in bitcoin o brucio il vigneto del Sassicaia». Ha avuto esito negativo il tentativo di estorsione ai danni di Tenuta San Guido da parte di un 47enne residente a Trieste, identificato e fermato dai carabinieri. L’uomo ha agito via email, dimostrando di conoscere alla perfezione la famosa proprietà di Bolgheri.

Il 47enne, già noto per reati simili ai danni di aziende del settore agroalimentare, prendeva di mira non solo le cantine, ma anche le insegne della grande distribuzione organizzata. Fondamentale ai fini della sua identificazione la denuncia presentata ai carabinieri livornesi dalla famiglia Incisa della Rocchetta.

L’accusa nei confronti dei 47enne è di tentata estorsione per i fatti che risalgono alla fine di marzo 2022, quando i dirigenti di Tenuta San Guido hanno ricevuto diverse e-mail criptate in cui si intimava di versare «150 mila euro in bitcoin nel giro di pochi giorni per non vedere bruciato il vigneto del Sassicaia». I vertici dell’azienda non hanno ceduto al ricatto e si sono rivolti alle forze dell’ordine, consentendo l’identificazione del triestino.

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Sassicaia (e altri miti) al calice, la formula vincente di Enoteca Tognoni: «Tre bottiglie al giorno»

Il mercato dei fine wines di fama internazionale non conosce crisi e la vendita al calice è uno strumento che ne incoraggia le vendite. Lo testimonia a winemag.it Francesco Tognoni, titolare di Enoteca Tognoni, vero e proprio luogo cult nel centro di Bolgheri. «Sono ormai trent’anni che vendiamo al calice i grandi vini della zona – spiga l’imprenditore toscano -. In questo periodo, vendiamo tre bottiglie al giorno di vini come Sassicaia, che conserviamo in speciali dispenser».

Ho capito tanti anni fa che Bolgheri è un territorio dal potenziale enorme – continua Francesco Tognoni – e che stappando vini, si sarebbero venduti facilmente. Oggi questa zona è famosissima e, come me, altri colleghi hanno scelto di vendere grandi vini al calice. Riusciamo quindi a stappare volumi importanti, di etichette molto conosciute e rinomate».

ENOTECA TOGNONI: VINI DI BOLGHERI AL CALICE E OTTIMA CUCINA

A distinguere la proposta di Enoteca Tognoni è un’intera pagina di vini icona di Bolgheri, proposti appunto al “bicchiere”. I clienti possono scegliere tra 5 o 10 centilitri. Abbastanza per poter assaporare etichette per molti inarrivabili, in abbinamento all’ottima cucina proposta dalla stessa enoteca, in Strada Lauretta, 5.

«Trent’anni fa – racconta Tognoni – c’erano molte meno b0ttigilie di oggi, ma stappavo già Tignanello, Sassicaia, Ornellaia, Paleo. Avevo capito che lo straniero a cui veniva concessa la possibilità di assaggiare vini importanti, poi ne comprava almeno una cassa. Un’utopia per gli italiani, a quei tempi, comprare una cassa di Sassicaia. Oggi, invece, questo succede regolarmente».

Gli stranieri mangiano magari un piatto in meno, ma scelgono una bottiglia importante, al tavolo. Prima di andare via ne comprano spesso una cassa, o due. Quelli che ci danno più soddisfazioni sono gli avventori del Nord Europa e gli americani. Tantissimi vengono in zona per il mare, per l’arte e per la cultura. Molti anche solo per il vino».

SASSICAIA AL CALICE DA TRENT’ANNI A ENOTECA TOGNONI

Francesco Tognoni entra poi nel dettaglio delle rotazioni dei fine wines al calice, da Enoteca Tognoni: «In un periodo come questo, quindi tra luglio e agosto, si stappa la media di tre bottiglie di Sassicaia al giorno. Ornellaia segue a ruota, con due bottiglie al giorno. Sassicaia resta ancora l’etichetta che la gente vuole bere di più».

Da una bottiglia si ricavano 7 calici “interi”, da 10 cl, e 14 “mezzi” da 5 cl, apprezzati in egual misura dalla clientela. «Qualcuno sceglie quattro calici piccoli – spiega Tognoni – per provare diversi vini. Altri propendono per due calici grandi dello stesso vino, che già conoscono».

IL FUTURO DI BOLGHERI

Secondo l’imprenditore toscano, forte di un 2021 da record assoluto di incassi, il futuro continuerà a regalare soddisfazioni. «Penso che fino a metà ottobre lavoreremo molto, forti della reputazione che si è conquistata questa zona della Toscana, negli anni. Bolgheri – continua – è ormai la zona più importante d’Italia per i vini da taglio bordolese. Tutto il mondo li vuole. Purtroppo i prezzi aumentano ogni anno, per logiche di domanda e di offerta».

«Di conseguenza – conclude il titolare di Enoteca Tognoni – anche noi enotecari e ristoratori dobbiamo adeguarci ai rincari delle cantine. Malgrado ciò, tutti gli anni finiamo il vino assegnato. A settembre 2022 avrò ormai finito Sassicaia 2019, nonostante le quantità assegnateci siano cospicue, grazie al rapporto ormai trentennale con la famiglia di Tenuta San Guido». Insomma, in alto i calici. Finché ce n’è.

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Vino bulgaro Bolgaré, Bolgheri vince la causa e chiama il Veneto: «In bocca al lupo al Prosecco»

Dopo 5 anni di attesa, l’EuipoUfficio marchi europeo dà ragione al Consorzio per la Tutela dei Vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia Doc nel contenzioso contro Domaine Boyar. La cantina aveva fatto domanda di registrare il marchio del vino “Bolgaré” nel 2017. La decisione è stata emessa lo scorso 21 marzo ma è stata pubblicata solo oggi, 29 marzo 2022.

In particolare, l’Euipo conferma la «forte somiglianza dei due nomi». Con il «rischio per il consumatore di associare erroneamente la denominazione italiana e il marchio bulgaro».

BOLGHERI VINCE LA BATTAGLIA LEGALE AL BOLGARÉ

«Si tratta di una vittoria non solo per il territorio di Bolgheri, ma per l’Italia e soprattutto per l’intero sistema europeo delle denominazioni, che dopo questa decisione ne esce certamente più forte», commenta Albiera Antinori, presidente del Consorzio Consorzio per la Tutela dei Vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia Doc.

«Dopo 5 anni di battaglia legale – continua – siamo molto contenti di questo risultato. Essere riusciti a difendere la denominazione Bolgheri dalla tentata registrazione da parte di una azienda bulgara di un marchio molto simile è un segnale importante per l’Italia, in un momento in cui anche altre denominazioni italiane sono in difficoltà nella difesa del loro nome».

BOLGHERI, AUGURI AL PROSECCO

Per l’avvocato Paola Stefanelli di Bugnion Spa, che ha assistito il Consorzio nel procedimento: «La decisione d’appello della Commissione dei Ricorsi dell’Euipo, che sancisce la vittoria del Consorzio di Bolgheri, è una lezione di coerenza dell’Ufficio marchi europeo sulla tutela delle Dop alla Commissione Europea».

Dopo aver intascato la vittoria sul vino bulgaro Bolgaré, è lo stesso avvocato a guardare ora al caso Prosek del Veneto. «La Commissione dei Ricorsi rileva che l’evocazione può sussistere anche solo in uno dei Paesi membri. E il fatto che non sussista, per motivi storici o linguistici, in una parte dell’Ue è irrilevante. Adesso in bocca al lupo al Prosecco per la sua battaglia».

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Bolgheri e Sassicaia: ecco la mappa vigneti 2021

FOTONOTIZIA – È scaricabile sul sito ufficiale del Consorzio di Tutela la nuova mappa dei vigneti di Bolgheri e Sassicaia. «Mi fa piacere condividere la nuova mappa dei nostri vigneti a seguito del censimento viticolo generale fatto quest’estate», ha annunciato il direttore Riccardo Binda.

Per quanto riguarda la mappa in 3D, l’ultima versione disponibile risale al 2019. Si tratta del risultato della collaborazione del Consorzio Tutela Bolgheri e Sassicaia con Alessandro Masnaghetti, sulla base del censimento fatto tra il 2017 e il 2018. L’ente toscano sta al momento valutando di aggiornare al 2021 anche la versione 3D.

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Bolgheri Doc Rosso 2019 Le Serre Nuove dell’Ornellaia

È sul mercato dal primo settembre 2021 il Bolgheri Doc Rosso 2019 Le Serre Nuove dell’Ornellaia. Una delle icone del vino toscano: preziosa cuvée di Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot in cui le singole peculiarità di ogni vitigno si fondono, secondo l’obiettivo di Ornellaia, in una «complessa sinergia di aromi». Un vino che che colpisce per immediatezza e pronta bevibilità, abbinate alle doti da lungo affinamento, tipiche dei vini di Bolgheri.

LA DEGUSTAZIONE

Nel calice, Le Serre Nuove dell’Ornellaia 2019 si presenta di un rosso rubino intenso, impenetrabile. Al naso la frutta matura disegna un profilo ampio, ma tutt’altro che “seduto”. All’esuberanza delle note di ciliegia, lampone, fragola e mora, risponde una ventata di balsamicità, su ricordi d’eucalipto, resina e ventate pepate.

Al palato, la corrispondenza è perfetta. Note balsamiche e speziate fanno da spina dorsale alla rinnovata abbondanza del frutto. Un quadro di estrema eleganza, in cui si distingue chiaramente ogni singola voce della cuvée. Ecco dunque verticalità e freschezza del Cabernet Sauvignon e del Cabernet Franc, la profondità aromatica del Merlot e il muscolo del Petit Verdot.

La complessità de Le Serre Nuove dell’Ornellaia si confà al ruolo di degno gregario del fratello maggiore “Ornellaia” Bolgheri Doc Superiore. Interessante, in questo quadro, il ruolo di un tannino setoso ed elegante, perfettamente inserito nel sorso, sin d’ora. Ma tutt’altro che arrendevole. Sembra voler troncare la chiusura, che poi torna vivace e godibilissima, sulle note morbide e fruttate di un allungo che riserva sapide sorprese.

«È l’attenzione ad ogni passaggio che ha permesso di massimizzare il potenziale aromatico delle uve – spiega Axel Heinz, direttore della Tenuta –  risultando all’assaggio morbido e setoso, con una elegante trama tannica ed un finale sapido e di bella persistenza».

Gli fa eco Olga Fusari, enologa di Ornellaia: «Oggi Le Serre Nuove è caratterizzato al naso da fresche note di frutti rossi maturi, accompagnate da una vivace vena balsamica con richiami a profumi di bacche di cipresso ed eucalipto». Un “second vin“, in definitiva, dalle indubbie caratteristiche premium.

LA VENDEMMIA 2019 DE LE SERRE NUOVE DELL’ORNELLAIA

L’annata 2019 è stata caratterizzata da un clima variabile, che ha alternato periodi di freddo e pioggia a lunghe fasi di siccità e caldo. Dopo un inverno nelle medie stagionali, il germogliamento è avvenuto nella prima settimana di aprile ma le condizioni fredde e piovose durante tutto aprile e maggio hanno ritardato la fioritura.

L’estate è trascorsa poi calda e soleggiata, con temperature sopra la media e assenza di precipitazioni. Le piogge di fine luglio hanno riportato le temperature nella norma stagionale, determinando condizioni ottimali per la maturazione.

L’alternanza di periodi soleggiati e acqua ha accelerato la maturazione. A beneficiarne, in particolare, l’evoluzione delle bucce, più morbide e permeabili del solito. Da qui un’ottimale estrazione del colore e della materia tannica più pregiata, chiara all’assaggio.

La vendemmia è iniziata il 5 settembre 2019 a Ornellaia (qui i dettagli sulla vendemmia 2020). Poi, grazie alle temperature rimaste fresche e alla brezza notturna garantita dalla prossimità della costa, è proseguita fino alla prima settimana di ottobre. Le uve, raccolte a mano, sono state ulteriormente selezionate in cantina su un doppio tavolo di cernita.

Dal 2016, la selezione ottica delle uve è stata aggiunta alla selezione manuale. Un altro passo della Tenuta verso la vinificazione in perfetto stato di ogni acino diraspato. Ogni varietà e ogni parcella utile alla produzione de Le Serre Nuove dell’Ornellaia viene vinificata separatamente.

La fermentazione malolattica inizia in acciaio e viene portata a termine in barrique. Qui il vino rimane a maturare per circa 15 mesi. L’assemblaggio avviene dopo 12 mesi di maturazione in barrique, permettendo così ai Cabernet, al Merlot e ai Petit Verdot di dare «il massimo contributo di espressione dell’annata e del territorio».

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Banfi, programma di sconti FinDynamic Unicredit per sostenere fornitori di Montalcino, Bolgheri e Chianti

Banfi, azienda leader nella produzione vinicola fondata nel 1978 ed eccellenza del Made in Italy, ha sottoscritto con FinDynamic, fintech partecipata da UniCredit, un programma di sconto dinamico «per favorire la ripresa economica dei propri fornitori». L’operazione riguarda gli operatori dislocati nei territori toscani di Montalcino, Bolgheri e Chianti, in Toscana, nonché quelli di Novi Ligure e Acqui Terme, in Piemonte.

Si tratta del primo esempio di applicazione del dynamic discounting nel settore vitivinicolo, caratterizzato dalla presenza di operatori che hanno spesso numerosi fornitori di piccole e medie dimensioni, per i quali lo strumento risulta particolarmente adatto alle loro esigenze di liquidità.

L’accordo, firmato grazie al contributo di UniCredit Factoring, si aggiunge a quello di Confirming sottoscritto nel 2020 e permette a Banfi di completare il percorso di sostegno alla propria filiera, concedendo ai fornitori diverse opzioni di flessibilità nell’incasso dei crediti.

COME FUNZIONA FINDYNAMIC UNICREDIT

«La soluzione di FinDynamic – spiega Unicredit – consente sia a Banfi che ai propri fornitori di visualizzare automaticamente le fatture all’interno di una piattaforma web o mobile e di selezionare in modo semplice le fatture per il pagamento anticipato. I fornitori potranno finanziare il proprio capitale circolante ottenendo il pagamento anticipato delle fatture in cambio di uno sconto, che varia dinamicamente in relazione al numero di giorni di anticipo rispetto alla data di pagamento concordata in fattura».

«Abbracciare la soluzione di FinDynamic – evidenzia Enrico Viglierchio, Ad di Banfi – significa essere ancora più vicini alle esigenze specifiche di ogni nostro singolo fornitore, con un sostegno concreto e dinamico, riconoscendone in questo modo l’alto valore».

UN SISTEMA DI SCONTI PERSONALIZZATI

«La conoscenza del territorio ed il dialogo continuo con gli imprenditori – sottolinea Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit (nella foto) – ci permettono di intercettare con tempestività le esigenze delle aziende. In questo caso la sinergia con le altre società del nostro gruppo unitamente alla specializzazione del prodotto offerto, ci hanno consentito di offrire a Banfi una soluzione innovativa e personalizzata».

Simone del Guerra, AD di UniCredit Factoring, aggiunge: «L’impegno a sviluppare soluzioni innovative attraverso collaborazioni con la società fintech FinDynamic ci consente di arricchire l’offerta di soluzioni a sostegno delle filiere produttive e di supportare le imprese clienti e i loro fornitori nel processo di ripartenza».

«Anche il 2021 si sta dimostrando per FinDynamic un anno molto importante – conclude Enrico Viganò, Ceo & Founder di FinDynamic – in cui le aziende ci hanno riconosciuto come un vero alleato per sostenere la propria filiera. Siamo orgogliosi che Banfi ci abbia scelto per supportare i propri fornitori: la nostra piattaforma rappresenta infatti uno strumento innovativo, che agevola grazie alla tecnologia e alla continua innovazione il rapporto tra tutti gli attori di filiera».

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Riccardo Cotarella è il nuovo consulente di Villa Acquaviva

Dalla vendemmia 2020 Riccardo Cotarella è il nuovo consulente della storica azienda del Morellino di ScansanoVilla Acquaviva“. Questa nuova sinergia nasce soprattutto grazie alla lunga amicizia che lega Serafino D’Ascenzi e Riccardo Cotarella. Amicizia nata negli anni ’60 quando frequentarono il collegio dell’istituto agrario di Bagnoregio.

Una collaborazione che vuole portare maggiore visibilità tanto al brand della famiglia D’Ascenzi quanto ai vini di una terra votata alla produzione vitivinicola come la Maremma Toscana. Morellino di Scansano, Vermentino ed altri vitigni che, negli ultimi anni, stanno dimostrando le grandi potenzialità di questa zona della Toscana.

«Dopo una vita che ci conosciamo e in cui più volte ci siamo confrontati, oggi abbiamo deciso di rendere più solida questa amicizia – dichiara Serafino D’Ascenzi – con una collaborazione che vuole portare maggiore conoscenza di un territorio unico nel mondo».

«Confiniamo – prosegue D’Ascenzi – con 2 grandi realtà del vino come Montalcino e Bolgheri ma a cui nulla ha da invidiare. Con Riccardo riusciremo senza dubbi a raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati».

VILLA ACQUAVIVA

La famiglia D’Ascenzi, composta da Serafino, Valentina e i 2 figli Michele e Fabrizio, è una realtà consolidata che produce vini di qualità dal 1983. Anno di acquisizione della tenuta. Dallo stesso anno sono punto di riferimento anche per l’accoglienza e l’enoturismo con il Relais Villa Acquaviva e il ristorante La Limonaia.

Non ci sarà alcuno stravolgimento della linea di produzione di Villa Acquaviva, che continuerà a produrre i 4 bianchi (Biancospino, Acquaviva, Chardonnay e Vermentino) e i 3 rossi (Pian di Giomo, Nero e Bracaleta Riserva). L’esperienza nazionale e internazionale di Cotarella porterà un miglioramento a livello di comunicazione e di unicità e qualità dei vini.

Un rapporto pluriennale che permetterà di strutturare al meglio molte azioni da intraprendere per raggiungere al meglio i risultati pianificati. Tra queste, nulla vieta, che dalle menti di Serafino e Riccardo, nascano in futuro nuovi prodotti come risultati finali di una splendida sinergia.

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Doc Bolgheri e Bolgheri Sassicaia: Valoritalia è il nuovo Ente di Certificazione

Il Consiglio di Amministrazione del Consorzio per la Tutela dei vini Doc Bolgheri e Doc Bolgheri Sassicaia ha scelto Valoritalia, società leader in Italia nelle certificazioni del comparto vitivinicolo, per gestire nei prossimi 3 anni le verifiche e i controlli contemplati dal Disciplinare.

«Siamo molto soddisfatti di questa collaborazione che speriamo sia l’inizio di un lungo percorso insieme – commenta Albiera Antinori, Presidente del Consorzio – Valoritalia in fatto di esperienza e competenze nell’ambito della certificazione è un’eccellenza assoluta e siamo certi che grazie al loro supporto le nostre denominazioni potranno crescere ulteriormente. L’efficienza nella fornitura e analisi dei dati produttivi, inoltre, ci consentirà di operare ancora meglio e con maggior tempismo per mettere in atto le future strategie del territorio».

L’affidamento dell’incarico è un obbligo di legge e prevede ispezioni nei vigneti e in cantina, analisi chimiche e valutazioni organolettiche al fine di accertare la conformità al Disciplinare di ogni prodotto che aspira ad utilizzare il nome di queste prestigiose denominazioni. Alle funzioni ispettive si aggiunge una procedura di controllo documentale che permette di ottenere la completa tracciabilità di tutte le partite di prodotto immesse sul mercato.

Ogni anno le aziende che usano le denominazioni Bolgheri e Bolgheri Sassicaia producono e commercializzano, mediamente, circa 7 milioni di bottiglie, ognuna delle quali viene tracciata dalla vigna all’uscita dalla cantina attraverso una serie scrupolosa di verifiche che ne assicurano origine e qualità. Procedure complesse, che tuttavia consentono a operatori e consumatori di ottenere le indispensabili garanzie per prodotti di così elevata qualità e prestigio.

Considerate le sue delicate funzioni, nella scelta dell’Ente a cui affidare l’incarico il Consorzio ha privilegiato i criteri di esperienza, competenza e affidabilità, ponendosi l’obiettivo di migliorare le proprie capacità di governo delle denominazioni attraverso l’analisi dei dati derivanti dall’attività di controllo.

Un campo nel quale Valoritalia senza dubbio eccelle, avendo sviluppato negli anni un gestionale informatico, “Dioniso“, che oggi permette alla società di gestire 229 denominazioni vitivinicole per 5.000 differenti tipologie di vino, oltre a tracciare circa 1,7 miliardi di bottiglie l’anno.

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Falso Bolgheri Sassicaia con vino siciliano: 400 mila euro al mese all’organizzazione

Fruttava 400 mila euro al mese la contraffazione di uno dei vini più pregiati al mondo, il toscano Bolgheri Doc Sassicaia, che invece era vino siciliano. La Guardia di Finanza di Firenze ha sgominato la banda di trafficanti internazionali, proprio nelle scorse ore.

Due gli arrestati, residenti in provincia di Milano. Unidici, inoltre, gli indagati nell’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze e dal Gip Giampaolo Boninsegna. Gli inquirenti definiscono “sofisticata e accurata” la falsificazione di bottiglie di vino recanti il noto marchio registrato “Doc Bolgheri Sassicaia”.

In particolare, nel mirino dei trafficanti erano finite le annate tra il 2010 e il 2015. Nell’ordinanza emessa dal Gip fiorentino si rileva che “sussiste anche l’aggravante della organizzazione stabile, giacché le attività osservate sono poste in essere in maniera sistematica, cioè con carattere stabile e non occasionale, nonché in maniera organizzata, con preordinata pianificazione di medio termine e nella prospettiva di un ulteriore sviluppo, per il futuro, per l’esito positivo conseguito”.

L’acquisto del vino utilizzato per confezionare il prodotto avveniva dalla Sicilia, le bottiglie invece provenivano dalla Turchia e la produzione di etichette, tappi, casse e carta velina era incentrata in Bulgaria. Le bottiglie di vino contraffatte riproducevano falsamente gli ologrammi e i segni distintivi originali di Tenuta San Guido e venivano vendute a livello internazionale.

Nel corso delle indagini, svolte per oltre un anno dai militari della Compagnia di Empoli, a fine settembre sono stati sequestrati nella provincia di Milano circa 80 mila pezzi contraffatti tra etichette, bottiglie, tappi, casse di legno e altri oggetti utilizzabili per confezionare circa 1.100 casse di vino Sassicaia 2015, per un totale di 6.600 bottiglie.

Il valore di mercato, laddove il prodotto fosse stato originale, si sarebbe avvicinato ai 2 milioni di euro. La tempestività dell’intervento ha consentito, tra l’altro, di intercettare la consegna di un ordine di 41 casse di Sassicaia 2015 già confezionate e pronte per essere vendute.

Da quanto emerso, la produzione e vendita del mercato illecito parallelo si attestava su circa 700 casse di vino contraffatto al mese, per un totale di 4.200 bottiglie, con un introito illecito stimato che si aggirava sui 400 mila euro.

Secondo le ricostruzioni investigative, diversi clienti tra cui, in particolare, coreani, cinesi e russi avevano già fatto ordini per un migliaio di casse mentre una piccola parte sarebbe stata destinata al territorio nazionale.

All’interno del magazzino utilizzato per l’attività illecita, i due arrestati si occupavano dell’imbottigliamento, dell’apposizione delle etichette e della carta velina sulle bottiglie nonché del successivo assemblaggio della cassa.

Al contempo sono state eseguite anche perquisizioni nei confronti di ulteriori quattro soggetti, ritenuti dei collaboratori dei due arrestati nella immissione del prodotto sul mercato.

Lo stesso vale per un quinto soggetto, che aveva procurato il vino da travasare nelle bottiglie vuote importate dalla Turchia. Ad oggi, nell’ambito di quella che è stata chiamata operazione “Bad Tuscan”, risultano indagate 11 persone che, a vario titolo e in vario modo, si ritiene abbiano preso parte alla produzione e commercializzazione del vino contraffatto.

“Una frode che avrebbe potuto danneggiare e svilire l’immagine del vino toscano – commenta Francesco Colpizzi, presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura Toscana – ringraziamo la Guardia di Finanza che ha permesso di sgominare un’organizzazione che agiva a livello internazionale al fine di falsificare e commercializzare il vino doc Bolgheri Sassicaia, un’eccellenza dell’enologia non solo italiana, ma mondiale”.

“Serve tolleranza zero sulle frodi che mettono a rischio lo sviluppo di un settore che è cresciuto puntando su un grande percorso di valorizzazione qualitativa – è il commento della Coldiretti nazionale – che ha portato il vino italiano a raggiungere il record storico nelle esportazioni per un valore stimato in 6,4 miliardi nel 2019 ma che ora soffre le pressioni determinate dall’emergenza Covid-19″.

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Ornellaia: al via la vendemmia 2020

Un 2020 che in Ornellaia a Bolgheri, ha regalato un andamento delle stagioni molto bilanciato e regolare, lasciando prevedere un’ottima vendemmia. Un’annata anomala solo dal punto di vista sociale con l’emergenza Covid che ho costretto ad una riorganizzazione del lavoro.

Già da aprile – spiega Axel Heinz, direttore di tenuta – abbiamo riorganizzato la cantina dove operano circa 20 persone, mentre nei vigneti il distanziamento è naturale. Abbiamo cambiato le modalità di lavoro senza modificare l’operatività e soprattutto senza rinunciare ai nostri standard qualitativi. È stata una sfida”.

“La parola d’ordine della prima vendemmia post Covid‐19 è ‘resilienza con fiducia‘ – continua il Direttore – Il nostro impegno è lavorare come di consueto interpretando al meglio l’annata e preservando lo stile e l’identità di Ornellaia”.

Fatta eccezione di qualche notte particolarmente fredda a marzo la primavera è stata soleggiata e con qualche pioggia al momento opportuno ed ha garantito uno sviluppo vegetativo corretto ed omogeneo, portando ad una fioritura anticipata solo di una settimana.

L’allegagione è stata molto buona ed ha assicurato le basi per un ottimo livello produttivo che oggi, ad agosto, è pienamente confermato. L’estate è iniziata con un mese di giugno più piovoso della norma, costringendo il team di Ornellaia ad un periodo di intenso lavoro in vigna per contenere e proteggere la vegetazione in piena crescita.

Luglio, in compenso, si è svolto quasi senza precipitazioni, facendo rallentare lo sviluppo delle viti giusto in tempo per l’invaiatura, arrivata nell’ultima decade del mese.

La vendemmia è iniziata con circa una settimana di anticipo, il 13 agosto, con i primi grappoli di Sauvignon Blanc e di Viogner e si prevede di iniziare la raccolta per le varietà rosse tra gli ultimi giorni di agosto e la prima settimana di settembre. Le premesse per la vendemmia del 2020 sono ottime ma, come ogni anno, saranno le condizioni di settembre a decidere della qualità finale dell’annata.

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Ornellaia: come saranno i vini 2019? Lo spiega Axel Heinz

BOLGHERI – “I vini del 2019 presentano sensazioni molto positive già in fase di fermentazione. I colori sono intensi e vivi, ed i profumi altrettanto intensi e maturi senza alcuni eccessi”. A parlare è Axel Heinz, enologo e direttore di Ornellaia, che presenta così le caratteristiche dei vini della vendemmia 2019 della prestigiosa cantina di Bolgheri.

“Certamente questa sarà una grande annata per il Merlot – annuncia Heinz – che si presenta con la sua proverbiale tessitura setosa ed una grande profondità aromatica. Molte parcelle di Cabernet sono ancora in vasca a terminare la fermentazione e la macerazione, ma presentano un profilo di grande freschezza, con profumi fruttati e balsamici”.

In bocca, sempre secondo Axel Heinz, “colpisce una trama tannica fitta e viva di grande verticalità, che senza dubbio entrerà in una splendida sinergia con il carattere più rotondo e morbido del Merlot”.

“Le parcelle di Petit Verdot, che in occasione della vendemmia 2019 siamo riusciti a lasciare in pianta fino ad ottobre – anticipa il winemaker di Ornellaia – sono di grande impatto, coloratissime, con una grande carica tannica che allo stesso tempo si presentano levigate e setose, senza alcuna rusticità”. Qualche considerazione anche sui bianchi.

“Dopo aver concluso la fermentazione – spiega Axel Heinz – sono entrati in una fase di letargo dalla quale si risveglieranno facendo scoprire la loro ricchezza aromatica all’inizio dell’anno nuovo. Per il momento ci regalano un ottimo equilibrio con gradazioni moderate ed una grande vena acida che lascia il palato stimolato e rinfrescato”.

Più in generale, l’annata 2019 a Bolgheri è stata caratterizzata come poche altre da condizioni climatiche molto variabili, che hanno alternato periodi di freddo e pioggia a lunghe fasi di caldo e siccità. Il meteo, durante i mesi di agosto e settembre – quelli fondamentali per la qualità dell’annata – è rimasto stabile e prevalentemente soleggiato.

“Non sono mancati fenomeni temporaleschi – conclude Heinz – ma abbiamo goduto di ottime condizioni per la maturazione e la raccolta, a conferma che la 2019 sarà attesa tra le annate di grande qualità“.

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Toscana Igt 2017 “Le Difese”, Tenuta San Guido


È una sorta di preludio al celebre Sassicaia, il Toscana Igt 2017 “Le Difese” di Tenuta San Guido. Un entry level che evidenzia le grandi attitudini bordolesi del territorio di Bolgheri, in una veste adatta a molti palati.

Ottenuto da un 70% Cabernet Sauvignon e un 30 % Sangiovese, “Le Difese” – in vendita anche al supermercato, nelle vetrine “chiuse a chiave” dei punti vendita più forniti e all’avanguardia – convince per l’ottimo rapporto qualità prezzo.

LA DEGUSTAZIONE
Alla vista si presenta di un rubino luminoso, trasparente. Naso di buona intensità e finezza, che si evolve bene con l’ossigenazione, senza snaturarsi. Frutti rossi come il ribes, ma anche neri come la mora selvatica.

Il sottofondo rivela un utilizzo non invasivo del legno, suggerito da richiami leggeri di vaniglia. Vi si elevano ricordi di macchia mediterranea, come rosmarino e alloro. Non mancano richiami floreali alla viola e alla rosa, accenni alla liquirizia nera e leggeri sbuffi pepati.

Ingresso di bocca su una buona struttura, costruita da un’ossatura fresca e sapida che accompagna il sorso sino a una chiusura asciutta, di buona persistenza anche se non di grandissima complessità. Il centro bocca è dominato dalla frutta. Questo il momento in cui calice trova la perfetta corrispondenza gusto olfattiva.

Tannini fini e distesi, anche se non del tutto addomesticati, rendono il sorso setoso, senza rinunciare a un minimo di “graffio”, che torna utile nel pairing. Perfetto l’abbinamento con i piatti a base di carne, meglio se alla griglia. “Le Difese” 2017 non disdegna la selvaggina o i formaggi saporiti, specie se ben stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto per la prima volta nel 2002, “Le Difese” 2017 di Tenuta San Guido è figlio di un’annata giudicata “molto particolare” dagli agronomi ed enologi di Bolgheri. Una delle più siccitose, dopo la 2003.

A mitigarla, le brezze marine diurne, alternate alle brezze di terra notturne, che hanno dato refrigerio ai vigneti, evitando alle piante di andare in “stress”. L’andamento climatico ha influito negativamente sulle rese, mediamente più basse del 20% rispetto ad un’annata normale, ma non sulla qualità dei mosti.

In particolare, i terreni su cui insistono i vigneti destinati a “Le Difese” registrano una forte presenza di zone calcaree, ricche di galestro e di sassi, solo parzialmente argillosi. Si trovano a un’altitudine compresa fra i 100 e i 300 metri sul mare, con esposizione a Sud / Sud-Ovest.

Il sistema di allevamento è il cordone speronato, con una densità d’impianto che varia da 5.500 a 6.250 ceppi per ettaro. La vinificazione prevede innanzitutto una attenta selezione dei grappoli, tramite tavolo di cernita.

Pressatura e diraspatura soffice delle uve anticipano la fermentazione in tini di acciaio inox, a temperatura controllata (29-30°C) senza aggiunta di lieviti selezionati. Segue una macerazione sulle bucce per 10-13 giorni per il Cabernet Sauvignon e per circa 13-15 giorni per il Sangiovese.

Fondamentali le successive fasi di rimontaggio e deléstage, volti ad ammorbidire i tannini. Anche la fermentazione malolattica viene svolta in acciaio. Una volta terminata, il vino atto a divenire “Le Difese” affinata per circa 8 mesi in barrique di rovere.

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Se il Sassicaia non piace alla cieca. Il bordolese toscano bocciato a “Cortaccia Rossa”


BOLZANO –
 Nel 2015 era toccato ai vini di Bordeaux. Degustati alla cieca da una trentina di professionisti del settore, in un confronto con i tagli bordolesi altoatesini del team “Cortaccia Rossa“, i vini di Cantina Kurtatsch, Peter Dipoli, Baron Widmann e Tiefenbrunner avevano sbaragliato le etichette di Pomerol, St. Emilion, Pauillac, Margaux e St. Estèphe.

L’ascia del blind tasting, dopo aver falcidiato la Francia dei Cabernet Sauvignon, dei Cabernet Franc e dei Merlot premiati e strapagati a livello mondiale, ha mietuto una vittima eccellente nell’edizione 2019 di “Cortaccia Rossa”, andata in scena ieri pomeriggio al Centro di Sperimentazione Laimburg di Ora, in provincia di Bolzano.

Si tratta del Sassicaia 2016 di Tenuta San Guido, a cui la giuria internazionale – tra cui anche noi di WineMag.it – composta da stampa, sommelier e buyer, ha assegnato la (misera) media di 87,5 punti. Nulla di strano, se non fosse che si tratta della stessa vendemmia giudicata 100/100 da Robert Parker.

Bottiglia sfortunata? Non si direbbe, dal momento che il numero dei giurati è tale da giustificare l’apertura di almeno tre bottiglie della stessa etichetta. Allora, il sospetto, è proprio che la degustazione alla cieca giustifichi la défaillance del “mostro sacro” firmato Tenuta San Guido.

Come è facile intendere, l’edizione 2019 di “Cortaccia Rossa” ha visto protagonista il confronto tra i vini delle quattro cantine altoatesine unite per promuovere le varietà bordolesi dell’areale di Cortaccia (BZ) e il territorio di Bolgheri, ben più affermato a livello nazionale e internazionale.

Quattro “flight”, ovvero quattro sessioni di degustazione alla cieca, in ognuna delle quali si celava un solo vino dell’Alto Adige, accanto a tre vini provenienti dalla nota Denominazione toscana e – nuovamente – dalla Francia (Saint-Émilion, Pessac-Léognan e Saint Estéphe).

Nel primo flight la spunta l’Alto Adige Südtirol Doc 2016 “Frauenriegel” di Weingut Peter Dipoli (Merlot e Cabernet Franc). La media complessiva finale è di 89,3. Naso spiccatamente erbaceo, profondo, sulla spezia nera più che sul frutto. Presenza di Merlot piuttosto preponderante (55% a fronte di un 43% di Franc).

In bocca corrispondente, con frutto rosso e la rinnovata verve erbacea. Gran freschezza, ma un alcol che si deve integrare meglio in un palato in cui la maturità del frutto domina l’ingresso, per poi lasciare spazio alla spezia.

Secondo posto per il Bolgheri Doc 2016 “Camarcanda” (media “Cortaccia Rossa” 88,4/100). Medaglia di bronzo, a pari merito con 87/100, per l’Aoc Saint-Émilion Premier Grand Cru Classé 2016 “Chateau Canon La Gaffelière” e l’Igt Toscana 2016 “Oreno” di Tenuta Sette Ponti.

Interessante il risultato del secondo flight, dove a spuntarla è il Bolgheri Doc Superiore 2016 “Guado al Tasso” (90/100 la media dei degustatori di “Cortaccia Rossa” 2019). Secondo posto per l’Igt Toscana Cabernet Sauvignon 2016 dell’Azienda agricola Isole e Olena (media di 89,1/100).

Terzo l’Alto Adige Südtirol Doc 2016 “Auhof” di Weingut Baron Widmann (88,9 di media): bello il gioco tra morbidezza alcolica, spezie calde e vena erbacea. Vino di grande godibilità e prontezza al palato, dove manca però, per via i un frutto piuttosto maturo (fragola e lampone), un po’ di freschezza.

Quarto ed ultimo, sempre nel terzo flight, l’Aoc Pessac-Léognan 2016 “La Chapelle de la Mission Haut-Brion” con una media di 88,2/100 assegnata dai degustatori di “Cortaccia Rossa” 2019.

Penultimo flight dominato dal Langhe Doc 2016 “Darmagi” 2016 di Gaja (90/100), seguito dall’Alto Adige Südtirol Doc Riserva 2016 “Frienfeld” di Kellerei/Cantina Kurtatsch (89,8/100) tra i più schietti testimoni dell’attitudine di Cortaccia alla “bordolesità”, non ultimo in termini di potenzialità nel lungo affinamento in bottiglia.

Terzo posto per l’Aoc Saint Estèphe 2016 “Chateau Cos d’Estournel” (89,6/100). Quarto ed ultimo posto della batteria assegnato, appunto, al Sassicaia 2016 di Tenuta San Guido, con 87,5/100.

Quarto ed ultimo flight appannaggio dei cugini d’Oltralpe, che la spuntano con l’Aoc Pauillac Grand Cru Classè 2015 “Ch. Pichon Longueville Baron” (90,3/100 assegnati dalla giuria presente a “Cortaccia Rossa” 2019).

A seguire l’Alto Adige Südtirol Doc Riserva 2015 “Vigna Toren” firmato Tiefenbrunner – Schlosskellerei Turmhof (90/100). Bel frutto e spezia nera al naso, bella succosità al palato: un vino che, senza rinunciare a una grandissima godibilità e bevibilità, eccelle in freschezza e mineralità, in una chiusura lunghissima.

Medaglia di bronzo per il secondo Bolgheri Doc Sassicaia in degustazione a “Cortaccia Rossa” 2019: la vendemmia 2015 dell’etichetta di Tenuta San Guido (89,4/100, contro i 97/100 di Robert Parker e i 98/100 di James Suckling). Quarto ed ultimo piazzamento per l’Igt Vigneti delle Dolomiti 2015 “Tenuta San Leonardo”, unico trentino in gara.

IL COMMENTO

“La cosa importante di Cortaccia Rossa – sottolinea Peter Dipoli – è dimostrare che i quattro produttori aderenti a questa iniziativa non hanno invidia uno dell’altro. Nel mondo del vino, spesso, si ha paura di rimetterci qualcosa agendo in sinergia con i vicini di casa. Per noi non è così”.

“I 45 ettari attuali di varietà bordolesi presenti a Cortaccia – continua Dipoli – dimostrano a noi stessi, agli esperti e agli opinion leader del settore che i nostri vini meritano attenzione e hanno un rapporto qualità prezzo incredibile, se comparati con quelli di altri territori ormai affermati in cui si allevano Cabernet e Merlot”.

Le difficoltà dei produttori altoatesini sono soprattutto legate alla mancanza di un “brand bordolese”. “Devi portare la cartina geografica per vendere nel mondo il taglio bordolese della nostra zona – chiosa Dipoli – soprattutto in una fase come quella attuale, in cui sono i vini bianchi che tirano il mercato dei vini dell’Alto Adige”.

Siamo troppo piccoli per avere visibilità all’estero – conclude il vignaiolo – ma ‘Cortaccia Rossa’, con le sue degustazioni comparative svolte rigorosamente alla cieca, è un piccolo passo per dire al mondo che ci siamo anche noi: abbiamo poco vino in confronto ad altri territori, ma costiamo meno di un terzo di quelli con cui ci confrontiamo”.

Il prezzo medio delle etichette “bordolesi” di qualità dell’Alto Adige, di fatto, si aggira attorno ai 40 euro. Nulla in confronto ai blasonati rossi di Bolgheri come il Sassicaia, il cui valore oscilla al netto dei giudizi delle guide.

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La Doc Bolgheri compie 25 anni

BOLGHERI – La Doc Bolgheri compie 25 anni. Benché la creazione effettiva risalga al 1983, è solo nel 1994 che sono state inserite le indicazioni per la produzione dei vini rossi ed è da questo momento che è giusto fare iniziare ufficialmente la storia moderna della nota Denominazione della Toscana, nonché del Consorzio, fondato pochi mesi dopo.

Un organismo che, dai 7 Soci fondatori, oggi conta ne 56, rappresentando oltre il 95% di tutti i vigneti del territorio, passati dai circa 190 ettari del 1994 ai 1370 ettari attuali.

“La crescita più importante, tuttavia – ricorda il Consorzio – non è stata quella quantitativa, in termini numerici, ma quella della qualità e del successo che i nostri vini hanno raggiunto col passare di ogni anno in Italia e nel mondo. Tutti questi risultati sono frutto dello straordinario lavoro che ciascuno dei produttori ha compiuto nel cercare di valorizzare al meglio un territorio meraviglioso ed unico”.

I festeggiamenti si terranno questa sera, con la cena organizzata nel contesto più iconico del territorio: una tavolata lungo il Viale dei Cipressi, che ha contribuito a rendere così celebre Bolgheri.

Nella mattinata di oggi si è invece tenuto, presso il Teatro Roma di Castagneto Carducci, il convegno sui 25 anni della Doc Bolgheri, raccontati da alcuni dei protagonisti che l’hanno vissuta e realizzata in prima persona, in un dibattito condotto dal giornalista Nicola Porro.

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Il Tar Toscana sospende la caccia in braccata al cinghiale. Produttori di vino in rivolta

FIRENZE – “La decisione del Tar della Toscana che ha sospeso in via cautelare la caccia in braccata al cinghiale, è di fatto una condanna a morte per tante produzioni viti-vinicole della Toscana e quindi per tante aziende che sulle viti e sul vino di qualità hanno fatto investimenti cospicui”.

Così Luca Sanjust, Presidente di A.VI.TO – Associazione vini Toscana Dop e Igp, il primo organismo unitario di rappresentanza della viticultura toscana di qualità, ha commentato la decisione dei giudici amministrativi di sospendere la caccia in braccata al cinghiale.

E’ evidente che si tratta di una mazzata durissima per tutti noi – ha spiegato Luca Sanjust – perché ci lascia indifesi di fronte a una situazione oramai ingestibile in cui l’aumento sproporzionato e incontrollato degli ungulati ha completamente rovesciato qualsiasi principio di equilibrio naturale.

Siamo in una situazione innaturale in cui non riportare queste popolazioni di cinghiali a un numero equilibrato significa non voler il bene della natura toscana”.

I primi a pagare i conti di questa deriva falsamente ambientalista – ha concluso il presidente di A.VI.TO. – saranno proprio coloro che, come noi viticultori , sulla qualità dell’ambiente hanno fatto una scommessa imprenditoriale e di vita.

Ci auguriamo che qualcuno quando anche il settore del vino sarà messo in ginocchio non venga da noi a piangere false lacrime di coccodrillo. O si interviene oggi, qui e ora, o è preferibile che chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica, taccia e lo faccia per sempre”.

Nata nel 2016  A.VI.TO. rappresenta oltre 5 mila imprese per un fatturato stimato di circa un miliardo di euro ed una quota export superiore al 70%. Riunisce 20 consorzi di Tutela:Vino Chianti, Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Morellino di Scansano, Vino Nobile di Montepulciano, Bolgheri, Denominazione San Gimignano, Maremma Toscana, Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina, Montecucco, Cortona, Chianti Colli Fiorentini, Valdichiana Toscana, Orcia, Valdarno di Sopra, Carmignano, Montescudaio, Pitigliano, Terre di Pisa, IGT Toscana.

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Bolgheri, è iniziata la “terza era”: il Consorzio approva l’aumento della produzione

BOLGHERI – A venticinque anni dal riconoscimento della Doc, Bolgheri punta al “consolidamento”. Il Consorzio di Tutela, che rappresenta oltre il 90% delle aziende e dei vigneti, annuncia infatti l’ingresso nella “terza era“. Quella della “maturità”, che sarà contraddistinta da un “aumento della produzione“.

E’ quanto ha stabilito all’unanimità l’Assemblea dei soci del Consorzio per la Tutela dei Vini Bolgheri Doc. L’aumento delle bottiglie non passerà tuttavia attraverso un aumento della superficie vitata. Sarà piuttosto allargata la possibilità di rivendicare la Denominazione di origine controllata ai vigneti atti alla produzione di Igt Toscana.

Molti dei nuovi ettari in realtà non si tradurranno in nuovi impianti – spiega il Consorzio livornese – ma nella possibilità di produrre Doc dalle vigne idonee già esistenti che, non essendo rivendicabili, al momento possono produrre solo Igt. La differenza tra superficie Doc e Igt a Bolgheri è di 185 ettari e il piano prevede l’assegnazione massima per 190″.

“Gli obiettivi principali – continua il Consorzio diretto da Federico Zileri Dal Verme– sono infatti due: il primo è quello di consentire a quei vigneti che sono da anni sul territorio e presentano tutte le caratteristiche produttive idonee alla Doc di poterla utilizzare. Dall’altro quello di dar modo ai produttori e soprattutto alle aziende medio-piccole di poter incrementare la loro capacità produttiva, per far fronte alle richieste crescenti dei mercati”.

“Ciò che preme e che serve a Bolgheri ora è fare in modo che i suoi produttori possano valorizzare al massimo i loro terreni, le loro vigne e i loro vini nell’ambito della Denominazione e sui mercati“, continua il Consorzio.

CHI NE BENEFICERÀ
La proposta è stata avanzata sulla base di quanto previsto dalla nuova legge regionale 73/2017 per la disciplina delle produzioni vitivinicole. Ma è da oltre un anno che il Consorzio Doc Bolgheri ha avviato consultazioni sul territorio, sfociate in Regione.

“Il piano è innovativo anche a livello pratico – evidenzia il Consorzio – in quanto non è previsto un classico bando con graduatoria. Tutti i beneficiari in possesso dei requisiti previsti potranno infatti fare domanda per quanto gli spetta direttamente su Artea, in tempo utile da poter ottenere le nuove superfici rivendicabili per la prossima campagna vitivinicola”.

Secondo i dati più aggiornati a disposizione, risultano 1.370 gli ettari impiantati nel comprensorio della Doc. Di questi, 1.218 ha risultano intestati a soci del Consorzio: 1.163 sono rivendicabili a Doc, mentre il resto come Igt Toscana.

Facendo riferimento alla superficie vitata iscritta ad albo Doc, il Cabernet Sauvignon risulta la varietà di uva più presente (36,67%), seguita da Merlot (23,42%), Cabernet Franc (11,98%), Petit Verdot (6,46%), Syrah (6,65%) e Sangiovese (1,48%). Quanto alle uve a bacca bianca, è netta la predominanza del Vermentino (8,84%) seguito da Viognier (1,43%) e Sauvignon Blanc (0,59%).

“LA TERZA ERA”
Dal 1994 ad oggi, il Consorzio è passato dai sette soci fondatori agli attuali 55. Con loro sono cresciuti anche gli ettari, a partire dagli iniziali 280. Il numero di bottiglie è cresciuta in maniera graduale, grazie all’entrata in produzione dei vigneti, che a Bolgheri hanno un’età media di 14 anni e mezzo.

“Questa tendenza produttiva – evidenzia il Consorzio – è andata di pari passo anche con l’apprezzamento del valore di Bolgheri da parte non solo della stampa ma anche dei mercati. Negli ultimi due anni il prezzo al dettaglio Horeca dei vini Doc Bolgheri è cresciuto del 10%, mentre nella Grande distribuzione organizzata sono raddoppiati i volumi di vendita e il fatturato, con un prezzo medio aumentato del 19% negli ultimi 5 anni”.

“Si tratta di uno scenario incoraggiante – commenta il Consorzio – che però non deve portare a stravolgimenti di alcun tipo, per non comprometterne gli equilibri esistenti, dato che è grazie a questi che Bolgheri si è sviluppata in questo senso”.

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Vinitaly: 50 anni di Sassicaia

Sassicaia superstar a Vinitaly, con una degustazione dal titolo insolito per quello che negli anni, grazie alla capacità del marchese Mario Incisa della Rocchetta, alla lungimiranza di suo figlio Nicolò e alla maestria dell’enologo Giacomo Tachis, è diventato uno dei più prestigiosi simboli del Made in Italy.

L’appuntamento che questa mattina al 51° Vinitaly ha coinvolto giornalisti, sommelier, enologi, pochi e fortunati wine lover, oltre a cinque ambasciatori del vino italiano nel mondo, diplomati alla Vinitaly International Academy (VIA), che ha organizzato la degustazione insieme alla Tenuta San Guido, era un seminario sul tema “Indietro nel tempo con il Sassicaia – le annate dimenticate”.

“Annate non dimenticate, ma considerate un po’ più ‘piccole’ rispetto alle altre”, spiega Priscilla Incisa della Rocchetta, che ha ricordato la nascita del Sassicaia come “vino da bere in famiglia, voluto dal nonno Mario Incisa della Rocchetta, che comprese come il territorio di Bolgheri fosse vocato alla coltivazione di vigneti come il Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc”. Solamente dal 1968 il Sassicaia si apre al mercato e dal 1994 trascina il territorio alla conquista della Doc Bolgheri.

“È un prodotto che rappresenta le nostre origini e la nostra famiglia – ha continuato Incisa della Rocchetta -. Negli anni si è trasformato in uno dei simboli del Made in Italy di alto livello nel mondo e per noi è una grande responsabilità portare avanti questo progetto, seguendo sempre le filosofie originali”.

A rendere omaggio al Sassicaia era presente anche il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. «La degustazione di oggi organizzata da Vinitaly International Academy è una straordinaria occasione per un incontro con il Sassicaia, nato grazie all’intuito di Mario Incisa della Rocchetta, che creò un vino sul modello bordolese e che divenne un vino-icona».

“La storia della Tenuta San Guido – ha proseguito Mantovani – si incrocia con un altro grande uomo, l’enologo Giacomo Tachis, che abbiamo ricordato l’anno scorso a Vinitaly. Grazie a loro il Sassicaia è divenuto un modello che non solo ha dato vita ai cosiddetti ‘Super-Tuscan’, ma ha creato dal nulla il distretto vitivinicolo di Bolgheri, nella Maremma che prima non aveva alcuna storia e che è diventata uno dei grandi territori del vino. Oggi siamo a celebrare i 50 anni di commercializzazione del Sassicaia e la 30ª partecipazione a Vinitaly”.

Un vino che è un simbolo, in grado di competere anche in chiave economica con i grandi vini francesi e che sostiene il confronto senza alcun complesso di inferiorità. “È uno dei grandi vini ricercati in Cina, proprio per la sua qualità e la grande storia alle spalle”, ha ricordato Stevie Kim, managing director di Vinitaly International Academy, presente insieme al direttore scientifico di VIA, Ian D’Agata, che ha condotto la degustazione insieme a Carlo Paoli, direttore generale tecnico di Sassicaia e Tenuta San Guido.

Per gli amanti di date e numeri, le annate degustate, di altissimo livello, nonostante siano figlie di «stagioni complicate sul versante meteorologico», hanno spiegato Ian D’Agata e Carlo Paoli, sono state: 1992, 1994, 2002, 2005, 2007, 2008, 2010, 2014.

I NUMERI
Tenuta San Guido produce ogni anno a Bolgheri 180-200 mila bottiglie di Sassicaia. “Poco più della metà viene esportata e il resto rimane in Italia – ha precisato Priscilla Incisa della Rocchetta -. È una scelta, perché è un prodotto italiano e riteniamo che chi viene nel nostro Paese lo debba trovare”. 
Una curiosità. Mario Incisa della Rocchetta fu il proprietario di un altro simbolo italiano: il cavallo Ribot, uno tra i galoppatori più forti di tutti i tempi.

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Vini al supermercato

Penny Market, il “vino del mese” è un insulto all’Oltrepò. Per 2 euro, meglio il Syrah Pellegrino

Stride, sul collo della bottiglia, la fascetta della Doc, dopo il primo sorso di Camé, Bonarda dell’Oltrepò Pavese vendemmia 2016 imbottigliato dall’Azienda Vinicola M.G. Sas a Cassolnovo, piccolo borgo alle porte di Vigevano (non esattamente, dunque, “Oltre il Po”). E stride, ancor prima, il manifesto affisso al cestone del Penny Market,
nel quale sono rovesciate le bottiglie di quello che viene presentato come il “Vino del mese”.

La promozione è di quelle accattivanti: al vino in questione viene applicato uno sconto del 27%, che porta il prezzo da 2,19 euro a 1,59 euro. Per intenderci, il Bonarda Camé costa 2,12 euro al litro. Bastasse la convenienza, saremmo a cavallo.

Dal nostro esame, il prodotto ne esce – di fatto – a pezzi. Spuma assente, naso grezzo, palato impastato da una pastosità che ricorda il ritrito. Undici gradi e mezzo la percentuale di alcol in volume.

Un’acqua rossa che offende un territorio intero, per mano di una catena della grande distribuzione come Penny Market, che con questa etichetta – a dispetto di un assortimento che può vantare punte di eccellenza nel rapporto qualità prezzo, come l’imbattibile Bolgheri InSogno di Podere Guado al Melo, non a caso inserito nella nostra classifica 2015 delle migliori bottiglie di vino acquistabili al supermercato – tocca uno dei suoi punti più bassi.
Avrebbe potuto seguirla a ruota Esselunga, se non fosse che il Syrah 2014 Terre Siciliane Igt Costa Gaia è prodotto da un mostro sacro come Cantine Pellegrino di Marsala. Gente che, se rischia, lo fa coscientemente.

Il vino in questione, in sell out a spot la scorsa settimana nella catena di Caprotti al fantasmagorico prezzo di 1,99 euro (al netto di un 50 e rotti percento di sconto) risulta letteralmente “regalato” nel suo apparire nel calice perfettamente didattico (più che mai adatto, dunque, al pubblico della Gdo).

Classiche note del vitigno che spaziano dalla frutta rossa al pepe nero, unite a una facilità di beva strepitosa, nonostante i 13% che lo rendono tutt’altro che un “vinello” da quattro soldi.

Due vini, il Bonarda Camé e il Syrah Costa Gaia, capaci di mostrare il duplice volto del rapporto qualità prezzo del vino al supermercato. Saper scegliere, per scegliere bene.

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Pasqua in cantina: enoturismo vincente in Toscana

Natale con i tuoi, Pasqua…in cantina. Il fenomeno “enoturismo” si dà un motto e dalle parole passa ai fatti. Saranno migliaia i cosiddetti winelovers che per il ponte di Pasqua sceglieranno la Toscana e in particolare le visite in cantina. E’ quanto emerge dall’analisi del Movimento Turismo del Vino Toscana sulla base delle tante iniziative che le aziende associate hanno programmato e proposto proprio per i tre giorni della Pasqua. “Il turismo legato al vino, soprattutto in Toscana – spiega il presidente del Mtv Toscana, Violante Gardini – è ormai uno status che sempre più persone, italiani in particolare, scelgono per i momenti liberi e di vacanza perché le cantine sono legate in maniera forte non solo al prodotto stesso che diventa un appeal, ma al paesaggio, alle città d’arte, a un modo di vivere il tempo libero che è diventato un vero e proprio modello”. Sono tante le opportunità per chi passerà il ponte pasquale in Toscana. In ogni territorio del vino, dalla Maremma a Montalcino, dal Chianti a Montepulciano, passando per Bolgheri e Carmignano, le cantine del Mtv Toscana si sono sbizzarrite nell’offrire attività particolari ai wine lovers.

Nel senese la Fattoria del Colle di Trequanda propone pacchetti tra degustazioni di vino e wellness con sosta nell’agriturismo aziendale. Alla Fattoria dei Barbi di Montalcino il Brunello si abbinerà al pranzo tradizionale di Pasqua, così come al Castello Banfi. A Col d’Orcia, sempre Montalcino, l’azienda ha programmato visite e degustazioni in cantina. Pranzo di Pasqua con il Chianti Classico è quello che propone Badia a Coltibuono a Gaiole in Chianti. Degustazioni di Chianti Classico a Pasqua e Pasquetta a Fonterutoli, nello storico confine tra Firenze e Siena e anche in Maremma nella tenuta di Belguardo sono promosse dall’azienda Mazzei. Per maggiori informazioni sui programmi offerti per il periodo di Pasqua dalle cantine associate al Movimento Turismo del Vino Toscana ulteriori informazioni sono a disposizione sul sito www.mtvtoscana.com. E’ comunque consigliabile contattare le cantine e fissare un appuntamento.

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Bolgheri doc Pietracupa Tenuta Moraia Piccini

(3,5 / 5)Centosettanta ettari di terreno, di cui sessanta coltivati a vigneto. È qui che nasce Bolgheri Pietracupa, presso la Tenuta Moraia di proprietà della famiglia Piccini. Siamo ai piedi delle colline del Borgo di Gavorrano, nell’area di produzione della recente denominazione di origine controllata di Monteragio di Massa Marittima, stabilita nell’ottobre 2011 mediante decreto ministeriale tra la Maremma e le colline Metallifere, in provincia di Grosseto. E alla soglia del quarto anno di vita della Doc, vinialsupermercato.it stappa una bottiglia dal carattere tipicamente  e intrinsecamente “toscano”. Di colore rosso intenso, Bolgheri Pietracupa Tenuta Moraia si presenta al naso molto intenso. Sentori di frutti rossi, liquirizia e caffè in un sottofondo di vaniglia che si ripresentano anche al palato, morbido e avvolgente. Il finale è lungo, con la persistenza dei frutti rossi e una punta lievemente vinosa e sapida. A tavola, Bolgheri Pietracupa fa bella figura con la selvaggina, nonché con formaggi di medio-alta stagionatura. Da provare in particolare col petto d’anatra. Gli uvaggi utilizzati per la produzione di Bolgheri Pietracupa Tenuta Moraia sono due: Cabernet Sauvignon e Merlot, rispettivamente al 70 e al 30%. La vinificazione prevede un iniziale passaggio in botti di quercia da 25 ettolitri e un successivo periodo in barrique per 4 mesi. Seguono poi ulteriori 24 mesi di affinamento in barrique, prima dell’imbottigliamento e la commercializzazione, trascorsi altri 6 mesi.

Prezzo pieno: 8,97 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

InSogno Bolgheri Doc rosso 2013, Podere Guado al Melo

Profumato, intenso, accattivante. InSogno Bolgheri Doc Rosso 2013 di Podere Guado al Melo è una di quelle bottiglie che non t’aspetti di trovare tra le corsie di un supermercato. Ma che, grazie all’ottimo rapporto qualità prezzo, è bello scoprire e assaporare. Sorprendendosi, su come la qualità dei vini stia crescendo anche tra le corsie dei cosiddetti “discount”. Bolgheri è una denominazione di origine controllata della provincia di Livorno, in Toscana, il cui disciplinare consente il mixaggio tra differenti tipi di uve. InSogno nasce in particolare dal blend tra Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. Di colore rosso granato, luminoso, si presenta al naso con note accese di frutti di bosco e prugna, molto vinoso.

Al palato è caldo e deciso, corposo, pieno, tannini ben equilibrati. Le note fruttate lasciano volentieri spazio alla liquirizia, al cuoio e al legno. Il meglio deve ancora venire in un finale lungo, gustosamente speziato. L’abbinamento perfetto è quello con le carni rosse, anche al sangue, nonché alla selvaggina, all’agnello e alle grigliate. InSogno Bolgheri Doc Rosso nasce nel pieno della Maremma livornese, più esattamente a Castagneto Carducci. Podere Guado al Melo è una bella realtà guidata da Attilio Scienza, docente di viticoltura all’Università Statale di Milano, assieme al figlio Michele, enologo e biologo. La cantina è completamente immersa nel verde della zona, tra ulivi e arbusti tipici della macchia mediterranea, letteralmente incastonata all’interno di una bassa collina.

Una cantina, dunque, completamente interrata. Che permette di mantenere “in modo naturale e per tutto l’anno un ambiente interno adatto alla conservazione del vino”. Inoltre, vasche interrate permettono di recuperare e riciclare l’acqua piovana dei drenaggi. “Il nome Guado al Melo – si evince dal sito Internet aziendale – è antico: chissà in che epoca, un albero di melo permetteva di identificare il luogo di attraversamento sicuro del torrente Fossa di Bolgheri, che segna il confine Nord del podere. Guado al Melo è in un luogo appartato e silenzioso, circondato dalle colline che disegnano un orizzonte ondulato, immerso nella natura incontaminata dei boschi della macchia mediterranea. Sulle alture spicca il profilo dell’antica Rocca di Castiglioncello di Bolgheri, che con la sue mura di pietra sembra tenerci sospesi in uno spazio fuori dal tempo”. Come vivere inSogno.

Prezzo: 5,99 euro
Acquistato presso: Penny Market

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